RAPPORTO SUL SISTEMA DISTRIBUTIVO

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1 Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento per la l impresa e l internalizzazione Divisione Generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica Ufficio VII SISTEMA STATISTICO NAZIONALE RAPPORTO SUL SISTEMA DISTRIBUTIVO Analisi economico-strutturale del commercio italiano Anno 2008

2 Realizzazione editoriale

3 SOMMARIO Presentazione pag. 5 INDICATORI ECONOMICI TERRITORIALI Introduzione 9 Le vendite al dettaglio analisi regionale 10 I principali aggregati economici dell attività commerciale stime provinciali 24 Tavole statistiche 35 IL COMMERCIO AL DETTAGLIO AL 31 DICEMBRE 2008 ESERCIZI IN SEDE FISSA Quadro evolutivo 45 Attività primaria di dettaglio fisso 50 Tavole statistiche attività primaria regionali e provinciali 69 Attività secondaria di dettaglio fisso 101 Tavole statistiche attività secondaria regionali 109 Nati - mortalità 131 AMBULANTI E FORME SPECIALI DI VENDITA Consistenza del settore 141 Tavole statistiche di consistenza regionali e provinciali 145 COMMERCIO ALL INGROSSO INTERMEDIARI SETTORE AUTO AL 31 DICEMBRE 2008 Consistenza del settore 170 Tavole statistiche di consistenza regionali e provinciali 181 GRANDE DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA AL 31 DICEMBRE 2008 Analisi generale 190 Supermercati 193 Ipermercati 203 Minimercati 207 Grandi Magazzini 213 Grandi Superfici Specializzate 223 3

4 APPENDICE METODOLOGICA ANALISI ECONOMICA Stime regionali delle vendite al dettaglio 237 Stime provinciali dei principali aggregati dell attività commerciale 240 Glossario dei termini statistici utilizzati 244 ANALISI STRUTTURALE Sistema statistico informativo per il monitoraggio della rete distributiva 246 Definizioni statistiche e amministrative 249 4

5 PRESENTAZIONE Il Rapporto annuale sul sistema distributivo analizza l evoluzione del settore utilizzando gli strumenti di approfondimento individuati per monitorare l entità e l efficienza della rete distributiva, così come previsto dalla norma istitutiva dell Osservatorio Nazionale del Commercio. Le fonti che alimentano la produzione informativa sono sostanzialmente tre: il sistema statistico per il monitoraggio della rete di vendita, basato sull anagrafe economica del Registro delle Imprese, che traccia il panorama strutturale dell intero comparto commerciale; le indagini periodiche sulla grande distribuzione organizzata, per l approfondimento conoscitivo di un particolare segmento della rete in sede fissa, finalizzato all analisi evolutiva dei moderni canali distributivi; e infine le stime, realizzate con la collaborazione dell Istituto G. Tagliacarne, su alcune variabili economiche di settore (fatturato, occupazione, consumi, valore aggiunto) che forniscono indicatori territoriali per una valutazione più puntuale dell efficienza della rete distributiva. Si precisa, con riguardo a questi ultimi, che i relativi aggregati vengono ogni anno rivisti e aggiornati sulla base degli ultimi dati disponibili. Pertanto i valori pubblicati nel presente rapporto vanno considerati come provvisori, essendo soggetti a possibili revisioni sulla base degli aggiornamenti periodicamente pubblicati dall Istituto Nazionale di Statistica dei dati di contabilità nazionale e territoriale. Nel 2008 lo stato del settore appare contrassegnato dal repentino deteriorarsi delle condizioni del mercato internazionale che, proprio a fine periodo, hanno indotto anche in Italia un peggioramento del quadro congiunturale e una flessione del prodotto interno lordo, con conseguente modifica delle prospettive di consumo delle famiglie. Il calo dei consumi ha avuto effetti sulla distribuzione commerciale, facendo segnare una variazione negativa di quasi mezzo punto percentuale nelle vendite al dettaglio, che si è riflessa anche sul numero complessivo dei punti vendita attivi. Per la prima volta, infatti, dopo quasi un decennio di aumento ininterrotto e a ritmo elevato, si è registrata un inversione di tendenza nel trend di accrescimento del numero degli esercizi, ed è comparso nuovamente il segno meno, la cui entità, ancora contenuta a fine 2008, potrebbe rafforzarsi nell anno successivo. In questo quadro, soltanto i moderni canali distributivi mantengono un andamento positivo, sia nel fatturato che nella crescita del numero dei punti vendita, anche se più contenuto rispetto agli anni precedenti, mentre il dettaglio tradizionale registra un consistente arretramento. Occorre sottolineare, peraltro, che l aumento di fatturato della distribuzione organizzata è interamente ascrivibile al settore alimentare: si rileva cioè uno spostamento sempre più ampio degli acquisti dai piccoli esercizi ai moderni canali di vendita, dovuto - oltre a fattori socio-culturali in crescente espansione (crescita delle periferie, modifica nella composizione e nelle abitudini dei nuclei familiari, ecc..) - all azione di contenimento della dinamica dei prezzi messa in atto dalle grandi catene, che, soprattutto in un periodo di contrazione dei consumi, spinge nuovamente le famiglie ad una maggiore ricerca della convenienza. Nel settore non alimentare, invece, anche la grande distribuzione registra una diminuzione di fatturato, seppure molto contenuta, mentre il numero di punti vendita continua ad aumentare: tenendo dunque conto delle nuove aperture, si rileva, a parità di rete, un anda- 5

6 mento delle vendite strutturalmente negativo. E però soprattutto sugli esercizi tradizionali che la diminuzione del fatturato nel settore non food esercita il proprio impatto negativo, provocando la chiusura di un rilevante numero di esercizi. Sembra dunque che lo spazio del dettaglio tradizionale sia tornato a ridursi, dopo anni di consistente accrescimento, nel corso dei quali all interno del comparto si sono andate via via definendo due componenti diverse e contrapposte: la prima riferita ad un segmento residuale di attività commerciale, caratterizzata da scarsa capacità innovativa e produttività, indotta principalmente dalla scarsità di altri sbocchi occupazionali e quindi largamente diffusa nelle aree meno sviluppate. La seconda dotata invece di caratteristiche di alta qualità sia per le scelte urbanistiche e ambientali adottate, sia sotto il profilo del servizio e della specializzazione offerti, che potrebbe essere definita come piccola distribuzione moderna, in grado cioè di garantire il processo di crescita puntando su nuove priorità quali l individuazione di insediamenti commerciali mirati, spesso multifunzionali, o l intreccio sempre più stretto fra prodotto e servizio. Si può ragionevolmente ritenere che la diminuzione del numero degli esercizi, iniziata quest anno e destinata probabilmente a rafforzarsi in futuro, vada ad incidere proprio sulla prima componente, quella residuale, la cui sopravvivenza non può più essere garantita in una fase di contrazione dei consumi, ed arrechi dunque un beneficio all intero sistema distributivo, eliminando le sacche di marginalità ancora esistenti e favorendo l affermarsi della componente moderna del commercio tradizionale, slegata dal gigantismo dimensionale, ma in grado di indurre elementi innovativi sul piano della qualità e del servizio. D altronde quegli indicatori che abbiamo più volte considerato come elementi favorevoli al processo di ammodernamento - quali la crescita di aperture in localizzazioni separate, l aumento delle forme costitutive societarie, il saldo positivo delle attività secondarie di vendita, sintomo di percorsi distributivi corti - sono rimasti tutti positivi anche nell anno in corso. Si precisa infine che, per motivi di tempestività, molti dei dati contenuti nel presente Rapporto hanno già avuto diffusione via internet nello spazio riservato all Osservatorio Nazionale del sito del Ministero dello Sviluppo Economico ( che, a cadenza periodica, li pubblica con finalità divulgative. La Direzione Generale per il Mercato, la Concorrenza, il Consumatore, la Vigilanza e la Normativa Tecnica ringrazia tutti quegli enti che hanno consentito l acquisizione di dati ed elementi utili ai fini della presente pubblicazione, ed in modo particolare le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura per la consueta preziosa collaborazione. Ringrazia altresì la Confcommercio (Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle PMI) per l attività di realizzazione editoriale che da anni garantisce la pubblicazione del rapporto. 6

7 INDICATORI ECONOMICI TERRITORIALI Indicatori economici e territoriali 7

8 8 Indicatori economici e territoriali

9 INTRODUZIONE Dopo un biennio nel corso del quale, a compensazione della sostanziale stazionarietà verificatasi in precedenza, l economia italiana aveva registrato incrementi reali del PIL rispettivamente pari al 2,0% (nel 2006) e all 1,6% (nel 2007), il 2008 si è chiuso con una flessione dell 1,0% e in una fase di netto peggioramento del quadro congiunturale. Diverse sono le cause alle quali si possono far risalire il rovesciamento della tendenza e l ulteriore crollo dell attività produttiva che, a seguito della crisi, dovrà verificarsi nel Da una parte, anche a seguito della crisi finanziaria innescata dalla vicenda dei subprime, è venuto a mancare o ad attenuarsi in misura considerevole il tiraggio offerto dalla domanda estera. Basti considerare che, espresse a prezzi costanti, le esportazioni di beni e servizi (al netto delle spese di consumo effettuate in Italia dai non residenti) hanno subito nel 2008 una contrazione del 3,8%, appena inferiore a quella che si è contemporaneamente verificata dal lato delle importazioni (-4,8%). Al ridimensionamento dell interscambio di beni e servizi con il resto del mondo si è inoltre accompagnato un calo della domanda interna, che ha interessato sia i consumi delle famiglie (-1,0%) sia, e soprattutto, gli investimenti fissi nel complesso dei settori (-3,0%). Tuttavia, nonostante l accentuata debolezza della domanda interna, ai primi sintomi di rallentamento della dinamica dei prezzi al consumo (nel 2007 accresciutisi soltanto dell 1,9%) non ha fatto seguito, nel 2008, una corrispondente decelerazione, tenuto conto che l indice generale relativo all intera collettività si è mediamente attestato su un tasso del 3,3% e che solo verso la fine dell anno la tendenza è andata sempre più ridimensionandosi. Se poi si scende all anali delle principali componenti della domanda interna, dalle corrispondenti elaborazioni eseguite dall ISTAT si rileva che le riduzioni quantitative più marcate hanno interessato i beni durevoli, i cui acquisti sono diminuiti del 7,3% per effetto soprattutto dei mezzi di trasporto (-15,1%) e degli elettrodomestici (-7,1%), soltanto in parte controbilanciati dagli incrementi degli altri beni. Relativamente contenuta è stata invece la flessione registrata dai beni non durevoli, all interno dei quali si è evidenziata una contrazione del 2,3% nel comparto dei generi alimentari e delle bevande; mentre, per quanto riguarda i servizi è continuata, ad un ritmo sensibilmente più lento del passato, (+0,4%), la tendenza alla crescita che ha contrassegnato l intero decennio al quale si fa riferimento. Se, anziché in termini globali, il calcolo viene effettuato con riferimento ai valori pro capite, dalle elaborazioni a prezzi costanti emerge inoltre che le spese di consumo sono scese nel 2008 sullo stesso livello toccato all inizio del decennio in corso. Si è cioè verificata una stagnazione (trasformatasi, dalla seconda parte del 2008, in una vera e propria recessione) che trova riscontro anzitutto nel diminuito potere d acquisto delle categorie a reddito fisso e che, in particolare nell anno anzidetto, non ha potuto giovarsi di un soddisfacente incremento del reddito disponibile delle famiglie. Quest ultimo, infatti, accresciutosi in termini monetari soltanto del 2,7%, ha risentito gli effetti negativi dell aumentata pressione fiscale e della forte contrazione subita dai redditi da capitale. Il 2008 si è caratterizzato infine per l ulteriore avanzamento degli esercizi della grande distribuzione, che anche in conseguenza di un lieve incremento numerico hanno visto il valore delle vendite accrescersi ad un tasso medio del 1,6%; e tutto ciò a scapito degli esercizi tradizionali, che hanno invece evidenziato un calo dell 1,8%. L aumento delle vendite, da parte degli esercizi della grande distribuzione, è peraltro interamente ascrivibile al comparto alimentare, che assorbe il 68,7% del fatturato complessivo, contro una quota di assorbimento che per i non alimentari si aggira attualmente attorno al 31%. Lo spostamento sempre più ampio degli acquisti dai piccoli esercizi a quelli della distribuzione organizzata, oltre che a fattori socio-culturali in crescente espansione, è riconducibile in parte all azione di contenimento della dinamica dei prezzi che gli esercizi in questione hanno in qualche misura realizzato. Indicatori economici e territoriali 9

10 LE VENDITE AL DETTAGLIO ANALISI REGIONALE Il quadro generale Alla luce del mutamento del quadro macroeconomico, a seguito della crisi finanziaria internazionale non va trascurato che i volumi delle vendite non hanno sinora mostrato evidenti segnali di cedimento. Sinteticamente possiamo anticipare che nel corso del 2007 si è verificata un espansione, sia pur di lieve entità, del fatturato rispetto all anno precedente mentre nel corso del 2008 si assiste ad una congiuntura negativa. Nel 2008 le vendite complessive ammontano a milioni di euro (tab. a) contro i del 2007 con una diminuzione tendenziale pari allo 0,4% mentre nel corso del 2007 il fatturato totale cresce rispetto al 2006 di mezzo punto percentuale. Osservando l andamento delle vendite per le due principali tipologie merceologiche, si può notare come nell ultimo anno siano aumentate in modo particolare le vendite di generi alimentari (+1%) rispetto ad una diminuzione del comparto non alimentare di un punto e mezzo percentuale. Nel corso del 2007 le vendite alimentari avevano registrato sempre un +1% ma, contemporaneamente, nel non alimentare si leggeva ancora il segno più, anche se con un valore assai contenuto (+0,2%). Tabella a) - Vendite complessive e variazioni % per categoria merceologica e forma distributiva - Anni Continua nel 2008 la moderata espansione della grande distribuzione, il cui fatturato nell ultimo anno, si è accresciuto, in termini monetari, dell 1,6%, contro un aumento meno sostanzioso nel corso del 2007 pari a +1,3%. Viceversa, le vendite relative ai piccoli esercizi, dopo una stabilità registrata nel 2007, segnano una battuta d arresto con un decremento dell 1,8%. Il favorevole andamento della grande distribuzione lo si può osservare anche attraverso il grafico 1 in cui sono riportate le variazioni percentuali del triennio Mentre nel periodo considerato le vendite complessive si sono rivelate sostanzialmente stabili, quelle 10 Indicatori economici e territoriali

11 degli esercizi della grande distribuzione si sono contemporaneamente accresciute del 3,0%, a fronte di una variazione negativa dell 1,8% degli altri esercizi. Anche il comparto alimentare evidenzia nel citato intervallo una discreta performance (+2%) contro un -1,4% registrato dal comparto non alimentare. Grafico 1 - Variazioni % nel triennio delle vendite complessive per categoria merceologica e forma distributiva La quota di mercato degli esercizi della grande distribuzione tra il 2006 ed il 2008 (graf. 2) è costantemente cresciuta fino ad attestarsi nell ultimo anno sul 41,2% (con una crescita rispetto al 2006 di oltre un punto percentuale). Per contro, la quota di pertinenza degli esercizi tradizionali è passata dal 59,9% del 2006 al 58,8% del Grafico 2 Composizione % delle vendite per forma distributiva - (Anni ) Indicatori economici e territoriali 11

12 A spingere verso l alto la quota delle vendite transitate per i canali della grande distribuzione è stato comunque il comparto alimentare, che nel 2008 assorbiva il 68,7% delle vendite complessive del settore (graf. 3), a fronte di una aliquota molto più bassa evidenziata dalla piccola distribuzione (28,6%), che ha finora potuto difendere la sua posizione soprattutto nel comparto dei non alimentari. Grafico 3 Composizione % delle vendite per gruppo merceologico Anno 2008 E ragionevole supporre che, anche a prescindere dalle modifiche intervenute nelle abitudini dei consumatori, lo spostamento degli acquisti verso le grandi superfici di vendita sia stato stimolato dall azione calmieratrice svolta dagli operatori del settore durante tutto il periodo esaminato, e più in particolare a ridosso del «change-over», quando, a causa di alcuni ingiustificati aumenti dei prezzi, il potere d acquisto di importanti fasce della popolazione subì un apprezzabile contrazione. Per quanto riguarda la composizione delle vendite per categorie merceologiche (graf. 4), nel 2008 il 45,1% del loro totale riguarda il comparto alimentare, quota in lento ma costante aumento nel corso del periodo Grafico 4 Composizione % delle vendite nel triennio per categoria merceologica 12 Indicatori economici e territoriali

13 Per quanto riguarda il comparto non alimentare, oltre i? delle vendite si concentra nella piccola distribuzione (76,5%) mentre per l alimentare le quote della grande e della piccola distribuzione si attestano rispettivamente al 62,7% e 37,3% (graf. 5). Grafico 5 Composizione % delle vendite per tipologia distributiva Anno 2008 La dimensione territoriale dei risultati Osservando la tabella b), nella quale sono riportati i dati relativi alle grandi ripartizioni territoriali, si può anzitutto trarre una conferma del dualismo esistente fra le regioni più favorite del Centro-Nord e quelle più svantaggiate del Mezzogiorno. Un dualismo che è il frutto di una serie di aspetti da considerare congiuntamente. Da un lato questa divisione emerge nettamente dai dati dell intera rete commerciale che, come si rileva dalla tabella, forniscono per il 2008, con riferimento alla ripartizione del Sud-Isole, una quota delle vendite nazionali (28%) solo di poco inferiore alla corrispondente incidenza della popolazione residente (circa il 35%). Un altro fattore da considerare è la maggiore diminuzione delle vendite che il Mezzogiorno ha fatto registrare tanto nel 2008, quando il suo decremento è risultato pari allo 0,7% contro lo 0,3% del Centro-Nord, quanto nel 2007 quando invece i territori meridionali hanno messo a segno un incremento pari allo 0,2% contro lo 0,7% delle regioni del Centro-Nord. Tabella b) -Vendite complessive e variazioni % per ripartizioni geografiche - Anni Indicatori economici e territoriali 13

14 Il sensibile divario tra le due aree, negli ultimi anni solo marginalmente attenuato, deriva anche dalla diversa distribuzione dei canali di vendita anche se nell ultimo periodo emerge un aspetto molto interessante: una lenta ma costante aumento della quota appannaggio della grande distribuzione organizzata che nel triennio considerato è cresciuta di un punto e mezzo percentuale. Interessanti appaiono al riguardo i dati riportati nella tabella c), che forniscono la distribuzione regionale delle vendite per comparto merceologico (alimentare e non alimentare) e, all interno di ciascuno di essi, anche per tipo di esercizio. Sono due gli aspetti che dalla tabella emergono con particolare evidenza: da una parte, la concentrazione delle vendite complessive nelle regioni che, demograficamente ed economicamente parlando, si collocano al vertice della graduatoria; dall altra, l importanza che, a parità di vendite complessive, assumono i dati della grande distribuzione. Riguardo al primo aspetto, meritevole di segnalazione è il fatto che, con un valore totale di milioni di euro, la Lombardia assorbe il 18,5% delle vendite dell intero Paese. Ad essa fanno seguito il Lazio con milioni di euro (9,7%), il Veneto (9,3%), l Emilia Romagna (8,7%) ed infine il Piemonte (8%) tutte e tre con valori compresi tra i e i milioni di euro. Tabella c) - Vendite complessive per categoria merceologica, forma distributiva e regione (milioni di euro) - Anno 2008 All estremo opposto si collocano le tre regioni più piccole della Penisola (Basilicata, Molise e Valle d Aosta), che nel loro insieme raccolgono appena l 1,6% delle vendite dell intero Paese. 14 Indicatori economici e territoriali

15 E interessante notare inoltre come la graduatoria delle vendite complessive, rapportate alla dimensione demografica delle singole regioni (graf. 6), restituisca la Valle d Aosta al primo posto, seguita da Emilia Romagna, Veneto, Umbria e Lombardia, mentre nelle ultime posizioni ritroviamo Sardegna, Calabria e Sicilia. Grafico 6 - Graduatoria regionale delle vendite totali in rapporto alla popolazione Anno 2008 Per quanto riguarda il secondo aspetto (la quota delle vendite complessive che transitano per i canali della grande distribuzione), sempre dalla tabella c), e più specificamente dal grafico 7, possono trarsi utili indicazioni. Quello che spicca è anzitutto il caso della Lombardia, che con un aliquota del 53% supera di gran lunga le percentuali di tutte le altre regioni, confermandosi come l area più dinamica e innovativa del Paese. Ma anche altre regioni, con un livello di sviluppo manifestamente inferiore, fra le quali il Friuli-Venezia-Giulia (52,3%), l Abruzzo (50,8%) ed il Veneto (50,6%), presentano quote di partecipazione alquanto elevate. Indicatori economici e territoriali 15

16 Grafico 7 Distribuzione per regione della quota di vendite della grande distribuzione e degli altri esercizi Anno 2008 Al contrario, le regioni del Mezzogiorno mostrano percentuali piuttosto basse, collocandosi in fondo della graduatoria. In particolare ciò accade per la Basilicata (23,9%), la Puglia (23,8%), e soprattutto la Campania la cui quota, 22,8%, è pari a meno della metà della quota della Lombardia. E appena il caso di rilevare, inoltre, che, a conferma della validità della «legge di Engel», la percentuale delle vendite di generi non alimentari sul totale cresce generalmente al crescere del reddito pro capite. Infatti, mentre la quota nazionale destinata ai generi alimentari si attesta al 45,1%, si può osservare (graf. 8) come per le regioni meridionali la stessa quota raggiunga il 47,8%. In particolare, l aliquota più elevata la si rileva in Abruzzo (51,7%), seguito da Sardegna (50%), Calabria (48,8%) e Sicilia (48,7%). 16 Indicatori economici e territoriali

17 In posizione diametralmente opposta si collocano invece la Valle d Aosta (40,3%) ed il Trentino Alto Adige con una quota di consumi alimentari pari al 40,5%. Grafico 8 Distribuzione regionale della quota % di vendite del comparto alimentare Anno Differenziali ancora più significativi si evidenzierebbero se, anziché limitarci a considerare le vendite di beni non alimentari, a queste venissero aggiunte anche le prestazioni di servizi, la maggior parte dei quali ritenuti non di prima necessità. L andamento tendenziale delle vendite al dettaglio Premettendo che, in base alle linee metodologiche adottate, ogni anno vengono aggiornati e ricalcolati gli aggregati avvalendosi degli ultimi dati disponibili e che quindi le stime fornite possono risultare ogni anno riviste e aggiornate, passiamo ad analizzare l andamento delle vendite complessive. Per esaminarne le variazioni tendenziali, nelle tabelle seguenti, oltre ai dati 2008 (già pubblicati nel paragrafo precedente), si riportano anche i dati regionali delle vendite al dettaglio per gli anni 2006 e 2007, quali risultano dagli aggiornamenti delle stime. Indicatori economici e territoriali 17

18 Tabella d) - Commercio fisso al dettaglio (alimentare e non alimentare) Valori delle vendite complessive nell anno 2006 Tabella e) - Commercio fisso al dettaglio (alimentare e non alimentare) Valori delle vendite complessive nell anno Indicatori economici e territoriali

19 Tabella f) - Commercio fisso al dettaglio (alimentare e non alimentare) Valori delle vendite complessive nell anno 2008 Come già rilevato, si ritiene opportuno sottolineare che, nonostante il mutamento del quadro macroeconomico, a seguito della crisi finanziaria internazionale, i volumi delle vendite non hanno, almeno per il momento, mostrato evidenti segnali di cedimento. In particolare, nel triennio (tabella g), il livello complessivo delle vendite su scala nazionale è rimasto sostanzialmente stabile (+0,1% sempre in termini monetari) risultato di un aumento per il Nord Italia (rispettivamente +0,7% per il Nord Ovest e +0,6% per il Nord Est) e di un calo delle vendite delle imprese operanti su Centro e Mezzogiorno di circa mezzo punto percentuale. Indicatori economici e territoriali 19

20 Tabella g) - Commercio fisso al dettaglio (alimentare e non alimentare) Variazioni delle vendite nell anno 2008 rispetto al 2006 Dalla distribuzione dicotomica appare poi come la grande distribuzione faccia registrare una crescita delle vendite rispetto a quella degli esercizi tradizionali (+3,0 contro -1,8%). Il differenziale tra le due tipologie distributive si accentua decisamente nelle aree del Nord Est, dove ad un forte incremento della grande distribuzione (pari al 5,2%) si contrappone una diminuzione per gli altri esercizi pari al 3,5%. Un forte differenziale si osserva anche nel Mezzogiorno in cui si registra un aumento per le vendite delle grande distribuzione del 5% a fronte di una diminuzione per gli esercizi tradizionali pari a -2,4%. Il raffronto tra i due grandi comparti merceologici fa svettare nettamente il settore alimentare, il cui tasso di crescita complessivo nel periodo, pari al 2%, si contrappone alla diminuzione di quasi un punto e mezzo percentuale del non alimentare. Il settore alimentare cresce in particolare nelle regioni settentrionali (Nord Est +3,3% e Nord Ovest +2,8%) mentre il comparto non alimentare decresce soprattutto al Centro (-2%) e al Mezzogiorno (-1,6%). All interno del comparto food si può poi notare come risulti decisamente elevata la crescita delle vendite della grande distribuzione nelle aree del Nord Est (+6,4%), in contrapposizione ad una forte perdita di competitività degli altri esercizi (-7,7%). Nel grafico 9, in particolare, si riporta una classifica delle regioni che nel periodo di riferimento presentano le variazioni tendenziali più elevate, sia in aumento che in regresso. 20 Indicatori economici e territoriali

21 Grafico 9 Prime e ultime 5 regioni per variazioni delle vendite nel periodo (numeri indici 2006=100) Passando alle variazioni registrate nel 2008 rispetto al 2007, si può rilevare dalla tabella h) un tasso negativo nazionale pari allo 0,4% delle vendite complessive, come già indicato nel paragrafo precedente. A livello di macro aree geografiche, la contrazione maggiore si rileva nel Mezzogiorno (- 0,7%) seguito dalle regioni del Centro Italia (-0,5%). Nel Nord l andamento tra il 2008 ed il 2007 delle vendite al dettaglio risulta essere sostanzialmente stabile (Nord-Ovest -0,1% e Nord-Est -0,3%). Analizzando in dettaglio le tipologie distributive, si rileva un andamento dicotomico che vede il fatturato della grande distribuzione crescere nel corso del 2008 a livello nazionale dell 1,6%, e diminuire quello degli esercizi tradizionali dell 1,8% con un differenziale che si accentua nelle aree del Centro e del Mezzogiorno. La grande distribuzione infatti è cresciuta nelle regioni centro-meridionali di circa il 2% contro un +1,4% per il Nord. Il fatturato della piccola distribuzione per contro diminuisce in particolare nel Centro (-2,1%) e nel Nord-Est (-2%). Indicatori economici e territoriali 21

22 Tabella h) - Commercio fisso al dettaglio (alimentare e non alimentare) variazioni tendenziali delle vendite nell anno 2008 rispetto al 2007 Il raffronto tra i due grandi comparti merceologici evidenzia una crescita per l alimentare, +1%, a fronte di una diminuzione, -1,5%, per il non alimentare. In particolare, l aumento delle vendite alimentari passa soprattutto per il canale distributivo delle grandi superfici che crescono di oltre 2 punti e mezzo percentuali contro il -1,6% per le piccole superfici. Al Centro è maggiore la divaricazione tra le due diverse divisioni merceologiche: ad un aumento dell 1,4% per le vendite alimentari corrisponde infatti una perdita di due punti percentuali dei reparti non alimentari. Si riporta infine nel grafico 10 la rappresentazione visiva delle variazioni tendenziali regionali individuate dalla tabella h), in ordine decrescente. 22 Indicatori economici e territoriali

23 Grafico 10 Graduatoria regionale per variazioni tendenziali delle vendite nel 2008 (numeri indici 2007=100) Indicatori economici e territoriali 23

24 I PRINCIPALI AGGREGATI ECONOMICI DELL ATTIVITA COMMERCIALE Stime provinciali Premessa In base alle linee metodologiche adottate, ogni anno vengono ricalcolati gli aggregati avvalendosi degli ultimi dati disponibili; conseguentemente le stime fornite risultano ogni anno riviste e aggiornate. Quest anno, per quanto riguarda il calcolo delle serie provinciali per gli anni , oltre al calcolo del nuovo anno 2007, si è proceduto anche ad una revisione della serie storica tenendo conto della diffusione da parte dell Istituto Nazionale di Statistica di una nuova serie di stime nazionali per quegli anni. Principali risultati Sulla base delle serie relative all anno 2007, si possono rilevare le seguenti caratteristiche strutturali. 1) Occupazione totale Nel 2007 il numero totale degli occupati nel settore delle attività commerciali in senso lato (comprendente le divisioni o comparti 50, 51 e 52 della classificazione Ateco 2002) è stimato in poco meno di 3 milioni 700 mila unità con una variazione positiva rispetto al 2001 pari al 4,7% e con una variazione tendenziale dello 0,5% (v. graf. 1 e tav. 2). Dalla corrispondente distribuzione territoriale emerge come nel Nord si concentri oltre la metà degli occupati complessivi a fronte di una quota pari a circa il 27% per il Mezzogiorno e del 21% per le zone centrali (tabella a). Le regioni che occupano le prime posizioni della graduatoria sono, nell ordine, la Lombardia, con il 18,9% degli occupati dell intero Paese, a cui fanno seguito il Lazio (9,3%) ed il Veneto (9,2%). Seguono, a breve distanza Emilia-Romagna e Piemonte, che superano l 8%. Con una quota di circa il 7% si collocano invece la Toscana e la Campania, due regioni che in termini demografici pesano rispettivamente il 6,2% ed il 9,7% sul totale nazionale. Data la loro ridotta dimensione territoriale e demografica, in fondo alla graduatoria si collocano Basilicata (0,8%), Molise (0,4%) e Valle d Aosta (0,2%), che però differiscono tra loro sia per il corrispondente livello di reddito pro capite che per la diversa incidenza del movimento turistico. 24 Indicatori economici e territoriali

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