UN OCG CHE PREPARA AL LAVORO E ALLA VITA. San Severo, Foggia
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- Benvenuto Massari
- 8 anni fa
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1 UN OCG CHE PREPARA AL LAVORO E ALLA VITA San Severo, Foggia Abbiamo guardato in faccia la realtà, il nostro Oratorio, alla cultura dominante nel nostro Oratorio. Tratti di questo volto: Oratorio delle feste comandate (feste delle castagne, auguri di Natale, don Bosco ) Stanchezza atteggiamento passivo Incapacità di lettura del territorio Mancanza di prospettive Oratorio solo come luogo di intrattenimento (non stimola, non dà la possibilità di esprimere la propria vocazione. Vuoto generazionale Adagiarsi sulla tradizione Non ci faceva scoprire una nuova realtà giovanile presente nella stessa struttura. Cosa abbiamo fatto? Cercato e trovato delle risorse L oratorio così non ci piaceva, abbiamo insieme elaborato un idea di Oratorio che ci ha aiutato a scoprire che la realizzazione era possibile perché avevamo le risorse: NOI Perché no coniugare passione e lavoro? (l idea che stiamo elaborando) Lavorare su questa idea, andare per questa strada ha creato un certo movimento di giovani, di giovani professionalità che stanno pensando di rimanere da noi. Il progetto regionale Bollenti spiriti è stata l occasione per auto comprenderci e sviluppare a pieno l idea iniziale (descrivere i passaggi per l elaborazione del progetto) La possibilità di coniugare la gratuità (tipica dell impegno educativo) e la possibilità di poter fare dell animazione un lavoro ci sta mettendo in una condizione di pensare in maniera alternativa il nostro Oratorio. Perché la professionalità acquisita non può avere diritto di cittadinanza all interno dell oratorio? CHI SIAMO e DOVE OPERIAMO È un racconto di un esperienza siamo ancora nei lavori in corso è una trama che stiamo ancora scrivendo 1
2 Da quattro anni la comunità FMA di San Severo (FG) ha cambiato la sua sede da una struttura abitata solo da noi, ma non di nostra proprietà è passata ad un altra della Diocesi (dove fino al 1969 erano presenti i confratelli SdB). Una sorta di condominio così come lo chiamiamo dal momento che vede al suo interno diverse presenze: un centro di aggregazione giovanile, chiamato Epicentro, gestito da don Nico, sacerdote diocesano; la Caritas diocesana con le sue attività di accoglienza di immigrati e non; l Istituto di Scienze religiose; gli Scout e noi FMA! Questa convivenza, questo muoversi negli stessi spazi ma con attività differenti, è stata una vera opportunità per pensare in maniera nuova la fisionomia della nostra opera: non poteva essere più come prima! Per cui ci messo nella bella ed interessante situazione di impostare con creatività il nostro essere comunità e la nostra missione. Intanto, si presentava per me una scommessa: dopo 10 anni vissuti nella scuola prima come docente e poi come preside mi inserivo in una comunità, dove è presente solo l Oratorio. Così con gli strumenti a disposizione ho dovuto far funzionare un Oratorio!!! Ecco la prima scoperta: quanto avevo maturato nella scuola in termini di conoscenze e di esperienza educativa, con mia grande sorpresa, non è stato difficile trasferirlo nell oratorio. Certo, lasciando a ciascun ambiente la propria specificità, ma mettendomi dentro l esperienza con quel cuore oratoriano che se batte ti fa vivere felice sia nella scuola che nell oratorio! Allora, ho sperimentato come il primo luogo in cui l Animazione può diventare operativa è la comunità religiosa. Prioritario è stato risvegliare le energie presenti nelle persone della comunità e orientarle nella missione, promuovere in sostanza la significatività della vita di ciascuna accrescendo la vitalità (cioè la capacità di rendere vivo il contesto comunitario, le persone e non solo, ma sensibilizzare, affinare la propria e l altrui capacità di sentire); l espressione (infatti l animatore chi è se non colui che lavora per far esprimere le persone attraverso il corpo, la parola, e quindi, non solo liberare la carica espressiva di ognuno, ma far sì che nelle persone si generino le forme per raccontare e costruire il proprio stare in comunità, nell ambiente educativo nel mondo); la partecipazione (inteso come agire insieme, non solo far partecipare, ma rendere partecipe attraverso lo scambio, il generare amore, interesse e passione per le persone e per quello che fanno, facilitare il dialogo maturo tra le persone ). Il tutto pensato e vissuto non come un fatto tecnico o morale, ma riscaldato dal gusto di trovarci insieme per la missione. Tra l altro mi ha aiutato riprendere quanto diceva Don Vecchi nel lontano 1984, anno del CGXVIII, riguardo all animazione e al governo: «nella vita religiosa l ANIMAZIONE non è un processo diverso da quello formativo o di governo, ma è: una QUALITA che compare in tutti i processi liberanti che riguardano la persona un MODO particolare di ordinare gli obiettivi un METODO non slegato dagli atteggiamenti interni di colui che lo mette in pratica e si fonda su convinzioni e scelte ben precise». 2
3 Ci siamo chieste comunitariamente: «a che cosa chiama Dio oggi la nostra comunità?» Sì, ci chiama ad un rinnovamento della propria identità carismatica, ma che significa in concreto? Innanzitutto, questo ha comportato il cominciare a far circolare un aria più positiva su persone e situazioni, soprattutto un approccio concreto con i giovani più arioso, non giudicante, facendoli uscire dalle gabbie stereotipate, perché è proprio a partire dalle rappresentazioni mentali che abbiamo su persone e situazioni che derivano le azioni individuali e collettive. Un altro passo è stato ascoltare la biografia organizzativa del nostro Oratorio e da questo ascolto ci siamo accorte che urgeva allargare la condivisione e il confronto per ridirci come Comunità Educante più ampia il senso del tragitto che si voleva percorrere: riappropriarsi degli spazi e delle strutture, dando loro una significativa fisionomia educativa (dal momento che ci si sentiva ospiti in questo nuovo ambiente); liberare l Oratorio dall equivoco di essere solo «contenitore» e qualificarlo come spazio di RICERCA DI SENSO per la vita di chi lo frequenta; ripensare l accoglienza come azione educativa fatta propria dall intera comunità. Un accoglienza non solo mentale, ma sempre più strutturale (es. organizzazione dei tempi e degli spazi comunitari ). Nel nostro ambiente, infatti, sono presenti diverse Associazioni: i Salesiani Cooperatori, le Exallieve, la PGS, il CGS con le quali stiamo tentando di far crescere l idea: Ogni presenza, nelle forme, nei modi e nei gradi di coinvolgimento che le sono propri, concretamente sta piano piano acquisendo la consapevolezza di far parte del progetto educativo dell Oratorio e pertanto si sta lavorando per coinvolgerle, integrarle e armonizzarle in un progetto complessivo. E non è facile a motivo della prassi consolidata del tutti fanno tutto e ciascuno a casa propria, come si dice dalle nostre parti, intendendo con questa frase una certa indifferenza reciproca in quanto a progettualità condivisa e confronto. Allargando la riflessione mi rendo conto che, i nostri ambienti fanno fatica a promuovere cambiamenti, a mettersi in uno stato di cambiamento perché, forse, l animazione si limita a proporre percorsi di estraniazione dalla realtà, limitandosi a ricavare intervalli felici nel dramma della vita, mancando di circolarità tra domanda, sguardo e azione. E così si rischia l irrilevanza Non ci potrà essere innovazione fino a quando i nostri contesti non prendono le distanze dallo stile piagnisteo perché non immaginare che quel poco che siamo e che produciamo possa avere un effetto moltiplicatore, possa essere un generatore di risorse? Perché non pensare in maniera diversa le nostre esperienze di animazione? Il concetto di tempo libero sta cambiando, per il tempo di transizione dei giovani verso l età adulta è diventato lungo e non può più essere fatto solo di intrattenimento, perché le cose serie si fanno dopo perché non provare a fare cose serie in questo tempo di transizione?! 3
4 L impegno poi a ravvivare la nostra identità carismatica come comunità FMA ci ha portato così a prendere maggiore consapevolezza di essere sul territorio spazio aperto di reciprocità e di comunione che rende visibile l amore di Dio, così abbiamo cercato di coniugare sapientemente carisma e gestione per esprimere nell oggi l audacia missionaria del da mihi animas coetera tolle (cfr programmazione ispettoriale 2009/2010) e lo abbiamo voluto esprimere attraverso: la creazione di un gruppo di progetto che continua il processo di risignificazione del nostro ambiente educativo studiando la possibilità di esprimere il nostro carisma attraverso progetti e collaborazioni con il territorio. La partecipazione poi al bando regionale Principi Attivi ha contribuito a trasformare la passione educativa dei membri del gruppo in un lavoro continuativo dotandosi di un organizzazione idonea a tale trasformazione: la cooperativa sociale. (parola a Filippo e Teresa Californi, membro della cooperativa sociale Giovaninmovimento) Solo in una comunità aperta ai cambiamenti è stato possibile inserire una realtà nuova, che mettesse i giovani adulti al servizio dei ragazzi, secondo lo stile salesiano. Questa apertura cosa significa? Dare la capacità di esprimere risorse compresse e latenti che avevano la possibilità di esprimere il carisma solo al di fuori del contesto oratoriano, nell ambiente di lavoro, familiare per i giovani adulti insomma mancava la possibilità di esprimere una progettualità nuova finché si era ancorati ad un oratorio ripiegato su se stesso. Con questo non voglio dire che mancasse uno stile, ma una visione nuova ed alternativa sì. Vivevamo in un oratorio in cui si scrutava poco da lontano e il campo visivo era limitato sempre al passato, a ciò che si era sempre fatto e che apparteneva ad una tradizione che iniziava ad odorare di naftalina Questa visione cozzava un po con i sogni del nostro fondatore. Quei sogni che ci avevano accostati ed appassionati alla salesianità tutta, che ci avevano aiutati a vedere il mondo con gli occhi della speranza e della porta sempre aperta Ad un certo punto quindi il fare non corrispondeva al dire e così eravamo arrivati ad un punto morto, un ambiente ipocrita che delle belle parole si faceva una bella corazza Abbiamo voluto seguire il nostro padre fondatore e dare così spazio ai nostri sogni, volevamo iniziare a fare della passione educativa di più e nell oratorio con i ragazzi, consapevoli che il carisma avrebbe trovato maggiore fluidità, veridicità e scorrevolezza anche al di fuori delle mura (cosa tanto inseguita negli ultimi anni) Così, insieme ad un gruppo di cinque giovani che avevano comunque terminato un corso di studi e si apprestavano alla ricerca di un lavoro o l avevano già 4
5 trovato, abbiamo condiviso l idea di poter costituire una nuova realtà, chiamata cooperativa sociale, che potesse lavorare all interno dell oratorio per i ragazzi, attraverso l attività del doposcuola Prima però è stato importante chiarire a noi e alla comunità che questo non faceva morire la natura del volontariato, anzi, insieme, gratuità e lavoro potessero essere ben coniugate. Perché? - Volontariato non garantisce continuità, efficacia ed efficienza; - volontariato fa scappare le giovani professionalità. Abbiamo guardato intorno utilizzando anche le offerte delle politiche giovanili, attraverso la partecipazione al progetto BS. Proprio la possibilità di progettare ci ha messi nelle condizioni di chiarire e condividere le nostre linee comuni educative L evidenza del progetto era che il carisma salesiano poteva rimbalzare su terreni aridi con facili molle. Il nostro progetto è risultato accoglibile prima e poi è stato approvato piazzandosi a metà tra circa 2000 progetti: i fondi non erano sufficienti e ne sono stati finanziati solo un quinto. Questa nuova progettualità pian piano ci ha messi nelle condizioni opportune per compiere i primi passi e così abbiamo iniziato con le attività del dopo scuola (perché la scuola è in crisi ) e dell orientamento in una scuola media di San Severo. Entrambi hanno avuto successo e hanno avuto eco per noi, ma soprattutto per i docenti, gli alunni ed i genitori che hanno notato un approccio diverso dagli altri finora proposti, quello che a noi sembra ordinario per gli altri è straordinario, e questa è la conferma che il carisma bolle, la scuola ci ha rilasciato un attestato ed è ben contenta che noi ritorniamo anche quest anno così il recupero scolastico, l approccio ai ragazzi, la spinta verso le motivazioni allo studio, hanno valorizzato l attività, con risultati ottimali per i meno fortunati. Da settembre si parte con l animazione delle feste. Ci siamo chiesti perché i nostri animatori devono collaborare con altre agenzie del nostro territorio?? Così è nata l idea dell accesso al microcredito e la possibilità di avviarci in questa nuova esperienza, che ancora una volta coniuga passione e lavoro. 5
6 Conclusione (Sr Palma Lionetti) I cambiamenti, questa capacità di fare e disfare, di immaginare per rifare non sono possibili se è debole il desiderio Sì, perché l animazione ha a che fare con la capacità di desiderare. E come dice Luisa Muraro nel suo libro Al mercato della felicità : «il reale non è indifferente al desiderio e non assiste indifferente alla passione del desiderare. Quando mi assale la vergogna di avere desideri troppo grandi, mi viene incontro una storia che ora racconterò: ( )Pochi sanno ciò che avvenne al mercato degli schiavi, quando Giuseppe fu messo in vendita. I compratori, tantissimi, si misero in fila per presentare le proprie offerte al sensale quando, dalla folla, si alzò la voce di una vecchia che stringeva alcuni gomitoli di lana colorata: «Ci sono anch io, vendi a me quel giovane, lo desidero pazzamente, ecco qui il mio pegno» e mostrò i gomitoli, spiegando che il filo lo aveva filato lei stessa. Il sensale rise: «Anima semplice, guarda che per questo gioiello di schiavo mi hanno offerto tesori; con il tuo filo non puoi comprarlo». «lo so che in questo mercato io non lo compro» gli rispose la donna. «Mi sono messa in fila perché dicano, amici e nemici: anche lei ci ha provato». C è la possibilità di incidere nell opacità delle cose se c è desiderio e passione, consapevoli di andare incontro alla prova della realtà, solo così ogni cosa è illuminata! Segue videoclip. DA GRUPPO PROGETTO A COOPERATIVA SOCIALE GIOVANINMOVIMENTO Attraverso la cooperazione sociale si sta prendendo sempre più coscienza del ruolo fondamentale che è chiamata a svolgere in direzione dello sviluppo integrato delle comunità. In particolare, nell impresa sociale è possibile sperimentare concretamente cosa significhi associarsi, partecipare alla vita democratica, fare impresa, progettare, avere relazioni con un territorio, lavorare per la comunità locale, fare un lavoro che piace e sviluppa la propria creatività. L impresa sociale, in questo senso, diventa opportunità di crescita per i giovani e luogo di cittadinanza attiva per l intera collettività. La comunità educante FMA di San Severo, Foggia 6
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