LA COOPERAZIONE SOCIALE PIEMONTE. Le Cooperative di tipo A

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1 r e g i o n e p i e m o LA COOPERAZIONE SOCIALE IN PIEMONTE Le Cooperative di tipo A n t e

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3 LA COOPERAZIONE SOCIALE IN PIEMONTE Le Cooperative di tipo A

4 ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI Direzione Politiche sociali Direttore Attilio Miglio Settore promozione attività altri soggetti pubblici e del privato sociale Dirigente Sergio Di Giacomo Corso Stati Uniti Torino Tel fax Pubblicazione a cura di: Maria Ludovica Chiambretto Responsabile ufficio Promozione del terzo settore Con il contributo di: Cristina Gallasso cooperative di tipo A Annalisa Maggiorotto cooperative di tipo B Con la collaborazione di: Carmen Prado Nadia Miletto C.S.I. Piemonte Si ringraziano inoltre le funzionarie dell Assessorato Antonella Gianesin (responsabile ufficio formazione del personale socio-assistenziale) Giovanna Tresso (responsabile ufficio sistema informativo servizi sociali) Nel sito internet della Regione Piemonte Nella sezione tematica Famiglia e politiche sociali è attiva la voce cooperazione sociale N.B. Si può digitare direttamente marialudovica.chiambretto@regione.piemonte.it 4

5 INDICE Le Cooperative Sociali di tipo A 7 Provincia di Alessandria 41 Provincia di Asti 51 Provincia di Biella 61 Provincia di Cuneo 71 Provincia di Novara 83 Provincia di Torino 93 Provincia del Verbano Cusio Ossola 109 5

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7 LE COOPERATIVE SOCIALI DI TIPO A Le cooperative sociali, che comunemente vengono definite di tipo A, sono cooperative che operano nel settore dei servizi sociali e, in modo specifico, secondo il dettato dell art. 1 della legge quadro n. 381/91, hanno lo scopo di.. perseguire l interesse generale della comunità alla promozione umana e all integrazione sociale dei cittadini attraverso la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi. Come è noto, da anni i servizi sociali pubblici sono gestiti o in forma diretta con personale dipendente o attraverso convenzioni con le cooperative sociali di tipo A. Quest ultima modalità gestionale si inserisce appieno nel moderno sistema di Welfare, così come delineatosi alla luce della recente riforma del Titolo V della Costituzione, nel quale è riconosciuto alle formazioni sociali un importante ruolo nell ambito della sussidiarietà orizzontale. La specifica finalità del perseguire l interesse generale da parte della cooperazione sociale, già evidenziata dalla Legge quadro n. 381 Disciplina delle cooperative sociali è stata inoltre ripresa e sottolineata dalla legge n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nonché dal legislatore regionale con L.R n. 1 Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento Ciò premesso, è fuori dubbio che l albo regionale costituisca anche il primo ambito di riferimento per gli operatori pubblici e le cooperative sociali che intendano entrare a far parte della rete integrata dei servizi. Ed è in considerazione di ciò che la presente trattazione è dedicata esclusivamente alle cooperative di tipo A cui, per la prima volta in sede regionale, è dedicato un approfondimento. Non è possibile, pertanto, come per le cooperative di tipo B disporre di un quadro di confronto per il commento dei dati. Ai sensi dell art. 2, della L.R. n. 18/94, è previsto che l albo sia pubblicato, almeno una volta all anno, sul B.U.R.. Secondo i dati relativi all ultima pubblicazione le cooperative sociali di tipo A attive, iscritte al sono Supplemento al n. 39 del B.U. del , dalla data della rilevazione all ultima pubblicazione si registra l iscrizione di 36 nuove cooperative. 7

8 Le informazioni riportate nella presente pubblicazione risalgono all epoca della rilevazione congiunta con l ISTAT, quando le cooperative A iscritte erano 216. Queste cooperative costituiscono pertanto l universo considerato. Come è noto, dal 1 gennaio 2002, le competenze relative alla tenuta dell albo, con l istituzione delle sezioni provinciali dello stesso, sono state trasferite alle Province. In considerazione di ciò, a questa parte introduttiva di carattere generale, segue una sezione dedicata alla presentazione delle singole realtà provinciali. Per un approfondimento specifico sulle cooperative A si rimanda, sia alla numerosa pubblicistica, sia alla normativa di settore e ai successivi atti di indirizzo e applicativi. La presenza sul territorio Rapportando il numero delle 216 cooperative attive nel 2002 alla popolazione piemontese di quello stesso anno ( abitanti), si ha la presenza di una cooperativa sociale di tipo A ogni abitanti, vale a dire 5,28 cooperative ogni abitanti. Le sezioni provinciali dell albo regionale Province Cooperative % Alessandria 23 11% Asti 12 6% Biella 8 4% Cuneo 29 13% Novara 17 8% Torino % V.C.O. 7 3% Vercelli 13 6% Piemonte 216 8

9 Come prevedibile, la realtà della provincia di Torino rappresenta la metà della cooperazione sociale di tipo A in Piemonte. In particolare, su 107 cooperative di questa provincia, 69 (il 65%) hanno sede legale nel capoluogo, 38 (il 35%) nelle altre città; segue la Provincia di Cuneo con una presenza pari al 13,4% e Alessandria con il 10,6%. Per avere un idea del radicamento sul territorio delle cooperative, può risultare forse più interessante il confronto tra il numero di cooperative iscritte nelle sezioni provinciali e la densità della popolazione dei vari territori, ne emerge la situazione illustrata dal grafico che segue. La situazione si presenta abbastanza omogenea nelle varie Province e il rapporto cooperative/abitanti si attesta in generale intorno alla media regionale, con un picco di 7,4 cooperative nel territorio della Provincia di Vercelli. 9

10 L anzianità Il dato relativo all anno di costituzione è stato rilevato dall ISTAT, per cui ha un valore indicativo, risultando calcolato per 145 cooperative pari al 67% dell universo considerato. 2 Dai dati relativi agli anni di costituzione, si ricava la seguente situazione. Il 51,7% delle cooperative attive alla data del 2002 si è costituito nell ultimo decennio, cioè nel periodo successivo alla legge quadro nazionale, 1992/2002, con un picco tra il 1992 e il Una cooperativa risulta costituita nel 1966, trascorrono 10 anni (1976) prima delle successive costituzioni. Si può senz altro concludere che, pur trattandosi di una realtà relativamente recente, in Piemonte, la cooperazione sociale di servizi alla persona era ampiamente presente quando il legislatore nazionale è intervenuto a disciplinare e riconoscere il fenomedata costituzione cooperative % sul totale prima del % % % % % Coop Come precisato in premessa rispetto alla 216 iscritte alla data del censimento, soltanto 145 cooperative hanno compilato il questionario dell ISTAT, inoltre le informazioni ISTAT sono al

11 no; infatti circa il 49% delle cooperative, oggi presenti ed operanti, si era già costituito prima del 1991, (il 39,2% nel periodo 1982/1991 e il 9% prima del 1982). Se si considera la data di iscrizione all albo regionale il quadro che ne risulta è seguente: anno iscriz. Coop. 1994/ / / / / Tot. *276 *N.B. Il totale di 276 è comprensivo delle 24 cooperative in seguito cancellate. Con l entrata in vigore della L.R. n. 18/94 e, quindi, a pochi mesi dall istituzione dell albo regionale delle cooperative sociali, si registra il picco delle iscrizioni. Successivamente il fenomeno si è stabilizzato su una media di circa 23 nuove iscrizioni all anno ed un incremento di 51 nuove iscrizioni tra il 2002 e il 2004, in coincidenza con il passaggio delle competenze dalla Regione alle Province. Se ne può dedurre che il fenomeno imprenditoriale, collegato alla cooperazione sociale A, oltre ad essere relativamente recente, è ancora in espansione e, malgrado vi siano difficoltà soprattutto dovute alla situazione di esposizione al credito delle cooperative, che in prevalen- 11

12 za lavorano con gli enti pubblici, mostra notevole tenuta e vitalità. Infatti, il numero delle cooperative iscritte negli ultimi tre anni è superiore a quello delle cooperative sociali cancellate dal 1994 ad oggi. 3 Le risorse umane Al , le risorse umane, complessivamente considerate, presenti nelle 216 cooperative sociali di tipo A sono costituite da persone 4, secondo la seguente collocazione in cooperativa: Occupati Collaboratori Volontari 765 Obiettori 274 Altri soci Totale risorse Nel corso degli anni, in base al disposto dell art. 5 della L.R. n. 18/94, sono state cancellate dall albo, 24 cooperative; in realtà le cancellazioni sono state 26, ma due di queste, sono state successivamente riscritte. La legge regionale n. 18 prescrive che una cooperativa cancellata non abbia la possibilità di ripresentare domanda se non trascorso un anno dalla cancellazione. Si tratta di una norma di doppia garanzia sia per l amministrazione che tiene l albo sia per le cooperative sociali. 4 Si può credibilmente presumere che, ad oggi, considerato l incremento di 36 nuove iscrizioni nel periodo 2003/2004, complessivamente le risorse umane siano intorno alle unità. 12

13 La compagine sociale è così composta: Soci persone fisiche Soci persone giuridiche 58 Tot. Soci % persone fisiche 99,65% % persone giuridiche 0,35% I soci sono di cui persone fisiche (99,65%) e 58 persone giuridiche (0,35%). Queste ultime si compongono di 27 cooperative sociali, 22 associazioni e 9 persone giuridiche private. Tra i soci persone giuridiche, malgrado la legge nazionale ne preveda la possibilità, non vi sono persone giuridiche pubbliche. Le persone giuridiche nelle cooperative A sono numericamente inferiori rispetto alle cooperative B. La presenza nella compagine sociale anche di persone giuridiche è importante e può essere un indicatore della propensione a lavorare in rete con altri soggetti del terzo settore, nonché della capacità di gestire un servizio in raccordo con il territorio. Si tenga peraltro presente che tali esigenze possono già in parte essere soddisfatte con la partecipazione ad un consorzio sociale. I soci persone fisiche sono così suddivisi: soci persone fisiche lavoratori % volontari 765 5% Altri soci* % totale % *La significativa voce altri soci, indica un numero piuttosto elevato di soci, pari al 16% dell intera compagine sociale, che non sono stati indicati né come volontari, né come lavoratori in senso stretto, si può supporre che siano soci fondatori, lavoratori momentaneamente non impiegati, forme di volontariato atipico, collaboratori occasionali, qualche religioso, etc. E sembrato opportuno mettere in evidenza questa categoria anche al fine di stimolare un successivo ulteriore approfondimento al riguardo. 13

14 La composizione di genere della compagine sociale. La cooperazione sociale di tipo A ha una composizione di genere prevalentemente femminile: l 81% (13.579) dei soci sono donne, mentre il 19% (3.155) sono maschi. E interessante constatare come in ambito provinciale si registrino delle differenze notevoli. In alcune Province (Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli) la presenza dei soci maschi non raggiunge la quota media regionale del 19%. Il quadro provinciale è il seguente: Province Soci totale soci % di Femmine Femmine Maschi sul totale AL % AT % BI % CN % NO % TO % VCO % VC % Piemonte % 14

15 I volontari e gli obiettori di coscienza Una significativa presenza, quella femminile, che diventa invece quasi paritetica a quella maschile nell ambito della categoria dei soci volontari: 385 sono le socie volontarie e 380 i volontari maschi. Complessivamente i soci volontari rappresentavano il 5% della totalità dei soci. Siamo di fronte ad un dato molto al di sotto della previsione dell art.2 della legge n 381/91 e ancora al di sotto del dato della Lombardia, dove le volontarie nelle coop.a sono circa il 10% (9,6). Si tenga peraltro presente che qualche forma di volontariato può essere presente nel 16% di soci che sono stati definiti altro non essendo né lavoratori né volontari in senso stretto. La presenza dei 765 soci volontari e degli obiettori nelle Province: Province Soci Volontari Obiettori Totale soci %volontari sui soci AL % AT % BI % CN % NO % TO % V.C.O % VC % PIEMONTE % Gli obiettori di coscienza sono 274, un dato molto basso considerato l insieme di risorse umane che muove la cooperazione A. In alcune province la presenza di obiettori è quasi inesistente, si tratta di una circostanza su cui riflettere anche in vista delle possibilità che si offrono, per il futuro, con l introduzione del servizio civile volontario 5. 5 La sospensione della leva obbligatoria ha aperto le porte al servizio civile nazionale, regolato dalla legge 6 marzo 2001 n. 64. Dal 1 gennaio 2005 tutti i ragazzi (uomini e donne) tra i 18 e i 28 anni possono scegliere di dare volontariamente il proprio contributo alla difesa della Patria con mezzi e attività non militari svolgendo appunto il servizio civile nazionale. Un servizio che può rappresentare per i giovani un occasione di formazione ed un esperienza di solidarietà nei settori dell assistenza, della protezione civile, della difesa dell ambiente e della promozione culturale. Per le cooperative sociali e per gli altri enti che in passato hanno accolto gli obiettori di coscienza impiegandoli come supporto nella loro attività e che ora con la sospensione della leva rischiano di veder venir meno il loro contributo, la legge 64 costituisce una nuova possibilità. E previsto infatti uno specifico percorso di accreditamento al termine del quale diviene possibile per gli enti presentare progetti di servizio civile nazionale e richiedere per la realizzazione degli stessi un certo numero di volontari da inserire nel proprio organico. 15

16 Gli occupati Nelle cooperative A gli occupati in modo stabile sono Fra loro sono soci lavoratori (86,5%) e lavoratori dipendenti (13,5%). Secondo i dati dell Osservatorio regionale del lavoro, in Piemonte, nel 2002, sono occupate persone. La percentuale degli occupati, in modo stabile, nelle cooperative di tipo A rappresenta quindi, lo 0,86% degli occupati a livello regionale, con una media di occupati per cooperativa pari a 71 unità. Ancora una volta bisogna sottolineare la significativa presenza di donne, così suddivise fra lavoratrici socie e dipendenti: socie lavoratrici (75%) e (25%) dipendenti. Fra i lavoratori, il dato relativo alla presenza di genere è superiore in percentuale rispetto alla stessa presenza registrata tra i soci. Infatti se l 81% dei soci della A sono donne, fra gli occupati rappresentano l 86% dei lavoratori, con punte, come nella Provincia di Asti, del 95%. Provincia Socie Dipendenti Tot. lav. Tot. % di femmine lavoratrici donne donne occupanti sul tot. degli occ. AL % AT % BI % CN % NO % TO % V.C.O % VC % PIEMONTE % 16

17 Rapporto tra gli occupati e il totale degli occupati nelle Regione. occupati occupati nelle coop. nelle coop. A Totale occupati ogni lavoratori AL AT BI CN NO TO VCO VC PIEMONTE Come emerge dalla rappresentazione grafica, in alcuni territori provinciali, la consistenza numerica degli occupati nella cooperazione sociale dei servizi alla persona è considerevole; nella Provincia di Alessandria e in quella di Vercelli, in particolare, è molto superiore alla media regionale di 86 unità lavorative. Tra i dipendenti, il 78% (1.606 lavoratori) è a tempo indeterminato, il 21,4% (441 lavoratori) a tempo determinato, mentre lo 0,6% (13 lavoratori) sono in contratto di formazione lavoro. Si tratta dunque di situazioni lavorative che presentano caratteristiche di stabilità. Le figure professionali che ricorrono maggiormente sono:adest, educatori professionali, infermieri professionali, fisioterapisti, psicoterapeuti, docenti, badanti, assistenti d infanzia, animatori, consulenti di progetti, operatori di teleassistenza e, negli ultimi anni, anche mediatori culturali, musicoterapisti. 17

18 La forza lavoro complessivamente considerata. La forza lavoro delle cooperative sociali di tipo A è caratterizzata, inoltre, dalla presenza di un certo numero di collaborazioni e consulenze:1.452 sono le collaborazioni continuate, 804 le prestazioni di lavoro autonomo occasionale, per un totale di unità. La forza lavoro complessiva soci lavoratori dipendenti collaborazioni Totale Gli operatori impiegati in attività di assistenza alla persona. 6 Dei lavoratori (collocati stabilmente in cooperativa o in forma di collaboratori), , il 73%, risultano impegnati a vario titolo in attività di assistenza (di cui ben nella Provincia di Torino e nella Provincia di Alessandria), il restante è impegnato in attività diverse, quali funzioni di carattere amministrativo e contabile, trasporto, mensa, pulizie delle strutture etc.. Il dato conferma il forte 6 Per disporre del quadro complessivo delle varie figure professionali nelle cooperative di tipo A e della situazione, concernente il possesso in capo agli operatori dei requisiti professionali necessari allo svolgimento delle mansioni, la scheda di rilevazione conteneva una sezione riservata agli operatori impegnati nell attività di assistenza diretta alla persona e/o in attività di supervisione e di coordinamento tecnico. Oltre alle esigenze informative appena evidenziate, la rilevazione di dettaglio è servita anche a svolgere alcune considerazioni più specifiche sulla presenza delle cooperative sociali nei servizi piemontesi. 18

19 peso della cooperazione sociale nella gestione dei servizi sociali piemontesi. Il quadro che ne emerge è il seguente: Provincia Occupanti soci e collaborazioni Totale Operatori alla Op. alla persona/ dipendenti persona altro person. Alessandria % Asti % Biella % Cuneo % Novara % Torino % Verbania % Vercelli % Regione % Entrando nel dettaglio dei vari profili del personale impiegato in attività di servizio alla persona, risulta che la figura professionale prevalente è quella dell assistente domiciliare e dei servizi tutelari (7.253), seguono gli educatori professionali o specializzati (3.030), gli infermieri e i terapisti della riabilitazione (556), gli animatori professionali (340), gli assistenti sociali (210). Per quanto riguarda le qualifiche professionali che hanno una definizione normativa a livello regionale, educatori professionali (E.P.) e assistenti domiciliari e dei servizi tutelari (ADEST), la situazione rispetto alla presenza nelle varie Province e al possesso dei titoli risulta la seguente: 7 7 Nel 2002, anno di riferimento per l indagine, era appena stata attivata la laurea triennale interfacoltà per educatore professionale, contestualmente alla soppressione dei corsi regionali di base per E.P., e venivano attivati i primi corsi per operatore socio sanitario: pertanto le qualifiche prescritte erano ancora quelle di E.P. e ADEST, ottenute in esito alla frequenza dei corsi di formazione regionali. 19

20 ASSISTENTI DOMICILIARI E DEI SERVIZI TUTELARI Totali Qualifica Gié iscritti con req. Senza req. O.T.A. Altro ai corsi di per riqual. per riqual. riqual. AL AT BI CN NO TO VCO VC PIEMONTE EDUCATORI PROFESSIONALI O SPECIALIZZATI Totali Qualifica Gié iscritti con req. Senza req. Laurea Altro ai corsi di per riqual. per riqual. con ind. riqual. E.P. AL AT BI CN NO TO VCO VC PIEMONTE Si rileva una buona presenza di operatori in possesso delle qualifiche o frequentanti i corsi di riqualificazione (1.724 E.P. e ADEST) 8. 8 La situazione risulta fotografata alla fine del 2002, pertanto, la gran parte degli operatori al momento iscritti a corsi di riqualificazione dovrebbero aver conseguito il titolo. E sembrato ugualmente interessante riportare l informazione come era stata, a suo tempo, rilevata. Come è noto fino all anno 2002, gli operatori di base nei servizi erano l OTA ( operatore 20

21 Rimane ancora consistente, al 2002, il numero di operatori in possesso dei requisiti per accedere ai corsi di riqualificazione, non ancora inseriti negli stessi (644 E.P. e 810 ADEST): è, peraltro, ipotizzabile che una quota consistente sia stata nel frattempo inscritta ai corsi. 9 Un dato problematico è invece la presenza di operatori che svolgono le funzioni di E.P. e di ADEST senza aver ancora maturato i requisiti per l accesso alle riqualificazioni (fra cui, si ricorda, l aver conseguito due anni di servizio nella funzione). Si tratta di 293 E.P. e di 635 ADEST. Nonostante già nel 1995 la L.R. 62/95 prescrivesse l obbligo del possesso delle qualifiche suddette, anche negli anni più recenti sono stati evidentemente reclutati operatori senza qualifica. Non si è in grado, peraltro, di affermare se tale situazione sia dovuta o meno a una difficoltà di reperimento di operatori qualificati in determinate aree della Regione. E comunque auspicabile che si tratti di una situazione in via di esaurimento, a fronte del costante gettito formativo di operatori qualificati. Per quel che riguarda questi operatori è probabile che un congruo numero possa aver maturato i requisiti per la riqualificazione entro i termini prescrittivi previsti dalla L.R. 8/01/2004, n. 1 Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento e che possa quindi vedere sanata la propria situazione in tempi brevi. tecnico addetto all assistenza, figura istituita nel 1991, che a seguito di un corso di 670 ore veniva inserito nei servizi sanitari) e l ADEST. Quest ultimo operatore, che aveva trovato una definizione normativa dal 1984, a seguito di un percorso formativo di 900 ore, veniva inserito nell ambito dei servizi sociali.vi era, peraltro, la necessità di individuare una figura unica ed integrata di operatore di base, spendibile sia in campo sanitario sia nei servizi sociali. Con D.M si prevedeva l istituzione di questo operatore, il cui profilo professionale è stato definito nella Conferenza Stato Regioni del febbraio Con deliberazione della Giunta regionale n del sono state definite le linee di indirizzo per la formazione di base per il conseguimento della qualifica professionale di operatore socio-sanitario O.S.S. Il nuovo percorso formativo prevede un programma di studio di complessive 1000 ore. A seguito delle definizione del profilo, la Regione Piemonte ha attivato la formazione integrativa per il raggiungimento delle 1000 ore, destinata agli OTA e agli ADEST, pertanto non si attivano più corsi sui vecchi profili. Rimane inteso che gli operatori in possesso delle qualifiche di ADEST e OTA, che non intendano conseguire il titolo di OSS, possono continuare ad operare esclusivamente nei servizi dei rispettivi comparti. 9 Negli anni 2002 e 2003 sono stati attivati, infatti, 7 corsi di riqualificazione per E.P. e 34 corsi di riqualificazione destinati agli ADEST per il conseguimento della nuova qualifica di operatore socio sanitario OSS. 21

22 Più controverso è il dato relativo alla figura dell animatore professionale, evidenziato nella tabella di seguito riportata: ANIMATORI PROFESSIONALI Con Senza TOTALI qualifica qualifica AL AT BI CN NO TO V.C.O VC PIEMONTE A fronte di 340 operatori che svolgono tale funzione, si riscontrano solo 73 operatori in possesso della qualifica. Si tratta di una figura professionale relativamente nuova, in cerca di una definitiva legittimazione, sia per quanto riguarda il percorso formativo, sia per quanto riguarda la collocazione dello stesso nell ambito della formazione professionale o a livello universitario. La Regione, infatti, ha sospeso al momento i corsi di formazione, in attesa di un chiarimento nazionale con l approvazione della legge nazionale sulle professioni sociali, che deve ancora essere emanata. Le altre figure presenti sono le seguenti: Ass.sociali psicologi medici inf.prof.li terapisti altro riabilitazione AL AT BI CN NO TO V.C.O VC Piemonte Dalla scheda emerge una consistente presenza di operatori sanitari (infermieri, terapisti della riabilitazione, medici: nel complesso

23 unità) cui vanno aggiunti 178 psicologi, impiegati in massima parte nei servizi socio sanitari in convenzione con le A.S.L. Ciò testimonia il forte impegno delle cooperative sociali nei servizi degli enti del sistema sanitario piemontese. Tale circostanza è inoltre evidenziata dal fatto che anche una quota consistente di operatori, con funzioni di E.P. e ADEST, sono impiegati in servizi convenzionati con la Sanità. Quest ultima considerazione emerge dal confronto con i dati sugli operatori del comparto socio assistenziale, ricavabili da altre fonti di rilevazione regionali. Ci si riferisce in particolare alla Relazione annuale sull attività degli enti gestori dei servizi socio assistenziali e la Scheda ISTAT - Regione sui presidi socio assistenziali 10.I dati relativi alle due rilevazioni, con opportune normalizzazioni, consentono di avere una fotografia degli operatori presenti nei servizi, esclusivamente per il settore socio assistenziale. Prendendo come riferimento l anno 2002, risultano lavorare nei servizi socio assistenziali facenti capo agli enti gestori dei servizi sociali, complessivamente ADEST e E.P. 11 Si tratta di operatori alle dirette dipendenze dell ente gestore, e di operatori impiegati nei servizi in convenzioni con cooperative sociali. Confrontando questi dati con quelli emergenti dalla rilevazione sulle cooperative sociali, in base ai quali ADEST e gli E.P. sono rispettivamente e 3.030, si può ragionevolmente dedurre che una quota consistente di essi lavori 10 Si tratta di due strumenti utilizzati con cadenza annuale dalla Direzione regionale Politiche Sociali per raccogliere informazioni di varia natura sui servizi socio assistenziali presenti nel territorio regionale, all interno dei quali è presente una sezione dedicata al personale. In particolare la relazione annuale serve ad acquisire informazioni di varia natura sulle attività svolte dagli enti gestori dei servizi sociali e sulle spese relative, mentre la scheda presidi è rivolta a tutti i presidi socio assistenziali piemontesi. 11 Si tenga presente che il dato è sottostimato a causa delle mancate risposte da parte dei presidi, pari a circa il 15%. 23

24 in servizi in convenzione. In particolare, per gli E.P., è ipotizzabile che una buona parte si impiegata nel comparto sanitario, considerato che vi é quasi coincidenza fra gli E.P. delle cooperative e dei servizi socio-assistenziali. Passando all esame degli altri profili riscontrati nelle cooperative sociali, risultano presenti 210 assistenti sociali. Un numero abbastanza consistente, se si considera che si tratta di una figura che per il suo specifico professionale lavora in buona parte alle dipendenze di enti pubblici e che non trova difficoltà di collocazione lavorativa presso gli stessi.a titolo di raffronto si cita il dato relativo alle assistenti sociali operanti presso gli enti gestori dei servizi sociali e i presidi socio assistenziali, pari rispettivamente a 854 e a 82, per un totale di 936 (dato ricavato dalle citate Relazione enti gestori e Scheda presidi ). Un ultima considerazione riguarda la voce altro prevista dal questionario, che raccoglie ben operatori impegnati nell attività di assistenza diretta alla persona non compresi nelle figure professionali summenzionate. Rientrano in questa voce: psicomotori, musicoterapisti, assistenti scolastici, puericultrici, insegnanti di scuola materna, badanti, sociologi, pedagogisti, mediatori culturali. Una molteplicità di figure professionali, molte delle quali, evidentemente, impiegate in servizi socio educativi.tuttavia la presenza in questa voce di figure afferenti al settore socio - sanitario (es. badanti, mediatori culturali, psicomotori), da un lato, arricchisce il quadro delle tipologie di figure professionali presenti nei servizi nonché sollecita i diversi livelli istituzionali coinvolti ad una seria riflessione sulle figure professionali del sociale e sulla loro legittimazione, dall altro, conferma l ampio ventaglio di servizi coperti dalle cooperative sociali, anche in aree molto specifiche e relativamente nuove. Gli organi sociali I Consigli di Amministrazione: Su 216 cooperative sociali attive nel 2002, si contano 980 amministratori che ricoprono le cariche di presidente, vicepresidente e consigliere. Se, come visto, la cooperazione sociale di tipo A è composta in prevalenza da socie e lavoratrici femmine il rapporto di genere risulta pressoché equivalente nei consigli di amministrazione, dove la prevalenza femminile è di poco superiore, infatti, dei 985 consiglieri: 485 sono gli uomini (49,5%) e 495 le donne (50,5%). 24

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