STRATIGRAFIA ED ANALISI DI FACIES DEI DEPOSITI PERMIANI DEL LAGO MULARGIA (SARDEGNA SUD-ORIENTALE): PRIMI RISULTATI

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1 Geologica Romana 38 (2005), STRATIGRAFIA ED ANALISI DI FACIES DEI DEPOSITI PERMIANI DEL LAGO MULARGIA (SARDEGNA SUD-ORIENTALE): PRIMI RISULTATI Sebastiano Barca & Luca Giacomo Costamagna Dip. di Scienze della Terra, Via Trentino Cagliari RIASSUNTO - Vengono presentati i dati preliminari derivanti dallo studio della successione stratigrafica del bacino permiano del Lago Mulargia. La successione in oggetto, dello spessore massimo stimato fra i 350 ed i 400 m, viene per la prima volta formalmente suddivisa in 4 litofacies ben definite che, dal basso verso l alto, sono: l Unità silicoclastica inferiore, l Unità vulcano-sedimentaria, l Unità silicoclastica superiore e l Unità vulcanica. Viene inoltre ipotizzato l inquadramento deposizionale della successione e la sua evoluzione in un contesto di facies alluvionali di energia variabile, da palustri a fluviali, sino a forse lacustri, all interno di un bacino molassico continentale in progressiva espansione durante la fase tettonica estensionale post-collisionale ercinica, caratterizzato nella sua evoluzione da due distinti cicli di attività vulcanica. PAROLE CHIAVE: Stratigrafia, Sedimentologia, red beds, Permiano, Sardegna sud-orientale. ABSTRACT - In this paper preliminary results of investigations on the stratigraphic succession of the Permian Mulargia Lake basin are here described. This succession, from 350 to 400 m thick, has been first time subdivided into 4 stratigraphic units, and respectively, from the bottom: a Lower siliciclastic Unit, a Volcano-sedimentary Unit, an Upper siliciclastic Unit, and a Volcanic Unit. The depositional frame of this succession is inferred as a network of alluvial facies of various energy degrees, comprised between the palustrine, the fluvial and the lacustrine environments. These facies are located into a continental molassic basin, progressively spreading out during the post-collisional extensional Variscan tectonic phase, and characterized, during its evolution, by two different volcanic activity cycles. KEY WORDS: Stratigraphy, Sedimentology, red beds, Permian, south-eastern Sardinia. INTRODUZIONE Nella Sardegna centro- e sud-orientale affiorano sporadicamente sedimenti di età permo-carbonifera (Francavilla et al., 1977; Fontana et al., 1982; Ronchi, 1999; AA.VV., 2000), di estensione limitata e di potenza complessiva non superiore ai 400 m, in genere associati a coevi prodotti vulcanici. Questi depositi, derivati dall erosione dei rilievi ercinici, rappresentano i resti di riempimenti di bacini intracatena ( intramontane basin, sensu Vai, 2003) creati dalla tettonica estensionale post-collisionale ercinica. Essi poggiano, pertanto, in discordanza angolare al di sopra del basamento metamorfico. I principali bacini sono: Seui (AA.VV., 2000; Cassinis et al., 2003), Perdalonga (Ronchi et al., 1998; AA.VV., 2000), Lago Mulargia (Francavilla et al., 1977; Barca et al., 1995) ed Escalaplano (Pecorini, 1974; AA.VV., 2000) (Fig. 1). Secondo Vardabasso (1966) e Pecorini (1974), questi ultimi due bacini, uniti in origine, sarebbero stati successivamente separati in seguito ai movimenti tettonici cenozoici. Attualmente essi sono divisi da un alto morfostrutturale di basamento metamorfico ad andamento NS. Oltre a questi bacini sedimentari o vulcano-sedimentari, in tutta la Sardegna centro- e sud-orientale sono anche presenti lembi sparsi di vulcaniti permiane, sotto forma di lave, domi ed ignimbriti (Barca et. al., 1997). In questo lavoro viene fornita un analisi stratigraficosedimentologica preliminare dei sedimenti permiani del bacino del Lago Mulargia, il più meridionale tra quelli menzionati. STUDI PRECEDENTI La prima segnalazione di depositi permiani nel settore del Lago Mulargia va attribuita a Cavinato (1938, 1939), mentre le specie vegetali autuniane ivi rinvenute furono studiate da Comaschi Caria (1959). Studi più circostanziati sul locale bacino permiano, ed in generale su tutti i bacini post-ercinici della Sardegna orientale, vanno successivamente ascritti a Vardabasso (1966), il quale fornisce le prime descrizioni della stratigrafia del bacino del Mulargia. Nella parte occidentale del bacino l Autore trova, alla base, un conglomerato quarzo-scistoso, attribuito alla facies di Verrucano, a cui seguono alternanze di arenarie e di argilliti rossastre, e successivamente lave e tufi andesitici. La successione descritta prosegue con conglomerati a clasti significativamente diversi da quelli contenuti nei conglomerati basali per un maggiore contenuto carbonatico, e termina con deboli spessori di arenarie carbonatiche e calcari lacustri, a loro volta sormontati da un banco ignimbritico potente dai 4 ai 7 m. Osservazioni recentemente condotte da uno degli scriventi (S. Barca) sulle litofacies calcaree sommitali presenti a Taccu Coronas e sul loro contenuto fossilifero (gasteropodi dulcicoli, frammenti vegetali) hanno però

2 12 Geologica Romana 38 (2005), BARCA et al. Fig.1 - Geological sketch of South-Eastern Sardinia. Schema geologico semplificato della Sardegna sud-orientale. portato ad una loro riattribuzione paleogenica (Oligocene?): conseguentemente, le litologie ignimbritiche ad esse soprastanti vanno ascritte al ciclo magmatico calcoalcalino oligo-miocenico. Vardabasso (1966) accenna anche al ritrovamento, in affioramenti presenti lungo il Riu Melas, alla base della successione del Mulargia occidentale, di resti vegetali scarsamente determinabili. Pecorini (1974) considera il bacino del Lago Mulargia stratigraficamente molto somigliante all attiguo bacino di Escalaplano, considerandolo il naturale proseguimento di quest ultimo verso occidente. Francavilla et al. (1977), in una breve nota, descrivono negli affioramenti basali della successione occidentale del Lago Mulargia alcuni generi vegetali, riferendoli all Autuniano (Permiano inferiore). Barca et al. (1995) descrivono sommariamente la stratigrafia del bacino del Lago Mulargia, soffermandosi, invece, sulla sua genesi estensionale tardo-postercinica. I lavori successivi rivolti alla stratigrafia complessiva del bacini permiani sardi (Ronchi, 1999; AA.VV., 2000) dedicano solo limitati accenni al bacino del Lago Mulargia. STRATIGRAFIA E SEDIMENTOLOGIA Allo stato attuale, i rilievi geo-stratigrafici condotti in questo bacino hanno permesso di ricostruire una successione potente circa m nella quale, in buon accordo con la carta geologica tracciata da Assorgia et al. (1983) (Fig. 2), sono state distinte 4 unità litostratigrafiche, che rispettivamente sono, a partire dalla base (Fig. 3): Unità silicoclastica inferiore ; Unità vulcano-sedimentaria ; Unità silicoclastica superiore ; Unità vulcanica. L Unita silicoclastica inferiore giace in discordanza al di sopra di metamorfiti erciniche da debolmente a fortemente alterate e localmente intersecate da fratture polidirezionali, probabilmente sindeposizionali, come comprovato dal loro frequente riempimento da parte di peliti rossastre permiane. La costituzione litologica della base dell unità varia a seconda dei settori di affioramento: in quello occidentale la successione talora debutta con argilliti ed argilliti siltose carboniose poste al di sopra di un esiguo spessore eluviale di brecce a clasti centimetrici di quarzo e di basamento in matrice siltosa nerastra (Fig. 4A): tali argilliti ed argilliti siltose, intercalate con banchi di ortoconglomerati a base erosiva ed a blocchi e frammenti angolosi di basamento, di spessore metrico, geometria tabulare e di colore grigio-verdolino, contengono resti di paleoflore (Callipteris, Lebachia (Walkia) piniformis, Cordaites, ecc.) che hanno permesso di attribuire loro un età autuniana (Francavilla et al., 1977). Queste litologie potrebbero riferirsi ad un momento di sviluppo precoce del bacino, anteriore alla deposizione delle successioni in facies di red beds che ne caratterizzano invece la parte superiore. Più ad est ed a sud la base dell unità silicoclastica inferiore è costituita da alternanze di silititi e siltiti argillose rossastre, conglomerati poligenici clasto-sostenuti ad elementi di quarzo, metarenarie, metasiltiti e rare metavulcaniti in matrice rossastra, ed arenarie grossolane localmente micacee. Gli intervalli conglomeratici a luoghi mostrano geometria lentiforme. All interno degli intervalli siltosoargillosi rossastri sono presenti, quasi dappertutto, orizzonti decimetrici di noduli di calcrete lateralmente discontinui. Diversamente, nel settore centrale le litologie conglomeratico-arenacee basali possono essere caratterizzate da una più abbondante matrice nerastra. Sono stati inoltre ritrovati, a vari livelli stratigrafici di questa unità, ma più spesso poco sopra il contatto con il basamento metamorfico, rari strati calcarei silicizzati riferibili a possibili episodi lacustri. Anche lo sviluppo superiore della successione si differenzia a seconda delle località: nei settori occidentali (Fig. 3 (1)) si passa verso l alto, attraverso alternanze di conglomerati e subordinate arenarie e silititi-siltiti argillose laminate di colore variabile da grigioscuro a rossastro, a prevalenti conglomerati poligenici a clasti di basamento in matrice rossastra, con intercalate arenarie e siltiti-siltiti argillose anch esse rossastre; spesso gli episodi deposizionali sono formati da sequenze metriche fining-upward costituite da conglomerati-arenarie-siltiti-siltiti argillose a base erosiva. I conglomerati hanno frequenti clasti embriciati che suggeriscono paleocorrenti dirette verso E. Verso la sommità di Taccu Coronas la sequenza è interrotta bruscamente dalla sovrapposizione di ignimbriti appartenenti al ciclo vulcanico oligo-miocenico, con alla base limitati spessori di calcari con selce, fossiliferi (gasteropodi dulcicoli, resti vegetali), come anzidetto di probabile età oligocenica. Differentemente, nei settori centrali (Fig. 3 (2)) ed orientali (Fig. 3 (3)) del bacino, nella parte intermedia di quest unità, sia lateralmente che verso l alto, si passa ad alternanze costituite da brecce/conglomerati con clasti di basamento, e siltiti-siltiti argillose rossastre, a cui si

3 STRATIGRAFIA ED ANALISI DI FACIES DEI DEPOSITI PERMIANI... Geologica Romana 38 (2005), Fig. 2 - Carta geologica dell area del Lago Mulargia (ridisegnato e modificato da Assorgia et al., 1983). Geological Map of the Mulargia Lake area (redrawn and modified from Assorgia et al., 1983). intercalano arenarie di colore grigio-verdolino (Fig. 4B).Verso l alto gli strati conglomeratici ed arenacei tendono ad assottigliarsi, sia in spessore che in granulometria, sino a scomparire. Anche la loro geometria tende a mutare progressivamente, passando da corpi tabulari ad altri lentiformi, contenuti all interno delle successioni siltoso-argillose. Inoltre sono presenti rare intercalazioni di prodotti vulcanici (ignimbriti). Infine, le sole siltiti e siltiti argillose rossastre, contenenti rari strati di conglomerati poligenici anch essi in matrice rossastra, quasi esclusivamente costituiti da ciottoli di vulcaniti e arenarie permiane, concludono l unità. Sono anche da segnalare, in questa parte della successione, locali, fitte alternanze di conglomerati a clasti di vulcaniti ed arenarie permiane, siltiti argillose rossastre e strati microconglomeratici ed arenacei grossolani biancastri (Fig. 4D), presumibilmente costituenti il passaggio all unità superiore: nelle estreme aree orientali di affioramento gli strati detritici biancastri vengono sostituiti all interno delle alternanze da litologie tufacee. Lo spessore di questa unità è di circa 150 m. La sovrastante Unità vulcano-sedimentaria, presente unicamente nel settore orientale (Fig. 2), è caratterizzata frequentemente dall alternanza di coppie deposizionali formate da episodi ignimbritici ( Ignimbriti riolitiche, Assorgia et al., 1983) di spessore metrico, e da sottili, irregolari straterelli epiclastici. In quest unità sono anche presenti sporadiche intercalazioni di siltiti-siltiti argillose rossastre, sia in strati poco potenti che in lenti. La potenza di questa unità è di circa 50 m. L Unità silicoclastica superiore poggia in disconformità su litologie ignimbritiche mal stratificate, nelle quali si evidenziano minuscoli cristalli semitrasparenti di sialici e piccoli frammenti verdolini lamellari di scisti, in matrice microcristallina rosata. L Unità silicoclastica superiore, presente anch essa solo nei settori orientali del Lago Mulargia (Fig. 2), è nel suo complesso un unità a carattere granulometricamente decrescen-

4 14 Geologica Romana 38 (2005), BARCA et al. Fig. 3 - Ipotesi di correlazione stratigrafica fra i vari settori di affioramento del Permiano del Lago Mulargia. Hypothetical stratigraphic correlations between different outcropping areas of the Mulargia Lake Permian succession.

5 STRATIGRAFIA ED ANALISI DI FACIES DEI DEPOSITI PERMIANI... te: essa è caratterizzata nella parte basale da conglomerati a clasti prevalentemente di litologie permiane cannibalizzate, quarzo subordinato e rarissimi di scisto, che passano verso l alto ad arenarie grossolane con intercalate piccole lenti conglomeratiche. Le arenarie sviluppano localmente sequenze fining-upward e mostrano internamente strutture di laminazione piano-parallela, mentre rara è la stratificazione incrociata tabulare a grande scala. In altri affioramenti posti più a S, il contatto inferiore dell unità è costituito da arenarie grossolane in massima parte costituite da grani formati da cristalli poco elaborati, millimetrici, di k-feldspati, a cui si associano piccoli clasti millimetrici di quarzo e di basamento metamorfico. Alle arenarie si intercalano strati di siltiti argillose verdoline, raramente rossastre, forse debolmente bioturbate, e rarissimi strati decimetrici di cineriti biancastre. Nella metà superiore di quest unità scompaiono bruscamente gli strati conglomeratici ed arenacei, che vengono sostituiti da potenti accumuli di siltiti argillose rossastre (Fig. 4C), al cui interno, molto raramente, si trovano intercalati strati arenacei e strati cine- Geologica Romana 38 (2005), ritici. Tali litologie costituiscono quindi il proseguimento verso l alto di quest unità, sino al passaggio alla sovrastante Unità vulcanica. Episodicamente (Su Pitzu de Mataracciu) affiorano rari strati calcarei grigioscuri silicizzati, classificabili come bindstone, formati da tappeti calcimicrobici, con frequente fabric fenestrale. Lo spessore di questa unità, anche se variabile, sembrerebbe essere di circa 100 m. Infine, l Unità vulcanica, presente solo alla sommità di Su Pitzu de Mataracciu (settore orientale) e di gran lunga la più ristretta in affioramento, conclude la successione permiana del Lago Mulargia, ed è rappresentata da lave massive e minutamente porfiriche ( Lave intermedie, Assorgia et al., 1983) di colore grigioscuro, il cui spessore stimato è di circa 20 m. Nell estremo settore sud-orientale di affioramento (Fig. 3 (4)) la successione permiana poggia direttamente sul basamento ercinico tramite siltiti/siltiti arenacee rossastre ed arenarie riferibili all Unità silicoclastica superiore ; ciò potrebbe essere imputato ad un progressivo ritardo verso oriente dell inizio della sedimentazio- Fig. 4 - A) Loc. Antoni Cauli, Unità silicoclastica inferiore : siltiti e siltiti argillose carboniose fogliettate (S) passanti verso l alto a banchi conglomeratici (C) in matrice da grigioscura a verdolina. L altezza del paracarro in basso a destra è di circa 50 cm. B) Loc. Mason e Margiani, Unità silicoclastica inferiore : conglomerati poligenici clasto- sostenuti nella parte intermedia dell unità. C) Corte Capone, Unità silicoclastica inferiore : siltiti e siltiti argillose purpuree (S) ben stratificate. L altezza del fronte di cava è di circa 10 m. D) Versante N di Su Pitzu de Matarracciu, Unità silicoclastica inferiore : alternanze di strati microconglomeratici ed arenacei grossolani biancastri, conglomerati a clasti di litologie permiane e peliti purpuree nella parte alta dell unità. Gli strati biancastri hanno uno spessore di circa 15 cm. A) Antoni Cauli Loc., Lower siliciclastic Unit : slaty carbonaceous siltites and clayey siltites passing upwards to greenish to dark-grey matrixsupported conglomerates. The wayside post on the lower right is about 50 cm B) Mason e Margiani Loc., Lower siliciclastic Unit : polygenic clastsupported conglomerates in the middle part of the unit. C) Corte Capone Loc., Lower siliciclastic Unit : reddish, well-stratified siltites and clayey siltites. Quarry front is about 10 m high. D) Su Pitzu de Matarracciu Northern edge, Lower siliciclastic Unit : alternations of microconglomerates, whitish coarse sandstones. The thickness of the whitish layers is about 15 cm.

6 16 Geologica Romana 38 (2005), BARCA et al. ne nel bacino stesso, e ad un relativo spostamento dei depocentri nella medesima direzione. In aggiunta, il ritrovamento di altri piccoli lembi isolati di siltiti argillose rossastre permiane nelle aree circostanti il bacino del Lago Mulargia (Bruncu Su Para, Fruscanali: Orroli) sembra confermare l ipotesi di una sua originaria maggiore estensione e di una continuità con l adiacente bacino di Escalaplano. AMBIENTI DEPOSIZIONALI E CONCLUSIONI PRELIMINARI I primi dati finora acquisiti consentono di ampliare ed approfondire le preesistenti conoscenze sugli ambienti deposizionali e sulla paleogeografia che caratterizzavano il bacino permiano del Lago Mulargia. L Unità silicoclastica inferiore può essere riferita inizialmente ad una limitata depressione di impostazione tettonica, con depositi eluviali grossolani poco maturi alla base che passano verso l alto a depositi argillo-siltosi nerastri ricchi di resti vegetali, di ambiente verosimilmente palustre. Il colore scuro delle litologie e l abbondante presenza di macroflore ben conservate testimoniano un ambiente umido, riducente, dovuto al ristagno delle acque. Successivamente, con la graduale espansione tettonica del bacino e con il sempre più frequente apporto detritico dai circostanti rilievi, si sviluppa una più ampia piana alluvionale intramontana, a clima subarido, con forte evaporazione come testimoniato dai diffusi strati di calcrete rinvenuti, i cui depositi sono a questo momento rappresentati dalla tipica facies di red beds, che si sovrappone nelle parti più interne del bacino alla facies palustre di esordio; mentre nelle aree di nuova espansione del bacino stesso l inizio della sedimentazione avviene direttamente tramite le litologie rossastre. In questa piana possono essere distinti in prima approssimazione, in quest ordine verso l alto, subambienti che vanno dall alluvial fan a pendenza limitata, caratterizzato da debris flow con associati sheetflood, ad una possibile low sinuosity stream facies in cui si rinvengono sia facies di canale (chanelized) che di esondazione (overbank). La diminuzione progressiva verso l alto dei corpi conglomeratici (indicante una diminuzione dell energia di trasporto) nei settori centrali ed orientali del bacino, assieme al mutamento della composizione dei clasti, da esclusivamente di basamento a quasi esclusivamente di vulcaniti ed arenarie permiane, suggerisce una progressiva estensione del bacino verso questa direzione. Questo comporta che le successioni oggi qui affioranti siano sempre più distanti dai margini tettonicamente attivi. Lo sviluppo inoltre di una certa tettonica intrabacinale crea dei dislivelli che innescano processi erosivi nelle stesse litologie permiane (da queste derivano infatti i conglomerati stratigraficamente più elevati dell Unità silicoclastica inferiore, che cannibalizzano il bacino stesso). Il colore rossastro della matrice dei corpi conglomeratici superiori di questa unità, costante con qualunque composizione dei clasti, può comunque essere legato: sia al mutamento dell ambiente deposizionale (da tendenzialmente palustre a fluviale, che assicura un buon drenaggio ed il conseguente passaggio delle condizioni diagenetiche da riducenti ad ossidanti); sia ad un rapido mutamento climatico in senso più arido, come segnalato da vari AA. (Pittau et al., 2002 cum bibl.). Tale variazione viene di solito associata con il passaggio all Autuniano superiore; studi recenti hanno tuttavia mostrato che questo cambiamento potrebbe in realtà essere connesso con un episodio di greenhouse che si verificherebbe al limite Westfaliano-Asseliano (Oyarzun et al., 1999), piuttosto che con l inaridimento più generale e permanente della parte alta dell Autuniano. Questa variazione, pertanto, non fornirebbe indicazioni stringenti sull età della parte alta dell Unità silicoclastica inferiore. La permanenza e l abbondanza dei conglomerati a clasti di basamento nella parte ovest del bacino possono essere ricondotte ad una costante prossimità di alti strutturali metamorfici al margine tettonico orientale del bacino stesso. Le due unità vulcaniche, nelle quali è concentrato più del 95% delle litologie ignee qui affioranti, possono essere connesse con periodi di elevata attività tettonomagmatica dovuta alle faglie distensive che diedero luogo allo sviluppo del bacino. I primi segni di quest attività già si manifestano con le intercalazioni tufacee presenti al tetto dell Unità sililicoclastica inferiore. Tuttavia, la differenza di chimismo esistente fra di esse ( ignimbriti riolitiche per l Unità vulcano-sedimentaria ; lave intermedie per l Unità vulcanica, Assorgia et al., 1983) potrebbe implicare l esistenza di due conseguenti diversi contesti tettono-magmatici tardo-postercinici (da trascorrente a francamente distensivo). L Unità silicoclastica superiore, frapposta fra le due unità vulcaniche, testimonierebbe un momento di stasi dell attività ignea (tuttavia non completa, come testimoniato dai rari intercalari cineritici), durante la quale si ha dapprima la sola sedimentazione di sedimenti fluviali a canali intrecciati (braided stream), che vengono in gran parte alimentati dalle precedenti vulcaniti, seguiti nella parte finale dall accumulo quasi esclusivo di siltiti, siltiti argillose e rare arenarie di piana inondabile (depositi di rotta-crevasse splay?), indizio di un ambiente di piana alluvionale di bassa energia (meandering stream) e dello spianamento progressivo della morfologia precedentemente creatasi durante la prima fase vulcanica. Gli Autori desiderano ringraziare il Prof. S. Milli ed il Prof. V. Pascucci per l attenta revisione del manoscritto e gli utili suggerimenti. Lavoro eseguito con finanziamenti Miur (Prin 2003 ed ex- 60%) (Resp. Prof. S. Barca).

7 STRATIGRAFIA ED ANALISI DI FACIES DEI DEPOSITI PERMIANI... Geologica Romana 38 (2005), RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.VV. (2000) - Late Paleozoic continental basin of Sardinia: Field Trip Guidebook. Intern. Field Conf. on the continental Permian of the Southern Alps and Sardinia (Italy). Regional reports and general correlations, Brescia, Sept. 1999, 116 pp. Assorgia A., Maccioni L. & Macciotta G. (1983) - Carta geopetrografica del vulcanismo pliocenico della Sardegna centro-meridionale. SELCA, Firenze. Barca S., Carmignani L., Eltrudis A. & Franceschelli M. (1995) - Origin and evolution of the Permian-Carboniferous basin of Mulargia Lake (South-Central Sardinia, Italy) related to the late-hercynian extensional tectonics. C. R. Acad. Sci. Paris, 321, Barca S., Carmignani L., Oggiano G., Pertusati P.C. & Salvadori I. (1997) - Carta Geologica della Sardegna, 1/ Servizio Geologico Nazionale. Regione Autonoma della Sardegna. Cassinis G., Cortesogno L., Gaggero L., Ronchi A., Sarria E., Serri R. & Calzia P. (2003) - Reconstruction of igneous, tectonic and sedimentary events in the Latest Carboniferous-Early Permian Seui basin (Sardinia, Italy), and evolutionary model. Boll. Soc. Geol. It., Vol. Spec. n 2, Special Proceeding of the Scientific Meeting Late Palaeozoic to Early Mesozoic events of Mediterranean Europe, and additional regional reports (Siena, April 30-May ), Cavinato A. (1938) - Il Permiano nel territorio di Orroli. Rend. Acc. Lincei, s. 6, 27, Roma. Cavinato A. (1939) - Nuovi risultati ed osservazioni nel rilievo geologico del foglio di Mandas Rend. Acc. Lincei, s. 6, 29, Roma. Comaschi Caria I. (1959) - Le piante fossili della Sardegna. Riv. Ital. Paleont. Strat., Mem. 7, Fontana D., Gelmini R. & Lombardi G. (1982) - Le successioni sedimentarie e vulcaniche carbonifere e permo-triassiche della Sardegna. Guida alla Geologia del Paleozoico sardo. Guide Geologiche Regionali, Soc. Geol. It., Francavilla A., Cassinis G., Cocozza T., Gandin A., Gasperi G., Gelmini R., Rau A., Tongiorgi M. & Vai G.B. (1977) - Escursione in Sardegna 1977, Risultati e commenti, GLP, , Oyarzun R., Doblas M., Lopez-Ruiz J., Cebria M. & Nassridine Y. (1999) - Tectonically-induced icehouse-greenhouse climate oscillations during the transition from the Variscan to the Alpine cycle (Carboniferous to Triassic). Bull. Soc. géol. Fr., 170, 1, Pecorini G. (1974) - Nuove osservazioni sul Permo-Trias di Escalaplano. Boll. Soc. Geol. It., 93, Pittau P., Barca S., Cocherie A., Del Rio M., Fanning M. & Rossi P. (2002) - Le bassin permien de Guardia Pisano (SW Sardaigne, Italie): palynostratigraphie, paléophytogéographie, corrélations et âge radiométrique des produits volcaniques associés. Geobios, 35, Ronchi A. (1999) - Upper Paleozoic and Triassic continental deposits of Sardinia: a stratigraphic synthesis. In Cassinis G. (Ed.): Permian continental deposits of Europe and other areas. Regional Reports and Correlations, Ronchi A., Brutin J., Diez J.B., Freytet P., Galtier J. & Lethiers F. (1998) - New palaeontological discoveries in some Early Permian sequences of Sardinia. Biostratigraphic and palaeogeographic implications. C. R. Acad. Sci. Paris, 327, Vai G.B. (2003) - Development of the palaeogeography of Pangaea from Late Carboniferous to Early Permian. Paleo3X, 196, Vardabasso S. (1966) - Il Verrucano sardo. Atti del Simposyum sul Verrucano, Soc. Tosc. Sci. Nat., Pisa, Accettato per la stampa: Giugno 2005

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