IL CASO ISRAELO- PALESTINESE

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1 LIBERA UNIVERSITA DEL COUNSELING Libera Università Popolare per gli Studi e le Ricerche sul Counseling SCUOLA TRANSTEORICA DI COUNSELING RELAZIONALE IL COUNSELING DI FRONTE AL DIALOGO INTERRELIGIOSO E INTERCULTURALE: IL CASO ISRAELO- PALESTINESE Candidato: Salvatore de Stefano Relatore: Professoressa Nicolina Raimondo Correlatore: Professor Vincenzo Masini SARZANA

2 Il Signore disse ad Abramo: "Lascia la tua terra, la tua tribù, la famiglia di tuo padre, e va nella terra che io ti indicherò... (Genesi 12,1-5) 2

3 INDICE PREMESSA. INTRODUZIONE. 5 8 Capitolo 1 - La dimensione religiosa nelle tre religione monoteiste L Ebraismo Il Cristianesimo L Islàm Capitolo 2 - La storia di Abramo nelle tre religioni In Abramo un origine comune Abramo: l uomo della rivelazione di Dio Abramo dal Libro della Genesi Abramo dal Libro del Corano Le origini di Abramo per l Islàm Capitolo 3 - Le origini delle rivalità La relazione tra Ismaele e Isacco Il primogenito Rapporti tra fratelli Ma chi è il primo figlio di Abramo? Capitolo 4 - La nascita del conflitto nella relazione familiare Le emozioni alla base della relazione Da relazioni di opposizione a relazioni di affinità Il ruolo genitoriale di Abramo 33 Capitolo 5 La nascita del conflitto nella genealogia Nella famiglia di Abramo Il senso del sacrificio Jihad e Sharia: le rivalità oggi Capitolo 6 - Il ruolo della donna nelle tre culture L Eva africana La donna nella Bibbia La donna nell Ebraismo La donna nella religione musulmana La donna nella religione cristiana La condizione della donna

4 Capitolo 7 La poligamia nella storia e nelle religioni La poligamia nella storia La poligamia nella Bibbia La poligamia e l Islàm La poligamia e le donne oggi Capitolo 8 Religioni e culture: differenze in dialogo Le differenze e il dialogo interculturale Multiculturalità: il lungo percorso nella storia Educare all interculturalità I Diritti Umani Dall interculturalità all interreligiosità.. 66 Capitolo 9 Arabi e Israeliani: quale soluzione Un evoluzione possibile Perché un muro? Riflessioni finali. 72 CONCLUSIONI.. 75 Sul mio conflitto interno. 75 E sul conflitto storico BIBLIOGRAFIA.. 82 SITOGRAFIA. 83 4

5 PREMESSA Sono nato in Libia cinquantasette anni fa, in mezzo agli arabi e cresciuto tra gli ebrei fino alla mia adolescenza. Ho seguito sempre con molta attenzione la relazione conflittuale tra di loro, ma non mi hanno mai soddisfatto pienamente le motivazioni religiose, politiche, economiche, culturali, interculturali e antropologiche, che tentano di spiegare il conflitto musulmani/ebrei, perché avendo vissuto nell ambiente, emergeva, nonostante i conflitti, un buon rapporto d intesa e di familiarità, tanto che condividevano gli stessi usi e costumi, e spesso parlando con gli uni e con gli altri veniva fuori il concetto di parentela, considerandosi cugini. Si è consolidata in me l esigenza di approfondire questa tematica quando sono venuto a sapere della convinzione, che i musulmani hanno, riguardo al figlio che Dio avrebbe chiesto in sacrificio ad Abramo, e cioè il primogenito Ismaele e non il secondo, ma primo in quanto figlio della moglie legittima, figlio della promessa, Isacco, così come affermato nei testi biblici. Nel 2011 si sono verificarsi, con maggiore intensità, diversi incontri tra la Libia, l Italia e la Francia ed io ho avuto modo di incontrare più volte un Generale libico, conosciuto tramite amici tripolini, rivelatosi in seguito un fautore del rovesciamento del regime di Gheddafi. In uno dei suoi viaggi in Italia, una sera si fermò a casa mia a cena, assieme ad altri amici e, per l occasione, un amica ebrea preparò un piatto considerato speciale della cucina ebraico tripolina, a base di pesce in salsa piccantissima chiamato haraimi. Tra i vari argomenti di discussione, parlando di opinioni religiose feci una premessa partendo da Abramo, quando avrebbe dovuto sacrificare Isacco sul monte, a quel punto il Generale, sobbalzò smentendo, e dicendo che il figlio da sacrificare era Ismaele e non Isacco. Quella reazione fu sorprendente per me, presi atto per la prima volta di questa convinzione islamica. Da lì nacque l idea della mia tesi sul conflitto arabi israeliani, che si è sempre più rafforzata anche sulle considerazioni sviluppate in proposito durante una lezione di counseling, dove veniva citata la relazione conflittuale che nasce tra il figlio maggiore e il figlio minore (il figlio maggiore è geloso del figlio minore, il figlio minore è invidioso del figlio maggiore) ed è stato spiegato che la relazione vissuta tra fratelli nell infanzia, può condizionare la relazione tra fratelli adulti; quindi, conoscere e studiare le dinamiche prodotte all interno di questi rapporti familiari, poteva divenire fondamentale per comprendere la strutturazione di una personalità adulta, le sue modalità di comportamento e il suo grado di socializzazione. Nelle lezioni successive, mi consulto e faccio presente la mia intenzione di lavoro basata sulla relazione familiare del genitore Abramo e i suoi figli Ismaele, il primogenito di Abramo, e Isacco il secondogenito, ciò ha suscitato interesse, specialmente da parte del professor Masini, che mi ha affidato come tutor la professoressa Nicolina Raimondo, avendo già fatto un lavoro sui personaggi biblici. 5

6 Chiamo allora Nicolina, che con piacere si mette a disposizione e così abbiamo cominciato, telefonicamente, a consultarci e a confrontarci sulla modalità e sui contenuti, e, da bravi ruminanti quali siamo, arzigogolando, valutando e scavando nei testi e nelle parole, alle volte il telefono diventava incandescente, abbiamo trovato il filo conduttore del lavoro mentre continuavo ad accumulare ricerche e riflessioni. E importante considerare come l archetipo sia condizionato da ciò che è scritto nella Torah riguardo alla primogenitura, in quanto esso costituisce un diritto di precedenza e di preminenza: il primogenito animale, era quello che doveva essere offerto a Dio; quello umano doveva essere riscattato, doveva ricevere una quota doppia dell eredità e succedere al padre nelle funzioni di capofamiglia. La primogenitura dunque, era la condizione che rappresentava l insieme dei diritti, dei beni e dei privilegi che spettavano al primo nato, al figlio della prima moglie. Ma qui siamo agli albori dell umanità e l uomo inizia a darsi delle regole, e la prima raccolta di leggi che regolamentano i rapporti umani nella società e nella famiglia, di cui si ha notizia, è il Codice di Hammurabi, che ha diretto la vita dei popoli della Mesopotamia e anche di quelli circostanti ed ha continuato a condizionare nei secoli, non solo la vita di quella regione, ma si è esteso anche altrove; secondo questo Codice era comunque possibile, per le coppie senza discendenza, trasmettere la propria dinastia e/o il proprio patrimonio tramite un'adozione. Infatti, il figlio adottivo si vedeva garantire il diritto all'eredità, anche se la coppia avesse avuto altri figli dopo l'adozione; il figlio adottato sarebbe rimasto, inoltre, figlio primogenito. 1 Nell ultimo anno sono venuto in contatto con diversi personaggi con i quali ho avuto modo di condividere il mio pensiero; ho partecipato all Assemblea generale dell AIRL, associazione di rimpatriati dalla Libia che rilancia, insieme al Ministro della Città storica in Libia, un evento che ha come obiettivo la realizzazione di un punto d incontro tra le imprese italiane, la cittadinanza e le istituzioni libiche. Ci auspichiamo la fine dei conflitti in Libia per poter concretizzare la realizzazione dei nostri progetti, ma, nel frattempo, mi rendo sempre più conto di come gli argomenti che sto approfondendo, per la preparazione della presente tesi, stiano diventando per me, non solo utili, ma indispensabili per creare quelle condizioni comunicative più adatte a sostegno di questi tipi d incontri, all interno di gruppi sempre più eterogenei per la presenza di differenti culture e religioni. S impone una riflessione dell ultimo momento sulla costruzione del muro in Palestina, come atto ultimo in ordine di tempo, per fare il punto sulle condizioni del conflitto. Mi ha colpito in maniera particolare il racconto che qui riporto, proprio per la lettura delle emozioni che si vivono nel quotidiano, intorno a questo muro, con atteggiamento vittimistico: In questa guerra - Palestina: piccolo diario in parole di donna - Giorno 05 Tulkarem 1 hammurabi_e_il_primo_ampio_corpo_di_leggi_della_storia_delluomo/ 6

7 L Unione Europea ha definito Israele l unica Democrazia del Medio Oriente. Se questo muro, questi rottami, queste macerie, questi rifiuti, questo deserto, questi morti, queste botteghe chiuse, queste case fantasma, questi campi bruciati, se tutto questo è la Democrazia, non la vogliamo. Viviamo in pace tra noi, Musulmani e Cristiani nella stessa terra, e vivremmo in pace anche insieme agli Israeliani. Non c è nessuna ragione per fare tutto questo, c è spazio per tutti qui! Questo non si chiama Muro della Separazione. Lo chiamiamo Muro dell Apartheid. Perché è quello che stiamo affrontando. Siamo così piccoli dallo spazio, e continuiamo a costruire muri dietro muri dietro muri cercando di scrivere su questa terra che cosa? Gli Israeliani sembrano non cogliere l ironia devastante di questa situazione: stanno facendo a noi ciò che loro hanno subito in passato. Ma non gliel abbiamo fatto noi, l Europa l ha fatto Sorry Ha preso un fiore di geranio dalla pianta, la nostra guida, dicendo che ciò che nasce da questa terra è buono e senza colpe, e me l ha messo tra i capelli. Tutto era immobile, dentro e fuori di noi. Si poteva a malapena respirare per trattenere il pianto Prima di andare, Ali ha detto potremmo dare tutti insieme la prima spinta al muro, perché un giorno cada. I ragazzi spingono forte puntando i piedi nel terreno arido, qualcuno tira un calcio ridendo, si fanno le foto insieme accanto alle scritte più forti Sono rimasta ferma a guardare. Quel muro mi fa paura, è fatto di pietra e di fucili, di bulldozer e filo spinato, di telecamere e allarmi. È fatto di soldi sporchi e politica malata, di destino e vendetta. È fatto di morte. La puoi toccare la morte?...ci ho appoggiato la mano sopra, piano. I Palestinesi hanno un simbolo che disegnano ovunque: un bambino di spalle, scalzo e coi vestiti laceri, che guarda il muro. Dicono che quando il muro cadrà, il bambino si girerà e mostrerà il suo viso. Per me, quello sarà il volto di Dio. Se c è piccolo- diario- in- parole- di- donna- ii/851118/ 7

8 INTRODUZIONE Il conflitto Israelo- Palestinese, così come l osserviamo ai nostri giorni, è un conflitto che nasce all inizio del Novecento e abbraccia circa un secolo di tensioni politiche e ostilità, vedendo contrapporsi da una parte lo Stato d Israele, istituito ufficialmente solo nel 1948, e dall altra gli Stati arabi circostanti. Tra le motivazioni politiche ritroviamo prima la nascita del movimento sionista e, successivamente, la creazione del vero e proprio Stato d Israele, realizzato su quei territori che, mentre Israele rivendicava come sua patria storica, erano considerati dal movimento panarabo, appartenenti da tempi antichi, invece, al popolo Palestinese (popolo composto, dal punto di vista religioso, da musulmani, cristiani, drusi ed altri). Lo scontro iniziò su ambizioni territoriali già a partire dal 1869, anno in cui fu aperto il Canale di Suez, che avvicinava l Oriente all Occidente. Inoltre vi furono scoperti immensi giacimenti petroliferi che resero ancora più interessante quell area agli occhi delle vicine potenze europee, bisognose di questa risorsa, considerato il continuo sviluppo industriale di quegli anni. I conflitti si accesero con l occupazione militare di quelle aree e, ad oggi, non si sono ancora fermati. Le popolazioni di quei territori erano per la maggioranza unite dalla comune religione islamica e, a seguito delle invasioni, svilupparono sempre più una crescente e ancor più forte identità nazionale (spesso nazionalistica), che risvegliò antichi rancori. Quest area ospita inoltre una città molto particolare: Gerusalemme, considerata sacra per tutte e tre le religioni abramitiche : islamica, ebrea e cristiana. A partire dagli anni trenta del XX secolo, e maggiormente dopo l ultima guerra mondiale e la tragedia dell olocausto, la Palestina si ritrovò con una composizione demografica molto diversa da quella originale, la minoranza ebraica diventava la maggioranza, grazie anche all acquisto di terreni reso possibile dai fondi concessi ai profughi ebrei sfuggiti alla persecuzione nazista, fino a quando, nel 1948, appunto, una risoluzione dell O.N.U. dichiarò quelle terre facenti parte dello Stato di Israele, con conseguente emigrazione araba - palestinese verso i territori limitrofi, emigrazione intensificatasi successivamente anche a seguito della dichiarazione d indipendenza israeliana dagli Stati arabi dell Egitto, della Siria, del Libano, della Transgiordania e dell Iraq. Questa è l ultima storia che noi conosciamo del conflitto Israelo- Palestinese, ma entrambe queste popolazioni affondano le loro origini in una storia comune che risale ai tempi di Abramo. Abramo, come narrato nei testi sacri, rifiutò il politeismo e l idolatria della sua città natale, Ur dei Caldei, città sumera, per seguire l idea del Dio unico. È scritta la sua storia (che vedremo più in particolare nei successivi capitoli) nell Antico Testamento per i cristiani, nella Torah per gli ebrei e nel Corano per gli islamici; sua moglie Sara era sterile e, per poter avere un figlio, prese come concubina la serva 8

9 egiziana Agar, e da questa ebbe un figlio, Ismaele, ma successivamente la moglie Sara, all età di 90 anni, partorì un figlio, Isacco, figlio della Promessa fatta da Dio ad Abramo circa una sua discendenza numerosa. Questa nascita scatenò la gelosia di Sara verso la rivale Agar, spingendo Abramo a cacciare la serva col figlio Ismaele, ma anche questa, così come narrano i testi sacri, fu salvata da Dio ricevendo una Promessa circa la sua numerosa discendenza, aggiungendo, tuttavia, che questa sarebbe stata tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano contro tutti e la mano di tutti contro di lui e si ergerà in faccia a tutti i suoi fratelli (Gen.16:12). Dalle due mogli di Abramo derivarono quindi il popolo ebraico, discendente dal figlio Isacco, e gli Ismaeliti, discendenti dal figlio Ismaele, poi conosciuti come Arabi. I concetti di base circa l idea del Dio unico, creatore, giudice, onnipotente ed eterno sono strettamente osservati nelle religioni: ebraica ed islamica, mentre sono interpretati in modo trascendente nella religione cristiana. Essa, infatti, riconosce pienamente la rivelazione ebraica, della quale considera una prosecuzione la predicazione di Gesù, mentre non accetta le rivelazioni di Maometto, ritenute in contrasto con quelle evangeliche, anche se non mancano numerosi punti di contatto. Comunque, è sempre molto forte il legame ad Abramo come padre comune nella fede delle tre religioni. Come ho detto nella premessa, in questa tesi andrò ad esplorare proprio quest aspetto che accomuna la storia della fede degli ebrei e degli arabi islamici e, nello specifico, della relazione originaria tra i due fratelli, figli di Abramo, Ismaele ed Isacco all interno della loro relazione familiare; analizzata poi attraverso gli strumenti interpretativi che oggi il counseling relazionale ci fornisce. Il counselor interculturale può ricoprire un ruolo significativo, quale ponte interpretativo di due mondi apparentemente così diversi, ma, sostanzialmente, così simili. Il modello teorico di Prevenire è Possibile, che parte dalle emozioni e dai vissuti, connesse a loro volta alle tipologie di personalità e ai copioni di comportamento, ci fornisce un modello interpretativo indispensabile per il counseling interculturale ed interreligioso, perché essendo un modello che esce dagli schemi interpretativi classici (territoriali, politici, economici, religiosi, culturali e/o antropologici), ci consente di entrare, invece, nella visione di mondi interpretativi possibili; i collegamenti tra religioni, intercultura e counseling ci accompagnano a far conciliare la consapevolezza, i sentimenti, le storie di vita delle persone coinvolte, affinché ogni identità sia accettata nella sua realtà. Come scrive il Prof. V. Masini Il punto di forza del counseling relazionale sta nella comprensione della relatività delle relazioni e, di conseguenza, della loro possibile trasmutazione, nei tempi e nei modi di cui gli esseri umani hanno bisogno per estendere la loro coscienza esistenziale e potenziare la loro capacità affettiva. 3 3 Dalle Emozioni ai sentimenti di Vincenzo Masini Ed. Prepos,

10 Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nella realizzazione della mia tesi, a loro va la mia gratitudine, anche se a me spetta la responsabilità per ogni errore in essa contenuto: Ringrazio la Prof.ssa Nicolina Raimondo, mia Relatrice, e il Prof. Vincenzo Masini, mio Correlatore, senza il loro supporto e la loro guida questo lavoro non esisterebbe. Ringrazio gli amici che mi hanno incoraggiato o che hanno speso parte del proprio tempo per leggere, discutere ed arricchire con me le bozze del lavoro. Vorrei, infine, ringraziare mia moglie e le mie figlie, alle quali questo lavoro è dedicato, per il loro contributo d idee, la loro pazienza e il loro immancabile sostegno. 10

11 Capitolo 1 La dimensione religiosa nelle tre religioni monoteiste 1.1 L Ebraismo Le religioni monoteiste: l EBRAISMO, il CRISTIANESIMO e l ISLAM, pur partendo dalla stessa radice, hanno sviluppato delle diversità che si possono riassumere così: per gli Ebrei Esiste Dio, un popolo e un Alleanza : la storia di questi tre elementi è la storia dell Ebraismo. Dio ha stretto un patto col popolo d Israele che è stato sigillato con il dono della Torah (Legge Pentateuco), con la quale Dio indica la via per essergli fedele, perché ciò che Egli desidera dal suo popolo è la fedeltà e molto spesso Egli ha parlato al suo popolo, Israele, attraverso i profeti. Secondo la tradizione, la Torah è opera di Mosè (Torah Moshe = insegnamento di Mosè), è il testo più importante delle scritture ebraiche, in quanto contiene le regole che governano la vita dell ebreo. Le interpretazioni e le spiegazioni della Legge, elaborate dai Rabbini (esperti della Torah) sono raccolte nel Talmud e in altri scritti. La vita dell ebreo tende a svolgersi nello studio e nella pratica della Torah: infatti, lo studio della Torah è il primo dei loro comandamenti. Tutto Israele, i ricchi come i poveri, deve occuparsi della Torah ed è necessario studiarla durante tutta la vita. Per questa attività il giorno privilegiato è il Sabato, giorno in cui gli Ebrei si astengono da ogni attività e si recano in Sinagoga, ma sono i genitori che hanno principalmente il compito di trasmettere la fede ai loro figli. Oltre alla Torah, la Bibbia ebraica contiene, il libro dei Salmi, che è una raccolta di preghiere e invocazioni a Dio (testi poetici), i Proverbi (massime di saggezza), i libri dei Profeti, storie riguardanti il popolo ebraico e altri scritti sacri che fanno parte anche dell Antico Testamento della Bibbia cristiana. Il popolo ebraico in un mondo così cambiato, vive oggi come viveva quattromila anni fa, cioè ha gli stessi principi, le stesse regole di vita. Si regola nella vita commerciale, in quella matrimoniale, in quella pubblica sempre nello stesso modo. Allora che cosa vuol dire tutto questo? E chiaro che i vari Codici, da quello di Hammurabi a quello di Napoleone che sembravano essere la cosa più eccelsa che potesse esistere in fatto di Legge, oggi non li ricorda più nessuno. Ma la Torah, la Legge degli ebrei, tutti se la ricordano e c è un popolo che ancora la osserva scrupolosamente Cosa vuol dire questo? Che è una Legge umana? No, vuol dire che è una Legge ispirata da Dio e durerà in eterno ( ) noi non vogliamo che il mondo sia tutto di ebrei, noi vogliamo che il mondo sia formato di uomini che credono nel Dio. 4 Esattamente come nella Bibbia, oggi terzo millennio, il popolo ebraico crede 4 Il Messia e gli Ebrei Elio Toaff con Alain Elkann Ed. Bompiani,

12 nella sua missione di popolo eletto non perché migliore degli altri, ma perché scelto per svolgere la missione di portare tutti i popoli a credere nel Dio unico e attende ancora l arrivo del Messia, secondo la concezione ebraica l epoca Messianica è un epoca nella quale vi sarà la pace universale, gli uomini si sentiranno fratelli e quindi è la fine di quello che è il corso attuale della vita del mondo. Per esempio, noi sappiamo che quando è stato creato il mondo Dio regnava incontrastato su tutta la terra, bisognerebbe tornare a quello: gli uomini tutti fratelli, in una terra rinnovata, sotto la guida diretta di Dio. 5 Alla domanda posta al Rabbino Toaff circa il tempo dell arrivo dell era Messianica, egli così risponde: E difficile dirlo perché la fratellanza fra tutti gli uomini e la pace generalizzata, senza differenza fra un popolo e l altro, fra una razza e l altra, io credo che richiederà del tempo, data la situazione attuale non è che si veda possibile domani la realizzazione dell era Messianica. L era Messianica è un aspirazione e vi si arriverà quando tutti si saranno convinti che gli uomini sono fatti a immagine di Dio ed essendo fatti a immagine di Dio qualunque colore abbiano, a qualunque popolo appartengano, sono tutti uguali, con uguali diritti e con uguali doveri 6. È opinione diffusa porsi queste domande: Gli israeliani stanno veramente lavorando per la pace universale e per la fratellanza tra i popoli? E, tenendo sempre presente la differenza tra l opinione del popolo e quella dei governanti, non ci sono forse interessi politici più alti che tendono anche a usare il concetto di Dio? Per le risposte c è ancora da attendere, ma oggi si sa che: ( ) In realtà. Dicono che il 75% degli israeliani è disposto ad accettare un accordo di pace, se venisse presentato. E non è una contraddizione, sono semplicemente certi che quel giorno non verrà mai. ( ) Il Cristianesimo Il Cristianesimo, la seconda religione monoteista, in ordine di tempo, ha carattere universalistico, è fondata sull insegnamento di Gesù, al suo interno ha sviluppato tre grandi filoni il Cattolicesimo, la Chiesa Ortodossa e la chiesa Protestante, che non si differenziano nella dottrina ma nell organizzazione, nella celebrazione delle funzioni, nelle regole dell ordinamento dei sacerdoti e nel riconoscere il primato di autorità al vescovo di Roma (il Papa), in quanto successore dell apostolo Pietro. Anche i Cristiani seguono l insegnamento della Bibbia di origine ebraica ma, a seguito della venuta di Gesù, che i cristiani riconoscono come Messia, e dei suoi insegnamenti, agli antichi Testi Sacri, si aggiunge il Nuovo Testamento, che 5 Il Messia e gli Ebrei Elio Toaff con Alain Elkann Ed. Bompiani, Ibidem 7 La paura è invisibile (Appunti da Israele) di Manuela Dviri, dal n 46 della Rivista East Dossier L Inverno Arabo European Crossroads, marzo- aprile

13 comprende i quattro Vangeli che raccolgono la storia della Sua nascita, della Sua vita e dei Suoi insegnamenti fino alla Sua morte e resurrezione. Questa resurrezione è uno punto di distinzione dalle altre due religioni monoteiste che, nonostante abbiano la stessa origine ed accettando le particolari virtù del Cristo, considerandolo un profeta, non ne accettano, però, la sua veste Messianica. 1.3 L Islàm Dal punto di vista religioso, l'islàm ha in comune con il Cristianesimo la concezione monoteistica e una notevole quantità di elementi che l'islàm condivide con la religione ebraica e quella cristiana. L'Islàm ritiene, ad esempio, che Dio si sia rivelato ad Abramo, Mosè e a Gesù ma che, tuttavia, la rivelazione di Mohammed sia quella definitiva. L'Islàm, termine che letteralmente significa "arrendersi alla volontà di Dio", nasce all'inizio del VII secolo nella penisola arabica. In quella zona vivevano molte tribù nomadi, ma c'erano anche gruppi di commercianti concentrati nelle due città principali, La Mecca e Yathrib (la futura Medina). È a una delle famiglie agiate della Mecca che apparteneva Mohammed, il fondatore della religione musulmana. Sin da giovane, Mohammed viaggiò e allargò le proprie conoscenze, spinto da una profonda ricerca interiore. Nel 610, durante uno dei suoi ritiri spirituali alle pendici del monte Hira, la tradizione musulmana vuole che gli si presentò l'angelo Gabriele, e che gli chiese di recitare alcuni versi, ovvero i primi versi della Rivelazione, rendendo Mohammed il tramite umano della parola di Dio. La Rivelazione si fermò però per tre anni, durante i quali Mohammed temette di essere stato abbandonato da Dio. A partire dal 613, però, le Rivelazioni ripresero e Mohammed iniziò a comunicare ai propri concittadini i precetti della nuova religione. Sino a quel momento la religione della penisola arabica era stata il politeismo, quindi il compito iniziale di Mohammed fu di convincere i propri concittadini a credere a un Dio solo. Ma l'opposizione fu tale che nel 622 Mohammed decise di compiere l'egira (in arabo higra), ovvero di migrare a Yathrib (la futura Medina, ovvero "la città del Profeta") dove, accolto dalle tribù arabe del posto, fondò il vero stato Islamico, dove fece costruire la prima Moschea. Oltre che a rappresentare l'inviato di Dio, Mohammed riuscì anche a imporsi come capo politico della città e della comunità islamica. Dal momento in cui giunse a Yathrib, Mohammed ebbe un unico obiettivo: vendicarsi dei meccani e ritornare nella sua città natale da vincitore. Ci furono molte battaglie tra i fedeli del Profeta e i meccani. Nel 629, dopo un tentativo fallito, Mohammed riuscì a compiere il pellegrinaggio alla Mecca, in modo particolare alla Ka ba, che egli desiderava trasformare da santuario degli dei pagani in santuario dell unico Dio Allah. Nel 630 entrò in maniera trionfale alla Mecca, dichiarandola città santa dell'islam, e stabilì il rito del pellegrinaggio. Nel

14 Mohammed morì a Medina, che diventò la seconda città sacra dell'islàm, e nel luogo dove è spirato sorge oggi una moschea. Tutti i musulmani credono in alcuni concetti base e imprescindibili, ma al contempo ciascuno di loro li mette in pratica in base alla tradizione e alle condizioni dell'area in cui vive. Il credo islamico può essere riassunto da quelli che sono comunemente chiamati i cinque pilastri dell'islàm (in arabo Arkan Al- Islàm): 1. la professione di fede (in arabo Shahada) che consiste nel recitare con intenzione la seguente frase: "Professo che non esiste altro dio all'infuori di Iddio e Mohammed è l'inviato d'iddio" (in ambito sciita si aggiunge: "E Alì è il suo Prediletto"); 2. la preghiera rituale (in arabo Sala) è rappresentata dalle cinque preghiere giornaliere: all'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e alla sera. Per compiere la preghiera, il musulmano deve trovarsi in stato di purità rituale - questo è il motivo per cui nelle moschee v'è sempre una fontana per le abluzioni - e deve rivolgersi verso la Qibla, ovvero verso la Ka ba della Mecca. La preghiera comunitaria è quella del venerdì a mezzogiorno; 3. l'elemosina sociale purificatrice (in arabo Zaka) che è una somma che ogni musulmano deve versare annualmente, il cui ammontare è stabilito in base al suo reddito e che viene usata per aiutare i poveri e i bisognosi; 4. il digiuno (in arabo Sawm) del mese di Ramadan, nono mese del calendario lunare. Durante questo mese il musulmano si deve astenere nelle ore diurne soprattutto dal mangiare e dal bere; 5. il pellegrinaggio (in arabo Hagg) alla Mecca, che è obbligatorio per ogni musulmano adulto, almeno una volta nella vita. L'Islàm si pone per definizione come l'ultima e definitiva religione rivelata, quindi come "sigillo" delle religioni monoteistiche, ma proprio per questo motivo, sia ebrei sia cristiani, vengono definiti dall'islàm "genti del Libro" e vengono rispettati e tollerati in quanto possiedono un Libro rivelato. Nei confronti delle altre religioni, invece, l'atteggiamento dell'islàm è stato spesso meno aperto: la nozione di Gihad, originariamente intesa come sforzo contro i politeisti, è stata interpretata da alcuni movimenti estremistici come un impegno contro chiunque non appartenga all'islàm. 14

15 Capitolo 2 La Storia di Abramo nelle tre religioni 2.1 In Abramo un origine comune Le tre religioni monoteiste, pur nella loro diversità, hanno in comune due punti fermi e importanti: la storia della rivelazione di Dio ad Abramo e la città santa di Gerusalemme, esse sono, in ordine cronologico, l ebraismo, il cristianesimo e l Islam. La storia della chiamata di Abramo, narrata dalla Bibbia, risale al a.c. e si colloca in quella zona chiamata mezzaluna fertile, estesa dal Mediterraneo orientale fino alla Mesopotamia, in cui sorsero le prime grandi civiltà della nostra cultura (dai Sumeri, agli Assiri, ai Babilonesi, ai Persiani). Abramo è considerato il padre della fede da ebrei, cristiani e musulmani. È nella disponibilità all offerta senza riserve del suo figlio che Abramo introduce nella storia un atteggiamento nuovo: la fede. Perciò, nel libro del profeta Isaia, al capitolo 51, si dice di lui: Guardate la rupe da cui siete stati tagliati, la gola del pozzo da cui siete stati estratti! Guardate Abramo, vostro padre. Perciò l apostolo Paolo non esita a dire nella Lettera ai Galati che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede (Gal.3:7). La fede ci lega al nostro padre Abramo. A questo punto è necessario fare una riflessione sul concetto della fede fiducia, termini legati alla relazione della disponibilità. L evoluzione della disponibilità, come primo atto relazionale affettivo, è spiegata proprio attraverso l azione dinamica d interazione tra persone, resa possibile dal rapporto che si basa, appunto, sulla fiducia. Il rapporto di fiducia è possibile quando l umano possiede una base sicura 8. E proprio il concetto di fiducia che Dio chiede all uomo ed è su questa strada che lo vuole guidare con il suo amore attraverso i profeti. Gli Ebrei sono consapevoli che la storia del loro popolo inizia proprio con l alleanza tra Dio e Abramo, un pastore vissuto in Mesopotamia nel XIX secolo a.c., che lascia la sua casa, la sua terra, Ur di Caldea, per obbedire alla chiamata di Dio che gli promette una terra dove abitare e una discendenza numerosa come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Gli Ebrei si considerano discendenti di Abramo, dei figli di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio a sua volta, di Abramo e di sua moglie Sara. 8 Dalle Emozioni ai sentimenti di Vincenzo Masini Ed. Prepos,

16 I Cristiani si riconoscono figli di Abramo e Sara, di Isacco e Giacobbe, non nella discendenza genealogica, ma nella discendenza spirituale e di fede di Abramo, che ha adorato un solo Dio, ha creduto alla sua parola, e alla sua promessa. Credono nel Dio unico, riconoscono Gesù Cristo facente parte del popolo eletto e discendente nella genealogia dalla stirpe di Davide, come dice il profeta Isaia. Gli Islamici, si riconoscono figli di Abramo in quanto discendenti da Ismaele, il figlio che Abramo ebbe dalla schiava egiziana Agar, quindi, riconoscono Abramo come loro padre e ritrovano le loro radici sacre nella promessa fatta dall Angelo del Signore ad Agar nel deserto, quando stava fuggendo: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine» (Gen.16:10). Promessa confermata ad Abramo: Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui farò una grande nazione (Gen.17:20), ma rivendicano la primogenitura. Per questi motivi le tre religioni menzionate sono dette abramitiche, derivate cioè da Abramo. Come si può notare tutte e tre le religioni considerano Abramo il loro padre perché ha creduto in un solo Dio, si è fidato di Lui, della sua chiamata e della sua promessa. Ritorna sempre quel concetto di fiducia, in cui le tre religioni ritrovano un punto comune che le rende attive e propositive, nella certezza di essere accettati, amati e ricompensati con giusto equilibrio per le cose che sono fatte. Le tre religioni hanno un altro elemento comune che è la Città di Gerusalemme, capitale dello Stato d Israele, considerata santa da tutte e tre, ma per motivi diversi. Per gli ebrei essa è santa perché, com è scritto nella Bibbia, è Dio stesso che l ha disegnata sulle palme delle sue mani Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani; le tue mura mi stanno sempre davanti, (Isaia 49:16) per i cristiani Gerusalemme è santa perché lì sono avvenuti i fatti più importanti della vita di Gesù, per gli islamici è città santa perché, secondo la tradizione islamica, Maometto è salito al cielo dalla roccia custodita nella moschea di Omar, riconoscibile dalla cupola dorata. 2.2 Abramo: l uomo della rivelazione di Dio La prima persona cui Dio si rivolse (nel linguaggio biblico antropomorfico 9, 9 Dal Dizionario Treccani online Il termine Antropomorfismo deriva da due parole greche, anthrōpos, "umano" e morphē, "forma", che nel contesto teologico, religioso, significa attribuzione alla divinità di qualità umane, fisiche, intellettuali e morali. In generale, l antropomorfismo serve per illustrare, o per facilitare la nostra comprensione delle realtà celesti, dell amore di Dio per l umanità, che diversamente risulterebbero incomprensibili. Concezioni antropologiche della divinità sono testimoniate fin dalla remota antichità da reperti archeologici, a cui si affiancano successivamente opere letterarie, come i poemi di Omero e di Esiodo. Contro la tendenza dell'antropomorfismo insorge fin dai suoi inizi la filosofia: con Senofane, poi con i filosofi posteriori (ad eccezione degli epicurei) e, in particolar modo, con il cristianesimo. In epoca moderna, il problema dell'antropomorfismo nella religione è 16

17 parlandogli con parole umane) fu Adamo, allorché gli diede il duplice comando di moltiplicarsi e di esser padrone della terra (Genesi 1:28) Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra», ma è ad Abramo che si è rivelato ed ha parlato in termini più specifici. Ma chi era Abramo? La chiamata di Abramo è narrata nel capitolo 12 del Libro della Genesi (v. 1-9). I rabbini, maestri della fede nella tradizione ebraica, si sono chiesti chi fosse veramente Abramo quando fu chiamato da Dio e quale conoscenza avesse del Signore. Abramo viene da una famiglia che serviva falsi dei, come testimonia il libro di Giosuè: Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi (24:2). Dal punto di vista delle sue origini familiari, egli non ha nulla che lo predisponga a diventare l eletto di Dio. La sua gente è idolatra. Appare però chiaro che Dio si è manifestato ad Abramo e gli ha parlato più di una volta, prima per porre le basi dell alleanza, ordinandogli di abbandonare la terra in cui viveva e di andare verso una nuova, poi gli ha fatto la promessa del figlio, al di là di ogni aspettativa umana e questo segna l inizio della rivelazione e dell elezione del popolo. cosicché faccia di te una grande nazione e ti benedica e faccia grande il tuo nome e tu possa essere una benedizione. Il Signore disse ad Abramo: «Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione (Genesi 12:1-2). Questo passo, di per sé, non contiene nulla di specificamente religioso né informazioni sulla natura divina né precetti di vita, ma è nella Bibbia il vero e proprio inizio della rivelazione, giacché ha per oggetto il primo annuncio dell esordio di un legame tra Dio e quello che sarà il futuro popolo di Israele. I temi caratteristici del patto, o alleanza, come la Bibbia preferisce, tra Dio e Israele, sono quelli di scelta ed elezione, essi sono presentati sotto forma di racconto storico incentrato sulla persona di Abramo. Di lui prima non era stato detto nulla, egli compare all improvviso nella Genesi e, le sole cose importanti sono, da subito, le parole con cui Dio lo chiama e gli ordina di abbandonare la terra dove abita, e andare verso una nuova che gli avrebbe mostrata. L alleanza comprende tre elementi: il comando di Dio, l ubbidienza di Abramo e la promessa. Il racconto continua nella pratica esecutiva, precisando che Abramo, vecchio ormai di settantacinque anni, eseguì il comando divino e andò verso la terra di stato affrontato con decisione e rigore da Spinoza, dagli illuministi e, nell'ottocento, da Feuerbach. In letteratura, ci sono centinaia di esempi di antropomorfismo. I libri per bambini sono spesso esempi di antropomorfismo. La serie televisiva e la serie di libri di ARTHUR è un esempio. Scrittori per adulti hanno utilizzato l antropomorfismo con grande efficacia. 17

18 Canaan, ove erano venerate altre divinità, egli costruì un altare al Signore ed invocò il nome del Signore (Genesi 12:8). Confermando e dimostrando così la propria sottomissione a Dio. Sono infine le parole di Dio stesso a definire il rapporto in cui entra con Abramo: è una alleanza, destinata a durare di generazione in generazione e richiederà, come segno, la circoncisione di ogni maschio. È rilevante che Dio impartisca il comando della circoncisione, che verrà presentata come prova dell esistenza di una relazione con Lui. Questa relazione si fonda soprattutto sul riconoscimento reciproco di Dio, di Abramo e della sua discendenza. Abramo, da parte sua, manifesta profondo rispetto per la figura alla cui presenza viene a trovarsi, senza averla prima cercata o invocata. 10 Dal punto di vista dell analisi relazionale, possiamo trovare all interno di queste narrazioni una comunicazione capace di mobilitare una forte carica emotiva, tanto da aprire l altro alla percezione di sensazioni ed allo sperimentare emozioni. Attraverso il patto della circoncisione rivediamo la mediazione simbolica. Questo tipo di comunicazione aumenta il controllo personale dei significati e apre all empatia cognitiva, mediante la quale s investiga sul significato del simbolo utilizzato dall interlocutore, proiettandolo sul simbolo stesso. Il successo nella condivisione del suo significato, consente alla comunicazione di divenire suggestiva e assertiva, determinando cambiamenti emozionali verso la responsabilizzazione, l insegnamento e la tranquillizzazione Abramo dal libro della Genesi Secondo il racconto di Genesi 12, la storia della fede di Abramo comincia quando egli aveva 75 anni! Abramo non è un eroe, anzi ha le paure di tutti gli uomini, in particolare quella della morte e il desiderio di un figlio, che avrebbe potuto continuare a pronunciare il suo nome con amore. Per lui è questione di vita o di morte, perché non avere un figlio, nella mentalità del suo tempo, significava morire per sempre. Dio gli apparve e gli disse «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto». Subito Abramo si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te». (Gen. 12:14). Il desiderio di un figlio era forte, purtroppo Abramo era vecchio e non aveva figli, anche sua moglie Sara era vecchia e umanamente non riusciva a capire come potesse avere una discendenza per continuare l alleanza con Dio; allora si lasciò 10 Il Dio degli altri di Ugo Bonanate Ed. Bollati Boringhieri, Dalle Emozioni ai sentimenti di Vincenzo Masini Ed. Prepos,

19 convincere da sua moglie Sara ad averlo dalla schiava Agar, così com era abitudine a quell epoca, e com era anche sancito nel Codice di Hammurabi. Abramo aveva ottantasei anni quando Agar, la serva, gli partorì un figlio che lui chiamò Ismaele. Eppure non era quello il figlio che Dio aveva scelto per il suo disegno, infatti, Dio gli apparve ancora e gli disse: «No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui. Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui farò una grande nazione. Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo» (Gen. 19:21). Sara, nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva stabilito, concepì e partorì ad Abramo un figlio che lui chiamò Isacco. Il bambino crebbe e quando fu svezzato Abramo fece un grande banchetto, ma quando Sara vide che il figlio di Agar l'egiziana, la schiava, giocava con suo figlio Isacco fu presa da gelosia e allora disse ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco». La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole» (Gen.21:11-13). La seconda chiamata, con la forte richiesta che Dio fa ad Abramo, è quella del sacrificio del figlio Isacco, che nella tradizione ebraica viene detta la aqedah, il legamento di Isacco, facendo riferimento al fatto che sarà legato come si lega l animale da sacrificare. Questa prova, accettazione della richiesta di Dio, consacra Abramo uomo di fede confermato dalle parole dell angelo: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen.22:17-18). 2.4 Abramo dal libro del Corano Il nome di Abramo ricorre molto spesso nel Corano, ed è tra i personaggi biblici più citati. Ma il Corano non contiene nessun racconto completo, paragonabile a quello di Genesi dal capitolo 12 al 25, e la figura di Abramo si evolve molto da un capo all altro del Libro. Per tracciare il ritratto coranico di Abramo, è dunque necessario raccogliere dati sparsi risalenti ad epoche diverse. La tradizione coranica riprende numerosi elementi della tradizione biblica e ancor più della tradizione ebraica posteriore. Se per la tradizione ebraica Abramo anticipa Mosè e si presenta come il modello del pio ebreo fedele, osservante della 19

20 Legge o come il padre degli ebrei ellenistici sedotti dalla sapienza, nel Corano Abramo anticipa la missione di Maometto, anzi diventa il vero fondatore della religione islamica, che è chiamata la Religione di Abramo (Millat Ibrahim). Tale aspetto emerge, soprattutto in tre momenti della vita del patriarca: la sua scoperta del monoteismo, il sacrificio del figlio e il soggiorno alla Mecca. Abramo è il fondatore del monoteismo; nel Corano come nella tradizione ebraica, è scelto da Dio e cerca di convertire la propria famiglia al culto del solo vero Dio, ma tutti gli si oppongono, anche suo padre: In verità era un veridico, un profeta. Disse a suo padre: O padre, perché adori ciò che non vede e non sente e non può proteggerti da alcunché? O padre, mi è stata data una scienza che tu non hai avuto, seguimi e ti condurrò sulla retta via (Sura 19:41-42). ( ) Disse: O Abramo, hai in odio i miei dei? Se non desisti, ti lapiderò. Allontanati per qualche tempo. Rispose: Pace su di te, implorerò per te il perdono del mio Signore, poiché Egli è sollecito nei miei confronti. Mi allontano da voi e da ciò che adorate all'infuori di Allah. Mi rivolgo al Signore, ché certamente non sarò infelice nella mia invocazione al mio Signore (Sura 19:45-51). Abramo esprime tutta la sua fede al Dio Unico che guida e si prende cura della sua creatura durante la vita terrena e con il perdono nel Giorno del Giudizio: «Cosa adorate?».risposero: «Adoriamo gli idoli e resteremo fedeli a loro» Disse [Abramo]: «Vi ascoltano, quando li invocate? Vi giovano o vi recano danno?». Risposero: «No, ma trovammo i nostri avi che facevano così!». Disse: «Avete ben riflettuto su ciò che avete adorato sia voi che i vostri lontani antenati? Essi sono tutti miei nemici, eccetto il Signore dei mondi, Colui che mi ha creato e mi guida, Colui che mi nutre e mi dà da bere, Colui che, quando sono malato, mi guarisce, Colui che mi farà morire e mi ridarà la vita; ed è da Lui che bramo il perdono delle mie colpe, nel Giorno del Giudizio (Sura 26:69-82). Anche il sacrificio di Isacco, pur presentando Abramo come un modello di sottomissione, che è il significato della parola Islàm, si allontana in diversi punti dal racconto biblico della Genesi; il Patriarca vede in sogno che sta immolando suo figlio; va a dirglielo, ed egli accetta subito di essere sacrificato: Signore, donami un [figlio] devoto». Gli demmo la lieta novella di un figlio magnanimo. Poi, quando raggiunse l'età per accompagnare [suo padre questi] gli disse: «Figlio mio, mi sono visto in sogno, in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi». Rispose: «Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Allah vuole, sarò rassegnato». Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra, Noi lo chiamammo: «O Abramo, hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene. Questa è davvero una prova evidente». E lo riscattammo con un sacrificio generoso. Perpetuammo il ricordo di lui nei posteri (Sura 37: ). È interessante notare che il Corano, in questa Sura come in altre, non dà il nome del figlio che Abramo accetta di sacrificare; ma più tardi tale figlio sarà identificato con Ismaele. Comunque, entrambi si rimettono (a Dio) o si sottomettono all ordine divino, e Abramo per dimostrarlo mette contro la terra la fronte del figlio, ed è 20

21 allora che Dio interviene per mettere fine alla prova. Questo gesto rimarrà ad esempio per dimostrare la grande fede del patriarca Abramo. Un terzo aspetto della vita di Abramo che emerge nel Corano è riguardo alle tradizioni anteriori. Infatti, il Corano fa soggiornare Abramo e suo figlio Ismaele alla Mecca. Qui è Dio stesso che incarica Abramo di costruire la Ka ba insieme a suo figlio, per farne un luogo di pellegrinaggio. Abramo è anche proposto come esempio da seguire. Tutto ciò lo leggiamo nel Corano alla Sura 2: ; Sura 3:95-97 e Sura 22: Le origini di Abramo per l Islàm Per quanto concerne le dichiarazioni del Corano o delle normali tradizioni inerenti la religione islamica, osserviamo che essi sostengono che Abramo soggiornò alla Mecca insieme a suo figlio Ismaele, ove Dio stesso avrebbe incaricato Abramo di costruire la Ka ba (a parer loro gestita da Ismaele e poi da suo figlio Nabaioth) per farne un luogo di pellegrinaggio. Ora, per poter affermare una cosa del genere, come minimo, è indispensabile dimostrare storicamente che la Mecca era già esistente al tempo di Abramo (intorno al 1900/1700 a.c.). Secondo questa storia, sostenuta dal biografo di Mohammed, Ibn Ishak dopo Nabaioth, la tribù degli Jurhum, avrebbe assunto la responsabilità della cura della Ka ba fin dai tempi di Abramo e avrebbe svolto tali mansioni fino a quando la tribù dei Khuzaa h, giunta dallo Yemen, conquistò la Mecca spogliando gli Jurhum delle loro prerogative sacre. Questi, come primo provvedimento prima della caduta, avrebbero nascosto la Pietra Nera del tempio e due gazzelle d oro in una fonte chiamata Zamzam, ricoprendo gli oggetti con della sabbia. Stando a questi racconti gli Jurhum avrebbero continuato ad essere presenti alla Mecca fino al danneggiamento della diga di Marib. Anche ammettendo, per ipotesi, che ciò sia vero come mai tutti gli autori classici, che hanno visitato l Arabia occidentale e scritto riguardo alle loro esperienze locali, citando nomi su nomi di tutte le tribù che vivevano da quelle parti, anche le più piccole ed insignificanti, non parlano mai né della Mecca né tanto meno della tribù degli Jurhum? Ad ogni modo, quando i Khuzaa h s insediarono alla Mecca, non trovando alcun tempio in cui adorare, piantarono una tenda nel campo. Inoltre è detto che la guerra tra le due tribù era scoppiata per stabilire chi avrebbe dovuto essere responsabile del tempio. Com è concepibile che la tribù sconfitta degli Jurhum sia riuscita a spostare la Pietra Nera senza che la tribù vincitrice intervenisse, o perlomeno notasse dove la pietra era stata nascosta? Nessuno vide nulla in una sorgente d acqua, dove ogni giorno tutti andavano ad attingere e ad abbeverare gli armenti? Se così fosse tale fonte doveva essere ben nota a tutti gli abitanti della zona, non solo a quelli della Mecca. Una sorgente era, ed è, una cosa troppo preziosa per 21

22 quei luoghi. Non è possibile che rimanga nell anonimato, specialmente quando si vuol dare ad intendere che quella fonte sia stata attiva per oltre 2000 anni e che fosse sorta, miracolosamente, per opera dell angelo Gabriele allo scopo di dissetare Agar e suo figlio Ismaele. Per esempio, per quanto riguarda il Pozzo di Giacobbe, tutti sapevano dove fosse, e gli storici ne hanno segnalato sempre l ubicazione. Per rimediare si dice che la fonte fu riscoperta dal nonno di Mohammed; e cioè nel V secolo d.c. Sembra impossibile che dal 150 d.c. (anno della caduta degli Jurhum) fino al V secolo, una sorgente così famosa potesse rimanere del tutto ignorata. In Arabia si può nascondere qualsiasi cosa, ma certo non una sorgente d acqua! E che dire della Pietra Nera? Il principale elemento di tutto il loro misticismo? Non v è nulla nell Islam che sia considerato più sacro. Poteva tenersi nascosto un oggetto simile, specie se risalente ai tempi di Abramo? Le informazioni storiche relative a Mohammed ci giungono a partire da scrittori risalenti all VIII secolo d.c. e ci dicono che Ka ba fu rivestita all inizio del V secolo da un capo Himyarita dello Yemen che regnò dal 410 al 435 d. C. Il fatto che gli storici arabi riconoscano che costui sia stato il primo a rivestire la Ka ba è molto indicativo e lascia capire che fu anche il primo a costruirla. Infatti, rivestire un tempio in Arabia rappresenta il secondo stadio della sua costruzione. Tale operazione implica la finitura decorativa delle pareti interne, la stesura dei vari tappeti per il pavimento, e l applicazione di altri vari tessuti di pregio in altre parti. 22

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