POLO REALE TORINO I VADEMECUM. Storia, architettura, arte e paesaggio in una rinnovata realtà museale GIORNALE DELL ARTE

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1 POLO REALE TORINO DEL I VADEMECUM GIORNALE DELL ARTE IL PALAZZO REALE DI TORINO E L ANTISTANTE PIAZZETTA REALE SUPPLEMENTO A «IL GIORNALE DELL ARTE» N. 348 DICEMBRE 2014 Storia, architettura, arte e paesaggio in una rinnovata realtà museale

2 Giardini Reali Biblioteca Reale Armeria Reale Palazzo Reale Palazzo Chiablese Museo Archeologico Galleria Sabauda Sommario Galleria Sabauda 4 Palazzo Reale 6 Armeria Reale 8 Biblioteca Reale 10 Museo di Antichità 12 Giardini Reali 14 Palazzo Chiablese 14 «I Vademecum» sono pubblicazioni edite dalla società editrice Umberto Allemandi & C. in abbinamento a «Il Giornale dell Arte» Fotografie di Massimo Listri Coordinamento editoriale per la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggisti del Piemonte: Renato Balestrino I numeri del Polo Reale Per estensione e ricchezza di contenuti, il Polo Reale di Torino si colloca tra i maggiori complessi museali europei insieme al Louvre, al Museo del Prado e all Ermitage. La buona gestione dei beni culturali del territorio assicura un buon futuro al turismo e allo sviluppo della promozione culturale. Il Polo Reale di Torino è oggi un progetto che conferma la centralità della città e del suo patrimonio artistico, architettonico e storico. Un nuovo gioiello dell arte italiana, una nuova realtà museale. Oltre mq di esposizione museale Più di 3 km di percorsi espositivi 5 musei, 1 bookshop, 3 spazi espositivi per mostre temporanee mq di aree verdi mq totali di pertinenza, tra aree verdi e connettive Oltre pezzi conservati (dipinti, sculture, arredi, libri, documenti) visitatori nell ultimo anno (agosto 2013-agosto 2014) visitatori negli ultimi tre anni Per saperne di più In occasione dell inaugurazione della nuova Galleria Sabauda, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte con Silvana Editoriale ha pubblicato Il Polo Reale di Torino. L idea, il progetto, i lavori ( ). Il volume intende raccontare il percorso compiuto e dare atto dell importante lavoro svolto, presentando il panorama degli interventi al fine di restituire l intera complessità del progetto e la strategia che lo ha guidato. Vi sono descritte le varie fasi che si sono susseguite, dalla riorganizzazione funzionale e strutturale dei diversi musei al rilancio della vocazione culturale e turistica del bene culturale più importante della città. La pelle del futuro Cambiare è difficile, soprattutto per una città. I nuovi segni, le nuove abitudini, appaiono a lungo come incidenti, scalfitture nell immagine storica, pietrificata nella memoria e nelle narrative. Figurarsi per una città operaia, raggrumata intorno alla sua industria egemone, con una passione che è stata dedizione, fatica, lotta, negoziazione del futuro. Persino il Barocco è dovuto riemergere dalle brume industriali e così i musei, il Quadrilatero romano e il Centro storico. C erano, ma fantasmatici, sullo sfondo. Con fatica, e una forte politica d investimenti, è emersa la muta inevitabile; una città non può trascurare oggi le sue risorse culturali, se non a danno della sua competitività. La cultura non sostituisce l industria, ma i poli produttivi non possono fare a meno di risorse culturali e di una qualità della vita all altezza delle competenze che richiedono. Torino ha cambiato la pelle che l ha avvolta a lungo e ha conquistato un nuovo ruolo nella geografia delle città della cultura; ma anche queste cambiano e pongono una sfida emozionante, che lascia alla nostalgia uno spazio marginale. L.D.P. POLO REALE TORINO 2

3 (Ri)nasce il Polo Reale di Torino Il Direttore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte Mario Turetta spiega come è stata data unitarietà funzionale e gestionale a sei musei: Palazzo Reale, Galleria Sabauda, Museo di Antichità, Armeria Reale, Biblioteca Reale e Palazzo Chiablese Il tessuto urbano del centro storico di Torino è fortemente segnato dalla storia dinastica e militare della città che oggi conta una densità straordinaria di luoghi per la cultura: come è avvenuta la trasformazione? La corte, con l insieme delle attività amministrative e di rappresentanza, ha trovato collocazione in un complesso di edifici che con l accrescersi delle funzioni nel corso dei secoli si è andato articolando intorno a Palazzo Reale. Con il trasferimento della capitale e con l avvento della Repubblica quel complesso di edifici ha perso le funzioni originarie per assumere, come in molti casi simili, una destinazione museale. La diversità di provenienza e tipologia delle collezioni, legate alla storia e ai gusti dei Savoia, hanno giustificato una differenziazione di istituzioni, ben riconosciute nella tradizione culturale della città: l Armeria e la Biblioteca Reale, il Museo di Antichità, oltre allo stesso Palazzo Reale, per decenni hanno rappresentato alcune delle maggiori istituzioni museali torinesi, distinte per amministrazione e gestione, pur essendo fisicamente contigue e tutte afferenti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un sistema storicamente integrato quindi, frammentato da dinamiche storiche che hanno progressivamente inserito cesure e barriere rimosse dai recenti interventi. Attraverso quale progetto si è riportato il sistema museale verso un identità unitaria? Il Polo Reale di Torino rappresenta il progetto di un sistema di connessione tra gli edifici della corte sabauda e i musei di Torino in consegna al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. Il Polo è una realtà culturale straordinaria che collega, dotandoli di unitarietà funzionale e gestionale, sei edifici già in relazione di prossimità fisica e storica in quanto presenti nella zona di comando di Palazzo Reale: l Armeria Reale, la Biblioteca Reale, il Museo di Antichità, la Galleria Sabauda (successivamente al trasferimento nella Manica Nuova di Palazzo Reale), Palazzo Chiablese e Palazzo Reale. Le dimensioni del Polo Reale, in termini di superficie, sono confrontabili con quelle dei poli museali delle più grandi capitali internazionali della cultura? Il progetto interessa un area di circa quarantaseimila metri quadrati ai quali si aggiungono circa sessantanovemila metri quadrati di aree verdi, per un totale di centoquindicimila metri quadrati nel cuore della città. L integrazione dei sei edifici, avente la finalità di creare un sistema museale unico e organico nella realtà cittadina attraverso un adeguata pianificazione e programmazione strategica, La mandorla prodigiosa Nella zona di comando del capoluogo piemontese esisteva di fatto un distretto culturale su cui negli anni passati sono stati fatti grandi investimenti, ma solo attraverso il superamento delle cesure se ne poteva misurare l impatto culturale, turistico ed economico Quando il tema dei distretti museali e culturali venne in primo piano, emerse come Torino fosse caratterizzata da un distretto culturale centrale di grande potenza; la mandorla settecentesca, racchiusa dalle mura, ospitava una densità straordinaria di luoghi per la cultura: una ventina di musei e spazi espositivi, le sedi delle maggiori istituzioni culturali, il Teatro Regio, la Rai, l Università, biblioteche, Accademie e svariati cinema. Un distretto di fatto, noto agli addetti ai lavori, ma non percepito dai più, quasi invisibile, con i musei inavvertibili dietro alle facciate, racchiusi come tesori nello scrigno dei loro palazzi barocchi. Nonostante a partire dalla metà degli anni 90 la lunga stagione degli investimenti in cultura abbia prodotto sedi ristrutturate, nuovi musei e nuovi spazi espositivi, la situazione non sembra mutare significativamente. Saranno piuttosto gli interventi di recupero del centro storico, la pavimentazione delle piazze, le pedonalizzazioni e la nuova vitalità del Quadrilatero romano a rimuovere una patina di grigiore diffuso e a mostrare una città storica caratterizzata da una struttura rigorosa, continua e brillante. La fusione di questi elementi, una ricca offerta culturale e museale concentrata in un distretto naturale e una città che vale non solo per i suoi tesori ma anche per il suo tessuto, avviene in modo eclatante durante i Giochi Olimpici Invernali nel Per la prima volta si percepiscono la massa critica raggiunta dagli investimenti nella cultura, nei musei e nel recupero del centro storico e la nuova qualità urbana conquistata. Eppure in questo processo di rilancio segna il passo proprio il Polo Reale, frammentato negli usi e negli accessi: i suoi percorsi di visita e le sue collezioni continuano a soffrire di continue cesure interne che ne rendono difficoltosa la fruizione. Un inversione di tendenza si avverte con il trasferimento degli uffici regionali e il nuovo insediamento della Galleria Sabauda. Le tessere, lentamente, riprendono il loro posto: il Museo di Antichità e l edificio delle aranciere, l area archeologica del Teatro romano, gli interrati della Manica Nuova, la rinnovata Galleria Sabauda non sono più frammenti di un mosaico scomposto e poco accessibile, ma convergono di nuovo verso un disegno unitario. Rimandarne ancora la riunificazione sarebbe stato infliggere un danno consistente e irrimediabile all intera città. L esistenza di un Polo Reale integrato è la premessa di base per far emergere il ruolo unitario della storica zona di comando, per restituirla alla fruizione dei cittadini con una nuova narrativa che illustri la matrice stessa di formazione della città. In questo quadro il Polo Reale, forte dell integrazione dei suoi diversi musei e delle sue collezioni, può finalmente attrezzarsi per assorbire in modo scorrevole i grandi flussi di pubblico che le politiche d investimento degli anni passati sono state in grado di attivare. Con il Museo Egizio nella sua prossima configurazione, Palazzo Madama e il Museo del Cinema, per restare in uno stretto raggio, si configura un distretto museale in grado di competere con le capitali internazionali della cultura e accreditabile di flussi complessivi superiori ai due milioni di visitatori, senza considerare possibili collegamenti con la Venaria o l integrazione con il resto dell offerta culturale. In questo quadro il Polo Reale è, sì, un progetto di razionalizzazione coerente di un grande patrimonio di storia e arte, ma prima ancora è un progetto culturale indispensabile per uscire dalle pastoie di una frammentazione sfortunatamente ereditata, nonché un infrastruttura per sostenere la città nella sua crescita di capitale culturale. Se ne potrà misurare il contributo e l impatto, anche in termini economici, quando le sue potenzialità culturali, organizzative e gestionali saranno pienamente espresse. Luca Dal Pozzolo Direttore dell Osservatorio Culturale del Piemonte consentirà la più ampia fruizione e valorizzazione dei beni culturali in un percorso integrato e omogeneo. Nel progetto sono da anni coinvolti gli Enti locali, le fondazioni bancarie del territorio e la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, a dimostrazione di quanto sia sentita da parte delle istituzioni pubbliche, ma anche dal mondo privato e dalla società civile, l importanza di rilanciare il più importante bene culturale piemontese attraverso una strategia condivisa con la comunità locale. Il progetto di ricucitura fisica del Polo Reale di Torino viene oggi presentato dopo aver concluso i lavori per il definitivo trasferimento della Galleria Sabauda nella Manica Nuova e per il nuovo caveau della Biblioteca Reale che renderà visibile al pubblico in maniera continuativa la collezione leonardesca e il celebre «Autoritratto». Il progetto è riuscito nel difficile compito della riorganizzazione funzionale e strutturale dei diversi musei? La politica gestionale condotta in questi anni ha portato a impostare una riorganizzazione strutturale e funzionale degli istituti coinvolti e a un miglior coordinamento delle risorse strumentali e umane al fine di rendere più snelle le procedure, favorendo i rapporti tra i soggetti coinvolti mediante i poteri e le facoltà previste dall attuale quadro normativo e regolamentare. Il coordinamento e la funzione di raccordo, espressa dalla Direzione Regionale, hanno permesso di privilegiare il momento, logicamente prioritario, della programmazione e della progettazione condivisa di un modello di gestione integrata territoriale, definendo con i partner istituzionali obiettivi e strategie condivise. Il risultato conseguito è il coinvolgimento, e di conseguenza l attenzione non solo istituzionale ma anche economica, della Città di Torino, della Regione Piemonte, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della società Arcus Spa e della società civile attraverso la Consulta Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino e l associazionismo culturale torinese. Tutti questi soggetti vedono, ormai, nel Polo Reale e nel suo organo di governo un interlocutore serio e responsabile, con una capacità di programmazione e coordinamento tale da poter rappresentare, attraverso un percorso di attrazione di livello internazionale, un tassello fondamentale per continuare a rilanciare quella vocazione culturale e turistica cui la Città di Torino e la Regione Piemonte lavorano dall inizio degli anni Quali sono i numeri del nuovo distretto culturale di Torino? La politica culturale condotta in questi anni ha permesso un notevole aumento dei visitatori. La strategia comunicativa dell intero complesso e l organizzazione di importanti mostre temporanee hanno fatto sì che il numero dei visitatori che hanno frequentato il Polo Reale aumentasse dalle persone del 2009 alle del 2013 (con una punta massima, espressa nell anno delle celebrazioni del 150 anniversario dell Unità d Italia, registrata in presenze) con un incremento del 49%. polo reale torino 3

4 1. Manica Nuova di Palazzo Reale. Ingresso della nuova Galleria Sabauda da via XX Settembre; 2. Orazio Gentileschi, «Annunciazione»; 3. Giovanni Martino Spanzotti, «Madonna in trono con il Bambino e santi»; 4. Manica Nuova di Palazzo Reale, Mostra «I quadri del re. Torino, Europa. Le grandi opere della Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale», La Galleria Sabauda ha una nuova sede È stata riallestita nella Manica Nuova di Palazzo Reale Il progetto di trasferimento della Galleria Sabauda risale agli anni Novanta del XX secolo, allorché i responsabili della tutela maturarono la convinzione di lasciare i due ultimi piani del Palazzo dell Accademia delle Scienze, ove la Galleria era alloggiata dal 1865, in favore di una sede alternativa, capace di esaltare le opere della collezione anche grazie a una migliore qualità della luce e degli spazi. La nuova sede veniva individuata nell ala umbertina, detta Manica Nuova, del Palazzo Reale di Torino: un estesa manica demaniale edificata tra il 1899 e il 1903 dall architetto Emilio Stramucci per installarvi gli Uffici della Real Casa e alcuni minori appartamenti a uso della corte, e in seguito adibita agli uffici della Regione Piemonte. Si tratta di n edificio imponente con eleganti linee architettoniche che presenta un doppio affaccio con fronti e atrio monumentali, prospicienti a ovest su via XX Settembre, le vestigia del Teatro romano e le Torri palatine, a est sui Giardini Reali. Il 22 ottobre 2010 sono iniziati i lavori, terminati a fine marzo 2012, di restauro del piano terra e dell androne e di collegamento con il Museo di Antichità, mentre il 5 febbraio 2013 sono partiti il recupero del primo e secondo piano, il ripristino dei locali del sottotetto e il restauro delle facciate. Il 4 aprile 2012, dopo solo due settimane dalla chiusura della Galleria Sabauda nella sua sede storica all interno del Collegio dei Nobili, veniva inaugurato il piano terreno della nuova sede, a conclusione dei primi interventi di recupero dell edificio. Trovava così una prima attuazione il progetto che proiettava la pinacoteca torinese all interno del complesso del Polo Reale, in un sistema articolato con le collezioni del Museo di Antichità, di Palazzo Reale, dell Armeria Reale, della Biblioteca Reale e di Palazzo Chiablese. Per l occasione venivano mostrate al pubblico novantaquattro opere, tra dipinti e sculture, scelte tra i capolavori delle collezioni del museo con un esposizione temporanea intitolata «I quadri del re. Torino, Europa. Le grandi opere della Galleria Sabauda nella Manica Nuova di Palazzo Reale». Per le collezioni escluse dall esposizione veniva intanto predisposto un idoneo luogo di conservazione nel deposito museale individuato presso l edificio della Cavallerizza nel Castello di Moncalieri, messo a disposizione dall Arma dei Carabinieri, appositamente allestito e dotato di sistemi impiantistici idonei alla tutela delle opere. L operazione, di grande complessità, riguardava circa cinquemila opere comprendenti oltre novecento dipinti, centottanta sculture e oreficerie, sessanta mobili e arredi, trentatré merletti, ventidue arazzi e circa tremila e ottocento stampe e disegni del ricco patrimonio grafico della Galleria Sabauda, acquisito tra Otto e Novecento e costituito da oltre seimila opere. Per consentire la conclusione dei lavori di adeguamento impiantistico, di risanamento e di restauro degli ambienti della Manica Nuova destinati a ospitare l intera Galleria, il 5 maggio 2014 l esposizione temporanea al piano terreno veniva chiusa al pubblico e le opere disallestite e trasferite al fine di assicurare la loro massima tutela. Nell avvicinarsi al termine dei complessi lavori di recupero dell edificio umbertino e del completamento del grande progetto di trasferimento, non si voleva però privare il pubblico della visione di alcuni dei capolavori del museo: nasceva così il progetto espositivo «La Sabauda in tour per le città: proiezioni, esperimenti e verifiche sul territorio», inaugurato il 29 maggio Si trattava di una mostra ragionata e articolata che ha offerto al pubblico la possibilità, in un particolare momento del museo, di fruire delle raccolte della Galleria non solo attraverso la visita del deposito di Moncalieri, ma anche godendo dell esposizione di oltre cinquanta delle sue opere più note presso diversi prestigiosi luoghi torinesi (Palazzo di Città, Palazzo Reale, Armeria Reale, Palazzo Carignano, Villa della Regina) e del territorio piemontese (Alba, Alessandria, Asti, Biella, Casale Monferrato, Cuneo, Domodossola, Ivrea, Novara, Saluzzo, Varallo, Verbania, Vercelli). Un mostra suddivisa dunque in diciotto esposizioni per permettere nuove riflessioni e stimolanti momenti di confronto in merito a elementi stilistici, scelte di gusto, figure di committenti e altro ancora, grazie a quel consolidato e precipuo rapporto che da sempre lega la Galleria Sabauda al territorio. Con l inizio del mese di dicembre 2014 il progetto di riallestimento della nuova Galleria Sabauda arriva al traguardo finale con la riapertura al pubblico e l inaugurazione definitiva nella Manica Nuova, al termine di un importante lavoro di restauro di tutti gli ambienti dell edificio: le collezioni museali, in parte restaurate per l occasione, potranno essere nuovamente ammirate nella loro interezza, distribuite su quattro piani di visita dell edificio, all interno del grande complesso del Polo Reale. Un lungo e complesso percorso, una grande sfida, un nuovo capitolo all interno della storia di questo ricchissimo e straordinario museo. 3 4 Galleria Sabauda Manica Nuova di Palazzo Reale, via XX Settembre 86, Torino, tel / galleriasabauda@artito.arti.beniculturali.it, polo reale torino - galleria sabauda 4

5 Edith Gabrielli ha fiducia nel pubblico La Soprintendente ha improntato il riallestimento su facilità e godibilità di fruizione. Ora ritiene fondamentale un programma espositivo di forte richiamo internazionale Per iniziare, un cenno sul trasferimento della Sabauda. Ecco i nudi fatti. L idea fu concepita intorno al 1999 e perfezionata nel 2004, individuando la nuova sede nella cosiddetta Manica Nuova, direi congrua per dimensioni, qualità degli spazi e della luce. Grazie a un patto concorde fra Stato e soggetti privati, primo fra tutti la Compagnia di San Paolo, il progetto ebbe fondi appropriati. Cosa rimarchevole, tanto più oggi. Perché sottolinea l oggi? Perché, specie a causa della crisi economica, il nostro Paese negli ultimi anni ha visto ridursi gli spazi di arte e cultura. Anche questo è un fatto. La nuova Galleria Sabauda rappresenta un dato in controtendenza a livello nazionale. Non diamolo per scontato. Ma qual è stato il suo contributo al progetto? Direi duplice. Da un lato ottimizzare le risorse operative e porre in sincronia le varie parti in azione nel rispetto dei ruoli. Dall altro lato, ovvero sul piano scientifico, elaborare un nuovo progetto museologico in linea con le realtà scientifiche più avanzate. Può fornirci qualche anticipazione? «Facilità e godibilità di fruizione»: ecco una chiave, oggi spesso attribuita al mondo anglosassone, ma in realtà tipicamente italiana, anche nel lessico critico. I quattro piani della Sabauda seguono un percorso ad anello, che scorre fluido nelle stanze esterne, aperte verso la luce del giorno, e che consente al pubblico una visione anche ravvicinata delle opere. Gli apparati didattici, figli di una moderna catalogazione e naturalmente in doppia lingua, risultano alle volte persino lapalissiani. Nei corridoi interni, lasciati liberi, brani di grandi critici o scrittori, da Giorgio Vasari a Roberto Longhi, da Elsa Morante a Don DeLillo, offrono letture alternative e a tratti sorprendenti degli autori in mostra. E l organizzazione delle opere? Era necessario aggiornare il percorso ai moderni concetti di geo-storia, o di geografia artistica. Fin dal Medioevo viaggiavano le opere, i pittori, le idee: lo spiegava Enrico Castelnuovo, fra gli altri. Ne deriva un percorso dove i grandi piemontesi dialogano con i colleghi del resto della Penisola e del Continente, spesso alla pari. È in fondo lo slogan «Torino - Europa», coniato per la mostra del 2012 e ormai divenuto celebre. Inoltre, la «linea del tempo» è stata prolungata ben dentro il XX secolo. Attenzione: la Sabauda non può né vuole porsi come un nuovo soggetto del contemporaneo. D altro canto, la collezione Gualino e un nucleo significativo dei Sei di Torino hanno consigliato di terminare il percorso con uno squarcio sulla Torino fra le due guerre. Sarà un momento spettacolare, da viversi all ultimo piano: l architetto Marco Albini ed io vi abbiamo profuso molte energie. Tutto questo però come si concilia con il Polo Reale? Il Polo Reale, in quanto collegamento fra residenza dinastica e collezioni storiche, almeno a questo livello e almeno nel Nord Italia è una realtà unica. Giusto che i visitatori dell Expo ne tengano conto. La sfida è semmai plasmarlo anche in termini museologici, cosicché possa diventare un insieme organico e fruibile, nel rispetto dell autonomia culturale dei singoli elementi. Strumenti utili in tal senso possono essere le mostre. Cioè? Guardi, la vita di un qualsiasi museo ruota oggi intorno alle mostre. Va a merito del direttore Mario Turetta aver loro riservato metà del piano terra della Sabauda. Evito di entrare nello specifico perché, data la riforma in atto, non sarò probabilmente io a farne; auspico, in ogni modo, che le future esposizioni siano in tema con il contenitore e la collezione, abbiano una curatela scientifica e una programmazione adeguate. Solo così si potrà sfuggire alla logica del «mostrificio». Quanto ai risultati finali, anche economici perché no, da sempre nutro rispetto e fiducia nel pubblico: quando il prodotto culturale è buono, la risposta è sempre positiva. Compagnia di San Paolo: 32 milioni per la zona di comando Il Presidente Luca Remmert illustra l impegno eccezionale per il trasferimento della Galleria Sabauda nella nuova sede L impegno che la Compagnia di San Paolo profonde da molti anni in progetti di restauro e valorizzazione dei beni storico-artistici del territorio trova coerenza nel sostegno a favore delle ricche collezioni della Galleria Sabauda. Quali sono i punti salienti della stretta collaborazione con la Direzione Regionale per i Beni Culturali del Piemonte? La Compagnia focalizza i propri sforzi in Piemonte e Torino è una delle città più beneficiate dai suoi contributi. Nell antica capitale la nostra fondazione ha seguito innumerevoli interventi e il Polo Reale, in cui ha trovato collocazione la nuova sede della Sabauda, è sicuramente luogo privilegiato dei sostegni, basti pensare che per la sola zona di comando fra ricerche, studi di fattibilità, recupero e valorizzazione di beni sia civili sia religiosi sfioriamo uno stanziamento di 32 milioni di euro. Eppure ben poco qui si sarebbe potuto realizzare prescindendo dal continuo e stretto rapporto di collaborazione instaurato con la Direzione Regionale, che ha permesso di finalizzare importantissimi progetti dedicati al recupero del patrimonio storico architettonico e storico artistico italiano, fra gli altri quelli riguardanti il centro storico di Torino e Villa della Regina. Anche sul territorio la cooperazione fra Compagnia e Direzione Regionale ha dato buoni frutti, in primis permettendo di intervenire a favore delle Residenze Sabaude con il recupero del Castello ducale di Agliè e di quello di Moncalieri con la sua Cavallerizza. Nell ambito del programma Musei della Compagnia di San Paolo, il sostegno al progetto di trasferimento e riallestimento della Galleria Sabauda conferma la volontà di contribuire alla valorizzazione del patrimonio culturale torinese. In quale modo nel concreto la Compagnia di San Paolo ha finanziato e aiutato tale progetto? L impegno a favore della Galleria Sabauda e delle sue collezioni necessita di un discorso particolare, essendo del tutto eccezionale: a tale istituzione e al suo trasferimento nella Manica Nuova di Palazzo Reale è stato dedicato un Protocollo d Intesa specifico, nel 2010, che ammontava a ben 17 milioni di euro, a cui la Compagnia ha aderito accanto al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. In contemporanea è stato portato avanti anche il progetto di rinnovo del Museo Egizio, presupposto essenziale di questo trasloco eccellente: Egizio e Sabauda infatti sino al 2012 erano entrambi collocati nel palazzo del Collegio dei Nobili. A partire dal 2002 la nostra fondazione ha anche sostenuto con quasi 3 milioni di euro i costi di progettazione di tale trasferimento, la momentanea collocazione ed esposizione di alcune delle opere più interessanti della Sabauda, oltre la metà, presso la Cavallerizza del Castello di Moncalieri nonché il restauro di un centinaio di esse e parallelamente l iniziativa di valorizzazione «Sabauda in tour», ramificato progetto espositivo svoltosi in 14 centri del Piemonte, con la realizzazione di una ventina di mostre e il coinvolgimento di ben cinquantun quadri della Galleria.

6 Palazzo Reale, il cuore del Polo La sua magnificenza era una rappresentazione del potere dei Savoia 1 2 Aulico luogo di rappresentazione e centro di potere della dinastia sabauda, il Palazzo Reale offre la possibilità di scegliere differenti percorsi di visita attraverso i quali conoscere la storia e gli splendidi tesori custoditi all interno della residenza. Ricchi soffitti barocchi in legno intagliato e dorato, fastosi arredi, arazzi, dipinti allegorici, ritratti, antiche porcellane orientali e una preziosa collezione di orologi raccontano la storia plurisecolare di questo Palazzo progettato a fine Cinquecento da Ascanio Vitozzi, architetto ducale alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia. Nel primo Seicento l edificio era collegato all attuale Palazzo Madama grazie alla Grande Galleria, mentre Piazza Castello, teatro di feste e di grandi apparati di corte, andava assumendo un nuovo assetto grazie alla sistemazione delle cortine d affaccio, risolta con edifici porticati dalle facciate uniformi. I lavori proseguirono durante la reggenza della prima Madama Reale, Maria Cristina di Francia, sotto la direzione di Carlo di Castellamonte e di Carlo Morello, autore dello «sbianchimento» della facciata e del progetto di costruzione del padiglione per l ostensione della Sindone che delimitava l area della Piazzetta Reale e che nel XIX secolo, su disegno di Pelagio Palagi, venne sostituito dalla cancellata tuttora esistente. Nella prima metà del Seicento si procede all arredo e alla decorazione delle sale di parata al primo piano, sul lato verso la piazza, secondo un preciso programma iconografico dettato dal retore di corte Emanuele Tesauro. Nel 1667 Guarino Guarini avvia la costruzione della Cappella della Sindone, in collegamento con la manica ovest del Palazzo e rispondente a un chiaro intento simbolico della corte che negli anni del Ducato di Vittorio Amedeo II ricerca una sempre più precisa collocazione nella politica e nella cultura contemporanea. Risponde a queste esigenze anche la scelta di chiamare a Torino il pittore Daniel Seiter che apporterà nella città subalpina le innovazioni culturali di ambito romano, così come farà in seguito l architetto messinese Filippo Juvarra, sapiente coordinatore dell ornamentazione di Palazzo Reale e artefice della nuova zona di comando della capitale dello Stato Sabaudo. divenuto Regno nel Nel contempo si sviluppa il programma di sistemazione del Giardino affacciato sul Bastion Verde. L architetto francese André le Nôtre, ideatore dei giardini di Versailles, amplia l antico impianto di Henry Duparc aggiungendovi sei bacini d acqua e viali disposti a raggiera: il gruppo statuario dei Tritoni collocato a ornamento dell ultimo bacino superstite risale a metà Settecento ed è opera di Simone Martinez. Durante il regno di Carlo Emanuele III, salito al trono nel 1730, viene nominato primo pittore di corte Carlo Francesco Beaumont, abile interprete di soggetti mitologici e allegorici, mentre diviene primo architetto Benedetto Alfieri che definisce gli apparati decorativi degli ambienti del secondo piano e rinnova alcune sale di rappresentanza. Trascorso il periodo della dominazione napoleonica, Carlo Alberto intraprende una cospicua serie di interventi dal respiro neoclassicista coordinati da Ernesto Melano e Pelagio Palagi. Con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze e poi a Roma, il Palazzo perde progressivamente le sue funzioni di residenza per aprirsi al pubblico sia come museo, sia come palazzo da uffici: in quest ottica nel 1911 Emilio Stramucci realizza la Manica Nuova nei pressi dell area archeologica costituita dal Teatro romano e dalle Torri Palatine. Salendo attraverso il monumentale Scalone d onore, celebrazione della dinastia sabauda, si giunge al primo piano nobile dove si trovano le sale di rappresentanza, ambienti che un tempo ebbero una funzione ufficiale e che oggi ci permettono di scoprire la storia del palazzo fino all elegante intervento palagiano: dal marmoreo Salone d onore alla Sala del trono attraversando la neobarocca Sala da pranzo per giungere in quella stile impero dedicata alle danze, senza dimenticare la Scala delle Forbici e il Gabinetto Cinese, capolavori creati da Juvarra. Durante l anno il Palazzo apre le porte a rotazione e svela altri tesori: le Cucine Reali nel piano interrato, l Appartamento di Madama Felicita e l Appartamento del re al piano terreno, la Cappella Regia, le Tribune Reali e la Sacrestia della SS. Sindone al primo piano, gli Appartamenti dei principi di Piemonte al secondo piano. Palazzo Reale Piazzetta Reale 1, Torino, tel polo reale torino - palazzo reale 6

7 5 6 7 Un bicerin nella Frutteria La Caffetteria di Palazzo Reale, spettacolare ambiente già adibito a Regia Frutteria e Biblioteca, si sviluppa in tre ambienti assolutamente straordinari nei quali sono esposti argenti e porcellane provenienti dai depositi della ricchissima dotazione del Palazzo. Le fonti archivistiche citano il Servizio di Frutteria a partire dal 1741 e sino al 1790, documentandone lo sviluppo edilizio: nei locali venivano conservate le preziose porcellane, prima su semplici «plafoni», poi nelle nuove «guardarobe» verniciate tinta noce (1761); vi erano anche forni e fornelli dei quali sono state ritrovate precise tracce a seguito dello smontaggio di parte delle armadiate della prima sala adiacente il cortile. Nei primi anni di regno di Carlo Felice nella stanza principale fu collocata una stufa, tuttora conservata, mentre nel 1846 venne eseguita la decorazione della volta «a chiaro scuro con medaglie e putti trofei e arabeschi», tornata visibile grazie ai recenti restauri. La gestione di questa caffetteria di straordinaria suggestione è affidata temporaneamente allo storico Caval d Brons, le cui proposte sfiziose sono l ottimo contorno a una visita alla residenza sabauda o un semplice momento di aulica tranquillità. 1. Lo Scalone d onore 2. La Scala delle forbici 3. La Sala da ballo al primo piano 4. La Sala da pranzo al primo piano 5 La Sala del trono del re al primo piano 6. La Camera da letto di Maria Josè al secondo piano 7. La Galleria del Daniel al primo piano 4 polo reale torino - palazzo reale 7

8 Armeria Reale, il primo museo del Polo Lo scenografico allestimento storico ha una cornice sontuosa Tra le diverse realtà museali che costituiscono il complesso del Polo Reale, l Armeria fondata da Carlo Alberto si qualifica, per priorità cronologica, come il primo settore delle collezioni dinastiche ordinato e stabilmente aperto al pubblico all interno della cosiddetta zona di comando. Fin dal 1837, infatti, la Galleria del Beaumont, in cui erano precedentemente esposti alcuni importanti dipinti che nel 1832 furono trasferiti in Palazzo Madama (prima sede della Regia Pinacoteca, attuale Galleria Sabauda), fu scelta come sontuosa cornice del primo nucleo della raccolta di armi e armature antiche voluta dal re di Sardegna. La collezione fu successivamente ampliata attraverso donazioni e acquisti, arrivando a includere pezzi appartenuti ai re d Italia fino a Vittorio Emanuele III. Gran parte del fascino dell Armeria Reale si deve appunto al dialogo tra contenitore e contenuto, ovvero tra l architettura settecentesca di Filippo Juvarra e di Benedetto Alfieri, le sculture di Simone Martinez, dei fratelli Collino, di Giovanni Battista Bernero e di Giacomo Spalla e i dipinti di Claudio Francesco Beaumont da una parte e, dall altra, l allestimento dell architetto di corte Pelagio Palagi, cui Carlo Alberto commissionò il disegno delle vetrine neogotiche destinate ad accogliere armi e armature che spaziavano dall antichità all Ottocento. L effetto di contrasto è invece attenuato nella Rotonda e nel Medagliere, ambienti appositamente progettati dallo stesso Pelagio Palagi per accogliere rispettivamente ulteriori sezioni dell Armeria (tra cui la collezione di bandiere) e la preziosa raccolta numismatica, anch essa voluta da Carlo Alberto, che conta attualmente circa trentatremila pezzi tra monete, sigilli e medaglie. Ad oggi la Galleria ha recuperato, pur con le inevitabili modificazioni dovute al progressivo ampliamento delle collezioni, l assetto scenografico che alterna le armature in piedi o a cavallo (su strutture di legno rivestite di pelle equina) alle vetrine pelagiane e alle panoplie di armi e armature collocate entro le cornici marmoree delle pareti, tra le finestre. Questa impostazione, benché lontana dai moderni criteri museografici, è indubbiamente quella che più si avvicina all idea originaria del museo voluto da Carlo Alberto, oltre ad essere un elemento fondamentale nella percezione dello stesso da parte del visitatore. Nell ultimo ventennio l Armeria ha visto succedersi importanti cantieri di restauro, dei quali la Fondazione CRT è stato il princpale sostenitore privato, che hanno consentito il recupero dello scalone alfieriano (1998) e del Medagliere di Pelagio Palagi (1999); altrettanto rilevanti sono stati gli interventi condotti «dietro le quinte», grazie ai quali il museo si è dotato di un proprio laboratorio di restauro e di un moderno deposito attrezzato per accogliere la collezione di bandiere storiche. L ultimo intervento in ordine cronologico, sostenuto dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è stato il restauro della loggia da cui il 22 marzo 1848 Carlo Alberto dichiarò guerra all Austria, dando inizio alla prima guerra di indipendenza e avviando così il processo che portò all unità d Italia. Nell ambito della recente unificazione del percorso del Polo Reale un passo fondamentale è stato senz altro la definitiva apertura della porta di collegamento tra il Gabinetto Cinese di Palazzo Reale e il Medagliere di Carlo Alberto, avvenuta nell estate del Con questo gesto tutt altro che simbolico è stata recuperata la continuità dell itinerario che dal piano nobile di Palazzo Reale conduce, attraverso la Galleria del Beaumont, allo scalone delle Segreterie di Stato (oggi Prefettura), da cui si accede alla Biblioteca Reale collocata a pianterreno. Un altro passo significativo nel processo di unificazione degli istituti che compongono il Polo Reale è stato il recupero, nel 2013, della rampa che mette in comunicazione diretta lo scalone alfieriano con la Biblioteca Reale. Tale intervento rende possibile, all interno dell edificio, un percorso di visita continuo dalla Biblioteca all Armeria fino a Palazzo Reale e viceversa. Fondazione CRT per il Polo Reale La Fondazione CRT è da sempre impegnata nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Torino, del Piemonte e della Valle d Aosta e partecipa allo straordinario progetto del Polo Reale in sinergia con gli altri sostenitori e al fianco dei competenti Enti di tutela. Nel corso degli anni, la Fondazione CRT ha contribuito a questo ambizioso obiettivo sia, di recente, sostenendo l ampliamento della Biblioteca Reale, operazione realizzata insieme con la Compagnia di San Paolo e la Consulta di Torino sia, negli anni Duemila, finanziando in toto il grande progetto di recupero e riallestimento della Galleria del Beaumont e dell Armeria Reale. Inoltre, in tema di Residenze e Collezioni Sabaude, la Fondazione CRT ha messo a punto il progetto Mestieri Reali che ha consentito a neolaureati, a imprese e a professionisti di approfondire le conoscenze all interno dei cantieri di restauro delle Residenze Sabaude, rendendo possibili stage e momenti di formazione presso le principali dimore reali piemontesi. Con questi interventi a favore del territorio, la Fondazione CRT unisce alle finalità sociali, che le sono proprie, il «dovere morale» di restituire al pubblico beni dall indiscusso valore e la certezza di contribuire concretamente a far sì che Torino possa essere annoverata, anche a livello internazionale, tra le eccellenze culturali e artistiche italiane, con indubbi ritorni positivi in termini di occupazione e lavoro. Armeria Reale Piazza Castello 191, Torino, tel polo reale torino - armeria reale 8

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10 Biblioteca Reale: non solo Leonardo È uno dei gabinetti di disegni più importanti al mondo La Biblioteca Reale fu istituita da Carlo Alberto, che nel 1831 nominò come primo bibliotecario il conte Michele Saverio Provana del Sabbione con il compito non facile di raccogliere quanto rimasto delle raccolte librarie dei Savoia, notevolmente ridotte sia per la donazione di Vittorio Amedeo II all Università di Torino, sia a seguito delle spoliazioni dell età napoleonica. Al patrimonio librario rimasto, Carlo Alberto aggiunse i propri libri (arricchiti da diversi acquisti, librari e non, sul mercato antiquario eseguiti da persone di sua fiducia) e tutti i volumi che gli venivano da varie parti donati. L interesse sempre costante del re ad accrescere le proprie raccolte portò ad acquisizioni importantissime come la collezione delle lapidi paleocristiane fatta acquistare sul mercato antiquario romano, considerata da molti studiosi la più notevole collezione del nord-ovest d Italia. Il tassello più prestigioso che si assicurò Carlo Alberto è la collezione di disegni di Giovanni Volpato comprendente il notissimo nucleo di fogli di Leonardo da Vinci. Nell acquisto giocò un ruolo fondamentale il bibliotecario Domenico Promis nominato nel 1837, lo stesso anno in cui il re autorizzava la nuova sistemazione nell ala del Palazzo Reale sottostante alla Galleria del Beaumont, negli ambienti allestiti dall architetto Pelagio Palagi. La collezione Volpato andò ad accrescere il patrimonio della Biblioteca Reale che, con i suoi circa tremila fogli di maestri italiani e stranieri, è oggi uno dei gabinetti dei disegni più importanti al mondo: oltre ai tredici fogli di Leonardo da Vinci, fra i quali il celeberrimo «Autoritratto», si contano infatti almeno quattrocento capolavori assoluti tra cui, citando a caso, disegni di Michelangelo, Raffaello, Rembrandt, Carracci, Giulio Romano, Guido Reni, Poussin, Tiepolo, Guercino e Canova. Sotto la direzione di Domenico Promis le acquisizioni, importanti anche in campo librario, resero lo spostamento nell attuale sede quantomai necessario: nel 1840 la biblioteca contava già trentamila volumi, tutti di notevole valore. Grazie alla volontà ferrea del re e all azione infaticabile del bibliotecario, era diventata un vero e proprio gabinetto delle meraviglie racchiuso nello scrigno progettato da Palagi che disegnò anche gli arredi. Negli anni a seguire le collezioni si arricchirono ulteriormente attraverso contatti con le maggiori capitali europee, con le doti delle principesse e con le acquisizioni dei bibliotecari e dei fiduciari dei Savoia che non smisero di far pervenire alla «loro» biblioteca nuovi tesori. Attualmente la Biblioteca Reale conserva circa duecentomila volumi, quattromila e cinquecento manoscritti, tremila e cinquantacinque disegni, centoottantasette incunaboli, cinquemila e diciannove cinquecentine, mille e cinquecento pergamene, mille e centododici periodici, quattrocento album fotografici, carte geografiche, incisioni e stampe. A partire dal 2012 la Biblioteca Reale, partecipando al progetto della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, ha realizzato interventi che le facessero aumentare la propria capacità espositiva che già dal 1998, grazie al finanziamento della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, contava sulla Sala Leonardo, un caveau realizzato con le più moderne tecnologie museali con funzioni sia espositive sia di consultazione di opere rare. Oggi, a distanza di circa quindici anni, lo spazio espositivo ha conosciuto un ulteriore consistente ampliamento: un progetto, cofinanziato dalla Consulta, dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione CRT, ha permesso una complessiva ristrutturazione dei magazzini interrati per consentire il raddoppio della capacità espositiva attraverso la creazione di una nuova Sala. Biblioteca Reale Piazza Castello 191, Torino, tel b-real@beniculturali.it, polo reale torino - palazzo reale 10

11 L «Autoritratto» L «Autoritratto», l unico riconosciuto di Leonardo da Vinci, fu acquistato da re Carlo Alberto nel 1839 dall antiquario Giovanni Volpato insieme ad altri dodici disegni autografi dell artista. Datata l opera, capolavoro della maturità del Maestro nel suo periodo francese al servizio di Francesco I, mostra, con tratto preciso e cura del particolare, un volto di una straordinaria intensità. Sul margine inferiore, in scrittura non leonardesca, compare la scritta «Leonardus Vincius, ritratto di se stesso assai vechio». Per quanto una ricca bibliografia riconosca nel ritratto l immagine di antichi filosofi, da Pitagora a Demostene, o il volto del padre di Leonardo, Piero da Vinci, il volto dell «Autoritratto» identifica Leonardo in ogni parte del mondo. Il disegno manifesta il viso di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo alla sommità della testa. Lo sguardo corrucciato è rivolto a destra, con un espressione seria e leggermente severa. I dettagli molto curati del volto lasciano il posto a poche linee nella parte alta della fronte, creando l effetto di un cranio calvo. I segni del tempo sono manifesti nel viso riprodotto, che presenta rughe profonde sulla fronte, attorno agli occhi, sulla bocca, lungo le guance. Nel 2012 le riproduzioni dell «Autoritratto» e del «Codice sul volo degli uccelli» sono giunte, a bordo del rover Curiosity, sul pianeta rosso, Marte, affrontando un viaggio sicuramente non immaginato dal loro creatore che è universalmente considerato, per i suoi molteplici interessi nel campo della fisica, delle scienze naturali, della meccanica, dell ottica e dell urbanistica, il precursore della scienza moderna. Il codice sul volo degli uccelli Il «Codice sul volo degli uccelli», titolo convenzionale ma universalmente riconosciuto del manoscritto Varia 95 della Biblioteca Reale di Torino, è un quaderno di piccolo formato in cui Leonardo da Vinci scrisse e illustrò i suoi studi sul volo. Donato incompleto nel 1893 al re Umberto I dal collezionista russo Fiodor Sabachnikoff, fu ricomposto nel 1920 grazie all omaggio dei tre fogli mancanti da parte del ginevrino Henri Fatio alla regina Margherita. Andò ad arrichire la collezione leonardiana dell Istituto avviata nel 1839 con l acquisto da parte di re Carlo Alberto di tredici autografi, tra cui il celeberrimo «Autoritratto» (cfr. box soprastante). La copertina, sul cui piatto posteriore esterno si legge, in grafia non leonardesca, «Ucelli et altre cose», racchiude un quadernetto composto da trentotto pagine, dal momento che Leonardo occupò anche le due facciate interne della copertina stessa. Mancino e sinistrorso egli iniziò ad usare il quaderno partendo dal fondo, descrivendo le sue osservazioni sul volo e i movimenti in 167 disegni, con una scrittura che corre in senso contrario, da destra verso sinistra. polo reale torino - biblioteca reale 11

12 Museo di Antichità: un viaggio a ritroso Oltre alle collezioni storiche, reperti dal territorio piemontese Il Museo di Antichità di Torino, una delle istituzioni museali europee più antiche, nasce nel Cinquecento come raccolta privata dei duchi di Savoia. Si deve a Emanuele Filiberto il nucleo originario di una collezione che si arricchisce nel corso dei secoli e viene donata nel 1724 da Vittorio Amedeo II, re di Sardegna, al Regio Museo dell Università, in via Po. Dopo l acquisto nel 1824 della collezione egizia del piemontese Bernardino Drovetti, console in Egitto, anche i materiali greco-romani trovano una nuova collocazione nel Palazzo dell Accademia delle Scienze, dove rimangono fino al 1989, anno dell allestimento nelle Orangerie di Palazzo Reale. Oggi il museo vanta un ricco patrimonio archeologico esposto in tre sezioni: le collezioni storiche nelle Serre dei Giardini Reali, i reperti provenienti da scavi condotti sul territorio piemontese sotto la direzione della Soprintendenza in un padiglione ipogeo e l esposizione «Archeologia a Torino» nelle sale sotterranee della Manica Nuova di Palazzo Reale. Straordinari capolavori sono conservati nel settore destinato alle collezioni storiche: dallo psykter firmato da Euthymides al ritratto di Cesare da Tuscolo, dal celebre rilievo del Kairos alla copia romana in basalto verde dell amazzone di Fidia alla statua di imperatore in porfido rosso proveniente dall Egitto. Antichità di epoche diverse accompagnano il visitatore in un singolare viaggio conoscitivo tra le civiltà sorte nel bacino del Mediterraneo. Nella sezione dedicata al territorio, attraverso un percorso cronologico che si snoda a ritroso dal Rinascimento al Paleolitico come in un ideale scavo archeologico, si possono ammirare, nel padiglione ipogeo inaugurato nel 1998, reperti provenienti da castelli e monasteri bassomedievali della regione, eccezionali corredi funerari longobardi e ricche attestazioni del Piemonte romano, come i celebri bronzi di Industria (Monteu da Po), sede di un santuario dedicato a Iside, ma anche testimonianze preistoriche. Nella suggestiva cornice della Manica Nuova, affacciata sui resti del Teatro romano, la Soprintendenza per i Beni archeologici del Piemonte ha progettato e allestito nel 2013 la terza sezione del museo dedicata alla storia della città di Torino. Il nucleo più antico è costituito da materiale epigrafico e scultoreo di età romana raccolto dagli eruditi nel Cinquecento, incrementato da nuove acquisizioni antiquarie e confluito nelle collezioni sabaude. L allestimento, supportato da un ricco apparato multimediale, restituisce voce a personaggi vissuti a Torino dall età romana al Cinquecento affidando loro il racconto di alcuni momenti significativi per la città attraverso la lettura di epigrafi e scritti originali, a cui si affiancano significativi reperti ritrovati nella città e nel territorio, come sculture in bronzo e i corredi goti e longobardi dalle necropoli di Collegno e di Testona. A questo ampliamento si sono aggiunte una nuova presentazione del Tesoro di Marengo e mostre a tema archeologico. Un lusinghiero risultato di pubblico ha premiato l impegno profuso dalla Soprintendenza nella valorizzazione delle collezioni confermando l importante ruolo dell archeologia nel «sistema» del Polo Reale. Museo di Antichità via XX Settembre 86, Torino, tel / Il Papiro di Artemidoro Il Papiro di Artemidoro è uno straordinario reperto costituito da frammenti di varie dimensioni per una lunghezza di circa 2,5 metri. Secondo le analisi di datazione eseguite con la tecnica del carbonio 14, il supporto di papiro è stato prodotto tra il I secolo a.c. e il II d.c., mentre resta controversa la datazione dei contenuti, oggetto di due teorie contrapposte: l una considera testi e disegni coevi al papiro e realizzati nel I secolo d.c., l altra ritiene tali elementi intervento di uno o più falsari del XIX e XX secolo. Sul recto si trovano i resti di cinque colonne di testo in greco e di una carta geografica; l iscrizione comprende, infatti, il proemio di un autore ignoto e un testo geografico dedicato alla descrizione di una parte della penisola iberica, identificato con una porzione dell opera di Artemidoro di Efeso, vissuto tra il II e il I secolo a.c., Ta Geographoumena o Geographia, un trattato in undici libri particolarmente noto nel mondo antico. Sul verso si osservano invece oltre 40 disegni di animali, reali o immaginari, eseguiti nel corso del I secolo d.c., quando il rotolo fu «riciclato» in una bottega di artisti quale repertorio di modelli per affreschi o mosaici. Sul recto sono anche presenti disegni di teste che ricordano sculture, insieme a disegni di piedi e mani in posizioni diverse, probabilmente esercizi degli apprendisti di bottega. Pur nell alone di enigmi scaturito negli anni dal dibattito scientifico, il Papiro di Artemidoro resta un reperto singolare e inconsueto. Concesso in comodato dalla Compagnia di San Paolo, a cui appartiene, alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, il Papiro di Artemidoro può essere così ammirato nella cornice del Museo Archeologico, allestito all interno di una struttura espositiva articolata in ambienti appositamente studiati al fine di esaltarne la fruizione, anche grazie al supporto di apparati didattici multimediali. polo reale torino - museo di antichità 12

13 Il Tesoro di Marengo Il Tesoro fu ritrovato casualmente nel 1928 durante i lavori agricoli condotti presso la Cascina Pederbona a Marengo (Alessandria). Il complesso, datato tra la seconda metà del II e l inizio del III secolo d.c., è oggi composto da trentuno oggetti di argento decorati a sbalzo e in alcuni casi dorati, e da molte piccole lamine. Il busto di Lucio Vero, imperatore dal 161 al 169, è un rarissimo esempio di ritratto in metallo prezioso e fornisce un termine cronologico preciso per il Tesoro, così come la tabella con iscrizione votiva alla Fortuna Melior da parte di M. Vindius Verianus, prefetto della flotta in Moesia (bassa valle del Danubio) all inizio del III secolo d.c. La maggior parte degli elementi sono lamine di rivestimento di mobili e di arredi: cornici, fregi decorativi con motivi figurati, geometrici e floreali. Del tutto eccezionale è una fascia decorata con tredici figure di divinità in altorilievo, tutte ispirate a celebri modelli statuari del mondo greco. Un disco (frammentario) con simboli dello zodiaco doveva decorare la parete o il soffitto di una suntuosa residenza o di un tempio. Completa l insieme una testina femminile di divinità ispirata ai modelli della Grecia ellenistica (III-I secolo a.c.): è questo il reperto di fattura più raffinata e il più antico. Gli argenti sono stati lacerati e ritagliati, schiacciati e accartocciati per diminuirne il volume e occultati in un luogo ritenuto sicuro lungo il tracciato della Via Fulvia, ma non più recuperati. È pertanto possibile che si tratti del frutto del saccheggio di un sacello privato o di un santuario pubblico dedicato all Imperatore o a un culto solare avvenuto tra il III e l inizio del V secolo d.c., un periodo di scorrerie barbariche e di saccheggi. L allestimento, finanziato dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è affiancato da una sala didattica dedicata alle persone non vedenti o ipovedenti con didascalie in braille e riproduzioni in resina di alcune delle opere. polo reale torino - museo di antichità 13

14 Palazzo Chiablese da residenza a spazio mostre Ospita anche la Direzione Regionale ed è visitabile grazie alla collaborazione con il Touring Club La fondazione originaria dell edificio è anteriore al XV secolo: con ogni probabilità sorse attraverso una riplasmazione di abitazioni e case torri quale naturale cerniera tra Piazzetta Reale e Piazza San Giovanni. Emanuele Filiberto sul finire del Cinquecento lo fece ristrutturare da Ascanio Vitozzi e lo donò alla marchesa Beatrice Langosco di Stroppiana e al secondo consorte, Francesco Martinengo di Malpaga, in segno di riconoscenza per i servigi resi. A partire dal 1642 il palazzo divenne la residenza del già cardinale Maurizio di Savoia, figlio cadetto del duca Carlo Emanuele I, e della moglie Maria Ludovica, primogenita del duca Vittorio Amedeo I (fratello del marito). Alla morte di quest ultima, nel 1692, il Palazzo fu abbandonato come residenza per essere trasformato in uffici a servizio della Corte reale. Nel 1753 il re Carlo Emanuele III affidò all architetto Benedetto Alfieri l incarico di rinnovare la residenza per il secondogenito Benedetto Maria Maurizio, duca del Chiablese: fu allora ridisegnata la facciata e costruito il maestoso scalone che conduce al piano nobile, ricco di arredi, stucchi, boiseries, specchiere e sovrapporte dipinte. Durante il periodo napoleonico il palazzo fu sede del governatore Camillo Borghese e della sua celebre moglie, Paolina Borghese. Tornato ai Savoia con la Restaurazione, nel 1851 vi nacque Margherita, prima regina d Italia. Danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, passò in seguito al Demanio; l edificio, oggi completamente restaurato, ospita la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte insieme ad uffici delle Soprintendenze. Da settembre 2011 la collaborazione tra la Direzione Regionale e il Touring Club Italiano rende possibile regolari visite al Palazzo nell ambito dell iniziativa «Aperti per Voi» attraverso la quale il TCI e i Volontari per il Patrimonio Culturale aprono luoghi solitamente chiusi al pubblico. Palazzo Chiablese ospita anche lo spazio mostre del Polo Reale. 1 2 I Giardini Reali, un polmone verde in pieno centro I Giardini di Palazzo Reale, vero tessuto connettivo del Polo Reale in quanto collegano i diversi edifici che lo compongono, rappresentano un elemento di verde unico per valore ambientale e monumentale. Si sviluppano nella parte «alta», quella ancora racchiusa entro i Bastioni, su una superficie complessiva di circa sette ettari. Attualmente è in svolgimento un importante intervento di restauro che interessa il Giardino del Duca, a nord di Palazzo Reale, il Giardino delle Arti risultante dall ampliamento di Torino verso levante voluto da Carlo Emanuele II con la costruzione delle nuove fortificazioni e l area del Boschetto a quinconce nel settore nord-est all interno delle mura seicentesche, per un estensione di circa cinque ettari. La risistemazione del verde e il restauro delle fontane (nella foto quella di Simone Martinez) e delle statue restituiranno alla città e ai visitatori un magnifico parco ricco di specie vegetali nel cuore della città. L apertura al pubblico dei Giardini Reali è prevista per l estate La Sala degli Arazzi 2. Lo Scalone alfieriano 3. La Sala da pranzo polo reale torino - PALAzzo chiablese e giardini reali 14

15 Il Sindaco: il Polo Reale sarà un fondamentale attore di promozione di una città già altamente attrattiva Torino è una città in cui convivono memoria di vestigia romane, straordinarie dimore sabaude e palazzi aulici, una città che conserva, nella stratigrafia fisica e nella memoria architettonica, le tracce della propria storia e della storia del Paese. Il capoluogo dispone dunque di un patrimonio storico, artistico e archeologico di inestimabile valore, che accanto a raccolte museali e collezioni di pinacoteche ne fa una tra le più attrattive città d arte italiane. Per gran parte del Novecento Torino è stata percepita, e lo era, essenzialmente come una laboriosa e dinamica capitale industriale, una città grande, anche demograficamente, e prospera, uno dei centri motori del miracolo italiano. Una vocazione prevalente quanto importante che, innanzi al bivio di una grande crisi, si è scelto di affiancare ad altre e meno conosciute vocazioni. Dopo lo shock iniziale della crisi del modello industriale, Torino ha saputo imboccare nuove strade, divenendo negli ultimi vent anni una realtà plurale: è ancora una città dove la grande produzione ha un peso rilevante, ma oggi è anche un centro di servizi e Università internazionali, un luogo di conoscenza e innovazione. In questo scenario è divenuta una grande capitale di cultura, con un offerta di musei, mostre, rassegne cinematografiche e musicali, spettacoli teatrale ed esposizioni, centri di iniziativa che ha pochissimi eguali in Italia e che ha attrae via via crescenti flussi di visitatori. È venuta sempre più affermandosi la consapevolezza che l investimento in cultura è una leva strategica essenziale. Lo è perché la cultura offre una qualità di vita più alta ai cittadini; è occasione crescente di creazione di attività, servizi e lavoro e lo è perché la cultura è essenziale per rendere un territorio «attrattivo», in grado di offrirsi accogliente a chi debba decidere dove lavorare, vivere, studiare. Torino è dunque oggi una città vitale che ha cercato risorse nella propria storia, nel proprio imponente patrimonio di cultura e tradizione, di capacità e di eccellenza, per aprirsi e raccontarsi al mondo, forte di una unicità storica, umana, culturale, che ne costituisce peculiarità e ricchezza. E la nascita del Polo Reale di Torino non può che incrementare l offerta culturale e turistica di questa strategia e diventare un attore fondamentale della promozione internazionale della città. q Piero Fassino Sindaco di Torino Il Presidente della Regione: il Polo integrato alle Residenze Reali, la forza del lavoro congiunto Il progetto del Polo Reale di Torino rappresenta uno dei migliori esempi in Italia di integrazione fra Enti locali, fondazioni bancarie e comunità locale, a dimostrazione di come sia possibile perseguire una strategia condivisa che abbia come unico obiettivo il rilancio e la valorizzazione di beni artistici che non solo fanno parte del patrimonio culturale di un territorio, ma che sono simbolo di quell orgoglio per la propria terra e per la propria storia che accomuna tutti i piemontesi. La Regione Piemonte ha da subito individuato nel progetto del Polo Reale grandi opportunità di sviluppo dell offerta culturale e turistica di qualità, sia per il capoluogo sia per tutta la regione, e ha promosso l integrazione del Polo nel sistema delle Residenze Reali del Piemonte, grazie alla messa in rete di servizi e attività in collaborazione con tutti territori interessati e con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici. Grazie a un lavoro congiunto, in questi anni è stato così possibile realizzare un sito web di sistema, unificare la gestione dei parchi reali de La Mandria e di Stupingi, creare il «biglietto unico» per le visite alla Reggia di Venaria e al Parco La Mandria e ampliare i servizi turistici di collegamento tra la città e il territorio delle Residenze Reali, permettendo di ampliare il bacino di fruizione turistica e di tutelare al meglio questo importante ed esteso patrimonio culturale. Un percorso unico nel suo genere che rende il sistema delle Residenze Reali del Piemonte, di cui fa parte il Polo Reale di Torino, un modello di riferimento per le future azioni integrate di promozione delle nostre eccellenze regionali. q Sergio Chiamparino Presidente della Regione Piemonte Società Arcus: 8 milioni per il Polo Reale perché rilancerà il territorio Arcus, Società per lo sviluppo dell arte, della cultura e dello spettacolo Spa, sostiene in modo innovativo progetti importanti e ambiziosi concernenti il mondo dei beni e delle attività culturali, anche nelle sue possibili interrelazioni con le infrastrutture strategiche del Paese. Nel suo decennio di vita Arcus è intervenuta a sostegno di iniziative culturali diffuse su tutto il territorio nazionale, con ormai oltre seicento progetti finanziati. L intervento di Arcus Spa, a Torino assume un significato pregnante, poiché la sistemazione del Polo Reale risponde pienamente alla missione della Società, che trova la sua ragion d essere nella possibilità di sostenere progetti capaci di contribuire a una crescente valorizzazione dei beni culturali, visti non solo come oggetto passivo di studio, ma anche come soggetto attivo di sviluppo del territorio circostante. L intervento di Arcus sul Polo Reale di Torino si è concentrato, insieme alla Compagnia di San Paolo e alle risorse del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e della Regione Piemonte, sul restauro della Manica Nuova di Palazzo Reale e sul successivo riallestimento della Nuova Galleria Sabauda, con un intervento economico di 8 milioni di euro. Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino: le Aziende per il Polo Reale La Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino è impegnata da ventisette anni sul fronte della cultura e della promozione del patrimonio storicoartistico della città. Riunisce le principali realtà imprenditoriali piemontesi: dai 12 fondatori oggi i soci sono 33. Dal 1987 la Consulta ha investito oltre 25 milioni di euro, impegnando 3 milioni di ore di lavoro di esperti, restauratori e professionisti nella realizzazione di oltre 50 interventi di restauro e valorizzazione su tutti i principali monumenti e istituzioni museali cittadine. Negli anni si è creata una circolarità virtuosa tra Enti pubblici e Fondazioni che ha consentito di realizzare nuove forme di collaborazione tra pubblico e privato, tra imprese e cultura, con positive ricadute economiche sul territorio. Ha contribuito a consolidare il cosiddetto «Modello Torino», che trova nella cooperazione, nella salvaguardia e nella promozione del patrimonio storicoartistico la propria ragione d essere. Dal 1998 la Consulta lavora al progetto del Polo Reale di Torino: oltre agli interventi di restauro, ha collaborato con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, fin dalla fase progettuale, alla definizione della nuova realtà, mettendo a disposizione conoscenze e capacità gestionali e organizzative esistenti nel tessuto imprenditoriale delle Aziende socie. Ad oggi la Consulta ha investito più di 3 milioni di euro in diverse iniziative su tutte le realtà museali ora riunite nel Polo Reale: attività di recupero e restauro Gruppo Edart-Gozzo: 650 giorni di lavoro nella Manica Nuova Il patrimonio culturale di un territorio è una risorsa fondamentale in termini di identità, di consapevolezza della propria storia, di prospettiva sul futuro, nonché di sviluppo economico e occupazionale. Il Polo Reale di Torino incarna tutto questo: un esempio per tutto il Paese di valorizzazione dei beni culturali e di creazione di un vero e proprio sistema che mette in rete saperi, capacità e risorse di Enti pubblici, Fondazioni e Imprese private. Il Gruppo Edart-Gozzo ha partecipato a questo progetto innanzitutto realizzando i lavori di recupero e restauro della Manica Nuova di Palazzo Reale, nuova sede della Galleria Sabauda: oltre 650 giorni di lavoro, che hanno visto operare 200 persone tra le sole maestranze, decine di studi professionali e circa un centinaio di fornitori. Il nostro impegno con volte a migliorare e, ove possibile, ampliare l accessibilità e la fruibilità delle preziose collezioni contenute. Il Polo Reale è un significativo risultato della capacità di fare squadra tra istituzioni e privati, ed è esempio concreto della rinascita culturale della città. I soci della Consulta: 2a, Alleanza Assicurazioni, Armando Testa, Banca Fideuram, Buffetti, Burgo Group, Buzzi Unicem, C.L.N., Compagnia di San Paolo, Costruzioni Generali Gilardi, Deloitte & Touche, Ersel, Exor, Fenera Holding, Ferrero, Fiat, Fondazione Crt, Garosci, Geodata, Gruppo Ferrero- Presider, Huntsman, Intesa SanPaolo, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, Megadyne, M. Marsiaj & C., Reale Mutua Assicurazioni, Reply, Skf, Unione Industriale di Torino, Vittoria Assicurazioni, Zoppoli & Pulcher Il Polo Reale di Torino è un progetto di con Con il sostegno di Sponsor tecnico importanti realtà culturali e museali ci ha permesso di cogliere immediatamente la grande opportunità che il Polo Reale costituisce: il rilancio nazionale e internazionale di Torino come capitale dell imprenditoria e della cultura. Il Gruppo, quindi, ha voluto essere parte attiva della costruzione di un efficace sistema torinese di sinergia tra pubblico e privato: abbiamo affiancato gli Enti di tutela e i main sponsor anche nell attività di comunicazione, sostenendo così l affermazione del Polo Reale di Torino come significativa eccellenza culturale. L inaugurazione della nuova sede della Galleria Sabauda, che il Gruppo Edart-Gozzo ha l orgoglio di aver fattivamente contribuito a realizzare, è un importante tassello di questo percorso nonché un simbolo del successo del «modello torinese».

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