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1 DOSSIER PEDAGOGICO

2 Indice Prefazione p. 5 UN PO DI TEORIA... 7 Equo..che? Una breve introduzione al tema 9 Perché educare al consumo critico? Una nota pedagogico-educativa 15 Animare ma come? Una nota metodologica 19 Mappa Concettuale 26 LE PROPOSTE DIDATTICHE 29 Il commercio equo e solidale entra a scuola 30 Tra miti, marche e diritti dei minori 34 Cosa c è nel mio frigo? 38 Un impronta sostenibile 43 Questa pubblicazione è realizzata nell ambito delle attività del Progetto Io viaggio... equo e solidale cofinanziato dal Ministero Affari Esteri, Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo Redazione del Dossier Pedagogico a cura di: Valentina Zoi, Areta Sobieraj, Roberto Secci (Ucodep), Silvia Di Laurenzi, Tata Ricci, Paola Berbeglia (CIES), Anna Abbate (Fairtrade Transfair Italia) Impaginazione e allestimento grafico: Fabbrigrafica - Roma 2006 Scopriamo con l aiuto di Alisham la Finanza Etica ed il Microcredito 50 Nord e Sud. Indebitarsi, perché? 56 Facciamo Impresa Sociale 63 3

3 ALLEGATI 67 La mostra interattiva Io viaggio... equo e solidale 68 Prefazione Chi siamo 70 Questo dossier vuole approfondire il tema del commercio equo e solidale e alcuni argomenti collegati; è rivolto soprattutto ad insegnanti ed educatori della scuola primaria e secondaria di primo grado. Il Dossier è una della attività di un progetto di Educazione allo Sviluppo (EAS), finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano: Io viaggio.. equo e solidale partito nel giugno 2006 e nasce dall'esperienza e dalla collaborazione di tre organizzazioni che si occupano, ognuno con le sue specifiche, anche di sensibilizzare la cittadinanza sui temi legati al commercio equo e solidale: CIES (Centro Educazione allo Sviluppo), UCODEP e Fairtrade TransFair Italia Il progetto ha lo scopo di informare l'opinione pubblica su questi argomenti, in particolare il mondo della scuola sull'educazione al consumo, attraverso attività di informazione, formazione e sensibilizzazione. Nello specifico, prevede di rafforzare una rete di Centri Risorse specializzati sul tema del commercio equo e solidale che fungano da polo di divulgazione del patrimonio documentario reperito e catalogato su tutto il territorio nazionale; formare a Roma, Arezzo e Padova 36 operatori del commercio equo e solidale che promuovano la conoscenza di questi argomenti sul territorio; realizzare la mostra io viaggio equo e solidale nelle stesse città. La mostra interattiva Io viaggio equo e solidale rappresenta lo strumento più visibile e immediato a cui tutte le altre attività di progetto si legano concettualmente. Essa presenta scenografie a grandezza naturale si realizza in uno spazio di circa 400 metri quadrati. La mostra, rivolta a utenti dai 6 ai 13 anni, consiste in un percorso didattico basato sul gioco di ruolo che ripropone il viaggio del prodotto dal luogo di produzione fino alla tavola del consumatore (per approfondimenti (v. Allegato). Il Dossier ha una duplice finalità: I. essere un supporto per gli insegnanti che dopo aver visitato la mostra, intendono approfondire e affrontare i temi del commercio equo e solidale a scuola. II. Fungere da strumento di sostegno per le attività educativo/didattiche sul tema indipendentemente dall'aver sperimentato la mostra. Per approfondimenti ulteriori, gli insegnanti si possono avvalere di animatori/mediatori esperti delle ONG e associazioni del progetto. Buona lettura!! 5

4 Un po di teoria

5 Equo... che? Una breve introduzione al tema Il 20% della popolazione mondiale ha a disposizione l 86% delle risorse del pianeta; il 20% più povero della popolazione ha a disposizione l 1% delle risorse del pianeta: da questa considerazione e da altre, negli anni 60 alcuni movimenti, cattolici e non, iniziano a porsi degli interrogativi sul futuro del Pianeta dal punto di vista sociale, ambientale, commerciale, per pensare alla costruzione di un mondo migliore. Si inizia così a parlare di commercio equo e solidale, sviluppo sostenibile, consumo critico, finanza etica e lotta allo sfruttamento minorile: sono i temi di cui cercheremo di illustrare le principali caratteristiche e la storia. Il Commercio Equo e Solidale (Comes) è una partnership commerciale basata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto che contribuisce a realizzare uno sviluppo sostenibile offrendo migliori condizioni di scambio ed assicurando i diritti dei produttori e dei lavoratori svantaggiati nel sud del mondo. Il movimento che ne ha dato origine, mosso dallo slogan Trade not aid, evidenzia come il modello dell assistenza, della beneficenza non riesce a cambiare i fattori della povertà. Il commercio equo e solidale si fonda su alcuni principi: PAGAMENTI EQUI: i produttori stabiliscono il prezzo secondo il costo delle materie prime, del lavoro, del salario regolare e dignitoso di ogni singolo lavoratore, più un margine da reinvestire nell attività. Un prezzo trasparente, concordato, stabile nel tempo e fisso (nel circuito delle botteghe). PREFINANZIAMENTO: al momento dell ordine, fino al 50% del pagamento totale, per permettere gli investimenti. RELAZIONI DIRETTE E DURATURE: per evitare speculazioni e garantire la programmazione. TUTELA DELLA PERSONA E PIENA DIGNITÀ DEL LAVORO: ambiente salubre, nessuna discriminazione e non ammissione del lavoro minorile. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: coltivazioni biologiche, prodotti a basso impatto ambientale, materiali riciclabili, metodi naturali. 9

6 TRASPARENZA: su tutte le operazioni commerciali, scheda di tracciabilità dei prodotti. I principali soggetti del Comes sono i produttori, i trader (esportatori e importatori), i distributori ed i certificatori. I produttori sono rappresentati da piccole organizzazioni che s impegnano a garantire il rispetto dei requisiti riguardanti le condizioni di lavoro degli associati o dipendenti. Secondo i più recenti dati disponibili sull Europa, riferiti in larga misura agli anni 2004 e 2005, il commercio equo ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e ha mostrato una dinamica di assoluto interesse. Innanzitutto, dal punto di vista della distribuzione, i prodotti equosolidali sono ormai disponibili ai consumatori in una vasta rete di punti vendita; si tratta di circa strutture, con una nettissima prevalenza della grande distribuzione organizzata (57.000), seguita dai normali esercizi commerciali (19.000) ed infine dalle botteghe del mondo (2.854). I punti vendita in cui sono disponibili prodotti del Comes sono aumentati di circa il 24% rispetto al Attraverso questa amplissima rete distribuitiva il fatturato all interno dell UE ha raggiunto nel 2004 i 635 milioni di euro. Le organizzazioni di commercio equo e solidale s impegnano a condividere ed attuare - nel proprio statuto o nella mission, nel materiale informativo e nelle azioni - la definizione e gli obiettivi del commercio equo e solidale. In particolare s impegnano a garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori sanciti dalle convenzioni OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro); a non ricorrere al lavoro infantile e a non sfruttare il lavoro minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale sui diritti dell Infanzia; a pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni coinvolte nella catena di commercializzazione un giusto guadagno (il prezzo equo per il produttore è il prezzo concordato con il produttore stesso sulla base del costo delle materie prime, del costo del lavoro locale, della retribuzione dignitosa e regolare per ogni singolo produttore); a garantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto assicurando pari opportunità lavorative e salariali senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale, religione, convinzioni politiche, rispettare l ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile in tutte le fasi di produzione e commercializzazione, privilegiando e promovendo produzioni biologiche, l uso di materiali riciclabili e processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale. Tutti i principi su cui si fonda il Comes si possono trovare in forma integrale nella Carta dei Criteri presente nel sito dell Agices che è l assemblea generale italiana del Comes ( Sin dalla seconda metà degli anni ottanta, infatti, sono nati e si sono sviluppati alcuni marchi (come ad esempio Max Havelaar e TransFair), creati dalle diverse organizzazioni nazionali di commercio equo, per inserire i prodotti nei canali distributivi tradizionali garantendone la provenienza e le condizioni sociali di acquisto. Nel 1997 queste organizzazioni nazionali - riconosciuta l esigenza di un unico marchio e di una adeguata struttura di 10 certificazione - hanno dato vita a FLO (Fairtrade Labelling Organization), il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia, proprietario dei diritti d uso del marchio Fairtrade che ormai caratterizza il commercio equo a livello mondiale. FLO fissa i criteri che devono essere rispettati affinché un prodotto possa recare il marchio Fairtrade. Tali criteri, elaborati sulla scorta di strumenti internazionali quali le Convenzioni dell Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono riassumibili nelle seguenti definizioni: Produttore: si sceglie di collaborare con gruppi che hanno scarse o nessuna possibilità di accesso al mercato tradizionale, assicurandosi che tutti i membri partecipino al processo decisionale sull utilizzo dei benefici derivanti dal prezzo pagato dal mercato equo. Le strutture dei produttori rientrano nella maggior parte dei casi in Consorzi o Associazioni. Lavoratori: i principi del commercio equo sono sviluppo, promozione dei diritti fondamentali, non discriminazione, non sfruttamento del lavoro minorile, condizioni di lavoro salubri, libertà di associazione e contrattazione collettiva. Prezzo equo: è stabilito un prezzo minimo che copra non solo i costi di produzione, ma assicuri un margine di investimento. Viene inoltre riconosciuta una quota di prezzo destinata ad investimenti sociali, il Fairtrade Premium. La decisione sull utilizzo del Premium spetta all assemblea dei soci e dei produttori. Supporto finanziario: i produttori hanno diritto a richiedere prefinanziamenti e garanzie creditizie al compratore, fino al 60% del valore del contratto. Questo per evitare che si inneschi la spirale del credito usuraio e per garantire capitale di lavoro ai produttori. Relazioni durevoli: impegnano a stabilire relazioni commerciali stabili e a programmare gli acquisti nel lungo periodo, in modo che i produttori possano pianificare con maggiore certezza il loro futuro. La durata di questi accordi comprende almeno due raccolti e viene definita tra gruppo produttore e licenziatario. IL CONSUMO CRITICO Tra le funzioni economiche che l uomo svolge, quella che sembra giocare un ruolo determinante per il sistema, è il consumo. Ogni giorno il cittadino è investito da una valanga di messaggi pubblicitari che lodano le novità offerte dall industria, che stuzzicano voglie e appetiti, che presentano un modello da seguire in una corsa senza fine. I risultati sono altrettanto noti: il nostro consumo è ormai al livello dello spreco. Tra gli scopi del Comes vi è quello di portare i consumatori a riflettere sul potere che possono esercitare quando vanno a fare la spesa. Il consumo critico è un atteggiamento quotidiano che consiste nella scelta meticolosa di tutto ciò che compriamo, 11

7 non solo in base alla qualità e al prezzo, ma anche in base alla loro storia e alle scelte delle imprese produttrici. Per questo, prima di comprare qualsiasi prodotto è indispensabile conoscere anche il comportamento generale delle imprese produttrici e, di conseguenza, porsi alcune domande rispetto ai singoli prodotti. Se si tratta di prodotti provenienti dal Sud del mondo è d obbligo chiedersi: in quali condizioni di lavoro sono stati ottenuti? Che prezzo è stato pagato ai piccoli contadini/artigiani? I guadagni che procurano hanno spinto i latifondisti ad arraffare nuove terre lasciando sul lastrico dei contadini? A volte il singolo prodotto può risultare perfetto da tutti i punti di vista, ma che dire se è stato fabbricato da una multinazionale che possiede tante altre attività inquinanti, che esporta rifiuti pericolosi nel Sud del Mondo, che nell Europa dell Est sfrutta i lavoratori, che è compromessa col militare? Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa. Votiamo sul comportamento delle imprese, premiando quelle che si comportano bene e punendo le altre. Alla lunga le imprese capiscono quali sono i comportamenti graditi ai consumatori e vi si adeguano instaurando fra loro una nuova forma di concorrenza, non più basata sulle caratteristiche estetiche ed economiche dei prodotti, ma sulle scelte sociali ed ambientali. LO SVILUPPO SOSTENIBILE Rispetto all ambiente, negli anni 70 si cominciavano a percepire gli inconvenienti che l umanità avrebbe dovuto affrontare nel caso di una crescita affidata alle sole regole di mercato, e quindi basata sul profitto. Nel giro di alcuni anni le preoccupazioni in merito alla salvaguardia del patrimonio naturale si sono rapidamente trasformate in una riflessione più globale sulle condizioni che lo sviluppo economico deve rispettare perché le generazioni future non si ritrovino penalizzate dalle scelte fatte. Tale riflessione poggia sul concetto di sviluppo sostenibile, illustrato dalla Commissione Bruntland (1987): Per sviluppo sostenibile s intende uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri. Prendere parte a un processo di sviluppo sostenibile significa operare scelte che tengano conto di tre dimensioni: economica, sociale e ambientale. I risultati finora ottenuti nel quadro dei vari accordi internazionali sono scarsi e deludenti rispetto agli obiettivi. Il degrado ambientale si mantiene a livelli preoccupanti. Un esempio: 1 miliardo e 400 milioni di persone del pianeta su 5 miliardi e 800 milioni di abitanti non hanno accesso all acqua potabile. Il grande rischio è che nell anno 2020, quando la popolazione mondiale sarà di circa 8 miliardi di esseri umani, il numero delle persone senza accesso all acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi. 12 La domanda di acqua è triplicata dal 1950 e si prevede che raddoppi entro il Gli investimenti internazionali sorpassano i 130 miliardi di dollari (dati UNP) ma con risultati non adeguati alle crescenti richieste. Un miliardo di persone nel mondo non ha acqua potabile e altri 2 miliardi non hanno un rifornimento adeguato. Queste sono localizzate soprattutto nei paesi del Sud del Mondo. Si diffondono le malattie causate da una cattiva qualità delle risorse idriche, che ogni giorno causano, la morte di 6000 bambini. Sono colpiti particolarmente i poveri che non hanno i mezzi necessari per accedere all acqua potabile. Oltre al problema acqua, quando si parla di Sviluppo Sostenibile si pensa a tutte le risorse e le condizioni ambientali del pianeta. LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE Anche l accesso all istruzione presenta profonde disparità: rispetto alla popolazione mondiale con più di 15 anni gli analfabeti rappresentano il 20%, ma il 98% vive nei paesi in via di sviluppo. La mancanza di scolarizzazione è strettamente legata allo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo i dati dell OIL sono più di 250 milioni in tutto il mondo i bambini con meno di 14 anni che lavorano. I paesi coinvolti sono quelli poveri dominati da governi repressivi ed autoritari: Indonesia, Pakistan, Malesia, Brasile, Repubblica Dominicana. Le cause sono: Povertà in generale; Disoccupazione o malattia (HIV/AIDS o invalidità da lavoro) degli adulti della famiglia; Vita media molto bassa; Mancanza di misure di protezione sociale (scuola e sanità gratuite); Ingiustizie sociali, speculazione sul lavoro infantile; Iniqua distribuzione della ricchezza nel Paese; Meccanismi internazionali. Chi contribuisce a creare le condizioni per il lavoro minorile? Innanzitutto i Paesi che non investono nella spesa sociale, che in cambio di prestiti dalla Banca Mondiale accettano leggi che impongono condizioni di lavoro molto dure, senza controlli e garanzie, con salari bassissimi. Dagli anni 60 in poi i Paesi in via di sviluppo hanno finanziato la propria industrializzazione ricorrendo al prestito estero; dal 1979 l Asia orientale e l area del Pacifico; l America latina e Carabi, il Nord Africa, il Medio Oriente e l Africa subsahariana sono stati duramente colpiti dall aumento dei tassi di interesse mondiali: per ripagare il debito devono produrre ed esportare molto, tagliando sulla spesa pubblica (istruzione e sanità per prime). 13

8 Anche le imprese contribuiscono però a creare le condizioni per il lavoro minorile, facendo di tutto per risparmiare sui costi di produzione ed approfittano della situazione già critica del paese. MICROCREDITO E FINANZA ETICA Da queste problematiche e non solo nasce l idea del microcredito e della finanza etica. La finanza etica ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano. Finanzia quindi attività di promozione umana, sociale e ambientale, valutando i progetti con il duplice criterio della vitalità economica e dell utilità sociale. È regolata dalla trasparenza, che è necessaria sia per quanto riguarda i finanziatori che per i beneficiati. Le banche che si ispirano alla finanza etica sono aperte alla partecipazione dei soci e dei risparmiatori nei momenti in cui vengono prese decisioni importanti. Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari. Nei Paesi in via di sviluppo, milioni di famiglie vivono con il reddito delle loro piccole attività economiche rurali ed urbane, nell ambito di quella che è stata definita economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario, a causa dell inadeguatezza o assenza di garanzie reali e delle dimensioni delle microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali, non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai forti vincoli dell usura. I programmi di microcredito propongono alternative soluzioni per queste microattività economiche (agricolture, allevamento, produzione e commercio/servizi), pianificando l erogazione di piccoli prestiti a microimprenditori o gruppi di questi che hanno forte necessità di risorse finanziarie, per avviare o sviluppare progetti di auto-impiego. L incremento di reddito che ne deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei familiari, determinando contemporaneamente un impatto significativo a livello comunitario. La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno strumento che stimola l attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma prestata. Lo sviluppo economico viene sostenuto in questo caso attraverso la responsabilizzazione dei microimprenditori, come protagonisti e fautori della propria crescita. 14 Perché educare al consumo critico? Una nota pedagogico-educativa I grandi scenari di cambiamento che caratterizzano la globalizzazione lanciano nuove e continue sfide rispetto alle quali i sistemi educativi sono impegnati a individuare possibili risposte. Abbiamo tutti ben presente come il fenomeno della globalizzazione coinvolga le società dei paesi industrializzati e, limitandoci alla sfera economica, abbia su di esse vari effetti: aumenta la interdipendenza tra zone geograficamente lontane del mondo, aumenta la concorrenza, accelera i processi di concentrazione industriale. Questi fenomeni avvengono in un contesto di progressiva liberalizzazione e privatizzazione che sta mettendo in crisi i tradizionali sistemi di regolazione giuridica delle relazioni economiche, e che rischia di produrre un pauroso vuoto di responsabilità riguardo le conseguenze ambientali e sociali delle scelte economiche. Una delle risposte che sono state indicate, e anche in parte messe in atto, per contrastare i complessi fenomeni sopraindicati risiede nella capacità dei cittadini-consumatori di autotutelarsi e di condizionare con le proprie scelte di consumo il comportamento delle imprese. Questa funzione dei consumatori nella realtà si può sviluppare solo se il cittadino è adeguatamente informato e formato. Questa sommaria analisi fornisce un nuovo e aggiornato buon motivo affinché a scuola ci si preoccupi della "educazione al consumo". Motivo che si aggiunge a quelli già usati nei tre decenni precedenti per giustificare le attività d educazione al consumo che sono state realizzate in passato per insegnare ai giovani a prendere le distanze dalla cultura consumistica e a proteggersi dalla presenza invasiva e manipolatoria della pubblicità. Ricordare queste precedenti esperienze è importante perché i loro successi e fallimenti hanno generato, in chi ha cercato di imparare da essi, la consapevolezza che un approccio puramente informativo, teso a far conoscere ai ragazzi il mondo del consumo (prodotti, strategie pubblicitarie, conseguenze sull ambiente, ecc.) è del tutto insufficiente per incidere sui comportamenti reali. Infatti le scelte di consumo sono solo in parte determinate dal possedere o meno quelle informazioni. Un ruolo altrettanto importante è giocato dalle relazioni che gli oggetti, e il mondo di significati immaginari che socialmente viene costruito intorno ad 15

9 essi, hanno con l identità di ciascuno. Noi siamo anche quello che consumiamo nel senso che le cose che possediamo e usiamo sono parte integrante di quello che comunichiamo agli altri di noi stessi (immagine pubblica), condizionano il nostro modo di passare il tempo nella nostra casa (spazio privato), rispecchiano la nostra gerarchia dei bisogni e dei valori. Un modello educativo efficace dovrebbe allora trovare un equilibrio e un integrazione tra due finalità: esplorare il mondo dei consumi come oggetto esterno di studio, ricercando e acquisendo informazioni intorno ai suoi vari aspetti; far emergere le implicazioni psicologiche, morali, esistenziali, dei consumi assumendo il punto di vista del soggetto, e favorire così la rielaborazione dei significati simbolici e delle risonanze emotive che il consumo porta con sé. Alla fine si tratta di rinforzare la capacità di scegliere in modo autonomo facendo dialogare, in modo consapevole, il mondo degli oggetti e dei loro significati, con il proprio progetto esistenziale ("chi penso di essere? chi voglio diventare?"). Parlando di giovani, la questione che a questo riguardo emerge dalle ricorrenti analisi sociologiche sulle nuove generazioni, è però la debolezza, o addirittura l assenza, di un identità capace di immaginare qualcosa di diverso dal presente e dal quotidiano, dimensioni occupate in modo sempre più invasivo dall offerta di merci e di prodotti dell industria culturale. L educazione al consumo non può quindi dare per scontata l esistenza di uno spazio interiore di soggettività capace di ospitare una riflessione sui consumi e i loro significati sufficientemente libera da condizionamenti. Deve contribuire a crearlo lei stessa, cammin facendo. Così definito, il compito dell educazione al consumo finisce con il sovrapporsi con uno dei compiti fondamentali dell educazione senza aggettivi: aiutare il giovane a diventare autonomo. Educare ad un consumo critico e responsabile significa, pertanto, promuovere un atteggiamento permanente che si attua ogni volta che facciamo degli acquisti e che "consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle imprese che ce li offrono. Il consumo responsabile punta a far cambiare le imprese attraverso le loro stesse regole economiche fondate sul gioco della domanda e dell offerta. Infatti scegliendo cosa comprare e cosa scartare, non solo segnaliamo alle imprese i comportamenti che approviamo e quelli che condanniamo, ma sosteniamo le forme produttive corrette mentre ostacoliamo le altre. In de- 1 Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Guida al consumo critico, Emi, Bologna, 1996, pag.19, (con adattamenti). 16 finitiva consumando in maniera responsabile è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa." 1 Il consumo responsabile promuove, inoltre, azioni concrete e semplici di cittadinanza attiva come per esempio il partecipare a campagne di pressione e boicottaggio, il far parte di un GAS (gruppo di acquisto solidale), adottare comportamenti di risparmio delle risorse naturali (come l acqua, l energia elettrica..), acquistare prodotti del commercio equo e solidale e così via. PAROLE CHIAVE Ecco alcune parole chiave che riteniamo essere utili punti di riferimento per l attività di educazione al consumo: Interdipendenza Meno ambiguo del concetto di globalizzazione, ci richiama all importanza dei rapporti che esistono tra le società, nelle tre diverse dimensioni: cultura, economia, politica. Essere consapevoli della natura relazionale delle nostre collettività organizzate, conoscere anche alcune sue vicende storiche, che ci riportano ad epoche lontane, è un importante antidoto contro la chiusura nei particolarismi, con il loro carico destabilizzante. Certo dobbiamo avere anche presente che c è bisogno di riequilibrare la relazione tra locale e globale, valorizzando il livello locale come condizione necessaria di un evoluzione sociale compatibile con la sostenibilità ambientale, la democrazia, l autonomia culturale, la sicurezza economica. Equità La disuguaglianza, quando supera certi limiti, diventa intollerabile, perché poche cose sono evidenti come l ingiustizia di un assetto economico e sociale che nega a chi lavora i mezzi per vivere dignitosamente, mentre altri vivono nello spreco e nell opulenza. È un buon punto di partenza per riflettere su cosa significhi progresso, civiltà, e su quali valori riteniamo importanti. Responsabilità Siamo esseri sociali: non possiamo pensare noi stessi, come individui, al di fuori delle relazioni che ci hanno fatto diventare quello che siamo. Individuo e società sono due polarità non separabili, unite insieme dalla domanda che fonda la politica: "come possiamo promuovere il Bene comune?". Ridurre il consumo a un atto individuale, che risponderebbe solo una logica privata, è frutto di una concezione fuorviata, che va contrasta per riscoprire il bisogno umano di appartenere ad una comunità tenuta insieme da obblighi di solidarietà reciproca. 17

10 Sobrietà Crisi ecologica e squilibri Nord-Sud sono due aspetti della moderna richiesta di ridurre i nostri sprechi, se non anche il nostro livello di consumi materiali. Ma la via maestra per la sobrietà è la ricerca di una saggezza, di una misura, di un arte del vivere che prima di tutto significa capacità di fare scelte consapevoli e libere, e quindi di sottrarsi all ubriacatura delle promesse che vengono dal "paradiso delle merci". Animare... ma come? Una nota metodologica Questo capitolo vuole focalizzare le principali caratteristiche degli strumenti metodologici utilizzati nell elaborazione dei percorsi didattici e della mostra interattiva Io viaggio equo e solidale. Un paragrafo è specificatamente dedicato al Gioco di Ruolo, in quanto tecnica di animazione a carattere interattivo sulla base della quale è stata ideata e realizzata la mostra (per una descrizione della mostra si veda scheda sintetica allegata). L approccio metodologico proposto scaturisce dalle esperienze di lavoro che CIES, FairTrade Transfair Italia e Ucodep realizzano ormai da anni nel e con il mondo della scuola: interventi di animazione e educazione in scuole di diverso ordine e grado, corsi di formazione e aggiornamento per insegnanti, iniziative di informazione e sensibilizzazione a carattere interattivo. I percorsi didattici proposti prendono il via dai contenuti programmatici e dagli orientamenti didattico-pedagogici previsti per la scuola primaria e secondaria di primo grado. Possono, pertanto, far parte integrante della programmazione scolastica, sfruttando ogni occasione possibile per svilupparsi secondo un approccio multi-disciplinare e per stimolare il confronto con la realtà ed il territorio prossimi agli studenti. I programmi delle singole discipline offrono, infatti, spunti e numerosi agganci concreti per percorsi didattici sui temi del Commercio Equo e dell educazione al consumo. Nell ambito dell educazione storica, civica e geografica, per esempio, molti sono i contenuti programmatici ai quali possono fare riferimento i percorsi educativi di approfondimento degli squilibri Nord / Sud. Funzione peculiare dell educazione alla cittadinanza, infatti, è quella di far maturare il senso etico come fondamento dei rapporti tra cittadini, guidando l alunno a realizzare comportamenti civilmente e socialmente responsabili; un senso etico che oggi è necessario estendere in un contesto non solo nazionale ma più ampio, invitando a riflettere sul contributo che ciascuno deve portare alla risoluzione dei problemi dell uomo e dei rapporti tra popoli diversi, attraverso una partecipazione diretta. Così come l insegnamento della storia che è finalizzato - tra l altro - all interpretazione del presente e quello della geografia che è volto a far conoscere la dinamica uomo-ambiente, richiamando l attenzione sui mondi socio-economici diversi e sulla solidarietà mondiale

11 Attraverso il tema del Commercio Equo e Solidale la scuola può quindi integrare ed ampliare i tradizionali contenuti dei programmi curricolari istituzionali e assumere un ruolo formativo rilevante entrando in una sfera - quella dei consumi - tradizionalmente considerata privata e familiare, favorendo la comprensione critica di messaggi, la riflessione e la costruzione attiva di attitudini responsabili. Le metodologie operative dei percorsi didattici proposti si contraddistinguono per una forte attenzione al coinvolgimento e alla partecipazione attiva dei ragazzi/e attraverso l utilizzo di lavori di gruppo e tecniche di animazione a carattere interattivo. L obiettivo di queste metodologie è contribuire a stimolare nelle ragazze e nei ragazzi atteggiamenti e comportamenti di cittadinanza attiva creando consapevolezza e proponendo nuovi atteggiamenti e nuovi comportamenti sia attraverso lo studio di tematiche specifiche sia e, soprattutto, sollecitandoli ad impegnarsi in prima persona nell analisi e nella\e possibile\i risoluzione\i dei problemi affrontati. Chi si assume il ruolo di docente-animatore dovrebbe abbandonare la pretesa di consegnare un sapere pietrificato in dati, notizie e concetti, per offrire invece alle ragazze e ai ragazzi l opportunità di entrare direttamente in contatto con la complessità della realtà circostante, partendo dalla messa in discussione delle loro conoscenze, e arrivando a responsabilizzarli verso la ricerca di nuovi significati. Per tale ragione, è opportuno che l aula si trasformi in un laboratorio di esperienza dove gli studenti, attraverso l animazione, il gioco e la discussione, possano ricercare nuovi modi di interpretare le problematiche proposte e diventare loro stessi gli autori della propria conoscenza. L inserimento di tecniche animate e interattive, quindi, oltre a vivacizzare gli incontri rendendoli meno noiosi, creano un contesto attraverso il quale i ragazzi possono porsi interrogativi, esplorare, raccordare esperienze, opinioni personali e di gruppo per poi riempire di un nuovo significato la propria esperienza. L aula diventa così un vero laboratorio in cui le classi possono sperimentare strategie d azione e di analisi e mettere in campo le proprie competenze sociali; la cooperazione e il lavoro di gruppo promuovono già in sé l apprendimento di atteggiamenti solidali. È attraverso il confronto e la negoziazione delle proprie idee, delle proprie emozioni, delle proprie esperienze personali, che si arriva a ridefinire in modo condiviso un sapere e a interiorizzare strutture e significati. Il ruolo degli educatori è quello di chi sa porre attenzione alle modalità relazionali di ragazze e ragazzi per sollecitare e per incoraggiare atteggiamenti di ascolto e di comunicazione dialogica. L educatore deve riuscire a regolare momenti di astinenza, ovvero mettersi da parte per far lavorare i ragazzi, e di partecipazione favorendo e stimolando gli apprendimenti per tutelare le discussioni e orientarle alla costruzione dialogica dei significati. Per la traduzione concreta dei concetti sopra esposti, i percorsi didattici 20 proposti prevedono l utilizzo di tecniche di animazione a carattere interattivo, quali Brainstorming, tela del ragno, metaplan. IL BRAINSTORMING Il Brainstorming è una tecnica realizzabile in gruppi, grandi o piccoli, che stimola nei ragazzi la capacità di concentrarsi e contribuisce al libero flusso delle idee. Diventa un agile strumento per sollecitare la discussione e scaldare l ambiente; inoltre, agendo a livello di pre-conoscenze e di socializzazione, crea un atmosfera ottimale per l apprendimento e la sperimentazione. Come evidenzia la traduzione italiana del termine inglese, Brainstorming significa usare il cervello (brain) per prendere d assalto (storm) un problema. L insegnante può iniziare ponendo una domanda o un problema, o introducendo un argomento. Su di esso gli studenti esprimono opinioni o risposte possibili e propongono termini, metodi, alternative e idee rilevanti. Le collaborazioni vengono accettate senza criticismo o giudizi immediati. All inizio, alcuni studenti possono essere riluttanti a parlare in un gruppo, ma il brainstorming è una attività collettiva aperta, che stimola anche il ragazzo più timido a partecipare. Esprimendo le loro idee e ascoltando quello che gli altri dicono, gli studenti affinano la loro precedente conoscenza o comprensione, acquisendo le nuove informazioni e incrementando il loro livello di consapevolezza. Gli insegnanti dovrebbero stimolare l ascolto attivo durante queste sessioni. Gli studenti dovrebbero essere stimolati ad ascoltare attentamente e cortesemente i contributi dei loro compagni. La tela del ragno è un tipo particolare di Brainstorming. La peculiarità di questa tecnica è quella di stabilire un rapporto di tipo esclusivamente causale fra il concetto da cui parte il Brainstorming e gli interventi dei partecipanti. IL METAPLAN Il Metaplan è una tecnica interattiva di discussione visualizzata: tutte le informazioni e i contributi dei partecipanti sono scritti in grandi lettere, simboli grafici o rappresentazioni pittoriche facilmente leggibili da tutti. Ciascuno può scrivere quel che ha da dire su schede che vengono poi attaccate a grandi tabelloni. I tabelloni sono lo strumento visivo per il raggruppamento graduale dei contributi e costituiscono la testimonianza delle idee del gruppo. La visualizzazione riduce il rischio di girare attorno, è improbabile che venga ripetuto quello che è già stato messo per iscritto. Inoltre, la visualizzazione aiuta ad immagazzinare idee, liberando i membri del gruppo dall inutile sforzo di ricordare, e facilita il chiarimento di pro- 21

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