Discendente d una dinastia millenaria Domenico Pallavicino rappresenta con classe il piccolo stato, costola della Repubblica di Genova

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1 Novembre 2012 anno 3 - n 24 5 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% CB-NO /GENOVA n.24 anno 2012 MENSILE DI ECONOMIA, politica E CULTURA IN LIGURIA politica scajola dietro l'angolo a pag. 12 porto No alla spending review a pag. 14 derby Match Garrone-Preziosi a pag. 28 Discendente d una dinastia millenaria Domenico Pallavicino rappresenta con classe il piccolo stato, costola della Repubblica di Genova Il saggio principe console di Monaco

2 I rottami della Seconda Repubblica editoriale PAOLO LINGUA è da presumere che tra qualche C mese, se le cose andranno avanti così, più che i rottamatori a galleggiare sul mare agitato della politica italiana ci saranno solo i rottami della stessa. Ma, a differenza della Francia della IV Repubblica del 1958, non c è un De Gaulle all orizzonte. Mario Monti ha certamente molti aspetti della sua personalità che ne fanno un possibile traghettatore e un abile timoniere lungo una rotta procellosa. Al prestigioso professore della Bocconi manca però il carisma weberiano della leadership assoluta: è un supertecnico, ma non ha il respiro del leader politico. Può al massimo, come male minore, allungare i tempi del suo ruolo di commissario, sia come Capo del Governo, sia come Capo dello Stato per mancanza di antagonisti validi e soprattutto se il risultato delle urne, che potrebbero anche aprirsi a febbraio, ci offrirà un Parlamento ingovernabile. L orizzonte, anche in questa prospettiva, non è chiaro. La realtà nuda e cruda è che al Senato e alla Camera si aggirano, si agitano e straparlano in preda a una babelica confusione mille parlamentari che sono la realtà residuale di vent anni di transizione, tanto è durata la cosiddetta Seconda Repubblica. È una truppa sgangherata e confusa, resa autoreferenziale dal fatto che non esistono più strutture di partito degne di questo nome, ma solo assemblaggi senza regole e senza gerarchie, con vorticosi passaggi da un fronte all altro, dietrofront e correzioni. Basterebbe riflettere sugli stop and go di Silvio Berlusconi o le acrobazie di Pier Luigi Bersani che punta all alleanza strategica con l area di centro di Pier Ferdinando Casini per poi blindarsi in un blocco sinistra con il Sel di Nichi Vendola. A destra, dopo il crollo di tre Regioni che raccolgono venti milioni di italiani, il Pdl si dibatte tra le incertezze del suo fondatore, le risse tra colonnelli e le ardue alleanze con la Lega Nord in Lombardia e il meridionalismo clientelare del Sud. Lo stesso Berlusconi, dopo la condanna, ha già cambiato opinioni e tattica due o tre volte: e non si sa ancora quante capriole ci riserverà, di giorno in giorno. Pure a Casini, allineato e coperto dietro al Governo Monti, non riesce la federazione moderata: si squaglia Fini, danzano Montezemolo e il giornalista Giannino, c è andirivieni verso il Pd, i tecnocrati vogliono essere cooptati come salvatori della Patria, ma non se la sentono di combattere. Nello stesso tempo, nessuna riforma decolla. L Italia avrebbe bisogno di abolire, o ridimensionarne differenziando le funzioni, di una delle due Camere, frutto d un eccesso democraticistico dei Costituenti; dovrebbe chiarire ruoli e funzioni di Governo e Parlamento, aumentando i poteri dell esecutivo e del Presidente del Consiglio in particolare. Dovrebbe darsi nel campo delle scelte strategiche economiche normative che consolidino il decisionismo. I tempi morti, la burocrazia e l incrociata giurisprudenza amministrativa e ordinaria sono inconcepibili con un economia globale e con la crisi che incombe. A livello nazionale si tentenna, ma a livello locale basta un comitatino di fanatici (magari anche interessati) per mettere a fuoco la fragilità delle istituzioni decentrate (Comuni e Regioni) e congelare per decenni scelte che, in un momento di crisi economica, vanno prese in tempi stretti per afferrare l occasione. Con il marxismo sovietico, ma anche con i sogni terza forzisti in economia, sono finiti i piani decennali e ventennali e le buroprogrammazioni. Poi occorre una legge elettorale decente, che non ci faccia perdere la faccia di fronte al mondo civile. Ora, come sostiene da sempre il maggior politologo italiano, Giovanni Sartori, ci sono due leggi più che buone: quella francese (forse la migliore) ovvero l uninominale a doppio turno e quella tedesca (eccellente sinora) con la proporzionale corretta dallo sbarramento al 5%. Ma noi siamo la patria del mattarellum e del porcellum, caotiche, assurde e bizantine normative che hanno il solo scopo di tenere in vita una nomenclatura asfittica. Berlusconi ondivago, Bersani a zig zag mentre sulle future elezioni incombe l ombra del porcellum 3

3 24 In copertina Domenico Pallavicino ritratto da Marcello Scavo sommario PUNTI EURO Differenzi 1 Premio Crociera per due persone Risparmi Porta i tuoi rifiuti alle Isole Ecologiche e avrai uno sconto sulla TIA! E inoltre, i cento cittadini che a fine anno avranno più punti riceveranno fantastici premi. 4 Premio Abbonamento annuale cartaceo 5 Premio Abbonamento annuale rete AMT 6 Premio Buono acquisto da 250 editoriale I rottami della Seconda Repubblica di Paolo Lingua 03 l economista - Corruzione e secoli di furbizia di Mario Margiocco 06 la finestra sul mondo Vittoria scontata, nonostante i media di Luciano Clerico 09 politica Ma poi funziona la Regione dimagrita? di Caffaro Di Rustico 10 politica Il sentiero stop and go di Claudio Scajola di Paolo Lingua 12 porto - I porti italiani scampano alla spending review di Simone Gallotti 14 il ritratto Domenico Pallavicino di Paolo Lingua 16 economia&finanza - Il presidente dal prudente ottimismo di Paolo Lingua 20 professioni Star mondiale l architetto velista allievo di Piano di Bettina Bush 22 professioni L avvocata del diritto alla bellezza di Bettina Bush 26 sport Palla al centro per Garrone e Preziosi di Maurizio Michieli 28 storia La nostra storia va in TV di Franco Manzitti 32 a levante Acam, quando l energia si sgonfia di Filippo Paganini 34 letteratura La colazione celtica degli eroi di Joyce di Stefano Tettamanti 38 danza Danza di stagione di Monica Corbellini 40 arte - Il Viaggio intorno all uomo di Steve McCurry di Linda Kaiser 42 la nota d arte Mirò tra Parigi e Maiorca di Linda Kaiser 45 appuntamenti - Dalla Borgogna del vino, al cinema di Roma di Jessica Nicolini 46 turismo La fattoria degli animali di Valentina De Riz 48 enogastronomia La Barbera storia e fortune di Renzo Tebano 50 golf Gli obiettivi del golf Colline di Gavi di Isabella Calogero 52 lusso Come è elegante la valigia del medico di Valentina De Riz 54 bitgeneration Nativi digitali? I bambini sono 2.0 di Fabrizio Cerignale 56 agenda di Jessica Nicolini 58 7 Premio 150 in buoni spesa Coop 2 Premio Cabina estiva - San Nazaro, Corso Italia 3 Premio Bicicletta in alluminio riciclato 8 Premio Tenda Quechua 2 second for 2 9 Premio Set da pranzo 1 tavolo + 4 sedie dal 10 al 19 premio Confezione Buona Tavola Direttore responsabile Paolo Lingua Redazione redazione@ilpotere.it tel Impaginazione Matteo Callegaro Progetto grafico studio Fa.Ma. Stampatore Ditta Giuseppe Lang arti grafiche srl Via Romairone Genova Editore Edizioni Liguri srl via XX Settembre 41/ Genova Iscrizione Roc Come abbonarsi: 9 numeri euro 30 pagamento tramite c/c postale n o bonifico bancario IBAN: IT51 Q intestato a Edizioni Liguri Srl Tel Fax redazione@ilpotere.it dal 20 al 100 premio borsa per la raccolta differenziata 5

4 opinioni l economista mario margiocco corruzione e secoli di furbizia Mario Margiocco, genovese, giornalista esperto di economia internazionale. Nell Italia dei furbi c è anche una Corte Costituzionale che si pronuncia in modo curioso. G li ultimi inesauribili e disarmanti scandali delle varie caste e castine che hanno infeudato politica e amministrazione hanno rilanciato e fatto riformulare teorie su come e perché abbondino in Italia, rispetto ad altri paesi, casi di chi più che servire si serve senza ritegno al tavolo del denaro pubblico. Può essere utile riflettere su qualcuna di queste teorie. Completandole con qualche caso di cronaca che non ha ricevuto il peso che merita. Una teoria sottoscritta da più parti, e riformulata a inizio autunno da un veterano dell accademia e della politica come Alberto Asor Rosa, uno dei nomi più belli mai risuonati in Italia, dice che la morale pubblica è stata tenuta insieme bene o male dai partiti politici tradizionali, nell Italia del dopoguerra. Poi sono venuti craxismo e berlusconismo, principali aberrazioni, e adesso ecco i risultati. Magari fosse così. Vorrebbe dire che il male, o la sua recrudescenza, tutto sommato sono recenti. Quindi il bisturi non ha bisogno di essere troppo affondato. E risulterebbe quindi non traumatico togliere quell infezione che impedisce a tanti italiani, una volta fuori dalla cerchia familiare, delle amicizie, e del paese (inteso come campanile), di avere un concetto chiaro di bene comune, su scala nazionale, e di rispettare quindi in genere quelle norme (le leggi) che il bene comune garantiscono o, fossero scritte e pensate meglio, dovrebbero garantire. In realtà il male è molto più antico. Fascino e maledizione dell Italia, scoprivano i grandi viaggiatori del Settecento quando davvero si diffuse il gusto e la necessità di definire i caratteri nazionali. L Italia è il paese dove il termine furbo è pronunciato con rispetto, annotava Jean-Pierre Grosley a metà Settecento. Osservazioni simili faceva 20 anni dopo J. Wolfgang Goethe. I viaggiatori scendevano in Italia alla ricerca della classicità e vi trovavano les sauvages de l Europe. Montesquieu, poco amico dei monarchi assoluti, veniva in Italia a studiare le repubbliche, quella genovese e quella veneta, ma trovava subito Genova, nei rapporti di potere e nell amministrazione della giustizia, più simile ad Algeri che ad una grande città europea. Ovunque i viaggiatori del Settecento trovavano un permanente laissez-faire morale e giuridico. Ici, ce qu il y a de corruption tient à une très grande faiblesse de caractère, à une très grande dégradation politique, scriveva Mme de Staël, grande precorritrice degli studi sulle nazioni europee, nei primissimi anni dell Ottocento. E il Leopardi il tutto raccoglieva e ordinava nel suo magistrale Discorso sopra il costume presente degli italiani. C era nel Leopardi un secolo e oltre di riflessioni sull Italia. Questo per dire che certi consiglieri regionali satrapeschi di questi giorni hanno dei precursori, e il fatto che ciò che altrove è un eccezione in Italia sia una frequente eccezione ha antecedenti storici lontani e precisi. Visto che il male è così antico, non si può fare nulla? No, no, si può e si deve fare molto. Però non è semplice. Non è semplice anche perché nel paese che ha gli alti funzionari pubblici meglio pagati del mondo occidentale, e una Magistratura che a parte i livelli iniziali non può lamentarsi, c è anche una Corte Costituzionale che si pronuncia in modo curioso. A metà ottobre, con tempismo e rapidità rari e invidiabili, ha decretato che la riduzione temporanea di stipendio per la quota eccedente i 90mila euro lordi annui a 26mila tra alti funzionari e magistrati decisa con la legge 122 del 2010 è incostituzionale. Perché, in sostanza, equivale a un imposta che i dipendenti privati non hanno. Ora si dà il caso che i dipendenti pubblici di questo livello abbiano a differenza dei privati un rischio disoccupazione infinitamente minore. Si dà il caso poi che i pensionati, pubblici e privati, abbiano sotto forma di contributo fiscale straordinario che scatta a 90mila euro una decurtazione decisa dalla legge 111 del 2011 del tutto simile a quella dei dipendenti pubblici. Se la disparità è la base per l incostituzionalità, come sembra, è una disparità del tutto formale e relativa. Se questa è la più alta Magistratura, l inevitabile cuore giuridico cioè di un rinnovato collettivo movimento di risanamento morale, teniamoci forte. bébert Ma chi ha colpa del rio straripato Era chiaro il pensiero del Marchese Cremisi: Gli innocenti vanno assolti. I colpevoli vanno puniti. Il Rio va imbrigliato. Se mancano gli scudi li chiediamo all Imperatore Burlamacco I Consoli dei Placiti s erano riuniti a giudizio. Fuori delle cupa stanza dai seggioloni neri c erano il boia, i suoi aiutanti, il bargello e gli armigeri con spade ed alabarde. Decisero che, per il momento, non era il caso di trasferire scrivani e uomini di penna del Dogato al Tribunale dell Inquisizione, anche perché l archiepiscopo, prudentissimo, aveva mandato un messaggio al Doge, il taciturno Marchese Cremisi, facendogli sapere che non era il caso di consegnare gli accusati alle pesanti torture: tratti di corda, funi, fruste, ferri roventi. C era poi il rischio di dover bruciare in piazza la Regina Martella, spodestata dal Marchese Cremisi, tutt ora libera sia pure all interno d un castello munitissimo. I dubbi si accatastavano sul nero tavolone dei Consoli dei Placiti: oscuri negromanti e stregoni avevano evocato demoni spiriti malvagi per far uscire il Rio Fereggiano dal suo corso l anno prima. E i maghi del Dogato si erano sbagliati, avevano denunciato il falso, sperando che il Rio, bizzarro e capriccioso, non allagasse l intera vallata? Alcuni dei Consoli, sia pure senza passare gli imputati al braccio secolare, puntavano sulla tortura. Ma il frate Gallese, confessore del Marchese Cremisi, avrebbe consentito di straziare il povero sceriffo Sindone accusato di aver subornato auguri, maghi e scrivani? Si poteva permettere di applicare tratti di corda sulla pubblica piazza la Regina Martella o Ser Pipistrello il suo Viceré? Il frate Gallese avrebbe puntato piuttosto a una processione pubblica di espiazione, con canti e gli accusati scalzi, con il saio compresa la Regina Martella a trascinare grosse croci per poi finire tutti in una grossa osteria che era gestita dai giovani traviati poi redenti dallo stesso frate Gallese. I Consoli chiesero consiglio al Doge. Il Marchese Cremisi si strinse nelle spalle. Il suo pensiero era chiaro: Gli innocenti vanno assolti. I colpevoli vanno puniti. Il Rio va imbrigliato. Se mancano gli scudi li chiediamo all Imperatore Burlamacco. Il più anziano dei Consoli lo interruppe: Ma come si fa a capire chi è colpevole o innocente? Il Doge non fece una piega: Tocca ai magistrati scoprire la verità. I Consoli alzarono gli occhi al cielo. Eravamo sempre al punto di partenza. Ma dobbiamo torturarli? Il Doge impassibile: Se è possibile no, se è impossibile sì. Se sono innocenti non è bello. Se sono colpevoli è una soluzione estrema. Tutto quello che è lecito non è illecito. Ma il dolo va punito. Gli innocenti vanno liberati. I giudici devono giudicare, altrimenti che giudici sono? I Consoli dei Placiti avevano voglia di dare la testa nel muro. Nel frattempo giunsero i messi dell Imperatore Burlamacco: nelle casse imperiali non c era il becco d un quattrino. Senza soldi non s imbriglia recitò il Marchese Cremisi Ma dove si trovano i soldi? Mah! L Archiepiscopo propose una novena Contra pluviam. Il Frate Gallese insisteva però per la processione con prostitute, giullari, mendicanti, lebbrosi. La Regina Martella non aveva voglia di marciare scalza con il saio e con la croce sulle spalle. Lo sceriffo Sindone avrebbe portato anche la croce pur di evitare la pubblica tortura. Novena e processione decise il Marchese Cremisi e si mise in marcia dopo essersi gettato la sacca del pellegrino sulle spalle. 6 7

5 la finestra sul mondo Luciano Clerico VITTORIA SCONTATA, NONOSTANTE I MEDIA E Luciano Clerico, caposervizio ANSA è stato a lungo corrispondente dagli Stati Uniti. Le televisioni della Liguria canale 13 canale 88 canale 216 canale 292 canale 189 canale 113 canale 609 cco le dieci ragioni che lo hanno riconfermato alla Casa Bianca Non vorrei sembrare presuntuoso, ma sapevo che Barack Obama avrebbe rivinto le elezioni. Lo sapevo fin da quando i repubblicani si sono rassegnati a candidargli contro Mitt Romney. Per quanto l elettorato americano sia prevalentemente conservatore, e forse avrebbe votato volentieri contro il presidente nero, un candidato come l ex governatore del Massachusettes non poteva convincere la maggioranza degli elettori. Per ragioni banali: troppo ricco; troppo mormone ; troppo scolastico nella sua preparazione. Per vincere in ultima analisi ci voleva carisma, più di quanto Romney ne potesse disporre. Mentre Obama di carisma ne ha da vendere. Se poi a questo aggiungiamo le tre o quattro gaffe repubblicane compiute nel corso della campagna elettorale, ecco che i conti tornano: parlando fuori onda, Romney si è lasciato beccare a microfoni accesi mentre diceva che i poveri non gli interessano; parlando in TV contro l aborto, un suo sostenitore, Richard Mourdock, è arrivato di fatto a legittimare lo stupro; parlando di terrorismo, Romney ha accusato Obama di non aver fatto abbastanza, anzi. Facile per l avversario replicare ricordandogli la cattura e la morte di Osama Bin Laden. Barack Obama, però, non ha vinto solo per la debolezza intrinseca dell avversario. Ha vinto anche perché, nonostante le molte promesse non mantenute, la sua amministrazione alcuni risultati di rilievo li ha raggiunti e li ha potuti legittimamente spendere in campagna elettorale. Eccone dieci, che hanno convinto sia gli indipendenti, sia i giovani. 1. Ha creato in 4 anni, dati alla mano, 5,4 milioni di posti di lavoro. 2. La riforma sanitaria da lui introdotta ha cominciato a produrre i suoi effetti: almeno 17 milioni le famiglie che hanno già potuto beneficiarne. 3. Ha posto fine alla guerra in Iraq. 4. Ha salvato l industria automobilistica, garantendo un milione di posti di lavoro in un area non solo simbolica come Detroit. 5. Ha introdotto i primi criteri di una riforma finanziaria inevitabile sul medio termine, alla quale Wall Street si oppone. 6. Ha aperto alle tematiche sui gay e ha abolito la norma che vietava a un soldato omosessuale di dichiararsi tale, la cosiddetta Don t Ask Don t Tell. Negli USA era percepita come ipocrita anche da gran parte dell elettorato repubblicano. 7. Ha raddoppiato i fondi statali per borse di studio a favore di studenti meritevoli (i Pell Grants). 8. Ha abbassato le tasse per la classe media: per un reddito annuo di 50mila dollari, tagli fiscali per dollari. 9. Ha spinto molto sulla green economy e in particolare ha introdotto standard di fuel efficiency, per incentivare l uso di auto a basso consumo: gli effetti di questi standard sono percepiti nei fatti dall automobilista medio americano ogni volta che va a fare il pieno. 10. Ha introdotto una norma, molto sentita negli USA, tale per cui a parità di lavoro una dipendente donna percepisce l equivalente del suo collega uomo (non era così prima del Lilly Ledbetter Fair Pay Act). Se è vero che questa volta la vittoria passava attraverso la conquista del voto moderato-indipendente, questi dieci punti hanno sicuramente pescato in quella direzione. Gli analisti del voto passeranno alla lente di ingrandimento i flussi elettorali Stato per Stato. Ma il risultato finale, 332 a 206, era da dare per scontato fin dal giorno in cui Mitt Romney aveva detto all America: Corro anch io. La lotta sul filo di lana nei fatti non c è mai stata, Obama si è imposto anche in Stati tradizionalmente repubblicani come la Virginia, e ha fatto il pieno nel Midwest. Lo hanno votato soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni: 69 su 100. Molti di loro vengono da famiglie repubblicane. Eppure il presidente nero è apparso loro molto più in linea con il loro tempo che non l avversario. Romney, e tutti i repubblicani, farebbero bene a chiedersi il perché. 9

6 politica Giovanni Paladini Nasce a Piazza al Serchio (Lucca) il 12 luglio 1957, dopo aver preso il diploma magistrale entra in polizia dove diventa Ispettore Superiore Sostituto Commissario e anche segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomi di Polizia, dopo essersi congedato entra in politica nel 2008 nelle file dell Italia dei Valori dove viene eletto nella circoscrizione Liguria, alla Camera ha fatto varie proposte di legge riguardanti la Polizia, nello stesso anno ha partecipato al film Capitan Basilico nel ruolo di questore. N el 2015, quando entrerà in funzione il nuovo Consiglio della Regione Liguria,le strutture istituzionali, salvo modifiche dell ultimo momento, risulteranno sensibilmente dimagrite : i consiglieri scenderanno da quaranta a trenta (più il Presidente della Giunta) e gli assessori scenderanno da dodici a sei. Gli assessori cosiddetti esterni, cioè non eletti, non potranno essere più di tre. Di conseguenza anche altri uffici, dalla presidenza dell assemblea alle commissioni, saranno piallati. La Regione ha accolto le indicazioni del Governo che, curiosamente, riguardano le Regioni a Statuto Ordinario. Ma le Regioni a Statuto Speciale per ora non vengono toccate nei loro assurdi privilegi, in particolare la Sardegna e la Sicilia che sono quasi una vergogna. Viene la voglia di aggiungere che in un certo senso aveva ragione il vecchio leader ligure della Dc, Paolo Emilio Taviani, che delle Regioni come istituzioni diffidava e che riteneva assurde quelle a Statuto Speciale, vere e proprie sacche di privilegi, per non dire qualcosa di più pesante. Il presidente della Regione, Claudio Burlando, che potrebbe anche fare il tris nel 2015, di fronte alla manifestazione, apparentemente compatta e trasversale, di autodecurtazione, ha storto il naso. Talleyrand, dopo la Restaurazione, ammoniva i suoi prefetti Soprattutto non esagerate con lo zelo. Non aveva torto. Ma poi funziona la Regione dimagrita? Caffaro di rustico Non è sufficiente tagliare qualche assessore per salvare il bilancio degli enti locali, necessario è migliorare l efficienza di tutta la struttura amministrativa Non è che tagliando un assessore o un consigliere, o alienando un auto blu, che si salva il bilancio dello Stato o degli enti locali. La razionalizzazione e l efficienza gestionale discendono dalla preparazione, l'opinione Il presidente Claudio Burlando ha espresso le sue perplessità nei confronti del dimezzamento di consiglieri e assessori. Foto Beppe Borrone dalla professionalità, dalla cultura amministrativa degli eletti della politica. Gli sprechi di cui nessuno parla sono altrove: nella scarsa selezione del personale amministrativo, nella sua mediocre organizzazione, nella bassa produttività Marylin Fusco Nata a Finale Ligure il 17 aprile 1973 si è laureata in giurisprudenza presso l Università degli Studi di Genova. Nel 2007 viene eletta, nella liste dell Ulivo, consigliere comunale del Comune di Genova. Nel 2008 aderisce all Italia dei Valori e nel settembre dello stesso anno viene eletta coordinatrice regionale delle donne. Nella primavera del 2009 si candida alle elezioni europee nel collegio Nord-Ovest. Nel giugno del 2009 diventa capogruppo dell Italia dei Valori nel Consiglio Comunale di Genova. Dall aprile 2010 è in Regione come Vicepresidente e Assessore all Urbanistica e alla Pianificazione Territoriale, caiche da cui s è recentemente dimessa. che porta a scelte in tempi paradossali e nello scarico sistematico delle responsabilità. Invece, come adombra giustamente Burlando, si rischia la quasi paralisi per mancanza di personale politico. Ma si rischia di far perdere alle assemblee elettive la loro efficienza e il loro ruolo (legislativo e di controllo). Aumenteranno i poteri degli esecutivi? O crescerà il torpore burocratico. Il furore iconoclasta d una opinione pubblica qualunquista (o poujadista) si compiace delle proprie vendette contro la cosiddetta casta che non fa nulla per recuperare terreno e credibilità, ma si accontenta però, come in tutti i movimenti irrazionali, solo d un pugno di mosche. Più dispetti che giustizia. opinioni Il labirinto dell Idv L a vicenda, ancora molto intricata e per il momento nelle mani della magistratura, sul presunto scandalo del porto turistico di Ospedaletti che ha portato alle dimissioni traumatica di Marilyn Fusco da vicepresidente della Giunta Regionale, ha aperto contestualmente una serie di pesanti quesiti di natura squisitamente politica. Quale sarà il ruolo dell IDV in Liguria nei prossimi mesi? Il movimento che fa riferimento ad Antonio Di Pietro ha avuto situazioni controverse in molte regioni italiane ( i maligni insinuano che è stato un partito messo insieme in frett e furia,raccogliendo dovunque truppa eterogenea, vedi Scilipoti ), ma in Liguria si è sfiorato il dramma. Durante l amministrazione Vincenzi si era andati su casi specifici, sulla soglia della rottura (progetto Lido, per esempio), poi con la Vincenzi era scoppiato l idillio, al punto che, con la doppia vittoria di Marco Doria (primarie e Comune), l Idv s era fermato all appoggio esterno, con scarso entusiasmo, sino ad arrivare al voto contrario nella drammatica seduta in si era approvato l aumento dell Imu. C era un aspetto pendolare nellì Idv ligure: rapporti tesi, se non ostili, a Palazzo Tursi e invece un entente cordiale nel Palazzo di Piazza De Ferrari. Ora, dopo il caso di Ospedaletti e con il rilancio del ruolo di Nicolò Scialfa, nuovo vicepresidente della Regione, anche all interno del partito la situazione s è fatta intricata. Giovanni Paladini e Marilyn Fusco, marito e moglie nella vita reale, per difendere la loro leadership debbono giocare indifesa. Ma come si schiereranno i liguri dell Idv se si dovesse arrivare a una spaccatura? Scialfa ha una vecchio collegamento, da vecchio siciliano, con Leoluca Orlando. Ma diventerà un asse nazionale? Scialfa non ama neppure Grillo e il grillismo. Saleranno in avvenire alleanze e progetti? Ai posteri l ardua sentenza. c.d.r

7 politica l opinione PAOLO LINGUA Il sentiero stop and go di Claudio Scajola Sul piano ideologico e strategico, alla fin dei conti, non gli sarebbe dispiaciuta la costituzione d un asse Alfano- Casini È ormai certo che se supererà l impasse mediatico-giudiziario l ex ministro scenderà in campo alle prossime elezioni politiche L a vicenda del Pdl, che presenta colpi di scena (più o meno razionali) ogni giorno, assomiglia alla rotta d un veliero che ha perso il timoniere e che procede a zig zag tra scogliere aguzze. La condanna di Silvio Berlusconi, d impatto psicologico-mediatico, con le relative reazioni a catena da parte del Cavaliere e la pesante sconfitta alle elezioni regionali siciliane hanno scompaginato un accampamento già in preda alla confusione... Per ora ma il veliero è ormai una cage aux folles tra infiniti colonnelli, ma anche tenenti e capitani, che si azzuffano pare di intravvedere due linee politiche. Da una parte Berlusconi tende a dar vita a uno schieramento nel quale si impongono le linee d un centrodestra più radicale e sempre più populista, alleato della Lega Nord. Dall altra, attorno ad Alfano, si aggrega uno schieramento dove prevalgono ex Dc dorotei ed ex socialisti che punta più al centro che alla destra e che tenta l aggancio con Pier Ferdinando Casini e con la piccola galassia tecnocratico-moderata che fa riferimento anche al governo Monti. Alfano spera di strappare, se l aggancio gli riuscirà, un potenziale alleato dello schieramento di centrosinistra, dopo le elezioni di aprile. L esercito in marcia, va da sé, vede piccoli protagonisti animati da obiettivi strategici e canaglia solo preoccupata della propria sopravvivenza. Sin qui il quadro nazionale conosciuto. Ma come si pone in questo contesto il centrodestra in Liguria? Per quanto la sua immagine si sia appannata per tutta una serie di vicenda processuali caricate anche di pesanti rappresentazioni mediatiche, il termine di riferimento più complesso e interessante resta ancora Claudio Scajola che tra Berlusconi e Alfano sembra per il momento a metà del guado. Se risentiamo l intervista televisiva rilasciata a Telenord due settimane fa, alla vigilia della condanna e degli strappi successivi di Berlusconi, Scajola, vecchio democristiano di sicuro Dna, aveva fatto capire che, sul piano ideologico e strategico, alla fin dei conti, non gli sarebbe dispiaciuta la costituzione d un asse Alfano-Casini, più consona alla sua indole politica e più spendibile alla luce delle future complesse scelte dei prossimi mesi. Il cuore di Scajola (e anche il suo cervello) batte più al centro che a destra, anche considerando che non ha mai goduto, pure negli anni di maggiore auge, della simpatia della Lega Nord, dei fascisti pentiti e soprattutto di Tremonti e della guardia pretoriana più accanita a far quadrato attorno al Cavaliere (Santanchè, Bondi, Dell Utri ecc.): una congrega dalla quale pare staccarsi in questi giorni anche un abile opportunista come Fabrizio Cicchitto, ex socialista. La riprova di questa linea che è anche una ammissione ideologica di lungo respiro, la si trova in uno scritto di questi giorni dedicato all economista Piero Melograni. Scajola nota una frase famosa dell economista: Il salario reale di un operaio in un secolo è cresciuto di otto volte in Italia. Ma quello che conta non è tanto la redistribuzione della ricchezza nazionale, quanto invece la sua crescita Scajola cerca appiglio (Colletti, Pera, Melograni, persino lo stesso Baget Bozzo) nel pensiero cattolico-liberale di centro, una sorta di riformismo alternativo alla storica impostazione del Pci sull asse Gramsci-Togliatti, una ganascia alla quale si sottrasse in parte Nenni e poi in modo più deciso Craxi per quel che riguarda l area socialista riformista, un area a cavallo tra democraticismo cristianosociale e laburismo che fu il cavallo di battaglia di Tony Blair e al quale guarda, pragmaticamente, anche Matteo Renzi. Certo, Scajola non lo dice apertamente, ma questa visione moderato-riformista non è facile da conciliare con la Santanchè e con gli ex An. Scajola punta a superare l attuale impasse mediatico-giudiziaria per riappropriarsi della leadership ligure. Ci sono indubbiamente molti ma e molti se, soprattutto legati alle indagini della magistratura. La cosiddetta tangente brasiliana sembrerebbe una bufala legata al regolamento feroce di conti al vertice della Finmeccanica, così come sembra impallidita la questione del porto turistico di Imperia. In parole povere: se Scajola avrà via libera, pianterà solide tende anche a Genova per una campagna elettorale all ultimo sangue. Resta da capire quale sarà l esercito e quali saranno i gonfaloni e i generali. Ma sembra questo un destino comune a tutta l Italia. Si vive ad horas. L ex ministro Claudio Scajola vicino a Michele Scandroglio. Foto Beppe Borrone Non ha mai goduto della simpatia della Lega Nord, degli ex An e soprattutto di Tremonti e della guardia pretoriana più accanita a far quadrato attorno al Cavaliere la parabola Polvere e altare Tre volte nella polvere / tre volte sull altar. I celebri versi di Alessandro Manzoni possono adattarsi, fatte le debite proporzioni, a Claudio Scajola. A 64 anni, figlio d un sindaco di Imperia, con un fratello (Alessandro, maggiore di 9 anni) a sua volta sindaco della città e due volte deputato nelle file della vecchia Dc tavianea, ha conosciuto, più d ogni altro componente della sua famigliadynasty, una carriera politica altalenante. Sindaco di Imperia, venne arrestato e indagato per lo scandalo della privatizzazione del Casinò di Sanremo. Assolto con formula piena, al crollo della Prima Repubblica in un primo momento dubitò di Berlusconi e del suo asse con la Lega Nord. Poi passò, come si dice, il Rubicone, e venne eletto per quattro volte deputato, contribuendo con la sua capacità di organizzazione a far vincere al centro destra, al giro di boa del 2000, le elezioni politiche e regionali. Ministro dell Interno, sopravvisse politicamente al disastro del G8, ma una dichiarazione avventata gli costò il posto. Rientrato al Governo, in netta risalita politica, come responsabile dello sviluppo, si dimise di nuovo per la clamorosa vicenda della casa del Colosseo. Altre vicende giudiziarie mediatiche lo hanno condizionato, ma se il polverone si dissiperà, come lui afferma, potrebbe rilanciarsi con le elezioni politiche della prossima primavera

8 porto Il Presidente di Assoporti Luigi Merlo: È stata premiata una battaglia Mentre si discute della riforma il VTE ha aumentato i volumi di traffico I porti italiani scampano alla spending review Simone Gallotti Autorità portuali fuori dalla revisione della spesa. Assoporti: Bene, ma non basta U n punto a favore è stato segnato. Ma c è voluto tutto il pressing possibile, perché il Governo risparmiasse le Autorità portuali dalla famigerata spending review. È stata premiata una battaglia che abbiamo combattuto in questi mesi per difendere l autonomia delle autorità portuali conferma il Presidente di Assoporti Luigi Merlo, anche se per ora i punti positivi finiscono qui. Il rapporto tra il mondo portuale e il Governo non è sempre così sereno, anzi l esecutivo su molte questioni sembra giocare a elargire con una mano e a togliere con l altra. Tanto che Merlo prima di esultare preferisce leggere bene il testo del decreto. Assoporti rivendica da sempre anche un secondo passo che per ora tarda ad arrivare: l eliminazione delle Autorità portuali dall elenco degli enti Istat perché dice Merlo solo in questo modo si determinerebbe la piena attuazione del contratto di tipo privatistico dei porti. Anche questa contraddizione è al centro del dibattito sulla legge di riforma portuale. Dopo il via libera del Senato, c è stato l assalto delle audizioni spesso contraddittorie rivela Mario Tullo deputato Pd. E alla Camera proprio il Partito Democratico ha ribadito la dispo- in breve Nel mese di ottobre il Voltri Terminal Europa di Genova ha movimentato teu ( movimenti). Rispetto allo stesso mese del 2011, i volumi sono cresciuti del 10%. I volumi complessivi movimentati dal terminal nei primi dieci mesi dell anno sono cresciuti su base annua dell 8%, dai teu del 2011 a teu di quest anno. nibilità a continuare la discussione ed il confronto sul testo di riforma per arrivare con eventuali modifiche che tengano conto delle audizioni ad una rapida approvazione. Ma tenere conto di tutto sarà impossibile. Il punto più complicato resta il nodo del lavoro: la bozza di riforma lascia le bocce ferme in attesa delle direttive europee che nell arco di breve tempo potrebbero sconvolgere, liberalizzando, il settore dei servizi tecnico nautici. Ma toccare quel nervo, potrebbe voler dire mettere a repentaglio la pace sociale delle banchine. Considerando anche che la spinta per l autoproduzione è sempre forte, con Savona e Genova separate da soli 40 chilometri ma da un abisso di differenze. La legge deve essere migliorativa spiega Tullo una riforma che peggiora la situazione, infatti, non avrebbe senso. E questo lo sapevano anche al Senato, il primo passaggio della legge di riforma. Per il Presidente della commissione infrastrutture di Palazzo Madama, Luigi Grillo, alla fine la riforma dovrebbe vedere la luce, nonostante le difficoltà. Prova sembra essere la disponibilità del Vice Ministro Ciaccia ad evitare la scure della revisione della spesa alle Autorità portuali. Con questo impegno e con questo chiarimento credo si siano create le condizioni per accelerare l iter approvativo della legge di riforma della portualità spiega Grillo. Ma non dice se è una facile previsione o una speranza. k+10% k+8% Volumi / Una portacontainer nel porto di Genova. Volumi 2011/2012 Gianluigi Miazza, nuovo presidente dell autorità portuale di Savona Gianluigi Miazza, cinquant anni, è dal 5 novembre il nuovo presidente dell Autorità Portuale di Savona. Nato a Milano, una laurea in Economia e Commercio conseguita a Genova, Miazza dopo una breve esperienza in studi commercialistici ricopre un primo incarico in Eni Risorse nell area del Personale. Nel 92 entra in Italiana Coke, quindi assume incarichi importanti in TRI prima a Vado Ligure, poi a Venezia e Genova. Nel 2007 diventa amministratore delegato di Funivie Spa e nel 2010 di TAFS. Miazza è il quarto presidente del Porto di Savona e succede al presidentecommissario Cristoforo Canavese giunto al secondo mandato e quindi non più eleggibile fautore di gran parte dei progetti che hanno segnato lo sviluppo del porto savonese, divenuto uno dei cinque più importanti approdi nel Mediterraneo per il settore delle crociere e oggi ai vertici italiani per il comparto rotabili. Conoscitore sottile del mondo portuale, Gianluigi Miazza si presenta al nuovo impegno amministrativo forte del fatto di rappresentare l espressione unanime del territorio e dell ambito portuale dopo la delicata questione dell avvicendamento ai vertici della Port Authority savonese

9 paolo lingua dinastie È, solo in apparenza, svagato, distratto e mondano ma quando è il momento di tirare le fila il principe Domenico Pallavicino, sa riannodare con distaccata eleganza tutti i fili della conversazione nonché di complesse decisioni da assumere anche in tempi stretti H a sempre un aria svagata, quasi distratta, un elegante nonchalance nei confronti dell interlocutore e del mondo intero. C è in Domenico Pallavicino, patrizio genovese, marchese e principe. Ultimo epigono d una famiglia che ha radici quasi millenarie, come i Savoia o alcune famiglie romane già aristocratiche dai tempi dell Impero Romano, è consapevole dei secoli alle sue spalle, ma quando parla cerca di farti capire che la sua non è colpa né merito. Non si sente un privilegiato (ma sa benissimo di esserlo) ma evita autoflagellazioni (qualche caso, anche a Genova, c è già stato) che gli sembrano un po ipocrite. Domenico Pallavicino semmai è sempre preoccupato di non sopraffare l interlocutore; fa di tutto per metterlo a suo agio e poi strizza l occhio se nella conversazione ci scappa una battuta. Poi fa ammissioni da ragazzino (la sua passione per la croccante focaccia genovese, una tentazione alla quale non sa resistere). È un uomo solo, non si è mai sposato, ha tantissimi parenti come capita ai nobili delle grandi famiglie, ma sono tutti cugini lontani. Per cui è gentile, quasi affettuoso con chi lavora per lui e con lui quotidianamente. Cerca affetto e amicizia, tra istinto e diffidenza, tra diplomazia e sorridente e disarmata affabilità. Domenico Pallavicino sa sorridere, ama gli aneddoti e persino i gossip storici delle grandi famiglie, lo incuriosisce tutto quello che la scienza positiva non sa spiegare razionalmente. Non è conservatore, anzi è aperto ai cambiamenti della società e rifugge dai privilegi, nascondendosi nell ironia. Parla del suo incarico di Console Generale del Principato di Monaco che, in una prima fase della sua vita, era valutabile come una onorificenza senza impegno, una cosa più formale che sostanziale, con una certa attenzione, pesando le parole. Il mondo di oggi, anche per via della crisi economica, s è fatto più difficile. Il Principato di Monaco non è più etichettabile lo fa capire con linguaggio diplomatico come paradiso fiscale o come un isola felice di ricchi spensierati. Oggi è un centro finanziario ed economico di livello europeo e mondiale. C è una realtà imprenditoriale italiana, e in particolare ligure e genovese, di forte rilievo. È un centro di cultura e di spettacolo, oltre che, ovviamente, di mondanità. Pallavicino spiega che le società occidentali oggi possono resistere alla crisi grazie ai prodotti di qualità, di eccellenza, sia di nicchia, sia di qualche dimensione quantitativa. Oggi il suo ruolo diplomatico, come Console, non è tanto formale o di presenzialismo festaiolo. È piuttosto un complesso lavoro di collegamento tra interessi che vanno sostenuti e collegati. In fondo, lui, Patrizio Genovese dal XIV secolo, erede di Senatori e Dogi della Repubblica, è consapevole del rapporto storico tra Genova e Monaco, una radice che risale alla fine continua a pag. 19 X Il pan di Spagna è un singolare trofeo storico della famiglia Pallavicino che si deve al cuoco Giobatta Cabona. Elegante e diplomatico, console generale di Monaco a Genova, tessitore di rapporti è nella vita privata generoso e capace di coltivare profondi affetti e amicizie Quando fu inventato il Pan di Spagna Tra i singolari trofei storici della famiglia Pallavicino va annoverata l invenzione del Pan di Spagna, dessert gradevole per la sua leggerezza. Il cuoco cui si deve il tocco creativo passa alla storia come Giobatta Cabona, maestro pasticcere del marchese Domenico Pallavicino, ambasciatore della Repubblica di Genova presso il re di Spagna Ferdinando IV il Savio, tra il 1747 e il Al termine d un pranzo ufficiale del quale il sovrano era l ospite d onore venne presentato il dolce (che veniva preparato con una laboriosa lavorazione in un coccio a bagnomaria, proprio per ottenere la singolare leggerezza dell impasto) che il marchese Pallavicino volle battezzare diplomaticamente Pan di Spagna. Invece gli spagnoli stessi e tutti gli altri in Europa chiamarono quel dessert Pate Genoise ancora per un secolo e mezzo. 16

10 dinastie Da piazza Fontane Marose all incanto della villa di Stresa Il Principe Domenico Pallavicino è un esponente di una delle più antiche ed importanti famiglie della nobiltà italiana e genovese. I Marchesi Pallavicino, di legge longobarda, hanno origine antichissima e sono tra le poche casate in Europa ad avere più di mille anni di storia documentata. In origine formavano con i Marchesi Malaspina, i Marchesi di Massa e i Marchesi d Este da cui discendono i Duchi di Ferrara e di Modena e gli odierni Principi di Hannover un unica famiglia detta Obertenga, dal nome del loro comune capostipite Oberto ( ), Marchese e Conte del Sacro Palazzo. Essi dominarono a lungo su un ampio territorio esteso fra Parma, Piacenza e Cremona che costituì un vero e proprio feudo imperiale autonomo denominato lo Stato Pallavicino. Dai figli del capostipite Oberto ebbero rispettivamente inizio i Pallavicino di Lombardia e i Pallavicino di Genova. Dei Pallavicino di Genova, che nella riforma nobiliare voluta da Andrea Doria furono tra le 28 famiglie che conservarono il loro nome, molti furono gli ambasciatori, i dogi, i mercanti e gli uomini di Chiesa. Studi Il Principe Domenico Pallavicino, dopo gli studi classici, perfeziona lo studio delle lingue straniere e decide di affiancare il padre nella gestione del patrimonio di famiglia, che comprende proprietà immobiliari di notevole prestigio nell Italia settentrionale ed estese tenute agricole. Tra le proprietà immobiliari, spiccano le dimore storiche quali l ottocentesca Villa Pallavicino di Stresa, situata in uno dei luoghi più suggestivi del Lago Maggiore e circondata da un magnifico parco che si sviluppa in un area di circa 20 ettari tra viali fioriti, alberi secolari e un meraviglioso giardino botanico. Nel parco vi è un ampia area riservata dove vivono in ampi spazi naturali più di 40 specie tra mammiferi e uccelli esotici (lama, canguri, daini, zebre, fenicotteri). A Genova, si trovano la Villa Pallavicino delle Peschiere ed il cinquecentesco Palazzo Pallavicino dove egli risiede. Dal 1980 il Principe Pallavicino viene nominato Console Generale Onorario del Principato di Monaco. Cariche È Commendatore dell Ordine dei Grimaldi, Cavaliere d Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Benemerito dell Accademia Ligure di Scienze e Lettere e membro del Decanato del Corpo Consolare di Genova. È anche Presidente Onorario dell Associazione A.G.M. Amitié Gênes-Monaco, costituita nel 2009 con lo scopo di promuovere e sviluppare i rapporti socio-economici e culturali tra il Principato di Monaco e la città di Genova. Inoltre è uno dei soci fondatori della sezione genovese di IDEA Istituto per la ricerca A Palazzo Pallavicino sono stati ospiti i Sovrani di Monaco, la Principessa Margaret d Inghilterra, il Principe e la Principessa di Savoia, il Re e la Regina del Belgio nonché le più alte cariche istituzionali della Repubblica italiana e la prevenzione dell ansia e della depressione di cui si occupa attivamente nella sua carica di Presidente Onorario. Filantropia È quindi molto attivo nel promuovere ed ospitare iniziative culturali di rilievo ed in particolare manifestazioni a carattere benefico. Nel Suo palazzo di Genova, ha organizzato diversi eventi ed ha ospitato personaggi illustri in varie occasioni quali gli stessi Sovrani di Monaco, la Principessa Margaret d Inghilterra, il Principe e la Principessa di Savoia, il Re e la Regina del Belgio nonché le più alte cariche istituzionali della Repubblica italiana. Il Console generale Principe Domenico Pallavicino, il cancelliere Claudio Senzioni e René Novella decano della diplomazia del principato e consigliere personale di Alberto II. I Marchesi Pallavicino, di legge longobarda, hanno origine antichissima e sono tra le poche casate in Europa ad avere più di mille anni di storia documentata del XIII secolo e con legami riannodati infinite volte nei secoli. Il principe sorride: Tra la mia famiglia e i diversi rami dei Grimaldi, nei secoli, ci sono stati circa trenta matrimoni! Sembra una storia infinita. Invece è una storia che continua. Domenico Pallavicino ricorda con amicizia e stima una personalità complessa come Ranieri III, il principe che ha dato una svolta al ruolo di Monaco, all erede, nella continuità istituzionale, Alberto II. Il Console a Genova avrebbe voglia di disquisire sui ristoranti e sulle cantine calibrate dei ristoranti di Montecarlo e della Condamine, dei piccoli negozi del Rocher dove si parla ancora un dialetto che non assomiglia a quello del Ponente ligure, bensì al genovese arcaico come a Carloforte e a Calasetta. Sono i luoghi dove lui ama, con semplicità blasonata, stare con gli amici: stile e un pizzico di disinvoltura. Quel tanto per rompere il protocollo, senza esagerare. Gli eccessi non sono di buon gusto. Un affresco dello storico Palazzo Pallavicino in piazza Fontane Marose a Genova. L antenata cantata dal Foscolo Luigia Pallavicini (o Pallavicino), nata Ferrari era la moglie del marchese Domenico (un nome ricorrente nella famiglia). Nota per la sua bellezza, nell autunno del 1799 cavalcava con amici lungo la spiaggia, allora semideserta, tra Cornigliano (l attuale Fiumara) e Sestri Ponente. Cadde dalla sua cavalcatura è batté il capo su uno scoglio sporgente nella rena, riportando una ferita che le sfigurò una guancia per sempre. Da allora, in pubblico, portava un velo nero che le copriva il volto. Nel marzo del 1800, all epoca dell assedio di Genova da parte delle truppe del generale napoleonico Massena, Ugo Foscolo si fermò, come ufficiale, nel capoluogo ligure. Conobbe la nobildonna e si commosse a quella vicenda, scrivendo la famosa ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. La poesia venne pubblicata poi solo nel

11 Fabio Atzori economia Nasce a Piacenza nel Dopo la laurea in ingegneria meccanica, conseguita al Politecnico di Milano a 23 anni, inizia a lavorare in Ansaldo, dove rimarrà fino al 2000, con il ruolo di responsabile del Servizio Avviamenti e Service. In questi 9 anni accumula una grande esperienza internazionale in Asia, India, Sud America e Medio Oriente. A metà 2000 entra in Alstom e viene inviato in Cile, dapprima con l incarico di Station and Contract Manager, quindi diviene Amministratore delle attività di Service, Esercizio e Manutenzione per quella regione. Nel 2003 approda in Demont come direttore Divisione Industriale. Viene poi nominato Presidente del Consorzio Demont Maintenance, quindi consigliere di amministrazione di Demont, Direttore Generale e Amministratore Delegato del Gruppo, di cui è anche socio. I l panorama economico di Savona e della sua area provinciale, visto che siamo quasi alla fine dell anno ed è tempo di bilanci, mi vede moderatamente ottimista: ci sono segni positivi e prospettive di sviluppo serie e concrete. È sobrio negli aggettivi, l ingegnere Fabio Atzori, presidente dell Unione Industriale di Savona, il cui mandato, per Statuto, scadrà la prossima primavera. Riflette un attimo e poi aggiunge: La realizzazione del progetto di Tirreno Power e la Piattaforma Maerks possono essere considerati ormai progetti in parte realizzati e in parte in via di decollo. Non sono mancati ostacoli, soprattutto politici, ma abbiamo trovato a tutti i livelli istituzionali, politici, Il presidente dal prudente ottimismo imprenditoriali e sindacali una buona intesa e abbiamo fatto un proficuo gioco di squadra. E qui il presidente degli industriali savonesi fa un altra pausa, quasi a sottolineare la soddisfazione per l obiettivo raggiunto. In Liguria, a volte precisa non mancano i veti incrociati, ma, forse perché Savona è una realtà di dimensioni modeste e tutti si conoscono, alla fine è più facile fare il gioco di squadra. Ma se i due progetti hanno centrato l obiettivo, che cosa c è ancora da aggiungere nella colonna dei successi? Atzori annuisce: Se mettiamo accanto a questi successi anche la ottima gestione del porto da parte di Rino Canavese, dobbiamo considerare che i risultati hanno messo in moto un indotto non disprezzabile. Mi soffermo soltanto, perché è un risultato sotto gli occhi di tutti, sul boom del traffico crocieristico. Anche questo è un tipo di realtà econo- L ingegnere Fabio Atzori vede segni positivi e prospettive di sviluppo serie e concrete nel panorama economico savonese e della sua area provinciale Il settore che secondo il presidente degli industriali savonesi ha sofferto di più della crisi è l edilizia, in tutte le sue varie forme mica che produce un indotto destinato a crescere in maniera esponenziale. Tutte le istituzioni puntano a valorizzare la presenza dei crocieristi in partenza e in arrivo e al loro convogliamento presso obiettivi di arte, cultura, turismo collaterale, shopping, gastronomia. Le crociere danno a Savona una dimensione internazionale. La fanno uscire dall ombra per portarla alla ribalta dell attenzione di chi pratica turismo e viaggi. Atzori si sofferma sugli aspetti della crisi economica mondiale e sugli effetti sul territorio ligure in generale e savonese in particolare: La crisi viene da lontano. Sono più di tre anni che ci aggredisce e credo che ce ne vorranno almeno altrettanti per sperare di tornare vicini ai livelli di vita che conoscevamo prima. La crisi ci ha cambiati. Il settore però che ha sofferto di più a mio avviso, dovunque, ma da noi in particolare, è l edilizia. È ferma e in recessione in tutte le sue varie forme: la residenziale, il restauro, le grandi opere. Ma ci sono però anche le questioni connesse a un turismo che segna cali pesanti, a ogni giro di stagione. Atzori non nasconde la sua preoccupazione. Visto che parliamo di edilizia non voglio essere frainteso. Sì, è ovvio, a tutti i progetti che portano reddito, ricchezza e lavoro, ma no alle seconde case. Sono un aspetto, anche se non l unico, della crisi turistica delle nostre Riviere. Credo che sia necessario ripensare al modello di offerta che presentiamo. Temo che la nostra proposta turistica sia in parte superata dai tempi. Inoltre la società è cambiata. Ci sono delle cose che un presidente degli industriali vorrebbe cambiare? Uno dei punti cruciali, ma è un discorso nazionale, da superare è la lentezza delle decisioni della pubblica amministrazione. Per la centrale di Tirreno Power ci sono voluti quindici anni, considerati anche tutti i passaggi a livello nazionale. È un discorso complesso: esiste una sorta di casta del funzionar iato e della dirigenza pubblica, nonché le varie commissioni di tecnici e di esperti, che impongono passaggi infiniti e pratiche senza fine. In Liguria poi non mancano ulteriori code, legate alla nostra atavica litigiosità. Oggi l economia ha bisogno di snellezza. In tutti i Paesi occidentali democratici non manca il rigore, ma i tempi sono la metà della metà. A volte anche meno. Insomma, non possiamo permetterci il lusso di tergiversare. Non foss altro che per non agevolare la concorrenza. p.l

12 professioni Star mondiale l architetto velista allievo di Piano bettina bush C ome Paolo Brescia un tessuto fatto di trama e ordito, dove la trama è fatta dalle linee del vento, e l ordito dalle funzioni dell architettura, che deve puntare ad essere in perfetta sintonia a con il luogo spiega Paolo Brescia, nato a Chiavari, architetto con la passione della vela, e fondatore con Tommaso Principi di OBR; purtroppo un errore comune dei waterfront liguri è di costruire utilizzando tecnologie permanenti per uso temporaneo, sarebbe importante invece fare l opposto, usare tecnologie temporanee per uso permanente, pensando a spazi flessibili, che possono cambiare funzione, creando un principio compositivo che nasce dall ambiente, dall andamento del vento e del mare. Non è la descrizione di un sogno, ma del nuovo progetto del porto di Santa Margherita, Esiste qualcosa che ti ha cambiato la vita? Mia figlia Beatrice. Il libro che vorresti vivere? Festa Mobile di Hemingway Invece il film? Przypadek (Destino cieco) del regista polacco Krzysztof Kieslowsky, inizialmente censurato per motivi politici. Il progetto che non hai ancora fatto? Uno spazio per una comunità discetizzante che valorizzi le differenze individuali. A cosa non puoi rinunciare? Alla libertà di scelta. I tre oggetti che porti sull Arca di Noè? Una barca a vela, un pianoforte, una matita. Cosa ti piace dell amicizia? Che c è. Per te la felicità? La flânerie. Il vero lusso della vita? Annoiarsi. Cosa conta più dell amore? Al momento non saprei. La cosa che ti fa più paura? Il potere esercitato dagli stupidi. Paolo Brescia, nato a Chiavari, è architetto con la passione della vela, cofondatore con Tommaso Principi dello studio OBR. Foto Fabio Bussalino Lo studio OBR, Open Building Research, ha firmato diversi progetti in Liguria e nel mondo uno dei tanti waterfront studiati da OBR, lo studio di architettura nato a Genova nel 2000, con la filosofia di pensare a visioni che non si perdono nel miraggio, ma che rimangono legate alla dimensione pratica del progettare e del costruire. Come anche il pensare all architettura come uno strumento capace di ricreare un senso della comunità basata sulla condivisione, valorizzando identità differenti. Concetti opposti che potrebbero sembrare impossibili da unire ma non per Paolo Brescia e Tommaso Principi, allievi di Renzo Piano, e fondatori dello studio OBR, Open Building Research, che non a caso significa Libera Ricerca sul Costruire, una libera ricerca ben calibrata che ha portato allo studio di diversi progetti nel mondo, dal Museo di Storia, Scienza e Tecnologia di Dalia in Cina, all Olympic Park di Rio 2016, da Villa Boakye in Ghana al complesso residenziale Milano Fiori, senza dimenticare la Liguria, progetti fortemente innovativi, sempre in linea con la memoria dei luoghi e con l ambiente. Per la città di Cesme in Turchia, sulla costa del Mar Egeo, OBR ha pensato a un waterfront capace di ripristinare il rapporto tra l ambiente costruito e l acqua, prendendo spunto da vento, mare e sole, icone del un nuovo paesaggio energetico, prima valorizzate e poi trasformate in energia elettrica. A Jaipur, in India OBR è alle prese con un originale progetto da 60 milioni di euro, ancora una volta capace di saper leggere la cultura locale: In questo caso si tratta di real estate, di un progetto sostenibile dal punto di vista sociale, di oltre 40 mila metri quadrati continua Paolo Brescia utilizzando solo saperi artigianali locali, declinati alla scala dell architettura. A Genova invece hanno vinto il concorso per la nuova Via XX Settembre, che dovrà diventare un luogo dove le persone vanno per stare e incontrarsi, sviluppando tematiche di cultura, incontro e informazione, e quello per il nuovo ospedale Galliera, che unirà con un approccio olistico gli aspetti medico-organizzativi con quelli architettonico paesaggistici; a Cogoleto hanno progettato la nuova sede e il campo del Genoa: È un luogo bellissimo aggiunge Brescia si tratta solo di lavorare sulle pieghe del paesaggio, saperle leggere, e inserire le funzioni senza grandi variazioni, è già tutto disegnato nel pacontinua a pag. 24 X 22 23

13 professioni Lo studio è all ultimo piano di un palazzo in pieno centro storico, in passato studio di Renzo Piano. Foto Fabio Bussalino Una squadra composta da un team di oltre quindici progettisti, dove ognuno, partendo dalla stessa visione, porta il suo contributo esaggio. Lo studio è all ultimo piano di un palazzo in pieno centro storico, in passato anche lo studio di Renzo Piano, con una vista da capogiro che spazia dai monti al mare, offrendo prospettive inaspettate di Genova: Per noi è una città fortemente ispiratrice racconta Tommaso Principi, l altro fondatore di OBR compressa tra il mare e i monti, stimolante per quell incontro vivace di culture differenti, che pur mantenendo la dimensione di una piccola cittadina, dove puoi muoverti a piedi, è un luogo molto complesso. Loro lavorano insieme a un team di oltre quindici progettisti, dove ognuno, partendo dalla stessa visione, presenta il suo contributo, un processo che porta a un risultato sorprendente che è la sovrapposizione di tante immagini, poi alla fine sono Brescia e Principi, a trovare il giusto equilibrio del loro costruire etico. 24

14 Sandra Celestino Esiste qualcosa che ti ha cambiario la vita? La soddisfazione di vedere la felicità negli occhi di un bambino che tornava a camminare dopo essersi sottoposto a un delicato intervento chirurgico, grazie al risarcimento ottenuto dalla causa che avevo vinto. Il libro che vorresti vivere? Il Cammino di Santiago, di Coelho, la vera ricerca spirituale. La cosa più illegale che hai fatto? Aiutare i bambini malati oltre le regole. A cosa non rinunceresti mai? A una risata con le amiche, sorseggiando un bicchiere di Morellino di Scansano. Quali sono i tre oggetti da portare sull Arca di Noè? L i-pod con il samba di Ivete Sangallo, un paio di sandali tacco 12 da mettere in un isola deserta, carta e penna per riscrivere il diario delle mie emozioni. Per te la felicità? Solo libertà, indipendenza e coraggio. Il vero lusso? Poter camminare a piedi nudi su una spiaggia di sabbia. Cosa non accetti della gente? L ipocrisia, e la mancanza di lealtà. La tua paura più grande? La sofferenza fisica e morale, soprattutto quando colpisce senza motivo i più deboli. Oltre l amore? Non esiste nulla di più intenso e forte: l amore è vita. L ospite perfetto del tuo pranzo ideale? Il chirurgo Ivo Pitanguy, da presentare alle mie clienti insoddisfatte. professioni L avvocata del diritto alla bellezza bettina bush C arla si osservava davanti allo specchio, era una sensazione orribile: si guardava ma non si riconosceva. La sua nuova bocca, che doveva diventare solo più carnosa, era quasi mostruosa per una reazione allergica, non prevista. Quella di Carla non è una storia isolata, aumentano esponenzialmente i pazienti vittima di interventi estetici non riusciti, che si rivolgono all avvocato. Un effetto della lunga corsa per apparire belli, e finire sotto il bisturi per rimediare quando il troppo vecchio, troppo grasso, troppo marcato o troppo modesto non piace. Il sogno è inseguire un modello di perfezione quasi seriale, la nuova bellezza artificiale. Difficile resistere alla tentazione dell apparire più di quello che si è. Però a volte non si fanno i conti con i fuori programma legati a imprevisti. Insomma anche la promessa di eterna bellezza non sempre va a buon fine. E se negli ultimi anni la chirurgia estetica ha avuto un vero boom, sono anche vertiginosamente aumentate le richieste legali per risarcimenti danni in seguito a interventi che non hanno soddisfatto i pazienti: Una decina di anni fa i clienti che mi interpellavano per cause legate a interventi estetici erano circa il 10% del totale spiega Sandra Celestino, avvocato specializzato in diritto sanitario adesso invece sono saliti intorno al 50%, anche in seguito alla decisione della Corte di Cassazione del 2005 che ha stabilito che la richiesta danni per interventi chirurgici sbagliati, non necessariamente deve esser immediata. Negli ultimi anni le richieste legali per risarcimenti danni in seguito a interventi di chirurgia estetica sono aumentate vertiginosamente: parola di un esperto in diritto sanitario Le richieste di risarcimento più comuni? Molte riguardano interventi effettuati sul seno, oppure per correggere il setto nasale, sia per scopi estetici, o terapeutici. Solo per motivi estetici, sono frequenti quelle legate a piccoli interventi fatti con il laser, che hanno lasciato delle tracce, delle cicatrici. Poi ci sono quelle causate dall utilizzo di sostanze che con il tempo si sono rivelate nocive per l organismo. Nel caso di interventi sulla bocca che scatenano reazioni allergiche, allora è molto difficile rimediare. Come fa un paziente a tutelarsi? L importante è rivolgersi a persone qualificate, che fanno riflettere il paziente, lo avvisano sulle percentuali di rischio, verificando ogni aspetto, anche con certificazioni sulla provenienza dei materiali utilizzati, e la loro non tossi- cità nel tempo. Esiste una tipologia di pazienti che si rivolgono al chirurgo estetico? Prima c erano soprattutto donne non giovani. Adesso l età è diventata variabile, a donne più giovani si stanno aggiungendo anche molti uomini, insomma la paura di invecchiare contagia tutti e molto presto. I motivi dell aumento degli interventi e poi relative cause, da cosa dipende secondo Lei? Direi che è duplice, da una parte un fatto culturale: la nostra società è sempre più basata sulla comunicazione delle immagini, per questo diventa importante ricercare un ideale di bellezza. Dall altro c è un fatto pratico, e cioè una maggior disinvoltura da parte dei chirurghi nel fare interventi generici e generali. Parliamo invece dei chirurghi, i loro rischi? Molti errori non dipendono dalla loro scarsa professionalità ma piuttosto dalla disorganizzazione della struttura, dalla mancanza di personale, per questo a volte sono costretti a svolgere mansioni che non sono di loro competenza in situazioni di urgenza. Altre volte si trovano a operare pazienti che non li hanno informati sull esistenza di malattie pregresse, con il pericolo di complicazioni e di contagio. Un risarcimento per un intervento mal riuscito fino a che cifra può arrivare? Dipende se il danno è rimediabile. Se c è un danno estetico che può compromettere la professione, come nel caso di persone che lavorano nello spettacolo, possono entrare in gioco cifre molto alte, anche milioni di euro. Ricordo un caso particolare, come una paziente che aveva subito ben cinque interventi al naso mal riusciti, finiti con un danno permanente, con riflessi nella vita di relazione. A volte c è un accanimento nella voglia di perfezione? Nella chirurgia estetica ci possono essere pazienti che non si sentono mai soddisfatti, un aspetto psicologico delicato che difficilmente si risolve con l intervento. In questi casi conta molto la sensibilità del chirurgo. Ma lei non ha mai valutato la possibilità di ricorrere al bisturi? Fino adesso no. Ma nella vita mai dire mai

15 sport Segni di distensione e unione di intenti sui temi di attualità tra i massimi esponenti di Genoa e Sampdoria in vista di uno dei derby più spettacolari d Italia: quello della Lanterna Due imprenditori alla guida di aziende internazionali con una passione in comune: quella per il calcio E doardo Garrone ed Enrico Preziosi, così uguali e così diversi. Dopo unʼestate al mare trascorsa per quasi tutti i week end come vicini di ombrellone nel più noto stabilimento balneare di Forte dei Marmi, i patron di Sampdoria e Genoa si sono ritrovati di nuovo fianco a fianco alla fine di settembre nel corso di un appuntamento conviviale organizzato dal Rotary. Non a caso, ovviamente. Da tempo tra le due società, in particolare tra il vicepresidente vicario blucerchiato e il presidente rossoblù, è in atto un processo di distensione e di dialogo. Una sorta di piccola, santa alleanza per la difesa degli interessi comuni nei confronti dei grandi club metropolitani. Samp e Genoa, infatti, appartengono alla medesima fascia delle cosiddette medio-alte, cioè società che per bacino di utenza non possono competere per i primi quattro posti della classifica, ma possono aspirare a collocarsene immediatamente a ridosso sfruttando i ricavi derivanti dalla cessione dei diritti televisivi, dal botteghino, dal merchandising e dalla compravendita dei giocatori. Certo, se Garrone e Preziosi volessero, in virtù della loro potenza economica personale potrebbero anche rivaleggiare con i Paperoni del calcio. Però, sarebbe unʼoperazione a fondo perduto, uno sfizio, una scommessa, unʼesagerazione contraria ai principi dellʼetica imprenditoriale e forse anche del buon senso. Ecco perché lʼunica soluzione è quella Palla al centro per Garrone e Preziosi Maurizio Michieli Dal 2002 ad oggi, Garrone ha iniettato nella Sampdoria 181 milioni di euro di ricapitalizzazione e Preziosi dal 2003, nel Genoa, oltre 64 milioni di trovare un equilibrio comune, ciascuno attraverso le proprie strategie, ma funzionale a garantire la sopravvivenza dei club attraverso lʼuso delle proprie gambe. Difficile, quasi impossibile, se consideriamo che dal 2002 ad oggi Garrone ha iniettato nella Sampdoria 181 milioni di euro di ricapitalizzazione e Preziosi dal 2003 nel Genoa oltre 64 milioni.cifre impressionanti, per quanto ammortizzate e ammortizzabili. Tuttavia, è giusto provarci, senza la rinuncia ai sacrifici economici indispensabile per mantenere un certo grado di competitività ma con lʼobiettivo di ridurli e ricondurli a livelli più fisiologici. Gli esempi non mancano: il Napoli, lʼudinese. Anche se si tratta di modelli non completamente esportabili. Sotto il Vesuvio cʼè una sola squadra, in Friuli le pressioni dei tifosi sono infinitamente minori, in un certo qual modo proporzionali al magro blasone del club. Ma sia lʼuna che lʼaltra esperienza, da Sud a Nord, hanno un significato paradigmatico da non sottovalutare. Tramite una buona organizzazione e un eccellente management, si possono raggiungere risultati importanti e non casuali, come quello di frequentare le Coppe Europee, persino la Champions League, con una certa regolarità e frequenza. Ai tempi di Paolo Mantovani e Aldo Spinelli sarebbe stato impossibile, senza un esborso di denaro ingentissimo direttamente dalle tasche dei due patron. Dicevamo dei punti di contatto tra Garrone e Preziosi e delle loro differenze RICCARDO ED EDOARDO GARRONE Quella dei Garrone è un'autentica dinastia famigliare e imprenditoriale, fortemente legata a Genova, nonostante un rapporto di amore-odio. Padroni dell'azienda petrolifera Erg, fondata dal vecchio Edoardo nel 1938, negli anni l'hanno trasformata in una multinazionale con diverse ramificazioni, anche nel campo delle energie alternative. Riccardo si trovò proprietario e presidente della Sampdoria, di cui era stato sponsor ai tempi di Paolo Mantovani, nel 2002 dopo avere sventato un tentativo di acquisto da parte del faccendiere Antonino Pane. Da l'anno scorso, però, ad occuparsi della società blucerchiata è il figlio Edoardo, tifoso da gradinata e presidente della Erg, di cui Riccardo è presidente onorario. Il motto di famiglia era: Mai occuparsi di calcio e giornali. Oggi possiedono la Sampdoria e quote della testata del Corriere Mercantile. abissali. Tra i primi rientrano la passione, la volontà di destinare risorse al calcio, lʼintraprendenza e il coraggio nelle scelte, la guida di industrie dal respiro internazionale come Erg e Giochi Preziosi. Tra le seconde, invece, lʼestrazione sociale (una dinastia famigliare quella di Garrone, un self made man Preziosi), lʼinterventismo nelle rispettive società (Garrone delega, Preziosi accentra), lo stile (più compassato il blucerchiato, istrionico il rossoblù). Lungo questo sottile filo sospeso sul calcio italiano i due possono però camminare anche insieme. Almeno sino a un dato punto. Quello di rottura è rappresentato dallo stadio di proprietà, che rappresenta una fondamentale priorità per Garrone e uno scomodo argomento per Preziosi. Intendiamoci: quando Garrone (Riccardo) tirò fuori il progetto Sestri Ponente, anche il patron del Genoa manifestò interesse e convinzione nel provare a portarlo avanti, ma poi si fermò di fronte alle reiterate proteste della sua tifoseria di riferimento, ancorata al Ferraris per motivi sentimentali. Preziosi, da imprenditore, conosce il valore di un impianto di proprietà, ma da uomo di calcio consumato sa che lʼaspetto commerciale non può spingersi al punto da rompere la pace sociale attorno al club. Da qui la decisione di fare un passo indietro, complice anche la volontà dichiarata di cedere la società qualora se ne presentasse la situazione, fermo restando che forze imprenditoriali genovesi dietro lʼangolo non se ne intravvedono e gli sceicchi, almeno per ora, sembrano preferire orizzonti meneghini. Diversa la posizione di Garrone, che considera lo stadio il passo principale per la patrimonializzazione della Sampdoria, più ancora che uno strumento per continua a pag. 31 X 28 29

16 sport Lo stadio di proprietà, tema caro alla società blucerchiata, è stato realizzato fino in fondo in Italia solamente dalla Juventus advconsulting.net M E E T I N G - E V E N T I - F E S T E ENRICO PREZIOSI Imprenditore nel settore dei giocattoli e manager di calcio. Questo è Enrico Preziosi, che oltre ad avere creato un colosso industriale, ha sempre avuto uno spiccato interesse e una forte passione per il mondo del pallone, essendo oggi il presidente del Genoa e proprietario del Lugano in Svizzera e in passato numero uno di Como e Saronno, nonché azionista di minoranza del Modena. Avellinese, 64 anni, iniziò a lavorare appena adolescente per una ditta che costruiva guardrail. Nel 1978 la svolta, con la nascita della Giochi Preziosi. Di recente Preziosi si è anche impegnato nel campo immobiliare, rilanciando tra lʼaltro il teatro Alberti di Desenzano del Garda. Rilevò il Genoa nel 2003 sullʼorlo del fallimento. Detesta essere definito vulcanico, il suo motto è: Quando sei martello batti, quando sei incudine statti. avvicinare le persone al calcio, pur non essendo questo un aspetto secondario. Il confort dʼaccordo, ma anche e soprattutto il poter contare su qualcosa di tangibile, considerata lʼaleatorietà del marchio, dei risultati, del patrimonio tecnico. Diverse società italiane hanno intrapreso questa strada, ancorché a onor del vero lʼunica ad averla percorsa sino in fondo è la Juventus. Nessuna, tuttavia, ha ricevuto sinora così tanti bastoni tra le ruote come è capitato alla Sampdoria. Se da un lato è infatti doveroso che gli enti pubblici abbiano forte e potente voce in capitolo su un tema che prevede ingenti ricadute sulla collettività, è altrettanto vero che un poʼ meno burocrazia, lacci e lacciuoli verso un progetto a costo zero che porterebbe occupazione e indotto rappresenterebbe un attestato di benemerenza. Resta il fatto che sullʼargomento stadio Garrone e Preziosi dovranno procedere lungo binari paralleli non destinati a convergere, salvo clamorosi colpi di scena. Tempo fa la Fondazione Genoa aveva presentato un interessante, sul piano architettonico e urbanistico, progetto di riqualificazione del Ferraris, che conteneva però un enorme difetto : non era finanziato. Non si capiva, cioè, chi lo avesse pagato. A differenza del progetto Garrone, che contempla anche le risorse per realizzarlo. In questo senso, il nodo da sciogliere per Preziosi è più gravoso, ammesso e non concesso che si possa continuare a giocare a Marassi senza interventi ulteriori. Di recente, infatti, la Lega Calcio ha imposto la rizollatura, dapprima parziale, quindi totale, del manto erboso ridotto a... sabbia e gramigna. Una storia che si ripete. Resta il fatto che Garrone e Preziosi, alla guida delle società genovesi ormai da un decennio e oltre, vengono spesso lasciati soli dalle istituzioni, come se il calcio fosse uno scomodo fastidio e non uno dei rari pretesti attraverso i quali Genova riesce ad avere una visibilità nazionale e talvolta internazionale. Mentre aziende come la Centrale del Latte emigrano, altre come lʼilva sono percorse da crisi profonde, appuntamenti tradizionalmente produttivi come il Salone Nautico registrano un meno 22% di visitatori, Sampdoria e Genoa aumentano gli abbonati e competono ad alti livelli. Ma dietro i due patron cʼè il deserto. Ecco perché Garrone e Preziosi, quando sbagliano alcune mosse, possono e devono essere criticati. Ma non contestati. Altrimenti anche lʼindustria calcio a Genova, pur coinvolgendo la passione di migliaia di persone, rischia se non lʼestinzione, un forte ridimensionamento. Passo dello Zerbino Genova tel info@svizzeraricevimenti.it 31

17 storia Il primo tentativo di ricostruire gli anni più recenti della nostra città, dal Dopoguerra ai nostri giorni N on è un operazione nostalgia e neppure un Amarcord che cerchi di rispolverare l orgoglio perduto dei genovesi e dei liguri. Non sprofonda nei secoli, fino a raggiungere il Secolo de los genoveses, quello che ogni storico mondiale individua come il periodo d oro della Repubblica, il Sedicesimo, che segnò l apogeo della potenza della Repubblica, sui mari, nella finanza, nel com- La storia della Superba raccontata da filmati, documenti, film e preziose testimonianze I trasporti, le fabbriche, i transatlantici e le grandi tragedie protagonisti della storia di Genova. Le puntate La nostra storia va in TV mercio, in quella capacità mercantile i cui geni non si sono del tutto persi neppure oggi. La Storia così si chiamerà il programma di Telenord è il primo tentativo di ricostruire gli anni più recenti, dal Dopoguerra ai nostri giorni secondo una serie di capitoli che mettano insieme le immagini, i documenti filmici e fotografici con le testimonianze dirette di chi può ancora raccontare e spiegare e interpretare quella che è appunto la Nostra Storia recente. Non c è un filo cronologico che lega lo sviluppo di queste puntate, ma ci sono capitoli veri e propri che racchiudono i temi di ricostruzione attraverso i quali si ripesca questo passato recente così ricco, così pieno di speranze e soprattutto tanto dimostrativo delle peculiarietà del carattere genovese, della sua forma inconfondibile, delle sue forze ed anche delle sue debolezze. La Storia 32 sarà un programma fondato sulla documentazione filmica, sui reperti numerosissimi che la capacità ricercatrice è riuscita a salvare ovunque siano. nelle Cineteche di chi ha saputo raccogliere, salvare e riconoscere e nei depositi di chi ha avuto l accortezza di conservare. Un ruolo fondamentale in questa operazione di ricostruzione ha la Fondazione Ansaldo, nel cui archivio i film stanno prendendo un importanza e un ruolo tanto importante, tanto decisivo da essere celebrato in tutta Italia come un passaggio-chiave, per esempio, nella narrazione della nostra grande ricostruzione industriale, ma anche dei suoi precedenti immediati. Solo grazie alla Fondazione quasi tutte le puntate di questo programma televisivo possono essere costruite. Ma per il resto è tutta la città che offre documenti, film, fotografie, reperti che possono essere inquadrati in una ricostruzione in movimento, come quella di una trasmissione vivace, piena di movimento, ma anche di riflessione. Con il titolo di un film che ha furoreggiato un paio di decenni fa potremmo sintetizzare che tentiamo un Ritorno al futuro in piena regola. La differenza è che nella operazione di Telenord non c è nulla di fantasioso, anzi c è la ricerca di una precisione quasi millimetrica nel recupero dei passaggi decisivi del nostro passato recente. Si potrà vedere Genova come è uscita dalla guerra, in quale stato il suo porto pieno di macerie, le sue navi semi-affondate, le sue fabbriche che uscivano dalla produzione bellica a pezzi e dovevano riconvertirsi. Si potrà vedere come si svolgeva la vita civile in quella città ancora di macerie, ma già scattata a riscattarsi, a ricostruirsi con le Grandi Opere che avrebbero Chilometri di documenti filmici, migliaia di fotografie, centinaia di testimonianze, decine e decine di interviste, confezionate espressamente, per le diverse puntate. La Storia che andrà in onda su Telenord dal gennaio del 2013 ha uno sviluppo complesso nella costruzione, costata un lungo lavoro di ricerca, selezione e di introspezione storica, ma cresce con il ritmo leggero e veloce che la televisione rende accattivante. Questa è veramente Genova per noi, come canta il poeta chansonnier Paolo Conte, forte, rocciosa, di una bellezza struggente e di una complessità politica e sociale talmente intrecciata da risultare spesso quasi impenetrabile, come i suoi carrugi misteriosi. Dopo i Transatlantici, ci saranno i Grandi Cardinali, la storia della Chiesa da Siri fino a Bagnasco, poi le Alluvioni, le Grandi Opere che ne hanno cambiato il volto tra la fine degli anni Cinquanta e gli Ottanta del grande stop, la storia degli Stabilimenti Industriali che hanno prodotto ricchezza e lavoro, da Cornigliano a Sestri, all Ansaldo. E poi ancora le Alluvioni, le grandi banche delle primogeniture storiche e finanziarie a cominciare dalla Cassa di Risparmio di Genova, diventata anche di Imperia e poi Carige. Le grandi famiglie che ne hanno segnato e segnano il destino e i grandi drammi dagli Anni di Piombo al caso Sutter, la tragedia di Milena Sutter che segnò la città negli anni Settanta. Alla prossima puntata. contrassegnato il percorso della sua velocissima ricomposizione. Ma avremo anche l occasione di raccontare per immagini e per voce i capitoli più densi di anni che hanno segnato nel bene e nel male le vicende-chiave dello sviluppo sociale ed economico: la potenza sul mare dei Transatlantici, i grandi stabilimenti industriali, le grandi catastrofi come le Alluvioni che dal 1952 fino, ahimé ai giorni nostri, hanno marchiato gli autunni della Superba. Appunto questa era una città Superba, dai grandi personaggi che saranno raccontati, rivisti, riascoltati per quanto siamo stati in grado di recuperarli, i leader dell imprenditoria, quelli della politica, quelli della vita civile e della Chiesa con i suoi cardinali illuminati e potenti da Siri a Bagnasco. Il tocco delle testimonianze è fondamentale per spiegare il racconto delle immagini. Per fortuna Genova è ancora piena di personaggi in grado di raccontare, spiegare, interpretare i fatti che sono stati scelti per questa inedita ricostruzione. Questi testimoni saranno affiancati da storici che potranno collocare con esattezza scientifica gli eventi nel contesto largo della lunga storia genovese. Ci saranno i commenti di illustri esperti di cinematografia che potranno leggere criticamente una massa filmica, che sbuca dal ventre degli archivi e che ha il fascino spesso dell inedito almeno per il grande pubblico. Incominceremo, per dare un esempio, dalla storia dei Transatlantici, che sono il simboli più forte e sintetico della forza storica genovese, la loro costruzione, il loro varo, i nomi fantastici delle navi più belle costruite e varate e allestite a Genova e fatte navigare in partenza dal nostro grande porto. I viaggi di linea, il ruolo così importante nelle ondate emigratorie saranno capitoli di questa puntata magnificente per il passato che recupera. Ma la nostra Storia comincia giustamente sul mare per poi continuare a spaziare sui grandi fatti gloriosi e tragici, vitali e distruttivi di Genova del Dopoguerra. f.m. 33

18 a Levante L a tempesta era prevista da tempo. E alla fine dell estate, come accade per i temporali agostani, si è scatenata. L Acam la multiutility energetica della maggior parte dei Comuni spezzini, a cominciare dal capoluogo, sull orlo del default da più di un lustro, è diventata il terreno di un pesantissimo scontro sociale. Con la minaccia di gravissime ripercussioni per l occupazione, ma anche per le tasche degli utenti-cittadini che potrebbero presto essere colpiti da una stangata sulle tariffe. Già ben162 dipendenti sui circa millecinquecento che lavorano tra diretto e indotto per il gruppo che fornisce acqua e gas a quasi tutta la provincia, si occupa di ambiente e rifiuti, sono destinati alla mobilità, l anticamera del licenziamento. Quasi ogni giorno La Spezia è investita da manifestazioni di protesta con cortei e presidi nelle strade del centro. Il dossier Acam è finito sulla scrivania del prefetto Giuseppe Forlani e la tensione tra i lavoratori, i sindacati, l amministrazione comunale del capoluogo di centro sinistra, guidata dal sindaco Pd Massimo Federici, è alle stelle. A innescare la miccia il piano industriale messo a punto dai vertici dell azienda nel tentativo di salvare il gruppo appesantito da quasi 500 milioni di euro di debiti. Il programma da lacrime e sangue che deve piacere alle banche creditrici prevede, tra l altro, la vendita del settore Gas e della società Acam Clienti insieme con il taglio degli organici. Una cura da cavallo. Dolorosa quanto si vuole, ma che il board del gruppo considera l unica terapia per tenere in vita un azienda già ricorsa alle prime procedure fallimentari. A imprimere un colpo di acceleratore alla macchina della durissima ristrutturazione sono stati da una parte il referendum sull acqua e dall altra il raffreddamento del progetto accarezzato dal Comune spezzino, maggiore azionista e dominus del gruppo, di celebrare il matrimonio tra l Acam e l Hera la multiutility di Bologna. I due fattori intrecciandosi hanno rimesso in discussione i piani originari di salvataggio. Il sindaco Federici, riconfermato alla guida del capoluogo nel maggio scorso, ha dovuto dare una sterzata, mantenendo sullo sfondo di un nuovo disegno per rimettere in carreggiata la società il fidanzamento con gli emiliani: ha proposto agli altri primi cittadini che formano l assemblea degli azionisti, un ricambio Acam, quando l energia si sgonfia Filippo Paganini Gaudenzio Garavini ha assunto la carica di presidente e amministratore delegato con mandato per salvare il gruppo. Massimo Federici, sindaco spezzino riconfermato, si sta occupando della complicata questione Acam. La tempesta su Acam, multiutility energetica dello spezzino, era prevista da tempo e si è scatenata a fine estate al vertice. Ha chiamato al capezzale di Acam con la carica di presidente e amministratore delegato un ex dirigente del Comune di Bologna Gaudenzio Garavini con un mandato drastico per rimettere in linea di galleggiamento il gruppo. Ha sciolto il vecchio cda, affiancando al nuovo timoniere in un board snello un tempo di sarebbe detto di guerra due soli funzionari uno del Municipio del capoluogo e l altro di quello di Lerici, esperti di contabilità e gestione delle risorse umane. Garavini si è messo al lavoro con l obiettivo nell arco di sessanta giorni di rinegoziare i debiti davanti al tribunale con le banche, offrendo un credibile piano di risanamento nell arco del triennio, e I numeri di Acam I milioni di debito I dipendenti in mobilità I sindacati confederali non sono del tutto ostili al piano Garavini. Mentre tra i dipendenti è esplosa la rabbia Quasi ogni giorno La Spezia è investita da manifestazioni di protesta con cortei e presidi nelle strade del centro. chiudere così la procedura fallimentare. Oltre alla mobilità dei 162 dipendenti e alla cessione delle controllate Gas e Clienti, gli ingredienti sono costituiti dal rientro di attività che erano state affidate all esterno, risparmi e tagli, modifiche di mansioni e di orari per il personale, incremento della produttività. I sindacati confederali non sono del tutto ostili al piano Garavini. Mentre tra i dipendenti è esplosa la rabbia. La parabola dell Acam è paradigmatica della conduzione di molte aziende a partecipazione comunale. Gestita dagli enti locali come un bancomat per compensare i vuoti di cassa e spesso con eccessi di clientelismo, occupata dai partiti che hanno lardellato di loro uomini i consigli di amministrazione delle decine di società controllate, Acam ha conosciuto anche i deliri di grandeur con una diversificazione spinta fino al paradosso di acquistare una società in Puglia. Non rimanendo immune dalla sbornia delle telecomunicazioni: proprio in questi giorni è stata ceduta a Cloud Italia la metà di Acamtel che avrebbe dovuto essere l avamposto nel business svanito della telefonia. Così il gruppo spezzino si è gonfiato a dismisura ed è finito nel girone dantesco di una spirale debitoria senza fine, mentre si accendeva sul caso Acam lo scontro politico tra centrodestra e centrosinistra. L ultimo bilancio approvato nei giorni scorsi ha visto una riduzione delle perdite da 27 a 8 milioni, ma un aumento del debito di 5,1 milioni. Il sindaco Federici dispensa cauto ottimismo: I conti testimoniano un forte miglioramento nella gestione operativa, ma manifestano ancora la necessità di continuare nell opera di risanamento organizzativo: ora più che mai è importante non fermarsi. All inizio di novembre un primo parziale accordo è stato trovato tra alcuni dei comuni azionisti e tre dei quattro sindacati dei dipendenti ACAM. Non è stato sottoscritto dalla UIL. Bisogna vedere se questo accordo sarà in grado di portare la pace sociale dentro l azienda

19 Spettacoli cultura & SERIOUS COMMITMENT TO CUSTOMER SATISFACTION Spinelli Group provides inland logistics solutions for Shipping Container Lines and Container Lessors through a powerful family of companies. Each company operates independently, focused on its market segment, but also competes collectively under the Spinelli Group brand. 38 Danza di stagione di Monica Corbellini Spinelli Group offers the full inland shipping supply chain ranging from port terminal facilities, multimodal transport solutions, inland rail connected container depots, warehouses, forwarding and custom agent activities. BP In today's Network Economy, Spinelli Group is uniquely positioned to leverage the power of networks to help connect the Customers to the high-tech, high-speed global marketplace. Breakfast di Stefano Tettamanti Steve McCurry di Linda Kaiser

20 letteratura La colazione celtica degli eroi di Joyce stefano tettamanti Sotto la copertina del prossimo libro di Patrizia Traverso in uscita a fine novembre, Lo sguardo e il gusto. E os, lʼaurora, colei che porta la luce, si alza dal letto dellʼamato Titone e illumina il consiglio degli dei, assisi sullʼolimpo. Atena, con parole accorate, implora Zeus di lasciare libero Odisseo, irretito dalla ninfa Calipso che lo trattiene, da sette anni, nella sua dimora dellʼisola Ogigia, in mezzo all oceano. Zeus, signore dei nembi, non perde tempo per compiacere la figlia e ordina a Hermes: Tu che sei il messaggero, va ad annunciare la decisione immutabile: lʼintrepido Odisseo deve tornare. È l inizio del quinto canto dellʼodissea (trad. it. di Maria Grazia Ciani, Marsilio) che, nellʼarchitettura joyciana, corrisponde al primo episodio della seconda parte dell Ulisse, quello in cui entra in scena il protagonista del libro. Lʼalba del 16 giugno 1904 è da poco passata, lʼaurora ha portato la luce anche sugli uomini e le donne di Dublino, in Irlanda, e per presentare al lettore Leopold Bloom, l autore sceglie di descriverne le discutibili fantasie culinarie mattutine: Mr Leopold Bloom mangiava con gran gusto le interiora di animali e di volatili. Gli piaceva la spessa minestra di rigaglie, gozzi piccanti, un cuore ripieno arrosto, fette di fegato impanate e fritte, uova di merluzzo fritte. Più di tutto gli piacevano i rogno- ni di castrato alla griglia che gli lasciavano nel palato un fine gusto d urina leggermente aromatica. Ora, che idea può farsi il lettore di un uomo che, appena sveglio al mattino, ha lo stomaco di sognare un breakfast del genere? E non solo di sognarlo, se nel corso dellʼora successiva, oltre a preparare una più banale colazione alla moglie (fettine di pane imburrato con il tè) e alla gatta (un piattino di latte), Bloom esce di casa, va dal macellaio, si ferma davanti alla vetrina a guardare le collane di salsicce, i sanguinacci, bianchi e neri, a mangiare con gli occhi le lustre filze di carne insaccata, a inalare tranquillo il tepido aroma del sangue di porco cotto e drogato, si compra il rognone, non di castrato ma Le abitudini del breakfast, da quella anglosassone a quella italiana. Modi diversi di vivere la colazione. Foto Patrizia Traverso di maiale, infila lʼumile molle ghiandola in una tasca della giacca, torna a casa, lo mette a cuocere, lo dimentica sul fuoco, sale dalla moglie che è ancora a letto e quando Molly, sniffando lʼaria, dice di sentire odore di bruciato, grida: Il rognone! (...) precipitandosi giù per le scale con gambe di cicogna spaventata. Un fumo pungente si sprigionava da un lato della padella con uno spruzzo iroso. Infilando un dente della forchetta sotto il rognone lo staccò e lo rivoltò sul dorso come una tartaruga. Appena bruciacchiato. Lo fece saltar via dalla padella su un piatto e ci fece poi colar sopra il poco sugo marrone. Tazza di tè ora. Si sedette, si tagliò e imburrò una fetta di pane. Pelò via la carne bruciata e la buttò alla gatta. Poi se ne infilò una forchettata in bocca, masticando con discernimento la carne gustosa e elastica. Cotto a puntino. Un sorso di tè. Poi tagliò dei quadratini di pane, ne inzuppò uno nel sugo e se lo mise in bocca. (James Joyce, Ulisse, trad. it. di Giulio de Angelis, Mondadori). Appunto, cosa pensare di un uomo che fa una colazione del genere? Prima di lasciarsi andare a manifestazioni di disgusto o pietà, il lettore farà bene a ricordare quanto sostenevano sir Winston Churchill, convinto che il momento del breakfast fosse il più privato e intimo della giornata, tanto da dover confessare: Nel corso degli ultimi quarantʼanni, mia moglie e io abbiamo provato un paio di volte a fare la prima colazione insieme. È stato così sgradevole che abbiamo dovuto smettere, e Michel Tournier a proposito del diverso modo di concepire il primo pasto della giornata nellʼeuropa continentale e nei paesi anglosassoni: se la colazione britannica è un pasto da adulti pronti ad affrontare una giornata di lavoro, e comprende prosciutto, uova, pancetta, formaggio, filetti di aringa, lʼuomo europeo si alza dal letto alla medesima maniera in cui un bambino viene al mondo. La prima ora del giorno è la ripetizione dellʼinfanzia. Perciò il primo pasto devʼessere esso stesso infantile: a base di latte, cioccolato, miele e marmellate con brioches e croissants. Non siamo lontani dal biberon (Michel Tournier, Lo specchio delle idee, trad. it. di Idolina Landolfi, Garzanti). Sir Winston Churchill era convinto che il momento del breakfast fosse il più privato e intimo della giornata Tutto vero, tutto giusto. Gli inglesi (e i gallesi, gli scozzesi, gli irlandesi, primi ministri e Nobel per la letteratura o no) sono adulti responsabili, gli europei (del sud) eterni bambinoni. Ma come inquadrare un adulto responsabile che, alle otto di una mattina di metà giugno, al rognone bruciacchiato trova il fegato di accompagnare una tazza di tè caldo? Quando anche il più infantile dei bambinoni sa che con il rognone lʼunico abbinamento possibile è un rosso giovane (da uno a tre anni), di buon corpo, da servirsi sui gradi (centigradi, non fahrenheit), ad esempio un Rossese di Dolceacqua dai bei riflessi rubino e dal gusto sapido e fragrante, ricco di nerbo e personalità. in libreria La vetrina delle novità Dal giallo ligure alla ligure alla vivace prosa di Pennac giallo NARRATIVA NARRATIVA Giuseppe Guidotti, Runfò. I giusti non dimenticano, Internòs 12,50. Il maresciallo Bastiani è chiamato a indagare sull assassinio di un vecchio medico di provincia, l inchiesta lo porterà a ricostruire alcuni episodi degli ultimi giorni della lotta di Liberazione. Sullo sfondo del libro, le valli dell entroterra ligure di levante. Daniel Pennac, Storia di un corpo, Feltrinelli 18. Per Lison un regalo post mortem del defunto genitore: un diario che ripercorre la sua vita e che lui ha tenuto dall età di dodici anni fino agli ultimi giorni. Così la figlia scopre gli aspetti più intimi e sconosciuti del genitore. La storia di un viaggio lungo una vita. Giorgio Faletti, Da quando a ora, Einaudi, 25. Nel campo sterminato del possibile, ognuno è una frase, ognuno è una canzone, ognuno è un romanzo. Un libro autobiografico in cui l attore si mette a nudo attraverso la musica. Completano il libro due cd musicali incisi per l prima volta. In libreria dopo il 20 novembre

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