Guardare al modello europeo per la crescita della podologia italiana

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1 156 il Podologo in medicina Rivista bimestrale dell Associazione Italiana Podologi Guardare al modello europeo per la crescita della podologia italiana XXIV Congresso Aip, la cronaca dell evento Alberto Spanò Il congresso specchio di una professione che progredisce Antonio D Amico I podologi devono essere uniti e illuminare la politica marzoaprile2009 Anno XXXII n. 2 Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n 46 art. 1, comma1, DCB (Roma) Italy prezzo di copertina: E 0,60 Editore: Associazione Italiana Podologi numero

2 NELLE FARMACIE, SANITARIE, ORTOPEDIE E NEGOZI SPECIALIZZATI. MATERIALE DESTINATO ESCLUSIVAMENTE AD OPERATORI DEL SETTORE.

3 ilpodologo in medicina Rivista bimestrale dell Associazione Italiana Podologi DIRETTORE RESPONSABILE Mauro Montesi Presidente Aip DIRETTORE SCIENTIFICO Francesco Fallucca Docente di diabetologia della II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università La Sapienza di Roma. VICEDIRETTORE SCIENTIFICO Marco Cavallini Docente e Direttore del Master Diagnosi e cura del piede diabetico, II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università La Sapienza di Roma. Presidente del Corso di Laurea in Podologia. VICEDIRETTORE SCIENTIFICO Giovanni Pepé Vicepresidente Aip VICEDIRETTORE SCIENTIFICO Antonio D Amico Consigliere Aip DIRETTORE EDITORIALE Benedetto Leone Responsabile comunicazione Aip COORDINAMENTO EDITORIALE Giuseppe Raffa Giornalista CONSULENTI SCIENTIFICI Joseph B. Addante Podoiatra - Francesco Albo Chirurgo del piede Alberto D Ari Dermatologo - Tara Giorgini Chirurgo podoiatrico Gilberto Grossi Neurochirurgo - Arcangelo Marseglia Podologo Fabio Moro Podologo - Francesco Papa Specialista radiologia diagnostica Guglielmo Pranteda Dermatologo Abbonamento annuo: Euro 3,00 per gli associati Aip. I versamenti vanno effettuati tramite vaglia postale o assegno bancario non trasferibile, intestato all Istituto Podologico Italiano. Via dei Berio 91, Roma. Prezzo di Copertina: Euro 0,60. È vietata la riproduzione anche parziale degli articoli senza autorizzazione. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati è esclusivamente degli autori. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Autorizzazione del Tribunale di Roma n del 26 settembre Iscrizione al R.O.C. n.10606/2004. ASSOCIAZIONE ITALIANA PODOLOGI PRESIDENTE Mauro Montesi VICEPRESIDENTI Arcangelo Marseglia Giovanni Pepè CONSIGLIO DIRETTIVO Giovanni Antonacci, Takis Capitini, Bruno Cordazzu, Marco Costantini, Antonio D Amico, Erica Marini, Mauro Montesi, Arcangelo Marseglia, Linda Passaro, Giovanni Pepè, Enrico Bertoncelli (Rapp. Studenti) COLLEGIO DEI PROBIVIRI Isabella Bianco, Carlo Bruziches, Catia Filippi, Stefano Mella, Gerardo Russo COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Valentina Mancini, Antonietta Meloni, Ferruccio Montesi, Francesco Picarazzi, Emanuela Secoli COMUNICAZIONE E RAPPORTI ISTITUZIONALI Benedetto Leone INDIRIZZO SITO AIP aip@tin.it Editore Associazione Italiana Podologi Direzione e redazione Via F. Tovaglieri, Roma Tel. 06/ , aip@tin.it - Internet: Impaginazione e stampa Eurolit, Roma - Tel. 06/ Fax 06/ In tipografia il 7 maggio 2009 Distribuzione Istituto Podologico Italiano associato all Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana) INSERZIONISTI SanaGens tel. (0422) Valleverde Bimbi tel. (0541) Europodos tel. e fax (06) Valleverde tel. (0541) Novartis Farma S.p.A. tel. (02) Difa Cooper S.p.A. tel. (02) CORSO DI LAUREA IN PODOLOGIA 03

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5 Al XXIV Congresso tracciata la strada per la crescita della podologia italiana editoriale La scelta dell immagine per la copertina di questo numero non è stata casuale. In quella bambina, ritratta in una foto durante una pausa delle giornate di Pesaro, vediamo la podologia italiana. Una giovane professione - rispetto ad altre che operano nella sanità con una tradizione più lunga e radicata - che vuole crescere, diventare adulta. Il XXIV Congresso nazionale è stato una tappa importante di questa maturazione. Certo, l evento ha avuto un grande successo, una straordinaria soddisfazione per l Aip che lo ha organizzato, ma è stato qualcosa di più. Un podologo di lunga esperienza, Antonio D Amico, ha espresso bene, nelle pagine di questa rivista, ciò che in molti hanno pensato quando si sono conclusi i lavori dell assise. Questo congresso è stato un momento rigenerativo per la podologia italiana e non solo un occasione per comunicare contenuti scientifici e professionali. Ci siamo confrontati in maniera serrata ma pacata, un grande segno di maturità che non può passare inosservato. Ma l appuntamento di Pesaro è stato come una fonte da cui tutti i partecipanti si sono ristorati per ricaricarsi di entusiasmo, per uscire dalla quotidianità del lavoro che, a volte, rischia di esaurirsi nel proprio orizzonte. Insomma, sono stati i giorni della comunità e della condivisione per la podologia italiana. Di questa crescita ne sono testimoni anche gli esperti e i rappresentanti delle istituzioni presenti al Congresso nazionale. Per Alberto Spanò, componente del Consiglio Superiore di Sanità la podologia presenta delle peculiarità che rendono le sue prestazioni particolarmente importanti per l impatto che hanno sul piano sociale e sanitario. Basta solo guardare all attività che svolge nei trattamenti di patologie che rendono difficile la deambulazione delle persone anziane o, ancor di più, nelle cure del piede diabetico. Se consideriamo che il diabete è una malattia in forte crescita nella popolazione italiana, tutte le figure sanitarie che operano per prevenire le complicanze di questa patologia, come il podologo, sono da valorizzare e rafforzare all interno del sistema. Una sintesi efficace di ciò che l Associazione italiana podologi sostiene da tempo: utilizzare le competenze della professione nella misura in cui il suo apporto migliora la qualità della vita dei cittadini e qualifica i servizi sanitari offerti dallo Stato. Anche le parole a distanza (non erano presenti a Pesaro, ma non hanno fatto mancare il loro apporto alla discussione) di Maria Pia Garavaglia e Cesare Cursi, senatori della Repubblica ed esperti in materia sanitaria, rafforzano l idea che la podologia è ormai matura per avere un ruolo nel Sistema sanitario nazionale. Per entrambi non è più possibile tornare indietro rispetto ad un disegno che vede le nuove professioni sanitarie inserite a pieno titolo in un organizzazione complessiva dove è indispensabile collaborare con medici e specialisti per offrire prestazioni in grado di soddisfare adeguatamente una domanda di salute oggi molto articolata. Mario Falconi, Presidente dell Ordine dei medici di Roma, ha ribadito che nel quadro attuale serve una struttura di sanità simile ad un orchestra: tanti strumenti con caratteristiche e finalità diverse, ma coordinati per il bene della salute della popolazione. Ma proprio per questo occorre rinforzare la formazione universitaria, magari sulla linea di quella spagnola così bene illustrata dalla presidente dei Collegi di podologia iberici, Virginia Novel Martì. Al congresso, poi, non sono mancate anche le buone notizie. Infatti, Stefano Zappalà, eurodeputato e padre della Direttiva europea sulle professioni non regolamentate, ha annunciato che entro l autunno approderà in Parlamento una proposta di legge che dovrebbe dare concretezza alla riforma degli Ordini professionali, prevista dalla Legge n.43 del 2006, e bloccata l anno scorso dal Governo Prodi. Sulla questione, fondamentale per il futuro della professione, l Aip vigilerà e informerà, come sempre, i soci. Un ringraziamento va al moderatore della prima giornata, Raffaele d Ari, che con accurato stile e rigore, ha condotto i vari incontri previsti in programma. Infine non potevamo fare una considerazione circa l attenzione che la stampa ha dedicato all evento di Pesaro. I tanti articoli pubblicati, insieme ai servizi dei telegiornali, come quello della Rai, sono una conferma, se ce ne fosse bisogno, che il Congresso dell Aip è di gran lunga il momento formativo più importante della podologia italiana. Senza falsa modestia, possiamo a buon diritto vantarci di aver organizzato e avviato in casa, e con successo, una macchina complessa che altri, tutti gli altri, affidano a società esterne. Questa bambina, dunque, sta proprio crescendo 05

6 sommario 08 CONGRESSO AIP Un appuntamento da vivere pienamente per rivitalizzare la nostra vita professionale 07 Progettare una sanità pubblica di qualità valorizzando la professione podologica 08 La riforma permetterà ai podologi spagnoli di fare ricerca scientifica I PERSONAGGI DEL CONGRESSO Luciano Fattori: I podologi sono già una risorsa per la medicina del territorio 15 Stefano Zappalà: Presto in Parlamento una norma per dare piena attuazione alla legge sugli Ordini 16 Alberto Spanò: Il Congresso specchio della crescita di una professione che guarda al futuro MASS MEDIA Congresso e Comunicazione _ 22 CONGRESSO AIP Il riconoscimento giuridico impone un grande salto di qualità _ 25 AIP Difendere la dignità della professione non è cosa da tutti L ARCHIVIO RACCONTA 1998, il XIII Congresso Aip celebra Rita Levi Montalcini _ 27 PARLANO I PODOLOGI Alla podologia serve unità e compattezza e siamo noi che dobbiamo illuminare la politica _ MEDICINA Gli organi del sistema tonico posturale Le micosi del piede: aspetti clinici e diagnostici 33

7 Chi le ha sentite è rimasto profondamente colpito dalle sue parole, dette con il cuore e l anima di chi ha dedicato molti anni della propria vita per la podologia. Dunque, non potevamo che pubblicare integralmente l intervento conclusivo che Antonio D Amico, professionista di grande esperienza e tra i padri fondatori dell Associazione, ha pronunciato davanti alla platea del XXIV Congresso nazionale. Un appuntamento da vivere pienamente per rivitalizzare la nostra vita professionale congresso AIP Antonio D Amico Consigliere Aip Ho il compito di chiudere que - sto Congresso, il cui svolgimento, mi sento di affermare, è andato al di là delle più rosee aspettative. Infatti, la formula, ormai collaudata, che abbina poche relazioni in seduta plenaria e molti work-shop teorico-pratici, mi sembra ottimale per assicurare approfondimenti professionali, suscitare interesse e coinvolgere la partecipazione diretta dei partecipanti. Avendo seguito i lavori anche nella veste di moderatore e componente del direttivo, ho potuto rendermi conto del modo in cui i soci sono intervenuti apertamente, per chiedere spiegazioni e confrontare la loro esperienza con quella dei relatori, il tutto in un confronto serrato, ma pacato e costruttivo che mi è parso un segno di maturità della categoria. In particolare è scaturito il desiderio di affrontare con sempre maggior consapevolezza quei temi, come la visita podologica e la biomeccanica, che devono essere al centro del nostro interesse e che meritano approfondimenti extracongressuali. Tuttavia vorrei esporvi una riflessione che ho condiviso in questi giorni con Marco Croce e Maria Antonietta Codella. Un congresso deve senz altro essere concepito per comunicare contenuti scientifici e professionali, è il suo obiettivo primario, ma non è solo questo. Non deve essere solo questo. È, infatti, anche un momento in cui una categoria si aggrega e si compatta attorno a quei valori che la caratterizzano e la giustificano, nonché un occasione di rigenerazione. Croce ha utilizzato la metafora della sorgente: la condivido. L incontro con i colleghi è un momento in cui ci si ristora alla stessa fonte, per ricaricarsi di entusiasmo, per uscire dalla realtà della propria esperienza quotidiana che, inevitabilmente, tende a esaurirsi nel proprio orizzonte fino a determinare apatia e demotivazione. L appuntamento congressuale può, quindi, rappresentare, da questo punto di vista un opportunità, di rivitalizzazione e rinnovamento professionale. Vorrei tornare all apertura del congresso. Devo dirlo, le notizie che ci sono state comunicate sul riposizionamento della podologia in ambito tecnico e non più riabilitativo che qualcuno vorrebbe attuare, sono davvero sconfortanti, frutto di quella miopia politica che ha sempre penalizzato la nostra professione. Malgrado questa iniziale vena di pessimismo, tuttavia lascio questo congresso con la convinzione che, anche questa volta, l impegno, la caparbietà e l entusiasmo dei vertici dell Aip, che ho potuto toccare con mano, sapranno tutelare le nostre aspirazioni. Non basta, però, solo l intervento di chi si è assunto l onere di dirigere l Associazione. Occorre anche il coinvolgimento di ogni socio, che con il proprio comportamento quotidiano sia in grado di dare una piena e corretta visibilità alla professione. Nel chiudere questo congresso, ringrazio tutti i relatori, medici podologi e non podologi, per il contributo dato alla realizzazione di questo evento; ringrazio il comitato organizzatore e, soprattutto, voi colleghi, per la partecipazione con cui avete seguito i lavori. Infine, come sapete, prossimamente sarà inaugurata la nuova sede dell Aip, un ulteriore segno della nostra vitalità, e pertanto vi do appuntamento a Roma per festeggiare questo evento. 07

8 Giuseppe Raffa Coordinatore editoriale congresso AIP Il Congresso di Pesaro, nei tre giorni di lavoro, ha affrontato sia aspetti professionali dell attività podologica, sia il tema della riorganizzazione della sanità pubblica. Dal dibattito, di grande interesse, è emerso che è sempre più ineludibile per la politica agire per contemperare le esigenze di risanamento dei conti con la garanzia di assicurare ai cittadini servizi di alto livello ed accessibili a tutti. L inserimento nei LEA delle prestazioni podologiche per il piede diabetico è una risposta coerente con questi obiettivi. Progettare una sanità pubblica di qualità valorizzando la professione podologica La platea del XXIV Congresso Aip 08 Èstato il Congresso della consapevolezza e dell orgoglio professionale, dove al centro del dibattito non sono state solo le richieste di un riconoscimento istituzionale del ruolo del podologo, ma in cui sono state fatte delle proposte progettuali per migliorare l offerta pubblica di sanità, come l inserimento nei Livelli essenziali di assistenza delle prestazioni podologiche per le complicanze del piede diabetico. L appuntamento di Pesaro, insomma, non ha deluso le attese della platea dei duecento podologi che ha partecipato con grande passione ai momenti formativi e associativi del convegno organizzato dall Aip. La XXIV edizione del Congresso, celebrata dal 23 al 26 aprile scorso, ha evidenziato, ancora una volta, la ricchezza di proposte, competenze e capacità della podologia italiana che vuole essere protagonista del sistema salute nazionale, contribuendo, per la propria parte, a renderlo più vicino ed adeguato ai bisogni dei cittadini. Questa voglia di crescere della professione, consapevole delle proprie potenzialità, e di ampliare conoscenze, tecniche ed approcci terapeutici è stata riconosciuta dai numerosi congressisti intervenuti in occasione dell evento. Docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni, tecnici ed esperti di sanità, hanno più volte evidenziato nei loro interventi la qualità raggiunta dalla podologia italiana e quanto potrebbe essere preziosa per elevare l efficienza del Sistema sanitario nazionale sia in termini di prevenzione che di cura ed assistenza. Il dato che emerge, però, è che questo riconoscimento della capacità della podologia si scontra con una fase storica in cui lo Stato italiano, per effetto sia della crisi economica sia della spinta verso il federalismo fiscale, è sempre più orientare a controllare e limitare la spesa pubblica, soprattutto quella sanitaria. Dunque, per ampliare l offerta sanitaria pubblica, integrandola con le prestazioni podologiche, si dovranno aspettare forse tempi migliori.

9 congresso AIP Dalle istituzioni che guidano la nostra sanità - ha detto nel suo saluto ai congressisti Mauro Montesi, presidente dell Associazione italiana podologi - deve essere compreso e valorizzato il nostro ruolo anche in questa fase delicata che attraversa il paese. La podologia è sicuramente una risorsa da utilizzare in una strategia che privilegia la Medicina del territorio. Con noi si risparmierebbe denaro pubblico, qualificando la spesa per la salute nella direzione di una vera prevenzione a garanzia della salute dei cittadini. Cresce la qualità della formazione in Europa, mentre in Italia si pensa a improbabili matrimoni Dopo le parole di Montesi, il prologo della tre giorni congressuale ha vissuto un piccolo fuori programma con la senatrice del Par tito Democratico, Maria Pia Garavaglia, la quale, impossibilitata ad essere presente a Pesaro, ha rivolto un saluto alla platea attraverso un collegamento telefonico. Il momento politico - ha affermato la Ga ravaglia - non è favorevole per attuare riforme radicali nel nostro paese. Dunque, la questione dell introduzione degli Ordini e degli Albi delle nuove professioni sanitarie non credo che sia in cima all agenda politica dell attuale Governo, così come la decisione di non aumentare gli investimenti per il sistema sanitario per risanare il bilancio dello Stato non sono il contesto più favorevole per inserire nuove prestazioni, come quelle podologiche, tra quelle assicurate gratuitamente ai cittadini. Certamente - ha proseguito l esponente politico sollecitata sull argomento da Mauro Montesi - ci opporremo contro qualsiasi passo indietro rispetto a ciò che è stato fatto fino ad oggi per rendere più moderno il nostro sistema sanitario. Per esempio considero un grave errore prendere in considerazione, come sta facendo qualche ateneo, unire i percorsi formativi di professioni distinte per caratteristiche e obiettivi assistenziali. Prevedere un unico corso universitario per creare podologi e tecnici ortopedici è una vera assurdità. L affermazione della Garavaglia ha raccolto l applauso dei congressisti e degli altri relatori, tutti ben consapevoli che l esigenza di contenere i costi, anche nelle università, non può certamente avallare scelte sciagurate dal punto di vista della formazione che farebbero tornare indietro di trent anni la podologia e la gran parte delle professioni sanitarie. Propria in merito alla formazione podologica nel contesto europeo si sono alternati gli interventi di Mauro Montesi, Marco Cavallini e Virginia Novel Martì, quest ultima direttrice del corso universitario di Barcellona e presidente del Collegio dei podologi di Spagna. I due docenti italiani del corso di laurea in podologia presso l ateneo Sapienza di Roma si sono soffermati sull analisi del confronto tra i percorsi formativi europei, dedicando attenzione a ciò che potrebbe nascere nel nostro paese con l introduzione di un biennio di specializzazione in grado di trasferire conoscenze tecniche e scientifiche finalizzate a creare un professionista molto simile al podoiatra americano, capace dunque di svolgere il ruolo di medico chirurgo specialista del piede. Nell ordine: un immagine della sala dell Hotel Baia Flaminia durante il Congresso; il presidente dell Aip Mauro Montesi; Marco Cavallini; Virginia Novel Martì 09

10 congresso AIP Raffaele d Ari Mario Falconi Saverio Proia La relatrice spagnola, invece, non solo ha decritto il percorso di crescita fatto negli ultimi quarant anni dalla professione e dalla formazione podologica iberica, ma ha indicato anche i traguardi che a breve l una e l altra raggiungeranno. Infatti dal prossimo anno la Spagna trasformerà il diploma universitario triennale, previsto per esercitare la professione in quel paese, in un percorso più articolato, della durata di quattro anni, che consentirà ai podologi spagnoli di conseguire la laurea e di proseguire gli studi con il raggiungimento del Master (un anno) e del Dottorato (due anni). E con questi titoli il podologo spagnolo potrà insegnare presso gli atenei e fare ricerca scientifica. Inoltre sarà trasformato il profilo professionale, in ragione dell innalzamento della qualità dell offerta, ampliando la sua autonomia sul terreno della diagnosi e del trattamento terapeutico, in piena autonomia, del piede malato. Una riforma, dunque, che valorizza una podologia cresciuta grazie ad una formazione di alto profilo e che su questa pone la base per un grande salto verso la podoiatria. E non poteva essere più netta ed evidente la differenza tra l Italia e la Spagna, in questa fase storica. In Spagna si investe su una professione sempre più conosciuta ed apprezzata dai cittadini, mentre in Italia, pur avendo già formato professionisti con adeguate competenze, non solo non se ne sfruttano le potenzialità, ma si progetta una riorganizzazione dei corsi universitari che potrà pure far risparmiare qualche manciata di euro, ma che è sicuramente di basso profilo e penalizzante per tutti. Un motivo in più per ammirare un paese che ormai sta diventando per noi, un modello. La podologia integrata nel Sistema sanitario nazionale per qualificare la spesa pubblica La prima giornata ha affrontato anche la questione delle prestazioni podologiche che possono essere inserite nei servizi sanitari pubblici in un ottica capace di offrire un assistenza in linea con le esigenze della popolazione e, allo stesso tempo, di partecipare ad un risparmio delle risorse economiche grazie all azione di prevenzione che può svolgere nei confronti di malattie fortemente invalidanti Il primo ad accennare al tema è stato Luciano Fattori, presidente dell Ordine dei medici della provincia di Pesaro, il quale ha fatto gli onori di casa salutando con un breve discorso i podologi presenti. Ero già convinto - ha spiegato alla platea Fattori - che il podologo fosse una figura prezio- 10

11 congresso AIP Claudio Mastrocola Giovanni Pepè Fabio Moro sa per la cura e la prevenzione di particolari malattie invalidanti del piede, come ad esempio il diabete. Ma sono rimasto molto colpito dal video che avete prodotto perché ho potuto verificare in che misura la vostra professione è in grado di erogare molte prestazioni che sono di grande aiuto ai cittadini. L inserimento di alcune di queste nel sistema pubblico, però, si deve necessariamente misurare con i tagli che sta operando lo Stato centrale nei confronti della spesa sanitaria. Personalmente do ragione a Leonardo da Vinci, che citate nel documentario: i piedi sono una meraviglia di ingegneria naturale e vanno preservati con la massima attenzione, anche con l apporto dei podologi. Il tema, poi, è stato al centro di una tavola rotonda che ha offerto molti spunti interessanti. L inserimento di specifiche attività assistenziali podologiche nei Livelli essenziali di assistenza - ha sottolineato Raffaele d Ari, esperto del settore e coordinatore dell incontro - come lo screening di controllo o la creazione di ortesi e plantari, sosterrebbe certamente la prevenzione contro patologie molto gravi e, di conseguenza, eviterebbe inutili ospedalizzazioni con un notevole risparmio di soldi pubblici. Ma - continua d Ari - l invecchiamento della popolazione italiana, paradossalmente, è un grande ostacolo a questo progetto. Infatti, se molti più cittadini rispetto al passato hanno bisogno delle cure gratuite del podologo, soprattutto per l età e le condizioni sociali, l erogazione di tante altre prestazioni, necessarie per gli anziani, finirà per togliere le risorse economiche indispensabili per attuare il progetto dell Aip. Insomma la classica coperta troppo corta non aiuterà l introduzione di alcuna riforma sull erogazione di servizi aggiuntivi a copertura pubblica. Diverso l opinione di Mario Falconi, presidente dell Ordine dei medici di Roma, il quale lancia l allarme in difesa del nostro modello di sanità. Qualcuno vorrebbe introdurre il sistema americano qui da noi - ha affermato Falconi - fatto di pochi costi ma di un grande e nefasto impatto sociale. E questo succede mentre il nuovo presidente statunitense guarda proprio al nostro modello sanitario come punto di riferimento per la sua riforma nel settore. Io difendo il nostro sistema il quale è, a detta di tutti gli osservatori internazionali, la seconda al mondo per qualità e prestazioni. Sono convinto - continua il presidente dell Ordine dei medici - che è meglio tenersi questo sistema sanitario e cercare, allo stesso tempo, di non sprecare i soldi che ci sono. 11

12 congresso AIP Arcangelo Marseglia con la figlia, la piccola Giacomo Vespasiani Giovanni Antonacci I vicepresidenti Marseglia e Pepè al taglio della torta durante la serata di Gala dell'aip 12 L invecchiamento della popolazione non deve essere l alibi per non fare riforme. Anzi è opportuno modificare l offerta sanitaria sulla base delle nuove necessità. Insomma occorre fare le cose giuste al momento giusto, e integrare i servizi dei podologi nel sistema sanitario non potrebbe che produrre risultati positivi in termini di cura, prevenzione e risparmio. Si deve agire in tempi brevi - ha indicato nel suo intervento Saverio Proia, esperto del settore - per qualificare la spesa sanitaria, senza operare tagli che abbasserebbero pericolosamente la copertura dell assistenza nel nostro paese. La strada è quella di convertire parte delle risorse destinate agli ospedali per investire nella sanità territoriale, valorizzando così le nuove professioni sanitarie come la podologia. Anche Claudio Mastrocola, già Capo Dipartimento del Ministero della Salute, ha evidenziato come la strada per spendere meno e meglio nel settore della sanità passa attraverso il pieno utilizzo delle nuove professioni sanitarie. Sono uno strumento per offrire assistenza e cure su misura dei cittadini - ha spiegato Mastrocola - e inseriti in un sistema integrato con i medici di famiglia e gli specialisti, senza nessun pericolo di erosione di competenze mediche, possono contribuire a prevenire le complicanze di moltissime patologie. Da segnalare anche l intervento a distanza di Cesare Cursi, senatore del Partito della Libertà e Presidente della Xª Commissione - Industria, commercio, turismo, anche lui trattenuto nella capitale per improvvisi impegni istituzionali. La qualità della vita - ha scritto Cursi nel suo messaggio indirizzato a Montesi - la formazione, il Servizio Sanitario Nazionale con l inserimento di alcune patologie nei LEA, l istituzione dei profili professionali, sono appunto le tematiche da sviluppare estremamente importanti e basilari per contribuire alla definizione e alla posizione futura della Podologia anche nel campo della Sanità internazionale. Sarà mia cura, anche nella qualità di Presidente dell Osservatorio Nazionale Sanità e Salute, profondere il massimo impegno per seguire gli sviluppi della situazione generale, e in particolare per quanto riguarda il tema dei profili professionali sia a livello Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, sia nelle competenti sedi istituzionali delle Commissioni Camera e Senato. La nostra proposta - ha esordito nel suo intervento Mauro Montesi, presidente dell Aip - va incontro alle esigenze di quella parte anziana della popolazione italiana che, per motivi economici, evita di farsi curare i piedi, causando così gravi complicanze che possono portare praticamente all immobilità o persino all amputazione dell arto. Siamo convinti di avere capacità e competenze per poter essere utili al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Rendendo disponibile la nostra assistenza ad una platea più vasta, attraverso l inserimento delle prestazioni podologiche per il

13 congresso AIP Federico Grassetti Paola Gallo Renato J. Giorgini piede diabetico nei LEA, possiamo anche dare il nostro apporto per qualificare la spesa sanitaria ed evitare spese ospedaliere del tutto inutili. La nostra battaglia prosegue - ha continuato il presidente - rafforzata anche dal riconoscimento giuridico ottenuto dall Associazione italiana podologi lo scorso 20 aprile. La Prefettura di Roma, infatti, ha iscritto l Aip nel Registro delle persone giuridiche e ciò significa, tra l altro che la stessa avrà autonomia patrimoniale con la possibilità di acquisire beni immobili a titolo gratuito, accettare donazioni attraverso il 5 per mille e fruire di agevolazioni fiscali. Le relazioni scientifiche Se il dibattito sulla professione e le prospettive future è stato ricchissimo, altrettanto lo è stato quello sul piano scientifico. Già dalla prima giornata gli argomenti hanno raccolto l interesse dei partecipanti in sessione plenaria, grazie alle relazioni di Fabio Romagnoli su L urgenza medica nell ambulatorio podologico, di Mauro Montesi, dedicata al Progetto medico-podologo: l assistenza podologica del paziente diabetico sul territorio e di Arcangelo Marseglia sul tema Prevalenza di vasculopatia e neuropatia degli arti inferiori in una popolazione diabetica in rapporto alla presenza di nefropatia, retinopatia e cardiopatia. Anche i workshop, concentrati nell intera seconda giornata, sono stati caratterizzati da una straordinaria attenzione e partecipazione da parte dei podologi presenti a Pesaro. Ricordiamo tra le varie relazioni, presentate nelle sale dell Hotel Baia Flaminia Resort, quelle di Alessandro Totteri e Guglielmo Vitaliani (La rianimazione cardiopolmonare nell arresto cardiaco); Marcello Monti (La psoriasi del piede: dall accertamento diagnostico ai presidi terapeutici non farmacologici); Giovanni Pepè, Paola Gallo e Fabio Moro (Piede-bocca, bocca-piede:quali correlazioni?); Renato J. Giorgini (Il metodo Ponsetti per correggere il piede torto); Giacomo Vespasiani (La prevenzione del piede diabetico nel centro di diabetologia protocolli e ruoli del diabetologo e del podologo); Marco Cavallini (Il piede diabetico nella regione Lazio: aspetti clinici e formativi); Valerio Ponti (Lo screening dei rischi morfo-strutturali); Giovanni Antonacci (L am - bulatorio podologico: un esperienza clinica); Joe B. Addante e G. Colin Mann (Considerazioni sulla chirurgia del piede diabetico); Daniele Pacini (L atleta e il suo piede: patologie e terapia); Federico Grassetti (Miofibrolisi e kinesiotaping: applicazioni nelle più comuni patologie del piede); Alberto d Ari e Jeanette Gaido (Patologie dermatologiche del piede con focus sul piede d atleta); Francesco Albo e Roberto Remia (Il trattamento della sintomatologia correlata all alluce rigido nel paziente sportivo: la ripresa del gesto atletico); Maurizio Contorto e Vincenza Ienopoli (Errori in ortoplastia: Un nuovo sguardo sulle ortesi digitali); Francesco Papa, Alessandro Cribari, Alessandra Pausania e Giovanna Monticone (Diagnosi differenziale podologica in ecografia. Risoluzione dei casi di difficile identificazione). Da evidenziare anche il grande successo riscosso dalle relazioni tecniche riservate ai giovani podologi laureati e laureandi, esposte da Maria Antonietta Codella (Guida operativa e pratica per aiutare i giovani podologi all apertura di uno studio professionale sotto l aspetto economico, fiscale e tributario) e Marco Croce (Aspetti giuridici della professione sanitaria del Podologo). D altronde, i temi affrontati erano di grande richiamo e trattati, come sempre, con grande professionalità dai due esperti. Un successo che è il frutto del lavoro di una squadra affiatata Anche quest anno, a margine dell evento, l Associazione ha organizzato la consegna delle medaglie d argento per i podologi che negli ultimi due decenni si sono contraddistinti per il loro lavoro e per l azione in favore dello sviluppo della 13

14 congresso AIP professione. I riconoscimenti, per quest edizione, sono andati a Luca Rizzi e a Marco Piacentini, esperti professionista di mantova e di Villafranca di Verona. Due podologi di grande esperienza e con una vita associativa vissuta con grande intensità. Chiudiamo questa cronaca senza dimenticare chi ha lavorato con grande impegno alla riuscita del XXIV Congresso nazionale di podologia, riuscendo a rendere più accogliente il soggiorno a Pesaro e risolvendo i piccoli e grandi problemi che accompagnano lo svolgimento di un evento di questo livello. Dunque, un ringraziamento va al Comitato organizzatore, coordinato da Benedetto Leone, responsabile della comunicazione dell'aip che ha curato anche i rapporti con l esterno e con i mass media in collaborazione con chi ha scritto questo articolo. Ma, in particolare, una menzione speciale la merita la segreteria dell Asso ciazione, nella persona di Debora Spinelli, per il grande impegno profuso. Le valigie, di ritorno da Pesaro, sono state disfatte da poco, ma in casa Aip già si pensa alla XXV edizione del Congresso nazionale di podologia. Virginia Novel Martì, presidente dei Collegi di podologia in Spagna, spiega le novità introdotte nel paese iberico. Una laurea quadriennale consentirà di insegnare negli atenei e, sul piano professionale, di svolgere in autonomia la diagnosi sulle patologie del piede. La riforma permetterà ai podologi spagnoli di fare ricerca scientifica Qual è la prospettiva futura della podologia spagnola? Ci stiamo preparando ad un passaggio molto importante. Un decreto ha istituito la laurea in podologia della durata di quattro anni. Dunque, passiamo dal diploma universitario triennale ad una laurea che consentirà ai podologi spagnoli di proseguire gli studi e conseguire master e dottorati di ricerca all interno degli Atenei. Questo significa che per la podologia in Spagna si aprono le porte della ricerca scientifica e dell insegnamento presso le scuole e i corsi di laurea universitari. Sarà una grande spinta a migliorare le tecniche di cura e di assistenza ai pazienti e, dunque, a far crescere tutta la professione. Questa novità avrà un riflesso anche sul profilo professionale del podologo vigente nel vostro paese? II podologi già da alcuni anni in Spagna possono svolgere direttamente il trattamento di tutte le patologie e affezione del piede. Le tecniche di intervento prevedono anche la chirurgia minore, limitata ad alcune patologie del piede. Con la laurea quadriennale e grazie al nuovo Ordinamento professionale che è stato varato dal Parlamento con una specifica legge, il podologo potrà anche effettuare diagnosi in assoluta autonomia rispetto al medico. Questo è molto importante perché rafforza la figura del podologo quale professionista che esercita, per le proprie competenze, un attività di cura senza il coordinamento del medico. Vi sono differenze particolari tra la formazione podologica spagnola e quella che è svolta in Italia? Venti anni fa era molto netta. In Spagna era già stato istituito il diploma universitario mentre in Italia i corsi erano prettamente professionali ed organizzati dalle Regioni. Ma il vostro entusiasmo vi ha fatto guadagnare molto terreno e anche grazie all esempio spagnolo, anche qui è stato raggiunto il traguardo della formazione universitaria per accedere alla professione. Oggi, dunque, il livello della formazione è molto simile tra i due paesi. Quello che colgo come differenza, invece, è forse più culturale. I cittadini italiani che hanno dei problemi ai piedi prima si rivolgono al medico e poi, consigliati da lui, entrano in uno studio podologico. In Spagna, invece, le persone sono consapevoli che il podologo è un professionista specializzato per la cura di tutte le patologie del piede, e a lui si rivolgono direttamente. Se, per esempio, una persona ha una verruca non dovrebbe andare dal dermatologo o dal proprio medico di famiglia, ma rivolgersi al podologo, l unico professionista specializzato per la cura delle malattie del piede. E la collaborazione con i medici? In Spagna, se il podologo si trova di fronte ad un problema che non riesce a risolvere o è legato ad una patologia più complessa, è lui stesso che indirizza il paziente dallo specialista. In Italia avviene il contrario. Ma la collaborazione con i medici è assicurata anche da noi, proprio in funzione della tutela della salute del cittadino. Al centro c è lui e non i podologi o i medici con i loro problemi di competenza tra l uno e l altro. Cosa possono fare i podologi spagnoli ed italiani per migliorare la qualità della professione in Europa? Questi due paesi, così progrediti nel settore, debbono mettersi a disposizione delle altre nazioni dove la podologia è più giovane e fragile. Non bisogna chiudersi a riccio per difendere il proprio primato o il livello raggiunto dentro i confini nazionali, ma trovare il percorso giusto per unificare il più possibile gli standard della professione. In tutto il mondo le persone sanno che cos è e cosa fa un cardiologo o un neurologo, mentre ogni paese ha una sua nozione di podologo e della sua attività. Quello che dobbiamo fare insieme è creare un profilo comune del podologo, a partire dal nome della professione, che permetta agli europei di sapere che per le malattie del piede c è uno specialista a cui rivolgersi. 14

15 Intervista al Presidente dell Ordine dei medici di Pesaro, il quale ha evidenziato come in molte realtà locali la professione podologica svolge un ruolo importante nella prevenzione delle complicanze del piede diabetico. Luciano Fattori: I podologi sono già una risorsa per la medicina del territorio i personaggi Benedetto Leone Responsabile comunicazione Aip Nella sua esperienza di medico di famiglia, il modello proposto dal nostro sistema sanitario di assistenza ai malati colpiti da particolari patologie a rischio risponde alle esigenze della cittadinanza o può essere migliorato? A mio avviso il modello, nel caso dell assistenza ai diabetici, dovrebbe prevedere da parte del medico diabetologo, in integrazione con le altre figure mediche specialistiche, la verifica degli elementi che possano far sospettare che il paziente sia affetto da piede diabetico o, diversamente, da una neuropatia. Quando è stabilito che il paziente diabetico si sta avviando verso una patologia da piede diabetico, allora è giusto che intervenga il podologo per erogare quelle prestazioni che sono di sua competenza. Al margine del XXIV Congresso abbiamo raccolto l opinione del Presidente dell Ordine dei medici di Pesaro, Luciano Fattori, il quale ha fatto nella giornata inaugurale gli onori di casa, in rappresentanza delle autorità locali, ai partecipanti all assise. Dott. Fattori, come giudica questa alleanza tra podologi e medici di famiglia, siglata formalmente qualche ano fa attraverso un Protocollo d intesa tra l Aip e la Fimmg? Il protocollo firmato dalla Federazione dei medici di medicina generale, sindacato al quale appartengo, e di cui sono anche segretario provinciale, non può che trovarmi pienamente d accordo. Il mio personale favore nei confronti della figura del podologo non trova preclusioni di nessun genere. Già tanti medici di famiglia si avvalgono della figura professionale del podologo, soprattutto per quelle patologie che sono fortemente invalidanti per il paziente, come il piede diabetico. Già oggi, nel nostro distretto sanitario, nella visita diabetologia è compresa anche lo screening del podologo. Perché, a distanza di tre decenni e del Protocollo d intesa di cui abbiamo prima accennato, il podologo, alla luce delle sue potenzialità, poche volte è chiamato in causa dai medici di famiglia per aiutare i propri pazienti? Certamente pesa un informazione a corrente alternata, che impedisce ai medici di avere ben chiare le conoscenze scientifiche e le competenze professionali del podologo, come degli altri professionisti sanitari. Poi incide anche una certa diffidenza di alcuni medici nei confronti di professioni che sono di confine. Insomma la paura di un erosione delle competenze mediche può frenare questa collaborazione che, invece, sarebbe di grande efficacia nella cura e nella prevenzione di molte patologie. Cosa pensa della proposta dell Aip di inserire alcune prestazioni podologiche, ad esempio per il piede diabetico, nei Livelli essenziali di assistenza del Sistema sanitario nazionale? Credo le decisioni in merito all inserimento di nuove prestazioni nei Lea debbano essere prese coralmente dai soggetti deputati a determinare le linee politiche della sanità pubblica. Personalmente sarei anche d accordo, ma certamente su un progetto di questo genere pesa un quadro economico che non favorisce l allargamento dell offerta di servizi sanitari da parte dello Stato. 15

16 Marco Croce Legale Aip Giuseppe Raffa Coordinatore editoriale i personaggi Il Deputato europeo e Presidente della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo è intervenuto al XXIV Congresso, sul tema del riconoscimento nell area UE delle qualifiche professionali e della libera circolazione dei professionisti sanitari. Stefano Zappalà: Presto in Parlamento una norma per dare piena attuazione alla legge sugli Ordini 16 Invitato dal Presidente Mauro Montesi, l on. Ste fano Zappalà, deputato europeo e presidente della delegazione di Forza Italia al Parla - mento di Strasburgo, ha incontrato i podologi presenti a Pesaro. Il protagonista del processo di integrazione normativa ed operativa tra i professionisti dei ventisette paesi dell Unione Europea, soprattutto attraverso l introduzione della Direttiva 2005/36/CE, nota, appunto, come Direttiva Zappalà, ha risposto alle nostre domande in merito alle novità che possono essere introdotte, sia a livello nazionale che europeo, sul fronte del riconoscimento delle professioni non regolate da Ordini e Albi. Onorevole, crede ancora oggi nel futuro delle professioni sanitarie, nonostante tutti gli ostacoli che vengono posti quotidianamente sulla strada di un loro pieno sviluppo? Ci credo e anche più di prima. Gli ultimi avvenimenti, tutto sommato, stanno prendendo una direzione che fa ben sperare. Tra qualche giorno (ndr il 27 aprile 2009) incontrerò per la prima volta, insieme, il Consiglio nazionale dei medici ed odontoiatri e la rappresentanza delle ventidue nuove professioni sanitarie per discutere un testo legislativo condiviso da portare, nella sua forma definitiva, in Parlamento non oltre il prossimo autunno. È un impegno che ho preso con il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: predisporre una norma, concordata con tutti i protagonisti della sanità, che non incontri ostacoli lungo il suo cammino dando piena attuazione alla Legge n.43 del È un passo importante perché indica quale potrà essere l organizzazione della riforma degli Ordini e dei Collegi, anche ai fini dell armonizzazione con la Direttiva europea n. 36 del 2005, che porta il mio nome. Quali sono gli ostacoli più difficili da superare per realizzare questa riforma? Una riforma degli Ordini e dei Collegi è attesa da questo Paese da oltre cinquant anni. Ormai è indispensabile per riallineare il sistema con le varie direttive europee, emanate negli ultimi tempi. Poi c è una seconda questione che riguarda le nuove professioni, tra le quali quelle sanitarie, nate con i diplomi universitari, successivamente trasformati in lauree triennali. Una revisione del sistema, sia degli Ordini che delle professioni non regolamentate, deve partire dalle competenze specifiche. Occorre, cioè, definire nel dettaglio chi può fare cosa per ogni professione, così come è stato già fatto in Europa. Insomma, la strada l ha già indicata l Unione europea La direttiva europea n. 36 del 2005, per la prima volta, ha individuato sia le libere professioni che le professioni regolamentate. Quest ultime, poi, non possono essere liberalizzate alla luce delle loro specificità e per l impatto che hanno sui cittadini. La stessa direttiva, poi, ha definito una serie di paletti imprescindibili per individuare le varie professioni regolamentate. Il primo è rappresentato dai titoli culturali iniziali, ossia la qualifica di partenza, mentre il secondo elemento essenziale rimanda alla formazione professionale e, poi, alla formazione continua necessaria per svolgere al meglio il proprio lavoro, soprattutto a tutela dei cittadini, e che permette l accesso alla professione. Infine lo schema è completato dall individuazione dei soggetti che devono autorizzare e controllare che quanto previsto dalla disciplina sia osservato da tutti i professionisti. Alla luce di tutto questo, io ho una mia idea sulle ventidue professioni sanitarie esistenti in Italia. Sicuramente occorre che la riforma le armonizzi con l attività espletata dai medici, evitando che vi siano reciproche invasioni di campo. Però è anche indispensabile che la formazione universitaria si adegui a quanto è già successo sul fronte degli

17 i personaggi ordinamenti professionali a livello europeo. Le lauree triennali delle professioni sanitarie devono realmente rappresentare una parte di un percorso formativo che, nella misura in cui viene completato, permetta l attività medica. È impensabile che ad un podologo venga impedito, con altri due o tre anni di studi, di laurearsi in medicina ed esercitare la professione di medico. Per quale ragione ritiene ancora valido il sistema ordinistico? Ci sono esponenti importanti delle istituzioni, come il presidente dell Autorità garante della concorrenza, Antonio Catricalà, che ritengono, invece, che azzerare gli Ordini professionali potrebbe dare dei benefici all economia del Paese. Chi vuole cancellare gli Ordini in Italia basandosi sulle leggi europee dovrebbe studiarsi meglio la normativa: eviterebbe, così, di fare affermazioni meno improprie. La direttiva europea sulle liberalizzazioni n.123 del 2006, la Bolkestein, a cui fa riferimento spesso Catricalà, all articolo 3 prevede che le professioni regolamentate, individuate dalla direttiva 23/2005, non possono essere liberalizzate. Lo ripeto, a tutela dei cittadini, che si rivolgono ad un professionista sanitario, deve esserci un soggetto pubblico che abbia il compito di controllare e verificare che lo stesso professionista sia in possesso di una qualifica di partenza, abbia svolto un percorso formativo adeguato e che si aggiorni continuamente. E questo soggetto non può che essere lo Stato centrale. Possiamo decidere che questa verifica, poi, assuma la forma di un esame di Stato o di una prova diversa, così come lo strumento di controllo può essere un Ordine oppure un Collegio, ma l importante è che lo Stato si assuma la responsabilità di controllare che una persona abbia tutti i requisiti previsti dalla legge per esercitare un attività che è di grande impatto sulle vite dei cittadini. Lei, in passato, ha più volte richiamato l attenzione delle professioni a creare una piattaforma comune per definire, a livello europeo, i profili delle varie professioni al fine di facilitare la circolazione dei lavoratori sul territorio continentale. Non le sembra che le professioni italiane su questo fronte siano poco sensibili? La direttiva 36/2005 è entrata in vigore in Italia nel 2007, e il Governo dell epoca ha fatto di tutto per evitare di recepirla correttamente. Oggi il quadro è un po più chiaro. La direttiva prevede già al suo interno otto professioni delle quali sono chiare e definite le qualifiche, i percorsi formativi e le attività che devono svolgere (ndr avvocati, ingegneri, ecc.). Le piattaforme comuni servono per armonizzare le altre professioni regolamentate che, con il tempo, saranno in grado di organizzarsi. Certo il percorso non è facile. Occorre studiarsi la legislazione vigente che regola quella specifica professione nei ventisette paesi membri dell Unione; metterne insieme diciotto che presentano profili già armonizzati, tra loro coerenti, e con elevati standard qualitativi; proporre ipotesi di vario tipo. Però la sfida è importante è bisogna accettarla fino in fondo per ottenere dei risultati importanti per tutti i vari professionisti sanitari. Onorevole, ora una domanda un po provocatoria: è più facile fare riforme in Europa o in Italia? Sicuramente in Europa. È più facile lavorare al futuro di un soggetto istituzionale e politico che ha solo cinquant anni di storia, che cercare di cambiare dall interno delle singole comunità nazionali, certamente più piccole, ma portatrici di esperienze e retaggi vecchi di oltre duemila anni e, dunque, più difficili da superare. Celebrata a Parigi la giornata europea della Podoiatria L o scorso 27 marzo si è svolta a Parigi, organizzata dalla Fip, la Federazione internazionale di podologia, la Giornata europea della Podoiatria. Nell occasione, a rappresentare la podologia italiana è stato delegato il vicepresidente dell Aip, Arcangelo Marseglia. L incontro aveva lo scopo di fare il punto della situazione della podologia a livello dei paesi aderenti all Unione europea. È stato così delineato un quadro che vede i paesi mediterranei all avanguardia per ciò che riguarda la preparazione universitaria necessaria all accesso alla professione. Infatti, sia il Portogallo, dove da anni l università prevede il rilascio di una laurea in podologia, che la Spagna, dove tra un anno inizieranno i nuovi corsi di laurea quadriennali, che sostituiranno i vecchi diplomi triennali, possono vantare un sistema formativo che consente ai professionisti di svolgere un ampia gamma di attività di cura, comprese l anestesia e gli interventi chirurgici relativi a determinate patologie podaliche. In Spagna, inoltre, la laurea quadriennale permetterà ai podologi di proseguire gli studi e di accedere ai master e ai dottorati e, dunque di sviluppare interessanti filoni di ricerca scientifica sulle patologie del piede e sui trattamenti. Una disamina che ha collocato l Italia in una posizione medio-alta, considerando che in Lussemburgo, ad esempio, la figura del podologo è vista ancora come quella del chiropodista, così come in Romania e Norvegia. Se l obiettivo, però, è di migliorare, la strada che la professione nel nostro paese deve intraprendere è quella della nascita di cliniche universitarie di podologia, veri centri di eccellenza della cura del piede, dove far crescere la cultura della scienza e della ricerca. L esempio della Spagna, dove recentemente un Decreto ha reso obbligatoria la figura del podologo nei centri di diabetologia, è chiaro: dimostrare di ottenere risultati nelle cure e nei trattamenti, attraverso la ricerca e la divulgazione scientifica, per ottenere un riconoscimento da parte della comunità medica e delle istituzioni sanitarie. 17

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20 Micosi del piede? 1 1 sola applicazione, volta soltanto. CC Per liberare i tuoi piedi dalle micosi. È un medicinale indicato solo per adulti. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 27/5/2008.

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