La parte migliore del tempo

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1 Copia 1,00. Copia arretrata 2,00 L O S S E RVATOR E ROMANO EDIZIONE SETTIMANALE Unicuique suum IN LINGUA ITALIANA Non praevalebunt Anno LXV, numero 35 (3.805) Città del Vaticano Giovedì 27 agosto 2015 Durante la centesima udienza generale del pontificato Francesco parla della preghiera in famiglia La parte migliore del tempo E invita a partecipare il 1 settembre alla celebrazione in San Pietro per la cura del creato La «parte migliore» del tempo della famiglia è quella dedicata alla preghiera. Centesima udienza generale per Papa Francesco, che ai fedeli riuniti in piazza San Pietro mercoledì 26 agosto ha riproposto l episodio evangelico di Marta e Maria per ricordare che «lo spirito della preghiera riconsegna il tempo a Dio, esce dalla ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo, ritrova la pace delle cose necessarie, e scopre la gioia di doni inaspettati». Proseguendo la serie di catechesi incentrate sulla famiglia, il Pontefice ha sottolineato che lo spirito della preghiera abita in un cuore che pensa a Dio «come la carezza che ci tiene in vita». Questo atteggiamento «fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un invocazione davanti a un immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa». Oggi il tempo della famiglia, ha riconosciuto, è generalmente «un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato». Però, quando lo Spirito «ci insegna a dire Pa d re proprio come lo diceva Gesù», allora «il tempo dell intera vita famigliare viene avvolto nel grembo dell amore di Dio, e cerca spontaneamente il tempo della preghiera». Al termine dell udienza, l invito del Pontefice a partecipare alla giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, che si celebra martedì 1 settembre. PAGINA 8 All Angelus l appello dopo l inasprimento del conflitto nel Paese Rispetto degli impegni per la pace in Ucraina Preoccupato per l inasprirsi del conflitto nell Ucraina orientale, Papa Francesco ha rivolto alle parti un nuovo appello di pace, invocando il rispetto degli impegni presi e chiedendo «l aiuto delle organizzazioni e delle persone di buona volontà» per rispondere «all emergenza umanitaria». All Angelus recitato in piazza San Pietro domenica 23 agosto, vigilia della festa nazionale ucraina che ricorre ogni anno nel giorno della proclamazione dell indipendenza avvenuta nel 1991 il Pontefice è tornato a parlare della difficile situazione del Paese, dove nelle ultime settimane si è registrata un escalation dei combattimenti. «Il Signore conceda la pace in Ucraina» ha auspicato al termine della preghiera, aggiungendo: «Interceda per noi la Vergine Maria!». PAGINA 3 Bambina di fronte alla cattedrale di San Michele a Kiev durante la festa dell indipendenza (Ap) Il Vangelo della misericordia al centro della giornata mondiale 2016 Risp osta al dramma dei migranti «Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia». È questo il tema voluto da Papa Francesco per la prossima giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 17 gennaio Una scelta che va letta nel contesto dell Anno della misericordia in programma dall 8 dicembre prossimo al 20 novembre 2016 e che, di fronte al dramma di milioni di uomini e donne costretti ad abbandonare le proprie terre, sollecita a non cadere «nell indifferenza che umilia, nell abitudinarietà che anestetizza l animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge», come scrive il Pontefice nella bolla giubilare Misericordiae vultus. Tra le proposte pratiche suggerite per la circostanza, si invita a celebrare la giornata giubilare in modo particolare a livello diocesano e nazionale, nell ambito più vicino ai migranti e rifugiati, con la loro partecipazione, e coinvolgendo anche le comunità cristiane. In occasione della giornata sarà pubblicato, come consuetudine, un messaggio pontificio. PAGINA 2

2 pagina 2 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 27 agosto 2015, numero 35 Francesco in basilica partecipa alla messa per la memoria liturgica di san Pio X Papa dei catechisti «Davanti alla tomba di san Pio X ho pregato per tutti i catechisti affidandoli alla sua protezione, così come facevo ogni anno in Argentina per la giornata dei catechisti»: fuori dalla basilica vaticana Papa Francesco saluta l emozionato monsignor Lucio Bonora, officiale della Segreteria di Stato, che ha appena celebrato la messa per la memoria liturgica del santo Pontefice. Davanti a lui, in prima fila, tra i fedeli, c era inaspettatamente proprio il Pontefice. È accaduto venerdì 21 agosto e a raccontarlo al nostro giornale è lo stesso monsignor Bonora, il quale, trevigiano, ha vissuto come uno speciale regalo di Papa Sarto la celebrazione di prima mattina in San Pietro. «L anno scorso ci dice ero a Riese insieme con il cardinale segretario di Stato per la solenne celebrazione in occasione del centenario della morte di Papa Pio X. Quest anno, trovandomi qui in Vaticano per la ricorrenza, ho chiesto di poter celebrare in basilica». Immaginare lo stupore di monsignor Bonora quando, accompagnato da due sacerdoti della Segreteria di Stato e dai ministranti maltesi, ha visto avvicinarsi un sampietrino che lo ha avvisato: «All altare di San Pio X c è il Papa!». «Che faccio? Torno indietro?». «No, no, vada pure». La titubanza del prelato è stata immediatamente vinta dal Pontefice che, vedendolo arrivare con un sorriso lo ha invitato a cominciare la celebrazione. «Dopo la messa racconta monsignor Bonora il Santo Padre mi ha spiegato che stamattina presto aveva già celebrato ma che, recatosi in basilica per la sua devozione a Papa Pio X, ha deciso di fermarsi insieme alla settantina di fedeli presenti». «È stato un momento commovente e quasi familiare» confida Bonora, il quale durante la messa è sceso dai gradini dell altare per scambiare l ab- braccio di pace con Francesco, che poi si è comunicato mettendosi in fila insieme agli altri fedeli. Fedeli nel frattempo aumentati a vista d o cchio, dopo che era circolata la voce della presenza del Pontefice. Al termine, il celebrante, rivolgendosi ai presenti, ha affidato a san Pio X le necessità di ognuno e della Chiesa, e soprattutto la persona del successore di Pietro. Tutti hanno quindi pregato con un Gloria al Padre. La presenza di Papa Francesco alla messa, come semplice fedele, è stata per monsignor Bonora un grande insegnamento: «La devozione personale del Pontefice per Pio X sottolinea ci dice Papa Francesco tra i fedeli durante la messa celebrata venerdì 21 agosto all altare di San Pio X (foto di Katarzyna Artymiak) La misericordia al centro della giornata mondiale 2016 Risposta al dramma dei migranti di uno stile pastorale che era quello di Papa Sarto, cioè uno stile di Chiesa dove tutti, pastori e fedeli, sono fratelli. Sono lo stile e la sensibilità di un uomo che è stato posto dal Signore al servizio di tutta la Chiesa, ma che vuole camminare con tutti i fedeli, con semplicità, con modestia, sull esempio dei santi». Quei santi, conclude il sacerdote, che «ci sono stati dati come piccole luci per il nostro cammino. E san Pio X è stato una luce autentica per il suo tempo, affinché la Chiesa si riformasse e intraprendesse il suo rinnovamento nel solco della sacra Scrittura, della vita pastorale dei fedeli e, soprattutto, dell eucaristia, data anche ai bambini». «Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia». È questo il tema scelto da Papa Francesco per la prossima giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 17 gennaio Un tema che va letto nel contesto dell Anno della misericordia convocato dal Pontefice con la bolla Misericordiae vultus dell 11 aprile scorso in programma dall 8 dicembre prossimo al 20 novembre Con la prima parte del tema, «Migranti e rifugiati ci interpellano», si vuole far presente la drammatica situazione di tanti uomini e donne costretti ad abbandonare le proprie terre. Non si devono dimenticare, per esempio, le recenti tragedie del mare che hanno per vittime i migranti. Di fronte al rischio evidente dell assuefazione a questo fenomeno, il Papa presenta il dramma dei migranti e rifugiati come una realtà che ci deve interpellare. In questa linea si situa la M i s e r i c o rd i a e vultus, nella quale Francesco raccomanda: «Non cadiamo nell indifferenza che umilia, nell abitudinarietà che anestetizza l animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto». E prosegue: «Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l ipocrisia e l egoismo» (n. 15). Con la seconda parte, «La risposta del Vangelo della misericordia», si vuole collegare in modo esplicito il fenomeno della migrazione con la risposta del mondo e, in particolare, della Chiesa. In questo contesto, il Papa invita il popolo cristiano a riflettere durante il giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale, tra le quali c è l accoglienza dei forestieri. Senza dimenticare che Cristo stesso è presente tra i più piccoli, e che alla fine della vita saremo giudicati dalla nostra risposta d amore (cfr. Ma t t e o, 25, 31-45). Come discepola di Gesù, la Chiesa è sempre chiamata ad «annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna» (Misericordiae vultus, n. 16) e ad approfondire il rapporto tra giustizia e misericordia, due dimensioni di un unica realtà (cfr. n. 20). In linea con il desiderio del Pontefice, che vuole che ogni Chiesa particolare sia «direttamente coinvolta a vivere questo Anno santo» (n. 3), il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti offre le seguenti indicazioni: suggerisce che la giornata giubilare sia celebrata particolarmente a livello diocesano e nazionale, nell ambito più vicino ai migranti e rifugiati, con la loro partecipazione, e coinvolgendo anche le comunità cristiane; propone che l evento giubilare centrale sia proprio il prossimo 17 gennaio 2016, nella ricorrenza della giornata mondiale; incoraggia le diocesi e comunità cristiane, che ancora non lo fanno, a programmare delle iniziative, approfittando dell occasione che offre questo Anno della misericordia; invita a non dimenticare l asp etto della sensibilizzazione delle comunità cristiane al fenomeno migratorio; auspica che l attenzione verso i migranti e la loro situazione non si riduca a un unica giornata; ricorda infine che è anche importante realizzare segni concreti di solidarietà, che abbiano un valore simbolico ed esprimano la vicinanza e l attenzione ai migranti e rifugiati. In occasione della giornata mondiale sarà pubblicato, come consuetudine, un messaggio pontificio. Va ricordato che questa giornata trova origine nella lettera circolare Il dolore e le preoccupazioni, che la Sacra Congregazione Concistoriale inviò il 6 dicembre 1914 agli ordinari diocesani italiani. In essa si chiedeva, per la prima volta, di istituire una giornata annuale di sensibilizzazione sul fenomeno della migrazione, anche per promuovere una colletta in favore delle opere pastorali per gli emigrati italiani e per la preparazione dei missionari d emigrazione. A seguito di quella lettera, il 21 febbraio 1915 fu celebrata la prima giornata. L OSSERVATORE ROMANO EDIZIONE SETTIMANALE Unicuique suum IN LINGUA ITALIANA Non praevalebunt Città del Vaticano o r n e o s s ro m.v a w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o.v a GI O VA N N I MARIA VIAN d i re t t o re Giuseppe Fiorentino v i c e d i re t t o re Gianluca Biccini co ordinatore Redazione via del Pellegrino, Città del Vaticano fax Servizio fotografico telefono fax photo@ossrom.va w w w. p h o t o.v a TIPO GRAFIA VAT I C A N A EDITRICE L OS S E R VAT O R E ROMANO don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Abbonamenti: Italia, Vaticano: 58,00 (6 mesi 29,00); Europa: 100,00 - $ U.S.; America Latina, Africa, Asia: 110,00 - $ U.S.; America del Nord, Oceania: 162,00 - $ U.S. Per informazioni, sottoscrizioni e rinnovi: telefono ; fax ; i n f o s s ro m.v a Pubblicità Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Via Monte Rosa 91, Milano telefono /3003, fax s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e i l s o l e 2 4 o re. c o m

3 numero 35, giovedì 27 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 3 All Angelus il Papa sottolinea che Gesù non fa sconti e obbliga a una scelta precisa Da chi andremo E invoca il rispetto degli impegni per giungere alla pace in Ucraina Gesù «non fa sconti» e «costringe a fare una scelta precisa: o stare con lui o separarsi da lui»: lo ha sottolineato Papa Francesco all Angelus di domenica 23 agosto, in piazza San Pietro, richiamando la professione di fede di Pietro «Signore, da chi andremo?» e ricordando che «tutto quello che abbiamo nel mondo non sazia la nostra fame d infinito». Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Si conclude oggi la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, con il discorso sul Pane della vita, pronunciato da Gesù all indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Alla fine di quel discorso, il grande entusiasmo del giorno prima si spense, perché Gesù aveva detto di essere il Pane disceso dal cielo, e che avrebbe dato la sua carne come cibo e il suo sangue come bevanda, alludendo così chiaramente al sacrificio della sua stessa vita. Quelle parole suscitarono delusione nella gente, che le giudicò indegne del Messia, non vincenti. Così alcuni guardavano Gesù: come un Messia che doveva parlare e agire in modo che la sua missione avesse successo, subito. Ma proprio su questo si sbagliavano: sul modo di intendere la missione del Messia! Perfino i discepoli non riescono ad accettare quel linguaggio inquietante del Maestro. E il brano di oggi riferisce il loro disagio: «Questa parola è dura! dicevano Chi può ascoltarla?» (Gv 6, 60). In realtà, essi hanno capito bene il discorso di Gesù. Talmente bene che non vogliono ascoltarlo, perché è un discorso che mette in crisi la loro mentalità. Sempre le parole di Gesù ci mettono in crisi, per esempio davanti allo spirito del mondo, alla mondanità. Ma Gesù offre la chiave per superare la difficoltà; una chiave fatta di tre elementi. Primo, la sua origine divina: Egli è disceso dal cielo e salirà «là dov era prima» (v. 62). Secondo: le sue parole si possono comprendere solo attraverso l azione dello Spirito Santo, Colui «che dà la vita» (v. 63) è proprio lo Spirito Santo che ci fa capire bene Gesù. Terzo: la vera causa dell i n c o m p re n - sione delle sue parole è la mancanza di fede: «Tra voi ci sono alcuni che non credono» (v. 64), dice Gesù. Infatti da allora, dice il Vangelo, «molti dei suoi discepoli tornarono indietro» (v. 66). Di fronte a queste defezioni, Gesù non fa sconti e non attenua le sue parole, anzi costringe a fare una scelta precisa: o stare con Lui o separarsi da Lui, e dice ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?» (v. 67). A questo punto Pietro fa la sua confessione di fede a nome degli altri Apostoli: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (v. 68). Non dice dove andremo?, ma da chi andremo?. Il problema di fondo non è andare e abbandonare l opera intrapresa, ma è da chi andare. Da quell interrogativo di Pietro, noi comprendiamo che la fedeltà a Dio è questione di fedeltà a una persona, con la quale ci si lega per camminare insieme sulla stessa strada. E questa persona è Gesù. Tutto quello che abbiamo nel mondo non sazia la nostra fame d infinito. Abbiamo bisogno di Gesù, di stare con Lui, di nutrirci alla sua mensa, alle sue parole di vita eterna! Credere in Gesù significa fare di Lui il centro, il senso della nostra vita. Cristo non è un elemento accessorio: è il pane vivo, il nutrimento indispensabile. Legarsi a Lui, in un vero rapporto di fede e di amore, non significa essere incatenati, ma profondamente liberi, sempre in cammino. Ognuno di noi può chiedersi: chi è Gesù per me? È un nome, un idea, soltanto un personaggio storico? O è veramente quella persona che mi ama che ha dato la sua vita per me e cammina con me? Per te chi è Gesù? Stai con Gesù? Cerchi di conoscerlo nella sua parola? Leggi il Vangelo, tutti i giorni un passo di Vangelo per conoscere Gesù? Porti il piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, per leggerlo, ovunque? Perché più stiamo con Lui più cresce il desiderio di rimanere con Lui. Adesso vi chiederò cortesemente, facciamo un attimo di silenzio e ognuno di noi in silenzio, nel suo cuore, si faccia la domanda: «Chi è Gesù per me?». In silenzio, ognuno risponda nel suo cuore. La Vergine Maria ci aiuti ad and a re sempre a Gesù per sperimentare la libertà che Egli ci offre, e che ci consente di ripulire le nostre scelte dalle incrostazioni mondane e dalle paure. Al termine della preghiera mariana, prima di salutare i gruppi di fedeli Messaggio al sinodo delle Chiese metodiste e valdesi Verso una piena comunione «Il Signore conceda a tutti i cristiani di camminare con sincerità di cuore verso la piena comunione, per testimoniare Gesù Cristo e il suo Vangelo, cooperando al servizio dell umanità, in particolare in difesa della dignità della persona umana, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposte comuni alla sofferenza che affligge tanta gente, specialmente i poveri e i più deboli». Lo chiede Papa Francesco nel suo messaggio al sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, che si svolge a Torre Pellice (Torino) fino al 28 agosto. Nel testo, a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, il Pontefice assicura «un fervido ricordo nella preghiera e un cordiale e fraterno saluto, quale segno della sua spirituale vicinanza». Come è noto, Francesco il 22 giugno si è recato in visita alla Chiesa valdese di Torino, primo Papa a varcare la soglia di un tempio di questa minoranza. Durante l incontro, rivolgendosi ai presenti, il Papa aveva chiesto a nome della Chiesa cattolica, «perdono» per «gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi». Sadao Watanabe, «Andrea e Simone seguono Gesù» presenti, il Pontefice ha lanciato un nuovo appello per la pace in Ucraina, invocando il rispetto degli impegni presi e chiedendo l impegno di tutti per far fronte all emergenza umanitaria nel Paese. Con preoccupazione, seguo il conflitto in Ucraina orientale, nuovamente inaspritosi in queste ultime settimane. Rinnovo il mio appello affinché siano rispettati gli impegni presi per giungere alla pacificazione e con l aiuto delle organizzazioni e delle persone di buona volontà, si risponda all emergenza umanitaria nel Paese. Il Signore conceda la pace all Ucraina, che si accinge a celebrare domani la festa nazionale. Interceda per noi la Vergine Maria! Cari fratelli e sorelle, saluto cordialmente tutti i pellegrini romani e quelli provenienti da vari Paesi, in particolare i nuovi seminaristi del Pontificio Collegio Nord Americano, giunti a Roma per intraprendere gli studi teologici. Saluto il gruppo sportivo di San Giorgio su Legnano, i fedeli di Luzzana e di Chioggia; i ragazzi e i giovani della diocesi di Verona. E non dimenticatevi, questa settimana, di fermarvi ogni giorno un attimino e farvi la domanda: «Chi è Gesù per me?». E ognuno risponda nel suo cuore. A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me! Buon pranzo e a r r i v e d e rc i!

4 pagina 4 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 27 agosto 2015, numero 35 Papa Francesco parla della preghiera in famiglia La parte migliore del tempo Il Nobel alle mamme e ai papà che di 24 ore ne fanno 48 La preghiera è «la parte migliore del tempo» della famiglia. Lo ha ricordato Papa Francesco nella catechesi dell udienza generale la centesima del pontificato svoltasi mercoledì 26 agosto, in piazza San Pietro. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Dopo aver riflettuto su come la famiglia vive i tempi della festa e del lavoro, consideriamo ora il tempo della preghiera. Il lamento più frequente dei cristiani riguarda proprio il tempo: Dovrei pregare di più...; vorrei farlo, ma spesso mi manca il temp o. Lo sentiamo continuamente. Il dispiacere è sincero, certamente, perché il cuore umano cerca sempre la preghiera, anche senza saperlo; e se non la trova non ha pace. Ma perché si incontrino, bisogna coltivare nel cuore un amore caldo per Dio, un amore affettivo. Possiamo farci una domanda molto semplice. Va bene credere in Dio con tutto il cuore, va bene sperare che ci aiuti nelle difficoltà, va bene sentirsi in dovere di ringraziarlo. Tutto giusto. Ma vogliamo anche un po di bene al Signore? Il pensiero di Dio ci commuove, ci stupisce, ci intenerisce? Pensiamo alla formulazione del grande comandamento, che sostiene tutti gli altri: «Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le forze» (Dt 6, 5; cfr. Mt 22, 37). La formula usa il linguaggio intensivo dell amore, riversandolo in Dio. Ecco, lo spirito di preghiera abita anzitutto qui. E se abita qui, abita tutto il tempo e non ne esce mai. Riusciamo a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l Onnipotente che La tragedia dei profughi nel Kurdistan iracheno ha fatto irruzione in piazza San Pietro attraverso la viva e diretta testimonianza di padre Samir Yousif, sacerdote caldeo, parroco di cinque villaggi ad Amadiyak, sulle montagne vicino al confine con la Turchia. Il Papa ha voluto incontrarlo personalmente, assegnandogli un posto in prima fila, accanto ai vescovi, proprio per confermare e rilanciare la sua attenzione al dramma che sta sconvolgendo i cristiani, e non solo, in quella regione. Padre Samir ha mostrato a Francesco «due album di fotografie per documentare dice la catastrofe apocalittica: ho visto scene di dolore e disperazione inimmaginabili, persone morte di stenti in mezzo alla strada». ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione? Tutto vero, naturalmente. Ma solo quando Dio è l affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. Allora ci sentiamo felici, e anche un po confusi, perché Lui ci pensa e soprattutto ci ama! Non è impressionante questo? Non è impressionante che Dio ci accarezzi con amore di padre? È tanto bello! Poteva semplicemente farsi riconoscere come l Essere supremo, dare i suoi comandamenti e aspettare i risultati. Invece Dio ha fatto e fa infinitamente di più di questo. Ci accompagna nella strada della vita, ci protegge, ci ama. Se l affetto per Dio non accende il fuoco, lo spirito della preghiera non Alla centesima udienza del pontificato Speranze per i profughi in Kurdistan Continuamente, racconta il sacerdote, «da noi arrivano migliaia e migliaia di persone in fuga senza nulla, scappate senza aver potuto prendere neppure un vestito o un documento, per sfuggire a morte certa». E così, spiega, «in un attimo vengono cancellate radici che risalgono al primo secolo cristiano, perché noi cristiani in quelle regioni non siamo né ospiti né stranieri». «Nella mia parrocchia ha riferito padre Samir al Papa facciamo l impossibile per accogliere i profughi scampati alla furia dell Is, dando loro da mangiare, un tetto e garantendo anche le medicine, almeno per le prime necessità. Per far questo contiamo sulla carità del Papa che per due volte il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per He Qi, «Marta e Maria» riscalda il tempo. Possiamo anche moltiplicare le nostre parole, come fanno i pagani, dice Gesù; oppure anche esibire i nostri riti, come fanno i farisei (cfr. Mt 6, 5.7). Un cuore abitato dall affetto per Dio fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un invocazione davanti a un immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa. È bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Madonna. Quanta tenerezza c è in questo! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in luogo di preghiera. Ed è un dono dello Spirito Santo. Non dimentichiamo mai di chiedere questo dono per ciascuno di noi! Perché lo Spirito di Dio ha quel suo modo speciale di dire nei l evangelizzazione dei popoli, ci ha personalmente consegnato», e anche «sull aiuto della Conferenza episcopale italiana, della Caritas e di altri organismi» che hanno risposto prontamente agli appelli del Pontefice. Al quale, confida, «ho detto grazie per i suoi interventi rivolti alla comunità internazionale: la sua voce, può starne certo, è molto ascoltata in tutto il mondo arabo. Quando Francesco parla della tragedia dei profughi, i media gli danno ampio spazio e questo ci aiuta a trovare finalmente solidarietà, a non cadere nel dimenticatoio». Padre Samir, che è stato in precedenza anche parroco a Mosul, non ha perso «la speranza per un futuro di pace, riconciliazione e giustizia, nonostante tutto». Del C O N T I N UA A PA G I N A 5 nostri cuori Abbà Pa d re, ci insegna a dire Pa d re proprio come lo diceva Gesù, un modo che non potremmo mai trovare da soli (cfr. Gal 4, 6). Questo dono dello Spirito è in famiglia che si impara a chiederlo e a p p re z z a rl o. Se lo impari con la stessa spontaneità con la quale impari a dire papà e mamma, l hai imparato per sempre. Quando questo accade, il tempo dell intera vita famigliare viene avvolto nel grembo dell amore di Dio, e cerca spontaneamente il tempo della preghiera. Il tempo della famiglia, lo sappiamo bene, è un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato. È sempre poco, non basta mai, ci sono tante cose da fare. Chi ha una famiglia impara presto a risolvere un equazione che neppure i grandi matematici sanno risolvere: dentro le ventiquattro ore ce ne fa stare il doppio! Ci sono mamme e papà che potrebbero vincere il Nobel, per questo. Di 24 ore ne fanno 48: non so come fanno ma si muovono e lo fanno! C è tanto lavoro in famiglia! Lo spirito della preghiera riconsegna il tempo a Dio, esce dalla ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo, ritrova la pace delle cose necessarie, e scopre la gioia di doni inaspettati. Delle buone guide per questo sono le due sorelle Marta e Maria, di cui parla il Vangelo che abbiamo sentito; esse impararono da Dio l armonia dei ritmi famigliari: la bellezza della festa, la serenità del lavoro, lo spirito della preghiera (cfr. Lc 10, 38-42). La visita di Gesù, al quale volevano bene, era la loro festa. Un giorno, però, Marta imparò che il lavoro dell ospitalità, pur importante, non è tutto, ma che ascoltare il Signore, come faceva Maria, era la cosa veramente essenziale, la parte migliore del tempo. La preghiera sgorga dall ascolto di Gesù, dalla lettura del Vangelo. Non dimenticatevi, tutti i giorni leggere un passo del Vangelo. La preghiera sgorga dalla confidenza con la Parola di Dio. C è questa confidenza nella nostra famiglia? Abbiamo in casa il Vangelo? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme? Lo meditiamo recitando il Rosario? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti. E alla mattina e alla sera, e quando ci mettiamo a tavola, impariamo a dire assieme una preghiera, con molta semplicità: è Gesù che viene tra noi, come andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro. Una cosa che ho molto a cuore e che ho visto nelle città: ci sono bambini che non hanno imparato a fare il segno della croce! Ma tu mamma, papà, insegna al bambino a pregare, a fare il segno della croce: questo è un compito bello delle mamme e dei papà! Nella preghiera della famiglia, nei suoi momenti forti e nei suoi passaggi difficili, siamo affidati gli uni agli altri, perché ognuno di noi in famiglia sia custodito dall amore di Dio.

5 numero 35, giovedì 27 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 5 L invito a partecipare alla giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, che si celebra il 1 settembre, è stato rivolto dal Papa ai fedeli al termine dell udienza generale. L invito a partecipare alla giornata mondiale del 1 settembre Per superare la crisi ecologica Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i seminaristi della diocesi di Meaux, accompagnati da Mons. Jean-Yves Nahmias. Vi invito a pregare insieme in famiglia a partire dalla lettura del Vangelo che nutre il cuore di ognuno, e dalla meditazione del Rosario. Le vostre famiglie si troveranno ulteriormente unite nei momenti forti come nei momenti difficili. Che Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Malta, Cina, Dubai, Nigeria, Canada e Stati Uniti d America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace nel Signore. Dio vi benedica! Rivolgo un cordiale saluto a tutti i fedeli di lingua tedesca, in particolare ai pellegrini della Diocesi di G ra z - S e c k a u e al Jugenddienst del Decanato di Chiusa. Riserviamo sempre, accanto al tempo necessario per il lavoro, un tempo per essere insieme con il Signore. Ascoltiamo- Lo leggendo il Vangelo. Meditiamo- Lo pregando il Rosario. Preghiamo nella famiglia insieme la mattina e la sera. Così rimaniamo sempre custoditi dall amore di Dio. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli venuti da Spagna e America latina. Invito tutti a scoprire la bellezza della preghiera in famiglia affinché pregando gli uni per gli altri siamo protetti dall amore di Dio. Molte grazie. Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Saluto cordialmente i fedeli presenti delle diverse parrocchie del Portogallo e il gruppo dei nuovi studenti del Collegio Pio Brasiliano. Il Signore vi benedica, perché siate dovunque per tutti faro di luce del Vangelo. Possa questo pellegrinaggio rinvigorire nei vostri cuori il sentire e il vivere con la Chiesa. La Madonna accompagni e protegga voi tutti e i vostri cari! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, la preghiera rafforza la famiglia, pregate affinché le vostre famiglie siano, sull esempio della Santa Famiglia di Nazaret, luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Il Signore vi benedica! Saluto i pellegrini polacchi. Carissimi, chiediamo insieme al Signore il dono dello Spirito Santo. Solo Lui può accendere nei nostri cuori il fuoco dell amore, sì che con un ardente affetto filiale possiamo rivolgerci a Dio Abba Pa d re e pregare veramente. Con quest affetto troveremo sempre il tempo per la preghiera personale e familiare. Essa ci porterà la pace e la felicità di coloro che si sentono amati. Sia lodato Gesù Cristo! DA PA G I N A 4 resto, precisa, «tra le cinquemila persone che stiamo ospitando in questo momento non ci sono solo cristiani di ogni denominazione ma anche musulmani: la follia dell Is è solo una violenza cieca e non può averla vinta». Seppure colpita duramente, «la Chiesa caldea oggi è viva, resa persino più forte e unita proprio dalla dura prova che sta subendo»; e così, dice, «non ci manca la speranza di immaginare che un giorno non lontano il Papa possa venire a trovarci di persona nella diocesi di Amadiyak e Zaku dei Caldei per confermarci nella fede e incoraggiarci a non aver paura». Proprio l incontro con il sacerdote iracheno riassume lo stile delle cento udienze generali finora tenute da Francesco. A questi appuntamenti del mercoledì hanno preso parte persone, informa la Prefettura della Casa Pontificia. In particolare, sono i presenti alle 30 udienze Martedì prossimo, 1 settembre, si celebrerà la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. In comunione di preghiera con i nostri fratelli ortodossi e con tutte le persone di buona volontà, vogliamo offrire il nostro contributo al superamento della crisi ecologica che l umanità sta vivendo. In tutto il mondo, le varie realtà ecclesiali locali hanno programmato opportune iniziative di preghiera e di riflessione, per rendere tale Giornata un momento forte anche in vista dell assunzione di stili di vita co erenti. Con i vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate e i fedeli laici della Curia romana, ci troveremo nella Basilica di S. Pietro alle ore 17, per la Liturgia della Parola, alla quale fin d ora invito a partecipare i romani, e i pellegrini e quanti lo desiderano. Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti! Saluto le Religiose del Volto Santo e le Suore Preziosine di Monza in occasione dei rispettivi Capitoli Generali e l Assemblea generale dell Istituto Secolare Piccola Famiglia Francescana. Saluto i seminaristi che partecipano all incon- La centesima udienza del pontificato nel 2013; alle 43 udienze del 2014; e alle 27 udienze del Alla centesima sono giunti in più di diecimila. Oltre a numerosi argentini, particolarmente significativo l abbraccio con Debora Lulli, la mamma di Ismaele, il giovane diciassettenne ucciso, a luglio, a Pesaro. Prima di fare ingresso in piazza San Pietro, Francesco ha benedetto tre campane per la parrocchia dei Santi Secondo e Matteo a Montegrosso d Asti. Accanto a lui il cardinale decano Angelo Sodano, la cui nonna era originaria proprio di Montegrosso. Al porporato, nel sessantacinquesimo anniversario di sacerdozio, è dedicata una delle tre campane. Le altre sono intitolate al Papa e al vescovo astense Francesco Ravinale. Ma soprattutto sono un omaggio «all indimenticato don Giovanni Conti, novantaquattrenne, che per sessantacinque anni è stato alla guida della comunità di Montegrosso», spiega l attuale parroco padre Luca Maria tro estivo di Frascati e il Movimento per l Affido e l Adozione di Verona. A tutti auguro di testimoniare la fede con parole e gesti di misericordia e di compassione verso il prossimo. Domani celebreremo la memoria di Santa Monica, madre di Sant Agostino. All intercessione di questi Santi affidiamo gli sposi novelli e i genitori cristiani, perché come Monica, accompagnino con l esempio e con la preghiera il cammino dei figli. Raccomandiamo gli ammalati più bisognosi di conforto e di costanti attenzioni come pure la gioventù affinché, come Agostino, tenda sempre verso la pienezza della Verità e dell Amore, che è Cristo: Egli solo può saziare i bisogni profondi del cuore umano. Bronzini. E «l idea di dare finalmente alla chiesa le campane è stata della gente, dei giovani in particolare, ed è un modo per dire grazie al nostro storico parroco» aggiunge il sindaco Mario Curto. In piazza San Pietro, a salutare il Papa, c era Teresa Lai, una donna cinese convertitasi di recente al cristianesimo, che lavora a Canton Hui Ling in un associazione per assistere le persone disabili. E con un abbraccio, poi, Francesco ha accolto suor Guadalupe Velasco, novantun anni, dal 1948 accanto ai lebbrosi nel territorio della tribù Garo, in Meghalaya, nel nord est dell India. Originaria di Pamplona, la suora ha aperto un lebbrosario a Tura dando soprattutto un futuro ai figli dei lebbrosi che venivano scartati come i loro genitori. Ha accolto e fatto studiare questi ragazzi che oggi sono tornati a Tura come insegnanti, funzionari statali, medici. A raccontare le loro storie di accoglienza sono venuti in udienza i rappresentanti del Movimento italiano per l affido e l adozione, attivo da quarant anni. Mentre un dono davvero particolare è stato presentato a Francesco da Sergio Sesana, ottantenne pittore di Vercurago, che ha dedicato la vita a rappresentare sulla tela i suoi territori, in particolare il castello che ha ispirato Alessandro Manzoni nel delineare il personaggio dell Innominato nei Promessi sposi. Particolarmente numerosi i gruppi di seminaristi e i partecipanti al pellegrinaggio della diocesi austriaca di Graz-Seckau che, spiega il vescovo Wilhelm Krautwaschl, stanno vivendo il periodo estivo «seguendo lo stile di comportamento sobrio indicato proprio dall enciclica Laudato si». Francesco ha anche salutato un importante delegazione scintoista venuta da Tokyo. Significativo, infine, il gesto del pastore protestante Monika Rykowski, della United Church of Rhineland, in Germania, giunta a Roma a piedi da Canterbury.

6 numero 35, giovedì 27 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 6/7 La croce di Cristo abbattuta ma mai sradicata Fino a quando, Signore? di MANUEL NIN N ell estate del 1922 il monaco benedettino di Montserrat, dom Bonaventura Ubach, soggiornò diverse settimane nel villaggio di Qaryatain, vicino a Palmira, per approfondire lo studio del siriaco e prepararsi alla sua prima liturgia celebrata nella cattedrale di Aleppo, il 21 settembre, accolto dall a rc i v e s c o v o siro cattolico Gabriele Tappouni, poi patriarca e cardinale. Da quel momento Ubach s immerse nella vita della Chiesa siro-occidentale: «La mia piena integrazione in questa tradizione avvenne con la celebrazione della messa siriaca e cercai di accelerare il mio inserimento nel clero della cattedrale siriaca di Baghdad. Celebravo ogni giorno la liturgia siriaca, poi mi ritiravo nella mia cella per pregare il breviario, e studiavo le antichità classiche del Paese, la sua storia, i suoi monumenti». I fatti drammatici di queste ultime settimane a Palmira e a Qaryatain, dove numerose famiglie siro-cattoliche sono state spietatamente sequestrate e poi in parte rilasciate, mi hanno scosso e riportato alla piena comunione con il martirio di tanti fratelli che in Medio oriente continuano, senza perdere mai la speranza, a testimoniare la croce di Cristo abbattuta dalle loro chiese, dai loro monasteri, ma non dai loro cuori. Sono momenti in cui la preghiera dei Salmi affiora nel cuore, con l invocazione che osano rivolgere a Dio: «Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?». Negli ultimi giorni la barbara uccisione di Khaled Asaad, archeologo capo di Palmira, che si era rifiutato di consegnare i reperti archeologici più preziosi da lui nascosti, fa pensare a questa tradizione culturale, archeologica e letteraria: patrimonio dell umanità ora trasformato in macerie da una mano che impunemente fa a pezzi più di tremila anni di storia. E all inizio di agosto si è levata ancora una volta la voce del patriarca Ignazio Youssif III Yo u n a n, padre e pastore della Chiesa sirooccidentale cattolica, che ha ricordato i fatti accaduti alle famiglie cristiane di Qaryatain, denunciando ancora una volta quell indifferenza con cui l occidente guarda o piuttosto non vuole guardare il dramma dei cristiani perseguitati e uccisi, martiri nel Medio oriente. La voce del patriarca è stata incisiva nel mostrare come non si tratti di pulizia etnica: «È una pulizia religiosa. Quella che i vostri governanti non vogliono vedere; non ne vogliono sapere niente! A loro importa poco delle libertà di queste comunità, che sono riuscite a sopravvivere proprio perché attaccate al loro Salvatore e al Vangelo. A Qaryatain erano rimaste circa trecento famiglie. E il loro parroco siro-cattolico, Jacques Murad, che è stato rapito, era nel convento di Mar Elian, dove accoglieva anche tanti musulmani e li aiutava». Sono le parole accorate di un vescovo per il suo popolo, parole che ci riportano al Vangelo di Cristo perché la carità non fa differenze di persone: «Accoglieva anche tanti musulmani e li aiutava». Le immagini arrivate da Qaryatain hanno mostrato le ruspe che abbattevano le mura, le croci, le tombe del monastero di Mar Elian, demolendo impunemente la carità cristiana che tra quelle mura sante dimorava sin dal V secolo e fino a pochi giorni fa. Immagini strazianti che si sono innalzate come un effimera vittoria per abbattere le mura e i tetti, ma soprattutto le preghiere, la vita, le sofferenze, le lacrime che attraverso i secoli oltre millecinquecento anni erano diventate il vero cemento che reggeva quel luogo santo. «Un altra chiesa, un altro monastero» potrebbe essere l indifferente titolo della notizia sui media. Ma non si tratta di «un altra chiesa», perché è la stessa Chiesa di Cristo, ortodossa o cattolica siriaca, assira, caldea, copta, latina a essere divenuta oggi martire. Una Chiesa che nel martirio rimane fedele al suo Salvatore e al suo Vangelo, fedele alla preghiera, anche per i propri nemici. Il monaco Ubach scriveva nelle sue note: «Mi ritiravo nella mia cella per pregare il breviario». Ed era una preghiera intrecciata di testi biblici e patristici, nella presenza perseverante del Salterio, testo che con Gesù stesso nelle tradizioni di oriente e di occidente è divenuto preghiera cristiana e dei cristiani. Salmi di lode, quelli che ritroviamo nelle ore di preghiere dei cristiani siriaci, e salmi di pentimento, di sofferenza, di sp eranza. E anche salmi in cui il cristiano chiede a Dio la fine del male e dell empietà annidata in molti cuori: «Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando su di me prevarrà il mio nemico? Libera la mia vita dalla loro violenza, dalle zanne dei leoni l unico mio bene». Questa è oggi la preghiera di tanti cristiani, in oriente nella sofferenza, in occidente nella comunione anch essa sofferente. Salda sempre nella parola di perdono che viene dal Vangelo, in quella fede che, vedendo la croce abbattuta dalle chiese e dai monasteri, sa che mai potrà essere sradicata dal cuore dei cristiani. Intervista a Paolo Matthiae sulla distruzione delle antichità in Iraq e in Siria Una nuova barbarie Paolo Matthiae di P ROSSELLA FABIANI aolo Matthiae è nel suo studio romano dove ogni spazio è occupato da libri e da oggetti che raccontano i Paesi, da lui amatissimi, del Vicino oriente. Mi concede «quarantacinque minuti al massimo» perché sta finendo di scrivere un saggio sull antichità la cui pubblicazione, per i tipi della Electa, è prevista per il 17 novembre prossimo. Ma il nostro incontro è durato più di due ore. Densissime. Con la voce che si faceva a mano a mano più profonda e le parole che venivano dal cuore. Un cuore innamorato del lavoro di archeologo svolto per quasi cinquant anni proprio in Siria. A lui si deve la scoperta di Ebla. Non posso dimenticare le sue lacrime al termine di una conferenza tenuta all Accademia dei Lincei nel 2013 sull arte nelle civiltà dell Oriente antico nella quale aveva ricordato il massacro che si stava consumando in Siria. Lacrime pudiche perché consapevoli del valore ben più grande della perdita di vite umane. Ma sono stati necessari altri massacri, altri anni lunghissimi di guerra, fino all orrore, qualche giorno fa, dell assassinio di Khaled al-asaad uno studioso che Matthiae conosceva e stimava profondamente per riportare l attenzione sulla distruzione del patrimonio storico e culturale. «Khaled al-asaad è stato per quarant anni il direttore degli scavi archeologici di Palmira. Era l archeologo della città, ha collaborato con missioni di ogni Paese: dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all Olanda, dagli Stati Uniti alla Polonia e da ultimo anche con l Italia, con la missione statale di Milano. Era uno studioso completo, ma soprattutto era una persona tipica delle famiglie delle città del deserto. Questo tipo di uomini, come i beduini di un tempo, sono caratterizzati da una amabilità, da una cortesia e da un ospitalità straordinaria che per loro è del tutto naturale. Non eccessiva, ma misurata e discreta. Khaled al-asaad era una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d animo. Anche archeologi che non si occupano di quel periodo, cioè di antichità romane, andavano di frequente a Palmira in visita e la disponibilità di Khaled era totale. Era una personalità fortemente radicata nella città, ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo. In varie occasioni il suo nome era stato proposto per il ruolo di direttore generale delle antichità a Damasco, ma credo che lui preferisse rimanere a Palmira, una città con la quale si identificava». Tempio di Baal (Sito archeologico di Palmira, Siria) Che cosa hanno voluto dimostrare con la sua esecuzione i miliziani dell Is? Secondo le motivazioni di questo barbaro assassinio esecuzione è un termine inadatto l anziano archeologo sarebbe stato un collaborazionista del governo di al-assad, e inoltre si occupava di antichità, di quella che i miliziani definiscono l età dell idolatria. Inoltre gli accusatori sostenevano che avesse nascosto all Is i luoghi dove sarebbero stati posti al sicuro gli oggetti archeologici più importanti di Palmira. Ma questo significa soltanto che Khaled era un funzionario che faceva il suo lavoro con senso del dovere. E, sono sicuro, in maniera assolutamente indifferente a ogni questione politica. Khaled era uno studioso indipendente che, naturalmente, ha avuto a che fare come tutti gli archeologi con le autorità politiche, culturali, militari e civili del suo Paese. Così come per un sovrintendente italiano è normale conoscere il questore o il prefetto della sua città. Anche l accusa di avere nascosto i tesori di Palmira non è altro che la conferma di quello che abbiamo appena detto: Khaled al-asaad non era certo persona da tradire il suo lavoro. E perché, allora, non avrebbe lasciato Palmira pochi giorni prima dell occupazione dell Is portando con sé i due o tremila oggetti che sarebbero stati messi al sicuro dalle autorità di Damasco? Anche questa è la conferma che Khaled era talmente sicuro di fare soltanto il suo mestiere che non riteneva di avere motivo di fuggire. E per come lo ricordo non era persona che temesse per la propria vita. Pur essendo in pensione, aveva quasi 82 anni, ha preferito rimanere nella sua città proprio perché ha capito che le antichità correvano dei rischi. E probabilmente ha immaginato che la sua indiscussa autorevolezza morale potesse proteggere maggiormente quello che c era e c è tuttora a Palmira: le rovine di un sito archeologico assolutamente straordinario per tutto il Mediterraneo e per tutto il mondo. Un avvenimento tragico che costringe l Occidente a rivolgere di nuovo lo sguardo su questo Paese martoriato dove l Is non accenna a fermarsi. Come dimostra anche la distruzione del monastero cattolico di San Elian vicino a Homs e il tempio di Baal a Palmira. Questa atroce decapitazione con l esposizione della testa appesa a una colonna è una barbarie che si rifà a tempi antichissimi. Va combattuta, ma al tempo stesso deve farci ricordare che malgrado l orrore della guerra ci sono ancora funzionari della direzione delle antichità, come pure di altri servizi dello Stato, che cercano di proteggere in ogni modo un patrimonio culturale che, come ha detto il direttore generale dell Unesco, è dell intera umanità. Un esempio è rappresentato dal direttore del museo di Idlib, la cittadina da cui dipende Ebla, che è un abitante proprio del villaggio di Ebla e ogni giorno deve percorrere quindici chilometri per arrivare al lavoro. Fino a poco tempo fa metà del tragitto era sotto il controllo del governo e l altra metà era sotto il controllo di gruppi ribelli. Questa persona quindi rischia la vita per recarsi sul posto di lavoro e proteggere le antichità del museo di Idlib. E come lui decine di persone. Il direttore generale della antichità di Damasco ha comunicato che quindici funzionari dei musei hanno perso la vita sul lavoro. È giusto, come è stato proposto da Piero Fassino, che alla memoria di Khaled al- Asaad, un eroe della cultura, sia dedicata un area archeologica del mondo occidentale, magari vicino alle antichità romane d Oriente come il Foro di Traiano a Roma che è opera di Apollodoro di Damasco. Ma è anche utile sottolineare quello che stanno facendo, sul terreno, gruppi di civili in varie città minori che proteggono dei piccoli musei dove ci sono tesori archeologici importanti e difficili da trasportare. Uno di questi è a Maarret en-noman, nella regione di Idlib a non molta distanza da Ebla, novanta chilometri a Sud di Aleppo. Di origine medievale, questa cittadina ha delle antichità di architettura islamica e un museo, con reperti importanti soprattutto di età romana, che poteva essere saccheggiato. Sarebbe stata una catastrofe. Si è salvato perché, nonostante la città sia stata conquistata e persa più volte dall esercito regolare e da varie formazioni di ribelli, gruppi di cittadini si sono uniti per difendere l integrità del museo. Altri comitati civici sono a Idlib e a Draa, nella Siria meridionale. Una situazione drammatica. Il mondo intero sta perdendo pezzi di patrimonio che sono la memoria del Vicino oriente. Ci sono tre seri problemi in Siria per il patrimonio culturale: il primo è l assenza del controllo del territorio con il conseguente incremento degli scavi clandestini. Il secondo è che luoghi storici e siti archeologici possono essere occupati da distaccamenti militari e quindi diventare bersagli della parte avversa. Il terzo rischio è rappresentato da una nuova barbarie: la distruzione intenzionale dei monumenti. In realtà è una pratica antichissima alla quale non eravamo più abituati. Si può prendere ad esempio quello che è avvenuto a Nimrud o a Hatra in Iraq. I nuovi barbari detestano il fatto che venga rappresentata la figura umana. Questo rigorismo sfrenato, che è proprio dei sunniti salafiti, non è mai stato accettato da tutti i musulmani. Basti pensare alle miniature safavidi e turche che rappresentano la figura umana. Durante la massima fioritura della miniatura islamica, quella mogul dell India del XV e XVI secolo, i grandi sultani lasciavano che la figura umana fosse rappresentata perché ritenevano fosse una pratica per avvicinarsi a Dio, non per rivaleggiare con Lui. Dietro il saccheggio dei siti archeologici e dei musei che cadono nelle mani dell Is c è anche la spinta a finanziare il terrorismo? L Is vive una contraddizione. Da un lato distrugge ogni opera che considera un idolatria e questo è un gesto che rimanda al passato. Dall altro usa questi beni per ricavare soldi, e questo è molto moderno. Entrambe le azioni celano il disprezzo verso il mondo occidentale di idolatria». Del resto è già stata devastata Apamea, città imperiale tra le più grandi d Oriente assieme ad Alessandria d Egitto e Antiochia in Turchia. Danni importanti ha subito anche il sito di Mari la grande scoperta francese del 1933 dove è stato ritrovato un archivio di ventimila testi del tempo di Hammurabi di Babilonia che è vicina alla frontiera siro-turca. Ebla ha subito danni da scavi clandestini e da accampamenti militari di ribelli. Devastato anche il sito di Dura Europos, grande città sulla frontiera del limes romano, sull Eufrate. Sono completamente andati distrutti il minareto medioevale della grande moschea di Aleppo di origine omayyade e la moschea di Khosrofia che era davanti alla cittadella di Aleppo e che era opera di Sinan, il grande architetto ottomano dell inizio del Cinquecento. Danni anche al Krak dei cavalieri, la più bella fortezza medievale di tutto il Mediterraneo risalente al XII-XIII secolo. Era il baluardo dei crociati verso l interno. L elenco delle devastazioni è lunghissimo. La porta di bronzo antico della cittadella di Aleppo è andata perduta. Anche Maaloulaa è Resti dell antica città di Ebla a sud-ovest di Aleppo (Siria settentrionale) che compra le antichità smerciate dai miliziani nella Turchia meridionale per poi ripresentarle sui mercati di Londra, di Zurigo e di New York. Ma credo sia una sciocchezza sostenere che la vendita delle antichità sia la prima o la seconda fonte di finanziamento dell Is. Basta vedere sui siti d asta più prestigiosi quanto viene pagato un reperto di arte orientale. Un cilindretto o anche una tavoletta cuneiforme non vale come un Cézanne. I soldi per le armi e per i mercenari dell Is arrivano da altre parti. Comunque sono a rischio fortissimo tutti i luoghi archeologici sotto il controllo dell Is. Basta leggere questa dichiarazione di un portavoce dei miliziani: «Quando conquisteremo Damasco la prima cosa che faremo sarà distruggere il mausoleo del Saladino (il grande emiro che ha liberato Gerusalemme dai crociati) perché è un segno stata massacrata e le chiese e i monasteri greco-cattolici e greco-ortodossi hanno subito danni molto rilevanti. Gli scavi clandestini sono ovunque. Al-Assad oggi controlla la regione di Damasco fino a Homs e in parte fino a Hamah e poi l area della costa, che è la zona degli alauiti con Latakia (Laodicea). Ma è un controllo a macchia di leopardo. La situazione è disperata. Per non parlare dei cristiani che sono quasi scomparsi in Siria e in Iraq: chi ha potuto è scappato. Sono lontani i tempi della politica attenta alla tutela di tutte le minoranze, tra le quali quella cristiana. Ricordo quando parlai con Hafez al-assad della scoperta di Ebla. Il suo interprete era un cristiano che si chiamava Rias. E come suoi stretti collaboratori c erano anche altri cristiani. Oggi l unica prospettiva è quella di una conferenza internazionale.

7 pagina 8 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 27 agosto 2015, numero 35 Nel messaggio per il Meeting di Rimini l invito del Papa ad aspirare a cose grandi Chi riempie la nostra mancanza Pubblichiamo il messaggio di Papa Francesco per l apertura, giovedì 20 agosto, della trentaseiesima edizione del Meeting di Rimini. Il testo, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, è stato inviato al vescovo della città, Francesco Lambiasi. Eccellenza Reverendissima, a nome del Santo Padre Francesco e mio personale, rivolgo un cordiale saluto a Lei, agli organizzatori e ai partecipanti al XXXVI Meeting per l amicizia fra i popoli. La suggestiva e poetica espressione scelta come tema di quest anno «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?» (Mario Luzi) pone l accento sul «cuore» che è in ciascuno di noi, e che sant Agostino ha descritto come «cuore inquieto», che mai si accontenta e ricerca qualcosa all altezza della sua attesa. È una ricerca che si esprime in domande sul significato della vita e della morte, sull a m o re, sul lavoro, sulla giustizia e sulla felicità. Ma per essere degni di trovare una risposta occorre considerare in modo serio la propria umanità, coltivando sempre questa sana inquietudine. In tale impegno ci dice Papa Francesco «è possibile ricorrere semplicemente a qualche esperienza umana frequente, come la gioia di un nuovo incontro, le delusioni, la paura della solitudine, la compassione per il dolore altrui, l i n s i c u re z z a davanti al futuro, la preoccupazione per una persona cara» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 155). Qui vediamo emergere una delle grandi questioni del mondo di oggi: davanti a tante risposte parziali, che offrono solo dei «falsi infiniti» (Benedetto XVI) e che producono una strana anestesia, come dare voce agli interrogativi che tutti si portano dentro? Di fronte al torpore della vita, come risvegliare la coscienza? Per la Chiesa si apre una strada affascinante, come fu all inizio del cristianesimo, quando gli uomini si affannavano nella vita senza il coraggio, la forza o la serietà di esprimere le domande decisive. E, come accadde a san Paolo all Areopago, parlare di Dio a chi ha ridotto, censurato o dimenticato i suoi p erché?, risulta una stranezza che sembra lontana dalla vita reale con i suoi drammi e le sue prove. Perciò nessuno di noi può iniziare un dialogo su Dio, se non riusciamo ad alimentare il lumino fumigante che arde nel cuore, senza accusare nessuno per i suoi limiti che sono anche i nostri e senza pretendere, ma accogliendo e ascoltando chiunque. Il compito dei cristiani come ama ripetere Papa Francesco è iniziare processi più che occupare spazi (cfr. ibid., 222). E il primo passo è proprio ridestare il senso di quella mancanza di cui il cuore è pieno e che così frequentemente giace sotto il peso di fatiche e speranze deluse. Ma il cuore c è, ed è sempre in ric e rc a. Il dramma di oggi consiste nel pericolo incombente della negazione Nella preghiera e nel lavoro dei cristiani C è un solo futuro comune di OL AV FY KS E TVEIT Per Taizé tre anniversari e un annuncio La comunità di Taizé si appresta ad aprire, nel settembre prossimo, una fraternità a Cuba. Ad annunciarlo è stato il priore, fratel Alois, che ha reso noto di aver accettato l invito rivoltogli lo scorso anno da un presule cattolico e da un teologo evangelico. L annuncio è arrivato nel contesto delle celebrazioni conclusive organizzate in questi giorni sulla collina della Borgogna per i tre anniversari del 2015: il centesimo della nascita (12 maggio) di fratel Roger; il settantacinquesimo di istituzione della comunità; il decimo della morte (16 agosto) del fondatore. Pubblichiamo, quasi per intero, il testo del messaggio inviato per l occasione dal segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese. Pierre Marcel, «Walls break hearts, hearts break walls» (1995) A 75 anni da quando questa straordinaria visione ha preso vita, Taizé continua ad attirare e a ispirare migliaia e migliaia di giovani in tutto il mondo. Taizé è un villaggio, è una comunità religiosa, ma ancor più è una casa spirituale, una stazione preziosa sul percorso della vita e un punto d incontro con altri che seguono questo stesso cammino. Ciò vale sia quando essi s incontrano qui, in questo luogo, sia quando s incontrano nello spirito di Taizé in molte altre occasioni in giro per il mondo. L attrazione verso un esperienza di semplicità nella vita e nella preghiera testimonia in modo straordinario come tanti giovani diano una nuova espressione al motto centenario ora et labora, prega e lavora. Rendendo più profonda la mia spiritualità e ispirando la mia azione, Taizé ha svolto un ruolo trasformatore anche nel mio cammino di fede. Sarò sempre grato a fratel Roger e alla comunità da lui fondata. Sotto la sua guida, caro fratel Alois, la comunità ha invitato a un «pellegrinaggio di fiducia sulla terra». I giovani hanno risposto con entusiasmo, motivati dal forte legame tra la spiritualità condivisa e la pratica della solidarietà. Lei ha scritto: «Mentre continuiamo il pellegrinaggio di fiducia sulla terra, che riunisce giovani da molti Paesi, comprendiamo meglio e più in profondità questa realtà: l intera umanità forma una sola fami- C O N T I N UA A PA G I N A 10 dell identità e della dignità della persona umana. Una preoccupante colonizzazione ideologica riduce la percezione dei bisogni autentici del cuore per offrire risposte limitate che non considerano l ampiezza della ricerca di amore, verità, bellezza, giustizia che è in ciascuno. Tutti siamo figli di questo tempo e subiamo l influsso di una mentalità che offre nuovi valori e opportunità, ma può anche condizionare, limitare e guastare il cuore con proposte alienanti che spengono la sete di Dio. Ma il cuore non si accontenta, perché, come disse Papa Benedetto XVI parlando ai giovani a San Marino, «è una finestra aperta sull infinito» (19 giugno 2011). Perché dobbiamo soffrire e alla fine morire? Perché c è il male e la contraddizione? Vale la pena vivere? Si può sperare ancora davanti a una terza guerra mondiale combattuta a pezzi e con tanti fratelli perseguitati e uccisi a motivo della loro fede? Ha ancora senso amare, lavorare, fare sacrifici e impegnarsi? Dove va a finire la mia vita e quella delle persone che non vorremmo perdere mai? Che cosa stiamo a fare nel mondo?... Sono domande che si pongono tutti, giovani e adulti, credenti e non credenti. Prima o poi, almeno una volta nella vita, a causa di una prova o di un evento gioioso, riflettendo sul futuro dei propri figli o sull utilità del proprio lavoro, ciascuno si trova a fare i conti con uno o più di questi interrogativi. Anche il negatore più incallito non riesce a estirparli del tutto dalla propria esistenza. La vita non è un desiderio assurdo, la mancanza non è il segno che siamo nati sbagliati, ma al contrario è il campanello che ci avverte che la nostra natura è fatta per cose grandi. Come ha scritto il servo di Dio monsignor Giussani, «le esigenze umane costituiscono riferimento, affermazione implicita di una risposta ultima che sta al di là delle modalità esistenziali sperimentabili. Se venisse eliminata l ipotesi di un olt re, quelle esigenze sarebbero innaturalmente soffocate» (Il senso religioso, Milano 1997, 157). Il mito di Ulisse ci parla del nostos algos, la nostalgia che può trovare soddisfazione solo in una realtà infinita. Per questo Dio, il Mistero infinito, si è curvato sul nostro niente assetato di Lui e ha offerto la risposta che tutti attendono anche senza rendersene conto, mentre la cercano nel successo, nel denaro, nel potere, nelle droghe di qualunque tipo, nell affermazione dei propri desideri momentanei. Solo l iniziativa di Dio creatore poteva colmare la misura del cuore; ed Egli ci è venuto incontro per lasciarsi trovare da noi come si trova un amico. E così noi possiamo riposare anche in un mare in tempesta, perché certi della sua presenza. Ha detto Papa Francesco: «Anche se la vita di una persona è stata un disastro, se è distrutta dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa, Dio è nella sua vita. [...] Anche se la vita di una persona è un terreno pieno di spine ed erbacce, c è sempre uno spazio in cui il seme buono può crescere. Bisogna fidarsi di Dio» (La Civiltà Cattolica, 19 settembre 2013, 470). Con il tema di quest anno, il Me e - ting può cooperare a un compito essenziale della Chiesa, cioè «non consentire che qualcuno si accontenti di poco, ma che possa dire pienamente: Non vivo più io, ma Cristo vive in me (Gal 2, 20)» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 160), perché quello di Gesù «è l annuncio che risponde all anelito d infinito che c è in ogni cuore umano» (ibid., 165). Gesù «è venuto a mostrarci, a rendere visibile l amore che Dio ha per noi. [...] Un amore attivo, reale. [...] Un amore che guarisce, perdona, rialza, cura. Un amore che si avvicina e restituisce dignità. Una dignità che possiamo perdere in molti modi e forme. Ma Gesù è ostinato in questo: ha dato la vita per questo, per restituirci l identità perduta» (Papa Francesco, Discorso nel Centro di rieducazione a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, 10 luglio 2015). Qui sta il contributo che la fede cristiana offre a tutti e che il Meeting può testimoniare innanzitutto con la vita delle persone che lo realizzano. Per questo il Santo Padre augura agli organizzatori e ai volontari del Meeting di andare incontro a tutti sostenuti dal desiderio di proporre con forza, bellezza e semplicità la buona notizia dell amore di Dio, che anche oggi si china sulla nostra mancanza per riempirla dell acqua di vita che scaturisce da Gesù risorto. Egli chiede di pregare per il Suo ministero e invia di cuore a Lei, Eccellenza, e a tutti i partecipanti al Meeting la Benedizione Apostolica.

8 numero 35, giovedì 27 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 9 Il saluto del Pontefice ai partecipanti al congresso eucaristico e mariano in Perú Sotto l ombra del neem Maria è stata una donna eucaristica, perché ha vissuto ogni giorno eucaristicamente ancor prima che il sacramento fosse istituito. Lo ha sottolineato il cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo emerito di Quito, alla messa di chiusura del decimo congresso nazionale eucaristico e mariano del Perú sul tema «Gesù è il pane vivo che dà vita al mondo», svoltosi dal 13 al 16 agosto a Piura. Nello stadio cittadino Miguel Grau, l inviato speciale di Papa Francesco alla celebrazione, in occasione del settantacinquesimo anniversario della creazione della diocesi, ha spiegato il senso delle sue parole, evidenziando che Maria è stata donna eucaristica quando «offrì il suo seno verginale per l incarnazione del Verbo di Dio, anticipando quello aggiunto che la città riceve a braccia aperte tutti i fedeli provenienti dalle varie regioni del Paese. Al termine della messa il presule, in rappresentanza di tutti i fedeli peruviani, ha donato al cardinale una croce pettorale di argento in segno di ringraziamento. Il porporato ha concluso la celebrazione assicurando la preghiera di Papa Francesco perché il Signore conceda abbondanti frutti di santità a tutti i presenti. Infine, l inviato speciale ha presieduto l adorazione eucaristica e ha guidato la processione solenne del Corpus Domini attraverso le strade della città. Circa ventiseimila pellegrini hanno accompagnato le immagini della Virgen de las Mercedes, del Señor di Chocán e del Señor Cautivo di Ayabaca. Precedentemente, il cardinale aveva inaugurato, nell auditorium del- Processione a Piura per la giornata finale del congresso eucaristico e mariano che in certa misura si realizza sacramentale in tutti i credenti che ricevono il corpo e il sangue del Signore». Infatti, ha aggiunto, «c è una profonda analogia tra il fiat, il si compia e l amen che si pronuncia quando si riceve il corpo del Signore». Il porporato si è fatto poi latore del saluto del Pontefice e del suo invito a vivere questi giorni con dedizione, riflessione e rinnovamento spirituale. Sono state ricordate anche le parole del Papa nella lettera di nomina del cardinale a inviato speciale: in essa Francesco chiedeva ai fedeli peruviani e alle autorità civili di partecipare al congresso eucaristico per chiedere a Dio che tutti i cattolici, sostenuti dalla materna protezione di Nuestra Señora de La Merced, osservino con più attenzione il precetto della carità nella vita quotidiana. Un grande applauso e grida di gioia da parte delle circa centoventimila persone presenti si sono levate quando nello stadio è stata portata la statua del Señor Cautivo che si trova nel santuario di Ayacaba, caro alla tradizione popolare. Mentre l immagine faceva il giro dello stadio, l arcivescovo di Piura, monsignor José Antonio Eguren Anselmi, ha ricordato che la città è la porta della fede del Perú, perché in queste terre giunsero i primi missionari per evangelizzare. Il presule ha anche l università nazionale di Piura, il congresso teologico che faceva parte del programma del congresso nazionale eucaristico e mariano. Nell o c- casione il porporato ha benedetto e inaugurato una targa ricordo negli ambienti del nuovo salone che ospitava i duemila partecipanti all incontro. L inviato speciale del Papa ha poi piantato un alberello di neem un albero di origine indiana molto diffuso sulla costa peruviana, soprattutto nella regione di Piura p erché in questa università si uniscano le forze nella lotta contro il cambiamento climatico, si riscopra l anima ecologica e si preservi l ambiente e la terra, come chiede Papa Francesco nella Laudato si. Il cardinale ha sottolineato come il congresso sia un occasione per celebrare l aiuto di Dio, perché «c è fede, c è entusiasmo, c è speranza per il futuro. I cattolici stanno approfondendo l amore che Dio ha per noi, affinché possiamo, con il suo aiuto, avanzare nel cammino di fede di speranza e di amore nel prossimo». Da parte sua, l arcivescovo di Piura ha messo in luce come l albero di neem sia il «simbolo del nostro impegno con Papa Francesco di difendere la nostra casa comune che è la terra ed essere autentici signori della creazione nell ambito dell insegnamento della recente enciclica Laudato si». Nel corso della visita il cardinale si è recato anche presso il centro penitenziario di Rio Seco, celebrandovi la messa per i detenuti e per i loro familiari. Nell omelia il porporato ha incoraggiato i reclusi a non perdere la speranza e ad abbracciare la croce. Questo significa ha spiegato perdere la libertà fisica mettendo Cristo al centro dell esistenza e vivendo l Eucaristia più frequentemente possibile. L inviato papale ha invitato i carcerati a fare passi in avanti nel reinserimento sociale per recuperare la libertà perduta. Quindi ha visitato i padiglioni e incontrato i volontari del servizio per la giustizia e la pace dell arcivescovado di Piura, che portano avanti il programma «Costruendo strade di speranza e opportunità (Creo)». Nell ultimo giorno del congresso teologico, al cardinale Vela Chiriboga è stato conferito il dottorato honoris causa. La cerimonia è stata presieduta da César Augusto Reyes Peña, rettore dell università nazionale di Piura, il quale nel suo discorso ha chiesto una benedizione speciale per tutta la grande famiglia accademica. Molti e qualificati gli interventi svolti durante i lavori del congresso teologico. Tra questi, da ricordare la relazione di Guzmán Carriquiry Lecour, segretario incaricato della vice presidenza della Pontificia Commissione per l America Latina, dedicata al tema «L Eucaristia, mistero che si deve offrire al mondo. Implicanze sociali del mistero eucaristico». Una prospettiva che ha offerto al relatore l occasione per sottolineare che non c è forza più grande dell amore autentico. E questo amore diventa reale nell amore di Cristo, che è passione per la vita e per il destino dei popoli. Un amore, ha aggiunto, che si Il cardinale Vela Chiriboga pianta un alberello di neem nell università di Piura estende al mondo intero attraverso ognuno dei membri della Chiesa; da qui l invito a non farlo languire dentro di noi e a impegnarsi nella lotta contro il peccato, consapevoli di essere salvati nella speranza che Cristo viene ogni giorno nell Eucaristia, pane di vita. Al congresso è intervenuto anche monsignor Eduardo Chávez Sánchez, canonico della basilica messicana di Nostra Signora di Guadalupe, che ha parlato di «Maria, donna eucaristica», rimarcando l imp ortanza della Vergine come modello di evangelizzazione e come madre di tutti i popoli. Nel corso dei lavori, infine, don Mauro Gagliardi, consultore della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, si è soffermato su «L arte della celebrazione e il culto eucaristico al di fuori della messa», sottolineando la centralità dell Eucaristia come fonte inestinguibile della presenza di Gesù in mezzo al suo popolo. Celebrare l Eucaristia, ha ricordato, è un arte che deve essere coltivata ed esercitata perché la celebrazione della presenza di Dio tra gli uomini sia piena in tutti i cuori in un clima di comunione ecclesiale. Mia cugina maestra elementare di Bergoglio L ingresso del Colegio Máximo di San Miguel dove studiò Jorge Mario Bergoglio «Una mia cugina era stata sua maestra alle elementari» racconta Juan Carlos Scannone alla giornalista Virginia Bonard che lo ha intervistato per «Religión Digital» il 18 agosto scorso. Ovviamente il piccolo alunno di cui sta parlando il gesuita argentino è il futuro Papa Francesco. «Jorge Mario Bergoglio continua Scannone andò sempre a trovarla, fino a quando morì, anche quando era già cardinale». Nell intervista i temi trattati sono molteplici, dall antropologia trinitaria alla situazione attuale dell America latina, dalla teologia di Riccardo di San Vittore al pensierio del filosofo francese Jean-Luc Marion, ma le domande, lentamente, tornano al polo di attrazione più forte per il lettore, i ricordi di prima mano dell infanzia e della giovinezza del futuro successore di Pietro. «Lo conosco da molti anni rip ete pazientemente Scannone oltre a mia cugina sono stato suo insegnante anch io».

9 pagina 10 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 27 agosto 2015, numero 35 Per riflettere sulla Scrittura Il Santo Padre ha nominato l Eminentissimo Cardinale Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B, Arcivescovo di Montevideo (Uruguay), Suo Inviato Speciale al V Congresso Eucaristico Nazionale di Bolivia, che sarà celebrato a Tarija dal 16 al 20 settembre Il Santo Padre ha nominato l Eminentissimo Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente emerito del Pontificio Consiglio NOSTRE INFORMAZIONI «Cor Unum», Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del I Congresso Eucaristico Nazionale della Repubblica Ceca, che avrà luogo a Brno il 17 ottobre (22 agosto 2015) Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Setúbal (Portogallo), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Gilberto Délio Gonçalves Canavarro dos Reis, in conformità al Can del Codice di Diritto Canonico. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Setúbal (Portogallo) il Reverendo Padre José Ornelas Carvalho, S.C.I., già Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (D ehoniani). (24 agosto 2015) Un solo futuro comune di LEONARD O SAPIENZA René Magritte «Il doppio segreto» (1927) Domenica 6 settembre, XXIII del Tempo ordinario Il tocco di Dio Sapete chi sono i «dismorfofobici»? Sono coloro che hanno il terrore di essere deformi. I tossici del lifting e del botulino, i drogati della liposuzione e del bisturi. Talmente concentrati sul proprio corpo, da non esserne mai pienamente soddisfatti. Difetti da correggere; rughe da eliminare; imperfezioni da cancellare, fino a rendere il proprio viso inespressivo come quello di una bambola di cera. Il rischio è che a furia di ritocchi, diventi inespressiva pure l anima. Il rischio è l effetto gregge: uomini e donne che si assomigliano non solo esteriormente stessi nasini affilati, stesse labbra carnose, stesso seno pietrificato che sfida la forza di gravità... ma anche uomini e donne con la stessa Isaia 35,4-7: Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto Salmo 145: Loda il Signore, anima mia Giacomo 2,1-5: Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno? Marco 7,31-37: Fa udire i sordi e fa parlare i muti anima atrofizzata, inodore e insapore... Il miracolo operato da Gesù sul sordomuto ci ricorda che anche noi rischiamo di chiuderci a Dio, di isolarci da Dio; teniamo l anima nella cecità più completa e nella sordità assoluta! Non ascoltiamo la sua Parola, non professiamo apertamente e con coraggio la nostra fede! E ci chiudiamo anche agli altri. Il corpo è ultracurato, ma dentro, l anima è a pezzi! Forse è per questo che non sappiamo più ascoltare e, quel che è peggio, non sappiamo più parlare! Permettiamo a Dio di toccarci con la sua mano; permettiamo alla sua Parola di penetrare dentro il cuore, e di guarirci. È stato detto che «i pazzi hanno il cuore in bocca, mentre i saggi hanno la bocca nel cuore» (M. Wulson de la Colombière). Invece di fare colpo sugli altri con un corpo bello ma inespressivo, impegniamoci a mostrare un anima interessante, ricca, bella! Un proverbio russo recita: «Non è bello chi ha bel viso, ma chi ha bell anima!». DA PA G I N A 8 glia umana e Dio vive in ogni essere umano senza eccezione». È fondamentale per noi, oggi, onorare la verità spirituale profonda secondo cui viviamo insieme come unica famiglia umana e facciamo parte dell intera rete della vita. Riconoscere che siamo collegati gli uni con gli altri è l inizio della fiducia reciproca e della solidarietà, necessarie per cambiare e trasformare la realtà incerta che stiamo affrontando. Dobbiamo sentire nel profondo del cuore che la nostra appartenenza al Dio uno e trino comporta l appartenenza gli uni agli altri e al creato. Questo vale sia oggi sia domani. Vivere insieme significa che il nostro futuro è legato in modo indissolubile al futuro dell a l t ro. C è un solo futuro comune per tutti noi. L esp e- rienza della vita in comunità rispecchia in modo efficace l interdip endenza degli esseri umani. Settimana dopo settimana, a Taizé i giovani si uniscono ai fratelli nel ritmo di vita comune, partecipando alla preghiera, allo studio della Bibbia e all incontro, e condividendo i compiti pratici che permettono di vivere insieme. Molte volte per noi è una sfida; spesso ci cambia. Ma in tutta la storia del cristianesimo, gli aspetti più stimolanti e importanti della nostra fede e della nostra missione nel mondo di Dio sono stati compresi ed espressi in comunità. E quindi, le lezioni apprese qui sull impegno a vivere insieme, a condividere una visione comune, sono grandi doni mentre affrontiamo le incertezze del nostro futuro. La comprensione della forza dell i n t e r re l a z i o n e tra Chiesa, umanità e intero creato è fondamentale mentre osserviamo la devastante minaccia del cambiamento climatico. È essenziale in un mondo caratterizzato da una dolorosa disuguaglianza e dalla mancanza di solidarietà, in cui le condizioni socioeconomiche ancora mantengono milioni di persone nella povertà più abietta. È essenziale in un mondo in cui la mancanza di assistenza sanitaria adeguata ha conseguenze mortali per troppe persone colpite da virus e malattie prevenibili. Abbiamo appena commemorato i 70 anni dal lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, un terribile ricordo degli orrori della guerra e del pericolo costante della potenza nucleare. Queste minacce alla vita colpiscono in modo indiscriminato, e tuttavia ci colpiscono tutti. Di fatto, dobbiamo renderci conto: l intera umanità forma una sola famiglia umana e Dio vive in ogni essere umano senza eccezione. Il pellegrinaggio è la caratteristica che definisce oggi il movimento ecumenico. L invito della comunità di Taizé a un «pellegrinaggio di fiducia sulla terra» fa eco all invito della decima assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), tenutasi a Busan, a compiere un pellegrinaggio della giustizia e della pace. Quando si parla di un pellegrinaggio che unisce le dimensioni spirituali della preghiera e del culto all azione pratica per la giustizia e la pace, ci viene ricordato che la vita e l identità cristiana fanno parte di qualcosa che è più grande di noi stessi, qualcosa che ci unisce nella solidarietà reciproca quale espressione della grazia e dell amore di Dio. Abbandoniamo un approccio autoreferenziale ed egocentrico alla fede e alla vita cristiana. Camminare insieme in questo pellegrinaggio esige e incoraggia l apertura al dialogo, l accettazione e la pratica della responsabilità reciproca, nonché l inclusione dell a l t ro nel proprio futuro. Cercando un senso al di là di se stessi o di noi stessi come parte di un gruppo particolare, di una Chiesa, di una tradizione, si scopre il senso che dà importanza alla vita di una fratellanza più ampia di quanti camminano insieme. Di fatto, considero molto significativo che insieme con il settantacinquesimo anniversario della fondazione della comunità di Taizé celebriamo anche il centenario della nascita di fratel Roger e il decimo anniversario della sua morte. Camminando insieme nel pellegrinaggio della giustizia e della pace ci affermiamo anche reciprocamente come persone con doni e impegni specifici che siamo disposti a condividere. Come cristiani, ci consideriamo gli uni gli altri fratelli e sorelle che si sostengono reciprocamente per vivere come discepoli di Cristo seguendo il cammino di Gesù. Fratel Roger ha dimostrato la gioia e il dolore del discepolato con la sua vita e la sua testimonianza. Il suo cammino di vita ci aiuta a riconoscere il significato più profondo dell essere una cosa sola nel corpo di Cristo nella preghiera e nella pratica. Le sue riflessioni sulla fede in Cristo, in mezzo al terrore nazista e alla guerra, e infine la tragedia della sua morte, mantengono la nostra attenzione sulla croce di Cristo. Ci viene ricordato dell amore unificante, riconciliante e abnegato di Cristo per il mondo e il dono della nuova vita nell Eucaristia. Essendo una nel corpo di Cristo, la Chiesa deve essere un segno profetico e un anticipo del regno di Dio di giustizia e di pace che verrà. Si tratta di una visione, una visione che comprenderemo solo attraverso l esperienza. Ora et labora prega e lavora il culto e la pratica, volgersi verso Dio e volgersi verso il mondo: sono tutte cose che vanno insieme e segnano il ritmo fondamentale della nostra vita di cristiani. Secondo la mia esperienza diretta, ciò che vediamo e impariamo a Taizé serve da ispirazione duratura per il nostro pellegrinaggio p ersonale.

10 numero 35, giovedì 27 agosto 2015 L OSSERVATORE ROMANO pagina 11 La lotta alla tratta negli obiettivi del millennio Per spezzare milioni di catene di GIUSEPPE FIORENTINO «P rendere misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, per mettere fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani, per assicurare la proibizione e l eliminazione delle peggiori forme di lavoro infantile, inclusi il reclutamento e l uso di bambini-soldato, e per giungere entro il 2025 all eliminazione del lavoro minorile in tutte le sue forme». È uno dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile individuati ora dalle Nazioni Unite nella ridefinizione dei Millennium Development Goals varati al volgere del secolo. Il riferimento esplicito alle moderne schiavitù e al traffico di esseri umani non contemplato precedentemente è stato inserito grazie alla paziente opera di mediazione intrapresa da numerosi attori internazionali, tra i quali spiccano le Pontificie Accademie delle scienze e delle scienze sociali. Il traguardo raggiunto è certamente di rilievo, perché per la prima volta i Paesi membri dell Onu dovranno impegnarsi a sopprimere ogni forma di schiavitù ancora esistente, recependo i numerosi appelli lanciati da Papa Francesco sin dall inizio del pontificato. Appelli che avevano già trovato risposta nelle molteplici iniziative intraprese dalle due accademie papali, appuntamenti di dimensione internazionale che hanno richiamato in Vaticano numerose personalità tra cui lo stesso segretario generale dell Onu, Ban Kimoon, a testimonianza di una rinnovata consapevolezza. Il più recente di questi incontri ha visto sindaci di grandi città del mondo riflettere sulla connessione tra schiavitù moderne e cambiamenti climatici. Perché le forme di crudele sfruttamento a cui gli esseri umani sono oggi sottoposti sono molto lontane da quelle di alcuni secoli fa, più complesse e quindi più difficili da prevenire e combattere. Oltre che alla guerra, le schiavitù moderne sono infatti correlate alla crisi ecologica denunciata da Papa Francesco nella Laudato si. Migliaia e migliaia di persone nei continenti più poveri sono costrette ad abbandonare la propria terra a causa della mancanza di risorse o perché le nuove condizioni climatiche non consentono il sostentamento. Sono situazioni sempre più frequenti che espongono i migranti quando riescono sopravvivere a viaggi pericolosissimi che spesso si concludono con un respingimento al rischio di cadere nelle mani di trafficanti senza scrupoli e di imboccare la spirale perversa del lavoro forzato, della prostituzione infantile, dell accattonaggio. Una realtà durissima che coinvolge molte più persone di quanto si pensi. Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2014, il numero delle persone ridotte in schiavitù nel mondo supera i trenta milioni. E non passa praticamente giorno senza Per ottimizzare l efficacia di terapie mirate Medicina su misura qualche drammatica notizia. Come quella proveniente dal Camerun, dove la polizia ha rinvenuto una settantina di bambini tenuti in prigionia, alcuni dei quali con evidenti segni di maltrattamento. Due giovani ragazze erano state addirittura costrette a sp osare il loro aguzzino. Ma non sono solo i Paesi africani, o quelli che vengono definiti in via di sviluppo, a essere afflitti da questa piaga. Gli studi dimostrano come il fenomeno interessi un numero crescente di Nazioni ricche, meta di un immigrazione senza garanzie, una zona grigia in cui le persone possono essere impunemente sfruttate. L impegno a combattere concretamente le schiavitù moderne e il traffico di esseri umani è stato finora assunto soprattutto dai leader religiosi, come dimostra la dichiarazione congiunta sottoscritta il 2 dicembre 2014, su iniziativa del Papa, da esponenti di altre confessioni cristiane, dell ebraismo, dell islamismo, dell induismo e del buddismo. In essa viene ribadita la volontà di agire per sradicare questo crimine contro l umanità e per restituire libertà e dignità alle vittime. Ora con i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile anche le Nazioni Unite hanno recepito questa urgenza. E c è da augurarsi che i singoli Paesi membri, così come le istanze internazionali, adottino finalmente provvedimenti concreti in favore di milioni di persone ancora in catene. di CARLO PETRINI «P ersonalizzata, problematica, promettente»: così è definita la precision medicine in un recente articolo pubblicato in «The New England Journal of Medicine». La precision medicine è orientata verso la «medicina personalizzata», cioè verso un modello in cui prevenzione e cura tengono conto delle variabilità individuali. Il nuovo modello è destinato a modificare, o addirittura sostituire, l approccio finora dominante, che gli angolofoni definiscono fit-to-all (cioè focalizzato su terapie adatte per tutti). L interesse verso l argomento è cresciuto soprattutto dopo che il 20 gennaio 2015, ovvero quando durante l annuale discorso sullo Stato dell Unione davanti al Congresso a sezioni unite, il presidente Barack Obama ha annunciato la «Precision Medicine Initiative» (Pmi). Il cui scopo ha evidenziato il presidente è portare «la cura giusta, al momento giusto, sempre, alle persone giuste». Per raggiungere tale obiettivo, Obama ha invitato i ricercatori a «collaborare, anziché duplicare ricerche in modo inefficiente». Pur essendo lo sforzo economico per il progetto notevole (215 milioni di dollari), l investimento è relativamente modesto rispetto all ampiezza del progetto. Ciò è possibile grazie agli avanzamenti tecnologici che hanno abbattuto molti costi: basti pensare che il sequenziamento completo del genoma, costato tre miliardi di dollari poco più di dieci anni fa, è oggi fattibile con semplici kit dal costo inferiore a mille dollari. L iniziativa statunitense è volta a creare una «coorte di ricerca nazionale» di oltre un milione di volontari, i cui dati genetici, clinici e riguardanti gli stili di vita, saranno archiviati a fini di ricerca. In un articolo pubblicato nel «New England Journal of Medicine» lo stesso giorno dell annuncio al Congresso, Francis Collins (direttore dei National Institutes of Health) e Harold Varmus (direttore del National Cancer Institute) hanno precisato che l iniziativa avrà due obiettivi principali. Il primo è a breve termine e riguarda il cancro, mediante la realizzazione di un network di conoscenza del cancro, in aggiunta alla coorte nazionale, nel quale saranno condivisi i risultati delle ricerche. Il secondo è a lungo termine e riguarda applicazioni mediche più generali, che «permetteranno una migliore valutazione di rischi di malattia, la comprensione dei meccanismi alla base delle patologie, e la predizione di terapie ottimali per molte più malattie, con l obiettivo di espandere i benefici ( ) in una miriade di aspetti della salute e della cura». La Pmi attesta come la ricerca sia sempre più orientata verso la realizzazione di reti di collaborazione e database molto vasti: significativo in tal senso è il fatto che, al momento dell annuncio della Pmi, era già in discussione, presso l House of Representatives E n e rg y & Commerce Committee, un ambizioso «21st Century Cures Plan», con molte caratteristiche simili alla Pmi. Come ha sottolineato Nicholas J. Schork in «Nature», in questo ambito suscitano un crescente interesse i N-of-1 trials, cioè sperimentazioni cliniche condotte su un singolo paziente nelle quali si alternano periodi di trattamento sperimentale e periodi di controllo. Sotto il profilo dell etica della ricerca, l iniziativa si presta a molteplici considerazioni. Innanzitutto, occorrono procedure adeguate per l informazione ai cittadini partecipanti e per la richiesta del loro consenso. Date le enormi, e in larga parte imprevedibili, potenzialità dei dati raccolti per l esecuzione di ricerche future, si prevede un consenso cosiddetto dinamico : esso dà al cittadino la possibilità di monitorare l uso che viene fatto dei dati e, eventualmente, di modificare il consenso già dato in merito all utilizzo e alla condivisione dei dati. Il rapporto tra partecipante e ricercatore diventa quindi più stretto rispetto a quanto finora avviene, e meno diretto in quanto largamente mediato da supporti informatici. Il coinvolgimento dei cittadini nel corso delle ricerche non si limiterà, tuttavia, al consenso: si prevede la partecipazione dei cittadini anche nella programmazione delle ricerche. Se, in generale, il passaggio da un ruolo passivo a una partecipazione attiva dei cittadini nelle ricerche può essere salutato con favore, ci si può legittimamente domandare se la cultura scientifica della maggioranza dei cittadini sia adeguata. La portata di tutto ciò è tale che il Department of Health and Human Services sta lavorando per adattare la normativa vigente sulla protezione delle persone che partecipano a sperimentazioni, consolidata da vari anni, al nuovo approccio. Anche le modalità di protezione dei dati personali richiederanno adattamenti, al momento non ancora definiti nei dettagli: l identità dei partecipanti, infatti, sarà sempre protetta, ma i dati delle ricerche saranno accessibili a un grande numero di ricercatori, non solo statunitensi. Sotto il profilo, più generale, delle politiche della ricerca, è innegabile il valore della ricerca applicata. Sono quindi benvenuti gli sforzi per incentivarla. Tuttavia, non si può tacere il fatto che, dietro l ampio coro di ricercatori entusiasti per le potenzialità applicative della Pmi, vi è probabilmente la flebile voce di disappunto di chi si occupa di ricerca di base, che riceve sempre meno risorse.

11 pagina 12 L OSSERVATORE ROMANO giovedì 27 agosto 2015, numero 35 di GUA LT I E R O BASSETTI A pochi giorni dall istituzione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, dopo la recente presentazione da parte del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, del Clean Power Plan, e a pochi mesi dalla 21 a Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici, non si può non sottolineare l estrema attualità della Laudato si. Un enciclica che, seppur «giovane», ha già svolto una funzione di rilievo: assegnare alla questione ambientale una dignità pubblica mondiale che non si limita solo ai ristretti ambiti scientifici ma supera ogni polemica giornalistica e oltrepassa gli steccati ideologici delle arene politiche. Una sfida gigantesca, questa della Laudato si, di cui mi preme sottolineare due aspetti. Il primo, consiste nella novità storica di questa enciclica che coincide, non casualmente, con l eccezionale momento di transizione che sta vivendo il mondo contemporaneo. Il secondo, invece, è «la radice umana della crisi ecologica», cioè un analisi del potere sulla Dalla «Rerum novarum» alla «Laudato si» Enciclica sociale scorta delle riflessioni di Romano G u a rd i n i. Senza dubbio, l importanza di questa enciclica è paragonabile alla rilevanza che ebbe la pubblicazione della Rerum novarum nel 1891 da parte di Papa Leone XIII. Quell enciclica di Papa Pecci aprì lo sguardo materno della Chiesa su un mondo che era allora ancora inesplorato per il magistero pontificio: quello della questione operaia. Con la Rerum novarum venne fatta luce su una fase di transizione importantissima: il passaggio da una società agricola a una industriale, dalla campagna alla fabbrica e, in definitiva, dal notabilato alla società di massa. Oggi c è un passaggio ulteriore. La società di massa è diventata una società globale sempre più polverizzata e liquida. Nell enciclica di Leone XIII i riferimenti ambientali erano il «fabbricato» in cui gli operai lavoravano e il «suolo» occupato da quella fabbrica, mentre i soggetti che vi agivano erano gli operai e i padroni. Oggi queste realtà sono profondamente mutate. Il sistema produttivo è ovunque. E ogni aspetto del creato può essere potenzialmente utilizzato e manipolato dalle tecnoscienze con ripercussioni profondissime nella vita di ogni essere umano. Non è un caso, infatti e vengo al secondo aspetto che il Papa nell enciclica citi più volte un libro di Romano Guardini, La fine dell epoca moderna, per sottolineare questo passaggio storico delicatissimo che il teologo tedesco aveva intuito già a metà del Novecento: cioè la crisi del mondo moderno e l inizio di una nuova umanità ordinata dalla tecnica. Una nuova società in cui l uomo definito come «uomo-non-umano» domina sulla natura in modo illimitato, quasi tirannico, senza mettere un limite al proprio potere. E così «sia la natura, sia l uomo stesso» sono «sempre più alla mercé dell imperiosa pretesa del potere, economico, tecnico, organizzativo, statale». Leone XIII r i t ra t t o su un vassoio dei primi del Novecento Ecco la sfida più importante lanciata dalla Laudato si : mettere un freno a quella sorta di «potere ingovernabile» che Francesco ha chiamato come il «paradigma tecno-economico» che riduce l uomo e l ambiente a semplici oggetti da sfruttare in modo illimitato e senza cura. Il forum del Fondo ambiente italiano «C è molto sulla crisi del presente nell enciclica di Papa Francesco Laudato si sulla cura della casa comune». Per Bergoglio «non ci servirà a nulla» descrivere tutti i sintomi del degrado ambientale dal surriscaldamento del pianeta all inquinamento e lo spreco delle acque, dalla riduzione delle biodiversità allo sfruttamento intensivo delle terre «se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica». Da questa premessa si è mosso il forum di discussione culturale organizzato dal Fondo ambiente italiano (Fai) al quale hanno preso parte numerosi studiosi. Nel suo contributo la presidente onoraria, Giulia Maria Crespi, rileva che le dichiarazioni del Papa, «espresse con estrema chiarezza e durezza, sono totalmente rivoluzionarie per il linguaggio odierno e indicano alle coscienze degli uomini una verità assolutamente inoppugnabile: la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso». E questo, aggiunge, «è un punto fondamentale che purtroppo quasi sempre non viene preso in considerazione persino dalle persone più dotte». Al dibattito sono intervenuti tra gli altri il politologo Michele Salvati, direttore della rivista «Il Mulino», l artista Michelangelo Pistoletto, il saggista Giancarlo Bosetti, direttore di «Reset-Dialogues on Civilizations», il presidente del Fai, Andrea Carandini, il consigliere del fondo Marco Vitale e la storica ed editorialista Lucetta Scaraffia, della quale qui accanto pubblichiamo integralmente il contributo. Un unica crisi di LU C E T TA SCARAFFIA M i fa piacere che l enciclica v e rd e di Papa Francesco abbia suscitato tante riflessioni e risposte anche da parte di chi abitualmente non segue con troppa attenzione e simpatia il magistero della Chiesa, e in particolare mi fa piacere vedere che il Fai, nelle persone di tre importanti dirigenti (Marco Vitale, Andrea Carandini, Giulia Maria Crespi) si sia sentito interpellato dalla denuncia e dalle esortazioni del Pontefice. Del resto, non c è dubbio: su molte questioni che riguardano la salvaguardia dell ambiente e dell opera degli esseri umani del passato le coincidenze sono molte, e molto significative. Senza dubbio, poi, il Fai è un esempio di quelle associazioni che nascono dal tessuto sociale con il compito di salvare l ambiente (compreso il patrimonio storico e culturale) alle quali egli fa aperto riferimento. Nell enciclica una novità essenziale è che il Papa affronta i problemi non uno per volta, proponendo per ciascuno una soluzione singola, ma vede in ogni problema il segno di un unica crisi. E questa può essere risolta solo sul piano globale, modificando i modelli di svilupp o. Sappiamo tutti ormai che il disastro ecologico non è solo un problema italiano, e neppure solo dei Paesi industrializzati: chiunque abbia fatto un viaggio nel deserto del Sahara sa che il bellissimo e selvaggio paesaggio oggi è deturpato dalla presenza di un numero che sembra infinito di buste di plastica svolazzanti, segno che anche lì è arrivata non la nostra civiltà, ma la nostra inciviltà. Il Papa che viene dai confini del mondo presenta il problema da un punto di vista diverso da quello a cui siamo abituati: l ecologia non è un problema delle popolazioni più ricche e civili, che ne fanno un ideologia, un partito politico, addirittura un business quando si tratta di aprire catene di negozi bio o ristoranti che assicurano di usare alimenti incontaminati. Il disastro ecologico nella realtà è pagato drammaticamente dalle fasce di popolazione più povere del pianeta, quelle che vivono nelle bidonville dove l acqua arriva inquinata e che non hanno i soldi per comprare le bottiglie di minerale, dove arrivano solo gli scarti di cibo degli altri, quelli scaduti, avvelenati dai conservanti e dall imballaggio di plastica. E sono le zone più povere del pianeta quelle che vengono scelte per piantare i più potenti ripetitori telefonici e televisivi, per abbandonare il materiale elettronico in disuso, per delocalizzare le industrie più inquinanti. Papa Francesco si mette dalla parte di questi poveri, che non sanno neppure cos è l ecologia intesa come ideologia, come proposta scientifica e politica, ma che pagano i prezzi più alti dell inquinamento, e continuano a pensare che i problemi più gravi per loro siano il lavoro, la proprietà della terra, la possibilità di frequentare una scuola o di essere curati in un ospedale. Che così spesso non collegano le malattie che li travagliano con l acqua che sono costretti a bere, con i rifiuti tossici con i quali sono costretti a convivere. È a costoro che il Papa si rivolge, rivendicando i loro diritti e rivelando al mondo quale sia la nuova forma di violenza alla quale sono sottoposti.

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