L'ECONOMIA INDUSTRIALE

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1 L'ECONOMIA INDUSTRIALE estratto da a cura di Andrea Caracausi Mestrino-Padova, Peruzzo Editoriale & BCC di Piove di Sacco, 2011

2 L'ECONOMIA INDUSTRIALE 121

3 La zona industriale di Piove di Sacco, collocata tra il Comune capoluogo della Saccisica e Arzergrande 122

4 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Quel ricco tessuto manifatturiero, fatto di botteghe, mercanti e attività proto-industriali che tra il XVI secolo e il XVIII aveva inserito la Saccisica e in particolare Piove di Sacco in una fitta rete di relazioni con le aree più vivaci del Veneto centrale 1, andò rapidamente deteriorandosi in seguito alla dissoluzione della Repubblica veneziana e ai mutamenti delle direttrici dei traffici commerciali indotti dai nuovi assetti istituzionali: marginalmente con il napoleonico Regno d Italia, più decisamente con la nascita del Regno Lombardo-Veneto. Il dominio asburgico segnò infatti, privilegiando la nascente industria lombarda in un disegno di (parziale) integrazione con le altre aree manifatturiere dell Impero, la progressiva marginalizzazione delle produzioni venete ai soli mercati locali. Al Veneto, il governo di Vienna assegnava infatti pur progressivamente rivitalizzando, ma non oltre il 1859, il porto di Venezia un qualche ruolo di granaio del suo vasto stato multi-etnico 2. Ed anche il retroterra proto-industriale della Saccisica, con le sue variegate produzioni tessili, fu se non cancellato quanto meno compromesso nella sua evoluzione verso il sistema di fabbrica, con risvolti negativi anche in ciò che stava a monte, ad esempio nella coltivazione di piante tessili come il lino che si era nel corso del XVI secolo ben insediato nelle sue campagne. In sostanza, un area un tempo vivace, era ripiombata in una preoccupante arretratezza, rigettata nella prevalenza di un agricoltura che se non di mera sussistenza appariva comunque lontana da una moderna conduzione di tipo capitalistico. Fu così che nel giro di pochi decenni parve scomparire buona parte di quella categoria di produttori che avevano reso importante il Piovese. Il che troverebbe una conferma nell elenco degli espositori che parteciparono alla Esposizione agricola industriale e di belle arti della Provincia di Padova del 1869, dove la presenza degli operatori economici dei dieci comuni del distretto appariva del tutto simbolica. Il che non impedì tuttavia alla Giuria della Sezione VI, quella dedicata ai prodotti manifatturieri, di redigere un giudizio elogiativo per le «tele in cotone quadrigliate a colori» presentate dalla Ditta Fratelli Bocchini, azienda storica di Piove cui la Serenissima aveva concesso nella seconda metà del Settecento una serie di privilegi ed esenzioni fiscali in virtù della qualità delle sue produzioni 3. Nemmeno Alberto Errera, il primo sistematico studioso dell economia manifatturiera veneta, autore in quell anno di un corposo lavoro sulle «industrie venete» 4, si soffermò su questa landa del padovano, troppo preso dall attenzione dedicata ai lanifici dell Alto vicentino e alle variegate (ancorché asfittiche) produzioni del veneziano. Né riferimenti ad imprenditori della Saccisica, o riscontri sulle attività produttive dell area, compaiono nelle carte di quella ricognizione sullo stato dell industria nazionale (nota come Inchiesta Industriale ) che si sviluppò nell arco di quattro anni su iniziativa del Consiglio dell Industria e del Commercio, da poco istituito presso il Ministero di Industria Agricoltura e Commercio (MAIC) 5. Del resto, dei 146 questionari raccolti dal Comitato dell Inchiesta nel comprensorio statistico veneto, all epoca comprendente anche la provincia di Udine, solo 7 provenivano da ditte del padovano, e nessuna di esse dal Piovese. La Statistica agricola industriale e commerciale della provincia di Padova 6 del 1878 redatta in occasione della Esposizione universale di Parigi di quell anno, edizione invero modesta rispetto a quella del diede invece sommariamente conto della persistenza nel Piovese di attività tessili. Il fatto che non trovassero poi rappresentazione nello stand italiano, scontava la sostanziale marginalità del padovano nella rincorsa frenata del Veneto all industrializzazione 8, stante la caratteristica quasi prevalentemente 123

5 Interno del mulino Rossetto di Pontelongo agricola della sua economia dopo il progressivo affievolirsi in Saccisica, ma anche nel capoluogo euganeo, della manifattura proto-industriale. Eppure una rilevazione statistica effettuata ancora nel corso del 1876 dal MAIC dava conto della presenza nel comune di Piove di Sacco di ca telai, prevalentemente adibiti alla tessitura del lino e della canapa e, seppure in misura minore, del cotone 9. Si trattava tuttavia di telai disseminati nelle abitazioni private che, quando non venivano utilizzati per il fabbisogno delle famiglie, ovvero per autoconsumo, lavoravano per lo più su commessa di singoli clienti, e in misura ormai limitata per gli organizzatori mercantili della produzione casalinga. Ed erano proprio il contrarsi del numero di mercanti-imprenditori, e per converso l assenza di accentramenti produttivi di una qualche consistenza a parte quelli già realizzati dalla menzionata ditta Bocchini, e dai suoi più diretti concorrenti a significare come il passaggio della manifattura tradizionale al sistema di fabbrica fosse ancora di là da venire. Per avere una prima articolata rappresentazione delle attività manifatturiere in Saccisica in età unitaria, è necessario con un salto temporale, ma anche di tecniche di rilevazione giungere al 1890, quando la Direzione Generale della Statistica del MAIC diede alle stampe, in un fascicolo della Serie IV dei propri Annali di Statistica, le Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Padova 10. Non si trattava di una iniziativa estemporanea, essendo invece parte di un vasto progetto, avviato nel 1883, mirato a una rilevazione sistematica dello stato delle produzioni manifatturiere intese in senso lato del paese: da cui i tempi lunghi, anche perché la rilevazione non si svolse per campione come fu per l Inchiesta Industriale del , o delegandola alle Camere di Commercio, come capitò per le indagini realizzate successivamente all Inchiesta 11, bensì costituì la prima vera indagine sul campo dopo l Unità. Certo, le Camere ebbero un ruolo nella vicenda: ma esse non furono più la unica fonte documentaria, bensì i dati camerali furono integrati da rilevazioni sul territorio, e in non pochi casi da contatti diretti con i singoli operatori economici, in una sorta di compilazione condivisa di quei questionari cui la platea degli imprenditori dovette abituarsi a partire dal 1911 a obbligatoriamente compilare per i periodici Censimenti industriali. Da quella rilevazione, che durò sette anni, uscì la prima vera fotografia dell Italia industriale: che indubbiamente confermò molti dati negativi sulla pochezza/arretratezza del nostro apparato produttivo, ma anche rilevò aspetti virtuosi precedentemente sconosciuti, o comunque poco noti, in una documentazione che accompagnava la mera rilevazione statistica con una insolita ricchezza di elementi qualitativi. Elementi, conviene sottolinearlo, che risultano preziosi per chi si occupa di storia economica territoriale. Ma entriamo nel merito del panorama che del Piovese ci fornisce la rilevazione del 1890, partendo dalle tabelle che seguono: 124

6 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Pagine seguenti Veduta aerea della zona industriale di Piove di Sacco In basso, oltre i campi, la sede del Centro direzionale della Banca di Credito Cooperativo (foto Meneghetti) Tab. 1a) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, 1890 Alimentari Minerarie & fornaci Off. meccaniche Tessili e cordami ditte addetti ditte addetti ditte addetti ditte addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Fonte: elaboraz. da MAIC, Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Padova, Annali di statistica, Serie IV, fasc. XXXVII, Roma, Tip. Eredi Botta, 1890 Tab. 1b) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, 1890 (segue) Mobilio & sedie Chimiche Fabbricaz. Carri Diverse ditte addetti ditte addetti ditte addetti ditte addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove

7 Tab. 1c) Le attività manifatturiere per numero di ditte e di addetti nei dieci comuni della Saccisica, e raffronto con il totale provinciale, 1890 ditte TOTALE addetti Arzergrande Bovolenta 2 26 Brugine 2 90 Codevigo 1 4 Correzzola 4 45 Legnaro Piove di Sacco Polverara 3 25 Pontelongo -. Sant Angelo di Piove TOTALE DISTRETTO Provincia nel suo complesso Il quadro (che non ricomprende, comunque, i molini, stante il loro limitato contenuto tecnico e la capillare presenza nel territorio 12 ) non appare entusiasmante. Le aziende considerate industriali non superavano nell area la settantina, per una occupazione complessiva di poco più di 630 unità. Ma questi dati nascondono due anomalie, risultando censiti a Piove di Sacco 3 occupati nella lavorazione di trecce di paglia ( diverse ), e a Sant Angelo ben 210 lavoratori impegnati nella produzione di sedie rustiche (da noi ricomprese nella classe Mobili e sedie ), per i quali non appare alcuna ditta di riferimento. Il che lascia ipotizzare che si trattasse di lavoratori indipendenti, pur se impegnati nelle loro abitazioni in produzioni serializzate, probabilmente veicolate sul mercato da qualche intermediatore del luogo. In sostanza, il tessuto manifatturiero (per un popolazione complessiva dell area di poco superiore ai abitanti, l 8,3% di quella provinciale) appare estremamente frammentato, e complessivamente debole. La sua partecipazione alle attività industriali della provincia, risultava comunque superiore alla percentuale della popolazione: poco meno del 16% del totale delle ditte, e poco più del 13% degli addetti. Eppure la Saccisica, per quanto ridimensionata nel retroterra manifatturiero dei due secoli precedenti, presentava un quadro in movimento, almeno dal punto di vista degli interventi strutturali: dalle opere di bonifica in corso di esecuzione, o già terminate, riguardanti i comuni di Arzergrande, Bovolenta, Brugine, Codevigo, Piove e Pontelongo, e che andavano a porre rimedio ai secolari problemi idraulici del territorio, all imminente completamento della linea tramviaria a vapore che doveva collegare Piove di Sacco a Padova, con i conseguenti vantaggi per i traffici commerciali e la mobilità delle persone 13. Indubbiamente era proprio Piove, capoluogo del distretto, il centro più vivace: lì insistevano 22 delle ditte censite, per un totale di 88 addetti. Il nucleo più importante (4 ditte, 32 occupati) testimoniava della tradizione tessile locale, che sopravviveva anche grazie a 100 dei ca. 600 telai casalinghi ancora attivi in Saccisica, invero poca cosa rispetto ai censiti nel 1876 per la sola Piove. La maggiore di queste ditte era la tessitura di cotone di Luigi Billito, con 26 addetti e 16 telai a mano, che tuttavia riusciva a lavorare non più di 200 giorni all anno. Il dato rileva non solo perché la mancanza dell intero ciclo annuale era comune, qui come altrove nel Veneto rurale, ad altre categorie merceologiche, ad esempio alle fornaci o alle lavorazioni alimentari, ma perché testimoniava che la centralizzazione del lavoro in un luogo appositamente adibito alla produzione, vale a dire la fabbrica, non implicava da sola lo sradicamento del lavoratore dai ritmi delle stagioni agricole, e dalle relative incombenze. 128

8 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Lo zuccherificio di Pontelongo oggi 129

9 Vecchie immagini dello zuccherificio di Pontelongo attivo dagli inizi del Novecento 130

10 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Era infatti al momento della semina e dei raccolti che la manifattura era costretta a fermarsi, come accadeva anche per i telai casalinghi, dove la produzione era ancora più discontinua, scendendo i giorni lavorati a una media di circa 150/anno 14. Non era tuttavia la stagionalità di talune attività a costituire la vera debolezza del Piovese, e neanche le caratteristiche elementari di talune produzioni: quelle alimentari, ad esempio (15 ditte, di cui 9 a Piove, per soli 30 addetti), in gran parte focalizzate sulla lavorazione delle pasta da minestra, o quelle di carri ad uso agricolo, concentrata a Legnaro e a Piove di Sacco, che riesce in realtà arduo considerare come effettivamente industriali. La povertà imprenditoriale risalta piuttosto dall esistenza in zona di sole due officine meccaniche, una delle quali composta unicamente da due dipendenti, e la maggiore (con 11 addetti) prevalentemente indirizzata al servizio della più grande proprietà fondiaria del distretto, l azienda agricola di tipo capitalistico dei Melzi d Eril a Correzzola. In realtà quella tenuta rappresentava una sorta di cittadella manifatturiera, dato che in essa insistevano anche una fornace dedita alla produzione di mattoni, quadrelli, tegole e calce, e una filanda a vapore nella quale, pur ben attrezzata, «non si lavora di continuo ma si fanno soltanto degli assaggi sulla produttività dei bozzoli raccolti nell annata» 15. Così almeno era al momento della rilevazione, dato che successivamente, e per un discreto numero di anni, essa fu funzionale alla più complessiva e molteplice attività produttiva dell azienda, passando dai 40 giorni lavorativi/anno ad una media di , in linea con quanto avveniva in altre filande della provincia padovana e delle provincie limitrofe. Può essere utile, concludendo questo breve excursus, menzionare in cosa consistesse la più importante delle attività sviluppate dalle c.d. industrie diverse, che con 22 ditte, e 206 addetti, quasi un terzo dell intera manodopera censita risultavano concentrate ad Arzergrande, Brugine e Piove di Sacco. Nei primi due centri si producevano esclusivamente stuoie e graticci. Pur lavorazione povera, poverissima, e a ciclo stagionale, essa tuttavia era una delle poche del Piovese per le quali il termine industriale avesse un significato compiuto. Anche se la produzione era realizzata completamente a mano, i tre imprenditori che egemonizzavano il comparto (le due ditte Antonio e Pietro Xodo a Brugine, e la ditta Vittorio Foggiato e F.lli ad Arzengrande) avevano introdotto una rigorosa divisione delle operazioni tra i vari lavoranti che ne ottimizzava il rendimento e contraeva il costo finale 16. Cosa che mancava invece a Piove di Sacco, dove comunque a tale produzione si affiancava la meno profittevole, in quanto a volume d affari, lavorazione delle trecce di paglia. A Piove, tra le industrie diverse, va ricordata la concia delle pelli, e l attività tipografica che, pur se esercita in un unico impianto all epoca privo di motori, assumeva un suo rilievo dato che anche attraverso questa modesta attività, del tutto assente negli altri comuni la cittadina rimarcava il suo ruolo di centro del distretto. L essere ricorso all indagine statistica del per descrivere l abbrivio della lenta risalita del Piovese alla modernità dopo il declino delle sue manifatture, mi porta però ora a leggere le sue progressive trasformazioni attraverso i dati di alcuni dei Censimenti industriali che si successero in Italia a partire dal 1911: sono infatti convinto che essi siano tutt altro che aridi, e che consentano di cogliere, almeno in prima approssimazione, la qualità di quasi un secolo di nuovo acclimatamento all economia manifatturiera. Qualche nota storica, innanzitutto. Il Censimento industriale del 1911, che si affiancò al periodico censimento della popolazione già previsto per quell anno, fu in 131

11 La Zona industriale di Piove di Sacco, la più importante area produttiva della Saccisica, sorta nel secondo dopoguerra qualche modo deciso nell ambito delle celebrazioni per il Cinquantesimo anniversario del compimento dell unità d Italia. In quei cinquant anni la Direzione Generale della Statistica del MAIC era andata affinando, con l immissione nei ruoli di statistici di vaglia, metodologie di rilevazione sempre più innovative, sperimentandole in numerosi studi di singoli settori industriali. Essa si sentiva ora in grado di tentare una indagine estesa capillarmente a tutto il territorio nazionale, che fornisse una sorta di fotografia del progresso raggiunto dalla penisola dopo l unità. Si sapeva da quale arretratezza il paese venisse, e si voleva misurare quanto di quel problematico (e relativamente vicino) passato fosse stato superato, e in quale direzione stesse andando il nostro ancor fragile tessuto produttivo. Fu una sfida epocale, culturale innanzitutto, stante la difficoltà di convincere una popolazione (e un ceto industriale) ancor più di oggi ostili alla burocrazia, a dare per iscritto una serie di informazioni sensibili ; ma fu anche una sfida tecnica e organizzativa, che alla fine fu vinta. L altissima percentuale dei questionari restituiti, in gran parte compilati in tutti i quesiti che venivano posti, non solo permisero di conoscere la struttura della nostra industria, ma anche di individuarne i punti di debolezza e di scorgerne più di qualche potenzialità. Per certi versi, gli ultimi governi del c.d. periodo giolittiano trassero dalle prime analisi dei dati raccolti indicazioni utili ad elaborare 132

12 L'ECONOMIA INDUSTRIALE interventi di politica economica, poi resi vani dall insorgere della Grande Guerra: la quale tuttavia, e più ancora l intervento italiano, servirono a meglio comprendere che una delle debolezze della nostra economia stava nei ritardi, nell arretratezza, e se vogliamo nella pochezza dell industria meccanica nazionale. Era un dato macroeconomico, ovviamente, che tuttavia era facile riscontrare anche in scala micro, come per tornare al nostro argomento si può fare ancor oggi guardando i dati censuari di un piccolo territorio quale la Saccisica. Le attività meccaniche, ricomprese in tab. 2a) all interno della categoria che lavorano e utilizzano i metalli sono di scarsissima consistenza: si tratta di 42 ditte che occupavano 148 operai, per una media di 3,5 addetti cadauna, che salivano a 4,5 nell ipotesi che tutti i titolari delle stesse lavorassero concretamente all interno della loro officina. Per di più, solo uno di questi impianti disponeva di energia motrice, dalla peraltro modesta potenza di 7 cavalli dinamici. Certo, il Piovese era area rurale, e la maggior parte di queste officine era adibita alla riparazione di attrezzi o di macchine elementari ad uso agricolo, ma anche nei medi centri urbani la situazione non era di molto migliore. Erano emerse, stavano emergendo grandi imprese meccaniche a Genova, Milano, Torino, ma accanto c era solo una miriade di piccoli comprimari incapaci di concepire l innovazione come motore del progresso. Tab. 2a) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, che lavorano i prodotti dell agricoltura (*) che lavorano e utilizzano i metalli (**) che lavorano i minerali (***) e Costruzioni che lavorano e utilizzano le fibre tessili chimiche a b c a b c a b c a b c a b c a) numero delle ditte censite b) numero degli addetti c) forza motrice in cav. din. Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Le prime tre colonne includono: (*) industrie alimentari; (**) industrie meccaniche; (***) le fornaci Fonte: elaboraz. da MAIC, Censimento degli opifici e delle imprese industriali al 10 giugno 1911, vol. IV, Roma, 1914, p

13 Tab. 2b) Le attività manifatturiere per numero di ditte, di addetti e di forza motrice nei dieci comuni della Saccisica, e raffronto con il totale provinciale, 1911 TOTALE ditte addetti cav. din. Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove TOTALE DISTRETTO Provincia nel complesso Basti solo questo piccolo esempio per dar conto di ciò che può uscire dalla lettura delle tabelle che qui si riproducono. La chiave interpretativa, per la meccanica ma anche per le altre attività produttive, sta nella dimensione della ditta, ovvero nel numero di addetti medi, e nella la presenza o meno di forza motrice. In tabella 2b) si vede un raffronto tra la forza motrice esistente nelle imprese dell area e quella installata nel complesso delle imprese delle analoghe categorie merceologiche dell intera provincia. Da esso risalta che la potenza presente nel Piovese è un terzo esatto della potenza esistente nelle analoghe imprese di tutta la provincia; il paradosso è che le imprese dell area sono poco meno del 7% di tutte le imprese provinciali, e gli addetti non raggiungono il 10%. E incrociando le due tabelle ci si accorge che più della metà della potenza motrice piovese (quasi il 18% dell intera potenza provinciale) è in capo ad una sola azienda chimica, che ha sede a Pontelongo. Se ritorniamo alla tab. 1b), tratta dalle Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Padova del 1890, di tale impresa chimica che nel 1911 occupava 550 persone non solo non troviamo traccia, ma vediamo anche che nell area non esisteva all epoca nessuna impresa di tale settore. Evidentemente l impianto di Pontelongo, e che impianto!, era nato successivamente a quella rilevazione. E non si trattava nemmeno di un impianto chimico propriamente detto: era solo successo che i tecnici della Direzione Generale della Statistica avevano classificati come chimici sia il processo di trasformazione di un vegetale come la barbabietola da zucchero, sia il successivo processo di raffinazione del sugo estratto da essa. Un errore di definizione, che venne poi corretto fin dal successivo Censimento del Lo zuccherificio di Pontelongo, che tanta parte ha nella storia economica e sociale della Saccisica, fu realizzato nel 1910 da una società di proprietà belga, la Société Sucrerie et Raffinerie de Pontelongo, e proiettò la provincia di Padova allora priva di attività industriali di rilevo in un settore estremamente dinamico e ad alta intensità di capitale, che già nei primi decenni del secolo conobbe rapidi fenomeni di concentrazione oligopolistica. Ma, assieme all alta intensità di capitale, quel tipo di produzione aveva bisogno di un elevato utilizzo di energia, ben testimoniato dal valore in cavalli dinamici espresso nella tabella appena esaminata. Proviamo ora a leggere l evoluzione novecentesca del tessuto manifatturiero del Piovese attraverso i Censimenti industriali del 1927, 1951 e 1981, anni che meglio evidenziano la tendenza dei cambiamenti che andarono verificandosi nell area. Vediamo innanzitutto la dimensione media delle ditte, o meglio delle unità locali, vale a dire i siti dove si esercitavano concretamente attività lavorative. Nel 134

14 L'ECONOMIA INDUSTRIALE 1911 essa era di 10,7 addetti per unità, contro una media provinciale di 7,9; nel 1927 di 5,8 contro 4,6; nel 1951 di 2,6 contro 4,4 e nel 1981 di 8,9 contro 8,4. Si tratta di dati che sembrerebbero parlarci, salvo che per il 1951, di strutture produttive piccole sì, ma comunque meglio strutturate del complesso dell insieme delle imprese della provincia. Ma così non è se solo facciamo attenzione all articolazione dei settori in cui fino al Censimento del 1951 esse erano impegnate, tutti di tipo tradizionale, e con una scarsa presenza di imprese meccaniche, e comunque con un limitato/limitatissimo utilizzo di energia. Prendiamo, ad esempio, il 1951, nelle cui tabelle è inserita la potenza installata espressa in HP. Dalla potenza complessiva presente nel distretto, ricaviamo una media di 20,6/HP per unità locale, contro un dato provinciale di 10,8. Solo che l 88,2% di tale potenza era concentrata nello Zuccherificio di Pontelongo. Se depuriamo dei HP presenti in quel sito sia il dato locale sia quello provinciale, la media scende a 2,4 HP/unità locale per la Saccisica contro i 9,4 HP della provincia. Il che sta a significare che altre aree del padovano, e in particolare il capoluogo, stavano crescendo in comparti più moderni di quelli che, nelle Tabb. 4a, b e c, vediamo qui essere di maggiore consistenza. Buona parte della manodopera censita risultava infatti occupata nelle industrie alimentari e affini (di contenuto tecnologico inesistente, Zuccherificio a parte), nella produzione di abbigliamento (dove le macchine erano quelle per cucire, prevalentemente non elettriche, o i telai a mano per maglieria) e nella lavorazione del legno. Una osservazione merita la diminuzione del numero medio di addetti registrata, in quella scadenza censuaria, sia nel distretto che nel dato provinciale. Essa può essere da un lato fatta risalire alle difficoltà della ripresa postbellica in una provincia che permaneva prevalentemente agricola, e dall altro all emergere difficoltoso certo, stante la debole domanda di beni di una nuova propensione alla piccola impresa, o comunque al lavoro in proprio, che polverizzava (con unità produttive piccolissime) i valori medi. Nel caso del Piovese, tuttavia, la contrazione più accentuata nel numero di addetti/unità locale si accompagnava in raffronto ai dati censuari di ventiquattro anni prima, tanti ne erano passati dal Censimento del 1927 a un duplice e apparentemente contraddittorio fenomeno. Le imprese erano cresciute del 25% (+136 unità), ma contemporaneamente l occupazione era diminuita di quasi il 43%, con una perdita netta di addetti, in gran parte attratti pur a costo di un faticoso pendolarismo dalle nuove opportunità di lavoro offerte dalle industrie di Porto Marghera e, seppure in misura minore, dal molti calzaturifici sorti in Riviera del Brenta. Numeri più ridotti si indirizzarono su Padova, ma se anche nel capoluogo euganeo i salari erano un po più elevati di quelli del distretto, erano le grandi imprese del polo lagunare a garantire le retribuzioni migliori, e soprattutto, la sicurezza del posto del lavoro. A questo scenario depresso, accostiamo ora un altra fotografia, quella che appare dal Censimento del In trent anni il numero delle imprese era cresciuto del 23%, mentre gli occupati si erano incrementati di quattro volte (+314%). Questo dato era peraltro accompagnato da significative modificazioni nella composizione settoriale della manifattura del distretto, con la marginalizzazione delle attività alimentari, l emergere di una diversificata industria meccanica in grado di coprire specializzazioni anche di pregio, foriere di successive evoluzioni, la scomparsa delle arretrate produzioni di abbigliamento rilevate nel 1951, sostituite da imprese di maggior dimensione operanti in una vasta gamma di articoli di abbigliamento 135

15 e di biancheria per la casa. Oltre a ciò erano comparsi due settori interamente nuovi, quello delle calzature, cui molti lavoratori della Saccisica si erano accostati nel pendolarismo prima ricordato, e quello della lavorazione delle materie plastiche. L emergere di questa complessità merceologica nel corso dei tre decenni che separano i due Censimenti qui presi a riferimento, non rileva solo per il significato che essa ha avuto nel risollevare una comunità distrettuale a lungo depressa dopo i fasti d età moderna, ma anche per aver con quella crescita manifatturiera ridisegnato il territorio e, in particolare, per aver delineato nuove gerarchie tra i vari comuni che lo compongono. Piove di Sacco, anche se manteneva il suo primato di capoluogo, non era più l unico punto di riferimento, ma si trovava ad essere fortemente insidiato salvo che nelle funzioni di servizio che manteneva, e che poi anzi rafforzerà da Legnaro e da Sant Angelo, nelle quali si erano insediate ed erano cresciute quelle che diventeranno poi, in poco più di un decennio, le imprese attraverso le quali il comprensorio è oggi spesso conosciuto e/o identificato al suo esterno. Va peraltro ricordato come la modernizzazione della Saccisica, qui in pochi tratti richiamata, avvenga parallelamente alla crescita di Padova come città industriale, e alla rapida industrializzazione di buona parte del suo interland e dell Alta. Non si tratta cioè di un processo isolato, ma è parte del più complessivo inserimento della provincia in quel tessuto dell industrializzazione veneta dal quale essa era stata a lungo esclusa, o dal quale le scelte dei suoi ceti dirigenti e delle élites economiche mercantile o di origine fondiaria l avevano esclusa. Oggi, è noto, il padovano è la seconda provincia industriale veneta, e a questo risultato ha concorso a partire dagli anni Settanta anche la crescita manifatturiera del Piovese. Ed è il motivo per cui ho posto come punto di riferimento conclusivo di questa ricostruzione il Censimento del 1981, che di quel decennio è la certificazione, segnando anche simbolicamente un momento di svolta (o, se vogliamo, una tappa) nel lungo percorso della Saccisica come una comunità laboriosa. 136

16 L'ECONOMIA INDUSTRIALE La Carel, azienda di Brugine attiva nel settore della climatizzazione 137

17 Il nastrificio Victor in zona industriale a Piove di Sacco 138

18 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Tab. 3a) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, del legno e affini alimentari Meccaniche Lavoraz. minerali non metalliferi Ditte addetti ditte addetti ditte Addetti ditte addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Fonte: elaboraz. da ISTAT, Censimento industriale 1927, voll. II, VI e VIII, Roma, Tab. 3b) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, 1927 (segue) tessili Vestiario e arredamento chimiche diverse Ditte addetti ditte addetti ditte addetti ditte addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Fonte: elaboraz. da ISTAT, Censimento industriale e commerciale

19 La fabbrica di biciclette Olympia in zona industriale a Piove di Sacco Tab. 3c) Le attività manifatturiere per numero di ditte e di addetti nei dieci comuni della Saccisica, e raffronto con il totale provinciale, 1927 ditte TOTALE addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove TOTALE DISTRETTO Provincia nel complesso Tab. 4a) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, Alimentari e affini tessili Vestiario, abbigliamento e arredamento meccaniche a b c a b c a b c a b c a) numero unità locali censite b) numero degli addetti c) forza motrice in HP Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Fonte: elaboraz. da ISTAT, 3 Censimento generale dell industria e del commercio: 5 novembre 1951, voll. I e XVII, Ro ma,

20 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Il capannone addossato alla vecchia casa: una tipologia frequente in Saccisica Tab. 4b) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, 1951 (segue) Industria del legno Trasformazione minerali non metalliferi chimiche Manifatturiere varie a b c a b c a b c a b c a) numero unità locali censite b) numero degli addetti c) forza motrice in HP Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove Tab. 4c) Le attività manifatturiere per numero di unità locali, di addetti e di forza motrice nei dieci comuni della Saccisica, e raffronto con il totale provinciale, 1951 TOTALE Unità locali addetti HP Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove TOTALE DISTRETTO Provincia nel complesso

21 La Blue Box, azienda attiva nella climatizzazione, nata nel 1986, con sede produttiva, fino a poco tempo or sono, in zona industriale di Piove di Sacco Tab. 5a) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, Alimentari zucchero e affini tessili Calzature, abbigliamento e biancheria per la casa unità addetti locali del legno e del mobile unità unità unità addetti addetti locali locali locali Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove addetti Fonte: elaboraz. da ISTAT, 6 Censimento dell industria, del commercio, dei servizi e dell artigianato: 26 ottobre 1981, vol. Veneto, Ro ma, 1987 Tab. 5b) Le attività manifatturiere per classi d industria nei dieci comuni della Saccisica, 1981 (segue) meccaniche chimiche della gomma e della plastica diverse unità unità unità unità addetti addetti addetti locali locali locali locali addetti Arzergrande Bovolenta Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove

22 L'ECONOMIA INDUSTRIALE 143

23 Immagine del mulino di Pontelongo, qualche decennio fa, quando il trasporto del prodotto avveniva ancora per via fluviale NOTE Tab. 5c) Le attività manifatturiere per numero di ditte e di addetti nei dieci comuni della Saccisica, e raffronto con il totale provinciale, 1981 TOTALE ditte addetti Arzergrande Bovolenta 6 38 Brugine Codevigo Correzzola Legnaro Piove di Sacco Polverara Pontelongo Sant Angelo di Piove TOTALE DISTRETTO Provincia nel complesso A. CARACAUSI, Botteghe, mercanti e attività proto industriali, in Contadini mercanti e artigiani in Saccisica tra XV e XVIII secolo, a cura di A. CARACAUSI, Mestrino, Banca di Credito Cooperativo di Piove di Sacco, 2010, pp e Cfr. per qualche spunto, L. VALIANI, La dissoluzione dell Austria-Ungheria, Milano, Il Saggiatore, 1966 (I ediz.). 3 A. CARACAUSI, Botteghe, mercanti e, cit., passim. 4 A. ERRERA, Storia e statistica delle industrie venete e accenni al loro avvenire, Venezia, Antonelli, In realtà l opera era stata presentata nel 1869 dall autore, allora professore a Venezia di Economia industriale e diritto presso l Istituto Tecnico e di Marina, al concorso (da lui poi vinto) indetto dal R. Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti per uno studio sulla storia e sullo stato dell industria manifatturiera regionale. Il testo comprende anche una appendice (Tabelle statistiche e documenti per la storia e statistica delle industrie venete e accenni al loro avvenire, Venezia, Antonelli, 1870), interamente dedicata alle province di Vicenza, Verona e Venezia e, limitatamente al problema dell emigrazione, di Belluno. 5 Gli Atti dell Inchiesta furono pubblicati in fascicoli, man mano che tra il 1871 e il 1874 veniva completata la raccolta della documentazione sulle varie categorie merceologiche, o sulle aree geografiche nelle quali il territorio nazionale era stato suddiviso, e poi riediti in volume ( ). Al loro non semplice facile reperimento, ha lodevolmente supplito alcuni decenni or sono una ristampa anastatica: Atti del Comitato dell Inchiesta Industriale ( ), Bologna, Analisi Trend, 3 voll., Statistica agricola industriale e commerciale della provincia di Padova pubblicata a cura della Camera di commercio ed arti in occasione della Esposizione universale di Parigi, Padova, Penada, All esposizione del 1867 partecipò per la prima volta anche il giovane Regno d Italia, le cui produzioni apparivano forzatamente modeste, e non solo se comparate con quelle dei maggiori paesi industriali dell epoca. Da ciò trasse spunto il laniere 144

24 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Il mulino Rossetto di Pontelongo, visto dalla destra del Bacchiglione 145

25 Un immagine emblematica della zona industriale di Piove di Sacco: una vecchia abitazione rurale (sulla destra) e i capannoni sorti proprio là dove vi erano i campi scledense Alessandro Rossi, membro della delegazione italiana, per spronare in alcuni suoi interventi gli industriali italiani alle innovazioni di processo e di prodotto: cfr., in particolare, A. ROSSI, Appello agli industriali italiani, La Nazione, 8 giugno 1867, n. 159, e ID., Dell arte della lana in Italia e all estero, giudicata all Esposizione di Parigi. Note, Firenze, Tipografia di G. Barbera, 1869 [edizione a cura dell Associazione Laniera Italiana: Biella, Editoriale laniera, 1983]. 8 Ho estrapolato il concetto di rincorsa frenata da L. CAFAGNA, Dualismo e sviluppo nella storia d Italia, Venezia, Marsilio, 1989, che tuttavia la riferiva all intero paese nel raffronto con le nazioni di prima industrializzazione. Sul processo industrializzante del Veneto, rinvio al mio L industria nel Veneto: storia economica di un caso regionale, Padova, Esedra editrice, 1996, e al saggio Il lungo processo dell industrializzazione, in Il modello veneto fra storia e futuro, a cura di O. Longo, F. Favotto e G. Roverato, Padova, Il Poligrafo/Accademia Galileiana, 2008; cfr. anche G. ZALIN, Dalla bottega alla fabbrica. La fenomenologia industriale nelle province venete tra 500 e 900, Verona, Libreria Universitaria Editrice, 1987 [ultima ediz.: 2005]. Sul tardivo approdo padovano all industrializzazione: G. ROVERATO, L industrializzazione diffusa. Storia dell economia padovana , Padova, Esedra editrice/fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, 2005; ID., Il tempo dell impresa. Cento anni di industria tra storia e futuro, Padova, Confindustria Padova, Cfr. anche MAIC (Direzione Generale della Statistica), Notizie statistiche sopra alcune industrie, Roma, Tip. Eredi Botta, 1878, nonché ID., Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Padova, Annali di statistica, Serie IV, fasc. XXXVII [n. 22 della Statistica industriale], Roma, Tip. Eredi Botta, 1890, p Ibidem. Conviene ricordare come la Direzione Generale della Statistica del MAIC, che nel tempo acquisì metodologie e competenze di rilievo, fu la progenitrice dell ISTAT, ente costituito nel 1926 allo scopo di essere il principale produttore di statistica ufficiale a supporto della pubblica amministrazione e dei decisori politici. 11 Fu il caso di diverse indagini settoriali, ad esempio quelle sull industria mineralurgica e metallurgica (1880), sulle officine meccaniche (1880), sulle attività di estrazione mineraria (1882), sull industria molitoria (1883). 12 La provincia contava, capoluogo compreso, 370 molini: il che equivaleva a una media di 3,5 impianti per ognuno dei suoi 103 comuni, con un occupazione che superava di poco i due addetti cadauno. 13 La tramvia era opera della Società Veneta per Imprese e Costruzioni pubbliche, la maggiore impresa di Padova, nonché uno dei tre grandi gruppi finanziari del paese. Ad essa, e al suo fondatore Vincenzo Stefano Breda, si deve anche la realizzazione della prima acciaieria italiana, la Società degli Altiforni Acciaierie e Fonderie di Terni. Cfr. F. BONELLI, Lo sviluppo di una grande impre sa in Italia. La Terni dal 1884 al 1962, Torino, Einaudi, 1975; A. VENTURA, Padova, Roma-Bari, Laterza, 1989, pp ; G. ROVERATO, L industria nel Veneto, cit., pp ; E. NOVELLO, Breda, Vincenzo Stefano, voce per il vol. I del Dizionario biografico degli imprenditori italiani dell Istituto dell Enciclopedia italiana, mai pubblicato, ora leggibile alla pagina Novello-voceBreda.pdf. 14 Tale media, in realtà, variava da zona a zona, andando dai 50 giorni/anno di Bovolenta, ai 90 di Correzzola, Pontelongo e Sant Angelo, ai 160 di Legnaro, ai 270 di Polverara, mentre i 100 telai casalinghi di Piove si attestavano sui 250 giorni di attività, e quindi con tempi lavorativi superiori a quelli della ditta Billito. Non erano comunque solo i cicli agricoli a determinare tali tempi, dipendendo anche dalla diversa tipologia di tessuto cui i vari telai erano adibiti, e dalla naturale fluttuazione della domanda e/o dalla stagionalità della stessa. A proposito dei telai casalinghi di Polverara, va detto che la loro maggiore attività dipendeva probabilmente dal fatto che essi erano alimentati, e organizzati secondo le metodologie classiche del mercante-imprenditore, da Pietro Giacometti, che lì aveva una torcitura di cotone (12 operai) e un impianto per la tintura e stampa dei tessuti, con ciò realizzando una sorta di virtuoso ciclo integrato. 15 MAIC, Notizie sulle condizioni industriali della provincia di 146

26 L'ECONOMIA INDUSTRIALE Padova, cit., p A proposito di stagionalità, ciò era maggiormente vero per Brugine, dove si lavorava per poco più di 100 giorni/anno, mentre ad Arzengrande ci si era stabilizzati su una media di 300. Gli Xodo potevano contare rispettivamente su 55 e 35 lavoranti, mentre Foggiato ne aveva poco più di una ventina, e in realtà la sua produzione, pur con un ciclo di lavoro quasi annuale, risultava inferiore alle potenzialità di Brugine, non applicando completamente il principio della divisione del lavoro, essenziale soprattutto nella preparazione della materia prima da lavorare. 17 In realtà il 1890 è l anno di pubblicazione dell indagine, mentre i dati ultimi risalgono al 30 giugno del 1889, quando la rilevazione su campo fu effettivamente conclusa. 18 I dati delle tabb. 2a) e 2b) non comprendono né le estrattive del sottosuolo, né le e servizi corrispondenti ai bisogni collettivi e generali, in quanto esulano dal contesto manifatturiero di cui qui si parla. 19 Anche in questo caso sono state escluse dalle tabelle settori non significativi per l area in esame, come ad esempio Miniere e cave, Industria della carta e siderurgiche e metallurgiche. 20 In tabb. 4a) e 4b), una diversa disaggregazione dei comparti produttivi del Censimento 1951 ha comportato maggiori esclusioni, ma sempre riferite a categorie merceologiche nel Piovese non significative, quando non assenti. 21 Le tabb. 5a) e 5b) presentano esclusioni già precedentemente motivate, ma anche alcune aggregazioni, come quella produzione di zucchero all industria alimentare, nonostante nel Censimento 1981 questa venga ricompresa in un ramo d industria a se stante assieme alle bevande e al tabacco. 147

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