Osservatorio Civico Antimafie Reggio Emilia. Schiavi delle mafie Tratta e sfruttamento a Reggio Emilia Un viaggio che parte da lontano

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1 Osservatorio Civico Antimafie Reggio Emilia Schiavi delle mafie Tratta e sfruttamento a Reggio Emilia Un viaggio che parte da lontano Quaderno n. 4 maggio 2013

2 Questo Quaderno è stato curato dall Osservatorio Civico Antimafie voluto da: Associazione COLORE - Cittadini contro le mafie e LIBERA - Coordinamento di Reggio Emilia. I testi sono di (in ordine alfabetico): Caterina Lusuardi, Chiara Simone, Daniela Pellacini, Lara Aleotti, Lucia Marmiroli, Marzia Barani, Michele Vocino, Stefania Rivi. Si ringraziano per le interviste: Federica Zambelli (Città Migrante) e Mario Di Frenna (Avvocato). Inoltre, si ringraziano per le utili informazioni: Alfa Strozzi (Comune di Reggio Emilia), Ciro Maiocchi (FILT), Francesca Angelucci (Progetto Rosemary), Giovanna Bondavalli (Progetto Rosemary), Gregorio Villirillo (FILCTEM), Mauro Nicolini (CGIL - FLAI) Foto di Caterina Lusuardi Per contatti: osservatoriocivicoantimafie@gmail.com Reggio Emilia maggio

3 Sommario Introduzione Pag. 4 Rotte per l Italia Pag. 7 Sulla prostituzione Obbligo di necessità Pag. 18 Leggi e prostituzione: evoluzione dal dopoguerra Pag. 24 Risposte locali: Progetto Rosemary Pag. 28 Testimonianze Pag. 30 Sul lavoro Caporalato in Italia Pag. 35 E a Reggio Emilia? Pag. 40 Ecco cos è che fa andare la filanda! Pag. 43 Processo Ital Edil: l azione dei lavoratori e la risposta della città Pag. 47 Lo Sportello Migranti : tra sanatoria e lavoro irregolare Pag. 51 La parola a un avvocato Pag. 54 Conclusioni Pag. 62 Fonti Pag 65 Reggio Emilia maggio

4 Questo è il quarto quaderno che l Osservatorio Civico Antimafie di Reggio Emilia porta a termine, grazie alla continuativa collaborazione tra COLORE - Cittadini contro le mafie e i volontari del Coordinamento di Libera - Reggio Emilia. Un edizione che si è deciso di fare solo on-line, sia per ridurre i costi, sia per poter usare i colori. Non è stato semplice affrontare il tema scelto quest anno proprio per la sua complessità: sfruttamento e tratta di esseri umani, sia per lavoro, che a scopo sessuale. Due argomenti non sempre correlati tra loro, ma con un fattore comune: difficile conoscere i reali numeri delle persone coinvolte. C è chi parte per sfuggire ai governi dittatoriali di propria volontà e incappa solo durante il viaggio o addirittura solo una volta arrivato nelle organizzazioni criminali. C è chi fin dall inizio viene tratto in inganno e solo poi scopre di essere finito in mano ai criminali. C è chi cerca fin dall inizio chi gli possa organizzare un viaggio o chi gli possa trovare un lavoro. Dietro a tutti questi movimenti c è chi arriva con regolari documenti e chi arriva senza. Anche grazie ad una legge che fa diventare criminale un immigrato privo di documenti, per restare in Italia diventano facilmente ricattabili e vengono serviti su un piatto d argento alle organizzazioni mafiose e agli approfittatori, nonostante le sanatorie. Tre anni fa, le immagini dei fatti di Rosarno in Calabria fecero il giro del mondo, ma Rosarno non è un fatto isolato: in tantissime realtà, a Nord e a Sud del nostro paese, forme di sfruttamento analoghe sono sotto gli occhi di tutti. Nelle zone agricole, appena fuori dai centri abitati, gruppi di persone, per lo più stranieri, aspettano fin dalle prime luci dell alba i pulmini che li caricheranno per portarli a lavorare in campagna. Stesso film negli angoli più appartati e degradati della città, cambiano solo le mansioni. Reggio Emilia maggio

5 Tutti hanno in comune una cosa: sono sottopagati: ad esempio, a Rosarno vengono pagati 25 al giorno e 5 ne devono dare per il trasporto. Stessa cifra per i braccianti forzati nel Gran ghetto tra la costa adriatica e le colline del Gargano che raccolgono l oro rosso, il pomodoro. Vivono tra gli scheletri abusivi di capannoni mai terminati in mezzo alle campagne, o nei pressi delle stazioni in alloggi fatiscenti, nelle case abbandonate, nelle cantine. A Rosarno chi si è ribellato qualche anno fa se n è già andato. Ora ci sono nuove persone che arrivano per raccogliere arance, le stesse che usa anche la Coca-Cola per fare l aranciata, come non si parla più degli scioperi degli stagionali africani di Nardò nel sud della Puglia. Cosa c entra Reggio Emilia? Perché fare un quaderno dell Osservatorio, che da sempre punta la lente di ingrandimento sulle questioni spinose della nostra provincia, su questo tema? Reggio Emilia è nota per la sua multiculturalità, per la sua accoglienza con i servizi pubblici, con i progetti di assistenza e sostegno delle istituzioni religiose, laiche e comunali, così come l azione dei volontari di tante piccole associazioni meno conosciute. Reggio Emilia ha avuto un flusso notevole di immigrati negli ultimi 20 anni, tanto da essere una delle città ai primi posti per la presenza nelle scuole e per le residenze. Ora con quella che viene chiamata crisi molti, perdendo il lavoro, se ne sono andati. Anche a livello nazionale i flussi sono diminuiti e l Italia ora è solo una via di approdo e passaggio. Sul sito del CIR, Consiglio Italiano Rifugiati, si legge la notizia del 16 settembre 2012 dove la Ministra Cancellieri dichiara il crollo degli sbarchi: da 60mila nel 2011 a 8mila. L ultimo rapporto UE sul traffico di esseri umani, dice che nel periodo in Europa sono state identificate vittime di tratta di cui in Italia. Il Centro per la salute della Famiglia Straniera scrive su un suo rapporto che gli stranieri extracomunitari regolarmente residenti in Provincia di Reggio Emilia al erano (pari al 6,6% della popolazione residente), mentre in Italia era il 4,2% e citano i dati della Caritas dove gli irregolari rappresenterebbero il 20% dei regolari e pertanto a Reggio Emilia sarebbero Dai dati al , sempre secondo la Caritas, gli stranieri extracomunitari sono quasi raddoppiati e sono (11,6% della popolazione residente) e quindi il 20% di irregolari sarebbe 12300, ma non sappiamo se sia ancora così. Qualunque sia l effettivo numero, dove e come vivono queste persone? Ecco perché il tema interessa anche noi! Il convegno organizzato a Reggio Emilia il 3 dicembre 2011 da diverse realtà reggiane ha chiamato questo fenomeno Schiavitù di ritorno : migliaia di schiavi che per necessità si mettono direttamente nelle mani dei propri sfruttatori. Reggio Emilia maggio

6 Non si può parlare solo di adulti: Save the Children sostiene che la tratta di minori è un fenomeno in crescita e in continua evoluzione, una delle peggiori e attuali forme di riduzione in schiavitù a scopo prevalentemente sessuale ma non solo. Anche Amnesty International in Calabria denunciava la scomparsa di decine di minori dai centri di accoglienza. Alcuni dati locali specifici che abbiamo trovato ce li fornisce il programma regionale di protezione e integrazione delle vittime di sfruttamento lavorativo Oltre la strada previsto dalla legge contro la tratta (decreto 286/98). Sono 191 le persone prese in carico dal 2007 al Il programma ogni anno fornisce assistenza e protezione a donne, uomini e minori che si sottraggono allo sfruttamento sessuale, lavorativo, o nel campo dell accattonaggio o delle attività illegali. I dati relativi al periodo dal 1 gennaio 2007 a ott obre 2011 rilevano che la maggior parte delle vittime sono state prese in carico a Reggio Emilia con 84 persone e Bologna con 38. Seguono Rimini con 22, Ravenna 17 e Piacenza 11. Di questi 191 la maggior parte proviene dal Maghreb, in specifico dall Egitto 67 e dal Marocco 28; altri 27 provengono dalla Moldavia e 14 dalla Romania. Gli altri Paesi d origine sono collocati soprattutto in Africa con 18, in particolare Senegal con 14, e in Asia, tra cui 5 dalla Cina, 7 dal Bangladesh e 2 dal Pakistan. L ambito lavorativo di sfruttamento più diffuso è quello dell edilizia, che riguarda 105 persone. Seguono l agricoltura (26), il volantinaggio (14), il badantato (13), ma il fenomeno riguarda molti altri settori, dal lavoro domestico a quello artigiano, dal tessile al turismo, dalla ristorazione alla vendita di gadgets. E evidente che tra il numero degli irregolari e tra quelli che denunciano la propria situazione ci sia un enorme divario. Forse è da pensare che non tutti gli irregolari sono finiti in mano alle criminalità organizzata e che la rete di accoglienza che esiste a Reggio Emilia sia così forte. Ma troppo spesso si vedono per le vie venditori abusivi di borse taroccate, cd piratati e dalla stazione alcune mattine partono biciclette con cestini pieni di fiori. Ma da dove arrivano queste merci? Chi le organizza? Forse chi finisce in questo settore non si sente di essere sfruttato, ma trova un modo per poter guadagnare quel tanto che basta per se stesso o per aiutare la famiglia. Uno di questi venditori di fiori sosteneva che era meglio vendere abusivamente che andare a rubare e dal tono della voce si capiva che gli piaceva il suo lavoro. Reggio Emilia maggio

7 Le rotte per l Italia Barca alla deriva nello Ionio: 6 morti e 6 vivi a bordo Catania, nave alla deriva salvati 121 clandestini Maxi-operazione contro la mafia dei clandestini Strage di clandestini nel ragusano "Io, mercante di nuovi schiavi" Reggio Emilia maggio

8 È nell anno 2007 che inizio a comprendere nella sua profonda drammaticità, il fenomeno delle migrazioni correlate alle organizzazioni criminali mafiose transnazionali. In Calabria, a Roccella Jonica, da qualche anno arrivano da lontani mari, imbarcazioni dai colori sgargianti e dalle scritte in lingue per noi incomprensibili. Queste barche ancora completamente di legno, sono le imbarcazioni di profughi che fuggono dalle zone di guerra, dalla fame e da Paesi con scarsa considerazione dei diritti umani. In quel periodo una di queste navi viene sorpresa da una forte mareggiata che impedisce al mezzo di giungere a riva incolume. Non si contano le vittime tra dispersi e corpi sospinti sulla riva. Qualcuno si salva. Si dice anche che a Saline Jonica, i lavori per la costruzione di un industria vicino al mare sono serviti a creare un porto che sarebbe stato usato per le merci, ma in realtà, è diventato il punto d approdo di grandi navi di clandestini che arrivano indisturbate. Da anni, nella Locride, prima il comune di Badolato e poi quello di Riace e a seguire le cooperative sociali gestite dal Consorzio Goel, mettono in piedi progetti di accoglienza per i profughi che ancora oggi arrivano su queste rive. Qui si possono vedere bambini sulle spiagge che vendono collane, braccialetti e quant altro gli viene fornito e se cerchi di chiedere oltre al nome altre informazioni, se ne vanno velocemente. Da anni nei nostri mari si consuma quella che viene chiamata La strage del Mediterraneo perché troppi non sono arrivati a destinazione a causa delle condizione di vita tremende sulle imbarcazioni e di quelle meteorologiche. [1] Ma quali sono le rotte dei migranti? Noi dell osservatorio abbiamo trovato questi documenti. In primo luogo vediamo dove arrivano in Italia, osservando questa mappa [2] del [1] COLORE: esperienza diretta [2] Reggio Emilia maggio

9 La posizione geografica dell Italia e le frequenti cronache sulle Emergenze sbarchi in Sicilia, Puglia, Calabria, ci inducono a pensare, che l immigrazione clandestina in Italia arrivi in prevalenza via mare, ma non è così. Il grosso degli immigrati, circa l 80%, continua ad arrivare nel nostro paese via terra nonostante l attenzione sia sempre rivolta agli sbarchi via mare. Per altro le rotte nel Mediterraneo sono in continua mutazione. Spiega Forti: Quello che noi sappiamo delle nuove rotte, afferma il dirigente Caritas nazionale, è lo spostamento verso est; facendo riferimento alle coste del nord Africa, la cosa significa soprattutto battere la via turca, che poi passa attraverso la Grecia e quindi arriva in Puglia. Questo è uno degli ultimi scenari che si erano delineati con l arrivo dei curdi, iracheni, ect, quindi è quella più facilmente percorribile. Ma ciò non toglie aggiunge che rimane assai elevato il numero di persone che segue una via interamente terrestre. Su questo fronte non ci sono stati grossi investimenti per il contrasto all immigrazione clandestina o comunque non sono stati così enfatizzati come il contrasto via mare. Eppure nel 2008, quando ci furono migliaia di sbarchi nel sud Italia, quel flusso non rappresentava che il 20% del totale di quanti arrivavano nel nostro Paese, perché l 80 % arrivano via terra e questo flusso continua. Poco noto è anche il fatto che i valichi montuosi del Friuli Venezia Giulia sono la principale porta d ingresso via terra in Italia, a piedi o via camion, e non solo per le persone provenienti dall est Europeo. Di grossa rilevanza sono infine gli ingressi via aerea/terra gestiti da organizzazione criminose straniere di stampo mafioso, soprattutto per chi proviene dai paese più lontani (Asia e Sud America) ma non solo: agli aspiranti migranti, dietro lauto compenso, vengono proposti pacchetti completi di falsi documenti (passaporti, permessi di soggiorno o visti turistici), trasporto, alloggio e lavoro a destinazione. Solo una volta partiti poi queste persone si renderanno conto di trovarsi alla mercé di questo racket, e in una condizione di non facile ritorno. La nutrita immigrazione cinese ha seguito prevalentemente questa via: i reclutatori si chiamano She Tou (teste di serpente), il viaggio è affidato ai passeur, le rotte prevedono generalmente una prima parte via aerea fino ai paesi vicini all Italia, con ingresso finale sui tir attraverso le nostre frontiere terrestri. Infine, va ricordato che il recente ingresso nella CEE di alcuni paese dell Est Europa e la conseguente libera circolazione senza necessità di formalità burocratiche, ha facilitato il lavoro del racket già operanti in queste aree. Reggio Emilia maggio

10 L articolo del Corriere della Sera dell aprile 2012 cita una relazione del Copasir [1] del 2009, all epoca inedita, che stima in circa un milione gli esseri umani «trafficati» ogni anno nel mondo di cui 500mila solo in Europa. Secondo la Croce Rossa Internazionale il conflitto libico ha spostato al confine con la Tunisia almeno 700 mila persone e il governo Gheddafi ha liberato circa 15mila profughi ristretti nei campi libici. Si fa anche l ipotesi che il prezzo medio di un «biglietto» per Lampedusa, sia di euro a persona, e che possa arrivare fino a circa Chi sono le vittime? Donne, uomini, minori. Da dove arrivano? Est Europa, Africa, Asia, Sud America Che tipo di sfruttamento? Lavorativo, sessuale, microcriminalità/accattonaggio. Come è la tratta? Organizzata, transnazionale, collegata ad altri traffici internazionali. Secondo le indagini la media delle persone denunciate in Italia per riduzione in schiavitù negli ultimi anni si è tenuta costantemente sopra i mille l'anno. Nel 2007, 645 sono state le denunce per sfruttamento della prostituzione minorile, 108 per acquisto di schiavi, 278 per tratta di persone. Nel 2008 sono state le persone denunciate per traffico di migranti, 361 per riduzione in schiavitù, 13 per acquisto di schiavi, 326 per prostituzione minorile, 97 per tratta. che-portano-all-italia_a786c47e-64c5-11e0-99a5- e45596b05597.shtml [1] Copasir - Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è stato istituito dall'articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, recante "Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto". La legge attribuisce a tale organismo parlamentare la funzione di verificare, in modo sistematico e continuativo, che l'attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell'esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni. Reggio Emilia maggio

11 Secondo un altro articolo di Repubblica dell ottobre 2012 [1] l 80% dell intero racket della tratta nel mondo è finalizzato allo sfruttamento sessuale e circa il 20% riguarda bambini. Le zone geografiche di provenienza delle vittime sono prevalentemente le stesse da cui provengono le droghe: i Paesi in via di sviluppo, ma colpisce quasi tutte le nazioni del mondo. L'UNODC [2] tra il 2008 e il 2010, dice che il 79% delle vittime di traffico in Europa erano donne, di cui il 12% minorenni. Gli uomini, il 21%, di cui 3% minorenni. In Italia chi si occupa di questi temi, ma soprattutto di minori è l ECPAT - Italia Onlus [3] che difende i diritti dei bambini dalla prostituzione, dal turismo sessuale e da tutte le altre forme di sfruttamento sessuale. L ecpat lavora dal 1990 ad oggi, in oltre 70 Paesi, per trasformare la loro condizione: DA SCHIAVI A BAMBINI. I minori provengono per lo più dalla Romania e dalla Nigeria, a cui si aggiunge il Marocco per i maschi. Si stima che in Italia siano circa 2000 i minori fatti prostituire. Un altro interessante documento è una ricerca curata da Enzo Ciconte I flussi e le rotte della tratta dall Est Europa - Progetto WEST su cui si possono trovare articoli di vari autori. Nel settore del traffico delle donne dell Est uno dei Paesi chiave per la tratta è l Albania. Arrivano e ripartono dall Albania per approdare in Italia attraverso due vie: quella terrestre e quella marittima, come si vede dal grafico. [1] rotte_e_dati_di_un_crimine_in_italia_e_in_europa / [2] L Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) è l agenzia leader nel contrasto a droga, crimine internazionale e terrorismo. Operativo dal 1971, l UNODC ha vissuto una serie di processi di ristrutturazione che hanno permesso di addivenire, oggigiorno, ad un approccio integrato nella lotta mondiale a questi tre fenomeni. [3] Reggio Emilia maggio

12 Bianca La Rocca, giornalista e ricercatrice, elabora al 2007 questi dati della regione Emilia Romagna a partire dalle sentenze dei tribunali e sostiene un cambiamento in questo settore: dal semplice scambio di sesso per denaro a un ritorno alla schiavitù di donne sempre più giovani. Ma è solo dal 95 in poi che il fenomeno si allarga per le donne provenienti dall Est che in primis erano solo albanesi. Reggio Emilia maggio

13 Quindi, al mercato delle donne albanesi per la prostituzione arrivano le rumene, le ucraine, le moldave e le russe. Tutte queste donne attraversano molti Paesi e ad ogni passaggio l accompagnatore cambia. I mezzi di trasporto sono per via aerea e con l autobus. Reggio Emilia maggio

14 [1] di%20laurea/tesi/tesi%20%20la%20prostituzione%20nigeriana %20-%20Ruffa.pdf Per poter vedere tutta l interessante ricerca è possibile andare sul sito della regione Emilia Romagna dove si trovano oltre 400 pagine su questo argomento che forniscono un quadro dettagliato. Un chiaro racconto di come dalla Nigeria arrivano le donne ce lo dice una tesi [1] che sostiene che le modalità di viaggiare si sono modificate nel tempo. Inizialmente le ragazze si imbarcavano dagli aeroporti di Lagos o Benin City e sbarcavano direttamente a Roma, grazie a visti turistici a pagamento rilasciati per motivi di pellegrinaggio religioso dall ambasciata italiana a Lagos, i cui funzionari erano in rapporto con i trafficanti nigeriani. Dopo lo scandalo scoppiato nei primi anni novanta e grazie alle indagini della magistratura, il passaggio diretto non è stato più possibile e il viaggio è divenuto lungo e complicato. Viene dato loro anche un passaporto, ottenuto direttamente dalla polizia che lo redige e lo vende alle organizzazioni le quali sostituiranno solo la foto delle ragazze a cui è destinato momentaneamente. Vengono fornite anche di alcuni indirizzi utili di avvocati che le possano difendere in caso di necessità e l indirizzo della stessa madame (normalmente sono persone che risiedono in grandi città come Roma, Milano, Torino). Reggio Emilia maggio

15 Per quanto riguarda il viaggio nel si è registrato un numero elevato di donne che arrivano per via terra e per via mare passando dalla Russia per poi raggiungere la Svizzera e da lì passare il confine con l Italia, altre transitano da Parigi, Francoforte o Amsterdam e raggiungono il nostro territorio in auto, altre ancora arrivano fino a noi dal Nord Africa. Dinamiche così complesse danno l idea del grado di articolazione delle organizzazioni che gestiscono questo traffico e di come esse siano ben radicate a livello internazionale. I viaggi via terra sono molto duri da superare, poiché la maggior parte dei percorsi segnati dalle organizzazioni vengono intrapresi a piedi e solo raramente viene fornito il supporto di un mezzo, per non destare troppi sospetti. In queste condizioni il viaggio può durare anche due o tre anni, per le soste obbligatorie nelle diverse località che si attraversano (tali da evitare i possibili controlli o blocchi della polizia locale), che possono variare da due settimane a mesi interi. In questo modo il viaggio diventa un calvario e le più deboli, muoiono, per la fame e per la sete. Un elemento che caratterizza il percorso della tratta nigeriana rispetto a quello di altri gruppi criminali è il fatto che difficilmente il viaggio si traduce in una fase di iniziazione violenta definita da botte, abusi sessuali e paura. Ci sembrava importante citare questo intero brano per avere un idea chiara del calvario di questi esseri umani. Così come facemmo per le droghe, per il gioco d azzardo concludiamo l articolo dicendo che ogni cliente finanzia e sostiene le mafie anche con la prostituzione. Reggio Emilia maggio

16 Sulla prostituzione Reggio Emilia maggio

17 Dati della Commissione Affari Sociali della Camera Reggio Emilia maggio

18 Obbligo di necessità Reggio Emilia maggio

19 Il dott. Mellossi scrive: La provincia di Reggio Emilia rappresenta probabilmente il più chiaro esempio, in Emilia Romagna, di integrazione tramite il lavoro, ma se il lavoro è la prostituzione, possiamo parlare di integrazione e diritti del lavoro? Oppure si può solo parlare di sfruttamento? In Italia da molti anni a questa parte si è sviluppato un mercato che fino a quel momento era stato estraneo alla cultura delle mafie italiane ( tratto da La criminalità straniera a Reggio Emilia di Ciconte) : il traffico e la tratta di essere umani; così le prostitute italiane hanno lasciato la propria strada alle nuove arrivate provenienti da: Cina, Europa dell' est (in particolare la Romania), Nigeria, Sud America con l'arrivo anche della prostituzione maschile seppure numericamente molto inferiore. A Reggio Emilia c è tutto questo. E' perlopiù la criminalità straniera che si occupa della tratta di esseri umani e questo ha favorito un forte intreccio fra criminalità di origine diversa, che stanno fianco a fianco, a volte collaborano, si può dire che convivono, anche in piccoli territori come quello della nostra città. Le varie organizzazioni criminali seppure aventi lo stesso obiettivo, lo sfruttamento della prostituzione, utilizzano diverse modalità per metterlo in pratica a causa delle diverse culture di provenienza che influenzano gli atteggiamenti. Una novità che le accomuna tutte c'è: la donna sta definendo il suo ruolo come sfruttatrice. Con gli anni, la donna ha assunto un ruolo all'interno di queste organizzazioni diventando madame, caffettine e maman ; sono ex prostitute che si trovano ad adempiere a questo compito ed è purtroppo difficile capire se sono costrette o meno. Ora, puntiamo la lente di ingrandimento sulle organizzazioni criminali delle nazioni sopra citate. Reggio Emilia maggio

20 Prostituzione cinese Relativamente nuova in Italia, così come a Reggio Emilia sta prendendo sempre più piede. L'organizzazione criminale cinese non ha una struttura gerarchica come quella italiana, poiché c'è una mancanza di vincolo associativo stabile nel tempo : il gruppo criminale è un insieme di gruppi migranti che si riuniscono per partecipare ad una svariata serie di reati. Questi gruppi sparsi in tutto il nord Italia, stabiliscono contatti per reperire donne da destinare all'attività del meretricio a Reggio Emilia (come in altre città italiane). Gli affiliati al gruppo criminale sono tantissimi e questo per sostituire quelli che incappano nelle maglie della giustizia. Come tutti i fenomeni sociali, la prostituzione cinese, è in continuo cambiamento e le novità cinesi sono prettamente tre: Apertura di attività come centri massaggi, parrucchieri solarium, centri estetici che in realtà offrono servizi ben diversi da quelli pubblicizzati. Prostituzione indoor (dentro casa) che improvvisamente scende in strada. Da circa un anno e mezzo in alcuni quartieri di Reggio, si possono vedere donne cinesi che scendono in strada per incontrare il cliente e quindi portarlo in appartamento. La clientela è sempre più composta da italiani di mezza età. Dietro l organizzazione un sistema perfetto: dei veri e propri call center dove lavorano ragazze assunte per la sola competenza di parlare l'italiano, che smistano le chiamate in tutt' Italia, dando tutte le informazioni necessarie come luogo, ora, servizi al cliente, un'organizzazione tutta al femminile. L'età media delle donne che si prostituiscono è per lo più tra la quarantina e la cinquantina poiché dopo aver lasciato il mondo del tessile a causa della diminuzione di capacità, come quella visiva, che permettevano loro di entrare in quel settore, entrano nel mondo della prostituzione. In queste organizzazioni, sempre a livello territoriale reggiano, sono presenti due tipi di figure maschili: i mariti che accompagnano le donne e spendono nel gioco d'azzardo i soldi guadagnati dalle mogli durante il loro orario lavorativo e poi ci sono anche degli uomini italiani. Sembrano clienti ma la maggior parte delle volte si innamorano delle donne e le trattano come se fossero i loro angeli custodi. In pratica fungono da filtro tra le ragazze e la società italiana (gli procurano alloggi, ect ) acquistando così molto potere su di loro. Purtroppo, a parte sapere che i soldi vengono giocati dai mariti o per l'acquisto di appartamenti/attività, si sa ben poco dove finiscono. Ad occhi esterni la prostituzione cinese risulta poco visibile perché consumata indoor. E' ancora da capire il ruolo delle donne e degli uomini nell'organizzazione dello sfruttamento alla prostituzione. Reggio Emilia maggio

21 Prostituzione Romena Negli ultimi anni possiamo trovare una forte presenza di prostitute romene nelle strade di Reggio Emilia; questa entrata è avvenuta in concomitanza con la fine della prostituzione albanese. La criminalità albanese seppure molto giovane ha dato vita ad alcuni gruppi criminali, alcuni di stampo mafioso; è un'organizzazione molto solida e questo poiché trasmette agli affiliati la propria tradizione conosciuta come Kanun. Per anni, attraverso una forte violenza fisica e psicologica, ha dominato il mondo della prostituzione e le ragazze venivano rapite e costrette a prostituirsi. In alcune città italiane ha eliminato la concorrenza nigeriana. Sono gli albanesi che tengono tutt'ora le fila dei gruppi criminali nell Europa dell' Est. Anche se da pochi anni le ragazze albanesi non popolano più le strade reggiane, l'organizzazione esercita un controllo sul territorio, appunto di stampo mafioso, pretendendo il pagamento di una tassa come se fosse quella comunale, per l'occupazione del suolo pubblico, una sorta di pizzo di circa 30 euro al giorno a piazzola per ogni ragazza. In sostituzione alle ragazze albanesi, troviamo per strada le romene poiché consenzienti e quindi non pericolose dal punto di vista della denuncia. Le ragazze romene, tutte giovanissime, alcune sono anche minorenni, vengono convinte dai propri fidanzati a venire in Italia a prostituirsi, per migliorare la loro situazione economica; queste ragazze vengono da paesi lontani dalla capitale nei quali la povertà è a livelli altissimi poiché lo stipendio non è proporzionale al costo della vita. Ad aggravare questa necessità economica c'è una bassa scolarizzazione, una situazione famigliare disgregata e instabile, la problematica dell'abuso d'alcool è ad alti livelli, ed una cultura che pone le donne in sostanziale e totale dipendenza/sottomissione nei confronti del proprio uomo. Nasce così lo sfruttamento di coppia. Le ragazze partono dal loro Paese con il fidanzato, consapevoli del lavoro che andranno a svolgere. Sono inevitabilmente inserite all'interno di un organizzazione criminale più ampia con la quale instaurano una trattativa di bisogni e dalla quale difficilmente riescono ad allontanarsi grazie al guadagno consistente e veloce da euro alla settimana (prestazione: 30/40 euro in strada e 50/60 euro in appartamento) e a causa dalla dipendenza affettiva. Cade così lo stereotipo dell'orco cattivo, l'uomo che rapisce la donna per obbligarla con la violenza a prostituirsi. A causa di questa organizzazione di coppia, la questura non può trattare il caso come se fosse un'organizzazione criminale, dato che l'art. 416 del codice penale definisce associazione criminale quando 3 o più persone si uniscono per delinquere. Reggio Emilia maggio

22 Prostituzione Nigeriana L'organizzazione criminale nigeriana è più ampia e complessa, solo le distanze geografiche richiedono la capacità di relazionarsi con più paesi. Le ragazze nigeriane vengono reperite nel loro paese da uomini ma una volta entrate in Italia chi si occuperà di loro saranno donne le madame, donne più mature di età e di esperienza. Le promesse che vengono fatte a queste ragazze prima di partire sono assolutamente allettanti: biglietto aereo, visto, passaporto e le spese per la prima sistemazione e in cambio le donne firmano un documento per certificare il debito che va dai 50 ai 90 mila euro, e che dovranno ripagare con il lavoro sulla strada. Chi le recluta è vicino al loro ambiente famigliare, conosce le condizioni di difficoltà economica e culturale e sfrutta queste conoscenze per convincere le donne ad imbarcarsi in questo viaggio. Donne che hanno consapevolezza di quello che verranno a fare ma non hanno idea delle condizioni di sfruttamento che si troveranno a subire. Gli vengono ritirati i documenti, private della loro libertà, minacciate, vengono usate contro di loro le loro credenze per ottenere l'omertà: i riti vodoo. Queste donne vengono così comprate, diventano la merce, perché ormai è solo una questione di soldi, un investimento che deve fruttare, lavorando 7 giorni su 7, d'estate come d'inverno. L'organizzazione criminale nigeriana dall'italia mantiene vivi i rapporti con la madrepatria sia per reperire nuove donne sia perché da li partono altri traffici illeciti che si vengono a contaminare con quelli della tratta umana. Per lo più si tratta di droga. Spesso alle donne che arrivano in Italia per prostituirsi vengono fatti trasportare ovuli contenenti droga, allo stesso modo i proventi della prostituzione vengono reinvestiti nel traffico internazionale di stupefacenti. Prostituzione Sud Americana A Reggio Emilia c'è una presenza consistente di prostitute dal Sud America. Negli ultimi due anni, soprattutto negli appartamenti ci sono colombiane, brasiliane, ecuadoregne, uruguaiane, domenicane, cubane; mentre in strada si vedono: ecuadoregne, peruviane e raramente brasiliane. Queste sono donne per lo più autonome ma per venire qua hanno avuto bisogno di appoggiarsi alle organizzazioni, arrivano con il visto turistico, che pagano in meno di un anno. Hanno più strumenti, si regolarizzano con più frequenza anche se si spostano spesso per sfuggire ai controlli. Reggio Emilia maggio

23 Dal Sud America, per prostituirsi, arrivano anche gli uomini. Arrivano come omosessuali, ma dal momento che di omosessuali c'è scarsa richiesta, quasi tutti cambiano identità sessuale diventando transessuali. I transessuali hanno un'altissima richiesta sulla strada, soprattutto se non si sono operati, acquisendo caratteristiche fisiche di entrambi i sessi, rinunciando alla loro identità sessuale per lavorare. Le transessuali sono vincolate dalle caffettine (le caffettine sono transessuali che si sono prostituite in Europa a loro volta e non vengono percepite come sfruttatrici, anzi sono come amiche che ti aiutano ad intraprendere la strada della prostituzione) che le selezionano dal Brasile, offrono loro gli strumenti/ mezzi per arrivare in Italia ad un costo di 4/6mila euro, debito che viene saldato con il lavoro in strada. Saldato il debito, il guadagno dalla prostituzione continuerà ad essere diviso al 50% fra transessuale e caffettine. Purtroppo le connessioni tra le mafie straniere e quelle italiane sono difficili da dimostrare, quello che è sicuro è che le prime non avrebbero potuto ramificarsi senza il nulla osta delle organizzazioni autoctone. Inoltre basta guardarsi attorno: la maggior parte dei Night sono di proprietà di italiani; siamo così sicuri che li non succeda proprio niente al di là della legge? In conclusione, essendo un fenomeno sociale, la prostitzione ha avuto notevoli cambiamenti con il tempo. Un esempio lo è il cambiamento di violenza esercitato sulle donne: da fisico a psicologico; e questo perché quello fisico era troppo visibile, riconoscibile da parte delle forze dell'ordine. E' a causa di quest'ultima violenza che è così difficile verificare la consapevolezza e la loro approvazione per questo lavoro. Che queste donne posseggano o possano esercitare i proprio diritti è escluso, che sia un vero e proprio sfruttamento non è del tutto vero... forse si può chiamare : obbligo di necessità. Reggio Emilia maggio

24 Leggi e prostituzione: evoluzione dal dopoguerra Reggio Emilia maggio

25 La prostituzione è il mestiere più antico del mondo : questa affermazione è frequentemente utilizzata come giustificazione a supporto sia da chi ha interesse a mantenere lo stato attuale delle cose sia da chi, pur deplorando gli aspetti negativi, non ha voglia di approfondire più di tanto e ritiene comunque che sia un fenomeno inevitabile. La prostituzione e un campo molto vasto, lo sfruttamento e la tratta (oggetto della nostra ricerca) ne sono un aspetto, ma esistono anche molte situazioni in cui appare come libera scelta, altre dove il confine tra le due e molto labile, tanti sono gli interrogativi che sorgono: Le legislazioni attuali sono adeguate riguardo al contrasto degli aspetti criminosi/sostegno alle vittime, ovvero riguardo al riconoscimento della prostituzione come professione per libera scelta? come interagiscono con opinione pubblica, religioni, costumi? Quante analogie col passato, anche nelle più moderne e civili società di oggi ci sono riguardo alle varie forme di sfruttamento, sia fisico che lesivo della libertà e dignità altrui? Qual è il confine fra libera scelta e costrizione di chi decide di prostituirsi? Abbiamo provato ad analizzare un pezzo di storia italiana e dato un breve sguardo all attuale situazione negli altri paesi. La principale legge sui cui ancora oggi si basa il nostro ordinamento è la legge n. 75 del 20 febbraio 1958, meglio nota come Legge Merlin, dal nome della senatrice socialista che fu la principale creatrice e sostenitrice. Questa legge stabiliva: la chiusura delle case di tolleranza, l'abolizione della regolamentazione statale in vigore e l'introduzione di una serie di reati volti a contrastare attività illecite connesse alla prostituzione; prostituirsi liberamente non era più reato, ma era punibile il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione altrui. Sei mesi dopo la pubblicazione della legge vennero chiusi oltre 560 postriboli su tutto il territorio nazionale. Prima di questa legge le prostitute potevano esercitare legalmente solo all'interno delle case di tolleranza, le condizioni però erano di grave sfruttamento, i massacranti ritmi di lavoro, le precarie condizioni igienico/sanitarie ed alimentari, ed i controlli statali scarsi ed insufficienti comportavano la morte di molte giovani per malattie veneree. Il guadagno delle case era spartito quasi tutto tra i gestori, lo Stato ed i suoi funzionari corrotti. Per le prostitute le possibilità di cambiare vita erano scarsissime, in basa alla legge il loro status era registrato per sempre e ciò rendeva quasi impossibile trovare un altro lavoro. L'opinione pubblica di allora era in buona parte favorevole a questo sistema per la volontà di porre un divario tra le ragazze destinate a diventare spose e madri e quelle destinate alla prostituzione. Reggio Emilia maggio

26 La nuova legge creò nella società una forte spaccatura tra i suoi sostenitori e molti altri totalmente contrari. L'ostilità verso la Merlin dei tenutari di case di tolleranza, e di tutti coloro che si opponevano alla sua proposta di legge, giunse al punto di costringerla alla semi-clandestinità, dopo che ebbe ricevuto minacce di morte. Per effetto della legge Merlin la diffusione della prostituzione nelle strade è aumentata notevolmente e questo ovviamente ha provocato disagi e malumori nell opinione pubblica; di fatto, la strada ha anche consentito ai nuovi protettori/sfruttatori di meglio eludere il reato di favoreggiamento e si è creata nuova clandestinità soprattutto nei luoghi chiusi. Negli anni novanta si è poi sviluppato il fenomeno della prostituzione legata all'immigrazione clandestina, esploso poi negli ultimi anni tanto che le prostitute in strada oggi sono nella quasi totalità straniere. A queste si assomma poi la c.d prostituzione invisibile (in appartamento). Il traffico di donne, spesso anche minorenni, e i lauti guadagni del loro sfruttamento, è passato sotto il controllo delle mafie italiane e straniere dei loro Paesi d'origine, sempre più presenti queste ultime sul territorio italiano. Nonostante il dibattito politico venne ripreso già dagli 80 per introdurre modifiche che adeguassero la legge al mutare degli eventi, poco è stato fatto e ad oggi la normativa è giudicata un po da tutti inadeguata. Dei passi avanti sono stati il Decreto Legge n. 286/98 (introduzione art. 18 del Testo Unico sull Immigrazione soggiorno x motivi di protezione sociale ) e la Legge 228 del 2003 (conosciuta come misure contro la tratta di persone ), che hanno meglio consentito alle donne vittime di prostituzione coatta la possibilità di accedere a programmi di protezione ed hanno favorito la creazione e l implementazione di strutture sociali volte alla loro assistenza e reinserimento. Una visione allargata Lo spaccato precedente dell Italia dal dopoguerra ad oggi già mette in campo una serie di spunti di riflessione, per completare il quadro aggiungiamo una breve panoramica sulla situazione al di fuori dei nostri confini. Lo status giuridico della prostituzione varia da Paese a Paese, dall'essere perfettamente legale fino all'essere punibile con la pena di morte. Il diverso modo di porsi si può riassumere in tre modelli legislativi fondamentali:. Reggio Emilia maggio

27 Modello proibizionista: adottato dalla maggioranza degli stati, rende la prostituzione illegale. In molti di questi è punita la condotta di chi si prostituisce, ma non quella del "cliente", in altri sono puniti entrambi. Sono anche punite tutte le attività di contorno come lo sfruttamento, l'induzione, il favoreggiamento. La sanzione prevista varia a seconda dei paesi: in certi Paesi islamici, che adottano la Sharia, si giunge alla pena di morte, in alcuni è un crimine punibile con la reclusione, in altri solo con sanzioni amministrative. Una variante di questo modello è il c.d Modello Neo-proibizionista adottato nell'ultimo decennio in Svezia, Norvegia e Islanda, nel quale è reato acquistare prestazioni sessuali a pagamento e tutte le attività di contorno, ma non è punito l'offrire prestazioni sessuali a pagamento; si punisce il cliente, ma non la prostituta, sull'assunto che questa sia la vittima del mercato della prostituzione e non l'artefice Modello abolizionista considera la prostituzione come un'attività illecita ma al tempo stesso non considera reato il prostituirsi a pagamento, così come l'acquisto di prestazioni sessuali. Sono invece punite penalmente le attività tipicamente associate, come lo sfruttamento. Questo modello legislativo, teso ad estirpare il fenomeno della prostituzione evitando la repressione penale, si è affermato nel dibattito giuridico nel secondo dopoguerra. La "Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione adottata dall ONU il è visibilmente ispirata alle politiche "abolizioniste", così come in Italia la Legge Merlin. Modello regolamentarista (esempi molto conosciuti in Europa sono Paesi Bassi e Germania) considera la prostituzione come un'attività del tutto lecita, liberamente esercitabile, ne regolamenta attentamente le forme di esercizio per evitare fenomeni di sfruttamento o costrizione e le prostitute pagano regolarmente le tasse e sono sindacalizzate. Resta vietata, ovviamente, la prostituzione minorile ed è pesantemente punita sul piano penale qualsiasi forma di costrizione. Sebbene questo modello si presenti più in linea coi più recenti trattati internazionali (incentrati più sulla repressione di fenomeni come il trafficking che sul vietare la prostituzione in quanto tale) i paesi europei ispirati a questo indirizzo legislativo si stanno trovando in seria difficoltà a mantenere il controllo della situazione, causa l esplosione del fenomeno della prostituzione e nuovi racket legati all immigrazione clandestina degli ultimi anni. Reggio Emilia maggio

28 Risposte locali: Progetto Rosemary Reggio Emilia maggio

29 Con Oltre la strada la Regione Emilia-Romagna dal 1996 promuove e coordina un articolato sistema di interventi, realizzati dagli enti locali e rivolti a vittime di grave sfruttamento e riduzione in schiavitù. I programmi individualizzati di prima assistenza (art. 13 Legge 228/2003) e quelli di protezione sociale (art. 18 D. Lgs. 286/98) rappresentano il cuore del progetto. In Emilia Romagna dal gennaio 1999 al dicembre 2011 sono i casi trattati all interno dei progetti di assistenza e tutela dedicati a persone vittime di grave sfruttamento e tratta. Inoltre sono stati ottenuti permessi di soggiorno, 191 rimpatri, interventi di reinserimento socio-lavorativo (di cui: inserimenti lavorativi, 635 borse lavoro, 643 corsi di formazione professionale, corsi di alfabetizzazione, percorsi di orientamento al lavoro). Nell'ambito di questo progetto, il comune di Reggio Emilia ha attivato nel 1997 il PROGETTO ROSEMARY, nato con il duplice intento: conoscere più approfonditamente la realtà delle persone vittime di tratta e sfruttamento (sessuale e lavorativo) in particolare delle donne che lavorano sulla strada sul territorio reggiano e monitorare il fenomeno (presenze, provenienze ); avere un contatto diretto con donne e transessuali coinvolte nel fenomeno della tratta e della prostituzione, entrare in dialogo con loro, fornire a ciascuna informazioni e sostegno, in particolare tramite l accompagnamento ai servizi, la consulenza e, per chi sceglie di uscire dalla coercizione, la costruzione insieme di percorsi alternativi alla strada e che conducano all autonomia, tramite l inserimento socio-lavorativo o il rientro a casa. Nel corso degli ultimi anni è cresciuto purtroppo anche sul nostro territorio il fenomeno della prostituzione invisibile in case, appartamenti, night. Per queste situazioni è stato creato all'interno di Rosemary un nuovo progetto: il contatto viene stabilito telefonicamente attraverso gli annunci pubblicitari sui giornali e internet, e sta già dando buoni risultati. Il gruppo è composto da: Comune di Reggio Emilia (Coordinamento e attività dell'unità di Strada) Associazione Rabbunì (in convenzione per la gestione dei percorsi di accoglienza) Azienda Usl (in particolare il Centro per la Salute della Famiglia Straniera) Forze di Polizia Collaborazioni con: Caritas, Cooperative Sociali e altre comunità disponibili all'accoglienza. Dalle analisi è emerso che in alcuni casi tratta e prostituzione sono un unico percorso consequenziale, mentre in altri casi la prostituzione sia un attività che le persone intraprendono una volta arrivate qua anche solo con un visto turistico. Vittime di tratta possono essere anche minori che arrivano attraverso agenzie e vengono poi smistati a Bologna. I minori intercettati vengono presi in carico in collaborazione con il servizio sociale e l OSEA. Reggio Emilia maggio

30 Testimonianze Probabilmente vi sono in Italia persone che si prostituiscono, uomini, donne e transessuali, si definiscono e si possono definire sex workers, lavoratori/lavoratrici del sesso. Ci rimandano un idea di lavoro, prestazione contro denaro per libera scelta. Se è lavoro dovrebbe essere corredato di diritti, tutelato nelle forme, come si è tentato di fare in altri paesi europei. Ma come si può parlare di lavoro di fronte a situazioni di sfruttamento, di schiavitù, di tratta basati su un traffico internazionale di persone? «Io proprio non volevo scrivere libri e andare in giro di città in città a presentarli Vendevo frutta e verdura con mia madre a Benin City e desideravo venderla in Europa, dove, con una certa dose di ingenuità, lo riconosco, credevo che avrei potuto guadagnare davvero bene, abbastanza per migliorare la qualità della mia vita e quella della mia famiglia Andavo a casa dei pochi che possedevano una tv e lì è cominciato il nostro inferno Dentro quella scatola magica vedevamo tutti i nostri sogni» Così scrive Isoke Aikpitanyi, nata a Benin City in Nigeria, arrivata in Italia nel 2000 a soli 20 anni per lavorare come commessa, ma in realtà ingannata e resa schiava dalle mafie nigeriana e italiana. Liberatasi dall oppressione, insieme al suo compagno Claudio Magnabosco (ex-cliente che l ha aiutata ad uscire dalla rete) ha scritto il libro Akara-Ogun e la ragazza di Benin City e avviato l omonimo progetto divenuto poi associazione, al fine di dare un aiuto concreto alle migliaia di ragazze ancora vittime della tratta. Costante è la sua presenza/testimonianza negli incontri dedicati a questo tema, ed ha ricevuto numerosi premi per il suo impegno; recentemente ha pubblicato il libro-inchiesta 500 storie vere realizzato, oltre che con l aiuto di ex clienti ed altre ex vittime, coi risultati di una ricerca condotta in collaborazione col Dipartimento delle Pari Opportunità. Parte della ricerca è stata effettuata tramite un questionario sottoposto a circa 1000 ragazze, cui 500 hanno risposto. «Avevamo tutte e tutti già avuto contatto con gli occidentali, i bianchi (ohìbo), li chiamiamo così, e la tv ci dimostrava che loro venivano dal mondo ricco dove tutti, ma proprio tutti, hanno le cose essenziali Alcuni avevano cominciato ad offrire alle ragazze più giovani e belle la possibilità di raggiungere l Europa e un numero sempre maggiore di ragazze effettivamente giunte in Europa mandava i soldi a casa e la qualità della vita delle loro famiglie migliorava. Non ci chiedevamo come vivevano quelle ragazze» Questi bianchi sono chiamati anche Italos e si occupano della tratta verso l Italia: vivono nei quartieri eleganti di Benin City e sono rispettati come dei manager, perché purtroppo con essi molti nigeriani collaborano per migliorare la propria condizione economica. E una mafia potente e violenta, la stessa che traffica in organi e armi. Reggio Emilia maggio

31 Dai racconti traspare che le offerte degli Italos rappresentano per le famiglie un investimento. Significa che se va bene c è da mangiare per tutti, si possono mandare i figli a scuola, comprare una casa e magari pure la macchina. «Quando arrivano certe notizie dall Europa, finché i soldi arrivano le famiglie stentano a credere, o fanno finta di non credere, ma se la ragazza viene rimpatriata, e spesso torna in condizioni disumane, viene scacciata perché la colpa è sua, non è stata brava, non ha saputo utilizzare l opportunità alcune, in verità poche, tornavano piene di soldi ed allora erano rispettate come piccole regine.» Non tutte le ragazze partono volontariamente seppur inconsapevoli, alcune sono costrette con minacce e anche violenza fisica dai propri familiari o dal marito. «Ci sono associazioni e ONG che operano in questo settore anche in Nigeria. Le informazioni sul problema vengono date solo in alcune zone o nella capitale e non tutte le ragazze riescono a sapere. Poi ci sono ragazze molto determinate nel voler partire che vengono imbrogliate e quindi non sono preparate a ciò che potrebbe capitare loro e non hanno poi alcuna via d uscita dalla situazione». Pipeline (oleodotto) dove scorrono esseri umani al posto del petrolio, così è definito il business della tratta dalla Nigeria. Solo una minoranza giunge in aereo; per la maggior parte il viaggio può durare mesi se non anni, attraverso il deserto a piedi o su camion sovraccarichi e infine la traversata sui barconi della speranza : durante questo duro percorso molte muoiono o subiscono violenze e stupri. Per chi riesce infine ad arrivare in Europa, ci sono altre estenuanti attese in luoghi chiusi sicuri, in attesa che i trafficanti decidano a loro insaputa la destinazione finale. «Quando toccò a me ero pronta a non farmi troppe domande e ad affrontare l avventura Io proprio non volevo scrivere libri ma quello che mi è capitato qualcuno doveva pur raccontarlo ed è toccato a me farlo perché ho visto come un sogno si può trasformare in incubo Sono stata una vittima della tratta, una schiava Ad un certo punto mi sono ribellata ai miei sfruttatori e sono stata quasi uccisa Punirmi e uccidermi sarebbe servito ai trafficanti per dare una lezione a tutte: non si tradiscono le maman e i suoi amici, non si sfugge al mercato». Il forte senso di religiosità, mischiato a superstizione e magia voodoo è manipolato a proprio favore dai trafficanti per esercitare un forte potere psicologico sulle ragazze: «Viene chiesto alle ragazze di giurare su Mami Wata (divinità africana associata alla Madonna cristiana e simbolo di prosperità) che rispetteranno il patto del debito, e questo per loro rappresenta un giuramento inviolabile». Con queste parole Isoke ad un incontro spiega il significato del titolo del film-documentario Le figlie di Mami Wata. «Le chiese nere sono spesso direttamente o indirettamente corresponsabili del traffico: ci sono finti pastori, cui ragazze disperate si rivolgono, che indicano loro come unica via di uscita la preghiera e la rassegnazione alla volontà delle maman e dei trafficanti». Reggio Emilia maggio

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