AUDIZIONE VIII COMMISSIONE della Camera dei Deputati del 3 giugno 2014 POSITION PAPER ASSOBIOPLASTICHE SULL ART. 15

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1 Disegno di legge C "Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014)" AUDIZIONE VIII COMMISSIONE della Camera dei Deputati del 3 giugno 2014 POSITION PAPER ASSOBIOPLASTICHE SULL ART. 15 SOMMARIO: 1. La bioplastica coerente con il fine vita del rifiuto organico Le lacune della normativa esistente dovute al carattere innovativo della bioplastica L inquinamento della frazione organica dei rifiuti da parte delle plastiche tradizionali L attenzione per la plastica compostabile da parte del legislatore europeo. 5. Conclusioni. 1. La bioplastica coerente con il fine vita del rifiuto organico. Quando il non addetto ai lavori guarda al mondo della plastica, è portato a ritenere che la nozione di plastica sia univoca, così come quella di legno, di carta, di vetro. Ma, come invece gli addetti ai lavori ben sanno, così non è. Con il termine plastica si intende, invero, una grande famiglia di materiali fra loro diversi, ad esempio il PET, il polietilene, il polistirene (o polistirolo), il polipropilene, il poliammide (o nylon), ecc. I materiali presenti in questa famiglia, per quel che in questa sede interessa, sono accomunati dal fatto di avere lo stesso fine vita, ossia il riciclaggio: dalla plastica raccolta separatamente si ottiene altra plastica. C è un solo materiale di questa grande famiglia che, pur chiamandosi plastica come gli altri ed avendone le stesse caratteristiche meccaniche, ha invece un fine vita del tutto diverso. Questo materiale è la plastica compostabile, comunemente detta bioplastica. La plastica compostabile ha lo stesso fine vita del rifiuto organico, anche noto come umido, perché è idonea ad essere trattata negli impianti di compostaggio industriale e a trasformarsi in un fertilizzante, il cosiddetto compost. Con la bioplastica si realizzano moltissimi tipi di imballaggi, ad esempio le buste per l asporto delle merci, i sacchetti frutta e verdura, le bottiglie, gli imballaggi di prodotti alimentari e non, così come molti altri manufatti che imballaggi non sono come i sacchetti per la raccolta separata del rifiuto organico e altri prodotti che contribuiscono

2 o potrebbero contribuire a facilitare la gestione del fine vita di prodotti oggi realizzati con materie plastiche tradizionali, come per esempio le cialde del caffè o i film pacciamanti. 2. Le lacune della normativa esistente dovute al carattere innovativo della bioplastica. Essendo abbastanza recente la diffusione della plastica compostabile, il Legislatore italiano del 1997 prima (v. Decreto Ronchi), e del 2006 poi (v. Codice dell Ambiente) non ne ha potuto tenere conto al momento dell istituzione dei vari Consorzi per la gestione degli imballaggi. Così come allora (ossia oltre quindici anni fa) i sistemi di raccolta differenziata della frazione organica e gli impianti di compostaggio in grado di gestire adeguatamente i rifiuti organici stavano iniziando a diffondersi, mentre oggi l Italia è il secondo Paese europeo, dopo la Germania, per quantità di frazione organica trattata e la raccolta differenziata della frazione organica è diffusa in gran parte del territorio nazionale, anche in grandi aree metropolitane come Milano. Il numero di attori della filiera delle plastiche compostabili è in continua crescita. Tanto è vero che nel 2011 è nata l esigenza di costituire un Associazione di categoria, ossia appunto Assobioplastiche. L importanza delle bioplastiche è di recente stata riconosciuta dal legislatore con il d.lgs. n. 205/2010, attraverso l introduzione nel codice dell Ambiente dell art. 182 ter comma 1, a norma del quale La raccolta separata dei rifiuti organici deve essere effettuata con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN È evidente, quindi, il ruolo chiave delle plastiche compostabili nella gestione della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU). È utile ricordare che la FORSU rappresenta circa il 30% del totale dei rifiuti solidi urbani prodotti in Italia (pari a poco meno di 30 m/t), nonché circa il 40% del totale dei RU raccolti in forma differenziata (pari a 11,9 m/t). La FORSU riveste un ruolo di assoluto rilievo ai fini del raggiungimento degli obiettivi complessivi di raccolta differenziata previsti dall art. 205 del Codice dell ambiente. La FORSU, peraltro, è il rifiuto che crea i maggiori problemi per l ambiente e per la salute umana: essendo putrescibile, se conferito in discarica senza previo trattamento produce

3 impatti odorigeni consistenti, biogas pericoloso per la salute umana e percolato che può inquinare le falde acquifere. 3. L inquinamento della frazione organica dei rifiuti da parte delle plastiche tradizionali. Al fine di massimizzare il trattamento del rifiuto organico, appare quindi evidente che occorra adottare una serie di cautele. In particolare, è bene ridurre al minimo la componente di plastica tradizionale che viene a inquinare il rifiuto organico. Invero, si rileva che, secondo i dati del rapporto annuale 2012 del Consorzio Italiano Compostatori, a causa di errati conferimenti nella raccolta differenziata della frazione organica, gli impianti di compostaggio devono separare e avviare a smaltimento in discarica (e non a recupero) tonnellate l anno di materiale plastico che sono quelle erroneamente conferite insieme all umido. Secondo le analisi merceologiche effettuate dal CIC, la gran parte di queste erronee presenze è da ascriversi a sacchi e sacchetti in plastica tradizionale, strumenti utilizzati quotidianamente dai cittadini per contenere nelle abitazioni, e trasportare poi all esterno, la frazione organica domestica. A ciò si aggiungono altri manufatti plastici, generalmente imballaggi rigidi e flessibili, atti a contenere alimenti o contaminati da residui di alimenti. Questa presenza non desiderata è di grave nocumento per la qualità dei materiali in entrata e in uscita dagli impianti di compostaggio [si consideri che nel 2011 si sono prodotte oltre t di scarti, con un aumento del 38,8% sul 2010, principalmente a causa della contaminazione da plastiche), e genera, si noti, rilevanti costi aggiuntivi negli impianti per la loro separazione, quantificati, sempre dal CIC nei report tecnici annuali, in oltre 10m /anno. Alla luce di quanto osservato, risulta chiaro che il recupero dei rifiuti organici mediante compostaggio industriale trarrebbe senza alcun dubbio giovamento dalla diffusione dell uso di specifiche categorie di imballaggi compostabili, e dalla nascita di un nuovo Consorzio, appositamente preposto alla gestione di tali imballaggi, che potrebbe quindi: a) perseguire quelle finalità di tutela dell ambiente che informano la disciplina europea e nazionale in materia di imballaggi, in particolare indirizzando le risorse provenienti dal Contributo Ambientale generato dalla filiera degli imballaggi compostabili, oltre che alla corretta ed efficace gestione ambientale di tali imballaggi, anche a favore della maggiore diffusione (in termini sia quantitativi che qualitativi) della raccolta differenziata della frazione organica, di virtuosi modelli di

4 informazione, di monitoraggio dei risultati, di promozione di buone pratiche a tutto vantaggio della massimizzazione degli obiettivi di raccolta e trattamento della FORSU e di prevenzione attraverso la diminuzione di scarti negli impianti di compostaggio; b) da un punto di vista strategico, costituire la risposta di filiera integrata all inserimento nel mercato degli imballaggi compostabili, in linea con la politica della Responsabilità estesa del Produttore (EPR); c) supportare lo sviluppo dell uso del rifiuto organico come materia prima per la produzione di compost di sempre maggiore qualità, biogas e prodotti chimici nella logica dell uso efficiente delle risorse. Per tali ragioni, Assobioplastiche ha compiuto e sta compiendo una serie di azioni volte a sviluppare i sistemi di raccolta delle plastiche compostabili e della FORSU: si pensi ad esempio al protocollo d intesa siglato con ANCI e con CIC, il Consorzio Italiano Compostatori nel 2013 (allegato 1). Lo stesso Consorzio Italiano Compostatori è membro di Assobioplastiche fin dalla sua nascita. Da ultimo, si evidenzia come, considerati gli investimenti posti in essere nel nostro Paese nel settore delle plastiche compostabili, l introduzione di un Consorzio dedicato potrebbe rappresentare un vero e proprio volano per la green economy italiana. 4. L attenzione per la plastica compostabile da parte del legislatore europeo. Del resto, anche a livello europeo si è di recente espressa una piena consapevolezza del valore e dell importanza delle plastiche compostabili. Innanzitutto, nel 2000 su mandato della Commissione europea, è stato adottato lo Standard tecnico EN 13432:2000 Requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione Schema di prova e criteri di valutazione per l accettazione finale degli imballaggi, il quale costituisce ad oggi un parametro di riferimento certo per definire la compostabilità degli imballaggi. Successivamente, con la Direttiva rifiuti 2008/98 è stata introdotta la prima definizione di rifiuto organico a livello europeo. La recentissima proposta di direttiva sui cosiddetti lightweight carrier bags (sacchi asporto merci monouso) votata in prima lettura dal Parlamento Europeo lo scorso Aprile evidenzia, nel suo articolato, il ruolo positivo delle bioplastiche laddove sia operativa (come in Italia) la raccolta differenziata della frazione organica.

5 5. Conclusioni. Alla luce di tutto quanto sopra, Assobioplastiche guarda con favore l art. 15 del disegno di legge. I materiali plastici compostabili hanno un fine vita diverso da quelli tradizionali: continuare ad applicare per questi ultimi la disciplina dei materiali plastici tradizionali significa perdere una opportunità per mettere a sistema quanto l innovazione tecnologica nel campo dei materiali plastici è stata in grado di sviluppare a totale supporto dei sistemi integrati di gestione dei rifiuti.

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