Corso di Sociologia della comunicazione Prof. Giovanni Ciofalo a.a

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1 Corso di Sociologia della comunicazione Prof. Giovanni Ciofalo a.a

2 I modelli della comunicazione

3 Modello semiotico-informazionale Eco, Fabbri 1965 U. Eco, 1965

4 Modello semiotico-informazionale Il modello si basa sulla struttura del precedente MODELLO MATEMATICO-INFORMAZIONALE, cui viene aggiunto il problema della significazione Centrali in tale modello sono i fattori relativi a: Codice Significante Sottocodice Significato Decodifica Decodifica aberrante

5 Modello semiotico-informazionale La comunicazione è concepita non come trasferimento di informazione ma come trasformazione da un sistema ad un altro. La linearità è vincolata al funzionamento dei fattori semantici introdotti dal concetto di codice. Il codice garantisce la possibilità di tale trasformazione. Eco, 1965

6 Modello semiotico-informazionale Il destinatario del messaggio non si limita a tradurlo in base ad un codice in comune con la fonte ma gli attribuisce un senso, associandolo ad altri codici che gli derivano dalla cultura o subcultura di appartenenza e che sono a loro volta mediati da aspetti psicologici e dalla sua personalità.

7 Modello semiotico-informazionale L informazione non è più definibile come ciò che rimane costante attraverso le operazioni reversibili di codifica e di traduzione. L informazione non si propaga secondo un codice uniforme, comune a emittente e ricevente. Si innesta nel processo comunicativo il problema della significazione. La comunicazione rivela la sua intrinseca natura di processo negoziale. Eco, 1965

8 Modello semiotico-informazionale Il modello mette in evidenza come tra il messaggio codificato alla fonte e il messaggio ricevuto come significato dal destinatario, possano intercorrere elementi di difformità legati alle: competenze linguistiche competenze enciclopediche competenze comunicative Eco, Fabbri 1965

9 Modello semiotico-informazionale In questo modo è definitivamente accantonata l idea del ricevente come soggetto passivo. La comprensione è strutturalmente problematica. Il feedback è rappresentato dal tentativo di controllo dell emittente sul livello di decodifica del messaggio, che permette alla fonte una decodifica anticipatoria. Eco, 1965

10 Modello semiotico-informazionale L identificazione del segnale emanato dall emittente non implica automaticamente la corretta interpretazione del messaggio da parte del ricevente Decodifica aberrante derailment of understanding: l uscita dai binari

11 La decodifica aberrante Incomprensione o rifiuto del messaggio per assenza di codice (il messaggio è segnale fisico non decodificato o rumore )

12 La decodifica aberrante Incomprensione per disparità dei codici (il codice dell emittente non è ben compreso dal destinatario)??

13 La decodifica aberrante Incomprensione del messaggio per interferenze circostanziali Il codice dell emittente è compreso dal destinatario ma è modellato sul proprio orizzonte di attesa

14 La decodifica aberrante Rifiuto del messaggio per delegittimazione dell emittente (il codice dell emittente è compreso dal destinatario ma il senso viene stravolto per motivi ideologici) Guerriglia semiologica decodifica intenzionalmente divergente

15 Stuart Hall Encoding/Decoding Model Direttore del Center of Contemporary Cultural Studies (CCCS) famoso come Scuola di Birmingham Lancia la rivista Working Papers in Cultural Studies (1972) Teorico del modello Encoding/Decoding (1973) in cui si ribadisce il concetto di negoziazione del significato e si inaugura la ricerca sulle dinamiche di fruizione mediatica da parte del pubblico

16 Encoding/Decoding Model Tre ipotetiche posizioni di lettura che determinano tre differenti modalità di decodifica: 1. la posizione dominante egemonica (lettura preferita) Si attua una lettura preferita quando il telespettatore prende il significato connotato da, diciamo, un telegiornale o una rubrica di attualità direttamente e nella sua interezza e decodifica il messaggio nei termini del codice attraverso il quale è stato codificato S. Hall, 1980

17 Encoding/Decoding Model 2. La posizione negoziata (lettura negoziata: il destinatario accetta il codice dominante ma elabora proprie definizioni) L uso del codice negoziato sottende un atteggiamento duplice: accordare la posizione privilegiata alle definizioni dominanti degli eventi, pur riservando il diritto di attuarne un uso più negoziato legato a condizioni locali S. Hall, 1980

18 Encoding/Decoding Model 3. La posizione di opposizione (lettura oppositiva) Nella posizione di opposizione, il telespettatore comprende la lettura preferita costruita e proposta, ma ridefinisce il messaggio all interno di una qualche cornice di riferimento alternativa. Nel caso precedente avevamo fenomeni di distorsione della comunicazione, mentre qui non si crea distorsione, ma si attiva la volontà di porre in rilievo le contraddizioni che una lettura contro le regole del codice egemonico comporta. S. Hall, 1980

19 I modelli della comunicazione di Schramm La formulazione iniziale ricalca lo schema comunicativo-informazionale di Shannon e Weaver mantenendo per lo più inalterate le caratteristiche di linearità e unidirezionalità del processo. W. Schramm, 1954

20 I modelli della comunicazione di Schramm Il segnale si trova nel punto di intersezione dei campi di esperienza che il codificatore e il decodificatore mettono in gioco nella situazione comunicativa. Si assiste in questo modo ad una parziale sovrapposizione della fonte e del destinatario. W. Schramm, 1954

21 I modelli della comunicazione di Schramm La comprensione tra fonte e destinatario ha luogo solo se i due soggetti condividono qualcosa. Il campo di esperienza Tipo di orientamento, attitudini, esperienze personali degli attori protagonisti dell interazione. W. Schramm, 1954

22 I modelli della comunicazione di Schramm Si comincia a delineare una struttura già chiaramente semi-circolare del processo comunicativo. Il feedback è tuttavia introdotto soltanto mediante la duplicazione del messaggio. W. Schramm, 1954

23 I modelli della comunicazione di Schramm Centralità dell interpretazione, oltre che della decodifica W. Schramm, 1954

24 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) G. Gerbner, Towards a general model of communication, in Audio Visual Communication Review, 4, 1956

25 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) E rappresenta l evento percepito M è il soggetto che percepisce l evento, un uomo o una macchina, che di fatto vede E 1 Ciò che E 1 rappresenta dipende da variabili di selezione, di contesto, di disponibilità di informazioni che riguardano M

26 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Il passo successivo è che M voglia comunicare E 1 a qualcun altro. M produce il messaggio SE (statement about event), dove S è la forma ed E il contenuto del nuovo messaggio. Per trasmettere SE, M si affida a canali media sui quali ha un limitato potere di controllo.

27 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Infine, il messaggio SE dovrà essere percepito da un secondo attore comunicativo, M 2 Così come E era percepito da M come E 1, SE sarà percepito da M 2 come qualcosa di differente, chiamato SE 1

28 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Evento E Il processo comunicativo comincia con un evento E (qualcosa della realtà esterna) Selezione Contesto Disponibilità Concerto percepito da M (un uomo o una macchina)

29 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Evento E Evento E1 percepito = Concerto La percezione, messa in atto da M, di E si chiama E1:il rapporto fra E e E1 è frutto di una selezione operata da M

30 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Evento E1 percepito accesso ai canali controllo dei media Dopo la selezione tra evento e percezione dell evento, si attua un altra selezione che riguarda la scelta dei media attraverso cui trasmettere il messaggio G. Gerbner, Towards a general model of communication, in Audio Visual Communication Review

31 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Evento E1 percepito Backstage Commento S Forma E Contenuto Dopo la selezione e l attribuzione di significato, la percezione viene convertita in un messaggio, cioè in un segnale che ha un contenuto (E) e una forma (S)

32 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Lo stesso episodio può contemporaneamente divenire l obiettivo della telecamera di un amatore o di un cameramen inviato sul luogo da un emittente televisiva e dunque trasformarsi nel contenuto di un video trasmesso come format di real tv piuttosto che in quello di un servizio di telegiornale locale o nazionale

33 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Dopo che l evento è stato percepito e ritrasmesso attraverso la scelta dei canali e il controllo dei media con una forma ed un contenuto, si verifica un interazione fra il ricevente M2 ed il messaggio Selezione Contesto Disponibilità L interazione produce il significato SE1, che è uno dei tanti possibili significati portati dal messaggio. M2

34 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) 1. qualcuno 2. percepisce un evento 3. e reagisce 4. all interno di una particolare situazione 5. ricorrendo a un canale 6. per trasformare le informazioni disponibili 7. in forma di messaggio 8. prodotto all interno di un particolare contesto 9. che veicola un contenuto 10.e provoca alcune conseguenze

35 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Il modello di Gerbner si focalizza sul rapporto tra processi di percezione e trasmissione, personale e mediale della realtà. A partire dagli scambi relazionali interpersonali si estende ai mezzi di comunicazione di massa. Il verificarsi di qualsiasi fenomeno può costituire l oggetto di una comunicazione tra l osservatore/artefice di quel medesimo fenomeno e uno o più riceventi.

36 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Rispetto ai modelli lineari, si interpongono, tra fonte e ricevente, una serie di nodi problematici legati alla ricezione e alla decodifica. Si pone l accento sulla grande variabilità della percezione rispetto all evento (E), sia da parte degli operatori (E1), sia da parte del ricevente (SE1).

37 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) Si mette in luce: il carattere creativo ed interattivo del processo percettivo; il valore del contesto nella lettura dei messaggi; la natura aperta della comunicazione umana: si sottolinea un rapporto dinamico e interattivo tra forma (S=segnale) e contenuto (E=evento) nel processo comunicativo.

38 Modello della comunicazione di Gerbner (1956) La natura creativa e interattiva di ogni processo percettivo riguarda tanto le nostre pratiche quotidiane, basate sull esperienze immediata, quanto le attività in cui facciamo ricorso ai mezzi di comunicazione. L ipotesi di una distorsione non è una prerogativa esclusiva degli strumenti mediali, ma una variabile ricorrente in qualsiasi operazione che mira a fornire un resoconto e, dunque, a produrre un potenziale dato comunicativo.

39 D. K. Berlo, The Process of Communication: An Introduction to Theory and Practice, Holt, Rinehart & Winston, London 1960 Modello della comunicazione di Berlo (1960) S SORGENTE M MESSAGGIO C CANALE R RICEVENTE abilità elementi struttura vista abilità attitudini udito attitudini conoscenza sistema sociale cultura c o n t e n u t o trattamento c o d i c e tatto odorato gusto riconoscimento sistema sociale cultura

40 Modello della comunicazione di Berlo (1960) Prende le mosse dalla teoria matematica dell informazione: la sigla SMCR (Source, Message, Channel, Receiver) riprende gli elementi dello schema di Shannon e Weaver Ma in più sottolinea l importanza della cultura e del sistema sociale in cui la comunicazione si svolge Il flusso comunicativo è concepito linearmente

41 Modello della comunicazione di Berlo (1960) L esistenza del feedback è soltanto ipotizzata. Il modello suggerisce che alla base di un atto comunicativo riuscito si debba porre l accordo fra le abilità della fonte e quelle del ricevente. Si assiste ad una valorizzazione del contesto.

42 Modello della comunicazione di Tatiana Slama-Cazacu (1973) T. Slama-Cazacu, Introduzione alla psicolinguistica, Patron, Bologna, 1973

43 Modello della comunicazione di Tatiana Slama-Cazacu (1973) Contesto totale Contesto implicito Contesto esplicito Contesto verbale (linguistico) Contesto extralinguistico (componenti ausiliari, gesti, mimica) La dimensione sociale del contesto include le relazioni di status e il ruolo dei partecipanti, le norme e le tradizioni culturali operanti nell ambiente in cui avviene la comunicazione. E il contesto stesso a generare la comunicazione. Il modello sottolinea l influenza dei contesti come sistemi di riferimento per i componenti dell azione comunicativa.

44 Modello di Newcomb (1953) T. M. Newcomb, An Approach to the Study of Communicative Acts, in Psychological Review, 60

45 Modello di Newcomb (1953) Introduzione della situazione o contesto sociale entro cui avviene lo scambio comunicativo (X). Il rapporto fra A e B è concepito come scambio ed è dunque bi-direzionale.

46 Modello di Newcomb (1953) Secondo Newcomb la comunicazione ha il compito di mantenere l equilibrio del sistema sociale. In questo modello le relazioni sono interdipendenti: se cambia A, dovranno cambiare anche B e X e viceversa. E lo scambio bidirezionale tra A e B a garantire l equilibrio e la simmetria del sistema.

47 Modello di Newcomb (1953) A B

48 Modello della comunicazione di Westley e MacLean (1957)

49 Modello della comunicazione di Westley e MacLean (1957) Agli elementi già presenti nel modello di Newcomb, si aggiunge la funzione comunicativa redazionale (elemento C) ossia il processo decisionale su cosa e come comunicare. Le caratteristiche della comunicazione di massa avvicinano A e C, cioè la fonte e le organizzazioni comunicative. C svolge un forte ruolo di intermediazione. Viene introdotto l elemento del feedback negativo.

50 Modello della comunicazione di Westley e MacLean (1957) Il rapporto tra A (fonte) e C, (struttura redazionale dei media) che organizza e trasmette il messaggio, annulla la possibilità che B (ricevente) possa fare esperienza diretta di X (la realtà sociale, il contesto). Nella società di massa l unico mediatore tra A e B sono i media. I media espandono l orizzonte percettivo di B, ma ne condizionano al contempo le modalità percettive e l orientamento.

51 Modello della comunicazione di massa di Riley & Riley (1959) J.W. Riley Jr., M. White Riley, Mass Communication and the Social System, in R.K. Merton, L. Broom, L.S. Cottrell Jr., Sociologiy Today: Problems and Prospects, Basic Books, New York, 1959

52 Modello della comunicazione di massa di Riley & Riley (1959) Il processo di comunicazione viene inserito all interno del sistema sociale, che influenza sia l emittente (E) che il ricevente (R). Tutti i gruppi condividono un interazione dinamica nella quale circolano messaggi pluridirezionali. Il pubblico non è impassibile o isolato, ma è composto di riceventi in relazione fra loro.

53 Modello della comunicazione di massa di Riley & Riley (1959) Emittente e ricevente sono influenzati nel processo di invio, ricevimento e scambio del messaggio da tre ordini sociali: il gruppo primario di cui E e R sono membri; la comunità immediata, sociale, culturale e industriale a cui appartengono; il sistema sociale nel suo insieme

54 Modello della comunicazione di massa di Dance (1967) F. E. X. Dance, A Helical Model of Communication, in Human Communication Theory, Holt, Rinehart & Winston, London, 1967

55 Modello della comunicazione di massa di Dance (1967) Dance nota che il modello circolare, sebbene sia il più adatto a descrivere il processo comunicativo attuale, suggerisce che la comunicazione torni indietro, formando un circolo completo, esattamente al punto in cui ha avuto origine. Questa parte dell analogia circolare è evidentemente sbagliata F. E. X. Dance, A helical model of communication, in Human Communication Theory, 1967

56 Modello della comunicazione di massa di Dance (1967) Il concetto di elica (o spirale) conserva i vantaggi della retta e del cerchio ma elimina gli svantaggi: la comunicazione ritorna su se stessa subendo l influenza delle sue fasi antecedenti

57 Modello della comunicazione di massa di Dance (1967) La spirale è funzionale a sottolineare il fatto che il processo comunicativo procede, e ciò che viene comunicato in un dato momento influisce sulla struttura e sul contenuto di ciò che verrà comunicato in seguito. Dance sottolinea quindi la natura dinamica del processo comunicativo.

58 Finestra di Johary (John Luft e Harry Lungham) Noto a sé Ignoto a sé Area aperta Area cieca Noto agli altri 1 3 Area nascosta Area ignota Ignoto agli altri 2 4

59 Finestra di Johary (John Luft e Harry Lungham) Il modello ha una chiara matrice psicologica. Il suo impiego riguarda, in genere, l atteggiamento e il comportamento individuale e può essere esteso a qualunque situazione in cui sia presente l interazione umana.

60 Finestra di Johary (John Luft e Harry Lungham) Area aperta (noto a sé, noto agli altri) Sfera pubblica della personalità atteggiamenti e comportamenti che il soggetto assume consapevolmente e di cui gli altri sono a conoscenza 2. Area nascosta (noto a sé, ignoto agli altri) Sfera privata della personalità Consapevolezza del soggetto su aspetti che non desidera condividere con gli altri o che gli altri non recepiscono

61 Finestra di Johary (John Luft e Harry Lungham) Area cieca (ignoto a sé, noto agli altri) Retroazioni dell ambiente che il soggetto non percepisce oppure l impressione data all esterno e non esplicitata dagli interlocutori 4. Area ignota (ignoto a sé, ignoto agli altri) Sfera dell inconscio

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