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1 Potremmo dire che, di fatto, tutte le società dipendono dalla disponibilità dei propri membri a non mettere in discussione certi assunti rispetto a come debba andare il mondo. In continuità con quel che dicevamo sulla visione del mondo, e quindi con la regolarità e la prevedibilità, le società trovano vari modi per ridurre le opzioni disponibili e lo fanno attraverso il mito.

2 I miti Sono narrazioni (storie) che raccontano il modo con cui i vari aspetti del mondo sono arrivati a essere come li conosciamo. Il potere dei miti deriva dalla loro abilità di dare significato alla vita di coloro che li accettano. La verità dei miti sembra autoevidente perché essi integrano le esperienze personali entro un insieme più ampio di concezioni relative al modo in cui funziona il mondo.

3 Una definizione convenzionale del mito sottolinea soprattutto il fatto che si tratta di storie attinenti la sfera del sacro. Spesso si tratta di storie sulle origini del mondo naturale, del cosmo, sulla fine del tempo, sulla fine dell umanità ecc. E molto interessante la definizione di Bowie (2006), per riferirsi ai miti come narrazioni astoriche usate per validare relazioni di potere, che fanno apparire l ordine sociale come naturale e preesistente.

4 Trattandosi di storie, implicano anche un narratore e un pubblico, i miti quindi sono rappresentazioni, prodotti di una raffinata arte verbale e oggi, sempre di più, di arte cinematografica. Spesso i narratori ufficiali di miti sono i gruppi che reggono la società: anziani, leader politici, specialisti della religione

5 I miti raccontano dei fondamenti della società, dicono alle persone da dove vengono e dove stanno andando e, quindi, il modo con cui dovrebbero vivere. Le Dichiarazioni inerenti i diritti sono miti in che senso? Scarti fra verità e realtà

6 I miti sono importanti dato le implicazioni che essi hanno sull azione. Essi possono giustificare le azioni del passato, spiegare quelle attuali e generare quelle future. I miti cd non scientifici traggono la loro vitalità dal grado di corrispondenza con il mondo sociale. Es. Malinowski = Per capire un mito e le sue trasformazioni è necessario conoscere l organizzazione sociale del gruppo che ne fa uso.

7 A partire dagli anni 50, l antropologo francese Claude Lévi-Strauss trasformò lo studio del mito. Egli affermava che i miti hanno strutture significative che meritano di essere studiate in quanto tali, a prescindere dagli usi che se ne possono fare. Suggerì che i miti debbano essere interpretati alla stregua di spartiti musicali [nuova metafora]. In un brano musicale il significato emerge non solo dalla melodia ma anche dall armonia, ossia: la struttura del brano musicale, il modo in cui ciascuna frase musicale concorre a formare il suono complessivo e si relazioni alle altre frasi, trasmette il significato.

8 I miti sono costruiti da unità più piccole - frasi, proposizioni, parole - disposte in maniera tale da conferire sia coerenza narrativa (melodia) che coerenza strutturale (armonia) Contenuto-struttura/forma-mezzo Secondo Lévi-Strauss, i miti sono elaborati nel tentativo di affrontare le opposizioni/ contraddizioni che più preoccupano una particolare società in un determinato periodo storico.

9 Queste composizioni (i miti) rappresentano e commentano gli aspetti della vita sociale che si ritiene si contraddicano a vicenda. La complessa sintassi del mito opera per mettere in relazione gli elementi di ciascuna coppia di opposti (es. uomo-donna, natura-cultura, vitamorte, spirito-corpo, alto-basso ecc.), nel tentativo di superare le loro contraddizioni che, però, non si possono mai risolvere del tutto.

10 Es. l opposizione vita-morte non si presta a nessuna soluzione terrena. Il mito, però, può offrire una narrazione che renda il problema insolubile più accessibile. Quindi, l eroe di una cultura può gettare il ponte che ricompone l opposizione tra la vita e la morte viaggiando fino alla terra dei morti per poi farne ritorno.

11 I miti non si limitano a parlare del mondo così com è, ma lo descrivono per come potrebbe essere. In questo senso Lévi-Strauss afferma che i miti sono buoni da pensare: il pensiero mitico può proporre altri modi di vivere la nostra esistenza.. Ma sempre sotto un controllo della società stessa.

12 Il rituale Comunemente nelle società occidentali, gli individui presumono che i rituali siano di natura religiosa. Per gli antropologi, i rituali includono, invece, una serie di pratiche che possono essere anche gli esperimenti scientifici, le procedure di un tribunale, le cerimonie di laurea, le feste di compleanno ecc.

13 Il rituale è una pratica sociale ripetitiva - che si compone di una sequenza di attività simboliche in forma di danza, canto, discorso, gesti, manipolazione di oggetti, - aderisce a uno schema rituale culturalmente definito e - si collega direttamente a uno specifico insieme di idee, spesso codificate in un mito. Il rituale è separato dalla routine sociale della vita quotidiana.

14 Aderendo a uno schema rituale culturalmente definito, esso è riconoscibile dai membri di una data cultura anche se non hanno mai assistito a quel particolare rito. L insieme di idee, spesso codificate in un mito, a cui l azione rituale è collegata, possono riguardare la natura del male, le relazioni tra gli esseri umani e il mondo degli spiriti, il modo con cui le persone dovrebbero interagire fra di loro ecc.

15 Ciò che conferisce potere ai rituali è i fatto che coloro che li seguono asseriscono di essere autorizzati a farlo da un entità che si trova al di fuori di loro: dallo stato, dalla società, da un dio, dagli antenati o dalla tradizione : non sono stati loro a creare il rituale, piuttosto è il rituale a ricollegarle a una sorgente di potere che non controllano, ma che controlla loro.

16 Un rituale presenta una sequenza ordinata di atti, pronunciamenti ed eventi: ha quindi un testo e una sceneggiatura. Il rito è azione, e quindi va considerato il modo in cui lo si compie: l esecuzione. Tutte questi aspetti si plasmano a vicenda. Attraverso il rituale le idee di una cultura si concretizzano, assumono una forma. Chi partecipa al rituale segue un canovaccio, essi sono individui attivi le cui scelte sono guidate, ma l esecuzione prevede margini di libertà, fino addirittura alla sua trasformazione.

17 Riti di passaggio L antropologo Arnold Van Gennep, all inizio del XX sec, constatò che in tutto il mondo certi tipi di rituale presentavano strutture simili. Si trattava di associati al movimento (o passaggio) delle persone da una posizione a un altra nella struttura sociale. Un rito di passaggio è un rito, quindi, che ha il compito di marcare il passaggio e la trasformazione di un individuo da una posizione sociale a un altra.

18 Tali riti includono le nascite, le iniziazioni, le conferme (come la Cresima), i matrimoni, i funerali ecc. Il punto fondamentale è il fatto che si comincia il rituale essendo socialmente un certo tipo di persona (es. studente, nubile/celibe ecc.) e al termine del rituale si è diventati un altro tipo di persona (laureato, sposato ecc.).

19 Fasi del rito di passaggio: - Separazione - Transizione (periodo liminale, da limen=soglia) - Riaggregazione Successivamente, Victor Turner si è concentrato soprattutto sul periodo di transizione.

20 Con liminalità si indica lo stato di transizione ambiguo e facente parte di un rito di passaggio, nel quale la persona o le persone sottoposte al rito si trovano fuori dalla loro posizione sociale ordinaria. Tutti coloro che vengono a trovarsi in tale posizione sviluppano spesso un intenso cameratismo e un sentimento di unità. Tele sviluppo è detto communitas, termine che, quindi, indica una comunità non strutturata di individui eguali che è frequentemente riscontrabile nel periodo della transizione proprio dei riti di passaggio.

21 Secondo Turner il dialogo fra modelli culturali e interventi soggettivi avviene grazie a una serie di processi performativi, in cui accanto al tessuto culturale vi è sempre un margine più o meno ampio di manipolabilità, di interpretazione, di alterazione, di trasformazione. Con Turner, parliamo di rito, di performance, di pratiche, ma anche di cerimonie quotidiane, muovendosi sia nella dimensione dell evento che del quotidiano.

22 Vediamo che a significare la vita pratica è la visione della vita e che questa può modificarsi ; si riconosce e si sottolinea la potenza creativa dei soggetti fino alla possibilità di provocare nuove configurazioni ; la ricerca di un superamento della tensione fra micro e macro, soggetto e sistema culturale.

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