NIDI VICINI NIDI LONTANI: IL VIAGGIO COME FORMAZIONE

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1 NIDI VICINI NIDI LONTANI: IL VIAGGIO COME FORMAZIONE Visite ai servizi educativi della Slovenia: un'esperienza di ricerca formazione nel contesto europeo Manuela Cecotti Psicologa e Pedagogista Università di Trieste Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell'uomo da millenni di cammino, se il narrare non nasca dall'andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più. Paolo Rumiz, E' Oriente, Feltrinelli, 2003 Premessa ed obiettivi di base Nell ambito del piano più ampio dell offerta formativa sostenuta dalla regione Friuli Venezia Giulia e realizzata grazie alla collaborazione con l IRSSeS*, nel corso dell anno , si è voluto ideare un percorso speciale, utilizzando una procedura ed una metodologia efficaci per visitare realtà educative al di fuori della regione. Si è deciso pertanto di strutturare un progetto per l esplorazione dei servizi di altre nazioni, come strumento per la conoscenza di culture nella formazione del personale educativo, partendo dalla convinzione che la professionalità, così come la vita, si nutra di diversità e cambiamento. Scopo principale dell iniziativa è stato quello di sostenere, attraverso il confronto e lo scambio con altre realtà, la ricerca sulla cultura dell infanzia e sulla qualità dei servizi, non solo dei nidi visitati, ma anche delle strutture di afferenza di ciascun partecipante. Si è voluto inoltre far maturare una capacità di incontro e dialogo tra servizi educativi attraverso le visite, evitando in tutti i modi il turismo didattico. L'atteggiamento ed il metodo di base con cui il lavoro è stato svolto, costituiscono le premesse ed al contempo gli obiettivi di questo progetto: essere viaggiatori ha significato porsi in una prospettiva di profondo rispetto nei confronti di tutti i luoghi incontrati, utilizzando l'ascolto e l'osservazione come strumenti operativi e come strumenti mentali della nostra ricerca. La sospensione del giudizio è stata la chiave di lettura delle esperienze, strumento prezioso per un incontro autentico e la possibilità di comprensione. Abbiamo pensato al percorso di visite come ad un viaggio di ricerca ed esplorazione, capace di alimentarsi degli incontri e delle occasioni. Abbiamo cercato in tutti i modi di evitare le banalità, i luoghi comuni, le rapide interpretazioni, i facili paragoni, evitando di essere veloci, lasciandoci piuttosto attraversare dalle esperienze e dandoci tempi distesi per giungere a bilanci e a conclusioni. Siamo partiti dal presupposto che le stereotipie e la fissità siano insidie presenti anche nel lavoro educativo e che non aiutino né la crescita personale né l'evoluzione del sé professionale, perciò ci siamo resi disponibili al cambiamento. Viaggiare, visitare, andare, come scrive P. Rumiz, con la fiducia che l esperienza porterà conoscenza e cambiamento. Scrivere e narrare, come teorizza J. Bruner (1990), con la certezza che lavorando sul processo e riflettendo sul viaggio in corso, l attribuzione di significati maturerà progressivamente nel corso del tempo e degli incontri, portando quell evoluzione che, come afferma W. Bion ( 1962), rappresenta la vera capacità di apprendere dall esperienza. 1

2 Evoluzione del progetto La spinta iniziale L idea di visitare i servizi per l infanzia fuori regione è maturata come evoluzione ed estensione del progetto di visite tra nidi della regione Friuli V. G.. La realizzazione di questi percorsi ha visto un'ampia partecipazione e soddisfazione formativa, coinvolgendo centinaia di educatori. La ricerca di nuove imprese e nuove scoperte è stata sollecitata e supportata dall incontro con alcuni testi: il libro di J.J. Tobin e colleghi, Infanzia in 3 culture, che offre una metodologia comparativa utile per poter confrontare contesti educativi di differenti nazioni, gli articoli apparsi sulla rivista Bambini relativi all esperienza di O. Baudelot e colleghi in Francia che, seguendo la linea di Tobin, offrono nuovi spunti di approfondimento ed ampliano la prospettiva del confronto. Infine le magnifiche fotografie di B. Fontanel e colleghi pubblicate sul libro Bebè del mondo ed accompagnate da una serie di interessanti approfondimenti etnografici sui rapporti tra le pratiche di cura messe in atto nei confronti dei bambini piccoli e la trasmissione culturale della visione del mondo di un contesto sociale. Ricerca di nuove imprese, ricerca alla scoperta di che cosa? Di strutture modello? Di conferme? Di spaesamenti? E facile, in queste fasi progettuali, scivolare in alcune trappole, ma è da anni che abbiamo posto ed esplicitato all inizio dei percorsi di visita delle affermazioni di metodo, che ci possano guidare: poiché le visite non devono mai diventare turismo didattico, non vogliamo andare in visita pensando di essere a caccia di idee e metodi da copiare, la sospensione del giudizio e la disponibilità ad apprendere dall esperienza sono i nostri principali strumenti di lavoro e di lettura della realtà, ciò che guida la nostra conoscenza e l approccio alle realtà che incontriamo. Si è trattato allora di operare una scelta non dettata dal caso, né dalla fantasia, non dettata dalle mode pedagogiche, né dalla certezza della riuscita. Si è trattato di pensare ad un viaggio, un viaggio di ricerca, che ci permettesse, prima di ogni altra cosa, di incontrare davvero qualcuno, di avere uno scambio autentico con una realtà non conosciuta, perché è questa la caratteristica principale che rende ogni realtà interessante. Dove andare? La scelta della Slovenia, a questo punto, è arrivata facilmente: si tratta di un luogo geograficamente vicino alla nostra regione, facile da raggiungere, ormai senza neppure un confine doganale, ma la Slovenia, per chi vive nelle nostre terre, è un luogo psicologicamente lontano, culturalmente poco conosciuto, per molti versi inesplorato. Il confine fisico è stato rimosso, ma i confini costruiti dalle guerre e dai regimi delle passate generazioni non lo sono ancora completamente, anche se oggi la Slovenia appartiene all Europa. Andare in Slovenia è significato operare una scelta forte rispetto ad un altrove che, come scrive Paolo Rumiz, per molti aspetti è già Oriente. Organizzazione del percorso Siamo in Friuli V.G., Italia e Slovenia si intersecano sui confini della regione, ci sono gruppi delle minoranze linguistiche da entrambe la parti. Lungo l intera fascia confinaria esistono scuole con sezioni di lingua e cultura slovene. E stato facile trovare educatrici di lingua slovena nei nidi di Trieste. La conoscenza e l'incontro con Teja Pelicon, coordinatrice pedagogica dei servizi per l infanzia di Nova Gorica, ed il suo bilinguismo sono stati il primo passo verso la mediazione linguistica e culturale che questo progetto ha richiesto. Il percorso formativo ha coinvolto un piccolo gruppo di educatori** appartenenti ai servizi di nido della regione Friuli Venezia Giulia, eterogenei sia per appartenenza provinciale, che per anzianità di servizio, che, ancora, per tipologia di gestione dei servizi di afferenza. Il gruppo era costituito per una parte da educatori (3) bilingui, facenti parte delle sezioni di lingua slovena in Italia. 2

3 La costituzione del gruppo di formazione ha richiesto una complessa selezione, realizzata all interno di un gruppo più esteso individuato attraverso un questionario di auto segnalazione. E stato importante salvaguardare l eterogeneità sia geografica che anagrafica che, ancora, di provenienza gestionale dei partecipanti. Oltre a questo, la selezione ha riguardato le competenze e le disponibilità dei partecipanti stessi, in modo tale da poter partire subito con la distribuzione di ruoli ed incarichi precisi a ciascun componente il gruppo di formazione. La regia del percorso è stata gestita a quattro mani, da chi scrive per quello che riguarda la metodologia di lavoro e la gestione del gruppo, da un supervisore del tirocinio di lingua slovena, Katja Ciuk, per i contatti diretti e le relazioni con i coordinatori e le scuole della Slovenia. Complessivamente i soggetti coinvolti sono stati: i 10 educatori partecipanti al progetto, il personale delle scuole dell'infanzia visitate, il formatore responsabile del progetto, un co-formatore di lingua slovena, i referenti delle strutture in Slovenia di Nova Gorica, Ljubljana e Maribor. L'organizzazione temporale del percorso ha richiesto tempi lunghi. Dopo un anno per la progettazione, l anno formativo ha preso avvio a ottobre 2008, con la costituzione del gruppo di lavoro, in cui si sono costruiti e condivisi il senso del progetto, le linee metodologiche, gli strumenti utilizzati per l osservazione e la raccolta dei dati, l impianto della documentazione e la suddivisione di ruoli e compiti; in novembre 2008, marzo e maggio 2009 si sono realizzati i viaggi di visita alle tre strutture della Slovenia, vi è stata sempre un alternanza tra visite e incontri di riflessione-documentazione. Al termine è stato realizzato un documentario bilingue dal titolo Nidi vicini...nidi lontani: il viaggio come formazione,*** che presenta i passaggi salienti del percorso realizzato. Si è infine proposto a tutto il personale della regione Friuli Venezia Giulia un Convegno di sintesi, documentazione e incontro per la socializzazione dei dati raccolti e la condivisione delle riflessioni di tipo formativo ricavate. Il Convegno dal titolo: Visite ai servizi per l'infanzia della Slovenia: un'esperienza di ricerca-formazione, ha avuto luogo a Trieste nel novembre 2009 ed ha visto la presenza di oltre un centinaio di educatori. In quell'occasione un gruppo di educatori della Slovenia ha potuto visitare alcune strutture della città ed i coordinatori delle scuole hanno presentato le linee essenziali dell'organizzazione e dell'impostazione pedagogica dei servizi del loro paese. Realizzazione del percorso Quando ci si incontra per la prima volta, il 20 ottobre 2008, l intreccio di interessi e preoccupazioni, aspettative ed emozioni è complesso. Il gruppo è un insieme di educatori che non si conoscono e che cominciano ora a condividere spazi, tempi, compiti e motivazioni. Si tratta per tutti del primo corso di formazione residenziale, che richiede una condivisione ed una interdipendenza molto particolari da parte gruppo. Emergono perciò, da subito alcuni interrogativi importanti: - Ce la faremo a condividere spazi e tempi? - Sarà possibile realizzare i passaggi che abbiamo progettato? - Riusciremo ad osservare ciò che c'è di autentico nelle strutture educative della Slovenia? - Come faremo ad interagire professionalmente con il personale e a non rimanere alla superficie delle prime impressioni? - Quale mediazione tra gli obiettivi formativi che perseguiamo e gli inevitabili cambiamenti lungo il percorso? - Come sarà possibile realizzare tutto questo se la maggior parte dei partecipanti non conosce la lingua slovena? Abbiamo puntato tutto sul metodo di lavoro, vale a dire che gli obiettivi riguardano l intenzione di realizzare le visite attraverso alcuni passaggi fondamentali, perché sono quelli che fanno formazione, attivando specifiche modalità di approccio alla lettura della realtà ed alla ricerca. 3

4 Non ci siamo prefissati obiettivi di conoscenza definiti in categorie a priori, non ci siamo concentrati da subito su che cosa volevamo cercare e trovare, bensì su come volevamo andare alla ricerca e scoperta di ciò che c era nella realtà che andavamo ad osservare. Abbiamo progettato in maniera dettagliata il processo, lasciando che il prodotto arrivasse davvero alla fine, come scoperta individuale e collettiva, come ristrutturazione mentale attraverso una serie di esperienze vissute in un percorso induttivo di rilettura e riflessione costanti. Il lavoro di regia è stato un aspetto forte, importante e per molti versi esportabile di questo percorso. Abbiamo maturato un architettura formativa che può essere un esempio da offrire alle persone interessate nella realizzazione di esperienze formative professionali in questo settore. E un percorso di ricerca-formazione nella misura in cui il processo della ricerca permette di porre in interazione continua teoria e pratica, esperienza e riflessione, azione e pensiero, dati oggettivi e vissuti soggettivi, aspetti formali ed informali dell incontro e dello scambio professionale. Riassumendo le sequenze principali, il percorso si è articolato su tre piani: - Formazione del gruppo di lavoro con suddivisione di ruoli e compiti e interdipendenza positiva; - Struttura e modalità di realizzazione delle visite: scansione di tempi e passaggi, alternanza di incontri formali e informali, suddivisione del gruppo in sottogruppi e coppie; - Metodologia di lavoro per ciascuna visita: esplicitazione degli approfondimenti psicopedagogici emergenti, documentazione articolata su diversi livelli, riflessioni ed interpretazioni collettive ancorate ai dati raccolti. La documentazione è stata progressiva, accurata, oggettiva e soggettiva, individuale e collettiva. Nello schema che segue vengono descritti i due livelli di svolgimento del percorso: la conoscenza intesa come ricerca e l'esperienza vissuta, intesa come dimensione più propriamente formativa. Ciascun livello viene declinato attraverso i documenti che sono stati raccolti e prodotti in corso d opera. LA CONOSCENZA - RICERCA L ESPERIENZA - FORMAZIONE L'OFFERTA FORMATIVA: Curricolo (1999) tradotto in lingua italiana nel 2000, Progetti delle Scuole IL GRUPPO DI RICERCA-FORMAZIONE Raccolta di aspettative, costruzione, funzionamento del gruppo di lavoro. Schede di segnalazione, suddivisione dei compiti, riprese video, diari, osservazioni del clima e dinamiche di gruppo IL PERSONALE Coordinatrici, maestre, maestri, assistenti, pedagogiste, Presentazione sulla formazione di base IL VIAGGIO-VISITA Progetto con metodo: struttura delle visite, obiettivi, strumenti. Descrizioni delle giornate di visita, schemi e osservazioni scritte sul/del gruppo 4

5 LE STRUTTURE Organizzazione delle Scuole materne. Schede di presentazione e carte dei servizi delle tre Scuole LE LINGUE-CULTURE Esperienze soggettive in merito agli aspetti linguistici, diari e riflessioni intermedie e finali GLI SPAZI Organizzazione degli spazi: sezioni, atri/ingressi, giardini Foto e schede di osservazione degli spazi L OSSERVAZIONE DEI BAMBINI Osservazioni dirette scritte, foto, video I TEMPI Schede di presentazione e schede di programmazione giornaliere. Osservazioni scritte delle giornate educative INCONTRI CON I COLLEGHI Esperienze soggettive nei diari, osservazioni scritte sulle giornate di visita In sintesi, per quanto riguarda l organizzazione dell'offerta educativa, la Slovenia denomina livello prescolare (scuola materna vrtec ) l'istituzione scolastica rivolta ai bambini da 1 a 6 anni. I congedi per maternità coprono completamente i primi 12 mesi di vita dei figli e non sono previste istituzioni educative dedicate a questa fascia d'età. La prescuola è suddivisa al proprio interno in 2 livelli: 1-3 anni e 3-6 anni. Questa suddivisione viene rispettata presso le strutture molto ampie. A volte vi sono edifici contigui che ospitano i due diversi livelli d'età. Nelle strutture meno ampie, o che ospitano un numero inferiore di bambini, è invece contemplata la promiscuità per età, fino a raggiungere l'eterogeneità 1-6 anni all'interno della stessa sezione. Vi è una declinazione teorica di rapporti numerici che prevede la suddivisione di gruppi di bambini per età omogenee: da 12 a 14 per il gruppo 1-2 anni, da 17 a 19 per il gruppo 2-3 anni, da 22 a 24 per il gruppo 3-6 anni. Qualora vi siano sezioni eterogenee per età, anche i rapporti numerici oscillano. La presenza di bambini con bisogni speciali ( a cui è abbinato un insegnante di sostegno) abbassa di 2 unità il numero di bambini previsto in sezione. Ciascun gruppo di bambini ha un insegnante di riferimento, che viene chiamato maestro/maestra, la cui formazione prevede un corso di laurea triennale dedicato presso le Facoltà di Pedagogia. Assieme all'insegnante è sempre presente ed opera un/una assistente, in possesso di diploma di istruzione secondaria quadriennale nell'area dell'educazione all'infanzia. Spesso gli assistenti possiedono anch'essi il diploma di laurea. Oltre al tempo di lavoro diretto con i bambini, gli insegnanti dedicano mezzora al giorno alla scrittura e alla documentazione. Vi è un'importante presenza e funzione della figura del coordinamento pedagogico: il/la coordinatore/coordinatrice, eletta dal gruppo dei colleghi insegnanti, assume la responsabilità pedagogica di un gruppo di scuole (in media 7/8), chiamate case. E' coadiuvato/a da un/una vice ed è prevista la consulenza di un/una pedagogista per lo sviluppo di progetti, sperimentazioni, attività particolari. Il Curricolo Nazionale, emanato nel 1999 e tradotto in lingua italiana nel 2000, è una dichiarazione che intende coprire l'intero ambito della scuola per l'infanzia nazionale, compresa l'educazione 5

6 prescolastica a domicilio. Questo documento enuncia una serie di principi e declina in sei campi di esperienza le attività previste, definendone obiettivi generali e specifici e prevedendo una diversificazione di livelli (1-3 anni e 3-6 anni). Bilancio complessivo Nel corso del viaggio siamo riusciti a condividere spazi e tempi in gruppo. L alternarsi di passaggi formali ed informali ha mobilitato un grande numero di risorse personali, gli scambi e le riflessioni sono stati continui, ma alleggeriti dalla disponibilità di tempo, dell alternanza del lavoro tra gruppo, coppie, sottogruppi. Abbiamo provato più volte un piacere profondo nel sentire il processo gruppale funzionare, nel cogliere la fluidità della comunicazione, pur nella difficoltà dell alternarsi delle traduzioni e dell accavallarsi delle lingue, quando era il gruppo a portare avanti i ragionamenti, l interlocuzione, il ritmo. Abbiamo visto crescere pensieri collettivi e riflessioni individuali, abbiamo percepito l evoluzione dei cambiamenti di tutti e di ciascuno, nel rapporto con la conoscenza, con le esperienze e con la lingua slovena. E stato non difficile, ma faticoso: la concentrazione e l attenzione delle giornate di visita, ci caricavano, ci esaurivano e ci saturavano al tempo stesso. Abbiamo potuto leggere il curricolo della Slovenia tradotto in italiano, abbiamo incontrato gli educatori durante le loro giornate a scuola e ci siamo confrontati sul modo di lavorare con i bambini. Abbiamo raccontato loro molti aspetti delle nostre realtà. Abbiamo utilizzato l italiano, lo sloveno, l inglese. Gli aspetti su cui ci siamo più approfonditamente fermati a ragionare sono stati: - Il rapporto tra bambino e gruppo: come è possibile realizzare un buon equilibrio tra appartenenza ad un gruppo ed autonomia nelle scelte. - La capacità degli educatori di dare fiducia al bambino e di sostenerlo in un reale processo di acquisizione dell autonomia. - Il rapporto tra natura e servizio educativo: l importanza di far entrare la natura in sezione e nelle attività giornaliere e la risorsa degli spazi esterni come fonti di conoscenza e di esplorazione per i bambini. - La professionalità della coppia educativa e la costruzione di alleanze attraverso gli sguardi, la continuità dei gesti, la complementarietà delle azioni rivolte ai bambini. Abbiamo inoltre scoperto diverse cose: fuori e dentro ciascuno di noi. L esperienza di non capire la lingua slovena è stata fonte di insight e di forti sollecitazioni. Ci siamo trovati spesso in una situazione forse simile a quella dei bambini, utilizzando la dimensione non verbale come fonte principale di comprensione della realtà. Qualcuno si è sentito sordo, e questo ha richiesto molta concentrazione, ma questo per alcuni versi si è rivelato essere non necessariamente uno svantaggio. Interessanti gli effetti personali che il contatto con la lingua slovena ha suscitato. Un educatrice a Ljubljana ha improvvisamente cominciato a capire tutto di una lingua che non ascoltava dall età di 5 anni. Un'altra educatrice, nata in Slovenia ed ora residente in Italia, si confondeva spesso nel tradurre a volte da italiano a italiano e nel riferire i pronomi noi/loro scambiandoli. L imbarazzo di una terza persona, appartenente alla minoranza di lingua slovena in Italia, quando ha scoperto di essere considerata italiana attraverso uno stereotipo molto tipico ( voi italiani che mangiate sempre la pizza ), pur parlando la lingua slovena, da parte delle colleghe di Maribor. Al termine di un anno di lavoro si può dire non solo che il progetto è stato realizzato nelle sue intenzioni, ma anche che si è rivelato essere un percorso carico di ricadute professionali, non ci ha solo portato conoscenza, ma ha reso più articolato il nostro modo di vedere la realtà. 6

7 Che cosa ha fatto sì che il lavoro svolto abbia potuto prendere forma e profondità? Alcuni elementi di forza del progetto possono essere evidenziati così come sono emersi dal bilancio effettuato al termine dal gruppo di lavoro: - I tempi distesi e l alternanza tra fasi di progettazione/realizzazione/riflessione - La residenzialità: sia per gli aspetti informali che hanno permesso commenti rilassati e autentici, sia per la concentrazione sul compito, parlavamo solo di quello senza interferenze. - La collegialità intesa come suddivisione di compiti e responsabilità nel gruppo e come condivisione delle informazioni, dei materiali, delle riflessioni - La selezione iniziale ha sollecitato la motivazione dei partecipanti, che si sono auto segnalati e resi disponibili al lavoro con la consapevolezza di essere dei privilegiati nel partecipare ad un progetto così importante. La motivazione è evoluta da individuale a gruppale, poiché ciascuno è partito con domande ed aspettative proprie, che sono diventate esplicite strada facendo. Qualcuno si è scoperto sloveno più di quanto pensasse, qualcuno si è scoperto meno sloveno di quanto pensasse. Queste sollecitazioni alle appartenenze ed alla identità hanno mosso questioni profonde, che permetteranno a tutti di lavorare sicuramente con una migliore comprensione, nel proprio contesto, sia dei colleghi che delle famiglie. Qualcuno ha scoperto le proprie grandi capacità, che solo in una situazione complessa come questa potevano essere messe alla prova. Tutti abbiamo cercato e trovato l incertezza, abbiamo fatto i conti con il non capire, il non sapere, il non conoscere abbiamo dovuto esercitare la pazienza, l ascolto, l osservazione del non verbale, la ricerca delle fonti, la fiducia nelle nostre capacità di improvvisare, di stare in situazione, di trovare un posto là dove venivamo ospitati, di riflettere a voce alta all interno di un gruppo di lavoro, di tenere il giudizio sospeso. Ed il percorso, il viaggio, la ricerca di una comprensione autentica di ciò che incontravamo strada facendo, sono stati gli elementi della nostra formazione. L andata ed il ritorno ci hanno permesso di scoprire e di dare un senso a ciò che avevamo scoperto, di arricchire il nostro bagaglio di conoscenze e di costruire al tempo stesso un nuovo capitolo della nostra professione. Tutti vorremmo viaggiare ancora, per poter imparare a raccontare. Bibliografia di riferimento Bion W. R. (1962) Apprendere dall'esperienza, trad.it. 1983, Armando, Bruner J. (1990) La ricerca del significato, trad.it 1992, Borighieri. Tobin J.J. e altri (1989) Infanzia in 3 culture, trad.it. 2000, RaffaelloCortina. Rogoff R. ( 2003) La natura culturale dello sviluppo, trad.it. 2004, RaffaelloCortina. Rumiz P. (2003) E' Oriente, Feltrinelli. Baudelot O. e Rayna S., (2007) Diversità nelle pratiche di cura, in: Bambini, Junior. Fontanel B., D Harcourt C. ( 2006) Bebè del mondo, trad.it. 2007, L Ippocampo. * Istituto Regionale per gli Studi di Servizio Sociale, IRSSeS, Trieste, ** Gli educatori che hanno realizzato il progetto: Paola Sarnataro, Giovanna Ballis, Jana Lovriha, Renata Padovan, Cristina Bezensek, Paola Puppi, Rossella Scielzi, Graziella Dario, Marco Visotto, Patrizia Tomada. *** Il film Nidi vicini...nidi lontani: il viaggio come formazione, è stato realizzato grazie al contributo della Direzione Regionale F.V.G.. 7

8 Referente del progetto: Manuela Cecotti Per contatti 8

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