Da consumarsi preferibilmente

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1 18 gennaio 2011 anno XI n. 10 Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www. unisob.na.it/inchiostro Da consumarsi preferibilmente 2027 entro il Era la stampa, bellezza di Andrea Fabozzi * Spedizione in A.P. - 45% art. 2 - comma 20/b - legge 66/92 - Filiale di Napoli C era un regime che sembrava solido e controllava rigidamente la stampa, cominciava una guerra, si affacciava un concorrente che, allora, non preoccupava. Era il 1939 e a Roma la Rai che si chiamava Eiar sperimentò la prima trasmissione televisiva. In quell anno, settant anni fa, in Italia i giornali quotidiani vendevano lo stesso numero di copie che vendono adesso: meno di cinque milioni al giorno. Erano più di sei milioni nei primi anni Il crollo della diffusione, dei ricavi e della pubblicità nel mezzo di comunicazione più tradizionale, il giornale di carta, è stato verticale. La crisi annunciata, attesa, probabilmente rinviata con metodi discutibili come la trasformazione dei giornali in accompagnatori in edicola di enciclopedie, dvd o prosciutti (è successo, in Spagna) è infine arrivata tutta insieme. Pessime notizie, è il caso di dire, per le ragazze e i ragazzi che qui studiano giornalismo e anche per chi già da qualche anno fa questo mestiere e qualche volta ha la sensazione di lavorare alla luce di una stella morta. Ma questo numero di Inchiostro che pure apriamo con l apocalittica previsione di un esperto (sbagliata, secondo noi) è invece un manifesto di ottimismo. Se i giornali agonizzano il giornalismo è vivo e vegeto, si espande attraverso mille nuove piattaforme e per così dire si democratizza: uno scoop è a portata di telefonino. Il mestiere cambia ma proprio per questo diventa sempre più importante saperlo fare bene. Trovare le notizie, distinguerle dalla propaganda. Foto di Lorenzo Marinelli e Jessica Mariana Masucci * Giornalista de "Il manifesto" Quando è ancora più difficile lavorare come reporter David Randall "Se ci sono le notizie ogni mezzo va bene" Randall, scrittore e giornalista dell'independent, è ottimista sul futuro della professione. Ma "servono talento, intelligenza e curiosità". "Il giornalismo on demand non mi convince, servono buoni professionisti. Ma non fatemi parlare di teoria, io amo scrivere". pag. 6 Eugenio Scalfari "Non date la colpa ai cronisti" "Il crollo delle vendite dei quotidiani è un fenomeno generale nell'occidente, la causa è la concorrenza delle nuove tecnologie", dice il fondatore di Repubblica. E aggiunge: "L'obiettività è una finzione, i fatti sono letti dai giornalisti secondo il loro punto di vista". pag. 12 GIORNALI IN CRISI Crollano le vendite e c'è chi prevede la fine pag. 2 e 3 NUOVI MEDIA Carta e web insieme per vincere il Pulitzer pag. 3 GIORNALISMO 2.0 "Citizen" o "on demand" la rete si organizza pag. 7 LA SFIDA Il giornalista robot contro la vecchia radio pag. 8 e 9 Mentre questo numero è già quasi "Inchiostro" giunge nella nostra piccola e giovane redazione la notizia tragica, oltre i limiti del nostro pressoché quotidiano surreale, della collega cronista de Il Mattino Mary Liguori, che, recatasi sul luogo di un omicidio di camorra a San Giorgio a Cremano, vi ha scoperto, tra le altre, vittima innocente e inconsapevole il proprio padre Vincenzo Liguori, 57 anni, titolare di un'officina a San Giorgio a Cremano. Il lettore sfogliando questo numero si accorgerà che esso è dedicato al futuro del giornalismo con l inevitabile difficilissimo e pur sempre amato baricentro nella nostra Napoli... il futuro del giornalismo... a Napoli! Certo la notizia arrivata ha spazzato via il tono ironico del solito fratello di Caino... Certo qualche scoramento ti prende dalle gambe alla gola... Vogliamo invece dire che, per quanto tutto sia difficile, per quanto la città sembri tante volte una farfalla dalle ali sparate che fatica a uscire dal buco nero delle sue molte camorre, delle sue corruzioni, delle sue lotte tra i poveri (anche poveri giornalisti, disoccupati, precari, abusivi, giovani studenti quasi il danno venisse dagli uni o dagli altri) noi crediamo fermamente nella forza invincibile di quei nostri giovani (giornalisti e non) che formandosi nelle tante scuole serie (medie e universitarie) di questa città contribuiranno alla forza del tessuto professionale progettuale e morale nelle trincee della città o nei molti luoghi del mondo dove porteranno alto il nome della Napoli da cui sono partiti. A Mary Liguori, che appartiene al giornale simbolo di questa città, l affettuoso abbraccio di tutti noi.

2 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 2 inchiostro n. X 2011 pagina 3 Il limite dell'online: Il Pulitzer premia il web ha bisogno Per la prima volta il reportage investigativo conquista la Rete La "dottoressa Fink" vince l'oscar del giornalismo con ProPublica dei giornali Sabadin: «Il vero paradosso è che le notizie della carta stampata finiscono gratis in Rete» di Marco Borrillo Dopo trentacinque anni di giornalismo, attualmente vicedirettore del quotidiano La Stampa di Torino: Vittorio Sabadin ha le idee molto chiare sulle nuove frontiere del giornalismo. Nel 2007 ha scritto il libro "L'ultima copia del New York Times" per analizzare le sfide della carta stampata davanti a internet e i nuovi media. Sempre più persone preferiscono Internet per informarsi. Perché? «Possiamo parlare di un paradosso. Già nel 2005 Rupert Murdoch disse che la gente può informarsi come, quando e dove vuole. Basta un iphone o un ipad e le notizie diventano fruibili in ogni istante. Ma Internet non riesce ancora a garantire la qualità dell informazione, punto di forza dei giornali cartacei. Il vero paradosso a cui stiamo assistendo è che le notizie della carta stampata a pagamento finiscono gratis online». Nel suo libro scrive: I vecchi tempi non torneranno, e per chi vuole sopravvivere non c è più tempo da perdere. Finora è stato perso tempo? La percentuale dei ricavi del 10% dal web e del 90% dalla carta «La stampa sta facendo dei passi avanti, ad esempio producendo applicazioni per ipad o per iphone che ritengo molto convincenti. La questione vera è come riuscire a produrre utili da queste iniziative. Oggi la percentuale dei ricavi è del 10% dal web e del 90% dalla carta. Quel 10% non è sufficiente a fronteggiare le spese di un giornale. Ecco perché diventa sempre più necessario far pagare agli utenti le notizie sul web. Murdoch insegue da tempo quest obiettivo: il Times online è diventato a pagamento, ma ha perso il 95% dei lettori. È chiaro che se un giornale vuole combattere da solo non ha vita facile. Ma è una battaglia che condivido». Il giornalismo italiano è al quarto posto Vittorio Sabadin per il crollo delle copie vendute. Ha notato una strategia prevalente, che si afferma nei giornali italiani, per stare al passo con le nuove tecnologie? «Il dato italiano è anomalo. Finora grazie agli allegati i giornali hanno vissuto una stagione economicamente florida. Sono stati stipulati redditizi accordi con Hotel, Alitalia e Trenitalia per stampare copie in più da vendere ai viaggiatori, a costi ridotti. Con la crisi è diminuita la raccolta pubblicitaria e si è determinata una contrazione delle tirature. Ma non per una diminuzione del numero di lettori». Lo scorso ottobre il Corriere della Sera ha scioperato dopo che il direttore De Bortoli ha sostenuto che i giornalisti devono abituarsi a fare altro oltre che scrivere per il cartaceo. Lei da che parte sta? «Sto con il direttore. Oggi bisogna saper fare tutto. Quando iniziai alla Stampa ero un praticante e il mio compito era quello di fare un titolo al giorno su una notizia. Nelle nostre redazioni fino alle è calma piatta, dopo si comincia a lavorare. Credo sia giusto cambiare linea e lavorare di più e su tutti i fronti. All estero non esistono testate che se la prendono comodamente». Il sito morde il magazine The Daily Beast nuovo azionista di Newsweek, ma la crisi continua di Alessandro Di Liegro In America, dove qualunque cosa succede prima che nel resto del mondo, il sito internet The Daily Beast, fondato nell ottobre del 2008 dall ex direttrice di Vanity Fair Tina Brown, ha acquisito il 50% delle azioni dello storico (settantatreenne, a.d. 1933) settimanale Newsweek. Cosa c è di più eccitante di un nuovo matrimonio fra media? ha dichiarato Tina Brown all indomani della firma dell accordo datata 12 novembre David Carr, editorialista del New York Times, ha commentato l operazione scrivendo che potrebbe essere una mossa finanziariamente valida, ma che non ha nessun senso per sinergia editoriale e che le due testate hanno in comune solo il fatto di aver perso tanti soldi finora. Il Newsweek versa in una grave crisi finanziaria, dovuta ad alcune scelte errate dei suoi editori a partire dagli albori della crisi economica (2008), che hanno incrementato le già floride perdite fino ad arrivare nel primo trimestre di quest anno alla cifra di 11 milioni di euro. A quel punto il settimanale viene comprato dal miliardario novantaduenne Sidney Harman per la cifra simbolica di un dollaro. Il Daily Beast, al contrario, è una recentissima creazione dell ex direttrice di Vanity Fair e del New Yorker Tina Brown, di proprietà di Barry Diller e della Iac, una finanziaria con interessi anche nei new media. Alla sua nascita la testata si prefigurava nella stessa scia di siti quali The Drudge Report (quello che ha rivelato il sexgate clintoniano, soffiando la notizia proprio al Newsweek), o Politico come rivelatore di scandali e segreti politici, ma attualmente la gran parte delle sue notizie è presa dai cugini cartacei. Il sito ha già cominciato la caccia verso i grandi nomi di richiamo del giornalismo a stelle e strisce. La prima a firmare è stata la reporter Premio Pulitzer Robin Givhan, esperta di moda. Molti commentatori hanno guardato all operazione con diffidenza: Mark Edmiston, capo di un fondo d investimenti ed ex proprietario del Newsweek parla di due proprietari con due differenti motivazioni: Harman alla sua età intende creare un alleanza fra media, mentre Diller vuole monetizzare l investimento fatto col Daily Beast sulla falsariga dell esperienza del Politico, che utilizza un prodotto cartaceo per sottodimensionare il businnes digitale, mentre gli stessi lettori del Daily Beast (più di cinque milioni di utenti unici al mese), non sono granchè d accordo Puoi anche unire due tacchini, ma non saranno mai un aquila scrive un lettore sul forum del sito. Le vendite dei quotidiani cartacei crollano in tutto il mondo Italia tra i peggiori Profondo rosso in edicola di Egidio Lofrano La crisi della carta stampata non è passeggera. Le perdite crescono anno dopo anno, in misura esponenziale nell ultimo biennio. Siamo al punto in cui i più pessimisti annunciano già la data di condanna a morte della carta stampata. Il mercato dei giornali non è però marginale nell'economia mondiale, il suo valore stimato nel 2009 è stato di 164 miliardi di dollari, superiore ai ricavi che provengono dalla produzione di libri, delle pellicole e dei videogiochi. Dal rapporto Ocse The evolution of news and the internet - emerge che il calo maggiore (in milioni di dollari) è stato registrato negli Stati Uniti, con una perdita del 20% rispetto al 2004, seguito dal -9% del Giappone e dal -7% dell Inghilterra. Dati indicativi soprattutto quelli del Giappone che è il leader mondiale per diffusione di giornali Nel nostro Paese vendute due milioni di copie in meno cartacei, con oltre 500 copie ogni mille abitanti. A soffrire non sono solo i produttori che possono contare su grandi platee. La crescita del mercato mondiale della carta stampata è stata pari a zero nel 2007, poi la svolta Corriere e Repubblica insieme, sotto le 900mila al ribasso: meno 5% nel 2008 e meno 10% nel 2009, anno record in negativo. In questo quadro di crisi anche l Italia registra perdite significative. Nel triennio il mercato italiano fa segnare il quarto maggior decremento a livello mondiale nella carta stampata, -18%, dopo Stati Uniti, Inghilterra e Grecia. Un crollo che ha origine da cause diverse e convergenti. Calo delle vendite, decremento degli introiti dai privati e concorrenza tra i media: è il trend negativo che la carta stampata deve contrastare per sopravvivere. Secondo l indagine della Fieg La stampa in Italia, tra il 2007 e il 2009 il fatturato editoriale è calato del 14,9%, il 9% in meno lo scorso anno. A pesare è soprattutto il crollo delle vendite: nel segmento dei quotidiani si è passati dai 6,8 milioni di copie del 1990 ai 4,8 milioni nel 2009, con un 2010 che conferma l andamento complessivo. Dai rapporti mensili diffusi dalla Federazione degli editori emerge un calo del 4,6% di media nei primi dieci mesi dell anno, con il picco registrato a febbraio, pari al 7,6%, con 346 mila copie acquistate in meno. I due principali quotidiani italiani per diffusione, il Corriere della Sera e la Repubblica, insieme non raggiungono le 900 mila copie vendute al giorno. Incide sul declino dei giornali anche l analisi del mercato pubblicitario, che presenta una situazione particolarmente difficile in Italia, uno dei due Paesi europei dove il sistema televisivo assorbe oltre il 50% degli annunci promozionali, raccogliendo gli investimenti dei principali inserzionisti. L ultimo rapporto della Fcp, Federazione concessionarie pubblicità, rileva che nel 2010 il fatturato pubblicitario della stampa è calato del 2,6%, passivo che fa seguito al -23,1% registrato nel I quotidiani perdono il 2,3% degli introiti pubblicitari, che sommato al -18,8% del 2009 porta a un decremento di un quinto del totale degli incassi nel biennio. Il futurologo australiano profetizza la morte della carta stampata, in Italia avverrà nel 2027 Quanto manca all'ultima copia di Livio Pane Gli Stati Uniti dovrebbero essere i primi senza giornali Guardare al futuro immaginando di non poter più leggere il giornale sembra per molti una cosa impensabile. Fare colazione mentre si sfogliano le pagine del proprio quotidiano di riferimento è per molti più di un abitudine. Secondo il guru dei media, Ross Dawson, l'ultima copia di un giornale cartaceo sarà acquistata in Italia nel Fantascienza? A leggere il curriculum di Dawson c'è da preoccuparsi. Nel suo saggio "Living networks" del 2002 l'autore anticipava l'ascesa del fenomeno dei social networks nel mondo, e dopo qualche anno i risultati gli hanno dato ragione. Nel suo ultimo lavoro "Newspaper Extinction", il futurologo australiano, ha predetto le "date di morte" della carta stampata nelle varie nazioni del mondo. I primi a finire senza giornali cartacei saranno gli Stati Uniti nel 2017, seguiti dal Canada, dalla Norvegia nel Poi la Nuova Zelanda, Spagna, Repubblica Ceca, Taiwan nel 2024, in Sud Corea, Russia, Belgio nel 2026, Francia nel 2029, Giappone nel 2031, Mongolia nel 2038, Argentina nel 2039, e dal 2040 in poi seguirà il resto del Mondo fino a che il giornale cartaceo non esisterà più. Dawson per spiegare la sua teoria prende in considerazione una serie di fattori globali e nazionali, come i cambiamenti demografici, la capacità tecnologica e le scelte dei consumatori che sanciranno in diverse date la fine dell informazione su carta. Queste teorie e analisi hanno dato al ricercatore australiano una fama mondiale. Dawson ha inoltre sostenuto che i ricavi dei media cresceranno parecchio nei prossimi anni, ma saranno distribuiti in maniera differente. I successori degli ipad saranno i principali mezzi di accesso all informazione. Costeranno in media 10 dollari o spesso e volentieri saranno addirittura gratuiti, magari forniti insieme all abbonamento per un periodico. Saranno la chiave d accesso al resto del mondo, colorati e piegabili, veloci e semplici, personalizzabili ed interattivi. Le teorie di Dawson hanno acceso il dibattito fra molti esperti del Dirk Smile: la carta stampata non morirà, ma si trasformerà giornalismo americano. Jeff Mascott in un articolo pubblicato il 14 dicembre su ADweek.com appoggia le teorie del guru australiano, e per molti aspetti ritiene le date di morte della carta stampata addirittura ottimistiche. Di parere completamente opposto è invece Dirk Smilie, che sul sito Forbes.com afferma che la carta stampata potrebbe sopravvivere. La parola d ordine è però trasformazione. Serve un organizzazione differente dei tagli e dei costi e nuovi investimenti in favore di web site, blog e applicazioni mobile. In poche parole Smilie sostiene che bisogna rendere il mezzo della carta stampata più flessibile, se si vuole evitare che altri media lo cancellino. In America questo processo di rinnovamento è già in atto da parecchio tempo. I siti Internet stanno assumendo sempre maggiore importanza a discapito della carta stampata. Lo dimostra la battaglia all interno delle testate giornalistiche on line, senza esclusione di colpi, per contendersi i blogger politici più illustri e famosi. di Francesca Saccenti e Giulia Savignano Dal giornalismo no-profit al web. Il Pulitzer per la prima volta si inchina di fronte alla Rete. E lo fa non una ma tre volte, consegnando la medaglia al nuovo arrivato. Un cambio di rotta, un segno del tempo che passa e porta con sé nuovi modelli e nuove tecnologie, che l Oscar della carta stampata non può ignorare. Un anno di successi per il web il 2010, che vede nel Pulitzer la vittoria del vignettista Mark Fiore che pubblica solo online. Un primato va anche al Seattle Times, premiato per l utilizzo di Twitter che si serve dell "user generated content : i contenuti generati dagli stessi lettori dei quotidiani. And the winner is, per il giornalismo investigativo del 2010, Sheri Fink, che ha realizzato l inchiesta per il sito no profit ProPublica dal titolo The deadly choices at Memorial. Il lavoro ha potuto contare sulla collaborazione del Vignetta di Mark Fiore New York Times, il quotidiano che ha collezionato più premi Pulitzer di qualsiasi altro giornale. Negli ultimi dieci anni nella sola categoria Investigative Reporting ha ricevuto quattro premi. Centouno riconoscimenti dal 1917 a oggi. Il premio di diecimila dollari va a un sito internet, dopo solo un anno dalla decisione di inserire anche il web tra i possibili vincitori del Pulitzer. ProPublica, al servizio del pubblico interesse, come fa intuire il suo stesso nome, non si limita a portare il giornalismo in un altra direzione ma si preoccupa anche di darne un nuovo aspetto. Una piattaforma online, che vive grazie al contributo dei filantropi e miliardari californiani Herbert e Marion Sandler, che finanziano il progetto insieme ad alcune fondazioni, e grazie alla generosità dei propri lettori. Bilanci e nomi dei donatori vengono regolarmente pubblicati. Un team di 32 reporter, alcuni di loro licenziati da testate importanti a causa della crisi, 4000 volontari che segnalano notizie guidati da Paul Steiger, ex direttore per sedici anni del Wall Street Jourrnal. Il sito, nato quattro anni fa nel cuore di Manhattan, rivoluziona anche la produzione delle inchieste. Il loro invito è quello di "rubare le nostre storie" per poi pubblicarle online senza trarne profitto. Molti dei loro servizi infatti vengono venduti a importanti network o giornali a titolo assolutamente gratuito, creando una collaborazione con varie redazioni esterne. Dalla Cnn al Los Angeles Times, da Usa Today allo Huffington Post. Solo nel 2009 il sito ha prodotto 138 inchieste di rilievo insieme a 38 riviste e quotidiani. La condivisione dei contenuti pubblicati da ProPublica sul sito è garantita dalla Creative Commons, una licenza che permette di attingere liberamente ai contenuti nel pieno rispetto delle leggi di copyright. Un modo di fare informazione che in Italia ancora non esiste e forse non potrà mai essere esportato. Nel nostro paese infatti il controllo dell informazione è nelle mani di pochi gruppi editoriali che decidono la linea politica del giornale. Così Paul Steiger descrive la situazione italiana, sottolineando che nella redazione di ProPublica il fattore trasparenza è fondamentale e i finanziatori non vengono coinvolti nella scelta editoriale. «Il modo in cui si finanzia, il genere di storie che produce e il modo in cui raggiunge i lettori»: ecco la ricetta del successo di ProPublica secondo Sheri Fink. Una laurea in medicina e un dottorato in neuroscienze alle spalle, e poi il giornalismo. E proprio nella redazione del ventitreesimo piano di un palazzo sul fiume Hudson nasce l idea vincente di The deadly choices at Memorial. Una storia in cinque puntate documentata in tredicimila parole che fa luce sulle decisioni di morte prese da medici e infermieri all indomani della strage dell uragano Katrina nel L odore di morte era opprimente, nel momento in cui un soccorritore spalancò una delle porte della cappella dell ospedale. Dentro c erano più di una dozzina di corpi immobili su brandine, avvolti in lenzuola bianche. Una ciocca di capelli grigi fuoriusciva. Una mano bianca si allungava verso un vestito blu. Una descrizione dei luoghi della tragedia che mette in crisi i doveri della figura del medico ponendo interrogativi e dubbi sul suo ruolo all interno delle catastrofi. Secondo le indagini i medici avrebbero somministrato dosi di morfina a pazienti gravemente malati del Memorial Center di New Orleans, provocando la morte di 4 persone. Un dato che è stato smentito dalla giornalista, che ha dimostrato che sono 17 i pazienti morti a causa di un iniezione letale. Per quanto tempo medici e infermieri dovrebbero rimanere accanto a pazienti che potrebbero non farcela? E chi decide? Dove sta il confine tra giusta assistenza per i terminali ed eutanasia? Quanto sono responsabili medici e infermieri, delle loro azioni nelle circostanze più disperate?.

3 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 4 inchiostro n. X 2011 pagina 5 Polemiche e copie: ecco il metodo Feltri Il direttore editoriale di Libero: una carriera tra querele, sospensioni e vendite record La formula quasi scientifica di un giornalista che con i suoi editoriali avverte e minaccia di Jessica Mariana Masucci di Antonio Frascadore Vendesi giornalista. Non la persona. Il mestiere. Certo, letta cosi, questa frase, ha in effetti, poco di giornalistico. Come del resto le numerose truffe che si possono trovare in giro, e questa non è una novità, o sul web e non lo è nemmeno questa. Diventare giornalisti in un giorno, oggi giorno, si può. Agli insegnanti bastano, dicono loro, poche ore per capire chi è dotato, giornalisticamente parlando si intende, chi potrà accedere al corso e chi tornare a casa. E a quel paese gli ottanta articoli pubblicati con firma su una testata riconosciuta dall ordine. Ho provato a essere uno di loro. Uno di quei giovanotti truffati da corsi full immersion, che rientrano nel gruppo dei tanti casi di malagiornalismo presenti nel Bel Paese. Corsi, si fa per dire, in cui non solo non si viene pagati per i servizi pubblicati su una testata collegata alla scuola di formazione, come è invece buona norma, ma dove bisogna anche sborsare di tasca propria la ritenuta d acconto, cioè le tasse da versare all erario per dimostrare di aver percepito reddito per quelle prestazioni. Sul sito Emagister.it esistono almeno dieci pagine web, che forniscono contatti di corsi universitari, master di primo livello ma anche lezioni casalinghe per diventare reporter, cronisti d assalto, giornalisti sportivi, o caporedattori. Addirittura caporedattore. Purtroppo o per fortuna, le mie aspirazioni La pagina più brutta per l editoria italiana e per il mondo occidentale tutto, scrive Salvatore Palmieri. Carla Monzani propone di pubblicare ogni giorno la foto del suo beniamino, così parlerai con gli occhi e ricorderai a noi, ma più che altro a loro, cosa hanno fatto. Questi sono alcuni commenti apparsi a novembre sul sito de Il Giornale alla notizia della sospensione dall Ordine dei giornalisti per tre mesi a Vittorio Feltri, direttore editoriale della testata fino al 21 dicembre Feltri è tornato a Libero, nelle vesti di editore insieme con Maurizio Belpietro, direttore responsabile. I lettori del giornalista bergamasco si sono lanciati sul libro-intervista di Stefano Lorenzetto Il Vittorioso. Uscito il 24 novembre scorso, in due giorni è andato in ristampa e ne sono bastati quattro per sorpassare Giorgio Bocca, Roberto Saviano e Giampaolo Pansa. Il sottotitolo è Confessioni del direttore che ha inventato il gioco delle copie. La sua prima volta da direttore è a quarant anni, con Bergamo Oggi; nel 1989 va a dirigere L Europeo. Le vendite raddoppiano e il periodico nel 90 suscita interesse per l intervista scoop al presunto carabiniere Franco Montadelli, infiltrato nelle Brigate Rosse. Avrebbe assistito alla sparizione di una cassa di documenti durante l irruzione del 1978 nel covo di via Montenevoso. Ma Montadelli non esiste, tutto smentito dai giudici Borrelli e Pomarici e da un banale controllo all anagrafe. Negli anni di Mani Pulite, dal 92 al 94, il Vittorioso dirige L Indipendente, che supera la crisi di vendite e con 120mila copie batte Il Giornale di Indro Montanelli, vecchio mito di Feltri. Gli invidio tutto tranne Il Giornale. In fondo L Indipendente continua a guadagnar copie, non c è motivo perché lo debba lasciare : un mese dopo aver pronunciato queste parole siede al posto di Montanelli. In quattro anni la testata di Berlusconi raggiunge le 250mila copie. Legato a quel periodo è l episodio che riguarda il cantautore Francesco De Gregori. Feltri e il giornalista Paolo Giordano sono stati condannati per un intervista del 97. Secondo la sentenza, avrebbero violentato l identità politica dell artista, facendo credere ai lettori che condannasse il Partito comunista e la figura di Palmiro Togliatti. Il Giornale e Feltri divorziano nel dicembre dello stesso anno; lui dice di essere stanco di fare il direttore, ma in realtà cerca più autonomia nel decidere la linea editoriale. Forse gli è stato negato di acquisire una fetta abbondante della proprietà della testata. Gli anni che seguono sono quelli dei flop a Il Borghese e al Quotidiano nazionale. Sta preparando però un ritorno in scena con un giornale di cui sarà editore e direttore. Il 18 luglio 2000 esce in edicola il primo numero di Libero. Dopo pochi mesi la pubblicazione delle foto choc su un traffico di materiale pedopornografico in rete solleva una nuova polemica. Il direttore del Tg1 Gad Lerner si dimette per aver messo in onda le stesse immagini. Feltri viene radiato dall Ordine dei giornalisti della Lombardia, ma il provvedimento viene convertito dal Consiglio nazionale in una censura. Nella redazione di Libero si torna a parlare di radiazione nel 2007, mentre la tiratura del quotidiano tocca le 220mila copie. Renato Farina, alias l agente Betulla, aveva preso dai servizi segreti circa 30mila euro e intanto continuava a scrivere alle dipendenze di Feltri. Il Consiglio nazionale dei giornalisti, su richiesta del Procuratore generale di Milano, lo cancella dall albo. Il 22 agosto 2009 Vittorio Feltri torna a dirigere Il Giornale. Il suo predecessore, Mario Giordano scrive ai lettori una lettera di addio: Quello che fanno le persone dentro le loro camere da letto, siano essi premier, direttori di giornali, [ ] riteniamo siano solo fatti loro. E siamo convinti che i lettori de Il Giornale non apprezzerebbero una battaglia politica che si trasformasse nel gioco dello sputtanamento delle rispettive alcove. Feltri esordisce per la seconda volta in casa Berlusconi gettandosi a capofitto nella campagna Boffo. Ventotto agosto, titolone: Il supermoralista condannato per molestie. E più sotto: Dino Boffo, alla guida del giornale dei vescovi italiani e impegnato nell accesa campagna di stampa contro i peccati del premier, intimidiva la moglie dell uomo con il quale aveva una relazione. Un putiferio che non si placa nemmeno con le dimissioni del direttore dell Avvenire. Il 4 dicembre 2009 Il Giornale fa marcia indietro sul caso; lo spunto nasce da una lettera di una lettrice, nella quale si chiede al direttore come mai una cosa così piccola abbia procurato un gran fracasso mediatico. Feltri risponde che Dino Boffo avrebbe dovuto rendere pubblico il fascicolo, consentendo di verificare che si trattava di una bagattella: Infatti, da quelle carte, non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato. Si giustificherà anche davanti all Ordine di Milano dicendo che aveva ingenuamente creduto all insospettabile informatore che gli aveva consegnato il documento falso. Il 26 marzo 2010 arriva la sospensione per 6 mesi al direttore de Il Giornale. La decisione viene presa anche sulla base del caso Farina. A novembre in sede nazionale la sanzione viene ridotta da 6 a 3 mesi, dopo che sul voto finale il Consiglio si è spaccato in due. Nel frattempo il caso diventa metodo. Il metodo Boffo viene invocato l estate scorsa dall onorevole Pdl Giorgio Stracquadanio nei confronti di Gianfranco Fini. Il leader di Futuro e Libertà già prima della scissione era tanto scomodo da essere stato minacciato il 14 settembre 2009 nell editoriale de Il Giornale. Scriveva Feltri: Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme. Il 28 luglio 2010 Il Giornale esce con il titolo Fini, la compagna, il cognato e una strana casa a Montecarlo. Le vendite del quotidiano raccontano che in un anno di polemiche Feltri ha battuto Feltri: il totale è passato da una media di 171mila copie ad agosto 2009 a una di 184mila lo stesso mese dell anno successivo. L otto gennaio scorso Feltri è stato accusato di aver cambiato bandiera dal suo ex numero due, Alessandro Sallusti. Il direttore de Il Giornale ha scritto che il giornalista ha rinnegato Berlusconi in un incontro pubblico a Cortina. La replica è arrivata, anche se la firma del direttore editoriale non può ancora comparire sulle colonne di Libero. Non è da gentiluomini ha detto sparare su un uomo disarmato. Intanto le copie vendute sono già aumentate nel giro di poche settimane dall arrivo del Vittorioso. Schizzo d'inchiostro di A.L. Esposito False scuole di giornalismo Caporedattore in un giorno. La truffa è dietro l'angolo personali sono elevate e allora soprattutto quest ultima scuola mi ha incuriosito parecchio: «Pronto» risponde una signorina dall altra parte della cornetta. «Salve dico con voce quasi emozionata voglio sapere in che modo posso diventare caporedattore, quando inizia il corso e quanto costa». Troppe domande. «Un attimo, le passo il responsabile». Voce di sottofondo, bisbigliare minaccioso e un omone tutto ad un tratto diventa il mio interlocutore. «Senta, noi non facciamo diventare caporedattori. Noi inviamo dei testi per apprendere le nozioni principali del giornalista». In me la delusione divenuta imminente. Ma dall altra parte ricevo poca comprensione e forse per le avverse condizioni meteo, cade la linea, nonostante l utilizzo del telefono fisso. Il telefono della redazione dove giornalmente lavoro, in una vera Scuola di Giornalismo. Un master universitario di primo livello, dove si insegna giornalismo, ti viene riconosciuto il praticantato di 18 mesi per accedere all esame da professionista, si paga, tanto, a seconda del rango e dei punti di vista e dura due anni. Non un giorno o un libro a casa. Non è una marchetta, ma un consiglio. Per la cronaca la scuola era a Pavia. Per informazioni non era una scuola ma un corso falso che però, è stato smascherato come altri scoperti negli scorsi anni dal Coordinamento dei giornalisti precari della Campania, movimento autonomo del sindacato nato per monitorare i diritti dei tanti precari di questa professione. «In pratica ti vendono il tesserino spiega Ciro Pellegrino, leader del Coordinamento creando false aspettative e nuove sacche di precariato». I costi vanno dai 270 euro per un corso online, con tanto di dispense e pubblicazione su un sito internet ai 3500 euro per un biennale con attestati finali per l'agognato "tesserino". La prassi diffusa è quella di rilasciare al collaboratore "volontario" una ricevuta fiscale dei compensi (fittizi) percepiti durante ogni anno, che possono essere anche minimi, "pro forma". Annualmente poi, il collaboratore dovrà solo versare la ritenuta d'acconto (il 20%) sui compensi (ipotetici) percepiti, le cui ricevute sono appunto necessarie per la pratica di iscrizione. Tutto questo non per lavorare in un giornale. Perché poi alla fine il lavoro non te lo assicura nessuno. Ma cosa sarà mai in fondo fare questo giornalista? Conviene cosi tanto sborsare soldi di tasca propria, al massimo quella dei genitori, per questi tesserini? Saranno cosi importanti ai fini di una assunzione? Domande a cui solo il tempo ci potrà rispondere. Ma chissà se aveva ragione, uno dei decani del giornalismo italiano, Enzo Biagi, che diceva: La redazione è la vera scuola di giornalismo. Nel frattempo, meglio non dirlo a noi. Wikileaks ciao, vado a farti concorrenza Il sito di Assange perde pezzi. I suoi pupilli si mettono in proprio alla ricerca di scoop riservati di Pasquale Napolitano Ancora Julian Assange con il suo Wikileaks? Non necessariamente. Se il troppo storpia, le novità hanno un appeal che non perde mai colpi. Lo stile-wikileaks, uno volta abbandonate le sue origini, può diventare non banale se gestito da un altro sito. E se un operazione del genere viene fatta da hacker che hanno collaborato proprio con il creatore di quello stile, allora il gioco è fatto: si prendono documenti, si mettono in rete e si cercano di evitare le grane di un processo per molestie sessuali in Svezia o il fiato degli Stati Uniti sul collo (matasse da sbrogliare, invece, per Assange). Primo fra tutti l architetto John Young, classe 1935 ed ex socio di Assange, che dal 1996 è in rete con il suo Criptome.org. Young ha abbandonato il progetto di Wikileaks, sostenendo fosse una copertura della Cia. E se da una parte ancora è nell aria la minaccia di colpire una grossa banca americana fatta, prima di dicembre, da Wikileaks.org, il sito di Young aveva già preso di mira la Citibank in passato, pubblicando documenti privati e scatenando l ira dei legali del Citi Group. Secrecy News è invece un blog, fondato dallo scienziato Steven Aftergood, che pubblica documenti governativi riguardanti l esercito e la diplomazia statunitense. Dalla scuderia Wikileaks nasce anche il progetto più interessante: Openleaks.org. L idea arriva da Daniel Domscheit-Berg, 32 anni, considerato da tutti il numero due di Assange e conosciuto sul web con lo pseudonimo Daniel Schmitt (adottato per ragioni di sicurezza). Daniel, oltre ad essere stato il portavoce di Ludovica Criscitiello e F.S. Cucinare torte salate timballi e pasticci, essere responsabili della logistica di Babbo Natale. E lanciare un quarto di dollaro all interno di un bicchiere per salire di livello. Sono le nuove e divertenti applicazioni per l ipad, quell oscuro oggetto del desiderio che sta conquistando il mercato mondiale. C è chi vede in questo strumento il futuro dell informazione, chi non lo considera come un potenziale nemico e chi invece lo esalta investendoci cifre enormi. E il caso del miliardario inglese Richard Branson, il patron dell impero di Virgin, che batte sul tempo Rupert Murdoch, dando vita a Project, il magazine digitale già disponibile sul tablet computer. Fin qui nulla di strano o quasi, se non fosse che questa rivista sarà la prima in assoluto nata solo ed esclusivamente per l ipad. Alla regia Anthony Noguera, ex caporedattore della rivista maschile Fhm, che spazierà dall arte all intrattenimento, dallo sport ai motori, facendo il giro del mondo alla scoperta di posti sconosciuti. Il mensile, a prova di touch, ha un abbonamento del costo di 2,99 dollari, ed è in continua trasformazione. I contenuti, infatti, saranno aggiornati da una piccola redazione di venti persone, durante tutto il mese, secondo l idea del living magazine. Per sfogliarlo è necessaria un applicazione scaricabile gratis dall App Store, che ha permesso il mese scorso agli ipader di trovarsi di fronte alla prima copertina di Project con la fotografia dell attore Jeff Bridges nel suo ultimo film Tron legacy. Basterà semplicemente accarezzare il piccolo schermo per vedere la star camminare fino a nascondersi nella pagina della sua intervista. Fotografie, animazioni e particolari effetti grafici per incuriosire e divertire il lettore: per pulire il titolo di un articolo nascosto dalla polvere basterà passarci sopra le dita. Un prodotto accattivante e originale sembrerebbe, eppure le critiche sono tante. La più dura è che il magazine non dà la possibilità ai lettori di condividere i contenuti su Facebook e Twitter, rappresentando un vero e proprio limite per ufficiale di Wikileaks, gestiva i flussi di finanziamento del sito in Germania, paese chiave per l organizzazione di Assange. L ex braccio destro è stato sospeso dall incarico ad agosto, per poi dimettersi a settembre: causa principale, le sue divergenze con Julian Assange. Openleaks è stato messo a punto con un altra persona che, in conflitto con il capo del sito che da qualche mese preoccupa la diplomazia mondiale, ha abbandonato la vecchia realtà per crearne una nuova: non più il singolo a comandare, ma la storia di un gruppo. Il dissidente è: Herbert Snorrason, 25 anni, studente islandese di storia. Ai due si aggiungerebbe la collaborazione della parlamentare e artista islandese Birgitta Jonsdottir (ex sostenitrice di Assange e coproduttrice del video di Wikileaks che ad aprile rivelò una strage compiuta da un elicottero Usa in Iraq). In realtà alcune voci hanno parlato di un numero maggiore di ex seguaci di Wikileaks: sarebbero addirittura dieci. Il nuovo sito sarà un evoluzione del precedente. Diverse le linee-guida che vanno in questa direzione: finanziamenti più trasparenti, anonimato assoluto delle fonti e novità più importante la non pubblicazione immediata dei files. Openleaks consegnerà il materiale alle Ong e ai giornali interessati. Al momento l home page recita: coming soon. Nel Bel Paese è nata, intanto, la succursale non autorizzata: Wikileaks Italia. Il sito traduce i files pubblicati sul sito originale: non molti al momento i documenti a disposizione. Wikileaks: può diventare un nuovo standard? Il 2011 ce lo dirà. la comunicazione. Un passo indietro che secondo alcuni utenti ed esperti di tecnologia farebbe assomigliare Project alla madre carta stampata. Al secondo posto c è il caso del Daily, bruciato sul tempo da Branson, e ancora in fase di realizzazione. Il nuovo giornale è figlio del magnate dell informatica e proprietario di News Corp Murdoch, prossimamente su schermi ipad. All inizio The Daily è nato dall alleanza tra Apple e Newscorp, una collaborazione rimasta segreta per un po di tempo, come ha rivelato The Guardian, scrivendo che sono circa tre mesi che al quotidiano stanno lavorando più di 100 neolaureati. Il quotidiano, realizzato con un investimento iniziale di 30 milioni di dollari, avrà cadenza giornaliera e secondo alcune fonti, la redazione del primo giornale sarà a New York, presso la sede di News Corp. Il New York Times e Usa Today dovranno prepararsi al nuovo concorrente che privilegerà le notizie nazionali e ospiterà le firme dei più prestigiosi quotidiani americani, dal New York Post al New York Times. Non solo articoli, ma anche contenuti multimediali, immagini e foto prese da altri quotidiani appartenenti a News Corp. Tra gli attuali collaboratori al progetto ci sarebbe anche Steve Jobs, molto interessato come Murdock all editoria multimediale. L amministratore delegato di Apple Inc ha dichiarato più volte di volere un applicazione innovativa per l informazione da destinare al suo App Store. Oltre alla pubblicità, gli introiti per The Daily arriveranno dall abbonamento, lo stesso di altre versioni online previste per ipad come il Wall Street Journal, solo che il nuovo giornale sarà molto più economico. Basterà infatti meno di un dollaro e mezzo a settimana per sfogliarlo, cifra molto economica se confrontata ai quattro dollari dell abbonamento del Wall Street Journal. In Italia invece il Sole24ore dà vita all applicazione per ipad Vita Nòva, traendo ispirazione dalla celebre opera di Dante Alighieri. Sul sito si legge Ragionar per isfogar la mente, scriveva Dante nella sua Vita Schizzo d'inchiostro di A.L. Esposito Il quotidiano da sfogliare con le dita Virgin contro Murdoch per il giornale in esclusiva sull'ipad. Ma c'è chi è già oltre: Flipboard Nòva. Come se liberare i pensieri fosse un'attività necessaria alle menti che, oppresse dalle cure quotidiane, si devono ogni tanto scaricare. E ricaricare. Un nuovo modo di intendere il tempo libero, che i lettori del Sole già conoscevano in versione cartacea fino all estate, prima che l inserto chiudesse i battenti per cedersi completamente alla Rete. Un intuizione che ha raccolto in pochissimo tempo un enorme successo e che si basa sull approfondimento. All ultimo grido c è invece Flipboard, la giovanissima applicazione dell anno nata sei mesi fa, capace di creare il magazine su misura dell Ipader. Un collage di notizie e fotografie ideate da Mike McCue e gestite da un direttore d eccezione: il tablet computer. Le notizie vengono assemblate in tempo reale dall applicazione sulla base dei contenuti condivisi di Facebook e Twitter, in continuo aggiornamento. Presto saranno disponibili anche Flickr, Foursquare, Yelp e LinkedIn. Subito dopo l istallazione Flipboard seleziona i contenuti di base dell utente, perché sarebbe impossibile riuscire a leggere tutte le informazioni che arrivano, che vengono smistate e organizzata da Ellerdale, una società che si occupa della gestione in tempo reale delle notizie più importanti capaci di riscuotere più interesse nel lettore. Un vero e proprio aggregatore di notizie. Il secondo passaggio è l impaginazione che prende la forma di una vera e propria rivista dal design semplice ed essenziale, considerato dagli utenti e dagli esperti più ordinato della home di Facebook e di Twitter.

4 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 6 inchiostro n. X 2011 pagina 7 L'archivio on line Cade il velo di Al Jazeera e si offre gratis alla Rete di Anna Elena Caputano I segreti di un mestiere ancora 'sexy' La crisi? Non è così grave. Il citizen journalism? Spesso sono solo facili commenti Lo scrittore David Randall dà le dritte per reporter del futuro sulle orme dei grandi del passato Il lettore che paga L'inchiesta on demand attraversa l'atlantico di Annalisa Perla Dodici gennaio 2009, l ultimo attacco delle truppe israeliane ai danni della Striscia di Gaza, con l assedio della città. Tredici gennaio 2009, l emittente araba Al Jazeera mette a disposizione di tutti sul web alcuni filmati del conflitto militare a Gaza grazie a una licenza Creative Commons. Queste immagini sono riprese dall enciclopedia Wikipedia e in Italia dal Tg3, che le rimaneggia e cita la fonte. Per la prima volta nella storia del giornalismo viene attuata la strategia dei contenuti aperti. L unione avviene tra la tv del Qatar, nata 12 anni fa dalla volontà dell emiro Hamad bin Khalifa Al Thani, e l organizzazione no-profit creata nel 2001 che permette la riproduzione, la diffusione e la circolazione delle opere sul web. I video sono disponibili in qualità broadcast in un archivio, il Creative Commons Repository (si trovano all indirizzo web e dispongono della licenza più semplice dell organizzazione, la Creative Commons 3.0 Attribution. La autorizzazione stabilisce che tutto il materiale può essere scaricato e rimaneggiato con la sola clausola di citare la fonte originale. Pochi network al mondo hanno fatto esperimenti simili: negli Stati Uniti la tv pubblica Pbs ha permesso di scaricare le puntate di un programma apprezzato dagli americani; in Germania l emittente Ndr usufruisce di una licenza più restrittiva di Creative Commons, secondo cui i video non possono essere riutilizzati a scopi commerciali. «Al Jazeera ha deciso di permettere a tutti di prendere i propri video sul web per poter dare più potere all informazione, per fornire un importante servizio pubblico e, soprattutto, per dare voce a tutti, anche ai più deboli - dichiara Moeed Amhad, direttore new media dell emittente qatariota -. Abbiamo scelto Creative Commons perché è il modo più diretto ed economico per essere raggiunti e per raggiungere». Secondo Amhad il giornalismo tradizionale non finirà. «Grazie al web e a tutti i mezzi di comunicazione sarà sempre meglio definito - afferma -. In un mondo interattivo il giornalismo tradizionale non può che migliorare e avere un valore maggiore». Un binomio vincente quello che lega l emittente araba all organizzazione no profit. «Al Jazeera ha scelto di affidarsi a Creative Commons perché le sue licenze sono in circolazione da 8 anni, sono affermate e gratuite - dice Juan Carlos De Martin, responsabile di Creative Commons Italia -. Il progetto-pilota di Al Jazeera è particolare perché hanno fatto una scelta precisa mettendo a disposizione tantissimo materiale». Una rivoluzione che potrebbe segnare il mondo del giornalismo. «Questa iniziativa può far riflettere giornalisti ed editori sul loro modello di business - continua De Martin -. È un dato di fatto che il mondo dell informazione sta cambiando, ci saranno mille sperimentazioni. Alla fine di questa fase sarà creato il nuovo giornalismo del XXIesimo secolo». L innovazione di Al Jazeera ha contribuito ad aumentare la creazione di contenuti in lingua araba visibili su internet. «Il mondo arabo ha grandi potenzialità creative che non riesce a sfruttare appieno a causa dello scarso impatto con il web - dichiara Donatella Della Ratta, media world arabo e development manager di Creative Commons -. Avendo messo a disposizione materiale professionale gratuito che può essere rimontato e ridistribuito, offre a tutti una piattaforma professionale. Ha compiuto una vera e propria innovazione nel mondo del giornalismo». Anche la Della Ratta è convinta che il giornalismo tradizionale non finirà. E per farlo «ha bisogno di accettare quello che sta accadendo sulle piattaforme via internet. Il web apporta cambiamenti al modo di lavorare delle persone». di Paola Cacace Editorialista dell Independent On Sunday. Ex comico, ex impiegato di un azienda di cosmetici e attuale nonno. Sposato con un infermiera, cosa che fa sentire il cronista che è in lui leggermente cinico. È David Randall, autore di Il giornalista quasi perfetto e Tredici giornalisti quasi perfetti editi in Italia da Laterza, e opinionista per l Internazionale. Ha scritto dall Africa, dalla Russia, passando per l America e tornando periodicamente alla sua Inghilterra. Le persone come me scherza sono abbastanza care da impiegare". Eppure si parla di crisi della carta stampata? «Non amo questa definizione. Si dice che il cartaceo scomparirà. La verità è che i giornalisti di carta stampata hanno reagito male all avvento del web. A me non interessa, però, il mezzo con il quale i miei articoli sono diffusi. Sono questioni che riguardano i tecnici, i grafici. I lettori possono leggere le notizie sulla carta, sullo schermo del computer, del telefono, su uno dei nuovi IPad. L importante è informare. Ogni mezzo è buono». Quindi non c è differenza tra Internet e stampa? «Il 99.9% delle informazioni sul web è comunque scritto da giornalisti o ex giornalisti della carta stampata. O ancora sono notizie comunque pescate dai maggiori media». E i Citizen Journalists? «Dipende. Se fanno informazione, controllano le fonti, pubblicano cose non note o poco note, ok. Ma spesso Internet è invaso da siti di commenti. A chi interessa? Scommetto che ci sono decine di blog che commentano la situazione rifiuti in Campania, ma quanti vanno a fondo del problema, scrivono cosa c è dietro? E poi il citizen journalist è una persona che fa altro per vivere. Ma fare il giornalista è un lavoro a tempo pieno. Non lo si fa nei ritagli di tempo». Sembra che tutti vogliano fare i giornalisti? «Ammettiamolo. Nell immaginario collettivo il reporter ha anche un che di sexy. Per questo gli aspiranti cronisti si sono centuplicati. E con essi le scuole di giornalismo». Sono un percorso valido per la formazione dei cronisti del futuro? «È un industria. Le università hanno trovato un facile modo per ottenere introiti. Purtroppo non si studia come diventare giornalisti. E poi sono pochi i docenti delle scuole che sono realmente giornalisti validi. Sono professori, teorici, ex giornalisti ritiratisi. Che insegnano la teoria. E la pratica? È quella che prima formava i giovani aspiranti cronisti, quella che dovrebbe ancora formarli. Non credo negli studi specifici per diventare reporter». Cosa serve allora? «Talento, intelligenza, curiosità. Credo sia meglio proseguire con il proprio percorso di studi fino alla fine. Studiare legge, matematica, anche letteratura. Qualsiasi cosa incuriosisca. E poi lanciarsi nel mondo del giornalismo. Con la pratica. Con l impegno. Con la passione». Niente formazione? «Certo che sì. La formazione è continua però. Le scuole di giornalismo sfornano troppi cronisti convinti di essere già arrivati. Oggi invece è forse più utile specializzarsi in un altro campo, la scienza ad esempio, e poi usare Attivissimo a caccia di bufale Un servizio in Rete per smascherare le notizie false di Anna Lucia Esposito Avete letto una notizia incredibile su un giornale e volete verificarla? Il servizio antibufala è ciò che fa al caso vostro. Basta cliccare e consultare l archivio delle bufale giornalistiche. Creatore e autore del sito è Paolo Attivissimo che ci tiene a precisare non è uno pseudonimo e che si definisce studioso della disinformazione mediatica. Attivissimo è un giornalista informatico che, dopo aver lavorato per Rai, Mediaset e Rsi, decide di fare le pulci alle notizie. Negli ultimi 8 anni di servizio antibufala ha sbufalato con particolare attenzione le ipotesi di complotto dell 11 settembre e le tesi di messinscena dello sbarco sulla Luna. Ma l archivio delle inchieste già svolte contiene ben 303 casi. Il cacciatore di sviste giornalistiche è riuscito a smentire notizie ormai assimilate dall opinione pubblica. A esempio che non basta sostituire la benzina con l olio di colza per essere ambientalisti, che gli hamburger di McDonald s non sono sintetici e che i cellulari non emanano microonde letali. Se infatti, come mostrava un video del 2008, quattro telefonini riuscissero a cuocere popcorn, andrebbero in fumo milioni di orecchie. Il Corriere della Sera e la Cnn, rispettivamente nel 2002 e nel 2004, trattarono di Eolo, l auto che cammina ad aria compressa. La notizia fece scatenare il web: I signori del petrolio vogliono nasconderci la macchina a propulsione. Ma Eolo si rivelò un idea campata per aria. L auto al primo test si fermò a causa del ghiaccio formatosi nel motore. Repubblica e Cnn hanno entrambe meritato uno zero in geografia. La prima nel 2004 divulgò la foto di un esplosione tra Corea del Nord e Cina. Peccato, che l immagine risalisse a un incidente avvenuto in Iraq. La seconda ha più volte fatto confinare nazioni distanti come l Iraq e la Repubblica Ceca. Corriere, Repubblica, Fatto quotidiano e Beppe Grillo si sono di recente affidati a fonti non attendibili. La bufala è nata lo scorso ottobre sul blog Conti in tasca che titolava Finiscono i soldi dell Inps: i precari senza pensione. I lavoratori a progetto in realtà otterranno un vitalizio, anche se da fame a causa della bassa aliquota dei versamenti. Attivissimo.net ha toccato gli 8 milioni di contatti. Le bufale, in epoca 2.0, raggiungono tutti i cittadini e i rischi sono molteplici. Non dimentichiamo infatti che se si pubblicano notizie false, si può andare dritti in tribunale. Dunque giornalisti, attenzione! quella specializzazione nel campo dell informazione come giornalisti di settore. Sono tutti giornalisti generici. Omologati. D altronde ci sono circa 200 corsi di giornalismo nella sola Gran Bretagna. Corsi che formano allo stesso modo. Con molta teoria e poca pratica». Buffo sentirglielo dire. I suoi libri vengono catalogati tra i testi da leggere per un aspirante giornalista? «Buffo. Mi chiedono spesso di parlare a scuole di giornalismo. A giovani giornalisti. Ma io amo il giornalismo non parlarne in un aula. Amo fare il giornalista». Ma su cosa dovrebbero concentrarsi, allora, le scuole? «Lì si formano giornalisti in grado di fotografare, montare video, e chissà che altro. Ma fare una foto, o usare un programma al computer non necessita così tante spiegazioni. Si farebbe meglio a concentrarsi sulla pratica. Sulla scrittura. Sulle interviste. Sul controllo meticoloso delle fonti. E poi, ammettiamolo, solo nei piccoli giornali il cronista fa tutto. Non credo che nei vostri Repubblica e Corriere il giornalista vada in giro con macchina fotografica e poi finito il pezzo si trasformi in grafico per impaginare». E l etica? «Si quella ve la dovrebbero insegnare ora che siete dei giornalisti in training. Ma in realtà quando il giornalista si ritrova per strada è solo con la sua coscienza. Quello che è certo è che chi dice che scrive una cosa perché lo vuole il lettore usa solo un trucco per farsi dare ragione in una discussione sull etica. Non credo sia andato porta a porta a chiedere l opinione di tutti». In Italia si usano spesso accezioni razziali nelle notizie di cronaca. È etico? Il mondo in proporzione alla diffusione dei giornali. Al primo posto la Norvegia (569 copie giornaliere) all'ultimo il Niger (0,2). Fonte: Atlante globale Zanichelli «In Inghilterra o anche in Russia la cosa non ha la minima importanza. E non dovrebbe averne se non rilevante per la notizia. Una notizia sull immigrazione ad esempio può cambiare se il paese di provenienza è in guerra o altro. Cos altro non è etico nel giornalismo italiano? «Nel Regno Unito non si anticiperebbe mai la colpevolezza o meno durante un processo. Come nel caso di Amanda Knox: in Italia è da sempre dipinta come colpevole». E la libertà di stampa in Italia? «Sicuramente non è al suo massimo. Il suo futuro, al momento, dipende molto dalla politica. Ma al giornalista rimane una grande responsabilità: informare la gente. Diffondere le notizie». Cosa ne pensa del Journalism On Demand? È il giornalismo del futuro? «È un esperimento che non mi convince. Certo se è la BBC a fare una cosa del genere allora perché no. Tutti seguono la BBC e quindi altrimenti è solo un modo per scaricare le proprie responsabilità. Un modo per poter dire: è stato il lettore a dirmi di indagare. Io non c entro nulla. Quello che ha fatto il buon giornalista del passato, leggere tutto quello che gli capita a tiro. I giornalisti migliori sono dei grandi lettori; leggere i grandi giornalisti del passato; ritagliare e conservare i pezzi che ci colpiscono, per argomento, stile o altro. E leggerli, rileggerli all infinito; esercitarsi, scrivere, controllare più e più volte le fonti; non avere mai pregiudizi. Una mente aperta ci fa porre meglio nei confronti di una notizia; poi conservare un pizzico d'etica e d'idealismo non fa mai male. E soprattutto deve sempre prendersi le proprie responsabilità». La Rispo-sta alla Gabanelli Il portiere di "Un posto al sole" si dà al reportage tv di Sergio Napolitano «Daremo la parola al lamento dei napoletani». Non parla Milena Gabanelli ma Patrizio Rispo che lancia il suo nuovo programma televisivo sulla falsariga di Report. Il portiere più famoso d Italia, quello di Palazzo Palladini della soap opera Un posto al sole targata Napoli tutte le sere su Rai 3, tornerà prossimamente in tv. In onda su Canale 21 con L ora legale, Rispo parlerà delle criticità campane. Un format-salotto dove far conoscere persone e luoghi sconosciuti, aprendo alle eccellenze campane. «Il programma non vuole essere polemico, ma assolutamente costruttivo commenta Rispo riportando le notizie e i fatti così come sono. Le inchieste e le denunce saranno curate dalla redazione del telegiornale di Canale 21 e dai giornalisti Vincenzo Ciaccio e Gianni Ambrosino». L'attore-conduttore assicura che i problemi che emergeranno nel corso delle puntate non saranno abbandonati dalla redazione fino a quando il caso o i casi potranno dirsi definitivamente chiusi. «L idea di un programma che racconta i problemi che affliggono la città di Napoli spiega Rispo nasce dopo aver raccolto le continue delusioni del popolo napoletano sulle innumerevoli cose che non vanno». L attore, dopo le riprese del film L era legale, ha voluto realizzare L ora legale per rendere nei limiti del possibile realtà le cose viste al cinema. Un programma, quindi, che non parlerà solo di cose negative. Infatti, nella pellicola documentario, realizzata da Enrico Caria, viene raccontata Napoli nel 2017 guidata da un sindaco, Patrizio Rispo, che la rivoluziona trasformandola e rendendola una città senza più camorra, senza più rifiuti, senza più disoccupazione. Le inchieste saranno tematiche: una nuova angolazione sulla spazzatura, la prospettiva positiva per far crescere il turismo in Campania, la piaga della disoccupazione. Alla valorizzazione del turismo la prima puntata, saranno fatti paralleli con le altre città nazionali ed estere. Verranno raccontate le problematiche e i limiti per aprire, poi, alle potenzialità del turismo in Campania. Negli appuntamenti successivi sono previsti uno speciale sul problema dell emergenza rifiuti che coinvolge Napoli dal Si parlerà dei giovani e delle loro difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro ma, anche, di imprese e imprenditori che si sono distinti nel panorama economico italiano. Il Parco nazionale del Vesuvio trasformato in discarica. Piantagioni distrutte, inquinamento delle acque, immondizia ovunque: una situazione di degrado generalizzato. E quanto emerge dal reportage, datato ottobre 2010, sulle condizioni di vita accanto alla discarica di Terzigno. Reportage voluto e finanziato dagli stessi lettori, poi pubblicato su L espresso on line. Ed è questa la particolarità: giornalismo on demand. L idea innovativa, partita dagli Stati Uniti, rappresenta l ultima frontiera dell informazione. Il progetto pilota è Spot.us, portale no profit creato da David Cohn e sponsorizzato dalla Knight foundation. Il sistema è semplice. Spot.us fa da intermediario, fornendo una piattaforma web dove i lettori possono proporre idee su inchieste da trattare. Giornalisti e blogger stimano il denaro utile per realizzarle e i lettori interessati le finanziano, pagando ciascuno la cifra che ritiene più congrua. I costi vanno dai 100 ai dollari. Per evitare che aziende o gruppi di pressione finanzino articoli "compiacenti", solo i media partner possono partecipare con oltre il 20% del totale. Quando e se viene raggiunto il budget, il progetto decolla. Un meccanismo di successo, come dimostrano le 135 inchieste realizzate e pubblicate dal 2008 a oggi. «E un modo per rendere più libera l informazione - sostiene David Cohn -. Con questo sistema il ruolo di editore è svolto dagli stessi lettori». «Non si tratta di competere con i media tradizionali ma di consentire ai giornali di acquistare articoli a minor prezzo», spiega Hélène Huby, responsabile di Glifpix, la versione francese di Spot.us. Sì, perché l idea è piaciuta e in breve si è diffusa anche in altri Paesi. Dal Canada all Australia fino ad arrivare in Europa. Tutti i progetti si rifanno quasi interamente a Spot.us, anche se finora nessuno è riuscito a replicarne il successo. Youcommnews.com, l alter ego australiano, ha avviato qualche inchiesta ma in generale non si riscontrano grandi risultati. Anche in Italia esistono realtà di questo tipo: Dig_it, Youcapital e Spotus.it. I criteri di funzionamento sono analoghi a quelli descritti per la versione americana. La differenza sta nel ruolo del sito stesso. Spot.us nasce come piattaforma che mette in contatto giornalisti e pubblico interessato. L italiano Spotus.it, invece, è costituito da uno staff di professionisti che svolge un ruolo attivo nella valutazione del lavoro svolto. «Un valore aggiunto per garantire correttezza dell informazione - spiega Luca de Berardinis, uno dei redattori del sito -. Il controllo avviene soprattutto sulle fonti utilizzate. I giornalisti che portano a termine i reportage devono consegnarci l elenco delle fonti consultate». Finora, però, nessuna delle inchieste proposte e pubblicizzate su Spotus.it è stata interamente finanziata e, dunque, realizzata. Luca attribuisce lo scarso successo a fattori culturali ma soprattutto all assenza di finanziamenti iniziali su cui, invece, la versione americana ha potuto contare. «Trovare sponsor da noi non è facile, si è ancora molto legati a una concezione tradizionale di giornalismo». Migliore lo start up di Youcapital, che ha all attivo 3 reportage e altri 2 quasi interamente finanziati. La particolarità sta nell utilizzo dei social network come veicolo di promozione. «Serve a capire spiega Antonio Rossano, presidente dell Associazione Culturale Pulitzer, che pubblica la piattaforma Youcapital se l inchiesta proposta è d interesse e se c è qualcuno disposto a finanziarla». Altra particolarità è che Youcapital, non essendo una testata registrata, non può pubblicare le inchieste realizzate. Si impegna perciò a creare contatti tra i freelance e le testate giornalistiche nazionali. Proprio com è accaduto ad Alessio Viscardi e Arianna Ciccone e alla loro inchiesta sulle discariche del Vesuvio, pubblicata poi sul sito de L espresso.

5 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 8 inchiostro n. X 2011 pagina 9 La radio minuto per minuto Il media che doveva morire rinasce grazie al web di Francesca Romaldo È il suo periodo d oro. Il 43,4 per cento degli italiani l ha scelta nel 2010 per informarsi (dati Demos-Coop). E seconda solo alla televisione. Batte Internet di 5 punti percentuali e i quotidiani di 10. La radio sta vivendo uno dei suoi momenti migliori. L ascolto di notiziari via etere è aumentato del 3 per cento rispetto al 2009, unico dato positivo nell analisi dell utilizzo dei media per l informazione. La televisione ha perso il 4 per cento degli utenti in cerca di notizie, mentre internet e i quotidiani non hanno presentato variazioni significative. La radio, oggi, sembra essere uno dei pochi media in crescita. Nel 1924 la voce di Luisa Boncompagni dà il via alle trasmissioni radiofoniche in Italia. Il meteo e le quotazioni dei titoli in borsa sono le uniche notizie diffuse. Con l annuncio della guerra d Etiopia nascono le cronache di regime, alle quali si affiancano le radiocronache sportive. Il Duce comprende ben presto l importanza della radio e la trasforma nel principale strumento di propaganda fascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale però nasce il servizio radiofonico dell Italia liberata, sgradito al regime. Dai microfoni di Radio Palermo il generale italo-americano Mikhail Kamenetzky, noto come Ugo Stille, racconta l avanzata degli alleati. Terminata la guerra, la radio diventa la voce ufficiosa del governo italiano, che ne affida la gestione alla Rai, erede dell Eiar. Nel 1954 iniziano le trasmissioni televisive. Le immagini seducono il pubblico e la radio perde appeal. Il telegiornale conquista la fascia serale e poi quella pomeridiana. Il palinsesto radiofonico mantiene il primato solo nella fascia mattutina. Con la liberalizzazione delle frequenze, negli anni Settanta, crolla il monopolio Rai e nascono le radio libere, di matrice spesso politica. Il servizio pubblico viene riformato e nascono i notiziari delle tre reti. Impegnata nella battaglia degli ascolti tv contro Fininvest, con il passare del tempo la Rai trascura il servizio radiofonico. Le emittenti libere di informazione politica scompaiono e lasciano il posto a un modello di radio privata nazionale in cui si riduce il ruolo del parlato a favore della musica. Il format piace agli italiani e penalizza la radio pubblica che, all inizio degli anni Novanta, scende sotto il 25 per cento di ascolti. Il nuovo millennio registra un inversione di tendenza. La parola conquista di nuovo i format radiofonici. I notiziari si specializzano e si moltiplicano. Internet si rivela una grande risorsa. Le web radio azzerano i costi delle frequenze e guadagnano una qualità audio migliore e una nuova interazione con il pubblico attraverso mail, blog, chat e social network. La convergenza tra radio e internet sembra vincente. Lo confermano i dati dell ottavo rapporto Censis sulla comunicazione. Dal 2007 al 2009 gli utenti radiofonici sono au mentati del 3,5 per cento e l ascolto via web è cresciuto dello 0,7 per cento. Nello stesso biennio internet e televisione hanno registrato un aumento di pubblico che non tocca il 2 per cento, mentre i quotidiani hanno perso quasi il 15 per cento dei propri lettori. In oltre un secolo di vita la radio ha saputo reinventarsi innumerevoli volte, vincendo la scommessa di trasformarsi senza perdersi. Trasmettere in Rete è bello Crescono le emittenti on line. Facili da lanciare di Alberto Canonico Sono giovani e facili da usare. E sono in forte crescita. Le web tv e le web radio stanno sempre più aumentando la loro presenza in rete. Per il Mit, l istituto di tecnologia più famoso d America, rappresentano una delle innovazioni del In Italia la rete composta da centinaia di videomaker e amanti della comunicazione continua a ingrossare le sue fila. Stando ai dati, ad oggi si contano 436 web tv e più di 1200 web radio. E - sorpresa - il fenomeno si sviluppa più al Sud che al Nord. Spazio all informazione lontana dai contesti delle grandi metropoli, dando voce alle piccole vicende di paese con comunicazioni di pubblica utilità per il cittadino e cercando di colmare un vuoto informativo. Questi gli obiettivi che le web radio e le web tv cercano di perseguire. Un fenomeno destinato a crescere nei prossimi anni tanto da convincere l Agcom, l Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a prendere i primi provvedimenti. Molti avevano il timore che con la scusa di recepire la direttiva europea sugli audiovisivi, l Agcom volesse chiudere Internet. Per il momento non sarà così. Nello specifico, il regolamento riguarda soltanto le web tv e le web radio con un fatturato superiore ai 100 mila euro annui, le quali non dovranno pagare alcun canone annuale, ma versare un contributo una tantum di 500 euro (per le web tv) o di 250 euro (per le web radio) nel momento in cui dichiarano all Agcom l inizio delle loro trasmissioni. Anche se più moderato di quanto previsto, il regolamento continua a suscitare polemiche perchè le web tv e web radio che ricavano oltre 100 mila euro all anno dovranno comunque rispettare tutti gli obblighi delle emittenti tradizionali: la responsabilità editoriale, l obbligo di rettifica, i tetti pubblicitari, la tutela dei minori fino all iscrizione ai registri. Perplessità sono state sollevate anche sulla disciplina, ritenuta troppo vaga, prevista per gli aggregatori di video, come YouTube, che sono esclusi dal provvedimento, a meno che non abbiano una responsabilità editoriale e non facciano concorrenza alla tv. Un sospiro di sollievo per gli internauti, se si pensa alla bozza iniziale che prevedeva per tutte le web radio e le web tv il pagamento di una tassa di circa 3 mila euro all anno per trasmettere. Questo avrebbe implicato un onere non trascurabile anche per i tanti appassionati che sviluppano progetti di web tv o di web radio senza alcuna finalità di profitto. Sono tanti, infatti, i siti che offrono la possibilità di creare una web Tv gratis in maniera semplice e veloce, mettendo a disposizione degli utenti una vasta scelta di opzioni per realizzare, personalizzare e ottimizzare il proprio canale Tv online. Questi siti permettono di inserire i video preferiti caricandoli da Youtube e da altre fonti, aggiungere un logo al canale, avere la possibilità di ricevere commenti dagli utenti, trasmettere live via webcam e, in qualche caso, persino organizzare una programmazione oraria. Uno dei più gettonati è sicuramente il sito in inglese Mogulus, che permette di creare una web Tv in maniera gratuita, con decine e decine di opzioni. Ottimo anche Ustream, veramente facile da utilizzare con comandi molto pratici e intuitivi. Che bel pezzo. Lo ha scritto un robot Un nuovo cronista debutta nel giornalismo sportivo Usa: The machine Mura (Repubblica): "Se fosse possibile lo strangolerei, o lo licenzierei" di Francesca Marra «Ashton Gibbs ha segnato 22 punti, la media di Gary McGhee invece è di 12 canestri e 13 rimbalzi. Così la squadra di Pittsburgh ha fermato Duquesne 80 a 66, vincendo il 79 City Game. C era un atmosfera terrificante in campo, ha detto l allenatore dei Pitt, Jamie Dixon. Siamo solo a dicembre e vedere un gioco come questo nella fase iniziale del campionato è raro, soprattutto in un college. È stata un grande partita di una grande squadra». Firmato The Machine. Sembrerebbe un testo scritto da un cronista sportivo in realtà si tratta di un idea partorita da una mente informatizzata. Un robot in redazione in grado di scrivere notizie di sport è una delle ultime novità del giornalismo proveniente d oltreoceano. La Macchina, questo è il nome e cognome dell autore dei pezzi, è in grado di fare concorrenza ai reporter in carne ed ossa. Il nome del programma nato nei laboratori della Northwestern Univeristy di Evenston non lascia dubbi sull automatismo del lavoro del nuovo cronista: Stats Monkey, la scimmia dei dati. L idea di un congegno elettronico in grado di utilizzare le statistiche e i numeri diffusi in Rete trasformandoli in un breve articolo di sport è nata dalla collaborazione di due ingegneri di intelligenza artificiale, Larry Birnbaum e Kris Hammond, che, insieme a un giovane giornalista di 27 anni, John Templon, e a un ingegnere informatico altrettanto giovane Nick Allen, hanno pensato di applicarla a uno degli sport più amato dagli americani: il basket. Stats Monkey scrive brevi cronache sulle partite dei campionati minori: ai risultati degli incontri scaricati dai siti della Lega basterà aggiungere i momenti salienti delle partite, le strategie di squadra, gli eventuali incidenti e il sistema operativo classifica la informazioni e ricostruisce lo svolgimento delle gare in un linguaggio informatico fatto di grafici e tabelle. Ma non solo, The Machine ricercherà nel suo vocabolario di circa 5000 frasi ed espressioni tipiche del linguaggio sportivo, figure retoriche e metafore, quelle più adatte per scrivere un breve articolo senza sbavature e senza errori. L applicazione non coadiuva l attività del giornalista, ma può lavorare al suo posto, in piena autonomia. È programmata secondo i criteri di notiziabilità - rilevanza dell evento e interesse del pubblico quasi da voler assurgere a sistema in grado di scrivere con obiettività e oggettività. La sperimentazione si limita per il momento alla stampa online e copre gli incontri di Prima Divisione della Lega basket e dei campionati universitari, trascurati dai veri giornalisti. La novità in America sta prendendo piede e a dimostrarlo è un sito dedicato allo sport, StatsSheet, che ha censito e poi pubblicato pagine internet con contenuti scritti da The Machine : 345 pezzi nati dalla collaborazione giornalistica dell autore robotico, tutti corredati da migliaia di tabelle e grafici, nonché dalla foto del miglior giocatore in campo. Dall America all Italia. Nel nostro Paese le mini-cronache dei campionati d eccellenza o intersociali sono scritte da un esercito di giornalisti praticanti che ogni week end segue le partite sui campetti di periferia. Ma c è chi dalla polvere di questi campi ha fatto carriera. Come Gianni Mura storico giornalista sportivo de La Repubblica che al solo accenno dell esistenza di un robot giornalista rabbrividisce: «Lo strangolerei se solo tecnicamente fosse possibile, anzi no, sarebbe molto più sottile il piacere di vederlo assunto e poi licenziato». Mura è sicuro che in Italia un invenzione del genere potrebbe avere un grande successo: «Vista la considerazione vicina allo zero di cui godono i giornalisti in carne e ossa - e su The Machine aggiunge - darebbe un informazione esatta ma asettica». Il cronista de La Repubblica, ricordando i primi tempi della sua storia professionale, confronta il ruolo del vero reporter con quello di una applicazione computerizzata: «Il programma comporrà certo un tabellino preciso delle partite di basket, ma non è nulla rispetto alla descrizione dettagliata dell espressione di un giocatore nell attimo prima del tiro della vita, della concentrazione del volto di un arbitro, del racconto di una tifoseria in coro o della scritta su di uno striscione. Un robot giornalista non servirebbe a nulla». E tornando al suo vecchio amore per il racconto della cronaca sportiva Mura conclude: «Varrebbe meno di zero un sport senza umanità, fatto solo di numeri». Quando il reporter veste la tonaca di Cristiano M. G. Faranna Le vocazioni si rivestono di una nuova missione. Raccontare ciò che accade nei paesi in via di sviluppo abbattendo i filtri di governi e multinazionali. Padre Giulio Albanese, sacerdote comboniano e giornalista con esperienze da direttore in Nigeria, nel 1997 frequenta uno stage alla Cnn di Atlanta e decide di creare una rete di missionari trasformandoli in reporter capaci di fornire le ultime news da ogni angolo del mondo. Nasce così la Misna, agenzia internazionale missionaria, un consorzio tra comboniani, saveriani, pastori del Pime e ordine della Consolata. Un agenzia di stampa online che pubblica le sue notizie in italiano, spagnolo, inglese, francese e arabo, unica italiana presente nel notiziario web dell Ufficio per gli Affari Umanitari dell Onu. «Sono due gli obiettivi che perseguiamo dice Maurizio Zaurrini, redattore capo della sede romana il primo è quello di dare notizie che il grande circuito dei media ignora, come narrare il percorso di sviluppo delle nazioni africane che va sostenuto con tutte le nostre forze. L altro fronte silenzioso è la correzione dell informazione. In questi ultimi anni c è stata molta propaganda e assistiamo a una divulgazione sempre più nordocentrica. I potentati occidentali raccontano le cose come gli pare a loro, arrivando a dire delle vere e proprie bugie, basti pensare alla storia delle armi di distruzione di massa per giustificare l invasione dell Iraq». Il lavoro di Misna consiste nel passare in rassegna le grandi agenzie e verificarne la veridicità mediante i media locali e le fonti sul campo. L agenzia è stata autrice di molti scoop. Nel 99 diede notizia di un coinvolgimento militare della Francia nella guerra civile in Guinea Bissau. L allora presidente Chirac cercò di smentire, ma l informazione rimbalzò in tutto il globo. Nel 2003 raccontò in diretta la morte dell arcivescovo Michael Courtney, nunzio apostolico in Burundi, riuscendo ad anticipare l annuncio del Vaticano e nel 2004 raccolse le prime testimonianze dello Tsunami in Asia. Il professore americano: localismo a rischio Il direttore di Radio 3: la politica ignora l'etere Il giornalista che diventa tifoso Scienza e tecnologia, l'informazione che manca Dunaway, le piccole stazioni on line perdono ascolti Sinibaldi, la vera sfida è diventare l'orecchio di internet Da Martellini ad Auriemma, cambia il commento tv Il mercato italiano non offre molti sbocchi nel settore di Romolo Napolitano di R. N. di Ernesto Mugione di Angelo De Nicola Barbetta ben curata e capelli lunghi raccolti in un codino. David King Dunaway potrebbe sembrare un qualunque americano distinto di mezza età, mentre in realtà è uno dei massimi esperti di musica folk e storia orale. Conoscenze che non solo mette per iscritto in libri e pubblicazioni, ma rende accessibili anche al grande pubblico tramite i programmi radiofonici da lui prodotti per la radio pubblica americana. Attulamente Dunaway insegna radio documentary all università del Nuovo Messico, ma ha tenuto lezioni in diverse università in Sud Africa, Mozambico, Repubblica Ceca e Danimarca. Quanto ha cambiato i linguaggi radiofonici l avvento del digitale? «La digitalizzazione ha cambiato molto nella produzione radiofonica: le registrazioni di bassa qualità possono essere migliorate, il montaggio è più preciso e non è distruttivo, e i suoni possono essere allungati senza rovinarli. C è però un problema fondamentale ed è che con la digitalizzazione il montaggio si fa guardando lo schermo e non solo con le cuffie. Il montaggio è diventato più visuale che uditivo, perciò io raccomando sempre ai miei studenti di spegnere lo schermo e ascoltare il loro lavoro prima di dichiararlo finito». Satellite, webcasting e podcasting hanno promosso o creato nuovi radio format? «I podcast vengono ancora prodotti come programmi radio distribuiti tramite Internet. Il webcasting è un fenomeno che permette di ascoltare emittenti anche lontane dalla proprio terra e quindi di preferire le produzioni costose a quelle delle radio locali. Questo è il più grande pericolo per la radiofonia futura: la perdita del localismo con sempre più materiale preso da lontani luoghi di produzione. Personalmente ho deciso di non comprare una ricevitore radio satellitare perché credo escluda troppo le persone dal mondo prossimo in cui vivono». Lei produce documentari radiofonici, le nuove forme di trasmissione radiofonica hanno dato nuova vita al radio teatro, ai documentari e a tutte quelle forme radiofoniche dell era pre-televisiva? «Non direi che abbiano dato nuova linfa al documentario e al radio teatro; cosa è veramente successo è che i nuovi mezzi di cui si serve la radio hanno raccolto gli ascoltatori delle radio generaliste, che parlano di tutto dai gatti smarriti alle notizie internazionali, e li hanno segmentati. Ma creando radio di nicchia, con il webcasting e il podcast, hanno separato i singoli ascoltatori dalla comunità in cui vivono, perché le persone ascoltano ciò che è disponibile». Marino Sinibaldi è stato la voce di Fahrenheit, programma di punta di Radio 3, prima di diventare direttore della rete. Oggi l emittente culturale pubblica si distingue nell etere italiano per le sperimentazioni portate avanti nella commistione tra radio e nuove tecnologie. Le leggi che disciplinano la radiofonia, dalla Mammì in poi, la considerano sempre un estroflessione della Tv. Perché così poca considerazione della radio? «C è stata poca attenzione per tutto ciò che non è tv, anche per internet per esempio si è fatto poco. Viviamo in un paese ossessionato dalla Tv, anche per ragioni politiche. Il disinteresse della politica per la radio però ha avuto anche effetti positivi». Quali? «Il pluralismo delle voci nell etere. Non solo politico, anche di linguaggio. In Campania, per esempio, si può ascoltare Radio Maria, Radio Kiss Kiss o Radio 3. In pratica tre emittenti con tre linguaggi completamente diversi». Il mercato pubblicitario della radio vive da un po di tempo una seconda giovinezza. Qual è il segreto della scatola magica? «Finora è stato la prossimità con l ascoltatore. Le persone ascoltano la loro emittente preferita e la voce che sentono è quella di un amico, di un pari. Ma la radio ha anche un pubblico targhettizzato, costa poco e permette la pubblicità locale». Podcasting, webcasting e radio via satellite. Cosa può dare l ibridazione alla radio? «Per il momento l ibridazione con internet ci fa moltiplicare accessi e prodotti come se avessimo due radio: una on air e una sul web. Radio 3 confeziona già prodotti creati esclusivamente per il podcast e internet. Bisogna essere cauti, però, perché è un processo in corso, ma dai primi esperimenti si vede che il web è la nuova frontiera. La radio sarà l orecchio di Internet? «E questa la vera sfida. La radio è più leggera della tv e da Chiamate Roma 3131 si è sempre ibridata con gli altri mezzi di comunicazione. A noi adesso sembra normale l uso del telefono in radio, così come il walkman. Ai tempi non lo era affatto. Così sarà con internet man mano che il wi-fi diventerà generalizzato. Molti penseranno che la radio via bit e non più via etere non sarà più la radio. Invece è ancora lo stesso mezzo, ma cambierà anche il suo linguaggio». «Si gonfia la rete. Napoli in vantaggio. Napoli 3, Juventus 2. Vogliamo morire qui. Seppelliteci qui allo stadio Olimpico di Torino», Raffaele Auriemma dopo il gol di Hamsik che ha permesso al Napoli di battere la Juve in trasferta dopo 21 anni. «Vincenzo è il poker. È l'esaltazione del maschio. Ti amo Vincenzo. Rinnego le donne. Amo te e amerò per sempre te», Carlo Zampa dopo la quaterna di Montella alla Lazio nel derby del Presi così chi direbbe che questi signori sono dei giornalisti? Sembrano più capi-ultrà all'apice del loro delirio emotivo. Eppure, che piaccia o meno, questa è l'ultima evoluzione del giornalismo sportivo italiano. Telecronaca affidata non più a un giornalista neutrale e imparziale ma a un vero e proprio cronista-tifoso. «È un innovazione commenta Bruno Pizzul, voce storica del giornalismo televisivo italiano. Prima era quasi un dovere deontologico essere equidistante. Adesso, invece, si chiede la parzialità. Ai miei tempi potevamo essere un po' più di parte solo per la Nazionale o per le partite di coppe europee dei club italiani ma senza perdere mai l obiettività del giudizio». Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel sobrio e pacato: «È finita. Campioni del mondo. Campioni del mondo. Campioni del mondo», con cui l indimenticato Nando Martellini accompagnò il fischio finale di Italia-Germania Ovest 3-1 dei mondiali dell'82. Adesso ci sono loro. E la rivoluzione è compiuta. A godere è soprattutto Mediaset Premium che è riuscita a colmare il gap di abbonati con il colosso Sky anche grazie a questa trovata. Il digitale terrestre, infatti, è stato più furbo della parabola. Questa intuizione ha permesso di fidelizzare il cliente. La tv del Biscione adotta questo servizio speciale per tutte le big del campionato italiano (Napoli, Milan, Inter, Lazio, Roma e Juventus, ndr). Con buona pace di Sky che, per quante telecamere possa piazzare negli spogliatoi, non dà al tifoso quello che vuole sentire. Vezzeggiativi, nomignoli, foga e, in certi casi, sfrontatezza e sfacciataggine. La tv di Murdoch, però, non si è persa d'animo. Da questo campionato è partita - in via sperimentale - la telecronaca del tifoso solo per le partite del Napoli. Perché funziona così tanto? Perché loro, in fondo, parlano ai loro "simili". E sapere che un gol subito in maniera regolare, forse, poteva essere in fuorigioco fa molto meno male al cuore. Nel panorama mediatico italiano la figura del giornalista scientifico ha sempre stentato ad emergere. Un settore molto poco diffuso in Italia ha invece trovato diversi sbocchi in Europa e in America. Molti sono stati infatti i cervelli in fuga tra i cronisti che, dopo aver scelto di dedicarsi esclusivamente al settore delle scienze, hanno dovuto migrare per altri lidi alla ricerca di un territorio più fertile di quello italiano. «Purtroppo il mercato italiano non offre molto per il giornalista scientifico, da momento che molte delle scelte di alcuni editori di testate televisive, radio, carta stampata e web non hanno incluso il settore delle scienze dice Sergio Pistoi, giornalista scientifico e ricercatore biomedico nella mia esperienza, passando da redazioni quali Panorama, Le Scienze, il Corriere della Sera, La Stampa, il Tempo Medico e varie testate internazionali ho imparato quanto sia difficile portare avanti questo tipo si lavoro nel settore delle scienze. Il vero problema è che in Italia il mercato non offre le condizioni ideali per consentire ai giornalisti di poter lavorare adeguatamente in questo settore». Mentre la figura del giornalista scientifico si sta evolvendo, deve continuare a farlo parallelamente allo sviluppo dei mezzi di comunicazione. «Io sono uno di quelli che è convinto che la carta stampata morirà prima o poi, di conseguenza ritengo che l'unica ancora di salvezza per i giovani cronisti sia il web e le sue infinite possibilità. Su un quotidiano online, ad esempio, sarebbe molto più facile poter mettere in pratica tutto quello che a livello teorico si potrebbe a lungo discutere prima di realizzare sulla carta stampata». È interessante analizzare un dato: sempre meno testate giornalistiche decidono di avere una redazione scientifica. «Questo a mio avviso è un altro grande tallone d'achille, ma ciò dipende sempre dalle scelte editoriali che vengono fatte in questo settore. Sul web, invece, alcune testate americane hanno deciso di investire parecchio e anche sul settore scientifico. La mia esperienza all'estero, presso la redazione di Scientific American a New York, è stata infatti molto proficua e mi ha dato modo di verificare quale sia la differenza tra il mercato italiano e quello all'estero che offre sicuramente più possibilità. E' indispensabile conoscere bene la lingua inglese, ma il giornalista che decide di specializzarsi nel settore scientifico deve essere curioso e trovare l'approfondimento che manca. Non a caso in Italia si segue un caso scientifico solo quando una ricerca porta a un determinato risultato. Questo all'estero non avviene, poiché c'è una lente d'ingrandimento puntata sulla ricerca e sullo sviluppo».

6 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 10 inchiostro n. X 2011 pagina 11 Italiani nella Rete L'utopia del pastore Ultima pagina Cronaca (non) vera Il Post e Lettera 43 conquistano gli utenti Tra le montagne con ipad, Adsl e Wi-fi A Hollywood tramonta il reporter mito La letteratura irrompe nei quotidiani di Marco Cavero Aspettando il 2027, l Italia si porta avanti con il lavoro. In vista dell ultimo giornale cartaceo profetizzato dal blogger australiano Ross Dawson, il giornalismo italiano setaccia nuove strade e trova internet. Già da qualche anno i maggiori quotidiani italiani sono presenti in Rete con prodotti che non si limitano a riproporre i contenuti dell edizione cartacea, ma cercano di spingersi oltre sfruttando le opportunità offerte dal mezzo: aggiornamenti, link, gallerie fotografiche e possibilità per gli iscritti al sito di commentare gli articoli delle principali firme. Tra i più seguiti, neanche a dirlo, corriere.it e repubblica.it: Dallo scorso aprile, tra le testate a portata di mouse, c è anche Il Post. E nato da un idea di Luca Sofri, che ha riunito intorno al suo progetto una serie di giornalisti, editorialisti e blogger, e insieme a loro ha dato vita a un giornale unicamente online. Il Post si autodefinice per metà aggregatore, per metà editore di blog, sul modello dell americano Huffington Post: la sua redazione pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e nei media, linkando e segnalando le fonti, senza sottrarsi al racconto di storie inedite. In più, gran parte dei collaboratori alla testata porta con sé il contributo del proprio blog personale, quasi a ribadire l evoluzione dei siti personali che da diari virtuali si apprestano a diventare una forma di giornalismo. Quasi in contemporanea al Post, uno dei decani dell internet italiano, Gianluca Neri, ha lanciato il suo BlogNation: il fondatore di Macchianera ha pensato di radicalizzare la funzione di aggregatore di notizie attraverso un filtro basato su un Il futuro è scritto nel blog L'abc del diario virtuale: manuale d'uso dalla A alla Z di Lorenzo Marinelli Hai chiuso coi giornali? Se parte la sigla del TG cambi canale? Giudichi confusa l informazione sul web? Hai delle notizie e delle idee che vuoi condividere con il mondo intero? Apri un blog. Scoprirai che fare informazione è persino più semplice che criticare i mezzi di informazione. Ecco come. Un weblog, ovvero "diario in rete", è un sito in cui l'autore pubblica i suoi testi e li alterna ad altri materiali, come immagini, video e audio. La caratteristica fondamentale che fa di un blog uno strumento diverso dagli altri mezzi di comunicazione è quella di ricevere, da parte del lettore, un feedback in tempo reale. In Italia, così come all estero, esistono decine di servizi gratuiti per chi vuole testarsi in quel senso. Ma una piattaforma americana ha saputo imporsi su tutte le altre, e ci è riuscita grazie alle sue caratteristiche multimediali e una facilità di utilizzo fuori dal comune. Parliamo di Wordpress. L iscrizione a wordpress.com ruba non più di cinque minuti. Dopodiché, la strada è tutta in discesa. Si può scegliere di utilizzare il blog così com è oppure renderlo più bello con accorgimenti grafici e widget, ossia delle micro-applicazioni, spesso sviluppate da altri utenti, che danno al blog una marcia in più. Torniamo alla grafica del blog. Wordpress offre centinaia di temi già pronti all uso e catalogati per stile, forme e colori. Tuttavia, chi ha confidenza con Photoshop e il codice html, può provare a creare un proprio tema da zero; ma è bene andarci coi piedi di piombo: la chiave di tutto sta nella semplicità, nella leggibilità. Con Wordpress si è definito un nuovo standard. Ogni settore, sul web, ne ha uno. C è Youtube per i video, Flickr per le foto, Facebook per creare e mantenere contatti. Un blog deve saper parlare tutte le lingue del web, altrimenti è un blog morto. Un blog vivo instaura un rapporto di collaborazione coi suoi lettori, discute con loro, li lascia partecipare ai dibattiti, li fa sentire parte di una comunità. algoritmo capace di captare cosa c'è di più interessante in rete, oltre ad un database di blog ordinati per grandezza ed importanza. Il risultato è un giornale automatico, privo di una vera redazione, capace di scoprire da sé le notizie da selezionare e catalogare. In più, i frequentatori del sito possono partecipare in maniera diretta implementando l algoritmo di base che è reso pubblico e condiviso. Lettera 43 è storia ancora più recente. Il quotidiano online diretto da Paolo Madron, ex del Sole24Ore, è stato lanciato ufficialmente il 19 ottobre Il suo nome è la crasi della famosa lettera 22, la macchina da scrivere usata da Indro Montanelli, e il già citato e temuto 2043: tradotto, come rispondere alla crisi incombente recuperando la tradizione e trasferendola su un supporto completamente nuovo. Per i primi tre anni, Lettera 43 sarà completamente gratuito grazie all intervento di finanziatori che credono nel futuro del giornalismo online. E di giornalismo duro e puro si tratta, perché a differenza del Post e di Blognation aggregatori e commentatori di contenuti altrui, la creatura di Madron scommette sulla ricerca delle notizie. La conquista di internet da parte del giornalismo italiano non finisce qui: dal 19 gennaio sarà infatti online L Inkiesta, un sito di informazione e di approfondimento fondato da Jacopo Barigazzi, ex di Newsweek. di Enrico Parolisi Contrada Bosco Matarazzo, nel cuore del Cilento, anno di grazia Anno in cui i vecchi giornali di carta, quelli che sporcavano di nero le dita, sono destinati a sparire in Italia, secondo i guru dell informazione. Le edicole sopravvivranno grazie alla vendita di figurine e le persone navigheranno su Internet ovunque per leggere le ultime notizie real-time. A Contrada Bosco Matarazzo, come in tutta Italia, i pastori porteranno le pecore a pascolare mentre con l ipad sfoglieranno la versione digitale de La Città di Salerno. La verità è che lo scenario fantascientifico del futuro dell editoria è in netta contrapposizione con tante realtà italiane. Ci sono paesini sull Appennino, in Lucania o Campania, nell entroterra calabro, in cui il tempo si è fermato a cinquanta, forse cento anni fa. Una piazza, un edicola, il Comune, la Chiesa. In questi luoghi, Internet è una parola del demonio, banda larga è l orchestra del paese, wi-fi nella migliore delle ipotesi viene associato allo stereo. Un dato preciso sulla copertura internet in Italia non esiste, come spiegano i responsabili di Anti Digital-Divide : «Un'indagine di questo tipo dovrebbe come minimo essere finanziata perché impegnerebbe al 100% il nostro staff per almeno 3 anni. Molti operatori hanno reticenza a rilasciare questo tipo di informazioni circa lo Lo stile e il linguaggio che si scelgono di adottare, nella scrittura di un post, sono essenziali quanto il suo contenuto. Articoli brevi. Concetti semplici, immediati. Tanti link di approfondimento e immagini di buona qualità, possibilmente non rubate da altri blog. C è anche chi sceglie di concentrarsi su un solo strumento. Il vlog, per esempio, utilizza i filmati come contenuto principale. Stesso discorso per il photoblog. Meglio ancora se si sceglie di coniugare tutti questi mezzi in un solo contenitore di informazioni. La condivisione dei post sulla bacheca di Facebook o Twitter resta il metodo più rapido per farsi pubblicità, ma non è certo l unico. Un blogroll, ad esempio, è una raccolta di link che rimandano ad altri blog e si trova solitamente sulla homepage. Gli autori usano criteri differenti per dare e ricevere ospitalità nei blogroll: interessi comuni, frequenza di aggiornamento, relazioni professionali. Alcuni blogroll consistono semplicemente nella lista dei siti che l'autore stesso segue e apprezza. Trovare spazio tra i link dei blog più noti, manco a dirlo, garantisce grande visibilità. Altra caratteristica di tutto rispetto, che fa preferire Wordpress ad altre piattaforme di blogging, è la possibilità di scrivere post in mobilità. Il blogger che dispone di uno smartphone o di un tablet, come l ipad, può aggiornare il proprio sito grazie a un applicazione gratuita, disponibile per i dispositivi Apple, Android, Blackberry e Symbian. Ma basta tutto questo perché un blog possa considerarsi a tutti gli effetti una testata giornalistica? In Italia si è a lungo discusso sulla carenza di vincoli normativi che caratterizza l attività informativa dei blog. Il governo Prodi prima e quello Berlusconi poi presentarono un disegno di legge sulla riforma dell'editoria in cui veniva stabilito, per i blog, l'obbligo della registrazione. Ma la violenta reazione del mondo web fece abortire il tentativo. stato delle loro reti. Se avessimo questi dati a disposizione il nostro lavoro sarebbe per certo molto agevole, potendo puntare il dito con precisione sui territori problematici ed avendo chiare le responsabilità». Pensare che si tratti di un fenomeno legato alla dorsale appenninica e a paesini di montagna con gli abitanti che si contano sulle dita è errato. Basti pensare che Agropoli, che in estate fa registrare un notevole flusso di turisti, non è raggiunta da banda larga, e al Comune ci rimbalzano da addetto ad addetto ma nessuno sa di preciso cos è l Adsl. Si pensi a Caronia, perla siciliana in cui il mare lambisce le case, dove alla domanda "Internet?" le persone del posto rispondono un sincero Che?. O ancora Maratea, meta di turisti di tutt Italia non solo per quel Cristo che somiglia tanto a quello di Rio, che tutt oggi risulta non coperta totalmente da Adsl, con tanto di insurrezioni popolari online. Non ci capita spesso di vedere giovani fermi a leggere negli Starbucks Coffee delle grandi metropoli nelle nostre città. Pub e locali che offrono connessione wi-fi solo adesso si stanno diffondendo, rispetto al resto d Europa e del mondo, anche a causa della legge Pisanu del 2005, solo recentemente cancellata. Prima bisognava registrarsi presso il Tribunale per offrire il servizio wireless, e tener memoria inoltre di tutti le loro operazioni online degli usufruenti. Adoc, associazione dei consumatori, descrive così la legge: Non ha uguali in altri Paesi democratici, ricorda norme adottate in Cina. Ora le città si preparano a essere totalmente connesse e connettive, mentre qui si pensi che San Giorgio a Cremano, con la sua piazza ad accesso wi-fi libero, è da considerarsi un eccellenza. La domanda è: siamo pronti a cestinare per sempre i nostri giornali di carta? Il dizionario tascabile del "New journalism" Addio carta e penna, ecco link e pod di Emanuele De Lucia Linkare le fonti scrivere su un articolo il link al quale collegarsi tramite internet per ricavare le fonti di quella notizia. Narrowcasting trasmissione di informazioni da un sistema trasmittente a un insieme di sistemi riceventi definito a priori, come in internet tramite forum e newsletter. Blog sito web generalmente gestito da una persona, in cui l'autore (blogger) pubblica più o meno periodicamente i propri pensieri, riflessioni e quello che gli accade intorno. Può pubblicare anche fatti, quindi informazioni. Blogroll raccolta di link che rimanda alla homepage (pagina iniziale) di uno o più blog. Citizen journalism o giornalismo partecipativo. È una nuova forma di giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori, grazie alla natura interattiva dei nuovi media. Pod filmati brevi al di sotto dei 7 minuti, che raccontano una storia, descrivono un personaggio e/o condividono un'idea spaziando sulle tematiche più diverse, organizzate in fasce di programmazione tematica di facile e veloce fruizione. Un esempio di Pods è presente in Current Tv, il network fondato da Al Gore. Telestreet una vasta rete di microemittenti televisive che trasmettono via etere attraverso tecnologie analogiche, digitali o tramite internet, a basso costo. È una tv con un segnale debole che si rivolge a poche centinaia di telespettatori di un territorio ristretto. Nel 2005 nasce anche la prima telestreet universitaria presso l'università di Roma Tre: Universytv. di Violetta Luongo «È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non puoi farci niente! Niente!». Sono lontani i tempi in cui Humphrey Bogart pronunciava questa celebre battuta nel film L ultima minaccia del Il giornalista Bogart, sigaretta tra i denti, cappello floscio, sguardo duro, sorriso cinico, è il simbolo del quarto potere pronto a morire per il dovere di cronaca e il diritto della libertà di stampa. Ambienti fumosi, alcool a fiume e abbigliamenti sgualciti e trasandati sono le icone che accompagnano la descrizione del mondo giornalistico di un tempo, su cui sovrastava il fragore delle macchine da scrivere. Il cinema è per antonomasia un'enfatizzazione della realtà. Segugio alla ricerca dello scoop a ogni costo è il Kirk Douglas del L asso nella manica (1951) di B. Wilder. Tanto privo di scrupoli da lasciare accadere la disgrazia per creare la notizia. Nei film più recenti, l eroe è sostituito dall investigatore come in Tutti gli uomini del presidente (1976) di A. Pakula in cui i giovani cronisti Bob Woodward (Robert Redford), del Washington Post e Carl Bernstein (Dustin Hoffman) scoprono, tramite indizi e tracce, la soluzione del giallo più sensazionale d America: la congiura del Watergate. Nel recente Good night and good luck (2005) di G. Clooney si racconta la storia vera del giornalista statunitense Edward R. Murrow, anchorman della CBS, figura storica della lotta al maccartismo. Qui il cronista diventa giornalista di denuncia e il protagonista svela la caccia alle streghe del maccartismo. Questo eroe vincitore è quello su cui la filmografia conta di più ma nella vita reale non sempre accade così, in Fortàpasc del 2009 Marco Risi ripercorre la vera storia di Giancarlo Siani eroe reale fino al suo tragico assassinio per amore della verità. Una realtà, questa, fatta di taccuini, fogli svolazzanti, matite sull orecchio e di un cronista agitato e sempre in movimento che oggi lascia il passo a un collega molto più composto ed elegante seduto in una asettica redazione (vietato fumare) davanti a un silenziosissimo computer. Come nella realtà anche la filmografia si è adeguata ai tempi e ha dato un ruolo determinante al cronista di nuova generazione: il blogger. In State of Play del 2009 di Kevin Macdonald, Russell Crowe è un giornalista del Washington Globe. Reporter d assalto della vecchia scuola, che ama andare dritto alla fonte, indagando in prima persona. Ma ora i tempi sono cambiati e deve fare i conti con il declino della carta stampata. Si troverà in diretta contrapposizione con una giovane blogger della sua stessa testata che, alla ricerca della verità, oppone lo scandalo, più propenso ad attrarre lettori. Molto simile a ciò che accade nel recentissimo Wall Street di Oliver Stone in cui è un blog di informazione indipendente e di orientamento democratico a portare a galla qualche brandello di verità. Sempre un blog è il protagonista di Julie&Julia del 2009 di Nora Ephron. La ventinovenne Julie Powell, scrittrice mancata, realizza un progetto che unisce le sue passioni per la scrittura e per la cucina: sperimentare personalmente nel giro di 365 giorni tutte le 524 ricette contenute nel libro di cucina di Julia Child e raccontare l'esperienza in un blog. Sarà proprio il suo "sito culinario", divenuto popolare, a farle guadagnare un articolo sul New York Times, attirando a sua volta l'attenzione di altri giornali, agenti letterari ed editori, consentendole così di intraprendere l'agognata carriera di scrittrice. Inchiostro Anno XI numero gennaio 2011 chiuso in redazione venerdì 14 gennaio Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direttore editoriale Francesco M. De Sanctis Condirettore Lucio d Alessandro Direttore responsabile Pierluigi Camilli L'icona del giornalismo di un tempo Coordinamento scientifico-didattico Arturo Lando Coordinamento redazionale Alfredo d Agnese, Carla Mannelli, Alessandra Origo, Guido Pocobelli Ragosta Caporedattore Ludovica Criscitiello Capi servizio Alberto Canonico, Anna Elena Caputano, Sergio Napolitano, Francesca Saccenti In redazione Marco Borrillo, Paola Cacace, Raffaele de Chiara, Emanuele De Lucia, Angelo De Nicola, Gennaro Di Biase, di Gennaro Di Biase Nel male e nel bene, le parole deformano anche senza inventare e il non fiction novel, genere giornalistico-letterario inaugurato da In Cold Blood di Truman Capote nel 1965 (seguito nel 68 da Armies of Nights di Norman Mailer premiato col Pulitzer), ha sempre vantato ottima salute. Gli anni furono il decennio del New Journalism, culminato con l antologia del 1973 di Tom Wolfe, fondatore del movimento. Da questa solida famiglia discendono Saviano e Gomorra, che rinfrescano l arcaico dilemma: il contropotere favorisce i potenti? Come scrive Alessandro Dal Lago nel suo intelligente Eroi di carta: In un paese in cui la diffusione della conoscenza è largamente appaltata ai media e i conflitti ridotti a stereotipi, che a guidare l opposizione morale al crimine organizzato sia lo scrittore eroe appare del tutto coerente. Insomma: Dove compare il Male sento aria di distrazione di massa. Per chi si addentra in un fatto, la realtà si rivela dopo pochi passi una distribuzione equa di verità e menzogna, assurdo e prevedibile. Sono i Vangeli il più arcaico e celebre esempio di una prosa che, pur riportando le notizie secondo una testimonianza vissuta, non diffida della metafora, procede a ritmo di immagini e immaginazione. L esempio più giovane di un vero con faccia di menzogna è il Creative Nonfiction di Pittsburgh, cartaceo ideato dallo scrittore Lee Gutkind nel 1993 e gestito da una fondazione no profit. Con una circolazione di 7000 copie, il Creative Nonfiction è leader mondiale del genere e mette d accordo amanti di poesie e inchieste giornalistiche. I quattro volumi antologici, pubblicati tra il 2004 e il 2009, costituiscono una selezione delle migliori storie di letteratura della realtà. "Nella Creative nonfiction - scrive Gutkind - gli eventi sono drammatizzati, vere storie che utilizzano scene, dialoghi e descrizioni dettagliate tipiche di poeti e romanzieri, con lo scopo di esaminare ed esplorare varietà di campi. Tematiche disparate: dall anatomia del baseball al silenzio-killer sui costi della sanità Usa, dalla brevità che giova alla scrittura al confronto nel pandemonio etnico americano. Tornando in Italia, sebbene lontana dai livelli dei costumi anglosassoni, la lista del giornalismo letterario non è infelice ed è più lunga di un secolo: Bianciardi e Brera, Manganelli e Saba. Cos è forse l opera di Ennio Flaiano se non una luminosa macedonia di letteratura e informazione, di irrealtà e intuizione sul reale? Ricordando a caso, c è la profetica riunione tra il Ministro della Giustizia e le forze dell ordine di Ordine nelle bande, Corriere della Sera 4 marzo 58, che sintetizza la condizione d esistenza di ogni cronaca possibile: Avrebbe ascoltato. Nessuna idea doveva sembrare assurda. Fuori, dunque, tutte le idee. Ecco la proposta di un funzionario che prova a invertire la legge che bolla l ordine come classico e il caos come romantico: Credo di aver trovato la soluzione tutti si volsero a guardarlo, il ministro gli sorrideva incoraggiandolo, e il giovane continuò: "Per eliminare la criminalità basta rendere legale il crimine. Tutto seducente conclude il ministro ma purtroppo irrealizzabile. Almeno per il momento. Alessandro Di Liegro, Anna Lucia Esposito, Antonio Frascadore, Violetta Luongo, Lorenzo Marinelli, Jessica Mariana Masucci, Ernesto Mugione, Pasquale Napolitano, Romolo Napolitano, Livio Pane, Enrico Parolisi, Annalisa Perla, Emanuela Vernetti Spedizioni Vincenzo Crispino, Ciro Crispino Alessandra Cacace, tel Editore Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli via Suor Orsola 10 Partita Iva Redazione Napoli via Suor Orsola 10 tel /226/234 fax Registrazione Tribunale di Napoli n del 2/5/2001 Stampa Imago sas di Elisabetta Prozzillo Napoli via del Marzano 6 Partita Iva Progetto grafico Sergio Prozzillo Impaginazione Biagio Di Stefano

7 Da consumarsi preferibilmente entro il 2027 pagina 12 inchiostro n. X 2011 Scalfari: è la parola scritta a essere in crisi Il padre di Repubblica: la comunicazione oggi si fonda sulle immagini, la stampa deve adattarsi di Raffaele de Chiara Per alcuni è stato il fondatore del primo giornalepartito in Italia, per molti è colui che ha cambiato il modo di far cronaca nel nostro Paese. Eugenio Scalfari, classe 24, è tra gli ultimi grandi giornalisti del secolo scorso ancora in attività. Compagno di banco al liceo classico di Sanremo di Italo Calvino, durante gli anni universitari inizia la sua attività di cronista come collaboratore di Roma Fascista l organo ufficiale del G.U.F. Impiegato come bancario presso la BNL, licenziato poi per alcuni suoi articoli non graditi alla direzione, nel 55 è tra i fondatori del partito radicale. Nel 63 passa nelle fila del partito socialista, nelle cui liste, come indipendente è eletto nelle elezioni del 68 alla Camera dei Deputati. Nel 76 fonda la Repubblica, il quotidiano primo in Italia per numero di copie vendute di cui è tutt ora editorialista. Autore di diversi libri cura una rubrica sul settimanale L'espresso. In Italia i giornali di carta stampata, da dieci anni a questa parte registrano un sempre maggiore calo di vendite; incapacità dei giornalisti di soddisfare le aspettative dei lettori o generale imbarbarimento della cultura? «L abbassamento delle vendite dei quotidiani e soprattutto dei periodici, non avviene solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo occidentale. Non credo che ciò dipenda dall incapacità dei giornalisti, sarebbe infatti assai strano che in metà del pianeta tutti insieme fossero diventati incapaci. La vera causa è la concorrenza delle nuove tecnologie della comunicazione come la televisione e internet. La società attuale sta rinunciando alla parola scritta in favore di una comunicazione fondata principalmente sui suoni e sulle immagini». Da qualche anno è molto diffuso il fenomeno del citizen journalism, un prodotto di costume o una risorsa indispensabile per il giornalismo di domani? «Il fenomeno cui lei fa riferimento si fonda interamente sulla comunicazione via internet con le varie forme dei social network, facebook, youtube e altre simili: non è semplicemente un fenomeno di costume ma una realtà con cui tutti i giornali devono e dovranno confrontarsi». Attualmente in Italia e nel mondo i giornali di maggior successo sono quelli più politicamente schierati. E questo il segno del tramonto di un informazione che aveva come sua imprescindibile stella polare l oggettività degli avvenimenti? «L obiettività dei fatti è una finzione. I fatti sono letti dai giornalisti secondo il loro punto di sguardo ossia dalla interpretazione che loro danno degli stessi. La sola obiettività possibile consiste nel rendere esplicito il punto di vista da cui ciascuno dei professionisti guarda gli avvenimenti. E solo questo quindi che va reso esplicito affinché i lettori possano decodificare le varie realtà dei giornali e dei giornalisti». La fortuna de la Repubblica degli esordi è derivata in larga misura dalla sua diversa impostazione: in un epoca in cui tutti i giornali si basavano soltanto sulla cronaca, essa si è posta come giornale di analisi e di approfondimento. E ancora questa la strada per il giornalismo di domani? «La formula di Repubblica è stata ormai adottata da tutti i giornali nazionali, sia in Italia che nel resto d Europa». Cosa unisce la generazione di chi ha fatto giornalismo con la penna e la macchina da scrivere e quella di oggi governata dal computer e da internet? «I primi possono benissimo riqualificarsi con il computer e la conoscenza della rete. Il contrario è molto più difficile». Cosa consiglierebbe di fare ad un giovane che sogna di fare il giornalista? Schizzo d'inchiostro di A.L. Esposito «Chi sogna di fare questo mestiere deve frequentare una buona scuola di giornalismo. Purtroppo gli sbocchi per passare all apprendistato vero e proprio in questa fase sono assai difficili perché occorre diminuire i costi e accrescere la produttività. Questo problema però non riguarda solo il giornalismo ma tutte le attività produttive». IMAGO IMPERII Archivio di iconologia politica UNIVERSITÀ DEGLI STUDÎ SUOR ORSOLA BENINCASA CRIE CENTRO DI RICERCA SULLE ISTITUZIONI EUROPEE IMAGO IMPERII IMPERIUM IMAGINIS

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