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1 Il Sostegno On L ine di Aiutami a vivere in Albania Newsletter di aggiornamento sui progetti di Amici dei Bambini in Albania e non solo!! Fjalet e Qiririt Ne mes tua kam qendruar E jam duke u perveluar, Qe t ju jap pakez drite Naten t jua bej dite... Naim Frasheri Poet shqipetar fund i viteve 1800 Le parole della candela Le parole sono rimaste tra voi Mi sto consumando Per darvi un po di luce Per cambiare la notte con il giorno... Naim Frasheri Poeta albanese di fine 800 Sommario: 1. L Albania tanto vicina ma così lontana 2. Centro Servizi per la Famiglia Tirana 3. Centro Servizi per la Famiglia Bathore 4. Centro Servizi per la Famiglia Fier e Levan

2 1. L Albania tanto vicina ma così lontana De-istituzionalizzazione e servizi residenziali per bambini: il seminario organizzato da Amici dei Bambini e dai Servizi Sociali Statali, in collaborazione con il Comitato Albanese Adozioni, è un passo avanti per dare sempre più speranze ai bambini albanesi Il seminario organizzato dalla nostra associazione è stato realizzato negli ambienti dell istituto per bambini orfani di Tirana Zyber Hallulli. Erano invitati a partecipare specialisti in campo sociale, tutti i direttori e gli assistenti sociali delle strutture statali residenziali site nelle prefetture di Saranda, Elbasan, Durazzo, Scutari, Valona, Korca e Tirana. Sono intervenuti tutti i lettori da noi invitati, che hanno tenuto la loro lezione a gran parte dei direttori e assistenti sociali ripassando la politica statale della de-istituzionalizzazione e chiedendo spunti a chi opera nella pratica per un cambiamento radicale del sistema e per una implementazione delle attività per togliere dagli istituti i bambini abbandonati. Il seminario è stato aperto da Gezim Tushi, Direttore del Settore di Sistemazione dei Bambini in Istituto, il quale ha fatto una presentazione generale dei servizi sociali albanesi, della ragione per la quale erano lì, e ha presentato tutti gli specialisti che sarebbero intervenuti al seminario. Gezim ha presentato la nostra direttrice Maurizia Sandrini, l ha ringraziata più volte per l iniziativa dell organizzazione di questo seminario, e ha concordato con AiBi gli obiettivi del lavoro comune. Lo scopo di questo incontro era che tutti i rappresentanti delle istituzioni competenti collaborino insieme implementando e non lasciando sulla carta le strategie per la de-istituzionalizzazione dei bambini accolti nelle strutture residenziali, concentrandosi nella ricerca di alternative migliori per il futuro dei bambini ospiti degli istituti, pensando sempre che la migliore soluzione sia il ritorno del bambino nella sua famiglia biologica, o allargata, se è possibile, e, se questo non è possibile, cercare la possibilità di trovare una famiglia affidataria, o una famiglia adottiva, nazionale o internazionale. Come vediamo al centro dell attenzione c è il bambino, il modo in cui potergli ridare o dare una nuova famiglia, un ambiente familiare sano, in cui vivere e crescere e attraverso il quale integrarsi in una vita normale. Thanas Poci, Direttore della Divisione dei Servizi Sociali, ha ringraziato tutti i partecipanti del seminario e soprattutto AiBi per il contributo che da nel suo lavoro in Albania affiancando due delle strutture invitate, lo Zyber Hallulli e la Casa del Bambino di Valona, e per la collaborazione che ha portato avanti nel tempo con le istituzioni statali che si occupano dei bambini orfani. Gazment Zita, sempre parte dei Servizi Sociali Statali, ha parlato del superiore interesse dei bambini dell istituto, della famiglia biologica, di famiglia alternativa. Galsvinda Fili, la nostra specialista sociale, ha parlato di come AiBi interpreta il ruolo del Direttore, dello psicologo, dell assistente sociale. Lei ha parlato anche delle attività di de-istituzionalizzazione, di reinserimento nelle famiglie biologiche dei bambini, sempre secondo la teoria di AiBi. Infine Denada Dibra, esperta dei Servizi Sociali Statali, ha parlato dei diritti e degli obblighi dell istituzione e dei controlli realizzati per evitare abusi o inadempienze. Era invitata anche Teuta Gjokrushi, la direttrice dal Comitato Albanese delle Adozioni, e anche l avvocato del Comitato stesso Maliq Maliqi. Hanno discusso sul loro ruolo, sul ruolo della famiglia per il bambino, sugli errori realizzati in passato da Direttori che, per paura di perdere il lavoro svuotando gli istituti si lasciano sfuggire le diverse possibilità di riportare il bambino nella famiglia o di trovargliene una alternativa. Tutti i partecipanti hanno discusso e commentato le problematiche che hanno incontrato durante il loro lavoro. E stato un dibattito interessante e ricco di spunti per il futuro, e alla fine dell incontro tutti i rappresentanti delle istituzioni si sono resi conto che la de-istituzionalizzazione dei bambini è l alternativa migliore per loro. 2. Centro Servizi per la Famiglia - Tirana Una persona davvero speciale! Ecco il contributo di un orfano albanese alla Conferenza Internazionale di Amici dei Bambini a Bellaria

3 Chi sono io? Mi chiamo Marenglen. Sono nato a Shkozë, villaggio di Puka (nel nordest dell Albania), il 15 settembre 1979, da due genitori insegnanti meravigliosi. Ma la natura ha voluto che questa coppia venisse divisa dal frutto del loro amore. Mio padre, Nikolla, ci ha lasciati quando io avevo solo 1 anno, lui è venuto a mancare il 3 settembre 1980 dopo un incidente automobilistico andando a ritirare i libri per gli allievi all inizio della scuola. Un anno dopo, i parenti di mia madre vengono a prenderci. Dopo molti dibattiti e rifiuti di mia madre che non voleva essere divisa da me, la sua gente l ha ripresa nel suo paese d origine. Da quel momento sono rimasto orfano senza una madre e un padre. Sono rimasto nella casa del nonno paterno come vuole la tradizione delle nostri parti, che non mi ha lasciato andare via con la mamma. La giustificazione era che mia madre rimasta vedova in età giovane (all epoca 21 anni) doveva ritornare dai suoi e risposarsi di nuovo, mentre io dovevo rimanere in casa dei nonni come figlio del loro figlio. Non vogliamo che nostro figlio cresca con il padrino diceva mio nonno allora. E così inizio la mia vita. Sono cresciuto senza genitori e tutta questa storia è giunta a me da racconti di altri. Allora io avevo solo 2 anni, e per quanto ricordo mia madre non è mai venuta a cercarmi. Dentro di me sentivo una grossa mancanza, ma non ho mai avuto il coraggio di chiedere nulla fino alla prima elementare. Ero un bambino timido e chiuso. Il primo giorno di scuola mi sentivo male: tutti i miei compagni arrivavano accompagnati con i loro genitori mentre io no. Quando qualcuno mi chiedeva di loro, io mentivo con una voce spenta dicendo che loro insegnavano in un altro paese lontano e quando sarebbero venuti li avrei fati incontrare con loro. A quel tempo la perdita era ancora più grande, mi sentivo diverso dai miei coetanei, non potevo chiamare mamma, papà Ricordo bene il giorno in cui, arrivato alla quinta classe, arriva una lettera dal Comitato Direttivo della Regione con un ordine che io andassi in un orfanotrofio (convitto). Il nonno si è opposto perché non voleva dividersi da me ma la decisione era definitiva, l ordine doveva essere eseguito. Il nonno arriva quella sera a casa con gli occhi in lacrime e per confortarmi dice: figliolo tu sei un allievo modello e come tale devi andare a studiare in un'altra scuola per diventare insegnante come tuo padre e portare onore alla tua famiglia. Sono andato in convitto qualche giorno prima dell inizio della scuola per ambientarmi con la nuova realtà quando ci siamo salutati con il nonno ci siamo abbracciati e ho pianto. Adattarsi era difficile, le persone intorno non lo rendevano più facile. Una delle persone che mi guardava mi disse: tu sei orfano, non hai nessuno e per qualsiasi cosa devi chiedere a me e fare quello che ti dico io. Poi mi minacciò che se non mi attenevo alle regole mi avrebbe lasciato senza cibo. Odiavo la parola orfano che mi batteva sulla testa come un martello ogni ora, ogni giorno. A quel tempo ho iniziato a capire qualcosa dalla mia vita. Ho preso una decisione: fare di tutto per tornare a casa e in quanto bambino la via d uscita era di farmi espellere dal convitto. Sono diventato un terrore per tutti, disubbidiente, rumoroso, distruttivo. Molte volte sono diventato oggetto di riunioni e di lamentele ma non è cambiato niente. Alla fine il Comitato ha chiamato mio nonno e insieme ai dirigenti regionali hanno fato una riunione urgente nel mio convitto. Sapevano tutti che al centro delle discussione dovevo esserci io. Ho sentito tutte le ipotesi di quello che mi poteva succedere, trasferimento, prigione, casa per malati mentali, ecc. Con queste parole i nostri educatori ci minacciavano per non dare fastidio, e queste parole i miei compagni le ripetevano a me. Quel giorno mi hanno fatto entrare, e all inizio con le buone e poi con le minacce volevano farmi raddrizzare, ma io non sentivo ragione, volevo tornare a casa da mio nonno. Alla fine loro hanno deciso il trasferimento dicendo che sarei stato meglio, che il nuovo posto era molto carino e che non avrei avuto di che lamentarmi. Io ero arrabbiato, ho risposto che se loro mandavano anche i loro figli insieme a me in quell altro convitto io sarei stato d accordo. Loro sono rimasti fermi e silenziosi e dopo qualche giorno io sono tornato a casa da mio nonno, le mie parole avevano fatto una forte impressione. Ho preparato la valigia e sono tornato nella casa del nonno. In quel momento ho sentito un enorme gioia perché sarei stato di nuovo in famiglia. Così nel villaggio ho finito la scuola dell obbligo e dopo, questa volta deciso da me, sono andato di nuovo in convitto a Scutari per avere la possibilità di studiare e diventare insegnante come nei miei sogni. Dopo l entrata nel convitto ho iniziato a cercare mia madre. Non sapevo dov era, cosa faceva e se sentiva la mia mancanza. Mi facevo così tante domande Ho cominciato le indagini, e ho scoperto dove viveva. Faceva l insegnate in un villaggio sperduto di Puka. Sono andato da lei, alla scuola dove insegnava e l ho cercata, lei è uscita e non mi ha riconosciuto, io non potevo aspettare ancora e subito l ho chiamata mamma.lei è rimasta immobile e ha iniziato a piangere. Mi avvicino e le dico ma cosa fai, ecco adesso ci siamo ritrovati. Siamo rimasti insieme tutto il giorno a parlare, a

4 raccontarci. Si avvicina la sera e io mi preparo a ritornare nel mio convitto, ma lei non mi lascia andare. Mi prende per mano e mi fa incontrare e conoscere i miei zii. Ho provato emozioni enormi, come se adesso riscoprissi una parte di me rimasta in ombra. Ho finito la scuola superiore e poi sono andato a Tirana con la volontà di fare qualcosa per me stesso, investire sul mio futuro. Mi sono messo in contatto per caso con l associazione orfani albanesi che mi ha dato un grande supporto. È stato grazie a loro che ho iniziato anche l università, studio medicina e sono all ultimo anno. Da allora sono andato spesso all associazione, cercavo di dare una mano, di fare qualcosa per aiutare i bambini senza famiglia per alleggerire il vuoto che sicuramente anche loro sentivano, come me. Ci sono stati molti cambiamenti nella mia vita in questi anni, con l inizio dell università mia madre è venuta a vivere con me e siamo insieme tutt oggi. Inoltre ho conosciuto una ragazza fantastica che da una cara amica è diventata mia consorte. Dall anno 2000 continuo gli studi e ho dedicato una parte del mio tempo e della mia vita al lavoro con l associazione orfani. Adesso sono vicedirettore dell ufficio di Tirana. Ho cercato di non far passare ai bambini rimasti senza nessuno le stesse difficoltà che ho avuto io, anche se purtroppo questo mio desiderio non può colmare il vuoto che ti lascia la mancanza della famiglia. Nei miei 6 anni di lavoro con l associazione orfani ho fatto di tutto; preparazione di progetti, organizzatore di attività per bambini e giovani ma sono stato anche solo un semplice ascoltatore dei loro problemi e difficoltà che li affliggono. Lo sento come un obbligo con me stesso, non posso-voglio-devo smettere mai di occuparmi di loro. 3. Progetto Centro Servizi per la Famiglia Bathore La solisarietà non conosce limiti: grazie ai coniugi Cascio, che da Palermo sono arrivati a portare doni, gioia e felicità ad Arlinda, la piccola da loro sostenuta tramite SAD Da anni l associazione Amici dei Bambini lavora attraverso diversi progetti per aiutare i bambini in stato di bisogno, ai quali basta solo avere la nostra attenzione, nient altro. I vari progetti offrono a questi bambini educazione, cura e aiuto sociale per farli sentire pari agli altri bambini. Lavorando in questa direzione ogni giorno aumenta il numero dei bambini che chiedono aiuto a noi. Tutti questi bambini partecipano regolarmente alle attività che svolgiamo presso il centro Rob Ant di Bathore, per ricevere un cambiamento nella loro vita quotidiana. I bambini di Bathore sono un gruppo misto per provenienza, e beneficiano di cure e attenzione da parte di filantropi italiani che sostengono le attività che noi svolgiamo. Ma, come abbiamo sempre detto, questa filantropia non conosce limiti, in nessuna direzione. Ad alcune persone non basta solo la fotografia o una letterina, vogliono conoscere da vicino il bambino che sostengono e la realtà in cui vive. Vogliono capire, passare un pomeriggio con il bambino e la sua famiglia per conoscere il suo carattere, i suoi desideri, la famiglia, le condizioni in cui vive, e dare un ulteriore aiuto per migliorare le condizioni di vita. Vogliono che a questo bambino venga dato il diritto di crescere con tutto il necessario. Una bella fortuna è toccata ad una bambina da Bathore, Arlinda, la quale per il suo compleanno ha ricevuto un bel regalo, l arrivo della Sig.ra e del Sig. Cascio in Albania. La coppia è venuta proprio per festeggiare il compleanno della bambina, che il 12 settembre ha compiuto 7 anni. Dina e Agostino Cascio non sono riusciti ad arrivare il 12 ma solo il 16 settembre, e così hanno avuto l occasione di accompagnare la bambina il primo giorno di scuola. Hanno portato vestiti per Arlinda e per la sua famiglia, materiale scolastico, e quello che è stato più speciale è che ora la bimba sa di avere due amici dall altra parte del mare, che hanno voluto passare un intera giornata passeggiando con la piccola per le strade di Tirana, per darle la possibilità di vedere la capitale e di stare un po insieme per conoscersi. Anche se Arlinda vive a 7 km da Tirana lei non aveva mai visto la città capitale dello stato in cui vive e sta crescendo, della quale i suoi genitori le parlano spesso, anche se non hanno la possibilità di accompagnarla. Due italiani sono arrivati, l hanno accompagnata nei parchi di Tirana, l hanno portata in un ristorante, anche se la ragazza era tesa e non è riuscita nemmeno a mangiare, perché non aveva mai visto un bel posto del genere. La sua timidezza ha fatto soffrire i suoi 2 amici speciali; avevano le lacrime agli occhi, chiedevano che cosa volesse mangiare, che cosa le sarebbe piaciuto fare insieme

5 a loro, l abbracciavano, e alla fine l hanno riportata a casa perché per lei forse era stata anche troppo quell esperienza. Le hanno promesso che sarebbero venuti di nuovo a visitarla, che l avrebbero sostenuta per sempre, perché non volevano che crescesse con delle privazioni, con mancanze, e che studiasse. La filantropia italiana non ha limite, e questo lo vediamo da anni noi che lavoriamo qui in Albania, la gente va in ogni angolo del mondo per vedere e per aiutare le persone che sono in difficoltà. Queste persone non conoscono limiti di stati, d età, per loro la cosa più importante e l umanità. 4. Progetto: Centro-Servizi per la Famiglia di Fier e Levan Convegno Internazionale Senza figli Senza Dai diritti alla giustizia: famiglia e giovani nei propri percorsi verso l accoglienza E stato un lungo percorso quello che mi ha portata ad arrivare a Bellaria. Ci siamo trovati tutti riuniti, da ogni parte del mondo, per un solo scopo: la protezione e difesa dei bambini abbandonati. Storie vissute, esperienze lavorative raccontate. Il Presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini ha dichiarato che questo è stato il primo Convegno dell Associazione basato sulle testimonianze e su storie vissute. E vero, perchè così è cominciato anche il primo giorno, con una testimonianza russa, in cui si parlava dell esperienza e della vita di un ragazzo che ha vissuto in un istituto. Tutte le testimonianze nelle diverse sessioni mattutine, dall Italia alla Moldavia, dal Brasile alla Colombia, parlavano e dichiaravano molto apertamente i casi, diversi ma comuni, di come si possano sentire i bambini in un istituto (distrutti, inferiori, ermarginati). Nella sessione del pomeriggio invece testimonianze di Bosnia-Herzegovina, Ucraina, Moldavia e Brasile hanno parlato di quanto sia importante per un bambino vivere in una famiglia. Ma quanto devono aspettare ancora i bambini abbandonati una famiglia che possa pensare a loro? Nel secondo giorno siamo stati separati in due sessioni: una dedicata alle famiglie e una ai giovani. Io ho partecipato a quella dei giovani, coordinata da Marco Cremonte. Nella prima parte una ragazza russa ha iniziato con una riflessione sulla vita in istituto e sulle difficoltà nell affrontare la società una volta maggiorenni. Un altra ragazza dalla Bolivia ha dichiarato che il fatto di essere abbandonata è una grande ferita che non può più essere curata; un moldavo ha dichiarato di aver vissuto l adolescenza in istituto perchè non era considerato ufficialmente orfano visto che aveva una mamma ed un papà che non gli offrivano nè amore nè attenzione. C è stato anche chi ha raccontato le proprie esperienze di lavoro a contatto con i bambini istituzionalizzati, e denunciato la mancanza di relazioni affettive stabili e durature a causa della sistemazione istituzionale: non ci sono in istituto le possibilità di uno sviluppo sano del bambino. Marenglen Lleshi insieme a me è stato presente dall Albania; ha parlato della nostra cultura nei confronti del legame familiare, che però esiste solo sulla carta perchè in realtà nessuno si assume le proprie responsabilità. Dal Marocco abbiamo capito i problemi che si presentano ad un bambino marocchino quando viene adottato da una famiglia straniera, non musulmana. Ma soprattutto c è stata la riflessione su come il diritto degli adulti venga sempre prima del diritto del bambino. Abbiamo visto come anche in Italia venga vissuto il trauma dell abbandono, e notato come i legami biologici siano solo un luogo comune. Io personalmente ho parlato dei casi analizzati durante il mio lavoro con l istituto di Valona, nel quale i bambini conoscono i loro diritti, li sentono ogni giorno, ma non hanno la forza per parlare, hanno una grande paura come hanno paura per tutto nella vita. Durante la terza giornata tutti i rappresentanti delle istituzioni hanno dato la loro opinione sui bambini abbandonati, sulle leggi e sul Convegno. Per noi c era Teuta Gjokrushi, Presidente del Comitato Albanese Adozioni, che ha parlato dei problemi che riscontra ogni giorno nelle sue visite negli istituti. Tutti hanno comunque dichiarato che questo è stato un Convegno molto positivo, una grande esperienza che porteranno nei loro singoli paesi per lavorare sempre in positivo per i bambini.

6 In redazione questo mese: Antigoni Zhuri, Anxhela Aleksi e Marenglen Lleshi (Tirana e Bathore) Matilda Dushku (DEA - Fier e Levan) Maurizia Sandrini e Sabina Carcani (Ufficio AiBi Tirana) La Newsletter LE PAROLE DELLA CANDELA è stata pensata per tenere aggiornati tutti i sostenitori dei progetti di Amici dei Bambini in Albania. Si tratta di un nuovo servizio che abbiamo denominato SOL (Sostegno On Line). L idea è quella di trasmettere via la newsletter contenente estratti dei report settimanali e notizie relative sull andamento del progetto Aiutami a Vivere in Albania. Abbiamo pensato di utilizzare la posta elettronica, poiché è uno strumento che consente di raggiungere un grosso numero di utenti ad un costo minimo. Se l idea continua a piacervi e volete condividerla con altri amici basta che ci comunichiate la loro all indirizzo di posta elettronica del nostro ufficio di Tirana: affinché possano ricevere direttamente i prossimi numeri del notiziario. La newsletter sarà comunque disponibile a breve anche sul sito Internet di Amici dei Bambini, all indirizzo nelle pagine dedicate ai nostri progetti in Albania.

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