L applicazione della Realtà Virtuale nei deficit cognitivi degli anziani

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1 A A N N I S E R E N I I CENTRO SERVIZI PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI, SCORZE VENEZIA, GESTITO DAL CONSORZIO SOCIALE CPS L applicazione della Realtà Virtuale nei deficit cognitivi degli anziani Optale G., Busato V., Marin S., Urgesi C., Piron L., Gamberini L., Seraglia B., Capodieci S. & Bordin A.

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4 Premessa La Realtà Virtuale nella nostra ricerca è stata concepita come una esperienza mentale in cui le componenti percettive (visiva, tattile e cinestesica) si fondono favorendo il senso di presenza, cioè la sensazione di essere realmente dentro l ambiente virtuale.

5 Premessa In questo modo il soggetto non è più semplice spettatore di ciò che accade su un monitor, ma vive come se effettivamente fosse immerso in un luogo reale, nonostante quegli oggetti e quegli spazi esistano solo nella memoria del computer e nella mente del soggetto stesso. Questa immersione STIMOLA LA FOCALIZZAZIONE ATTENTIVA (Rizzo 2000; Baek -Hwan 2002).

6 Premessa Preciso che considero l ATTENZIONE come il precursore della Memoria: le prepara la strada. Non è possibile risolvere compiti complessi come quelli della memorizzazione, della critica, del giudizio, del calcolo, del ragionamento, se non è disponibile una adeguata capacità di focalizzazione mentale sul compito e per un tempo sufficiente. Migliorando la capacità attentiva e, soprattutto, rendendola più focalizzata e selettiva è razionale aspettarsi un conseguente miglioramento della memoria.

7 Il Nostro Mondo Virtuale Setting ed attrezzatura: 1. Poltrona girevole sulla quale siederà l anziano. 2. Joystick applicato alla poltrona girevole. 3. Casco che sarà indossato dall anziano. 4. Computer che proietta all interno del casco il mondo virtuale che è però visibile sul monitor dal conduttore che assiste al trattamento.

8 Questi dispositivi tecnologici li abbiamo collocati in una CASA DI RIPOSO PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI che è un ambiente umano dove la tecnologia sembra non abbia mai eletto il proprio domicilio. E però l ambiente adatto per un monitoraggio nel tempo e quindi per uno studio longitudinale, anche se, ovviamente, limitato negli anni.

9 La Realtà Virtuale nei deficit mnesici degli Anziani La nostra tecnica virtuale l abbiamo applicata, dopo consenso informato ed una valutazione clinica e neuropsicologica, a 18 soggetti randomizzati di un gruppo di 36 (gli altri 18 hanno formato il gruppo di controllo) con età media di 80 anni, che presentavano deficit mnemonici e che erano ospiti presso il Centro Servizi Anni Sereni di Scorzé (Venezia).

10 Criteri di esclusione Gravi deficit sensoriali a carico della vista e dell udito non altrimenti compensati. Presenza di gravi disturbi cinestesici. Pazienti psichiatrici gravi.

11 A tutti i 36 soggetti, abbiamo somministrato la seguente batteria testistica, prima dell inizio della ricerca e in corrispondenza dei successivi follow-up N e u r o p s y c h o l o g i c a l E v a l u a t i o n General cognitive abilities Mini Mental State Examination (MMSE)/30 Mental Status in Neurology (MS)/10 Verbal Memory Digit Span (DS) Verbal Story Recall (VSR)/28 Executive Functions Phonemic Verbal Fluency (PVF) Dual Task Performance (DT)/18 Cognitive Estimation Test (CET)/5 Visuo-spatial processing Clock Drawing Test (CDT)/10 Daily living activities Activities of Daily Living Functions (ADL-F)/60 Activities of Daily Living Mobility (ADL-M)/40 Instrumental Activities of Daily Living (IADL)/8 Depression Geriatric Depression Scale (GDS)/15

12 Modalità procedurale L anziano, indossato il casco che lo isola completamente dal mondo esterno, sia visivamente che acusticamente, comodamente seduto sulla poltrona girevole, entra nel mondo virtuale e vive, in tre sedute successive tre esperienze virtuali che vengono trasmesse nel casco dal computer. Accanto a lui c è il conduttore. Attraverso movimenti del capo, per mezzo di un sensore incorporato nel casco, o con il joystick applicato alla poltrona, o muovendo la poltrona girevole, l anziano può liberamente muoversi ed interagire col mondo virtuale in cui si trova immerso.

13 I suoi movimenti e ciò che lui osserva, appaiono anche sullo schermo del computer, per cui, il conduttore, può in contemporanea vederli e, se necessario, intervenire. Oltre a tre diverse esperienze virtuali, il soggetto è sottoposto anche a tre esperienze acustiche, in tre sedute successive, in ognuna delle quali bendato, ascolta in cuffia un diverso racconto in una situazione di isolamento dall ambiente circostante.

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15 Il NOSTRO TRAINING che abbiamo denominato Virtual Reality Memory Training, consiste, quindi, in 3 esperienze acustiche alternate a 3 esperienze interattive in Realtà Virtuale (15 ciascuna seguite da 15 per il ricupero mnemonico) per 3 volte alla settimana e per 3 mesi, alternando una esperienza in realtà virtuale con una esperienza acustica (per complessive 36 sessioni).

16 Le esperienze virtuali riportano a dei contesti familiari, per esempio: 1. Il soggetto entra e puo muoversi in una comune abitazione come potrebbe essere quella della propria casa. 2. Oppure si inoltra in un parco attraverso sentieri che portano a mete differenti. 3. Oppure percorre strade di una città moderna. Ogni percorso ha una meta da raggiungere che è segnalata dalla visione di un breve filmato.

17 Anche le tre esperienze acustiche riportano a dei contesti familiari, per esempio: 1. Il primo racconto riporta all infanzia. 2. Il secondo racconto riporta all età giovane e adulta, periodo delle competizioni. 3. Il terzo racconto riporta al presente collocato nella propria città o nella città che l individuo ha sempre sognato. Dopo il ciclo intensivo di tre mesi, segue il periodo di mantenimento, estensibile teoricamente all infinito, costituito da 60 di training settimanali. Nei 60 il soggetto è sottoposto sia all esperienza virtuale che a quella acustica.

18 Le esperienze virtuali e quelle acustiche sono state create ad hoc per stimolare la focalizzazione attentiva ed il coinvolgimento sensoriale ed emotivo. Sia le esperienze acustiche che quelle virtuali hanno specifiche basi sonore rilassanti. Le colonne sonore sono state composte considerando gli studi fatti sugli effetti della musica sul cervello (Critchley & Henson, 1980) e non ricordano contesti noti. Abbiamo anche fatto particolare attenzione a creare situazioni che potessero gradualmente aumentare la complessità degli stimoli per arrivare ad una maggiore autonomia Per esempio:

19 nel secondo percorso, il soggetto per arrivare alla meta, che è segnalata da un breve filmato di circa 20 (come la visione di un acquario o il volo di un cormorano ), trova di fronte a sé, prima un sentiero, poi due sentieri, poi quattro dei quali solo uno è quello corretto e se percorre il sentiero sbagliato viene automaticamente ricondotto al punto precedente l errore fatto. Avviene quindi, una stimolazione non solo mnesica, ma anche del senso dell orientamento. I tempi di percorrenza, inoltre, vengono cronometrati.

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21 Il gruppo di controllo Il gruppo di controllo ha fatto un training face to face di musicoterapia (David Aldridge, 2000) e di attività ludicoepressive per circa 30 al giorno per 3 giorni alla settimana (per i primi tre mesi) e poi 60 alla settimana nel periodo di mantenimento. Quindi con un tempo totale di impegno uguale a quello degli sperimentali.

22 Quale Musicoterapia? La Musicoterapia utilizzata non consiste nel semplice ascolto della musica, ma fa riferimento ad un modello aperto che coniuga la musicoterapia creativa di Nordoff- Robbins, la componente della libera improvvisazione di Juliette Alvin, il dialogo sonoro di Mauro Scardovelli.

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27 MMSE Results at 9 months Mixed ANOVA: F(3, 51) = 13.3, p =.002, two-tailed Experimental Experimental group group M Control group M S E Pre ASSESSMENT TIME (GLI ALTRI DATI SONO IN FASE DI ELEBORAZIONE)

28 Discussione Le persone che hanno partecipato al gruppo sperimentale del VRMT evidenziano un miglioramento al punteggio dei tests di memoria verbale (anche a lungo termine) ed a quelli dello stato cognitivo generale rispetto al gruppo di controllo.

29 Discussione Perchè secondo noi si è verificato il miglioramento? 1. In neurofisiologia è ben noto come un training finalizzato ad uno specifico compito favorisca l apprendimento di quella specifica abilità (Wressle, 2002).

30 2. L abilità raggiunta potrebbe poi consolidarsi con una costante ripetizione delle stesse sessioni grazie alla plasticità cerebrale (Renner, MJ, Rosenzweig, MR, 1987, Van Praag wt al, 2000). In sostanza, in risposta ad un ambiente ricco di ripetuti stimoli, intervengono nel SNC modificazioni dei rapporti sinaptici o con la creazione di nuove connessioni o attivando connessioni prima inattive (fenomeno dello sprouting).

31 3. Infatti, abbiamo notato che i soggetti del gruppo sperimentale, che sono sottoposti a ripetute sessioni, ad ogni sessione successiva concentravano l attenzione su nuovi dettagli che portavano ad un aggiornamento mnemonico continuo, aumentando quantità e precisione delle informazioni migliorando così la loro autonomia personale.

32 4. Presumiamo che, con questa inusuale, ripetuta ed a lungo andare quasi spontanea sollecitazione dell attenzione durante il trattamento con VRMT, i soggetti del gruppo sperimentale siano stati sollecitati a costruire un loro personale percorso strategico ad opera della plasticità cerebrale (Liggan & Kay, 1999).

33 Discussione questo report ci fa ipotizzare che un training plasticità con la riorganizzazione funzionale di attivando connessioni prima inattive (Schacter, Non sappiamo ancora se e come la Realtà Virtuale possa stimolare la plasticità cerebrale, tuttavia, riabilitativo, utilizzante la RV (come il VRMT), possa contribuire a stimolare un processo di riattivazione mnesica, probabilmente legato alla alcuni pathways neuronali ancora attivi, o 1995). E universalmente nota anche la ridondanza neuronale, dormitorio infinito di cellule cerebrali dormienti che potrebbero venire risvegliate da un ambiente ricco di stimoli.

34 RIFLESSIONE CONCLUSIVA La vecchiaia non è una realtà virtuale, ma una realtà concreta con un futuro sempre più lungo da vivere che, purtroppo spesso è vuoto perché privo di una vita attiva. Rimanendo nel nostro campo, per favorire un invecchiamento attivo, noi pensiamo si debbano

35 prima individuare le riserve cognitive ancora presenti (quindi il potenziale residuo cognitivo individuale), e poi ricercare modalità riabilitative innovative che, agendo sul potenziale residuo, possano favorire una riattivazione mnesica attraverso la plasticità cerebrale che si ipotizza possa essere presente per tutto l arco della vita e quindi anche nel vecchio (Recanzone, 2000).

36 E per la persona affetta da Malattia di Alzheimer? Nel suo cervello non tutto e non subito si altera, ma l alterazione avviene lentamente, in aree e tempi successivi anche se, gradatamente, negli anni, in maniera diffusa e progressiva e, per il momento ancora inesorabile. Ho pensato di intraprendere, oltre alla strada dei deficit mnesici degli anziani, anche quella dei deficit mnesici nei dementi.

37 Prospettiva futura:applicazione della VRMT nella fase iniziale della Malattia di Alzheimer I l r a z i o n a l e: 1. E di comune acquisizione che la Malattia di Alzheimer abbia un decorso caratterizzato all inizio da un prevalente deficit mnesico che, quasi nella totalità dei casi, ne segnala l esordio. Prevale anche nei primi stadi della malattia (CDR 0.5-CDR 1-CDR2) rispetto alla compromissione degli altri domini che si accentueranno invece successivamente.

38 2. Se nei primi stadi della Malattia di Alzheimer il difetto prevalente è nella memoria, è ragionevole ritenere che, il trattamento terapeutico, in questa fase, debba consistere nel potenziamento mnesico.

39 3. Considerato che, l analisi dei dati della nostra ricerca, ha evidenziato che l utilizzo del VRMT contribuisce a stimolare un processo di riattivazione cognitiva e mnesica, è ragionevole ipotizzare che il VRMT sia anche indicato come trattamento non farmacologico nelle prime fasi della demenza di Alzheimer nelle quali, la compromissione mnesica, è prevalente.

40 4. In considerazione poi del fatto che il VRMT ha dimostrato di essere in grado non solo di migliorare, ma anche di mantenere nel tempo (9 mesi) il miglioramento evidenziato dai punteggi dei tests di valutazione neuropsicologica, è ragionevole ipotizzare che, con l applicazione della nostra tecnica riabilitativa nella fase dubbia ed iniziale della demenza di Alzheimer (CDR 0.5 CDR.1, CDR 2), ci si possa attendere anche uno spostamento in avanti nel tempo della inevitabile, complessa e complicata storia naturale di questa innaturale malattia.

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