La mappa di Ludovico Ughi è del Il collegamento ferroviario fu inaugurato l 11 gen 1846 era all epoca il ponte più lungo del mondo

Transcript

1 pag 1 Presentazione dell area del progetto La leggenda ha a lungo preteso che Venezia fosse stata fondata dai profughi di Aquileia in fuga di fronte alla calata degli Unni del V Secolo; in realtà è dimostrato che esisteva una portualità alto-adriatica intorno al IX Secolo ac (da Chioggia a Grado). Il luogo di Venezia era comunque inospitale e scarsamente accessibile e solo per acqua; per il collegamento con la Terraferma occorre aspettare il regno Lombardo Veneto (Sec XIX). La mappa di Ludovico Ughi è del Il collegamento ferroviario fu inaugurato l 11 gen 1846 era all epoca il ponte più lungo del mondo Per il collegamento stradale occorrerà quasi un altro secolo; fu inaugurato il 25 aprile 1933 (col nome Ponte Littorio). La data del 25 aprile (1933) pare uno sberleffo della Storia! Dopo il 25 aprile 1945 prenderà il nome Ponte della Libertà, che porta ancora. L opera suscitò polemiche ampie, soprattutto a causa degli edifici che sarebbe stato necessario abbattere (nell attuale piazzale Roma), dei rii da interrare, degli orti da asfaltare. In queste si distinse Pompeo Molmenti, un umanista fuori tempo massimo, oggi poco ricordato (tranne che per essere stato, si dice, l inventore del Bardolino Chiaretto, anch esso, secondo me a torto, poco considerato). Quello che all inizio non fu considerato adeguatamente è che l impatto dell opera non si riduceva alla distruzione di qualche lacerto di paesaggio, ma comportava il ben più negativo effetto di rovesciare l accesso a Venezia, spostandone i luoghi centrali e le gerarchie dei percorsi. L estensione progressiva dei terminali, da Piazzale Roma al Tronchetto, dopo l iniziale garage comunale (notevole opera di ingegneria) procedette con continuità; fino al people mover ed al Ponte della Costituzione, che approfondirono e consolidarono l inversione delle gerarchie veneziane.

2 pag 2 L ideologia dell auto guidò a lungo i sogni e le aspirazioni della popolazione italiana (soprattutto maschile) negli anni dello sviluppo del secondo Novecento che convertì il Paese da prevalentemente agricolo a prevalentemente industriale. Ad essa non fu estranea la preponderanza del settore metalmeccanico come principale propulsore di quelle trasformazioni: la Fiat, innanzi tutto; ed anche (per considerare anche aspirazioni della popolazione femminile) l industria degli elettrodomestici. Allora quegli indirizzi di politica economica furono argomento di profondi ed appassionati confronti. Furono anni di una impetuosa motorizzazione di massa, rappresentata soprattutto dalla Fiat 600, un modello del 1956 che realizzò il sogno dell auto per tutti che non riuscì al regime fascista vent anni prima con la Topolino. Nel 1956 iniziano anche i cantieri dell autostrada dorsale (ancora) detta del Sole da Milano a Napoli; l opera è inaugurata otto anni dopo, nel Il film Il Sorpasso (1962) di Dino Risi e con Vittorio Gassman esprime con grande efficacia quella ideologia. In quel momento la densità dei veicoli era oltre 5 volte l attuale; qualche altro dato è significativo. 1962: veicoli morti abitanti auto/1000 ab veicoli morti abitanti auto/1000 ab morti per 1000 auto circolanti - un morto ogni ora morti per 1000 auto circolanti - circa 10 morti al giorno. L inesperienza di una società di fresca motorizzazione si manifesta tragicamente in un numero impressionante di vittime per sinistri stradali, più del doppio di oggi, e per di più con livelli di densità automobilistica di gran lunga inferiori a quelli odierni (e anche qualche strada in meno, ma non moltissime). L ideologia dell auto fu uno degli aspetti più evidenti di quell insieme di profonde trasformazioni note come boom economico: si capisce l Italia di oggi comprendendo che cosa esso fu (convenzionalmente ). In ordine sparso, esso fu industrializzazione, migrazioni interne, abbandono delle campagne, produzione di ricchezza e di squilibri, rivoluzioni culturali ed artistiche nel cinema, nella musica; ma anche nelle arti figurative e nella stessa architettura dove si afferma l aforisma dal cucchiaio alla città per denotare la vastità delle competenze culturali e tecniche richieste all Architetto.

3 pag 3 E se l aforisma suscitò un dibattito non ancor sopito e nella sostanza rimase tale, cioè una figura retorica, occorre considerare che dalla mentalità che sottintendeva si sviluppò quel design italiano tuttora considerato come una marca di eccellenza a scala planetaria. Per molti anni il collegamento tra la Terraferma e Venezia si sviluppò solo nella sua componente automobilistica e stradale. Per quegli stessi anni praticamente non si posarono binari in Italia, anzi se ne dismisero di esistenti, sbrigativamente chiamati rami secchi con miopi e discutibili motivazioni economiche. E pure i due binari (austroungarici!) del ponte per Venezia furono raddoppiati tra gli anni 70 ed 80 del Novecento (2 binari nuovi inaugurati nel 1978; restaurati i binari vecchi ed attivati i quattro nel 1984). Pare che finalmente qualche binario si posi e la mobilità su rotaia stia conoscendo una fase di recupero (spesso con opposizioni degne di miglior causa) e pare che l ideologia della mobilità su gomma stia perdendo la sua capacità di orientare comportamenti e politiche. Un effetto di quella ideologia fu, all inizio degli anni 60 il concorso per la nuova isola del Tronchetto, una sacca evoluta in una vera e propria isola artificiale, da destinare ad area di parcheggio. L esito del concorso è pubblicato nel numero 42/43 della rivista Urbanistica; non vinse nessuno, ma furono assegnati cinque premi ex aequo; l ente banditore (il Comune di Venezia) colse fior da fiore e confermò la primitiva destinazione d uso (di parcheggio per veicoli su gomma, che è ancora l attuale). La giuria gratifico altri tre progetti di una segnalazione e con una certa ipocrisia conferì un premio intermedio (inizialmente non previsto, di un milione di lire, contro i due e mezzo dei primi) ad un provocatorio progetto di un gruppo di professori di questa scuola guidato dal rettore di allora Giuseppe Samonà. Il progetto del gruppo Samonà prevedeva la demolizione del ponte sia stradale che ferroviario, sostituito da un unico collegamento con una monorotaia (una specie di people mover ante litteram). Prevedeva anche il ripristino delle linee storiche del perimetro acqueo urbano, con la demolizione di sacche, isole artificiali ed imbonimenti successivi: quindi anche di Piazzale Roma (ma anche della stessa stazione ferroviaria Santa Lucia). I tempi non erano maturi e solo il prestigio di Samonà impedì che la proposta fosse seppellita dalle risate.

4 pag 4 Forse i tempi stanno maturando velocemente. L indebolimento dell ideologia dell auto è ormai un fenomeno complesso e stratificato, che coinvolge non solo più o meno superficiali filosofie di vita, ma anche concreti aspetti economici e sociali, inclusi quelli di pertinenza dell Urbanistica. Il (troppo) spazio storicamente dedicato alle auto lascia nelle nostre città aree nelle quali possono essere trovate occasioni di rinnovo urbano. QUESTO E QUELLO CHE CI RIPROMETTIAMO

5

6 0.0.01

7 0.0.02

8 0.0.03

9 0.0.04

10 0.0.05

11 0.0.06

12 0.0.07