Outlook Il business italiano negli EMIRATI ARABI UNITI

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1 Outlook Il business italiano negli EMIRATI ARABI UNITI

2 SRM Economic Research Centre for Southern Italy and the Med Area Questo Report non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun modo ad eccezione di quanto è stato specificatamente autorizzato da SRM, ai termini e alle condizioni a cui è stato acquistato. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo, così come l alterazione delle informazioni elettroniche costituisce una violazione dei diritti dell autore. Questo Report non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso di SRM. In caso di consenso, tale Report non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo. È consentito il riferimento ai dati presentati, purché se ne citi la fonte. Il Report ha finalità esclusivamente conoscitive ed informative e non costituisce, ad alcun effetto, un parere, un suggerimento di investimento, un giudizio su aziende o persone citate. Il Report, pur essendo stato realizzato con notevole impegno e con la massima professionalità, non è esaustivo e può contenere imprecisioni,omissioni, opinioni soggettive di cui non ci assumiamo alcuna responsabilità.

3 Pubblicazione curata da IL BUSINESS ITALIANO NEGLI EMIRATI ARABI UNITI Il team di ricerca Direttore Massimo DEANDREIS Responsabile dell Area di ricerca Maritime and Mediterranean Economy Alessandro PANARO Idea Progettuale e Coordinamento del Report Luca FORTE Autori Oliviero BACCELLI, Arianna BUONFANTI, Evelina FARINACCI, Olimpia FERRARA, Luca FORTE, Judith RODRIGUES, Dario RUGGIERO, Livia SIMONGINI, Roberto ZUCCHETTI Staff editoriale: Editing e information design: Raffaela QUAGLIETTA Grafica di copertina: Marina RIPOLI 3

4 RINGRAZIAMENTI Si ringraziano in modo particolare il Responsabile dell HUB di Dubai di INTESA SANPAOLO, Ferdinando ANGELETTI, e tutto il suo staff per la fattiva collaborazione alla realizzazione del report. Un ringraziamento alla COMPAGNIA DI SANPAOLO che sostiene le ricerche e le attività scientifiche dell Osservatorio di SRM su Le Relazioni Economiche tra l Italia e il Mediterraneo. Un ringraziamento per la collaborazione al Certet-Bocconi, a Prometeia e a Kelmer Middle East. La realizzazione del report è stata possibile anche grazie agli esiti della Missione Scientifica dei ricercatori di SRM, svoltasi negli EMIRATI ARABI UNITI nel periodo 3-8 maggio Al riguardo, si ringraziano per la cortese disponibilità ed il grande valore aggiunto fornito alle analisi e/o per aver collaborato ai casi studio del Report (le cariche di sotto riportate sono quelle ricoperte al momento della realizzazione delle interviste): Snehal AGARWAL e Amin Tawfiq FIKREE, Manager Corporate Strategy e Assistant Manager, DP WORLD Umberto BERNARDO, Deputy Head of Mission dell Ambasciata italiana ad Abu Dhabi Gianpaolo BRUNO, Responsabile dell Ufficio ICE di Dubai Raffaella CARNEVALE, Managing partner MODO MILANO Ennio COLLARO VALENTE, Bespoke Italia Pasquale DELLAPENNA, Presidente dell Italian Business Council di Dubai Andrea DI BELLA, Middle East Area Manager RINA DUBAI Giovanni FAVILLI e Viviana CAPONI, Console Generale di Dubai e Economic e Commercial Attachè Ferdinando FIORE, già Responsabile dell ufficio ICE di Dubai Achille FULFARO, General Manager di Etihad Ship Building LLC Giordano GELASINI, Regional Director, Ignazio Messina Stefano IANNACONE e Adriano FERRARI, General Manager e Direttore Finanziario di IBS Mapei Dubai LLC Ramy JALLAD, CEO dell Investment Authority di Ras Al Khaimah Fabrizio MESSINA, General Manager SAGA Orient Riccardo MARIOTTO, Direttore Commerciale della United Arab Shipping Company (UASC) Italy Mauro MEREGHETTI, General Manager Legnano Teknoelectric Company Caio MUSSOLINI, Responsabile per il Medio Oriente di Finmeccanica Piero RICOTTI, General Manager di Tecnosistemi FZ LLC Dalia Abu SAMRA-ROHTE e MARIE FENK della Camera di Commercio e Industria Germania-EAU (AHK) Ralph SCHRÖER, Deputy Head of Mission dell Ambasciata tedesca ad Abu Dhabi Giorgio STARACE, già Ambasciatore Italiano negli Emirati Arabi Uniti Liborio STELLINO, Ambasciatore d Italia negli Emirati Arabi Uniti Un ringraziamento va anche a: Marco Crabu, Erica D Acunzo e Peter Weber che hanno collaborato alla fase relazionale e di elaborazione statistica del Report. Il Report è stato elaborato con dati disponibili a luglio

5 INDICE Introduzione 7 Sintesi Gli Emirati Arabi Uniti hub logistico strategico tra oriente e occidente 1.1 I flussi commerciali di import, export e re-export I traffici marittimi ed il settore portuale negli Emirati Arabi Uniti Il cluster marittimo, il ruolo dei carrier e le alleanze, l attrattività dei porti Un analisi della competitività portuale I grandi progetti infrastrutturali: l impatto dell ampliamento del Canale di Suez sull area del Golfo Le free zone e la politica di attrazione degli investimenti dall estero Le relazioni commerciali bilaterali tra l Italia e gli Emirati Arabi Uniti 2.1 Emirati Arabi Uniti: analisi delle dinamiche del commercio internazionale e previsioni al Gli investimenti e le imprese italiane negli Emirati Arabi Uniti Analisi delle performance di un panel di imprese italiane che operano negli EAU Emirati Arabi Uniti: i principali numeri dell economia 3.1 Il quadro macroeconomico La struttura produttiva La strategia energetica degli Emirati Arabi Uniti e la crescita della domanda di energia del Paese Conclusioni 4.1 Mediterraneo - Suez - Golfo: asse strategico per la crescita 93 Appendice Capitolo 1 1. Le Free Zone negli Emirati Arabi Uniti Accordi Commerciali degli EAU con gli altri paesi Caso Studio UASC (United Arab Shipping Company) Intervista all Acting CEO di Ras Al Khaimah Investment Authority 107 Appendice Capitolo 2 1. I Fondi Sovrani degli EAU e gli investimenti emiratini in Italia Caso Studio: IBS Mapei Dubai Caso Studio: Bespoke Italia 116 Bibliografia 119 5

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7 INTRODUZIONE Nasce il nuovo progetto business : gli Emirati Arabi Uniti (EAU) ed il ruolo delle relazioni internazionali commerciali e marittime La pubblicazione sugli Emirati Arabi Uniti rappresenta il punto di svolta verso la nuova linea editoriale del Progetto Business di SRM, iniziato nel L iniziativa rientra nelle analisi condotte dal nostro Centro Studi a valere sull Osservatorio sulle relazioni economiche tra l Italia e il Mediterraneo, uno dei progetti di maggior rilievo realizzati in questi anni. Il programma ha visto sinora la progettazione e successiva elaborazione di 4 ricerche su Turchia, Marocco, Tunisia ed Egitto; Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con una significativa apertura internazionale, con incisive politiche di attrazione di investimenti e sotto la lente delle imprese italiane che, di continuo esportano in quelle aree le loro merci, stabiliscono accordi commerciali, aprono nuovi stabilimenti e siti produttivi in generale. Se vogliamo dare un numero su tutti basti pensare che l export italiano verso l Area MED più il Golfo ammonta ad oltre 40 miliardi di euro, un valore superiore al nostro export vs. Usa e Cina insieme. Obiettivo core del progetto è stato quello di quantificare il valore della presenza business italiana in questi Paesi appartenenti al Mediterraneo meridionale ed orientale, con l obiettivo di fornire alle imprese e agli operatori finanziari uno strumento operativo, utile per conoscere le opportunità, le caratteristiche, le strategie e i risultati delle aziende italiane presenti. Il tutto seguendo le metodologie di lavoro tipiche di SRM che prevedono analisi desk ma soprattutto la ricerca field : un gruppo di ricercatori è sempre stato inviato all estero e, con il supporto delle Banche e delle Rappresentanze del Gruppo Intesa Sanpaolo, ha ascoltato il territorio, con i suoi protagonisti imprenditoriali ed istituzionali, fornendo così importante valore aggiunto ai lavori realizzati. A tal fine, nel maggio 2015, un team di ricerca è stato inviato specificamente a Dubai ed Abu Dhabi. Gli Emirati Arabi Uniti sono un Paese che fonda le radici della propria crescita economica su una capacità straordinaria di programmazione del proprio sviluppo, sulla presenza di aree dove viene incisivamente perseguita la strategia di attrazione di investimenti dall estero e, non ultima su un elevata disponibilità di risorse finanziarie da dirottare su progetti infrastrutturali ad elevato impatto economico. I documenti Abu Dhabi - Economic Vision 2030 e Dubai Plan 2021 esplicitano, infatti come il Paese abbia una proiezione ben definita di ciò che dovrà essere realizzato e di quali sono e saranno i Pilastri del proprio sviluppo in termini economici, sociali, produttivi e tanto altro. E a tutto questo si aggiungono programmi specifici per lo sviluppo di settori come quello marittimo, anch esso concretizzatosi nella Dubai Maritime Vision 2030 in cui è facile evincere come il Paese voglia proporsi come centro del commercio mondiale via mare. Parlando di crescita economica, non vanno trascurati gli effetti che potrà produrre, in prospettiva futura, un eventuale rimozione/riduzione dell embargo all Iran; il 14 luglio 2015 è avvenuta la sottoscrizione del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), accordo tra lo stesso Iran, i Paesi membri dello United Nations Security Council (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Germania) e l Unione Europea, che stabilisce una serie di linee strategiche da seguire per l utilizzo del nucleare. Il paese che più sta risentendo dell embargo iraniano sono proprio gli Emirati Arabi Uniti che hanno importanti volumi commerciali scambiati con l Iran; nel 2014 le esportazioni EAU verso Iran ammontavano a 34,7 mld di dollari, le importazioni a 1,5 mld di dollari. L analisi degli Emirati Arabi Uniti, appunto, propone una linea che sviluppa anche ulteriori aspetti delle strategie dei Paesi, rispetto a quelli sinora presi in considerazione e che abbiamo citato in precedenza; in particolare viene posta la lente sulle infrastrutture e sulle imprese del settore dei trasporti e della logistica. Al riguardo occorre fare alcune considerazioni che mostreranno perché abbiamo deciso di allargare la visione dell Osservatorio; non più solo Mediterraneo ma anche Golfo e non solo le imprese ma anche le infrastrutture marittime; i due item sono tra loro collegati. Partiamo dall Italia; il nostro Paese ha le sue relazioni commerciali internazionali ancorate fortemente al trasporto marittimo; i numeri mostrano che i traffici di merci tra l Italia e i Paesi del Mediterraneo avvengono per il 76% con il mezzo navale. Da qui nasce quindi un asset che è fondamentale per le imprese che vogliono 7

8 internazionalizzare quale è la Portualità e la logistica ad essa collegata. Da premettere che il traffico navale di merci nel bacino MED è più che raddoppiato negli ultimi 13 anni e che nel Mediterraneo transita il 19% circa del traffico mondiale; tale percentuale nel 2005 era del 15%. Non da ora tutti i Paesi dell Area Med che abbiamo indicato e che abbiamo analizzato, stanno perseguendo importanti politiche di sviluppo del proprio sistema portuale in un ottica di filiera, coscienti che questo rappresenta un elemento chiave per l economia e per lo sviluppo e la proiezione estera di un area (esempi: il Marocco con Tanger Med e la Turchia con Ambarli e Mersin). E, come se non bastasse anche i Paesi Europei nostri competitor stanno puntando sulle infrastrutture marittime per aumentare le loro relazioni nel Mediterraneo (nei precedenti Report realizzati abbiamo parlato di Germania e Francia che hanno importanti insediamenti imprenditoriali). E qui si inseriscono gli Emirati Arabi Uniti che detengono un sistema logistico che fonda le proprie basi su importanti porti, Dubai su tutti (che è nono al mondo per traffico container), su gestori di terminal container di livello internazionale quale è ad esempio DP World e, non ultimo anche su vettori container che crescono e stipulano alleanze con altri come è il caso di UASC-United Arab Shipping Company che è entrata a far parte della nuova alleanza denominata Ocean Three, insieme alla francese CMA CGM e alla cinese China Shipping Container Lines. Insieme copriranno rotte che permetteranno di coprire tutto l arco del commercio mondiale, aumentando il grado di connettività dell area del Golfo. La capacità degli Emirati di costituire un cluster marittimo di eccellenza con Dubai come porto Hub che diviene porta di accesso da e per il Golfo permetterà di intercettare nuovi traffici e creare nuove rotte anche grazie allo sviluppo di Free zone situate alle spalle dei principali porti ed in tutta l area. Gli Emirati Arabi, difatti, stanno perseguendo importanti politiche di crescita del settore portuale che può approfittare anche di un sistema consolidato di 36 Free zone diffuse su tutto il territorio del Paese che perseguono dal canto loro articolate politiche di attrazione di investimenti dall estero; proprio le Free zone sono ritenute uno degli elementi che più sta caratterizzando la crescita dei porti del Nord-Africa e del Golfo; questi strumenti in Europa non sono utilizzati o lo sono soltanto limitatamente ad aspetti doganali. Le Free zone sono catalizzatrici di imprese di ogni settore che possono così beneficiare di un sistema burocratico amico, di agevolazioni fiscali e doganali per le imprese e di aree disponibili a basso costo con licenze e permessi già acquisiti con certezza dei tempi per l ottenimenti di qualsiasi forma di documentazione possa servire a far esercitare attività produttiva. Numerose imprese italiane di ogni dimensione hanno investito negli EAU e risiedono in Free zone ma anche in aree non coperte da Free zone come mostra la ricerca. Tutto questo insieme di fattori che abbiamo illustrato, fa sì che proprio gli EAU rivestano posizioni di rilievo nelle classifiche di competitività; e lo stesso insieme di fattori che concorre a creare l interscambio commerciale degli Emirati Arabi Uniti che ammonta a oltre 630 miliardi di Dollari e che fa si che essi siano tra i Paesi al mondo più aperti al commercio internazionale con un incidenza dell import-export sul PIL del 163%. Sembra quindi assumere una caratterizzazione sempre più marcata la strategicità dell asse economico Mediterraneo-Suez-Golfo-Estremo oriente. Si è partiti proprio da questi assunti per inaugurare una nuova veste del progetto di ricerca che affiancasse, come accennato, gli aspetti logistici a quelli industriali finora tenuti in considerazione. La nuova anima della pubblicazione risiede proprio nella sinergia tra i due Osservatori permanenti di ricerca detenuti da SRM; quello sulle Relazioni Economiche tra l Italia e il Mediterraneo e l altro, nato più di recente, su i Trasporti Marittimi e la Logistica. La struttura del lavoro è arricchita dagli argomenti che abbiamo mostrato in precedenza e si completa con le analisi che hanno caratterizzato sinora le altre ricerche; in particolare di seguito andiamo ad illustrare come è stato concepito il volume nelle sue tre Sezioni. Nella Prima viene affrontato l argomento dei flussi commerciali e marittimi per avere il quadro della proiezione internazionale degli Emirati Arabi; questo Paese si caratterizza per la sua attività di re-export, il 46,3% delle importazioni viene lavorato e riesportato. I principali partner commerciali sono India, Giappone e Cina che coprono circa 1/3 dell interscambio e l Italia è uno dei principali partner Europei insieme a Germania e Regno Unito. A seguire sempre in questa sezione viene sviluppato l aspetto infrastrutturale e logistico con la situazione dei porti e dei terminal container, offrendo il quadro generale e per singolo scalo e mostrando l elevato grado di connessione 8

9 tra il Paese ed il resto del Mondo misurato dai servizi regolari navali. Termina il capitolo l interessante analisi della competitività infrastrutturale del Paese che ha preso in analisi 3 indicatori rispettivamente dell Unctad, del WEF (World Economic Forum) e della World Bank che hanno offerto uno spaccato della connettività, della qualità delle opere infrastrutturali e del cosiddetto Doing Business. Completa questa sezione un analisi dell infrastruttura, che impatterà in modo dirompente sulla centralità del Mediterraneo e che interesserà anche il Golfo: il raddoppio del Canale di SUEZ. Il governo Egiziano ha inaugurato il 6 agosto 2015 quest opera che permetterà di duplicare il numero di navi in transito giornaliero e di ridurre considerevolmente i tempi di percorrenza; i benefici non saranno solo quelli rinvenienti dai maggiori incassi da pedaggio ma anche dagli ingenti investimenti manifatturieri e logistici che saranno creati a contorno del canale. La centralità di SUEZ è comunque la chiave che sembra destinata a rendere il Mediterraneo un nuovo mare con più traffici, più rotte e anche quindi più concorrenza tra porti. Le merci che passano da SUEZ per il 27% sono dirette o provengono dal Golfo e si tenga conto che i passaggi dal Canale di Suez da Nord verso Sud e diretti verso il Golfo sono aumentati negli ultimi 14 anni del 339%, sempre nello stesso periodo i passaggi Sud-Nord provenienti dal Golfo sono aumentati del 175%. Il fenomeno crescente del gigantismo navale, inoltre, renderà sempre più marcata l importanza del Canale e delle sue interrelazioni con l area del Golfo. Suez non ha problemi per accogliere le navi di ultima generazione (le cd. Megaships) di Teus ed i porti del Golfo, Dubai su tutti, hanno investito e investiranno sempre più sulla predisposizione di infrastrutture che possano offrire piena disponibilità ad operazioni di imbarco e sbarco delle portacontainer. Non a caso il porto di Dubai è il primo al mondo per produttività dei propri terminal con 131 movimenti orari per nave secondo la classifica di Journal of Commerce. Gli orderbook, tra l altro offrono una proiezione di crescita della flotta delle navi giganti pari al +72% al 2018 (contro una crescita del 1-3% delle navi di piccola e media dimensione). Infine, proprio in questa parte del lavoro si è scelto di sviluppare uno degli argomenti di cui abbiamo precedentemente parlato, le Free zone (FZ) e la politica di attrazione degli investimenti con un analisi che dedica ampio spazio al tema; negli EAU sono localizzate 36 FZ che hanno una propria autonomia gestionale, propri manager e vocazioni diverse (alcune miste, alcune settoriali). La Seconda parte entra nel dettaglio delle relazioni commerciali bilaterali tra l Italia e gli EAU con l analisi delle dinamiche del commercio internazionale, gli IDE e le Imprese Italiane negli Emirati che vi esportano merci per oltre 7 miliardi di dollari (il quadruplo rispetto al 2001) con la meccanica in prima fila insieme ai metalli preziosi. Anche gli IDE italiani degli EAU presentano importi interessanti con un totale di 6,3 miliardi di dollari. SRM ha poi stimato la presenza di circa 330 imprese italiane localizzate nelle Free zone degli Emirati, poco meno delle imprese tedesche. In questa parte si trova anche un analisi dedicata alle performance di un panel di imprese italiane che operano negli EAU, vengono, in particolare presi in considerazione i bilanci di aziende che operano nel Paese e che sono partecipate per una quota rilevante del loro capitale da imprese italiane. Si concentra l attenzione su due aspetti crescita e redditività al fine di offrire un quadro delle tendenze di mercato, della profittabilità e della salute finanziaria degli investimenti italiani negli EAU. Emerge, tra l altro, da parte delle imprese stesse, una spiccata tendenza alla crescita, grazie alle potenzialità di mercato interne offerte dal territorio emiratino. Conclude il lavoro la Terza parte di tipo più classico che si sofferma sui numeri dell economia degli Emirati, mettendo in evidenza la valenza economica del Paese ed i principali indicatori che ne mostrano lo stato di salute. Sempre in questa parte è possibile trovare un analisi dedicata ad un altro settore sensibile degli EAU quale quello dell energia, rappresentata prevalentemente dal Petrolio e dal Gas naturale. Si vuole offrire un quadro sintetico dei programmi futuri del Paese in vista del forte aumento della domanda interna di energia previsto per i prossimi anni. Si pensi che la domanda di elettricità negli EAU è cresciuta di oltre il 50% tra il 2007 e il 2013, alimentata dalla crescita della popolazione e della produzione manifatturiera. Un significativo valore aggiunto al report viene fornito dai casi studio riportati alla fine del volume; essi hanno riguardato player attinenti il settore marittimo, il comparto industriale e gli aspetti più complessi attinenti le politiche di investimento. Con UASC si sono evidenziate le linee di sviluppo del carrier, l importanza del Golfo e del Med nelle sue 9

10 strategie di crescita nonché il ruolo che può assumere l Italia con le sue opportunità e le sue sfide da affrontare. Successivamente è stata realizzata un intervista al CEO della Free Zone di Ras Al Khaimah, una delle più importanti degli Emirati per presenza di imprese manifatturiere. Gli altri casi studio hanno riguardato Mapei (materiali da costruzione) e Bespoke (alta moda) che hanno discusso con i ricercatori di SRM del loro processo di internazionalizzazione e delle motivazioni dei loro investimenti. Da segnalare, di rilievo, che nell appendice del lavoro è stato inquadrato uno speciale sui Fondi Sovrani, argomento importante e connesso allo sviluppo di molti dei Paesi più importanti del Mediterraneo nordafricano e del Golfo. Gli EAU impiegano massicce risorse nei loro Fondi Sovrani. Il loro valore complessivo arriva a quasi miliardi di dollari, pari a circa tre volte il PIL dello Stato. Parte dunque questa nuova iniziativa di SRM che si propone di offrire agli operatori economici, imprenditoriali ed infrastrutturali, un quadro sempre più definito e sempre più rivolto a dare informazioni strategiche sul Paese di riferimento. Un prodotto che riporti un analisi rivolta a far capire le opportunità che il Med ed il Gulf possono generare per le nostre imprese e per la crescita del Paese. La nostra ambizione, non nascosta, è che l Osservatorio sul Mediterraneo, con i suoi spunti e le sue analisi possa diventare un punto di riferimento per la conoscenza economica e per la comprensione delle opportunità che per noi rappresentano queste aree ed il Mediterraneo nel suo insieme. Massimo DEANDREIS 10

11 SINTESI Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano un Hub nelle rotte commerciali internazionali, con un sistema logisticoportuale competitivo ed in ulteriore sviluppo: L interscambio commerciale con l estero degli Emirati Arabi Uniti (EAU) è stato pari a 631,3 miliardi di dollari nel 2014, valore 4 volte superiore a quello registrato nel Gli EAU sono al primo posto tra i paesi del Middle East and North Africa (regione MENA) per valore del commercio estero. Occupano la 5 posizione a livello mondiale in termini di apertura commerciale. Il rapporto tra l Interscambio commerciale e il PIL è pari a 163,1%. Gli EAU rappresentano soprattutto un hub di riesportazione: nei primi sei mesi del 2014 il 46,3% delle importazioni degli EAU è stato riesportato; nelle Free Zone tale percentuale sale al 70%. India, Giappone e Cina sono i principali partner commerciali degli Emirati Arabi Uniti. Complessivamente, l interscambio commerciale con questi tre paesi ammonta a circa 210 miliardi di dollari nel Tra i principali partner commerciali occidentali troviamo USA, Regno Unito, Germania e Italia. Il ruolo di principale hub logistico della regione MENA è favorito da un sistema portuale molto sviluppato. Gli EAU contano numerosi scali sia nel Golfo che nell Oceano Indiano. Il principale porto commerciale del Paese è quello di Jebel Ali a Dubai (15,2 milioni di TEU movimentati nel 2014, 9 scalo di transhipment al mondo); altri scali importanti nel Golfo sono Port Khalifa ad Abu Dhabi, il porto di Hamriyah nell emirato di Sharjah e Port Saqr a Ras Al Khaimah, mentre il principale scalo sull Oceano Indiano è il porto di Fujairah nell omonimo emirato. Dubai ha sviluppato un cluster nel comparto Trasporti e Logistica molto dinamico che raggruppa logistic companies ed oltre 170 Shipping Lines con un ruolo sempre più centrale nel commercio globale. Gli EAU occupano la 14 posizione nel ranking mondiale del Liner Shipping Connectivity Index (LSCI), precedendo l Italia e gli altri Paesi che della sponda Sud-Est del Mediterraneo; Germania e Spagna presentano un LSCI più alto, collocandosi al 6 e all 11 posto mondiale rispettivamente. Prospettive di crescita ulteriore dei traffici commerciali via mare nell area Med-Gulf: il nuovo canale di Suez (inaugurato il 6 agosto scorso) ha una capacità di transito doppia rispetto al passato e consente una forte riduzione dei tempi di percorrenza. Il ruolo crescente di Hub commerciale tra oriente e occidente e incisive politiche di sviluppo interne hanno portato ad una forte crescita economica del Paese, che oggi è al secondo posto (dopo l Arabia Saudita) per livello del Prodotto Interno Lordo tra i paesi del Gulf Cooperation Council (GCC): Con 401,6 miliardi di dollari di PIL nel 2014, gli EAU esprimono il 24,4% del PIL aggregato dei paesi del GCC. Tra il 1971 (anno di nascita degli Emirati) e il 2013, il PIL è cresciuto di quasi 10 volte, più di quanto siano cresciuti complessivamente i GCC (+445%) e l Italia (+111%). Tra il 2011 e il 2013, gli EAU sono cresciuti ad un tasso annuale di circa il 5%; nel 2014 il tasso di crescita si è leggermente abbassato (3,6%), ma si mantiene elevato e superiore ai tassi di crescita registrati nei Paesi Ue. Lo stock di Investimenti Diretti Esteri in entrata (IDE in) risulta pari a 105,5 miliardi di dollari (dati al 2013), in costante crescita nel corso degli ultimi dieci anni (nel 2003 ammontavano ad appena 6,6 miliardi di dollari). Gli EAU occupano la 22a posizione nella classifica mondiale del Doing Business (2015), primo tra i paesi MENA e ben più in alto dell Italia (56a). Gli EAU si collocano al 1 posto in materia fiscale, al 4 posto con riferimento all ottenimento dei permessi di costruzione, all accesso all elettricità e alla registrazione della proprietà. Negli EAU ci sono 36 Free Zone in cui sono registrate oltre imprese. Nelle prime 4 posizioni del Top 25 Middle East Free Zones of the Future elaborato dal FDI-Intelligence ci sono 4 Free Zone degli EAU; Dubai Airport Freezone è al 1 posto. Gli EAU sono al 7 posto al mondo in termini di PIL pro capite a parità di potere di acquisto ( dollari 11

12 per abitante), con un valore ben al di sopra di quello registrato in Italia ( dollari), Francia ( dollari) e Germania ( dollari). Va detto, tuttavia, che gran parte dell economia emiratina è ancora oil-driven: Gli EAU occupano l 8 posizione mondiale in termini di riserve di petrolio (13 miliardi di tonnellate); il 94,3% delle riserve si concentra nell emirato di Abu Dhabi. Gli EAU sono il 7 produttore al mondo di petrolio (167,3 milioni di tonnellate nel 2014). Il settore estrattivo contribuisce per il 39,1% al totale del valore aggiunto del Paese. Elevato anche il contributo del settore delle costruzioni (9,0%, contro il 5,1% in Italia); Il manifatturiero conta ancora per una percentuale bassa (8,5%, contro il 15,3% in Italia), così come i servizi (40,3%, 74,2% in Italia). L Italia è un partner privilegiato degli Emirati Arabi con esportazioni cresciute in modo esponenziale negli ultimi 15 anni ed una bilancia commerciale in forte attivo e un importante investitore: Nel 2014, il valore del commercio bilaterale tra l Italia e gli EAU è stato pari a 7,9 miliardi di dollari. Le esportazioni hanno registrato un valore di 7,1 miliardi di dollari (dato quadruplicato rispetto al 2001), contribuendo per quasi il 90% all interscambio commerciale tra Italia e EAU. La Germania (Paese benchmark nell analisi) ha realizzato scambi commerciali con gli EAU per un valore pari a circa 16 miliardi di dollari nel 2014, di cui 15,1 miliardi costituiti da esportazioni. L Italia registra un surplus nella bilancia commerciale con gli EAU di 6,2 miliardi di dollari. Rapportato al totale dell interscambio tra i due paesi, esso è pari all 88,2%, dato molto più elevato rispetto a quello che l Italia registra con i GCC (50%) e con l area MENA (27,3%). Le Germania ha registrato un surplus di 14,1 miliardi di dollari nel 2014 (94,2% rispetto all interscambio). I principali settori di export dell Italia sono la meccanica (1.815 milioni di dollari nel 2014) e i metalli preziosi (1.598 milioni di dollari). Il valore complessivo delle esportazioni italiane di prodotti del Made in Italy 1 negli EAU è stato pari a milioni di dollari. Lo stock di IDE italiani negli EAU è risultato pari a 6,3 miliardi di dollari nel 2012 (ultimo dato disponibile), in crescita del 41,5% sul Lo stock di IDE della Germania negli EAU è pari a 2,1 miliardi di dollari, 1/3 del valore italiano. Tra i Paesi che fanno parte dell Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE), l Italia è al 5 posto in termini di stock di IDE negli EAU, dopo Regno Unito, Francia, Svizzera e Stati Uniti. Secondo l analisi di SRM - focalizzata esclusivamente sulle 36 Free Zones degli EAU - ci sono 330 imprese italiane localizzate nelle Free Zone che realizzano un fatturato aggregato di oltre 650 milioni di dollari (stima SRM); la presenza tedesca nelle Free Zone emiratine vede un numero di imprese leggermente superiore (400) e un fatturato stimato di circa 907 milioni di dollari. Secondo altre fonti il numero complessivo di imprese italiane operanti nel territorio emiratino è di 800 imprese. Viceversa, secondo la banca dati Reprint, 33 imprese italiane sono partecipate da capitali emiratini; in particolare, ci sono 26 partecipazioni di controllo, di cui 15 riguardano investimenti greenfield. In base alle nostre analisi di bilancio su un panel di imprese italiane negli EAU, nel periodo risulta che le imprese presentano sia margini reddituali che indicatori di crescita positivi. In particolare, nel 2013 il ROE medio del panel è stato pari al 30,7%, mentre il fatturato è cresciuto del 4,3%. 1 I settori del Made in Italy sono: alimentare, mobili ed elettrodomestici, sistema moda, prodotti e materiali da costruzione, gioielleria e bigiotteria. 12

13 Emirati Arabi Uniti: posizione da podio in molti indicatori socio-economici 5 al mondo per apertura internazionale (interscambio/pil; 163,1%) 1 tra i paesi MENA per interscambio commerciale ($631,3 bn al 2013) apertura internazionale PIL Il 46,3% delle importazioni degli EAU viene riesportato; nelle Free Zone la percentuale sale al 70% 7 al mondo per PIL procapite (PPP) ($64.479) doing business 1 al mondo in materia fiscale 4 al mondo nell accesso all elettricità 4 al mondo nei permessi edilizi 4 al mondo nella registrazione delle proprietà free zone 1 nel 'Top 25 Middle East Free Zones of the Future' - Dubai Airport Freezone UAE Nelle prime 4 posizioni del 'Top 25 Middle East Free Zones of the Future' ci sono 4 Free Zone degli EAU movimentazione container 1 porto al mondo per produttività dei container - Jebel Ali $ 9 porto al mondo per movimentazione container - Jebel Ali 2 al mondo per valore degli asset gestiti ($ 773 bn) - Abu Dhabi Investment Authority 13 al mondo per crescita degli IDE ( ,4%) 3 al mondo in termini di esportazione di idrocarburi ($220 bn) fondi sovrani e IDE petrolio e gas 7 al mondo per riserve di gas naturale 8 al mondo per riserve di petrolio popolazione L'87,9% dei cittadini residenti negli EAU è di origine straniera Fonte: elaborazioni SRM su dati vari 13

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15 1. GLI EMIRATI ARABI UNITI HUB LOGISTICO STRATEGICO TRA ORIENTE E OCCIDENTE 1.1 I flussi commerciali di import, export e re-export Gli Emirati Arabi Uniti sono tra i paesi al mondo più aperti al commercio internazionale: l incidenza di importazioni + esportazioni sul Pil del Paese è pari al 163,1%, al 5 posto a livello mondiale. Infografica 1 - Gli EAU: hub commerciale tra occidente e oriente (Flussi di interscambio commerciale con i principali partner occidentali e orientali; 2014) UAE: Hub for global trade Imports $ 272,3 bn Exports $ 359,0 bn TOTAL TRADE: $ 631,3 bn UAE's main partners 12,2 7,9 16,0 60,9 Flows Legend 0-15 bn 28,4 78,1 63, bn > 30 bn Western Partners Eastern Partners Fonte: elaborazione SRM su dati UNCTAD (giugno 2015) 15

16 L interscambio totale con l estero degli Emirati Arabi Uniti è stato pari a 631,3 miliardi di dollari nel 2014, valore di circa 4 volte superiore a quello registrato nel 2004; esso è costituito per più della metà da esportazioni (359,0 miliardi di dollari, mentre il 43,1% è rappresentato da importazioni (272,3 miliardi). La bilancia commerciale degli EAU è risultata in attivo nel 2014, con un avanzo commerciale che, in rapporto all interscambio, è risultato del 24,2% (10,7% quello dell Italia nello stesso anno). Grafico 1 Primi dieci paesi al mondo in termini di apertura internazionale (Apertura internazionale: Import + Export / PIL; valori %; dati al 2013) 450% 400% 419,8% 350% 300% 275,1% 250% 200% 197,4% 174,3% 163,1% 159,7% 158,1% 154,5% 152,8% 147,8% 150% 100% 50% 0% Fonte: elaborazioni SRM su dati UNCTADStat Tabella 1 L andamento del commercio estero negli EAU e in Italia (Valori in miliardi di dollari e variazione % 2014 su 2004) UAE Italy % change on % change on 2004 Total Trade 162,7 339,0 631,3 288,0 708,8 821,3 1000,0 41,1 Imports 72,1 164,3 272,3 277,8 355,3 414,8 471,7 32,8 Exports 90,6 174,7 359,0 296,1 353,5 406,5 528,4 49,4 Exports - Imports 18,6 10,5 86,7 - -1,7-8,3 56,7 - Fonte: elaborazioni SRM su dati UNCTADStat 16

17 Con riferimento alle importazioni, solo una piccola percentuale (il 7,1%) è costituito da prodotti del comparto energetico (petrolio greggio e raffinato, gas e corrente elettrica). 1 Il discorso cambia completamente con riferimento alle esportazioni: in questo caso il 58% dell export degli EAU è costituito da prodotti energetici. Grafico 2 Importazioni ed esportazioni negli EAU, nei GCC e in Italia (Valori in miliardi di dollari e composizione % Energy e Non Energy; dati al 2014) $1.022,7 bn ,5% 600 $545,1 bn $471,7 bn $528,4 bn 400 $359,0 bn $272,3 bn 94,6% 83,7% 42,0% 96,3% ,9% 0 7,1% 5,4% 16,3% 58,0% 74,5% 3,7% UAE GCC Italy UAE GCC Italy Imports Exports Energy Non Energy Fonte: elaborazioni SRM su dati UNCTADStat (Giugno 2015) Da un punto di vista geografico, il commercio estero degli EAU si distribuisce in modo piuttosto omogeneo tra le principali aree del mondo a dimostrazione del ruolo di Hub commerciale del Paese. L Area Euro pesa per meno del 9% (8,8%) sul commercio estero degli Emirati; maggiori sono gli scambi commerciali con i BRICS (23,6% del totale) e con l area MENA (17,3%). A livello di singoli paesi, India, Giappone e Cina sono i primi tre partner commerciali. In totale gli EAU scambiano merci per un valore di oltre 200 miliardi di dollari con questi tre paesi. Tra i paesi occidentali, Stati Uniti e Regno Unito sono i principali partner. Con riferimento alle importazioni, Cina, India e Stati Uniti sono i principali paesi fornitori degli Emirati. L Italia risulta l 8 Paese fornitore. Passando alle esportazioni, i maggiori paesi clienti sono Giappone, Taiwan e India che assorbono prevalentemente esportazioni di prodotti energetici. Non ci sono paesi occidentali tra i principali mercati di destinazione dell export emiratino. 1 Per la precisione, nel comparto dell Energy sono inclusi i settori che secondo la classificazione internazionale SITC Rev 3, sono classificati come: 3 - Mineral fuels, lubricants and related materials. In dettaglio: 32 - Coal, coke and briquettes; 33 - Petroleum, petroleum products and related materials; 34 - Gas, natural and manufactured; 35 - Electric current. 17

18 Tabella 2 Il Commercio estero degli EAU, degli altri paesi del GCC e dei principali paesi dell Area Euro (Anno 2014, Valori in miliardi di dollari e distribuzione geografica %) GCC Countries Main Euro Area countries UAE Bahrain Kuwait Oman Qatar Saudi Arabia France Germany Italy World ($bn) 631,3 34,4 141,8 77,8 170,8 511, , , ,0 % Share Euro Area 8,8 9,4 7,4 4,2 8,1 12,4 48,1 37,4 42,7 EU (excluded Euro Area) 2,8 2,9 1,8 1,4 4,1 2,2 11,5 20,4 13,0 USA 4,5 7,8 10,9 3,3 4,1 11,9 6,4 7,1 5,6 BRICS 23,6 12,0 23,7 34,1 18,4 23,2 10,1 13,3 10,6 di cui China 9,7 5,1 9,9 27,5 6,7 12,5 6,4 7,6 4,7 India 12,4 4,5 13,0 4,6 10,6 8,1 0,9 0,8 1,0 MENA 17,3 37,5 12,0 28,6 11,0 9,4 7,1 4,1 9,3 di cui GCC 6,7 32,5 5,6 25,5 9,7 4,4 2,1 1,4 2,5 Other counries 43,1 30,4 44,1 28,4 54,4 41,0 16,8 17,7 18,9 World 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni SRM su dati UNCTADStat (Giugno 2015) Tabella 3 I principali partner commerciali degli EAU EAU: Importazioni, Esportazioni e Totale commercio; 2014) Imports, $bn Exports, $bn Total Trade, $bn China 44,0 Japan 52,7 India 78,1 India 37,3 China, Taiwan Province of 47,7 Japan 63,4 United States 24,9 India 40,8 China 60,9 Germany 15,1 Iran (Is. Rep.) 34,7 China, Taiwan Province of Japan 10,7 Korea, Republic of 20,1 Iran (Is. Rep.) 36,3 United Kingdom 10,2 Singapore 17,9 United States 28,4 Korea, Rep. 8,2 China 17,0 Korea, Republic of 28,3 Italy 7,1 Thailand 16,5 Singapore 24,8 49,6 China, Hong Kong SAR 7,1 Oman 11,7 Thailand 20,1 Qatar 7,1 Pakistan 8,4 Oman 17,5 Fonte: elaborazioni SRM su dati UNCTADStat (Giugno 2015); dato Italia e Germania (fonte Eurostat) 18

19 L attività di re-export Gli EAU sono il terzo hub commerciale di re-export al mondo dopo Hong Kong e Singapore: il 33,9% delle importazioni degli Emirati viene riesportato verso altri mercati di sbocco; il peso dell attività di re-export è cresciuto nel corso degli ultimi trent anni, da meno dell 11% a inizio anni 80 a quasi il 34% attuale, con un picco al 39,2% nel Nei primi sei mesi del 2014 la percentuale di importazioni riesportata è stata pari al 46,3%, dato che sale al 70% se consideriamo le sole Free Zone. Grafico 3 L andamento delle riesportazioni sul totale dell import degli EAU 40% 39,2% 35% 33,9% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 10,8% Fonte: elaborazioni SRM su dati UAE National Bureau of Statistics (Luglio 2015) Grafico 4 L incidenza dell attività di re-export degli EAU con i suoi principali partner commerciali (2013) 120% 100% 97,7% 80% 60% 40% 20% 0% 43,3% 33,9% Belgium India TOTAL WORLD 24,7% 8,5% 5,2% 4,1% 3,9% 1,1% UK Usa China Italy Germany Japan Fonte: elaborazioni SRM su dati UAE National Bureau of Statistics (Luglio 2015) 19

20 Ci sono differenze sostanziali tra i diversi partner commerciali degli Emirati quanto a incidenza dell attività di reexport; per alcuni paesi (Belgio soprattutto, ma anche India) gli EAU servono principalmente da hub di re-export per altri mercati, mentre per altri paesi (tra i quali Italia e Germania) rappresentano soprattutto un mercato di sbocco; per l Italia, in particolare, solo il 4,1% dell export verso gli EAU viene riesportato verso altri paesi. 1.2 I traffici marittimi ed il settore portuale negli Emirati Arabi Uniti La radicale trasformazione del settore marittimo negli Emirati Arabi Uniti è legata alla stretta collaborazione tra le entità governative marittime e le entità federali. L alto livello di cooperazione è servito come pietra miliare per lo sviluppo di policy di forte impatto per il comparto marittimo e di strategie operative che ne hanno migliorato le prestazioni, la sicurezza, l efficienza del settore e la competitività. Il settore marittimo ha agito da catalizzatore per la diversificazione economica e gli Emirati sono diventati uno dei centri marittimi più importanti del mondo. Essi hanno realizzato volumi significativi in termini di porti, cantieristica e servizi marittimi globali; la filiera dei Trasporti e della Logistica nel suo complesso ha prodotto 9 miliardi di dollari di Pil pari al 25% del Manifatturiero 2 ed al 2% del totale 3. Essa genera, soltanto a Dubai, oltre occupati con un alto livello di competenze per i diversi segmenti del settore, come le operazioni marittimo/portuali e engineering e porti che rappresentano rispettivamente il 51% e il 25 % dell occupazione complessiva del settore 4. Va detto che nonostante i notevoli sviluppi che le sue varie componenti hanno raggiunto, il settore marittimo locale ha ancora significativi margini di crescita. Esso si sta orientando in modo tale da soddisfare le diverse esigenze dei clienti ed attrarre leader locali e globali invogliati ad investire negli Emirati perché tentati dalle promettenti opportunità di crescita del settore marittimo. L obiettivo prioritario delle entità governative marittime non è quello di aumentare le infrastrutture ma è quello migliorarne l utilizzo, fornendo supporto e flessibilità dei servizi ai clienti. Un altra sfida che deve affrontare l industria marittima locale è riconciliare la portata globale con le aspettative locali cercando di sostenere le esigenze delle imprese. L analisi effettuata mira a delineare un quadro della domanda di mercato che si rivolge alle infrastrutture portuali degli Emirati, in termini di flussi internazionali di merci, allo scopo di ricostruire la filiera dello Shipping e mostrare la valenza strategica che il mare ha per le direttrici economiche del Paese. In particolare, le indagini si concentrano sul ruolo di Dubai, dove è presente uno dei porti più importanti del mondo in termini di traffico, e soprattutto del terminalista DP World all interno del cluster marittimo. L ambizione di Dubai è quella di diventare Hub logistico dell intera area del Golfo in sinergia con i porti vicini ed anche in forte e crescente relazione con Suez come testimoniano gli investimenti fatti da DP World 5 nel porto egiziano di Sokhna. La posizione di Dubai come Hub portuale viene evidenziata dal suo posizionamento nel ranking mondiale dei porti container; 9 posto con oltre 15 milioni di Teus. Inoltre, l analisi della rete delle rotte e dei terminal di DP World nel mondo permette di studiare la posizione dell Emirato come Hub e come cluster marittimo di eccellenza. Tale visione metodologica sarà utile per comprendere i cambiamenti che stanno intervenendo nel Golfo e i possibili risvolti sul Mediterraneo in generale e sull Italia. Inoltre, si mostrerà la rilevanza del porto e del retroporto, della free-zone collegata, del terminalista di riferimento e delle aziende di shipping. Verrà presentata questa tipologia di approccio all attività marittima e logistica in forma di cluster che è stata seguita negli Emirates ed in particolare a Dubai, come caso di eccellenza e fonte di ispirazione a cui magari fare riferimento. Questa parte del report descrive il settore Portuale dell Area. In particolare, si occupa di definire le performance, la strategia e il valore dei principali porti degli Emirati con particolare riguardo al porto di Jebel Ali. Il paragrafo successivo (1.3) approfondisce il progetto di cluster logistico e infrastrutturale dell Area volto a creare nel Medio Oriente un area integrata operativa a livello globale. In particolare, si fa particolare riferimento per Dubai al ruolo del principale vettore dell area, della Free-zone di Jebel Ali, dei carrier e delle alleanze. NeI paragrafo 1.4 si fa un analisi della competitività dei porti emiratini nello scenario globale, mentre nel paragrafo 1.5, si analizza l impatto che l ampliamento del Canale di Suez potrà avere sull economia dei Paesi del Golfo e del Mediterraneo; 2 UAE, National Bureau of Statistics Home, United Arab Emirates Yearbook V. intervista a Sultan bin Sulayem, Chairman of Dubai Ports, Customs and Free Zone Corporation and President of Dubai Maritime City Authority (DMCA). 5 DP World già da tempo ha investito a Sokhna creando DP World Sochna. DP World Sokhna si trova a sud del Canale di Suez sul Mar Rosso su una delle più trafficate rotte commerciali marittime del mondo - dall Asia al Medio Oriente e oltre, verso l Europa. Sokhna è il porto più vicino al Cairo, è collegata da un moderno autostrada a sei corsie e numerosi collegamenti ferroviari. La maggior parte del carico da est destinato per l Egitto è importato via Sokhna. 20

21 questo progetto, infatti, ha una valenza infrastrutturale e produttiva che modificherà in modo importante gli assetti e le rotto del commercio marittimo mondiale con risvolti sull asse Mediterraneo, Golfo, Estremo Oriente. Infine, nel paragrafo 1.6 viene fornita un analisi delle Free zone emiratine e della politica di attrazione degli investimenti dall estero. Il settore dei trasporti marittimi negli Emirati Arabi Uniti (EAU) è in forte espansione - con aperture di nuove rotte e intensificazione delle frequenze sulle linee più importanti - e numerosi sono i progetti di ampliamento e di potenziamento in corso di realizzazione o annunciati. Situati in una posizione strategica tra Europa e Asia, gli EAU hanno da sempre ricoperto un ruolo naturale di hub marittimo. I porti dell area rappresentano la principale via di trasporto per l import - export di petrolio, materie prime e manufatti con il Golfo, l Africa ed il subcontinente indiano. Con una forza lavoro istruita e multiculturale, incentivi fiscali, un infrastruttura efficiente e un funzionale accesso al mare aperto, Dubai si è sviluppata fino a diventare uno dei centri più importanti per il commercio marittimo, un fondamentale hub di importazione e riesportazione da e verso il resto del mondo. Gli EAU contano numerosi scali sia nel Golfo sia sull Oceano Indiano. I principali si trovano a Dubai (Jebel Ali), Abu Dhabi (Port Khalifa), Sharjah (Hamriyah), Ras Al Khaimah e Fujairah. Si evidenziano le caratteristiche principali: Dubai - Jebel Ali Port Jebel Ali è il primo porto degli EAU in termini di volume di cargo nazionali e internazionali: situato a 35 Km a sudovest della città di Dubai, grazie alla sua strategica posizione geografica gioca un ruolo significativo nel servire i mercati mondiali con oltre 180 shipping lines e più di 90 servizi settimanali che connettono Jebel Ali port a più di 140 porti nel mondo. I timori che la sua leadership come nodo marittimo regionale potesse essere messa in discussione dal lancio di nuovi terminal per container a Aden, nello Yemen, e nel porto di Salalah, in Oman, si sono rivelati infondati. Infatti, sebbene sia l Oman che lo Yemen siano situati più vicino alle rotte di navigazione internazionali rispetto ai porti degli Emirati, questi ultimi hanno clienti consolidati, nonché servizi e infrastrutture di prima qualità, il che unitamente all instabilità politica dello Yemen, spiega il successo crescente del porto di Dubai. Jebel Ali è attrezzato per soddisfare le esigenze di trasporto a livello locale e internazionale. Possiede una struttura tecnologicamente avanzata, con attrezzature all avanguardia, tra cui la gru più grande del mondo, in grado di sollevare quattro container da 20 piedi o due container da 40 piedi simultaneamente, con una capacità totale di 80 tonnellate, il doppio di quella delle gru tradizionali, consentendo al porto di soddisfare le ultime generazioni di mega-navi. Jebel Ali ha gestito, come accennato, 15,2 milioni di TEU nel 2014, andando così ad occupare la nona posizione nel ranking mondiale dei porti container. Nel 2013 è entrato in funzione il Terminal 2 che ha portato il porto ad una capacità di 16 mln TEU che arriverà a 19 milioni con il nuovo Container Terminal 3, che consentirà di gestire 10 navi giganti di nuova generazione allo stesso tempo l unico porto ad avere questi requisiti nella regione. Una tale predisposizione ad accogliere Megaships consente di intercettare al meglio i traffici provenienti da Suez. Uno dei motivi di connessione tra Dubai e Suez non è solo la relazione geografica ma anche la capacità di entrambi di ospitare le grandi navi. Tale capacità di accoglienza risulta ancora più rilevante considerando che gli orderbook al 2015 prevedono un aumento, entro il 2018, della flotta container pari al 7% circa con il dato che sale al 72% se consideriamo la fascia delle megaship da 18-21mila Teu e il 20,7% per la flotta da 13 a 18mila TEU. Quindi si prevede che il traffico già rilevante nell area si intensificherà ulteriormente. Tabella 4 Performance del porto di Jebel Ali Mln TEU 11, ,28 13,64 15,2 Fonte: elaborazione SRM su dati DP World, 2015 Dubai si sta preparando anche a divenire retroporto di quest area del Mondo, un vantaggio significativo per il porto è, difatti, la sua posizione all interno della Jebel Ali Free Zone, la principale free-zone industriale nel Medio Oriente. Fondata nel 1985, essa attualmente ospita più di imprese attive nella produzione, nel commercio, nella logistica e in una vasta gamma di settori industriali e di servizi dedicati. 21

22 Le aziende situate nella free-zone possono godere dei vantaggi del facile accesso alle infrastrutture portuali di Jebel Ali ed i privilegi della zona franca. Khalifa Port Khalifa Port, lo scalo principale di Abu Dhabi, è stato ufficialmente inaugurato il 12 dicembre Il porto è fondamentale per il megaprogetto dell Abu Dhabi Ports Company ADPC, che prevede la Khalifa Industrial Zone Abu Dhabi (Kizad), la cui area A è costituita di 51 chilometri quadrati. Khalifa Port offre un accesso diretto a tutte le imprese che si insediano in Kizad. Il megaprogetto creerà a regime più di posti di lavoro, contribuendo al 15% del Pil non petrolifero dell Emirato entro il Con l inizio delle operazioni commerciali in unico terminal container semi-automatico al Khalifa Port, Abu Dhabi ha registrato un traffico cargo da record, arrivando a movimentare, nel 2014, oltre 1,1 mln di TEU. Costruito su un isola portuale artificiale con una superficie che si estende su 2,7 km di chilometri quadrati, dispone delle più moderne tecnologie ed è in grado di accogliere le più grandi navi container. La capacità annuale iniziale della prima fase del porto è di 2,5 milioni di TEU di traffico di container e di 12 milioni di tonnellate di merci varie. Esso offre connessioni internazionali dirette con più di 50 destinazioni nel mondo e ha accordi con più di 20 Shipping Lines. Attraverso una fase di sviluppo graduale, il porto è destinato a crescere fino ad arrivare ad una capacità di 15 milioni di TEU di traffico container e 35 milioni di tonnellate di merci varie entro il Mina Al Hamriya Nel 1975 il governo di Dubai ha iniziato a sviluppare la nuova struttura portuale di Mina Al Hamriya. Ciò è stato in parte dovuto all aumento dell attività commerciale di Dubai. Mina Al Hamriya svolge infatti un ruolo chiave nel facilitare i movimenti merci non containerizzate tra Dubai e i Paesi del Golfo, dell Asia meridionale e dell Africa orientale. Si compone di 14 attracchi che sono attualmente in fase di modernizzazione per creare una più avanzata struttura per il trasporto delle merci. Mina Al Hamriya è gestito da DP World sotto il co-brand della Emirates Ports Company. Merci alimentari, pezzi di ricambio di automobili e bestiame, caratterizzano la maggior parte del commercio attraverso questo porto che al momento è in fase di espansione per l estensione della banchina commerciale. Tali piani di modernizzazione includono infatti l estensione delle banchine per accogliere navi più grandi, ampliando il cortile utilizzato per il mantenimento delle tradizionali imbarcazioni in legno denominate dhow e riqualificando il molo dei pescherecci e la costruzione di un centro per i pescatori. Questa espansione è volta a rafforzare la capacità tradizionale di Mina Al Hamriya e sfruttare la posizione strategica del porto, nel centro di Dubai.Anche lo sviluppo del molo dei pescatori avrà un nuovo pontile lungo metri con una capacità di attracco di 225 imbarcazioni da pesca, così come una speciale marina di 300 metri per dhow tradizionali. Il progetto prevede inoltre l ampliamento delle banchine esistenti e il potenziamento di tutte le strutture. Fujairah Port Fujairah Port è strategicamente situato sulla costa dell Oceano Indiano degli Emirati Arabi Uniti, al di fuori dello stretto di Hormuz, vicino alle vie marittime est-ovest. La sua posizione si presta a linee di navigazione con elevati volumi di trasbordo e rappresenta una piattaforma eccellente per servire l intera regione del Golfo, il subcontinente indiano, il Pakistan, l Iran, il Mar Rosso e l Africa orientale. La crescente importanza strategica di Fujairah come hub per il rifornimento del petrolio greggio, nonché come deposito e bunker di rifornimento per le navi, sta attirando un numero crescente di compagnie marittime da tutto il mondo. Il suo vasto ancoraggio è visitato da petroliere, navi da carico, navi da crociera e persino sottomarini. Un ancora maggiore espansione è ora possibile grazie all oleodotto completato ad Habshan, consentendo le esportazioni del greggio evitando il passaggio dallo Stretto di Hormuz. L oleodotto rappresenta un importante progetto che sta dando ad uno degli Emirati più poveri, tradizionalmente dipendente da sussidi, una forte opportunità di crescita. Sulla sottile striscia di terra che separa il mare dalla montagna alle spalle del porto, stanno infatti nascendo decine di serbatoi di proprietà di aziende che comprendono la Emirates National Oil Company, Emirates Petroleum Products Company e Vopak Horizon. La capacità di stoccaggio risulterà triplicata entro il 2015, quando è previsto che saranno utilizzati più di 360 serbatoi contenenti 13,3 milioni di metri cubi di prodotti petroliferi. 22

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