La prevenzione incendi e le procedure di emergenza ed evacuazione

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1 La prevenzione incendi e le procedure di emergenza ed evacuazione Corso per addetti antincendio in attività a basso-medio rischio di incendio ai sensi del DM LA NORMATIVA ANTINCENDIO D.M. 10 MARZO 1998 ART.43 Gestione delle Emergenze e ART.46 Prevenzione Incendi D.Lgs 81/08 Normative di settore specifico Ecc

2 1) L INCENDIO E LA PREVENZIONE INCENDI: -principi sulla combustione e l incendio; -le sostanze estinguenti; -triangolo della combustione; -le principali cause di un incendio; -rischi alle persone in caso di incendio; -principali accorgimenti e misure per prevenire gli incendi. 2) LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO: -le principali misure di protezione contro gli incendi; -vie di esodo; -procedure da adottare quando si scopre un incendio o in caso di allarme; -procedure per l evacuazione; -rapporti con i Vigili del Fuoco; -attrezzature ed impianti di estinzione; -sistemi di allarme; -segnaletica di sicurezza; -illuminazione di emergenza.

3 D.P.R. 547/1955 D. Lgs. 626 del 1994 Misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori durante il lavoro D.M. 10/03/1998 Criteri generali di sicurezza antincendio e piano di emergenza nei luoghi di lavoro D.lgs. 9 aprile 2008 n. 81 Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Riassetto e riforma delle norme vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in attuazione all'articolo 1 della Legge 123 del 2007 RIORDINO DELLA NORMATIVA SULLA SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO Dal giorno della entrata in vigore del D.Lgs. n. 81 del 9 Aprile 2008 sono abrogati i seguenti provvedimenti: D.P.R. 547 del 1955; D.P.R. 164 del 1956; D.P.R. 303 del 1956 (ad esclusione dell art. 64, relativo alle facoltà in possesso agli ispettori di vigilanza); D.Lgs. 277 del 1991; D.Lgs. 626 del 1994;

4 RIORDINO DELLA NORMATIVA SULLA SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO D.Lgs. 493 del 1996; D.Lgs. 494 del 1996; D.Lgs. 187 del 2005; L art. 36 bis, comma 1 e 2 del Decreto Legge n. 223 del 2006; Gli artt. 2,3,5,6 e 7 della Legge 123 del 2007; Ogni altra disposizione legislativa e regolamentare nella materia disciplinata dal decreto legislativo medesimo ed incompatibile con lo stesso. RIORDINO DELLA NORMATIVA SULLA SICUREZZA E SALUTE SUL LAVORO Rimangono invece in vigore i provvedimenti relativi alla cosiddetta Direttiva Seveso, il DM 10/03/98 (protezione antincendio), il D.Lgs. 151/01 (testo unico sulla maternità), gli Accordi Stato-Regione in materia di formazione. Il decreto entra in vigore il 15 Maggio 2008, con alcune eccezioni : tutte le disposizioni relative alle valutazioni dei rischi diventano efficaci novanta giorni dopo la pubblicazione, quindi il 29 Luglio Fino ad allora continueranno a valere le leggi previgenti;

5 Il D.Lgs. 81/2008 si applica a tutti i settori di attività privati (agricoli, industriali, artigianali, commerciali e dei servizi) o pubblici nei quali siano presenti due o più lavoratori (intesi come soci, dipendenti o equiparati o collaboratori familiari che svolgono attività continuativa e di subordinazione nell impresa di famiglia). Anche per i lavoratori autonomi, prima esclusi dall applicazione della normativa, vengono inseriti dei precisi obblighi (uso DPI, uso attrezzature a norma, uso tesserini di riconoscimento se si svolgono attività in appalto). Perché siamo qui? Il Decreto Legislativo 626/94 prima e poi il D.Lgs. 81/2008 prescrivono le misure finalizzate alla tutela della salute e alla sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro privati e pubblici mediante l attuazione di direttive comunitarie e si prefigge la valutazione, la riduzione e il controllo dei rischi per la salute e per la sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro, mediante un azione combinata di vari soggetti per ognuno dei quali prevede obblighi e sanzioni.

6 SOGGETTI DEL D.LGS. 81/2008 a) LAVORATORE: persona che presta il proprio lavoro alle dipendenze di un datore di lavoro, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari, con rapporto di lavoro subordinato anche speciale. b) DATORE DI LAVORO: qualsiasi persona fisica o giuridica o soggetto pubblico che è titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore e abbia la responsabilità dell impresa ovvero dello stabilimento; c) SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE: insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all azienda finalizzati all attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell azienda, ovvero unità produttiva; SOGGETTI DEL D.LGS. 81/2008 d) MEDICO COMPETENTE: cioè un medico specializzato in medicina ed igiene del lavoro, che deve essere nominato nelle situazioni maggiormente a rischio: esposizione ad agenti cancerogeni, a rumore oltre 85 dba, movimentazione manuale carichi, amianto, rischio chimico superiore al mode-rato, uso dei video-terminali per oltre 20 ore alla settimana. La sorveglianza sanitaria si articola in visite mediche preventive e periodiche, che hanno il fine di attestare l idoneità dei lavoratori alla mansione specifica cui sono adibiti.

7 SOGGETTI DEL D.LGS. 81/2008 e) RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE: persona designata dal datore di lavoro in possesso di attitudini e capacità adeguate; f) RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA: persona, ovvero persone, elette o designate per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e sicurezza durante il lavoro. OBBLIGHI DEI LAVORATORI Per quanto riguarda più direttamente gli obblighi dei lavoratori l articolo 20 del D. Lgs. 81/2008 prescrive quanto segue: Obblighi dei lavoratori 1. Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

8 OBBLIGHI DEI LAVORATORI 2. In particolare i lavoratori: a) osservano le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; b) utilizzano correttamente i macchinari, le apparecchiature, gli utensili, le sostanze i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e le altre attrezzature di lavoro nonché i dispositivi di sicurezza; c) utilizzano in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione; OBBLIGHI DEI LAVORATORI d) segnalano immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dispositivi nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui vengono a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre tali pericoli, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; e) non rimuovono o modificano senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;

9 OBBLIGHI DEI LAVORATORI f) non compiono di propria iniziativa operazioni manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; g) si sottopongono ai controlli sanitari previsti nei loro confronti; h) contribuiscono, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all adempimento di tutti gli obblighi imposti dall autorità competente o comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante il lavoro. ADDETTI GESTIONE EMERGENZE Più specificatamente il D. Lgs. 81/2008 prescrive l adozione di tutte le misure necessarie per evitare l insorgenza di un incendio e limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi (articolo 18), anche mediante la preventiva designazione dei lavoratori incaricati dell attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque di gestione dell emergenza (articolo 18 comma 1 lettera b), i quali devono essere adeguatamente formati e informati (articolo 36 e 37).

10 CONCETTO DI SQUADRA In ogni azienda, a prescindere dal numero dei lavoratori, deve essere presente una squadra di addetti al primo soccorso e una squadra di addetti alla prevenzione incendi, che deve ricevere un adeguata e specifica formazione oltre a quella generale prevista per tutti i dipendenti. Anche se non vengono fornite indicazioni precise su quanti debbano essere questi addetti rispetto al numero totale dei lavoratori presenti in azienda, il concetto di squadra presuppone che ci siano almeno due persone addestrate, al fine di garantire sempre la presenza di almeno un componente nell intero arco di lavoro dell impresa. FORMAZIONE DEI LAVORATORI Gli articoli di riferimento sono: Art. 36 e 37 tutti i lavoratori devono essere adeguatamente formati/informati sui rischi per la sicurezza e la salute dell impresa in generale, sulle attività e misure di prevenzione e protezione adottate, sulle procedure che riguardano il pronto soccorso, antincendio ed evacuazione dei lavoratori. Art. 46 sulla gestione delle emergenze, in particolare le procedure da effettuare per la prevenzione incendi.

11 PIANO DI EMERGENZA INTERNO Oltre alla formazione degli addetti alla gestione dell emergenza, all interno delle aziende devono essere redatti anche due specifici documenti previsti dal D.M. 10/03/1998 come il PIANO DI EMERGENZA INTERNO (P.E.I.). Questo piano, previsto dall art. 5, descrive tutte le procedure da applicare all interno dell azienda (responsabilità, interventi operativi, modalità di evacuazione, comunicazioni con l esterno, ecc.) in situazioni di emergenza (che possono essere legate al primo soccorso, incendi, ma anche terremoti, fughe di gas, vicinanza di un fiume, esalazioni chimiche, a seconda dei rischi interni ed esterni all azienda). PIANO DI EMERGENZA INTERNO Questo documento è obbligatorio per le aziende soggette al rilascio del C.P.I. (Certificato Prevenzione Incendi) e per le aziende fino a 10 addetti (soci lavoratori e dipendenti). Per i luoghi di lavoro di piccole dimensioni il piano può limitarsi a degli avvisi scritti contenenti norme comportamentali. Per i luoghi di lavoro ove sono occupati meno di 10 addetti, il datore di lavoro non è tenuto alla redazione del piano di emergenza, ferma restando l'adozione delle necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio.

12 PROVA DI EVACUAZIONE Una volta all anno, nelle aziende che hanno obbligo di redigere un piano di emergenza completo, deve essere organizzata una prova di evacuazione che consiste nella simulazione di un emergenza, per mettere in pratica le procedure descritte nel P.E.I. VALUTAZIONE RISCHIO INCENDIO Documento previsto dall art. 4 che ha lo scopo di classificare il livello di rischio di insorgenza incendio presente in azienda basandosi su alcuni elementi: tipo di attività; materiali lavorati o immagazzinati; attrezzature presenti nei luoghi di lavoro (compresi gli arredi, eventuali PC, stampanti, fotocopiatrici, ecc.); caratteristiche costruttive dei luoghi di lavoro compresi materiali di rivestimento (intonaci, controsoffitti, ecc.); dimensioni e articolazioni luoghi di lavoro (sei i piani sono alti, interrati, se gli ambienti sono grandi e c è molta distanza tra loro);

13 VALUTAZIONE RISCHIO INCENDIO numero persone presenti (sia dipendenti, ma anche persone esterne che possono venire in azienda) e prontezza a mettersi in salvo. Il rischio rilevato alla fine può essere alto, medio o basso. Più alto è il rischio, maggiori sono le misure di prevenzione e protezione che si devono adottare per cercare di portarlo a livelli accettabili. Alcune attività sono a rischio alto non per il tipo di lavorazione, ma per il sovraffollamento di persone (per es. centri commerciali, alberghi con oltre 200 posti letto, ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani, ecc.) che può esserci al loro interno. FORMAZIONE ADDETTI ANTINCENDIO L allegato IX del D.M. 10/03/98 fissa i contenuti e la durata dei corsi di formazione per la squadra degli addetti alla prevenzione incendi, suddividendoli in tre tipi a seconda del rischio riscontrato in azienda: RISCHIO BASSO: 4 ore (solo di teoria, non è obbligatoria la prova pratica, che viene mostrata in un apposito video). Si tratta di attività dove, in generale, sono presenti sostanze scarsamente infiammabili, dove le condizioni di esercizio offrono scarsa possibilità di sviluppo di focolai e ove non sussistono probabilità di propagazione delle fiamme.

14 FORMAZIONE ADDETTI ANTINCENDIO RISCHIO MEDIO: 8 ore (4 ore di teoria e 4 ore di pratica). A titolo esemplificativo e non esaustivo rientrano in tale categoria di attività: - i luoghi di lavoro compresi nell'allegato al D.M. 16 febbraio 1982 e nelle tabelle A e B annesse al D.P.R. n. 689 del 1959, con esclusione delle attività considerate a rischio elevato; - i cantieri temporanei e mobili ove si detengono ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all'aperto. FORMAZIONE ADDETTI ANTINCENDIO RISCHIO ALTO: 16 ore (12 di teoria e 4 ore di pratica, gli addetti devono fare un esame davanti ai VVFF per ottenere l abilitazione tecnica). Si intendono a rischio di incendio elevato (allegato 9.2) i luoghi di lavoro o parte di essi, tra i quali: - fabbriche e depositi di esplosivi; - centrali termoelettriche; - impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili; - impianti e laboratori nucleari; - cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi. - alberghi con oltre 200 posti letto;

15 FASI CHE CARATTERIZZANO L EVOLUZIONE DELL INCENDIO I FATTORI DELLA COMBUSTIONE COMBURENTE O 2 Ossigeno presente nell aria Comburente Combustibile COMBUSTIBILE Sostanza in grado di bruciare Innesco, energia di attivazione INNESCO Fonte di energia

16 LE SORGENTI DI INNESCO Un incendio per svilupparsi ha bisogno di una sorgente di energia termica. Essa può essere fornita al combustibile da processi di lavoro che generano faville incandescenti, fiamme o scintille (come saldatura, taglio dei metalli, molatura, etc.) da attriti indesiderati che surriscaldano gli elementi a contatto da un arco elettrico da fulmini da fiammiferi, accendini o mozziconi di sigaretta da lavori o impianti che operano con generazione di fiamme libere I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE FIAMME I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE SONO CALORE FUMI GAS DI COMBUSTIONE

17 PRINCIPALI GAS DI COMBUSTIONE Ossido di carbonio (CO) I PRINCIPALI GAS DI COMBUSTIONE SONO Acido cianidrico (HCN) Anidride carbonica (CO2) Acido cloridrico (HCl) Fosgene (CCl2O) I PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE GLI ELEMENTI + O 2 + = + CO 2 H 2 O (vapore) Ecc. Combustibile Comburente Innesco Fuoco Prodotti di combustione } LE CONDIZIONI % Temperatura di infiammabilità Campo di infiammabilità Temperatura di accensione Energia di accensione Potere calorifico Temperatura di fiamma

18 PROPRIETA DI ALCUNE SOSTANZE Alcuni valori più rappresentativi relativi ai parametri della combustione Sostanza Campo infiamm. (%) Temp. infiamm ( C) Temp. accens ( C) Temp. fiamma ( C) Potere calorifico (kcal/kg) Energia accensione (mj) Idrogeno 4 75,6 gas ,02 Acetilene 1,5 82 gas ,02 Propano 2,1 9,5 gas ,25 Metano 5 15 gas ,29 Benzina 1 6, ,25 Acetone 2, ,15 Alcool metilico 5, Gasolio 0,6 6, Polveri di carbone polvere Farina polvere Cacao polvere GLI EFFETTI DELL OSSIDO DI CARBONIO

19 LE PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO LE PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO SONO SOSTANZE SORGENTI DI IGNIZIONE CARENZE IMPIANTISTICHE COMPORTAMENTO DELL UOMO UNA DELLE CAUSE PIU DIFFUSE: IMPIANTI ELETTRICI CAUSE cortocircuiti contatti allentati in morsetti sottodimensionamento di conduttori elettrici assenza, errata scelta o non funzionamento di interrutori di protezione, etc. realizzazione di impianti a regola d arte collegare a terra le masse metalliche che possono dare origine a scariche elettrostatiche installare, ove necessario, impianti parafulmine MISURE da ADOTTARE

20 LE CLASSI DI FUOCO CLASSE DEL FUOCO TIPO DI FUOCO A Solidi con formazione di braci B Liquidi infiammabili C Gas infiammabili D Metalli e leghe leggere LE AZIONI ESTINGUENTI Principali azioni estinguenti SEPARAZIONE RAFFREDDAMENTO SOFFOCAMENTO INERTIZZAZIONE AZIONE CHIMICA

21 LE SOSTANZE ESTINGUENTI Principali sostanze estinguenti ACQUA SCHIUMA POLVERI GAS ESTINGUENTI ACQUA LE SOSTANZE ESTINGUENTI AZIONE ESTINGUENTE: Separazione Soffocamento Raffreddamento DA NON UTILIZZARE SU: Impianti elettrici in tensione Metalli e leghe leggere Prodotti reattivi Beni deteriorabili Liquidi infiammabili leggeri MASSIMA EFFICACIA: Solidi (incendi classe A) INEFFICACIA: Gas (incendi classe C)

22 SCHIUMA LE SOSTANZE ESTINGUENTI AZIONE ESTINGUENTE: Soffocamento Raffreddamento DA NON UTILIZZARE SU: Impianti elettrici in tensione Metalli leggeri Prodotti reattivi Beni deteriorabili MASSIMA EFFICACIA: Liquidi inf.bili (incendi classe B) INEFFICACIA: Gas Alcoli (escluso prodotto specifico) Incendio di getto in pressione ANIDRIDE CARBONICA LE SOSTANZE ESTINGUENTI AZIONE ESTINGUENTE: Soffocamento Raffreddamento DA NON UTILIZZARE SU: Incendi all aperto Incendi con forti correnti d aria MASSIMA EFFICACIA: piccoli focolai in luoghi chiusi INEFFICACIA: Metalli leggeri Grandi focolai di incendio Solidi con formazione di braci

23 POLVERI LE SOSTANZE ESTINGUENTI AZIONE ESTINGUENTE: Soffocamento Raffreddamento Inibizione chimica DA NON UTILIZZARE SU: Apparecchiature elettroniche Metalli leggeri Beni deteriorabili MASSIMA EFFICACIA: Incendi di solidi (classe A) di liquidi (classe B) e di gas (classe C) INEFFICACIA: Solidi con formazione di braci GAS ESTINGUENTI LE SOSTANZE ESTINGUENTI AZIONE ESTINGUENTE: Soffocamento / Inertizzazione Anticatalitica (solo per idrocarburi alogenati) DA NON UTILIZZARE SU: Luoghi frequentati da pubblico MASSIMA EFFICACIA: INEFFICACIA: Impianti elettrici ed elettronici Solidi con formazione di braci Grandi focolai Metalli leggeri

24 LA PREVENZIONE E LA PROTEZIONE PREVENZIONE Misure per ridurre la probabilità di insorgenza di un incendio PROTEZIONE Misure per tenere sotto controllo un incendio LA PREVENZIONE ANTINCENDIO Ridurre sostanze a rischio Esempio Limitare l accumulo di materiali combustibili (legno, cartoni, stracci) o infiammabili (alcool, diluenti, benzine) Impianti a regola d arte Esempio Disporre idonea protezione sui macchinari che producono scintille o gocce incandescenti Controllare le sorgenti di innesco Esempio Spegnere il motore dei veicoli durante il rifornimento del carburante Regolare il comportamento dell uomo Esempio Vietato fumare, usare fiamme libere nei luoghi in cui vi è pericolo di incendio (gas, vapori, ecc.)

25 I COMPORTAMENTI CORRETTI TRATTO DA ABC DELL ANTINCENDIO PRINCIPALI COMPORTAMENTI CORRETTI DA ADOTTARE - rispettare l ordine e la pulizia degli ambienti di lavoro, con particolare riferimento al divieto di accumulo di scarti o rifiuti combustibili - utilizzare i criteri per il deposito ed il travaso dei liquidi combustibili - rispettare i divieti di fumare e di usare fiamme libere - rispettare le regole quando si effettuano lavori con fiamme libere o saldature - fornire alle ditte appaltatrici le informazioni e le misure di sicurezza e controllo da adottare in caso di lavori di manutenzione e di ristrutturazione CONTROLLO DEGLI AMBIENTI CONTROLLI PERIODICI - Vie di esodo ed uscite di sicurezza libere da ostacoli - Porte tagliafuoco: si chiudono regolarmente - Organi mobili e apparecchi rotanti correttamente lubrificati - Interruttori elettrici di protezione scattano regolarmente - Valvole del gas chiudono regolarmente - Chiusura porte tagliafuoco - Messa fuori tensione apparecchiature elettriche non necessarie - Chiusura fiamma libere e relativi sistemi di alimentazione - Rimozione rifiuti e scarti combustibili - Controllo avvenuto deposito materiali infiammabili in luoghi sicuri - Controllo luoghi ove si sono svolti lavori a caldo o uso fiamme libere OGNI GIORNO A FINE LAVORI

26 VERIFICHE E MANUTENZIONI ART. 34 DPR 547/55 CONTROLLO ALMENO SEMESTRALE DI TUTTI I PRESIDI ANTINCENDIO TENUTA DEL QUADERNO DI REGISTRAZIONE DELLE OPERAZIONI EFFETTUATE ART. 5 DPR 37/98 CONTROLLO DEGLI ESTINTORI PORTATILI ESTINTORI A POLVERE STATO DELL INVOLUCRO CONTROLLO ESTERNO CONTROLLO MANOMETRI E RIDUTTORI STATO POLVERE E SETACCIATURA STATO MANICHETTA, UGELLO, EROGATORE ESTINTORI A CO 2 STATO DELL INVOLUCRO CONTROLLO ESTERNO PESATURA ESTINTORE TRATTO DA ABC DELL ANTINCENDIO

27 LA PROTEZIONE ANTINCENDIO PROTEZIONE PASSIVA NON SI AGISCE DIRETTAMENTE SU FIAMME/FUMO PROTEZIONE ATTIVA SI AGISCE DIRETTAMENTE SU FIAMME/FUMO REAZIONE AL FUOCO DEI MATERIALI Materiali che non reagiscono al fuoco: classe 0 Mobili imbottiti: classe 1IM - 3IM Tutti gli altri materiali: classe 1-5

28 LA PROTEZIONE ATTIVA Le più importanti misure di protezione attiva sono gli estintori, gli impianti di spegnimento ad acqua, gli impianti di spegnimento automatici, gli impianti di rilevazione, i sistemi di allarme e l illuminazione di sicurezza ESTINTORI Estintore portatile Estintore carrellato TIPO DI SUPERFICIE PROTETTA DA UN ESTINTORE (M 2 ) ESTINTORE RISCHIO BASSO RISCHIO MEDIO RISCHIO ELEVATO 13 A - 89 B A B A B A B

29 ESTINTORI TRATTO DA ABC DELL ANTINCENDIO LA SEGNALETICA DI SICUREZZA ANTINCENDIO Cartelli di SALVATAGGIO: indicano le vie di fuga, uscite di sicurezza e di salvataggio Cartelli ANTINCENDIO: indicano dove si trovano le attrezzature antincendio

30 IL PIANO DI EMERGENZA TRATTO DA ABC DELL ANTINCENDIO cosa fare quando si scopre un incendio cosa fare in caso di allarme procedure e modalità per l evacuazione chiamata dei servizi di soccorso e collaborazione al loro arrivo assistenza ai disabili LA CHIAMATA DEI SOCCORSI

31 COLLABORAZIONE CON I SOCCORRITORI LE INFORMAZIONI DA FORNIRE SONO precisa ubicazione della situazione di emergenza accessi e percorsi utili per raggiungere il punto dell incendio o dell intervento ubicazione dei vani scale e dei piani interrati presenza o meno di persone in condizioni di pericolo da quanto è in atto l incendio, il rilascio o l evento tipo e quantità presumibile di materiale o sostanza interessati sistemi di estinzione automatici o altri presidi di sicurezza, qualora esistano ubicazione delle valvole di intercettazione del gas e dislocazione di stoccaggi di sostanze pericolose ubicazione del quadro elettrico principale ogni altra informazione utile ai soccorritori per comprendere l entità del fenomeno e gestirlo al meglio EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE

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