FONDATO NEL 1876 Domani Il medico di Emergency Dopo 38 giorni dimesso dall ospedale

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1 SABATO 3 GENNAIO In Italia EURO 1,50 ANNO N > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Via Campania 59/C - Tel Il rischio di naufragio L AUDACIA CHE MANCA ALL EUROPA di Ernesto Galli della Loggia Ètale l estraneità dell Unione Europea a qualunque dimensione politico-statale che di quanto avviene ai suoi confini per esempio di chi e come e quando li vìola sembra che non gliene importi sostanzialmente nulla: nei fatti Bruxelles preferisce sempre girare lo sguardo dall altra parte. Si veda quanto è successo negli ultimissimi giorni lungo la frontiera marittima meridionale dell Unione, quella più toccata dal problema dell immigrazione clandestina. Problema per il quale l Ue ha cercato anche di immaginare regole e controlli, di stabilire strategie di contenimento comuni, attribuendone la gestione almeno in teoria a un apposita agenzia dell Unione, Frontex. Bene. Poi però c è un Paese, la Grecia, nei cui porti, ormai è chiaro, le autorità chiudono gli occhi, non controllano nulla, e grazie a varie complicità fanno salire sulle navi in partenza quanti clandestini lo vogliano, allo scopo, è molto probabile, di liberarsene mandandoli da qualche altra parte. Proprio questo, infatti, è ciò che verosimilmente è successo al Norman Atlantic. Nelle cui stive si addensavano decine di passeggeri non registrati destinati alla misera fine che sappiamo, e alcuni dei quali non sono forse estranei alla causa dell incendio all origine del naufragio. Ancora: appena dopo due giorni, le stesse autorità greche hanno lasciato tranquillamente transitare davanti alle loro coste il cargo Blue Sky M, carico di un migliaio di clandestini. continua a pagina 25 FONDATO NEL 1876 Domani Caratteri Oltre il Novecento Il poeta Paul Valéry cavia di se stesso di Alessandro Piperno nel supplemento Il caso Dai vigili di Roma ai netturbini di Napoli in malattia. Il premier: non si ripeterà più Linea dura sugli assenteisti Il governo sottrarrà i controlli alle Asl. Sindacati divisi, minacce di sciopero Esplode la polemica sull assenteismo, dopo i casi degli 85 vigili romani su 100 e dei 200 netturbini napoletani malati a Capodanno. Renzi: cambiamo il pubblico impiego. E il governo toglie i controlli alle Asl. da pagina 2 a pagina 5 IL COMMENTO Ultima chiamata per una Capitale di Goffredo Buccini obbiamo esser grati ai manipoli di vigili romani che D hanno marcato visita la notte di Capodanno: come alla febbre alta che ci costringe a prendere coscienza della malattia. continua a pagina 24 Il medico di Emergency Dopo 38 giorni dimesso dall ospedale Ebola, diario del ritorno alla vita di Margherita De Bac Addio a Mario Cuomo «L italoamericano più grande di tutti» di Ennio Caretto e Viviana Mazza a pagina 15 GIANNELLI I l contagio. Il trasporto in rianimazione, con la febbre oltre i 40. Le giornate tra la vita e la morte. La ripresa, dura e costante. E poi la conferenza stampa, ieri, dopo aver sconfitto il virus: il diario di Fabrizio Pulvirenti (foto), il medico di Emergency che ha contratto l Ebola in Sierra Leone, da ieri fuori pericolo. a pagina 18 GLI ANNUNCI E IL PERCORSO POSSIBILE L anticorruzione a parole di Giovanni Bianconi er due volte in tre giorni il capo dello Stato ha P lanciato un appello a lottare contro la corruzione. La svolta che la politica ha promesso è però ancora ai primi passi, e i contrasti interni alla maggioranza potrebbero fermarla. a pagina 24 PRIMO BILANCIO DELLA RIFORMA Le cose buone del Jobs act di Maurizio Ferrera a riforma del mercato del lavoro ha suscitato L incertezze e timori: ma il contratto a tutele crescenti e la protezione universale contro la disoccupazione sono un passo avanti necessario per poter superare la crisi. a pagina 25 Tre anni in fuga dalle bugie ai genitori Finse di laurearsi. È riapparso a Capodanno: volevo entrare nella Legione straniera A partire da oggi, sabato 3 gennaio, il Corriere della Sera costa 10 centesimi in più. Il servizio clienti del Corriere della Sera è a vostra disposizione per ogni eventuale chiarimento all indirizzo di posta elettronica servizioclienti@corriere.it e al numero di telefono di Claudio Del Frate a tre anni era scomparso D nel nulla. Poi, potenza di Facebook, Francesco Rigoli, 27 anni, non ha resistito agli appelli della famiglia sul social network e a Capodanno è riapparso nella casa di villeggiatura. Nel 2011 era sparito perché non reggeva il peso delle bugie: i genitori pensavano che stesse per laurearsi, lui non aveva sostenuto neanche un esame. L anno dopo, il tentativo (fallito) di arruolarsi nella Legione straniera. a pagina 20 REUTERS/REMO CASILLI IL RAGAZZO AGGREDITO «PERCHÉ L ACIDO? LEI ERA UN AMICA» Mario Draghi si chiama fuori dalla corsa per il Quirinale: «Non voglio essere un politico», ha risposto il presidente della Banca centrale europea al quotidiano tedesco Handelsblatt. Poi, un messaggio altrettanto chiaro a chi, soprattutto, in Germania, spera di sostituirlo: «Il mio mandato alla Bce è in vigore fino al 2019». Parole apprezzate dai mercati: Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni con il segno più. Anche perché Draghi conferma l intenzione della Bce di procedere al «quantitative easing», il massiccio acquisto di titoli che i mercati aspettano con ansia. Però, avverte il banchiere centrale, i Paesi dell eurozona devono accelerare le riforme strutturali e ridurre la pressione fiscale: «È una delle più elevate al mondo, un pesante svantaggio competitivo». a pagina 8 Guerzoni di Elisabetta Andreis e Gianni Santucci on ha voluto vedere gli N sfregi che Martina Levorato gli ha causato con l acido. Pietro Barbini, il 22enne milanese vittima domenica di un agguato, continua solo a chiedersi perché: «Era un amica, come ha potuto?». a pagina 20 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it LE DUE AMERICHE IL DIFFICILE VIAGGIO DEL PAPA NEGLI USA di Massimo Franco osse per lui, forse comincerebbe la visita dell autunno F 2015 negli Stati Uniti passando dal Messico, come tanti immigrati. Francesco non è mai stato negli Usa e non parla inglese, il suo sguardo sulla superpotenza risente dell esperienza latinoamericana. Anche per questo è un naturale demolitore degli equilibri della Guerra fredda, come dimostra il successo della mediazione con Cuba. Ma l America potrebbe rivelarsi la sua frontiera più difficile. Alcuni cardinali esprimono apertamente riserve sul Papato. E si indovinano i contorni di una sorta di «Internazionale tradizionalista» che raggiunge settori dell episcopato spagnolo, italiano, francese. a pagina 6 IL DOPO NAPOLITANO «RESTO ALLA BCE FINO AL 2019» Draghi si tira fuori dalla corsa per il Colle SETTEGIORNI di Francesco Verderami «Il patto regge» Berlusconi e Renzi vogliono l accordo ra Renzi e Berlusconi l accordo è di fare l accordo, T e sul Quirinale per ora può bastare. Non c è quindi bisogno di vedersi subito, tantomeno prima che Napolitano abbia formalizzato le dimissioni: è questione di galateo istituzionale ma anche di opportunità politica. Il patto del Nazareno regge e lo si vedrà fra una settimana, quando l Italicum farà da stress test alla corsa per il Colle. continua a pagina 9

2 2 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Primo piano Il lavoro e le polemiche Dai 767 vigili romani ai 200 netturbini partenopei a casa a fine anno Renzi: ecco perché cambiamo regole. La replica: «Sciopereremo tutti» Roma e Napoli, il caso assenteismo La vicenda Il 1 gennaio il Campidoglio fa sapere che per la notte di Capodanno l 83,5% dei vigili che dovevano lavorare era assente per malattia, donazione sangue, disabilità «Non posso che stigmatizzare l atteggiamento di quanti hanno cercato di sabotare, con una diserzione ingiustificata, la festa di Capodanno, cercando di mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e il buon nome dell intero Corpo», ha commentato il comandante generale della polizia locale Raffaele Clemente Ma i vigili non ci stanno e dichiarano che non c è stata nessuna diserzione Al centro dello scontro ci sono il salario accessorio, ma soprattutto il piano anticorruzione del comandante dei vigili Clemente che prevede, tra le altre cose, la rotazione obbligatoria degli agenti sul territorio Altro punto di scontro è la bozza di riforma del Corpo che contiene, tra le varie misure, l abolizione degli attuali gruppi con la nascita di sei zone La denuncia Il comandante del Corpo ha avviato un indagine interna e si è rivolto alla Procura ROMA Il vigile urbano in servizio in pieno centro storico racconta dell immancabile ironia dei romani: «Un automobilista stamattina era fermo al semaforo, si rigirava un termometro tra le dita, mi guardava e sorrideva...». Di certo il messaggio più chiaro a quelle centinaia di agenti della polizia municipale che la notte del 31 dicembre hanno marcato visita arriva dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Un cinguettio alle otto del mattino: «83 vigili ogni 100 a Roma non lavorano per malattia il 31 dicembre. Ecco perché nel 2015 cambiamo regole pubblico impiego. Buon 2015». Il caso dell «epidemia» alla polizia municipale di Roma finisce alla Procura della Repubblica: è il comandante del corpo, Raffaele Clemente, che oltre ad avviare un indagine interna si presenta di buon mattino a piazzale Clodio con il dossier sulle 767 assenze «ingiustificate». Intanto, anche il Codacons prepara «un esposto» e il Garante per gli scioperi Roberto Alesse parla di sanzioni «fino a 50 mila euro». E i vigili urbani? Alcuni sindacati, a livello locale, diffidano delle cifre diffuse e rilanciano: «Ci sarà un crescendo di proteste dice Francesco Croce della Uil che arriverà al primo sciopero di categoria della storia di Roma». Il tweet di Renzi, naturalmente, non è ad uso esclusivo della Capitale: a Napoli fanno discutere i duecento netturbini L intervista di Alessandro Capponi ROMA «Abbiamo di fronte una sfida altissima». Una sfida Capitale, per essere chiari: perché Matteo Orfini parlamentare, classe 74, presidente dell assemblea nazionale del Pd è arrivato a Roma dopo l inchiesta della Procura sulla mafia, ed è diventato «commissario» del partito romano, per volontà di Matteo Renzi, senza sapere ciò che sarebbe accaduto dopo, incluso lo scandalo dei vigili in malattia nella notte del 31 dicembre. «Eh, la vita riserva sempre sorprese», sbuffa. Orfini, però: dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a papa Francesco, Roma sembra essere diventata esempio negativo da citare nei discorsi. «Sì, ma nelle parole del presidente Napolitano e in quelle In centro Alcuni vigili urbani romani al lavoro ieri in una zona centrale della Capitale (foto Benvegnù- Guaitoli- Leone) assenti per malattia nella notte di Capodanno. A Roma, oltre ai 767 vigili che hanno dato forfait, anche i macchinisti della metro hanno creato problemi a chi voleva festeggiare: si sono presentati in sette (assente il 70%) e i convogli sono partiti, sì, ma con una lentezza che ha generato code e polemiche. Quelle più feroci riguardano però i vigili urbani: non proprio amatissimi dai cittadini di Roma, adesso si ritrovano tutti (o quasi) contro. Dal sindaco Marino al ministro Marianna Madia, dal centrosinistra al centrodestra (che pure accusa l amministrazione della Capitale). Il presidente Renzi, per commentare il caso, si affida anche a Facebook: scrive che «il 2015 sarà l anno della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale» e che il governo si occuperà, tra le altre cose, anche «di pubblico impiego, di modo che non accadano più vicende come quella di Roma». Del resto anche il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, dice chiaramente che «andremo fino in fondo, abbiamo attivato il nostro ispettorato. Ci saranno azioni disciplinari per colpire i responsabili. Dobbiamo normalizzare la nostra amministrazione pubblica, chi fa bene deve essere premiato e chi fa male deve essere sanzionato». Il sindaco Ignazio Marino che con la municipale ha intrapreso una battaglia sia per aumentare la loro presenza in strada sia per vedere attuata la rotazione degli agenti nelle varie zone della città oggi parla di «assenze ingiustificate e ingiustificabili», e dice che «i «La città va ricostruita moralmente Il Pd sbagliava a opporsi a Marino» Orfini, commissario dei democratici: con la Capitale si salva il Paese di papa Francesco io leggo uno stimolo, leggo affetto per la città: e abbiamo bisogno delle loro parole perché la situazione, onestamente, è difficilissima. Per noi si tratta di una sfida altissima: fare in modo che Roma, a fine 2015, torni ad essere un esempio e non più un problema». In un anno? E come? «Tenendo a mente un concetto: il Paese non riuscirà a uscire dalla crisi se non si salva Roma, e viceversa. Bisogna agire tutti assieme. Il governo nazionale e quello della Capitale, il presidente Nicola Zingaretti, i cittadini, la classe dirigente, la politica». Auguri, sarà un 2015 impegnativo: anche perché il 2014 si è chiuso con la defezione di quasi mille vigili urbani... «Quanto accaduto la notte del 31 dicembre, sinceramente, ha dell incredibile. È, da parte loro, un segno di incredibile inconsapevolezza: l idea che si possa fare uno sciopero selvaggio contro una misura sacrosanta, quella voluta da Raffaele Cantone che impone la rotazione nelle varie zone della città, una misura a garanzia dei cittadini e dei lavoratori onesti perché limita il rischio della corruzione, ecco, l idea che i vigili protestino solo perché devono fare qualche chilometro in più per andare a lavorare ha, semplicemente, dell incredibile». Rappresenta il punto più basso della storia recente della città? «Il punto più basso è già alle nostre spalle: quanto emerso da Mafia Capitale ha mostrato Il Garante L autorità garante per gli scioperi parla di possibili «sanzioni fino a 50 mila euro» Inammissibile la protesta contro la rotazione delle zone pensata per limitare la corruzione responsabili ne dovranno rendere conto». Su di lui, però, ecco il fuoco di parlamentari e consiglieri comunali di centrodestra: il segretario della Lega, Matteo Salvini, invita Renzi a «licenziare il primo problema di Roma, il sindaco». Attacca anche l ex ministro Renato Brunetta: «Le regole per combattere i fannulloni ci sono già». Il presidente del Veneto, Luca Zaia: «Licenziare i dipendenti infedeli, dare posti ai giovani meritevoli». E Gianpiero D Alia, ex ministro per la Pa, chiede «denuncia per i medici che hanno fatto certificati falsi». Al. Cap. un degrado che, con l amministrazione guidata da Gianni Alemanno, ha toccato molti settori. Ma quando il malaffare viene a galla significa che è già scattata la reazione dei cittadini, che la politica ha già interrotto la permeabilità del sistema». Sì ma una certa mentalità, a Roma, è dura a morire: i certificati medici presentati dai vigili urbani per disertare i turni di San Silvestro... «Bene hanno fatto il presidente Matteo Renzi, il ministro Marianna Madia e il sindaco Ignazio Marino ad annunciare provvedimenti. Vadano fino in fondo. Ma il punto è che, a Roma, serve un salto di qualità: bisogna ricostruirla, portarla di nuovo all altezza del ruolo di Capitale. Da molti punti di vista, anche quello etico. Roma deve tornare ad essere una città sia proiettata verso la modernità sia inclusiva, e più equa. In questo senso il Pd locale non ha saputo essere una soluzione ai problemi, ha tagliato i ponti con la società: bisogna andare in periferia, nei luoghi più complicati del conflitto sociale. Da là si deve ripartire. Con due certezze: la prima è che il centrosinistra ha fatto eleggere quelli che gli indagati di Mafia Capitale consideravano nemici, Marino e Zingaretti, e la seconda è che il Pd ha già cambiato e migliorato Roma in passato, con Petroselli, con Argan, con Rutelli, con Veltroni». Ora c è Ignazio Marino. «Con lui il partito romano ha sbagliato: siamo il più grande partito della maggioranza e sembravamo all opposizione. Adesso anche Marino, insieme con noi, ha di fronte questa sfida da affrontare: è altissima, difficile, ma è anche un occasione...». acapponi@rcs.it

3 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 PRIMO PIANO 3 Le regole e le novità ll ruolo di Inps e Asl sui certificati medici Attualmente l Inps controlla i certificati medici di malattia nel settore privato mentre le Asl controllano quelli del pubblico. Per consuetudine le visite mediche di accertamento per i dipendenti pubblici sono organizzate ed effettuate dal Servizio sanitario nazionale, senza alcuna tariffazione a carico dei datori di lavoro, se non in maniera molto parziale ed episodica La riforma prevista dal governo Il sottosegretario per la Pubblica amministrazione Angelo Rughetti, nel corso di un audizione dell aprile scorso davanti alla commissione Affari sociali della Camera, ha anticipato la riforma a cui sta lavorando il governo: ovvero attribuire «la titolarità della funzione in modo esclusivo» del controllo dei certificati di malattia all Inps, e «prevedere un organizzazione stabile in questa materia» Il nodo delle risorse e le Regioni Ma nel marzo scorso la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha puntualizzato in un documento ufficiale che gli accertamenti sui certificati di malattia non rientrano nei Livelli essenziali di assistenza e dunque non è loro compito provvedervi e sostenerne le spese. La Conferenza ha chiesto anche di integrare il Fondo sanitario nazionale con le risorse che sono state sottratte per questi scopi Le norme Brunetta e i tagli agli stipendi Con la legge del 2008 numero 133 (norme Brunetta sull assenteismo nella Pubblica amministrazione), all articolo 71 è stata prevista una decurtazione della retribuzione («Nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio») L ipotesi per il pubblico impiego: le certificazioni affidate all Inps La strada anticipata dal sottosegretario Rughetti. Il nodo delle risorse Su Corriere.it Segui sul sito internet del «Corriere della Sera» gli articoli, gli approfondimenti e i commenti Lavoro Scorta al sottosegretario impegnata sul Jobs act Al governo Teresa Bellanova è sottosegretario al Lavoro (foto Giuseppe Lami / Ansa) ROMA Sotto scorta il sottosegretario al Lavoro con delega alle crisi aziendali. Da qualche giorno Teresa Bellanova ha la protezione delle forze dell ordine, una decisione presa dal Viminale dopo le minacce ricevute per il suo impegno sul fronte del Jobs act. «Sono serena, ho fiducia nello Stato e continuerò a fare il mio lavoro come sempre», ha detto il sottosegretario, protagonista anche del confronto con i sindacati sulla vertenza Meridiana. Bellanova, 56 anni, di Ceglie Messapica (Brindisi), è al terzo mandato parlamentare (gruppo Pd) ma alle spalle ha una lunga militanza nella Cgil. Ieri ha ricevuto la telefonata del premier Matteo Renzi che le ha espresso vicinanza, mentre il sindacato ha condannato «senza appello le gravi minacce». ROMA Le ultime rilevazioni periodiche del ministero della Funzione pubblica risalgono allo scorso agosto e registrano un calo del 9% delle assenze per malattia nella Pubblica amministrazione rispetto a un anno prima, ancora più accentuato nei Comuni, dove il dato scende del 16,6%. Sarebbe ingeneroso non ammettere che le norme Brunetta sulla malattia che nel 2008 hanno previsto la decurtazione del trattamento accessorio della retribuzione nei primi dieci giorni di malattia, non abbiano segnato una svolta nell assenteismo della Pa. Marianna Madia Normalizzare il Pubblico, chi fa bene deve essere premiato e chi fa male deve essere sanzionato Renato Brunetta Adesso la sinistra scopre che esistono fannulloni e assenteisti Quando lo dicevo io mi insultavano La protesta di novembre Sciopero dei vigili urbani lo scorso 11 novembre contro la decisione di far ruotare gli incarichi per combattere possibili fenomeni di corruzione (Daniele Leone/LaPresse) La tendenza Nelle ultime rivelazioni i numeri sui giorni saltati per motivi di salute sono in calo Tuttavia i dati citati sono molto parziali, affidati alla comunicazione volontaria delle amministrazioni, in media solo 5 mila. Per questo il ministero di Marianna Madia ha da tempo sotto gli occhi altri numeri, come quelli che attestano che tra il 2011 e il 2013 il numero complessivo dei certificati di malattia nel pubblico impiego è aumentato del 27%, mentre è rimasto quasi invariato nel privato. È bastato il caso dei vigili di Roma, che hanno disertato il lavoro mettendosi in malattia, per far esplodere una questione che per il governo potrebbe avere un esito già scritto: l affidamento esclusivo all Inps della certificazione delle malattie anche nel Pubblico impiego. Lo ha anticipato in un audizione dell aprile scorso, presso la commissione Affari sociali della Camera, il sottosegretario Angelo Rughetti: «Se ci deve essere un intervento normativo, esso dovrebbe attribuire la titolarità della funzione in modo esclusivo (all Inps, ndr) e prevedere un organizzazione stabile in questa materia». Il problema, come accade spesso sono le risorse: oggi l Inps controlla i certificati solo nel privato per un costo di 25 milioni, mentre le Asl controllano quelli del pubblico, che sono meno della metà, per un costo di 70 milioni. In maniera consuetudinaria, è stata accettato il principio che le visite mediche di accertamento per i dipendenti pubblici siano organizzate ed effettuate dal Servizio sanitario nazionale, senza alcuna tariffazione a carico dei datori di lavoro, se non in maniera molto parziale ed episodica, con la conseguenza che negli ultimi anni sono stati utilizzati 70 milioni di euro provenienti dal Fondo sanitario nazionale. Ma nel marzo scorso la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha ribadito in un documento ufficiale che tali accertamenti non rientrano nei Livelli essenziali di assistenza e dunque non è proprio compito provvedervi e sostenerne le spese. Anzi la Conferenza ritiene necessario integrare nuovamente il Fondo con le risorse che sono state sottratte per queste finalità. A propria volta l Inps oggi ricorre a personale con contratti libero-professionali, pagato sostanzialmente a prestazione e in regime di incompatibilità più o meno totale con altri incarichi. I tagli di spesa conseguenti alla spending review hanno reso drammatica la situazione di molti medici che hanno svolto per anni in modo prevalente o addirittura esclusivo tale attività professionale. Il nodo dunque sono le risorse: il costo del servizio reso dall Inps nel settore del pubblico impiego dovrebbe trovare risposta nelle cifre già ora stanziate dallo Stato per il medesimo scopo. La commissione Affari sociali propone che si stanzi «un budget annuo complessivo tale da coprire una quota predefinita di visite di controllo per la Pa, lasciando a ogni amministrazione la possibilità di integrare tale quota ove risultasse necessario procedere ad un numero maggiore di controlli». Tale ipotesi consentirebbe di evitare che ragioni di risparmio immediato, con conseguente riduzione del numero dei controlli, «lasci, trasparire l idea di un rallentamento della lotta all assenteismo». Antonella Baccaro

4 4 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Primo piano La protesta Noi sotto organico, il concorso è bloccato La vicenda I vigili urbani di Roma spiegano che c è un concorso per 300 nuovi assunti alla Polizia municipale della Capitale Ma i risultati di quel concorso, bandito ormai cinque anni fa, non ci sono ancora Un anno fa un dossier della Ragioneria generale dello Stato scriveva che dal 2010 al 2013 sono state erogate ai vigili urbani di Roma indennità di responsabilità per quasi 23 milioni di euro oltre i livelli considerati legittimi Il documento segnalava anche delle anomalie contrattuali come alcune maggiorazioni notturne L agente a casa: nessuno poteva costringerci Sergio Fabrizi, dell Ugl, ha scelto di non lavorare oltre l orario: «Il comandante lo sapeva da 15 giorni» Ma in 44 si sono dati malati all ultimo minuto. «Se qualcuno ha violato le regole deve pagare» I dati LA POLIZIA LOCALE NELLE GRANDI CITTÀ (Personale dirigente e non dirigente ultimi dati disponibili) Milano Torino Genova 917 ROMA «Il comandante lo sapeva bene, almeno da 15 giorni, che a Capodanno nessuno avrebbe aderito per protesta allo straordinario. Come sa bene che ormai a Roma solo così si coprono i servizi per strada. Perché adesso si stupisce tanto, dandoci dei disertori?». Sergio Fabrizi è uno degli agenti che ha rinunciato a lavorare oltre i normali turni. Motivazione diversa da chi e sono 44 finirà sotto indagine per essersi dato malato all ultimo minuto, da chi ha donato il sangue proprio il 31 dicembre, da chi non ha risposto alla chiamata o all sms nonostante fosse iscritto fra i reperibili. Fabrizi è un sindacalista «coordinatore Ugl nel I Gruppo Trevi», ci tiene a sottolineare e solo per questo motivo può aprire bocca. Con nome e cognome. «Siamo in tanti ad aver rinunciato allo straordinario. Ricordatevi che è un lavoro volontario, nessuno può costringere i vigili ad aderirvi continua. I romani devono sapere perché lo facciamo: perché siamo pesantemente sotto organico, dovremmo essere e siamo Perché il sindaco blocca un concorso per 300 agenti e ci sono grosse difficoltà a tappare tutti i buchi». Ma non è solo per questo. Da settimane per non dire dall inizio del mandato di Ignazio Marino lo scontro fra vigili e Campidoglio, e di riflesso anche con il comandante del Corpo Raffaele Clemente (poliziotto nominato nell ottobre 2013 dopo la scelta, poi annullata per mancanza di titoli, del colonnello dell Arma Oreste Liporace), si è trasformato in una guerra senza quartiere. Il decreto anticorruzione applicato alla Municipale di Roma ha innescato la rotazione del personale fra i Gruppi territoriali e scatenato nuovi contrasti. «Qui è stata stravolta la norma nazionale che prevede anche rotazione di mansioni e non solo di uffici dice ancora Fabrizi, una discriminazione nei confronti degli agenti. Non siamo ladri, siamo puliti. Se c è stato chi ha sbagliato è giusto che paghi, ma il Corpo è sano. E poi spiegateci come mai il presunto disservizio per Capodanno denunciato dal comandante non è stato ravvisato né dal prefetto, né dal questore e tantomeno dal sindaco». Ma Il lavoro e le polemiche Roma I CERTIFICATI MEDICI PRESENTATI MEDIA DEI GIORNI DI MALATTIA IN UN ANNO Firenze Cagliari Palermo Fonti: elaborazione dati Corriere della Sera su dati delle amministrazioni comunali, Cgia di Mestre su dati Inps del 2012 Venezia 393 Bologna 616 Bari 570 Napoli La parola «pizzarda» 5 0 Settore privato Settore pubblico GLI EVENTI DI MALATTIA PER GIORNO DI INIZIO (nel settore pubblico) 28,6% IL CAPPELLO A DUE PUNTE Il pizzardone è il nome con cui si identificano i vigili urbani in diverse zone dell Italia centrale. La parola deriva dal cappello a doppia punta (detto «pizzarda») che indossavano i membri della polizia municipale romana nell Ottocento. 18,11 16,72 18% 17,7% 17,6% 13,1% 3,3% 1,8% Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica fra gli agenti in agitazione anche «per il contratto decentrato unilaterale del Comune, approvato con delibera di giunta senza firma dei sindacati, che ci taglia il salario accessorio», c è scetticismo su numeri e percentuali, come l 83,5% di defezioni fornito dal Comando su chi ha marcato visita. «Hanno fatto un conto unico anche con chi faceva gli NUMERO MEDIO DEI GIORNI DI MALATTIA ALL ANNO (per regione settore pubblico) 15 Calabria 20,9 Sardegna 18,8 Abruzzo 18,1 Basilicata 17,5 Sicilia 17,4 Umbria 17,4 Molise 17,3 Lazio 17,1 Campania 17 Friuli Venezia Giulia 17 Liguria 16,6 Puglia 16,5 Lombardia 16,4 Emilia Romagna 16,2 Marche 16 Toscana 15,9 Valle d Aosta 15,7 Piemonte 15,4 Veneto 15,2 Trentino Alto Adige 15,1 Corriere della Sera straordinari spiegano gli agenti. Il 27 dicembre, ultimo giorno per prenotarsi, non c era quasi nessuno. Lo sapevano tutti, è uscito anche sui giornali. Il ricorso alla reperibilità d emergenza non si è mai visto per un concerto di Capodanno in programma da mesi. E gli sms sono arrivati quasi a mezzanotte: Presentarsi al Gruppo alle 19, c era scritto». «L indagine chiarirà tutto, se ci sono state mele marce ma anche se sono stati commessi abusi», sottolineano ancora i pizzardoni che chiudono amari: «Siamo andati all Aquila per il terremoto, l abbiamo fatto senza prendere un euro più del dovuto. Non meritiamo di essere trattati tutti così». Rinaldo Frignani L analisi I sindacati si ritrovano uniti per paura di «blitz» da parte del governo di Antonella Baccaro o dicono con toni diversi ma i tre maggiori sindacati, Cgil, Cisl e Uil, sul L punto sono d accordo: il governo non faccia blitz unilaterali per cambiare le regole del pubblico impiego. È la risposta al tweet del premier che ieri mattina, sentita la notizia della protesta dei vigili romani, aveva annunciato un intervento. L accelerazione impressa dalla vicenda dei vigili ha messo in allarme i sindacati, che hanno visto nell uscita di Renzi la volontà di strumentalizzare un episodio che ha creato scalpore presso l opinione pubblica per «sfondare» le regole del pubblico impiego. Una discussione che si protrae ormai da giorni, da quando sono stati approvati i due decreti attuativi del Jobs act e da più parti se ne è auspicata l estensione al pubblico impiego. Modalità esclusa quest ultima da Renzi, che ha indicato nella delega della Pubblica amministrazione, ora all esame in commissione al Senato, il veicolo per intervenire. Il punto è come. I sindacati su questo ieri sono stati chiari, basta ascoltare il segretario della Cisl, Anna Maria Furlan: «Noi non copriamo gli assenteisti. Se ci sono stati abusi, si facciano le dovute verifiche e si applichino le sanzioni. E non si dica che servono nuove leggi più stringenti contro i fannulloni. Piuttosto bisogna rinnovare il contratto, bloccato da sei anni. Occorre un confronto continuo con le parti sociali. Questi episodi di malcostume sono il frutto anche di una chiusura del dialogo». Insomma niente atti unilaterali da parte del governo, niente decreti sullo «scarso rendimento» per licenziare i fannulloni: si proceda con lo strumento del contratto. «Il nostro sostegno ai vigili che hanno lavorato a #Roma il 31 notte. Lotte sbagliate danneggiano tutti. Le regole ci sono, si applichino» ha twittato la Cgil nazionale. La Uil Funzione pubblica è d accordo ma sulla questione romana propende per scioperare.

5 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 PRIMO PIANO 5 Il caso di Sergio Rizzo Dalle gag di Sordi allo scontro con Marino Così il pizzardone è diventato potere forte I vigili romani sono il doppio dei milanesi e fanno un terzo delle multe. L intervento di Cantone I dati Nell ultimo trimestre del 2013 (ottobrenovembredicembre) quasi un quarto dei vigili urbani di Roma non risultava essere a lavoro Tra ferie, malattie, assistenza ai familiari malati, corsi di studio e «altri motivi» il 23,86% degli agenti è stato assente. Negli ultimi tre mesi del 2013 sono stati presenti a lavoro vigili sugli oltre seimila in forza alla Polizia municipale della Capitale La classifica sui giorni di assenza per malattia vede in testa il XIV Gruppo (Monte Mario) con 7,4% di malati, l VIII (Tintoretto) con il 5,86% e il VII (Tuscolano) con 5,83% Il film Alberto Sordi, protagonista de «Il vigile» (anno 1960) il film diretto da Luigi Zampa. Nella pellicola Sordi interpreta il ruolo di Otello Celletti (foto a sinistra), un uomo che vince un concorso pubblico e diventa vigile urbano Scherzi del destino. Per aver osato scrivere che dei vigili urbani a Roma si nota soprattutto l assenza, il giornalista del Corriere Maurizio Fortuna è stato querelato da ventotto di loro. Pochi giorni dopo il recapito della citazione, ecco la notizia che la sera di San Silvestro l 83,5% degli agenti in servizio era scomparso. Chi si dava malato, chi donava il sangue, chi stava con la mamma inferma... Questa «diserzione di massa», per dirla con il comandante Raffaele Clemente, è l ennesimo episodio della guerra dichiarata a Ignazio Marino. Certo non per la bacchettata a un agente troppo galante con una bella automobilista senza patente, come quella appioppata nel film «Il vigile» al pizzardone motociclista Otello Celletti, alias Alberto Sordi, dal sindaco Vittorio De Sica: prontamente ricambiato con una multa per eccesso di velocità. Qui il conflitto è di ben altre proporzioni. E c è da augurarsi che non vada a finire allo stesso modo, con la macchina del sindaco nella scarpata e il vigile che lo scorta all ospedale. Il culmine dello scontro, a novembre: quando Marino e Clemente hanno deciso la rotazione degli incarichi. L iniziativa, senza precedenti, ha scatenato una rivolta. Capitolo chiuso con l Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone che ha definito la rotazione non solo «legittima», ma «un meccanismo a tutela delle persone per bene». Però gli animi non si sono placati affatto. Il rapporto fra i vigili e Marino è sempre stato turbolento. Un mese dopo il suo insediamento il loro capo Carlo Buttarelli, messo lì da Gianni Alemanno, se n è andato sbattendo la porta. Al suo posto è stato chiamato un colonnello dei carabinieri selezionato con procedura pubblica. Nonostante tre lauree, però, Oreste Liporace non aveva tutti i requisiti previsti e ha dovuto gettare la spugna. Allora è arrivato un poliziotto della squadra anticrimine della Questura di Roma: Clemente, appunto. Senza provocare, anche in questo caso, manifestazioni di giubilo da parte di quanti hanno interpretato tale nomina, al pari di quella tentata in precedenza, come un gesto di aperta sfiducia verso la polizia municipale. Il cui capo proveniva di regola dai ranghi interni. Anche se poi non sempre tutto filava liscio. Dicono tutto le disavventure del predecessore di Buttarelli, il comandante dei vigili urbani Angelo Giuliani incaricato di sostituire quel Giovanni Catanzaro pizzicato dal Messaggero a parcheggiare la sua Alfa Romeo in una zona off-limits vicino a piazza di Spagna: sul cruscotto un permesso per disabili. Rimosso da Walter Veltroni, Catanzaro sfiora nel 2008 la candidatura al consiglio comunale con l Udc. Dieci mesi fa Giuliani viene arrestato con l accusa di corruzione. Dicono i giudici che prendeva tangenti dalla società incaricata di ripulire l asfalto dopo gli incidenti stradali. Lui si proclama estraneo: «Sono sempre stato ligio ai miei doveri». Mesi prima, un altra disavventura. Lo scenario, questa volta, un concorso per 300 aspiranti vigili. Giuliani presiede la commissione d esame quando parte un inchiesta della Procura di Roma nella quale si ipotizza il reato di falso ideologico. Alemanno revoca tutti e comincia un autentico Calvario. Da allora si sono alternate ben tre commissioni ma i risultati del concorso, bandito ormai cinque anni fa, non ci sono ancora. Le indagini che riguardano Giuliani, invece, si stanno per chiudere. Nemmeno il rapporto degli ispettori inviati dal Tesoro a verificare i conti della capitale è tenero nei giudizi. Sostiene per esempio che dal 2010 al 2013 siano state erogate ai vigili indennità di responsabilità per quasi 23 milioni in eccesso rispetto ai livelli considerati legittimi. Segnalando anche una serie di anomalie come la maggiorazione notturna concessa per le fasce orarie e 17-24, nonostante i contratti nazionali la prevedano solo dalle 22 alle 6 del mattino. A Roma i vigili sono potentissimi: addirittura più del sindaco, si è sempre detto. Se ne contano Tuttavia ce ne sono costantemente in giro per la città che ha il più alto numero al mondo di auto (oltre 70 ogni cento abitanti) da un minimo di 105, la sera, a un massimo di 993, la mattina. Ovvero, dall 1,7 al 16,3% della forza complessiva. Il tutto fra strade disseminate di vetture in seconda fila e mai una contravvenzione sotto il tergicristallo, neppure davanti a un comando della polizia municipale. E la produttività? Spiega molte cose il confronto con Milano contenuto nello studio Sose-Ifel sui costi standard. Mentre Roma spendeva per gli stipendi dei vigili il 14,5% più del «fabbisogno standard», Milano risparmiava il 38,3%. Con 154 multe mediamente a testa fatte a Roma contro le 370 di Milano. E le sanzioni di altro genere elevate dai seimila vigili romani contro le dei poco più di tremila loro colleghi milanesi. Talvolta, dobbiamo riconoscerlo, le condizioni non sono facili. Come capita a chi deve misurarsi con un infernale caos di lamiere: ricorrendo a gesti e movenze tanto eleganti da affascinare perfino Woody Allen. Che nel suo film «To Rome with love» ha immortalato la scena del bravissimo vigile Pierluigi Marchionne sulla pedana di piazza Venezia mentre dirige il traffico, nemmeno fosse un direttore d orchestra. Proprio lì, dove una volta il giorno della Befana si portavano regali ai pizzardoni in segno di riconoscenza. Altri tempi... Lettera sul lavoro Meglio non fratturarsi una gamba (soprattutto alla vigilia di Natale) Caro Direttore, la vicenda natalizia del signor Bianchi merita una riflessione sulle falle che il nostro sistema sanitario talvolta presenta anche nei suoi punti di eccellenza. 24 dicembre 2014 una banale caduta in casa, un dolore all anca sempre più acuto. Il signor Bianchi si fa portare al pronto soccorso del maggiore ospedale ortopedico della città. Una solerte infermiera lo invita a non lamentarsi troppo: «Se fosse una frattura del femore, il piede sarebbe storto»; e così dicendo storce il piede, facendo impazzire dal dolore il titolare. La radiografia smentisce l infermiera: frattura del collo del femore. Occorre un intervento chirurgico: ricovero immediato. «Ma avverte subito il medico di guardia rivolto all infortunato lei ha scelto il giorno sbagliato per rompersi il femore: domani è Natale, poi c è Santo Stefano, poi c è il sabato e domenica, insomma l operazione si può fare solo lunedì 29. Però non si preoccupi: la sua non è di quelle fratture per le quali occorra proprio intervenire entro quarantott ore, altrimenti apriremmo la sala operatoria anche di Natale. La sua non è un urgenza e l intervento può senz altro attendere cinque giorni». E il sig. Bianchi viene sistemato nel suo letto, con la prospettiva di restare lì in attesa per tutto il lungo ponte. «Non sarà un urgenza dice il paziente all infermiera che lo assiste in reparto, a notte inoltrata, ma a me la gamba fa molto, molto male. E questo Toradol che mi avete iniettato mi sembra acqua fresca». «Eh, il primo giorno le fratture del femore fanno sempre molto male risponde lei, pur gentile e premurosa bisogna avere pazienza. A me è stata data solo questa prescrizione per il dolore, non posso proprio darle nient altro». «Allora, per favore, chiami il medico di guardia, che mi prescriva qualche cosa di più efficace. Io così non resisto». «Lo chiamo subito, vediamo se può darle la morfina. Però guardi che non potrà venire molto presto, perché è la notte di Natale ed è solo». Passano le ore, viene ripetuta la flebo di Toradol, il sig. Bianchi si macera nel suo dolore insopportabile. E alle prime luci dell alba decide che altri quattro giorni così non è il caso di passarli. Neppure se il dolore dovesse ridursi un po : aspettare non ha senso. Cerca un amico medico e gli chiede di aiutarlo a trovare altrove un équipe chirurgica disposta a operarlo e una sala operatoria aperta nonostante il ponte. La vicenda integralmente vera, anche nei dettagli è molto significativa di come il dolore fisico dei pazienti viene comunemente considerato nei nostri ospedali. Irrilevante lo considera l infermiera del pronto soccorso, compiendo senza alcuna necessità la «manovra diagnostica» che abbiamo visto. Irrilevante lo considera l organizzazione sanitaria del grande istituto ortopedico, il cui protocollo non contempla, nell attesa dell intervento chirurgico, una terapia del dolore adeguata. Ma e questo è l aspetto più sconcertante dell intera vicenda irrilevante è considerato il dolore di una persona anche dal collettivo dei dirigenti, medici, paramedici e loro rappresentanti quando stabiliscono che nel grande istituto ortopedico tra Natale e Capodanno, se non è proprio in gioco la vita del paziente, le sale operatorie devono rimanere chiuse per cinque giorni di fila. Nel grande istituto che è teatro di questo racconto arrivano da ogni parte d Italia circa mille fratture di femore all anno: mediamente tre al giorno. Oltre al signor Bianchi c è dunque presumibilmente un altra decina di persone, femore più femore meno, che hanno «sbagliato giorno» per infortunarsi. Non sono considerate «un urgenza»: se non hanno la possibilità di andare a farsi curare altrove, stiano pure lì a macerarsi nella loro sofferenza per due o tre giorni in più; non si muore per così poco. Quest ultimo è a ben vedere il risvolto più grave della vicenda. Perché nei giorni tra Natale e Capodanno i treni e gli aerei vanno ininterrottamente, i ristoranti servono pasti, sono aperti i cinema e le sale da concerto. Dunque si ritiene che far godere le feste alla generalità delle persone sia «un urgenza» sufficiente per giustificare il sacrificio delle feste stesse per alcune di esse. Non è invece considerata «un urgenza» di pari rango l esigenza di togliere una persona dall alternativa tra un dolore lancinante e continuo e la morfina che sospende la vita di dodici ore in dodici ore. Per lo meno, non la considerano tale gli estensori dei regolamenti e contratti che regolano il lavoro nell istituto ortopedico metropolitano d eccellenza. Una cosa è certa: l eccellenza sanitaria dovrebbe misurarsi non solo sul successo nel procurare la guarigione, ma anche sui tempi e modi in cui ci si prende cura del puro e semplice dolore del malato. Pietro Ichino

6 6 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Primo piano La Chiesa 662 giorni È la durata del pontificato di Jorge Mario Bergoglio: dal 13 marzo 2013 Francesco è Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma 24 la percentuale di cattolici negli Usa nel 2013, secondo i dati del Pew Forum on Religion & Public Life di Washington. In cifre assolute, sono 75 milioni i cattolici statunitensi I viaggi apostolici USA settembre 2015 Paraguay 15 novembre 2015 Strasburgo 25 novembre 2014 Il lungo e applauditissimo discorso al Parlamento europeo sulla necessità di mettere al centro la dignità dell uomo. Sullo sfondo, il premier Renzi Brasile luglio 2013 Migliaia di persone a Copacabana per la messa celebrata dal Pontefice, a Rio per la XXVIII Giornata mondiale della Gioventù LEGENDA: Paesi visitati Prossime tappe Polonia luglio 2015 Albania 21 settembre 2014 L accoglienza festosa di Tirana al Papa in piazza Madre Teresa: «Mai usare la religione per giustificare la violenza» Turchia novembre 2014 Francesco prega con il mufti di Istanbul nella Moschea Blu, durante la visita per rafforzare i legami con i leader musulmani Sri Lanka e Filippine gennaio 2015 VATICANO VERSO LA VISITA NEGLI USA Corea del Sud agosto 2014 Un selfie con i fedeli a Dangjin. Nel primo viaggio in Asia il Papa ha beatificato 124 martiri coreani e ha celebrato una messa per la pace a Seul Terra Santa maggio 2014 Gerusalemme, la preghiera al Muro del Pianto. Altre tappe, oltre a Israele, Amman in Giordania e Betlemme in Palestina Corriere della Sera Sfida con i tradizionalisti Il fronte americano del Papa di Massimo Franco F osse per lui, c è da scommettere che comincerebbe la visita prevista per l autunno del 2015 negli Stati Uniti dal confine meridionale: attraversando la frontiera tra Messico e Usa, tra Terzo e Primo Mondo. Come tanti immigrati latinoamericani, spesso clandestini. Non lo farà, perché un Papa arriva da Roma a Washington o a New York, come rappresentante di tutta la Chiesa cattolica. La sua identità argentina dice comunque molto sul suo approccio alle Americhe. E contribuisce a spiegare anche perché la mediazione del Vaticano su Cuba tra Barack Obama e Raùl Castro abbia avuto successo. I semi sono antichi. Tra l altro, «il regime dell Avana è stato l unico, tra quelli comunisti ricorda un gesuita profondo conoscitore di quest area a non cacciare mai via il nunzio papale durante la Guerra fredda». La chiesa cattolica si è legittimata come unica istituzione in grado di evitare il passaggio brusco dalla dittatura ad un capitalismo senza freni targato fosse comprensibile, conta relativamente. Al fondo della cultura di Francesco, venata dall esperienza del peronismo, il movimento populista del generale Juàn Peron, salito al potere in Argentina dopo la Seconda guerra mondiale, rimane l idea degli Usa come terra degli yanquis, gli yankees. Anche per questo il Pontefice è un naturale demolitore degli equilibri della Guerra fredda. Li associa a decenni oscuri di lacerazioni negli stessi episcopati cattolici, ora complici dei regimi golpisti, ora affascinati dalla teologia della liberazione subalterna al marxismo. Juliàn Domìnguez, presidente della Camera dei deputati dell Argentina, di passaggio a Roma per incontrare il Papa a Casa Santa Marta, ha trovato Francesco entusiasta per l esito delle trattative Usa-Cuba. «In America latina ha spiegato Domìnguez diciamo che è caduto il nostro muro di Berlino». Che sia già crollato o stia cadendo, implica una revisione delle coordinate della Chiesa cattolica. Il Vaticano sa che per anni sono stati i vescovi statunitensi i primi a criticare l embargo di Washington contro il regime dei Castro. Il problema è come viene interpretato il ruolo di Francesco su Cuba negli ambienti più conservatori degli Stati Uniti: quelli che hanno accusato inopinatamente il Papa di «vendere roba marxista», e criticato Obama per la trattativa. Sono posizioni che potrebbero saldarsi con le riserve dei tradizionalisti Usa per le aperture dottrinali del Pontefice argentino. Colpisce che America, il settimanale dei gesuiti Usa, abbia ripubblicato un intervista di inizio dicembre di Francesco alla Naciòn di Buenos Aires. Il testo contiene diverse domande e risposte sui «settori conservatori, specialmente negli Stati Uniti»: pezzi di episcopato che temono «il collasso della dottrina tradizionale» e chiedono perché il cardinale conservatore Raymond Burke è stato rimosso dopo l ultimo Sinodo. A New York Il cardinale Timothy Dolan (foto), 64 anni, il 23 febbraio 2009 è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo di New York Nel 2010 è stato eletto dai vescovi statunitensi alla presidenza della Conferenza episcopale Di recente ha manifestato perplessità sul papato Napolitano e la lettera a Francesco sulla corruzione La condivisione delle parole sulla lotta al crimine. Messaggio anche a Raúl Castro ROMA Lotta al crimine, alla corruzione e alle nuove forme di schiavitù. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha raccolto e fatto proprio il messaggio di papa Francesco in occasione della 48esima Giornata mondiale della Pace, il primo gennaio 2015, «Non più schiavi ma fratelli». Lo scrive lo stesso presidente in una lettera inviata al Pontefice, anche a nome del popolo italiano. Nella missiva Napolitano condivide l invito «a trasformare il fenomeno, per molti Le missive Giorgio Napolitano ha scritto due lettere a papa Francesco e Raúl Castro sulla lotta alla corruzione, alla criminalità e alla schiavitù, missioni di ogni governo e forma politica Stati Uniti. Francesco ha raccolto i frutti di una lunga semina, presentandosi come primo «Papa neutrale» tra Washington e l Avana: incarnazione di quell «Occidente alternativo» che lo fa riconoscere come mediatore. Il fatto che non sia mai andato negli Usa, che non parli inglese, e che stia studiando quel Paese in vista del viaggio a Filadelfia per la Giornata mondiale della Famiglia, è significativo. Il suo sguardo nei confronti della prima potenza militare ed economica del mondo risente dell esperienza latinoamericana: dittature sostenute da Washington in nome dell anticomunismo; interventi controversi del Fmi per raddrizzare economie sempre in bilico, come quella argentina; e l impressione che l America australe sia stata trattata da Terzo Mondo. Che poi un simile approccio Il Pontefice, che è stato arbitro determinante nella partita di Cuba, si prepara per la tappa a Filadelfia in autunno aspetti controverso, della globalizzazione in una forza positiva e coinvolgente di solidarietà e di fratellanza, che possa avvicinare soggetti diversi e non contribuire invece a rendere ancor più difficili da colmare le disparità economiche e le divaricazioni sociali oggi esistenti». Per questo Napolitano chiede l intervento del potere politico e dei governi per combattere gli effetti perversi: «Se alla base del fenomeno della riduzione in schiavitù vi è indubbiamente una concezione antropologica distorta e distorsiva, spetta alle Istituzioni e ai Governi agire sulle cause sociali ed economiche che portano alcuni esseri umani ad abusare di altri, attraverso forme di costrizione fisica e psicologica». E quindi «deciso deve essere lo sforzo nella lotta alla criminalità nelle sue svariate forme, dallo sfruttamento della prostituzione alla pratica del lavoro nero, dalla corruzione al traffico di esseri umani». Come è noto, papa Francesco, dal suo primo viaggio a Lampedusa nel luglio 2013, e fino alla partecipazione in prima persona alla Conferenza dei leader religiosi, contro la tratta degli esseri umani, riuniti il 2 dicembre 2014 alla Casina Pio IV in Vaticano, ha fatto dell immigrazione e della moderna schiavitù un tema centrale del suo pontificato. «Il fenomeno drammatico della schiavitù, come puntualmente richiamato da Vostra Santità, è solo apparentemente lontano da noi, nel tempo e nello spazio», ha scritto il capo Troppo diffuse, ancora oggi, forme di privazione della libertà e dignità degli esseri umani Il Papa risponde, rassicura, spiega. Ma si intuisce anche da questo che gli Usa potrebbero rivelarsi la «frontiera» più difficile. Il cattolicesimo statunitense è forte e vivo. Dopo avere pagato risarcimenti alle vittime della pedofilia per quasi tre miliardi di dollari (circa due miliardi e mezzo di euro), ha ripreso credibilità e vigore. I suoi undici cardinali sono stati «grandi elettori» di Bergoglio in Conclave. Il problema è che alcuni di loro ormai esprimono apertamente riserve sul papato. Non si tratta solo di personaggi come Burke o Charles Chaput, a capo della diocesi di Filadelfia. Lo stesso arcivescovo di New York, Timothy Dolan, avrebbe manifestato perplessità. E Francis George, ex arcivescovo di Chicago, il 17 novembre ha rilasciato un intervista a Crux, il sito di informazione cattolica del quotidiano Boston Globe, contenente critiche esplicite a Francesco. George racconta, tra l altro, di avere votato Bergoglio perché glielo dissero i cardinali brasiliani, «ai quali feci molte domande»; e di non avere mai parlato a tu per tu con lui, mentre vorrebbe chiedergli «se si rende conto di quello che è accaduto con la frase: Chi sono io per giudicare?», riferita agli omosessuali. Vorrebbe fargli presente «come è stata usata e utilizzata in modo distorto». Gli uomini vicino a Bergoglio sostengono che George è irritato per la nomina del successore, l arcivescovo Blase Cupich, fatta senza consultarlo. Sembra di capire che la scelta sia stata suggerita da Sean O Malley, arcivescovo di Boston, unico statunitense del «C9», il gruppo di nove cardinali che consigliano Francesco; e caldeggiata dal coordinatore del gruppo, il cardinale honduregno Oscar Rodrìguez Maradiaga, uomo forte dell ultimo Conclave. Eppure, dietro le parole di George si indovinano i contorni di una sorta di «Internazionale tradizionalista» che attraversa l episcopato Usa, e parte di quelli spagnolo, italiano, francese. Il successo papale nella questione cubana potrebbe aggiungere un ulteriore incognita: anche perché avverrà con la campagna per la Casa Bianca del 2016 nel vivo, e i repubblicani già all attacco per i presunti «cedimenti ai Castro». I grandi media americani hanno fatto indossare da tempo al Pontefice panni progressisti. Per paradosso, Francesco dovrà rassicurare il proprio episcopato, impegnato in una «battaglia culturale» sui valori contro i Democratici di Obama, che non sono panni nei quali si sente a proprio agio. Ma gli sarà difficile non scontentare nessuno. dello Stato. «Al contrario, e malgrado la quotidiana condanna sul piano del diritto e le reiterate dichiarazioni di principio, sono ancora oggi troppo frequenti e diffuse molteplici forme di privazione della libertà e dignità degli esseri umani». Poi il presidente aggiunge: «Non è un caso, d altra parte, che alcune delle riflessioni contenute nel messaggio di Vostra Santità siano al centro dell agenda politica nazionale ed europea, a partire dal tema dell accoglienza per i migranti ed i richiedenti asilo». Napolitano ha anche scritto un messaggio a Raúl Castro, in cui afferma che nelle relazioni con gli Usa, da Cuba è giunta «una decisione storica». M.Antonietta Calabrò

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8 8 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Primo piano Il Quirinale Draghi: non voglio essere un politico Il presidente della Bce si chiama fuori dalla corsa per il Colle: il mio mandato durerà fino al 2019 Il premier punta a un intesa ampia. Ma c è il timore su 140 potenziali franchi tiratori, tra cui 80 pd L iter Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si dovrebbe dimettere il 14 gennaio, al termine del semestre di presidenza italiana dell Unione Europea Dal momento della firma delle dimissioni devono passare 15 giorni per la convocazione delle Camere in seduta comune. A deputati e senatori si aggiungeranno i delegati regionali (1.009 membri in tutto) Durante il periodo di vacanza della presidenza i poteri passano al presidente del Senato Pietro Grasso Il partito Il 23 febbraio Corrado Passera ha lanciato il progetto politico Italia unica, presentandolo ufficialmente il 14 giugno Lo scorso novembre Passera ha annunciato l apertura dei primi 150 circoli del partito, che conta già più di iscritti Italia unica avrà la sua lista alle prossime Comunali nella primavera 2015 ROMA Alcuni autorevoli quotidiani internazionali lo ritenevano predestinato a uscire papa dal conclave che eleggerà il successore di Napolitano. E in Germania erano in molti a sperare nel trasloco di Mario Draghi da Francoforte a Roma. Ma ieri l inquilino dell Eurotower si è chiamato fuori dalla corsa per il Colle. «Non voglio essere un politico» ha scandito al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che lo ha intervistato sulle imminenti dimissioni del presidente della Repubblica italiano. E poi, con buona pace di quanti, in Germania, sognano di sostituirlo: «Il mio mandato alla Banca centrale europea è in vigore fino al 2019». Parole inequivocabili, che spediscono in archivio indiscrezioni e speculazioni che hanno accompagnato per settimane il nome dell ex governatore della Banca d Italia, sollevando interrogativi sul futuro dell area euro nel caso in cui la scelta del successore di Napolitano fosse caduta su di lui. Draghi si è tirato fuori dalla rosa dei nomi, liberando una casella prestigiosa del toto-presidente e tranquillizzando i mercati. Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni con il segno più, manifestando apprezzamento per la notizia che il banchiere resterà al suo posto per riportare la crescita nell eurozona. Draghi esorta i Paesi della zona euro a fare la loro parte, accelerando il varo di riforme strutturali e lavorando per ridurre la pressione fiscale: «Rilevo troppa burocrazia e tasse. L intervista di Marco Galluzzo Alla guida dell economia europea Mario Draghi ha raccolto il testimone di presidente della Banca centrale europea dal francese Jean-Claude Trichet a novembre 2011 (Afp) In Europa abbiamo uno dei più elevati carichi fiscali al mondo, un pesante svantaggio competitivo». L uscita di un tecnico di grosso calibro dalla scena del Quirinale rafforza le quotazioni di una personalità politica, già tratteggiata da Renzi e poi da Napolitano nel discorso di fine mandato. Di primato della politica ha ragionato sul Corriere di ieri Laura Boldrini, spezzando una lancia a favore di una donna: «Se andiamo a dirigere il Cern, possiamo anche salire al Quirinale». Ma non è un autocandidatura, ha chiarito la presidente della Camera. Debora Serracchiani spiega che il Pd vuole una scelta largamente condivisa «a partire da Berlusconi». Ma sul nome che possa mettere d accordo tutti nel Pd c è grande agitazione, se è vero che i renziani hanno contato 140 potenziali franchi tiratori, un ottantina dei quali democratici. Eppure Lorenzo Guerini è convinto che non sarà una resa dei conti interna e si dice certo che la figuraccia dei 101 franchi tiratori del 2013 non si ripeterà. Matteo Renzi gioca a carte copertissime e Guerini conferma la strategia ufficiale di questa prima fase: «Costruire un accordo ampio, che coinvolga Forza Italia e non si fermi lì». Un incontro ad hoc tra il premier e Berlusconi ci sarà ma non a breve, visto che Napolitano non si è ancora dimesso. Tra i nomi «dem» che il leader di Forza Italia starebbe vagliando ci sono Anna Finocchiaro, Pierluigi Castagnetti e Sergio Mattarella. Il Pd è intenzionato «Paese in ginocchio, cure sbagliate Questo governo è un fallimento» Passera: siamo la sola alternativa al Partito unico renziano Vedo voglia di populismo e programmi minimali senza effetti ROMA «Se anche Renzi riuscisse a realizzare tutte le riforme che ha messo in cantiere queste avrebbero un effetto più o meno pari a zero sulla crescita, cosa che peraltro ha messo nero su bianco il governo stesso. Stiamo vivendo un illusione collettiva, che va avanti ormai da troppo tempo, l ultimo anno l abbiamo completamente sprecato, non si sono mai viste dieci milioni di persone che vivono una situazione di estremo disagio lavorativo: una situazione che può scappare di mano». Difficile trovare in giro un analisi più corrosiva, impietosa, priva persino di attenuanti generiche. Corrado Passera la sottoscrive, anche per mestiere, visto che a maggio la sua Italia unica farà l esordio alle elezioni amministrative e visto che lui si candida a essere alternativa politica «all unica offerta attualmente esistente, quella che ci racconta la bugia dell ultima spiaggia, che dopo questo governo c è il fallimento del Paese, io la penso al contrario. Questo esecutivo rappresenta un fallimento, in termini di competenze, classe dirigente, capacità reale di riforme e coraggio politico, pari a zero». Riforma del Senato, della legge elettorale, del mercato del lavoro sono nulla per lei? All estero, a Bruxelles, sembrano condizionare il giudizio sul governo anche su questi punti. «A dire la verità all estero della riforma del Senato importa ben poco, se poi gli venisse spiegato che una Camera viene messa in mano ai Consigli regionali, inorridirebbero. È una riforma pessima anche quella delle Province che sono ancora lì e magari dovrebbero restarci, ma al posto delle regioni. Renzi sta sbagliando priorità e adottando risposte Lo scenario Il premier è un politico di professione. E per il Colle c è il sogno di una figura che non faccia ombra al manovratore sbagliate». Il governo Monti, di cui lei faceva parte, non è che l abbia trasformato. «Quel governo ha dovuto gestire una drammatica emergenza finanziaria e l ha fatto evitando il commissariamento, oggi serve impostare un agenda di riforme per affrontare l emergenza della recessione infinita, cosa che non sta accadendo. L unica cosa realmente efficace è una sorta di ricatto politico, la storia della mancanza di alternativa. Dopo di me c è il diluvio, tende ad accreditare Renzi: io credo che stia diluviando oggi». A che punto è il suo partito? «Il 31 gennaio è la prossima L obiettivo Italia unica ha già 150 circoli e ci presenteremo alle Comunali L obiettivo principale restano le Politiche tappa, la più importante con la nascita ufficiale del partito, con la scelta dello statuto e dei valori di riferimento. Fra settembre e dicembre abbiamo girato l Italia e ottenuto più di quanto speravamo, oltre 3 mila iscritti e circa 150 sedi territoriali aperte, avrei firmato per la metà. In primavera, in modo selettivo, ci presenteremo alle Comunali, dando una casa alle tante liste civiche che oggi faticano a trovare uno spazio. L obiettivo principale restano le Politiche, siamo l unica alternativa al Partito unico renziano e a coloro che non credono più né a Berlusconi né alla demagogia dei Grillo e dei Salvini». A Renzi non concede nulla? «Ha grande capacità comunicativa, ma purtroppo non è diverso dai governi tristi del passato, in quattro anni sono previsti 50 miliardi di spesa pubblica aggiuntivi e 70 di tasse e investimenti in calo. Parliamo di un politico di professione che ha sempre vissuto di politica, cui manca l ambizione: tutti i programmi sono minimali, a cominciare dalle piccole modifiche del Jobs act. Non lesina invece quando c è Chi è Corrado Passera, 60 anni, è stato un manager (Olivetti) e un banchiere di lungo corso (Banca Intesa) prima di dedicarsi alla politica. Nel governo Monti (novembre 2011-aprile 2013) è stato ministro allo Sviluppo economico. A febbraio ha presentato il movimento Italia unica L asse Per i renziani l accordo dovrebbe partire dall asse con FI Ottimismo dai centristi a coinvolgere il M5S, però Guerini spiega che dipende da loro: «Se vogliono sedersi seriamente al tavolo bene, se invece si impuntano su un nome diventa complicato». Tra i democratici, le quotazioni di Romano Prodi sarebbero in discesa. Ma i giochi sono apertissimi. Il totale dei grandi elettori ammonta a 1.009, meno i due presidenti delle Camere (che per prassi non votano), si arriva a incluso lo stesso Napolitano, che da futuro senatore a vita potrebbe concorrere alla scelta del suo successore. Forza Italia cerca un nome che porti a termine il processo di pacificazione, con la grazia a Berlusconi. «Nessun tecnico può essere garante di una fase di riforma delle istituzioni» è la tesi di Gianfranco Rotondi. E Ignazio Abrignani chiede che il prossimo capo dello Stato ponga «fine alla vicenda incresciosa che ha coinvolto Berlusconi per colpa di una parte della magistratura politicizzata». I centristi di Area popolare (Ncd-Udc) vogliono essere della partita e la capogruppo Dorina Bianchi vede «i presupposti per una scelta condivisa». Monica Guerzoni da comprare voti: dalle 150 mila assunzioni ope legis nel mondo della scuola agli 80 euro a pioggia. Ma è sabbia negli occhi degli italiani». Che a Renzi manchi ambizione sembra un ossimoro. «Programmatica intendo e manca il coraggio di un vero cambiamento. Ormai in Europa è opinione diffusa che siamo di fronte a un caso di dilettantismo ben mascherato, applaudiamo persino il piano Juncker, che è inconsistente e abbiamo buttato alle ortiche il semestre di presidenza italiana. Per fortuna abbiamo Draghi, che però è stato lasciato solo. Senza l aiuto di una politica economica e di bilancio europea la politica monetaria non può fare più di così». Draghi ieri si è tirato fuori dalla corsa al Colle. «Vedo una fortissima tentazione di sostituire Napolitano con un taglianastri, una sorta di presidente onorario. Gran parte dei nomi che circolano sono inadeguati, c è il sogno di una figura che non faccia ombra, invece proprio per le difficoltà che viviamo abbiamo bisogno di una personalità molto forte, con credibilità interna ed estera e con grandi capacità istituzionali, di raccordo fra i vari poteri dello Stato». In realtà è proprio questo l obiettivo dichiarato. «Io riscontro finora solo un gran fastidio per tutti i corpi intermedi, dai partiti ai sindacati, una grande voglia di populismo e una grande capacità di occupare tutti i posti di potere e sottopotere».

9 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio Primo piano I partiti La Nota di Massimo Franco NEL PRIMO NO LA CONFERMA DI UNA CORSA ANCORA AGLI INIZI SetteGiorni La perentorietà con la quale Mario Draghi si è sfilato dalla corsa al Quirinale rappresenta un elemento di chiarezza. Il presidente della Banca centrale europea sapeva di essere considerato un candidato per la successione a Giorgio Napolitano. Ma sapeva anche quanto il suo nome rischiasse di essere strumentalizzato in una vicenda molto italiana; e dunque di indebolire il suo ruolo e la stessa Bce. Non è casuale che abbia scelto il quotidiano tedesco Handelsblatt, in un intervista di ben otto pagine, per troncare qualunque illazione e confermare che rimarrà al timone della banca fino al «Non voglio essere un politico», ha detto con parole definitive. D altronde, soltanto una tensione al limite della rottura con la Germania poteva giustificare un ritorno anticipato di Draghi da Francoforte. E certamente, il suo profilo forte non era quello che Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, probabili registi dell elezione del prossimo capo dello Stato, vogliono fino in fondo. Non a caso nei giorni scorsi è emersa l ipotesi di una candidatura di Pier Carlo Padoan, ministro dell Economia, ugualmente rispettato e accreditato a livello europeo ma con un peso politico diverso. La realtà è che i giochi veri non sono nemmeno cominciati. I messaggi contraddittori confermano uno scenario tutto da costruire. L oscillazione tra identikit inconciliabili, tra «un tecnico» o «un politico» lasciano capire che non esiste ancora un intesa. E l insistenza di FI sulla necessità di eleggere prima il presidente della Repubblica e poi approvare la riforma elettorale, collide con la strategia di Renzi. Eppure, in teoria sarà da un compromesso tra di loro che emergerà il prossimo capo dello Stato. La divergenza tra Pd e Berlusconi si riflette anche sul giudizio su Napolitano: entusiasta nelle parole dei renziani, liquidatorio in quelle di FI. Secondo Il Mattinale, bollettino del gruppo alla Camera, la linea del presidente uscente Il bivio Le indicazioni contraddittorie su un candidato tecnico o politico dicono che l intesa sulla successione a Napolitano è ancora lontana sarebbe stata soltanto quella di «escludere Berlusconi e il suo popolo, in ogni modo». Anche se il Nuovo centrodestra ricorda che fu proprio il leader di FI, nel 2013, precedendo l allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a pregare Napolitano di accettare la rielezione. Attaccare l inquilino del Colle adesso serve a negoziare una candidatura il più possibile accomodante nei confronti dell ex Cavaliere; e a rivendicare un ruolo da protagonista che Berlusconi oggi non sembra in grado di avere né di vedersi riconosciuto. La parola chiave di FI è «pacificazione», come corollario del patto del Nazareno stipulato circa un anno fa tra premier ed ex premier. Renzi, però, sa che nel Pd le resistenze sono forti, in qualche caso irriducibili; e che potrebbero manifestarsi proprio al momento di eleggere il presidente della Repubblica. Il timore di una resa dei conti nel Pd nel segreto delle urne parlamentari rimane alto. La cautela che Palazzo Chigi sta mostrando nelle ultime settimane conferma l esigenza di rassicurare gli avversari interni. Più il Pd si mostrerà compatto, più potrà trattare da posizioni di forza. Ma chissà se la lezione del 2013 è bastata. Le tattiche dei due leader che non possono evitare l intesa Tra Renzi e Berlusconi uno scambio sull Italicum in vista del Colle L accordo Lo scorso 18 gennaio Renzi, segretario del Pd non ancora premier, e il leader azzurro Berlusconi siglano nella sede romana dei dem il patto del Nazareno sulla legge elettorale e le riforme costituzionali Negli ultimi tempi, Berlusconi ha sostenuto che il patto del Nazareno comprende anche l intesa per il prossimo capo dello Stato. Ma il governo ha precisato che l accordo riguarda solo le riforme e non il voto per il Colle Subito dopo l Epifania Renzi incontrerà Berlusconi per un ultimo punto sul patto. Il Cavaliere ha intenzione di farsi garante con i suoi per l introduzione nell Italicum di una clausola di salvaguardia che scongiuri il voto fino al 2017 SEGUE DALLA PRIMA Il vero appuntamento tra il premier e il Cavaliere è fissato l otto gennaio al «check point Charlie» del Senato sulla legge elettorale: l accordo prevede che il leader del Pd ottenga l approvazione della riforma prima del voto sul presidente della Repubblica, e che in cambio al capo di Forza Italia vengano garantite la norma sui capilista bloccati (con cui impedirebbe un opa ostile nel suo partito) e la clausola di salvaguardia sull entrata in vigore dell Italicum (con cui si allungherebbe formalmente la legislatura almeno per altri due anni). Qualsiasi modifica metterebbe a rischio il patto, ed è evidente che quanti si oppongono all intesa di sistema tra Renzi e Berlusconi useranno Palazzo Madama come luogo per tendere l agguato, consapevoli che gli effetti si ripercuoterebbero sulla partita per il Colle. Fino ad allora le sorti dei quirinabili saranno appese alle manovre dei leader di partito e dei loro avversari interni. Perché questo è il punto: lo stesso Parlamento che due anni fa bruciò ogni intesa prima di affidarsi ancora a Napolitano, oggi si ripresenta all appuntamento maggiormente frammentato. E dunque, chi più riuscirà a tenere uniti i propri gruppi avrà la golden share all atto decisivo. È questa al momento la priorità del premier e del Cavaliere, sebbene i due già studino la tattica dell altro. Berlusconi, per esempio, è convinto che «bisognerà lasciar fare Renzi», che «il nome vero uscirà all ultimo momento». È un opzione, che però si porta appresso dei rischi. Tuttavia le prime schermaglie consentono al presidente del Consiglio di capire su chi verrà posto il veto. Dicendo che non accetterà di votare «un candidato con la tessera del Pd», il Cavaliere sembra volersi realmente muovere d intesa con i centristi. «Dobbiamo fare asse insieme», ha spiegato l altra sera l ex premier a un dirigente di Ncd, ripetendo ciò che aveva detto alcune settimane fa ad Alfano. Sarebbe un operazione «di blocco preventivo» rispetto ai quirinabili di stretto giro renziano, a quei ministri cioè che il leader democratico fa mostra di voler proporre: da Delrio alla Pinotti. Al tempo stesso sembrerebbe un segnale di apertura verso chi come Veltroni e Mattarella non è (più) dirigente del partito. Ma siccome nessuno conosce meglio Berlusconi degli stessi berlusconiani (per quanto ex), sono pochi a volersi già ora esporre. Anzi, ieri il coordinatore di Ncd Quagliariello ha La sponda con Ncd La possibile sponda tra FI e Ncd per fermare i nomi troppo vicini al premier Cameron e le Politiche di maggio L economia al centro della campagna tory La polemica Grillo attacca il Corriere sull «audience» del suo video Beppe Grillo torna sugli «ascolti» del suo messaggio di fine anno e attacca il Corriere che aveva segnalato un drastico calo dell interesse in Rete per il discorso del leader del Movimento 5 Stelle rispetto al Secondo il M5S, invece, il video e i contenuti del discorso di fine 2014 «hanno raggiunto milioni di persone». Il blog cinquestelle calcola i risultati dei vari estratti in cui è stato suddiviso il messaggio e li somma: «Solo sulla pagina Facebook di Beppe Grillo sono stati pubblicati 6 video, 5 estratti e l integrale. Questi 6 video hanno generato, cumulati, più di un milione di visualizzazioni». Il Corriere ieri aveva messo a confronto i risultati sul blog e su Youtube del 2013 e del Ieri ad Halifax, nell Inghilterra centrale, David Cameron ha presentato il poster della campagna elettorale dei conservatori in vista del voto alle Politiche di maggio. Lo slogan dei Tories: «Restiamo sulla strada per un economia più forte». «Sarà l elezione più importante in una generazione», ha detto il premier britannico rivendicando come risultati acquisiti dal suo governo (e stampati sul poster) 1,75 milioni di posti di lavoro in più, 760 mila nuove aziende, deficit statale dimezzato. (Afp) lanciato un messaggio pubblico double face: ha parlato a nuora Renzi, «sul Colle niente giochi», perché ascoltasse suocera Berlusconi. È stato un modo per accreditare le voci da tempo circolanti su un possibile accordo tra il Cavaliere e Prodi grazie agli uffici di Putin: l intesa garantirebbe quella «pacificazione» a cui i dirigenti di Forza Italia mirano e che cela la richiesta della «riabilitazione» politica del loro leader. Dal Pd sono arrivate autorevoli rassicurazioni, «non ci facciamo scegliere il presidente della Repubblica dal Cremlino», che sanno tanto di allergia verso il fondatore dell Ulivo. Peraltro lo stesso capo di Forza Italia aveva pubblicamente smentito, dopo aver spiegato a un vecchio amico come Cicchitto che «a Prodi non ci penso proprio, figurarsi». Semmai, nei colloqui di queste ore, Berlusconi ribadisce in privato ciò che si era lasciato «sfuggire» in pubblico: «Io continuo a stare su Amato e aspetto che sia Renzi a propormi il suo nome». E se Renzi quel nome non lo proponesse, e se fosse anche questa una manovra diversiva? Ma soprattutto, chi avrà davvero la forza di opporre un veto al premier tra l alleato di governo Alfano, che siede al suo fianco in Consiglio dei ministri, e l alleato di opposizione Berlusconi, che ambisce ad essere kingmaker nella corsa per il Colle? Di certo c è che il premier intende chiudere un era. Dagli albori della Seconda Repubblica, infatti, gli inquilini del Quirinale hanno giocato un ruolo diretto nelle vicende politiche: Scalfaro arrivò a porre il veto I tempi Il rischio di tenere coperto il nome del candidato fino all ultimo minuto sulla squadra dei sottosegretari del governo Amato; Napolitano spaziò dalla lettera all allora presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Vizzini, su alcuni emendamenti del lodo Alfano, fino alla telefonata con cui invitò Cuperlo ad accettare l incarico di presidente del Pd. Che Renzi voglia cambiar verso è indubbio. Ma deve tenere in considerazione lo scrutinio segreto. L idea di tener coperto fino all ultimo il nome del suo quirinabile può risultare pericolosa: tutti lo attendono al varco della quinta «chiama», quella decisiva. Se si andasse troppo oltre, il voto sulla presidenza della Repubblica si trasformerebbe in una lotteria, e quanti oggi si tirano ufficialmente fuori dalla corsa per il Colle potrebbero rientrarci sulle macerie del disegno renziano. Siccome il leader del Pd lo sa, allora può darsi che anche la sua tattica dilatoria sia solo tattica. Francesco Verderami

10 10 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera

11 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio Primo piano Il governo Il percorso Sarà un mese di gennaio impegnativo per il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il primo appuntamento di governo è in programma il 7 gennaio quando al Senato inizia la discussione in Aula sull Italicum Il 13 gennaio, invece, il premier sarà a Strasburgo per la chiusura ufficiale del semestre di presidenza italiana dell Unione Europea Già il giorno successivo, secondo quanto è trapelato finora, il presidente della Repubblica dovrebbe dimettersi. A quel punto inizierebbe la partita della successione La tenuta? Non ripeteremo il canovaccio dell elezione di Consulta e Csm La clausola per la legge elettorale va inserita subito. Non c è altra strada Su Facebook gli impegni per il 2015 Renzi convoca ministri e parlamentari Il primo test è l Italicum ROMA Tornerà oggi a Palazzo Chigi e il primo nodo che dovrà affrontare sarà quello dei tempi e del metodo, sia delle riforme in cantiere sia dell elezione del successore del capo dello Stato. Matteo Renzi continua a dirsi convinto che a fine mese sia la legge elettorale sia la riforma costituzionale faranno un passo avanti in Parlamento, ieri il partito del Cavaliere gli ha lanciato l ennesimo avvertimento: prima si decida sul Quirinale, solo dopo si «scongelano» le riforme. Fra le prime mosse del presidente del Consiglio, dopo alcuni giorni di vacanza sulle piste di sci di Courmayeur (il suo staff ha precisato, in risposta a Fratelli d Italia, che i costi dell alloggio dagli alpini e dello skipass sono stati sostenuti di tasca propria), ci sarà un agenda di incontri con tutti i suoi ministri per mettere a punto i dettagli del programma del 2015, che ieri ha avuto un aggiornamento con l inserimento negli obiettivi di una sorta di green act, in apparenza la modifica di alcune norme chiave in materia di ambiente ed energia, e di una riforma che dovrebbe toccare la Rai. Mercoledì il premier incontrerà i gruppi parlamentari del pd in vista dell arrivo al Senato, il giorno successivo, dell Italicum, primo banco di prova della tenuta del patto del Nazareno e della maggioranza. Ieri FI ha esortato Renzi ad avviare consultazioni con i capigruppo delle forze politiche, per definire un metodo che porti in primo luogo alla scelta del prossimo capo dello Stato. Renzi sembra invece orientato a trovare un accordo di massima con il suo partito, riducendo al minimo eventuali defezioni, per discutere solo dopo La vacanza Lo staff a Fratelli d Italia: a Courmayeur ha pagato di tasca sua alloggio dagli alpini e skipass con Berlusconi, eventualmente incontrando anche l ex premier. Al momento non è previsto né fissato un faccia a faccia. Gennaio sarà un mese di fuoco: oltre agli obiettivi parlamentari, il capo del governo sarà il 13 a Strasburgo, dove si concluderà il semestre di presidenza italiana della Ue, la settimana dopo parteciperà a Davos al World Economic Forum e subito dopo, a Firenze, avrà un bilaterale con Angela Merkel, appuntamento che servirà a capire quanto realisticamente l Italia può sperare in termini di flessibilità di bilancio rispetto agli attuali parametri europei. Nei prossimi giorni è previsto anche un blitz negli Emirati arabi, un incontro che sarà emblematico della nuova partecipazione di Etihad in Alitalia. Il 2015 sarà «l anno della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale» ha scritto Renzi su Facebook. «Ci occuperemo di fisco, giustizia, pubblica amministrazione, cultura, scuola, Rai, green act, lavoro. E di pubblico impiego, di modo che non accadano più vicende come quella di Roma dove la notte del 31 l 83% dei vigili urbani è rimasto a casa per malattia o donazione sangue». M. Gal. Valle d Aosta Matteo Renzi, 39 anni, sulle piste di Courmayeur con la moglie Agnese Landini. Il presidente del Consiglio rientrerà oggi a palazzo Chigi, dopo la breve vacanza trascorsa sulla neve della Valle d Aosta con la famiglia (Ansa) Romani: al Colle niente tecnici né iscritti al Pd Il capogruppo forzista al Senato: serve imparzialità per bilanciare i poteri dell esecutivo ROMA Non deve essere «un tecnico, perché avrà il compito di difendere l Italia dai tecnici dell Ue». E nemmeno «uno che ha in tasca la tessera del Pd». E non dev essere «uno che diventa il protagonista del gioco della politica com è stato Napolitano». Paolo Romani, capogruppo al Senato di Forza Italia, con tre tasselli indica l identikit del prossimo capo dello Stato per cui FI garantirebbe i voti per l elezione alla quarta votazione. Questo identikit uscirà fuori da un faccia a faccia Renzi-Berlusconi? «L incontro tra i due può essere molto importante. L accordo tra Pd e FI porterà a una legge elettorale ipermaggioritaria e a una riforma della Costituzione che renderà più forte ed efficiente l esecutivo. Di conseguenza è scontato che il Colle debba per forza garantire imparzialità e fare da contrappeso Il ruolo Il nuovo capo dello Stato non deve diventare il protagonista del gioco come è stato Napolitano ai poteri, più rafforzati, del governo». È questo il motivo per cui FI frena su un nome che venga dalla sinistra? «Più che l appartenenza a questo o quel mondo, per noi il successore di Napolitano non può essere espressione del partito di maggioranza relativa. Non può essere iscritto al Pd». E se fosse un tecnico? «Personalmente non sono mai stato amante dei tecnici. Preferisco, a dirla tutta, quei politici che hanno grandi competenze da renderli preparati come i tecnici. Questa è un opinione personale, sia chiaro. La realtà, però, mi dà ragione. I tecnici recentemente prestati alla politica non mi sembra che abbiano brillato per successi. Anzi». Senatore, ha messo insieme il «no» a un iscritto al Pd e il «no» a un tecnico «Aggiungo anche che il prossimo capo dello Stato, che avrà una durata superiore a quella di questa legislatura, non potrà diventare il protagonista del gioco come lo è stato Napolitano. Rimettiamoci al volere dei padri costituenti, visto che la parte della Costituzione sul capo dello Stato non è oggetto di riforma». Se il Pd rispettasse questi paletti, come fareste a garantire la tenuta parlamentare di Forza Italia? «Non ripeteremo il canovaccio dell elezione dei giudici di Chi è Paolo Romani, 67 anni, già editore televisivo, è stato ministro allo Sviluppo economico da ottobre 2010 a novembre È capogruppo di FI al Senato Consulta e Csm. Ai nostri parlamentari non arriverà l indicazione di un nome su un foglietto. Io e il mio collega Brunetta garantiremo a ciascuno dei nostri che sarà partecipe e protagonista della scelta del nuovo capo dello Stato. E mi assumo la responsabilità di quello che le ho appena detto». Prima ci saranno le prove generali, con il voto sulll Italicum. Otterrete da Renzi la clausola di salvaguardia? «Renzi può anche far finta che l inserimento successivo di quella clausola sia un modo per spaventare i suoi dissidenti. La verità, però, è che la clausola per una legge elettorale che varrà per la sola Camera va inserita subito. L entrata in vigore dell Italicum sarà subordinata o a una data certa o all abolizione del Senato. Non c è altra strada». Tommaso Labate Il voto in Grecia Brigata Kalimera, ecco la sinistra che vola ad Atene per Tsipras MILANO Si parte giovedì e si torna lunedì. «I biglietti dell aereo procurateveli, all albergo pensiamo noi». In Italia un certo numero di militanti della sinistra, «alla fine saremo alcune centinaia», si sta organizzando per passare ad Atene il fine settimana delle elezioni, dal 22 al 25 gennaio, fiduciosi nella vittoria di Syriza, il partito guidato da Alexis Tsipras. I partecipanti al viaggio della speranza (politica) si sono autodefiniti Brigata Kalimera (buongiorno in greco), «ma va bene anche Calimero» sorride il segretario Rifondazione Paolo Ferrero pensando al personaggio dei fumetti piccolo e sfortunato ma che alla fine aveva sempre un suo riscatto. Per i sostenitori italiani della sinistra greca l occasione è a fine mese e il programma prevede: l ultimo comizio di Tsipras ad Atene, due giorni di incontri e poi l attesa del risultato «insieme ai compagni di Syriza». Raffaella Bolini, responsabile delle relazioni internazionali dell Arci, tiene le file del viaggio come firmataria dell appello «Cambia la Grecia, cambia l Europa»: «In tre giorni ho ricevuto circa 150 richieste, altre arriveranno». In rete l appello pro Tsipras raccoglie adesioni, da Stefano Rodotà all attore Toni Servillo, da Andrea Camilleri a Nichi Vendola. «Partecipare a una vittoria di altri non è frustrante dice Ferrero i nostri errori sono serviti». L errore, per il segretario del Prc già ministro con Prodi, fu quello di «andare al governo in posizione di minoranza, Il logo dell iniziativa «Cambia la Grecia, cambia l Europa» pensando di cambiare le cose». Secondo i sondaggi, invece, Syriza in Grecia è il primo partito: «E a quelle condizioni al governo ci andrei pure io». Nel viaggio ci sono aspetti politici «l Europa della Merkel può cambiare» e simbolici «Se vince Tsipras significa che una sinistra antiliberista può farcela davvero». E così un mondo che ha conosciuto cocenti sconfitte è percorso da un fremito di vita, anche se la scintilla arriva da fuori: «Andiamo a vedere vincere gli altri, è vero, ma io sono felice dice Bolini. I greci una volta studiavano la sinistra italiana, erano un gruppo periferico di un Paese periferico. Ma sono stati intelligenti e ora andiamo noi a imparare come si ricostruisce una sinistra popolare». Nel programma del viaggio si sottolinea che i biglietti per Atene, in questa stagione, costano poco (da 50 a 100 euro con i voli low cost). «Ma conclude Bolini non faremo il gruppo vacanze con il cappellino in testa. Quello che succederà lì ci riguarda». Massimo Rebotti

12 12 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Esteri Precedenti Yemen, 6 dicembre 2014: in un blitz delle forze speciali Usa vengono uccisi l americano Luke Somers (foto) e il sudafricano Pierre Korkie (la cui liberazione era imminente) Un altra missione delle forze speciali americane in Siria pare essersi conclusa in un fallimento e nella morte dell ostaggio che avrebbero dovuto liberare. Secondo le informazioni raccolte ieri dall Ansa e da alcuni social media siriani, sembrerebbe che durante il blitz dell aviazione Usa, nella notte tra giovedì e venerdì, sia rimasto ucciso Muadh al-kassasbe, il pilota giordano 26enne il cui aereo era caduto il 24 dicembre nelle vicinanze della cittadina di Raqqa, la roccaforte dello Stato Islamico (Isis) in Siria. La notizia ieri sera non era confermata dall Isis e nessuna immagine del pilota è stata diffusa nelle ultime ore. Al contrario, sui siti jihadisti è annunciata la sua esecuzione per decapitazione entro la giornata di Siria, luglio 2014: i commando Usa tentano la liberazione del giornalista James Foley (foto) e del collega Steven Sotloff, arrivando tardi alla prigione dell Isis. I due saranno poi decapitati Afghanistan, settembre 2010: la cooperante scozzese Linda Norgrove, prigioniera dei talebani, viene uccisa da fuoco amico durante il fallito raid delle forze Usa nella provincia di Kunar Due velivoli Gli elicotteri avrebbero tentato di atterrare: costretti a ripartire sotto il fuoco nemico oggi. Sino a due giorni fa le autorità di Amman lasciavano trapelare la possibilità di una trattativa in atto per la sua liberazione in cambio di alcuni pericolosi jihadisti rinchiusi nelle carceri giordane. Eppure, le informazioni delle fonti a Raqqa dell Ansa sono corroborate dalla conferma di massici bombardamenti della coalizione internazionale guidata dal Pentagono. Alcune fonti parlano di «23 raid in poche ore». Parrebbe che proprio approfittando del caos provocato dai bombardamenti, cinque caccia americani abbiano sorvolato a bassa quota tirando razzi contro almeno due possibili luoghi ove potrebbe essere rinchiuso il pilota assieme forse ad altri ostaggi occidentali: il primo sarebbe una ventina di chilometri a est di Raqqa, l altro nel carcere nell area di Alekershi, in direzione della cittadina di Deyr Az Zor. Due elicotteri carichi di teste di cuoio avrebbero cercato di atterrare presso i covi di Isis, ma sarebbero stati costretti a riprendere quota a causa della forte reazione di armi pesanti da terra. Anche l edizione araba di Al Jazeera conferma l operazione. Alcuni attivisti di Isis twittano che il pilota sarebbe stato decapitato mentre l attacco americano era in corso e che «L Isis ha ucciso il pilota giordano Fallito il blitz Usa per liberarlo» Ma Washington e i terroristi non confermano. Su Raqqa 23 raid aerei Le vittime del 2014 secondo l Osservatorio siriano per i diritti umani: l anno più sanguinoso dallo scoppio della guerra nel Le vittime civili, di cui bambini. Il rafforzamento dell Isis in Iraq ha fatto passare in secondo piano la crisi umanitaria in Siria 3,2 milioni di rifugiati nei Paesi vicini. Un mese fa 28 Paesi hanno promesso all Onu di accogliere almeno 100 mila profughi siriani meno cinque jihadisti. Poco più di un mese dopo, Isis iniziò le decapitazioni degli ostaggi. I primi furono in sequenza temporale i giornalisti americani James Foley, seguito un paio di settimane dopo dal connazionale Steven Sotloff, quindi dai cooperanti britannici Peter Kassig e David Haines. Uno scenario simile si è ripresentato nello Yemen agli inizi di dicembre, dove il raid lanciato da tre dozzine di Navy Seals (il fior fiore dei commando Usa) per cercare di liberare il fotogiornalista americano Luke Somers e il sudafricano Pierre Korkie si L altra versione Il Califfato ha previsto oggi la decapitazione del giovane catturato il 24 dicembre un video sarà «diffuso molto presto». Se tutto ciò fosse confermato, sarebbe questa l ennesima riprova dell alto grado di rischio corso dagli ostaggi nelle mani di jihadisti armati nel caso si cerchi di liberarli con la forza militare. È un copione che si ripete con conseguenze spesso tragiche, dalla Somalia dei primi anni Novanta all Afghanistan, l Iraq e la Siria. Qui, lo scorso due luglio, le teste di cuoio Usa assieme a unità giordane attaccarono una base di Isis non lontano da Raqqa, nota come «Campo Osama Bin Laden», dove si riteneva fossero tenuti prigionieri due dozzine di occidentali. Il blitz fu accompagnato anche allora da importanti bombardamenti diversivi. Ma i commando trovarono gli edifici vuoti. Ne seguì una furiosa battaglia durata quattro ore, che causò la morte di alconcluse in tragedia. La banda di qaedisti, che li aveva rapiti un anno prima nel centro di Sana, sparò loro a bruciapelo. In Siria l esistenza degli ostaggi è particolarmente penalizzata dalla violenza brutale che dal 2011 non fa che peggiorare. Due giorni fa l Osservatorio per i diritti umani in Siria, che da Londra monitora il Paese, riportava che il 2014 è stato l anno peggiore dallo scoppio della guerra civile nella primavera-estate 2011: in dodici mesi i morti sarebbero stati oltre , di cui civili (inclusi bambini). La situazione si sarebbe deteriorata con l espansione di Isis, la dinamica belligerante innescata dai bombardamenti della coalizione a guida Usa e la ripresa delle azioni da parte dell esercito fedele a Bashar Assad. Lorenzo Cremonesi La cattura Una foto diffusa dall Isis il 24 dicembre scorso mostra il gruppo di miliziani che avrebbe catturato il pilota giordano Muadh al- Kassasbe (al centro vestito di bianco) abbattuto con il suo caccia nel nord della Siria. Nei giorni successivi i terroristi hanno chiesto ai simpatizzanti su Internet consigli su come ucciderlo (AP)

13 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 Diplomazie di Maria Serena Natale Paradossi greci Torna Papandreu Guai per Tsipras Le due italiane rapite forse sorvegliate da carceriere islamiche Le ragazze potrebbero essere in mano ai «filoccidentali» Possibile cogestione tra qaedisti e miliziani anti Assad ESTERI 13 «George, hai il dovere morale di restare, mi rivolgo a te come amico di tuo padre. Il tuo posto è con noi». Così parlò Evangelos Venizelos in un colloquio riservato e molto ascoltato con George Papandreu (foto). Il leader di Pasok non è riuscito a convincere l erede dei Papandreu, la dinastia che regge le fila del socialismo greco dal 1974, anno del crollo della dittatura dei colonnelli e del ritorno alla democrazia. Quell anno, Andreas Papandreu fondò il Movimento socialista panellenico che dal 1981 avrebbe governato quasi ininterrottamente per vent anni. Ieri suo figlio George ha compiuto il parricidio politico temuto dagli ex compagni e ha annunciato la nascita di un nuovo partito di centrosinistra che potrebbe giocare un ruolo decisivo nelle elezioni anticipate del 25 gennaio, il «Movimento per il cambiamento». «È tempo che le forze progressiste compiano il loro prossimo grande passo» dichiara Papandreu. Nel logo della nuova formazione, che non ha ancora presentato il programma ma ha lasciato trapelare nette posizioni anti austerità, comparirà la rosa socialista. È ai delusi di Pasok, oltre che agli elettori diffidenti verso la sinistra radicale di Alexis Tsipras, che si rivolge l ex premier 62enne costretto alle dimissioni nel Fu nel 2010 che la Grecia accettò il primo piano di salvataggio internazionale. Pur denunciando le responsabilità del precedente esecutivo di centrodestra nel collasso delle finanze elleniche, Papandreu lasciò dopo aver proposto invano un referendum sul futuro della Grecia nella Ue e optò per un basso profilo. In questi anni ha mantenuto il seggio in Parlamento ma si è dedicato a conferenze sulla gestione della crisi stringendo alleanze e preparando il grande salto. Secondo i sondaggi Pasok, che alle Europee dello scorso maggio arrivò quarto dopo i neonazisti di Alba Dorata, oggi otterrebbe meno del 5%. Un ulteriore erosione potrebbe portarlo sotto la soglia del 3%. Rubando voti alla stessa Syriza di Tsipras, il nuovo Movimento aiuterebbe i conservatori di Nuova Democrazia del premier uscente Antonis Samaras. Paradosso Papandreu. Un ritorno che stravolge assetti 40ennali ma rassicura l Europa. 6 milioni di dollari, oltre alla liberazione di una miliziana pachistana, è il prezzo fissato dall Isis per la liberazione di una prigioniera americana di 26 anni, in mano al Califfato dall agosto 2013 Da sempre in Medio Oriente agiscono gruppi a denominazione variabile. Se serve usano la loro sigla, perché come nel caso dell Isis aumenta il potere contrattuale e incute timore negli avversari. Ma a volte le formazioni preferiscono nascondersi per evitare situazioni imbarazzanti o inconfessabili. E i sequestri di persona rientrano in questa categoria. Il guerrigliero si comporta da predone, batte cassa, mira al riscatto, però non vuol passare per un bandito. Anche se lo è. Nel dramma di Greta e Va- nessa, le cooperanti italiane rapite in estate a Aleppo, si è creato una sorta di binario. I qaedisti di al Nusra hanno rivendicato l azione presentandola come una risposta all appoggio italiano all intervento militare. Una scusa. Loro, come altri, puntano al denaro. Un coinvolgimento al quale però i nostri servizi di sicurezza paiono credere poco. Forse, ipotizzano, i qaedisti cercano di intromettersi nell affare, chiedono una «fetta della torta», usando magari la loro forza militare nella zona. O magari vogliono convincere i veri carcerieri a cedere gli ostaggi. Tutto è possibile, compresa una cogestione. E arriviamo all altro filone di inchiesta, più battuto dall intelligence: l Esercito siriano libero (ESL), la formazione «moderata» della resistenza al regime di Assad. E possibile che le due italiane siano rimaste vittime di un inganno concepito da alcuni militanti di questa fazione. Diciamolo pure: non è una sorpresa che dei ribelli «buoni», in teoria amici dell Occidente, possano avere le chiavi della cella. Le cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, 20 e 21 anni, le italiane rapite in Siria il 31 luglio scorso, tre giorni dopo il loro ingresso nel Paese sconvolto dalla guerra civile Non è la prima volta che brigate dell Esercito siriano libero sono accusate di rapimenti. Pochi mesi fa, l americano Theo Padnos ha scritto un lungo articolo sul New York Times per raccontare come i ribelli a lungo sostenuti da europei e Usa lo abbiano venduto per due volte ad al Nusra. Una testimonianza devastante, con un grande impatto emotivo ma anche politico. Difficile non comprendere la grande prudenza della Casa Bianca nel fiancheggiare gli insorti, visti da sempre con molta diffidenza. Gli aiuti arrivati in modo «Ospiti» preziose Le due italiane tenute d occhio da mogli e sorelle di combattenti o da volontarie straniere discontinuo, le rivalità croniche all interno dell ELS, una leadership poco autorevole e una disciplina non proprio ferrea hanno lasciato spazio a iniziative personali. Se poi si aggiungono le opportunità di fare buoni «colpi» grazie agli ostaggi, è evidente che il sequestro diventa un opzione da perseguire. Interesse che cresce quando vengono diffuse le cifre dei riscatti: da pochi milioni di euro a bottini a due cifre. Così il combattente della libertà si infila un cappuccio nero in testa trasformandosi in una figura sfuggente, pratica e sadica. Come ha svelato Padnos uno dei suoi carcerieri laici voleva essere chiamato «signore» mentre quelli di al Nusra preferivano titoli religiosi. Piccole manie che accompagnavano le violenze durante la lunga detenzione. Sembra che le giovani italiane siano state rinchiuse in un abitazione, sorvegliate, almeno all interno, da alcune donne. Una misura usata da molte formazioni in ossequio alle regole islamiche. Magari saranno mogli e sorelle di combattenti che preparano il cibo e tengono d occhio le preziose «ospiti». Oppure qualche volontaria arrivata anche da fuori: non partecipa ai combattimenti ma svolge il ruolo di «secondina», vivandiera e infermiera. Un movimento ben organizzato come l Isis ha creato la sua unità femminile a Raqqa proprio per gestire queste situazioni o condurre perquisizioni su altre donne. Sentinelle che sono anche custodi dell ortodossia dei costumi. Badano alla lunghezza del velo, al volto troppo scoperto, agli atteggiamenti in pubblico. Interpretazione rigorosa che avrebbero impedito all Isis di mostrare nei video una prigioniera americana di 26 anni. E in mano al Califfo dall agosto 2013 e il prezzo per il suo rilascio è stato fissato in 6 milioni di dollari, oltre alla liberazione della pachistana Aafia Siddiqui. Guido Olimpio

14 14 ESTERI Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Complotto The Interview è una commedia su un complotto della Cia contro il dittatore della Nord Corea. Dopo minacce e attacchi hacker, la Sony in un primo tempo aveva ritirato il film Il caso «The Interview» Sanzioni a Pyongyang Ritorsione di Obama per gli attacchi hacker al film su Kim Jong-un DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK Dieci alti funzionari del regime nordcoreano e tre agenzie governative sono i bersagli delle nuove sanzioni annunciate ieri dalla Casa Bianca in risposta all attacco hacker contro Sony. La scorsa settimana, alcune ditte private di cyber security avevano sollevato seri dubbi sull origine dell attacco che il 24 novembre scorso ha distrutto tre quarti dei computer e dei server del quartier generale della Sony e che ha portato (inizialmente) a cancellare l uscita del film «The Interview», poco rispettoso del dittatore Kim Jong-un: gli scettici (anche in America) affermano che dietro gli attacchi potrebbero esserci degli ex dipendenti, a parte il fatto che Pyongyang nega ogni coinvolgimento. Ma l Amministrazione Obama e l Fbi insistono che la fonte è proprio il regime di Pyongyang. Le sanzioni di ieri sono «il primo passo» spiegano i portavoce dell Amministrazione Obama di una «risposta proporzionale» promessa dal presidente prima di Natale contro un Paese che «minaccia la sicurezza nazionale, la politica estera e l economia degli Stati Uniti». Le nuove misure sono state approvate con un ordine esecutivo firmato da Obama durante la sua vacanza con la famiglia alle Hawaii. Colpiscono sia il governo di Pyongyang che il Partito dei Lavoratori, che ha completo controllo della politica del Paese. Ma in fin dei conti il loro effetto potrebbe rivelarsi più simbolico che sostanziale: sono le prime misure punitive imposte in risposta a cyberattachi, ma la Corea del Nord è già sotto pesanti sanzioni volute sia da George W. Bush che da Obama per il suo programma nucleare. Una delle agenzie individuate adesso come responsabile, per esempio il Dipartimento Generale di Ricognizione, ovvero la principale agenzia di intelligence nordcoreana che gestisce anche le operazioni cyberguerra, è già oggetto di una iniziativa lanciata da Bush per intercettare la vendita di missili e di altre armi. Anche la «Corporazione commerciale per lo sviluppo minerario» (Komid), coinvolta nella vendita di armi attraverso una rete di uffici presso diverse ambasciate nordcoreane all estero, è già sotto sanzioni dell America e delle Leader Kim Jong-un, al potere dal 2011, compirà 32 anni l 8 gennaio (Ap) Nazioni Unite sin dal Otto dei dieci individui colpiti adesso (che non potranno entrare negli Stati Uniti né accedere a proprietà e beni e fare affari con cittadini Usa) sono affiliati all agenzia Komid e alcuni sono anche funzionari del governo di Pyongyang: tre di loro operano in Russia, in Siria e in Iran (quest ultimo un importante acquirente di armi nordcoreane), altri in Namibia e in altri Paesi africani. La terza organizzazione nella lista, la «Korea Tangun», che si occupa di ricerca militare, infine, è già stata inclusa nella lista nera nel 2009 proprio da Obama, dopo un test nucleare di Pyongyang. L Fbi insiste che la Corea del Nord è responsabile degli attacchi hacker contro Sony ma rifiuta di rendere note le prove affermando che comprometterebbero le fonti e i metodi dell intelligence. La stessa Amministrazione riconosce in effetti che non ci sono elementi per dire che i 10 funzionari presi di mira siano stati direttamente coinvolti nell ordinare o pianificare una missione contro la Sony, ma la Casa Bianca afferma che sono «al centro di azioni provocatorie contro gli Stati Uniti». L obiettivo dichiarato è di punire i responsabili spiega il Dipartimento del Tesoro ma anche di far capire che «nuove azioni simili non verranno tollerate». Viviana La storia di Luigi Offeddu Chi è Bela Kovacs, nato il 25 febbraio 1960 a Budapest, è il numero 3 del partito ungherese di estrema destra Jobbik. E accusato di lavorare per i servizi segreti russi. La Procura generale di Budapest ha chiesto al Parlamento Europeo di revocargli l immunità da eurodeputato. Anche sua moglie, Svetlana Izstosina, è sospettata di essere una spia di Mosca Nella sua attività parlamentare Kovacs si è distinto per posizioni sempre in favore del Cremlino: auspica per esempio che l Ungheria esca dall Unione Europea per entrare in quella Eurasiatica DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Agente Kovacs, dalla Russia con amore. Anzi, con 4 amori: la moglie russa Svetlana e gli altri 3 presunti mariti di lei, un altro russo, uno scienziato atomico giapponese, e un ladruncolo austriaco. Tutti legittimi, pare. E tutti, pare, con qualche frequentazione dalle parti della Lubianka. Se sono vere le voci insistenti di qui, e un inchiesta giornalistica, e le accuse di spionaggio che gli rivolgono i magistrati e il governo del suo Paese, l onorevole Bela Kovacs può stare tranquillamente in un romanzo di John Le Carré: eurodeputato ungherese, 55 anni e in patria numero 3 del movimento di estrema destra Jobbik, con una consorte sospettata di essere da oltre 30 anni un agente segreto di Mosca, si è visto bollare da qualche titolo come «l uomo del Kgb a Bruxelles». Lo accusano di lavorare per la Lubianka da quando aveva poco più di vent anni. Ma soprattutto, la procura generale di Budapest ha chiesto al Parlamento Europeo di revocargli l immunità da eurodeputato, che lo protegge dal processo e da un eventuale condanna fino a 8 anni di reclusione: dossier numero «2014/2044 (IMM)-JU- RI/8/00713», aperto dalla scorsa estate davanti alla Commissione affari giuridici dello stesso Parlamento Europeo, e fino a ieri mai chiuso, anzi «in attesa di responso». Questi 6 mesi e passa di meditazione hanno destato qualche perplessità, fra gli stessi eurodeputati. Anche perché Kovacs è sospettato, fra l altro, di usare fondi del Cremlino per sostenere Jobbik e per influenzare la politica europea, sulle orme di Marine Le Pen. Nel frattempo, e agendo fino a prova contraria con pieno diritto, ha continuato la sua attività parlamentare e di lobbying, da sempre in favore del Cremlino: per esempio, auspica che l Ungheria esca dall Ue per aderire all Unione eurasiatica voluta da A Budapest Esponenti del partito di estrema destra Jobbik alla cerimonia del 2007 per l inaugurazione della Guardia Magiara, dissolta nel 2009 (Reuters) L Europa non sa decidere su Bela Kovacs, l estremista ungherese che spia per Putin La Procura ha chiesto la revoca dell immunità per l europarlamentare del partito Jobbik 23 I deputati di Jobbik che siedono al Parlamento di Budapest (su un totale di 199) 3I parlamentari che rappresentano il partito di estrema destra ungherese al Parlamento Europeo 14,6 Per cento Le preferenze ottenute da Jobbik alle elezioni europee del 25 maggio 2014 Vladimir Putin, e giustifica l annessione della Crimea (su invito di Mosca un suo assistente personale, un italiano vicino al movimento Fiamma Tricolore, è stato inviato come osservatore al discusso referendum tenuto dopo l occupazione della penisola). Kovacs ha sempre negato recisamente ogni accusa, smentisce di aver mai avuto contatti con i servizi segreti di qualsiasi Paese. I suoi camerati di Jobbik, fra i quali è conosciuto anche come «KgBela», parlano di un «complotto giudaico» ai suoi danni. E stata l inchiesta di un giornalista investigativo ungherese, Andras Deszo, a far esplodere il caso. E a proporre una ricostruzione della vita di «KgBela» degna di Le Carré. Fin dai primi vagiti, letteralmente: l eurodeputato sarebbe infatti il figlio segreto di un soldato sovietico di stanza in Ungheria, poi adottato da un cittadino ungherese di nome Bela Kovacs, e da sua moglie. Il padre adottivo avrebbe avuto un lavoro come tecnico manutentore presso l ambasciata ungherese di Tokyo e qui, nel 1979, avrebbe trasferito anche la famiglia. Proprio a Tokyo, all università Sophia, il figlio Bela non ancora ventenne avrebbe incontrato la compatriota Svetlana Izstosina, o così almeno si faceva chiamare lei, coetanea attraente ma dal passato un po nebuloso. Seguirono un grande amore, e un matrimonio legittimo: anche se, secondo la ricostruzione fatta ora, la bella Svetlana era già sposata da 4 anni, ed altrettanto legittimamente, con lo scienziato nucleare giapponese Masanori Omiya. Che «Kg- Bela» abbia scoperto o no l inghippo, qualche anno dopo lui e Svetlana si trasferirono a Vienna: dove però, nel 1986, sarebbe saltato fuori un altro presunto marito, un pregiudicato di nome Mario Schon. Ancora una volta, non si sa che ruolo avesse «KgBela»: ma sposando Mario, Svetlana avrebbe ottenuto un passaporto austriaco, oltre a quelli russo e giapponese. E proprio questo, sempre secondo l inchiesta giornalistica, era il ruolo affidatole dal A destra «Jobbik- Movimento per un Ungheria migliore», è un partito politico di estrema destra nato nel 2003 e noto per le sue posizioni xenofobe, nazionaliste e antieuropee. Dal 2006 il leader del movimento è Gabor Vona, 36 anni. Jobbik è la terza forza del Parlamento ungherese Kgb: agente volante, cacciatrice di varie personalità e nazionalità con funzioni mimetiche. Lei e Bela, e forse Mario, avrebbero viaggiato continuamente fra Vienna e Mosca, in tempi in cui non era facile ottenere un visto. Infine, nel 2003, salutato il compagno austriaco, si sarebbero trasferiti a Budapest: in quello stesso anno veniva fondato Jobbik, il «Movimento per un Ungheria migliore», presto famoso per le sue parate in uniforme, le scorrerie nei campi Rom, e certe strane croci o frecce di vecchio gusto germanico ricamate sui suoi vessilli. Kovacs non aveva mai avuto contatti con movimenti di estrema destra: ma l incontro con Jobbik fu un amore a prima vista. La sua ascesa politica personale fu molto rapida, e rapidamente si rafforzarono anche le finanze del nuovo partito. Poi «KgBela» fu eletto all Europarlamento, con tanto di immunità: e qui, da sei mesi e passa, la verità che lo riguarda è «in attesa di decisione». loffeddu@corriere.it

15 ESTERI 15 Cuomo, icona liberal degli italiani d America Tre volte eletto governatore di New York, non si decise mai a correre per la Casa Bianca Fra i pochi politici contrari alla pena di morte, era favorevole da cattolico al diritto all aborto Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 Chi era Mario Cuomo era esponente di spicco dei Democratici e fu il primo governatore italiano dello Stato di New York, che guidò dal 1983 al 94. Progressista e cattolico, rinunciò a correre per la Casa Bianca DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK «l liberal perdono il loro poeta», titola il sito web Politico. Su ordine del sindaco Bill de Blasio, tutte le bandiere degli uffici di New York rimarranno a mezz asta per un mese in memoria di Mario Cuomo, primo governatore italoamericano di New York dal 1983 al 94, grande icona della sinistra, ma anche l uomo che spezzò i cuori di molti democratici rifiutando di candidarsi alla presidenza. Mario Cuomo è morto all età di 82 anni per insufficienza cardiaca poche ore dopo che il figlio Andrew, l attuale governatore di New York, aveva pronunciato il suo discorso di insediamento al secondo mandato senza dimenticare di citarlo: «Mio padre è nel cuore e nella L INTERVISTA GAY TALESE «Seppe vincere i pregiudizi Un personaggio più grande di Joe DiMaggio e Sinatra» Chi è Gay Talese, 82 anni, è uno scrittore statunitense di origini italiane Nel mondo letterario è considerato, con Tom Wolfe e Norman Mailer, tra i fondatori del «New Journalism». Dopo essere stato reporter del New York Times dal 1956 al 1965, ha collaborato con le principali testate americane Tra le sue opere più famose, La donna d altri e Onora il padre, entrambi editi da Rizzoli di Ennio Caretto «La comunità italo-americana ha perso il più grande dei suoi figli e l America ha perso uno dei suoi migliori leader. Mario Cuomo non era solo il simbolo del riscatto e del successo della nostra etnia dopo decessi di fatiche e incomprensioni. Impersonava anche la giustizia, l eguaglianza e la tolleranza a cui si dovrebbe ispirare la nostra nazione, la faceva sognare come la fece sognare Kennedy. Figurerà nella storia di New York come uno dei suoi governatori più amati». Così, al telefono dal suo appartamento a Manhattan, lo scrittore Gay Talese, l autore di «Onora il padre» e di «Ai figli dei figli», ricorda il più eloquente e carismatico dei politici italo americani, un uomo che per la maggioranza del pubblico avrebbe meritato la Casa bianca. Come giornalista del «New York Times», lei ne seguì l ascesa negli anni Settanta. Lo conosceva bene? «Sì, come quasi tutti gli italo americani di New York, e lo ammiravo, innanzitutto come uomo. Eravamo nati nello stesso anno, venivamo da famiglie modeste del Meridione, avevamo ricevuto la stessa educazione, nutrivamo gli stessi principi, ci eravamo fatti strada da soli nella Grande Mela studiando e lavorando, spronati dai nostri genitori. Nella comunità italo-americana mi sentivo un pioniere come lui. Ma nella maturità mi resi conto che stava facendo per essa molto più di me. Era la sua bandiera, il suo modello». In che senso? «Essere italo americani oggi può essere un vantaggio, ma ancora quaranta, cinquanta anni fa era uno svantaggio, molte porte erano loro chiuse. Sì, tra gli idoli del nostro paese c erano anche italo-americani, il campione di baseball Joe Di- Maggio che sposò l attrice Marilyn Monroe a esempio, o il grande cantante e attore Frank Sinatra. Ma era in parte folclore, e infatti per la maggioranza della popolazione lo stereotipo dello italo-americano rimaneva quello del mafioso. Mario Cuomo dimostrò che era falso». Come fece? «Io credo che ci riuscì oltre che per i suoi straordinari intelletto, cultura e comunicativa anche per la sua onestà e per il Dal Meridione Eravamo nati nello stesso anno, venivamo da famiglie modeste del Meridione Il ricordo del presidente Napolitano: «Fu penalizzato dalla discriminazione etnica» «Apprendo con forte commozione la notizia della scomparsa di Mario Cuomo, personalità che nei decenni scorsi ha costituito una presenza importante nella storia politica degli Stati Uniti e che ha impersonato il meglio degli italiani d America». È quanto ha affermato ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Uomo di grande sensibilità e senso della misura - ha aggiunto il Capo dello Stato - dovette, come ho potuto constatare negli incontri personali con lui, nello sviluppo della sua carriera politica pagare un pesante prezzo per le prevenzioni e i pregiudizi nei confronti degli italiani. Egli in effetti ne fu colpito nella massima aspirazione a cui avrebbe potuto aspirare. Partecipo al dolore della signora Matilda e di tutta la sua famiglia». suo impegno sociale. Era l ultimo dei leoni liberal, come ha scritto un giornale, un democratico genuino, ma era soprattutto un uomo decente, un buon padre di famiglia, caritatevole, persino idealista. Quando parlava, la gente avvertiva che era sincero, che i suoi programmi di riforme erano davvero intesi per il bene comune, che si atteneva a un codice etico. Non a caso faceva paura ai repubblicani». Il suo governatorato pose quindi fine ai pregiudizi nutriti dall America sugli italo americani? «Secondo me sì. Mario Cuomo seppe trascendere le proprie origini. Raccoglieva in sé il meglio dell Italia e degli Stati uniti. Era un patriota americano, ma era anche il custode dei valori italiani. Su queste basi, prima di lui un altro politico della nostra etnia, Fiorello La mente di ogni persona presente». Più tardi, un altro dei figli, il giornalista della Cnn Chris Cuomo, ha commentato: «Ha aspettato il giorno di Andrew e poi ha mollato. È stato un padre fino alla fine». I siti web e le prime pagine dei giornali sono stati inondati di tributi. «Un ragazzo cattolico del Queens che credeva in Dio e nell America lo ha definito Obama - Una voce risoluta per la tolleranza, l inclusività, l equità, la dignità». «Un faro dei valori liberal, in un era in cui erano screditati, capace di sfidare Reagan al culmine della sua presidenza», ricorda il New York Times. «La sua vita incarna il sogno americano», scrivono in un messaggio congiunto Bill Clinton (suo iniziale rivale e poi alleato) e Hillary (che Cuomo incoraggiava a «fare qualcosa di veramente grande»). I reverendi Al Sharpton e Jesse Jackson elogiano il suo impegno per i diritti civili e qualcuno lamenta che non ci siano più politici davvero di sinistra come lui Ma il rispetto supera gli schieramenti. L ex sindaco Bloomberg lo ammira perché «non si fece mai piegare dai venti politici, né sulla pena di morte né su altre questioni». Cuomo fu infatti uno dei pochi politici americani a opporsi alla pena di morte e, da cattolico, sostenne il diritto all aborto.molti repubblicani lo definiscono «un gigante della politica»: dal governatore George Pataki che lo sconfisse nel 94 a quello attuale del New Jersey Chris Christie. Anche il New York Post, pur sottolineando le divergenze Col figlio Andrew, a sua volta governatore di New York In campagna elettorale Prima della rielezione a governatore dello Stato di New York negli anni Novanta (Foto New York Times) Con Bill Clinton Allora presidente Usa, nel 1994 (Ap) Con Mandela Durante la sua visita a New York nel 90 (Ap) ideologiche, lo esalta per le abilità oratorie e lo ringrazia per aver salvato il quotidiano dalla bancarotta nel 93. Non manca chi, sia a destra che a sinistra, nota che i risultati ottenuti da Cuomo non sempre furono all altezza della sua retorica. «Si fa campagna elettorale con la poesia, si governa con la prosa», ripeteva lui stesso. Ma molti reporter che con questo governatore «brillante e frustrante«hanno condiviso 12 anni di lavoro e di vita sembrano preferire oggi gli aneddoti piuttosto che i bilanci. «Per i reporter degli anni 80, Cuomo era una rock star e i suoi discorsi venivano raccontati come si fa con i concerti», scrive David Colton su UsaToday. Viviana Mazza Guardia, il sindaco di New York, un repubblicano, aveva attratto forti consensi. Ma era stata una parentesi, nessun italo-americano aveva raccolto la sua eredità. Con Cuomo, si aprì un nuovo capitolo». Vuole dire che nemmeno in politica c è più limite a quanto gli italo-americani possono raggiungere? «Esattamente. Alla Corte Suprema siedono più italo-americani che esponenti delle altre etnie. Negli ultimi decenni abbiamo retto Ministeri e Forze armate. Prima o poi arriveremo anche alla Casa Bianca. Sono convinto che ci saremmo già arrivati negli anni Ottanta o Novanta con Mario Cuomo se si fosse candidato». E vero che rifiutò di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti perché un membro della famiglia era sospettato di legami mafiosi? «Penso di no, anche se Bill Clinton, suo compagno di partito, che temeva di essere eclissato da lui, vi accennò nel corso della vittoriosa campagna elettorale del Cuomo era un uomo molto riservato, molto protettivo della famiglia e molto lontano dai pettegolezzi Il meglio di due mondi Andò oltre le proprie origini. Raccoglieva il meglio dell Italia e degli Usa e dagli scandali. A mio parere, non si sentì di pagare il prezzo familiare e personale che le nostre elezioni comportano. Non gli fu facile, tenne l America in sospeso per mesi e mesi, tanto che lo definirono un Amleto». Sarebbe stato un grande presidente? «Immagino di sì. Alla convention democratica di San Francisco del 1984, da cui emerse anche Geraldine Ferraro, la prima italo-americana candidata alla vicepresidenza, Cuomo tenne un discorso trascinante come non se ne sentivano dai tempi di Kennedy. Per quanto concerne la politica non aveva nulla di amletico. Era dalla parte dei deboli, praticava la politica dell inclusione. Non sapremo mai come sarebbe l America oggi se fosse stato presidente per otto anni».

16 16 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera

17 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 Banchiere Negli atti di un processo in corso in Florida c è la testimonianza di due donne che accusano il banchiere Jeffrey Epstein (foto) di averle «costrette a prostituirsi con persone molto potenti del mondo finanziario e politico» in modo da poterle ricattare. Tra questi ci sarebbe anche il principe Andrea Il principe Andrea accusato di rapporti con una minorenne Buckingham Palace nega: «Tutto falso» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA Andrea, la pecora nera dei Windsor, sta mandando di traverso alla famiglia reale gli ultimi scampoli di feste natalizie. Anche se la storia che lo coinvolge ha tutta l aria di una solenne trama di ricatti nonché di bufale rilanciate da una parte all altra dell oceano, il fatto che una donna negli Stati Uniti lo accusi di avere ripetutamente abusato sessualmente di lei a Londra, ai Caraibi e a La donna La trentenne sostiene che a 17 anni fu costretta a stare con il duca in tre occasioni New York quando era diciassettenne e, tanto per mettere il dito nella piaga, che il principe sia stato partecipe di orge con prostitute, ha mandato in tilt le linee telefoniche di Buckingham Palace. E ha costretto i sempre discreti portavoce della Regina a uscirsene con un dichiarazione (cosa rarissima, visto che in genere preferiscono rispondere con un lapidario «non commentiamo») per giurare ai sudditi che ogni «indiscrezione di indecenza con minori è categoricamente falsa». L ex marito di Sarah Ferguson, quinto nella linea ereditaria della corona, non ha un curriculum immacolato. Scandali e scandaletti sono ricorrenti, gli sono pure costati la carica di rappresentante speciale nel mondo per il commercio e gli investimenti britannici: ad esempio la vendita gonfiata della villa di Ascot con 12 stanze da letto a un tycoon del Kazakistan, 15 milioni di sterline anziché 12 (tre milioni intascati in nero?). Ci sono poi i capitoli delle piccanti relazioni con porno star (invitate persino a Palazzo, ultima la «modella» croata Monika Jakasic). Per non parlare dei vizietti e delle stravaganze, tipo giocare a golf nei giardini di Buckingham Palace e ordinare alle guardie di raccogliergli le palline. Per finire: le amicizie con trafficanti d armi di mezzo mondo. Tutte faccende che hanno indotto la mamma Elisabetta a tenerlo il più lontano possibile dai riflettori. Il caso che ora plana dagli Stati Uniti sui Windsor (da prendere con un milione di Carriera Il principe Andrea, secondogenito della regina Elisabetta, ha 54 anni. Dal 1986 al 1996 è stato sposato con Sarah Ferguson (due figlie: Beatrice nata nel 1988 ed Eugenie due anni più tardi). Da giovane era chiamato «Andy the Randy» (il mandrillo). Quinto in linea di successione al trono, il duca di York ha partecipato alla guerra delle Falklands e ha fatto il pilota dell Aviazione prima di fare il mediatore d affari (foto Ansa) punti interrogativi ma pur sempre imbarazzante) è la coda di una vicenda che si trascina da almeno cinque o sei anni. Il duca di York, secondo figlio maschio di Elisabetta, è molto amico (o lo era, «un mio errore del passato» ha più volte ripetuto Andrea) di un ricchissimo banchiere d investimenti americano, Jeffrey Epstein, che fra le tante sue attività si segnalava per «regalare» incontri con prostitute alla sue rete di contatti esclusivi. Attività che gli è già costata 18 mesi di carcere e una serie infinita di processi. Dagli atti di un procedimento che si celebra in Florida e che la rivista Politico Magazine ha pubblicato, saltano fuori i particolari che riguarderebbero Andrea. Nel 2011 qualcosa era stato spifferato a Vanity Fair (edizione americana) che ne ESTERI 17 aveva costruito un mirabile articolo per raccontare i guai del principe. Adesso la faccenda ritorna con i virgolettati di due donne, indicate negli atti come «Jane Doe 3» e «Jane Doe 4», le quali puntano l indice contro il banchiere Jeffrey Epstein. Ma è il capitolo di «Jane Doe 3» che, stando a quei documenti, si rovescia sui Windsor. La donna, oggi trentenne, riferisce che quando aveva 15 anni fu costretta da Epstein a diventare «una schiava del sesso», che pur avendo tentato più volte di fuggire non vi riuscì mai, che Epstein la costringeva a «rendersi sessualmente disponibile con persone potenti del mondo finanziario e politico» in modo da ricattarle, che una di tali persone era il duca di Kent e con lui fu obbligata a incontri di letto «in tre luoghi: un appartamento di Londra, uno di New York, e in un isola privata delle Virgin Islands americane (in un orgia con numerose minorenni)». Che si tratti di verità incontestabile è davvero arduo sostenerlo. Anzi. Che sotto o a Incontri Sarebbero avvenuti in un appartamento di Londra, a New York e alle Isole Virgin fianco o sopra ci sia un gioco di vendette è probabile. Che a Buckingham Palace la notizia abbia creato non poco imbarazzo lo rivela l inusuale prontezza delle repliche affidate ai maghi della comunicazione reale. E che Andrea, la pecora nera, rovini la Befana dei Windsor è fuori di dubbio. Fabio

18 18 Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera Cronache Le fasi Da sinistra: Fabrizio Pulvirenti in Sierra Leone il 17 novembre; l arrivo a Roma il 25 novembre, dopo il contagio; ieri, guarito (foto Emergency, Reuters) «Ebola e le mie due settimane senza ricordi» Il diario del medico di Emergency che ha sconfitto il virus. Dal ricovero il 25 novembre alle dimissioni ieri La vicenda Il 25 novembre Fabrizio Pulvirenti viene portato in isolamento allo Spallanzani: ha contratto in Africa il virus Ebola Ieri il dottore è stato dimesso (sopra il ministro della Salute Beatrice Lorenzin) ROMA È un uomo molto diverso da quello che in una foto scattata il 17 novembre appare sorridente e in carne, sullo sfondo i paesaggi della Sierra Leone, poco prima di scoprire che era stato contagiato dal virus combattuto in Africa, come volontario di Emergency. Dimagrito di almeno 10 chili, i segni del decubito su nuca e ginocchio, i muscoli come risucchiati dalla disidratazione patita: «Devo recuperare la massa, poi se potrò tornerò in Africa. Paura? Certo, altrimenti sarei un folle». Fabrizio Pulvirenti racconta commosso la sua esperienza di sopravvissuto. Irriconoscibile rispetto a 37 giorni fa quando arrivò allo Spallanzani di Roma chiuso in una barella bioprotetta, trasportato da Lakka a Roma. Ieri è stato dimesso. Guarito. Per salvarlo è stato fatto il massimo anche a livello di costo. Un milione, tutto compreso, è la stima. Prima settimana Allo Spallanzani, centro di eccellenza per la cura delle malattie infettive, era tutto pronto. Da mesi si addestravano per affrontare l emergenza. Ad attenderlo il 25 novembre c era una task force speciale, 15 infermieri e altrettanti medici. Fino ad allora tante simulazioni, il personale selezionato, esercitato nel proteggersi e lavorare in un reparto di alto isolamento. Si è subito capito che la faccenda era seria. Il secondo giorno il primo momento critico. La trasfusione di una sacca di plasma di un infermiera convalescente, curata in Spagna, portata con procedura speciale da Madrid, scatena una reazione abnorme. Pulvirenti interrompe gli essenziali contatti telefonici e via mail con parenti e colleghi dell ospedale Umberto I di Enna, la città dove lavora. Un segnale negativo. E infatti peggiora, i bollettini medici si fanno più scarni. La situazione precipita, il virus guadagna terreno, cominciano a manifestarsi gravi emorragie, l attacco più travolgente di Ebola. Seconda settimana Sei dicembre, tarda serata. Due medici dell unità di crisi abbandonano la cena di lavoro organizzata con un gruppo di infettivologi e corrono in ospedale per l emergenza che temevano. Le condizioni del «paziente zero» italiano sono in declino rapido. È incosciente, il suo organismo ha ceduto. Lo trasferiscono in rianimazione, sgomberata in poche ore dei malati «ordinari» che vengono accolti da altri centri romani. La città si mobilita. Fabrizio è debilitato dalla perdita di diversi litri di liquidi, 5 litri al giorno, la febbre oltre 40: «Ho cercato di far prevalere la razionalità dell infettivologo. Poi il paziente ha avuto il sopravvento». Per la squadra che lo assiste il rischio di contagio aumenta. Serve una seconda trasfusione di plasma, ricco di anticorpi che potrebbero contrastare l infezione. Stavolta la sacca viene dalla Germania. È del suo stesso gruppo sanguigno. Una fortuna. Il ministero della Salute coordina le operazioni con decreti, autorizzazioni speciali, sostegni economici. «L Italia che funziona e tutto il mondo am- La crisi Il 6 dicembre le sue condizioni sono precipitate. «Se potrò tornerò in Africa» mira», dice il ministro Lorenzin che ha ricevuto le congratulazioni di Napolitano (estese al direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito). Terza settimana Dopo cinque giorni di estrema preoccupazioni e lotta tra vita e morte, il medico di Emergency si riprende, i valori evidenziati dalle analisi migliorano, i laboratori di virologia lavorano in modo frenetico. Viene dato il via libera a un altro farmaco sperimentale. In tutto saranno quattro, in accordo con le organizzazioni internazionali. Ed ecco il ritorno nella stanza non intensiva, ma sempre col massimo di precauzioni: «Ho un vuoto di due settimane, non ricordo nulla». Gli infermieri, finita la paura, non nascondono di averne provata parecchia: «Ci misuravamo in continuazione la febbre, il primo sintomo a comparire. Ognuno di noi temeva di aver eseguito manovre potenzialmente pericolose». Quarta settimana Siamo sotto le Feste. Non si sa quale formula terapeutica abbia funzionato. Fatto sta che 38 Giorni Quanto è durato il ricovero del medico malato 1Milione La somma spesa per le cure il dottor Fabrizio comincia a alzarsi dal letto, mangia da solo, riacquista autonomia, riprende i contatti con l esterno: «Appena potrò tornerò in Sierra Leone, Paese di bellezza straordinaria e donerò il mio sangue perché sia utile ad altri», confidava in un intervista al Corriere. Non può ricevere visite. Intorno a Natale, il dono sotto l albero. Negative le analisi sull ultimo liquido ancora infetto, le urine. Il virus non c è più. Il convalescente è molto debole, ma intravedere il lieto fine. Quinta settimana Anche la seconda analisi di conferma è negativa. Ebola è stata sconfitta. La task force coordinata da Nicola Petrosillo e Emanuele Nicastri, gioisce. Ieri la conferenza stampa, le lacrime, gli applausi. Della malattia del dottor Fabrizio resta il virus che lo stava uccidendo, il Makona INMI-1, dal nome del fiume dove l epidemia ha avuto origine e dall acronimo Istituto nazionale malattie infettive. Ora è al sicuro in un centro americano Margherita De Bac mdebac@corriere.it Le immagini Il viaggio dei profughi in fuga dalla Siria nella pancia del cargo E ccolo il carico della Blue Sky M, condotta in salvo dagli italiani a Gallipoli: 797 donne, uomini e bambini stivati come merce nella pancia arrugginita di un cargo. Le immagini riemergono dal telefono di Borhan, rifugiato siriano approdato come gli altri il 31 dicembre, ora ospite di un centro di accoglienza a Milano. Sono state scattate durante i primi giorni di navigazione, «quando i cellulari funzionavano ancora». Il ragazzo le mostra come prove della storia che racconta Feras, delegato dai profughi a parlare. Il cargo aspettava al largo di Mersin, Turchia, i passeggeri erano stati imbarcati poco alla volta, con scafi piccoli: dollari gli adulti, la metà i bambini. Tutti in stiva, le coperte stese sul ferro, i vestiti uno sull altro, avvocati, pescatori, insegnanti, donne incinte, neonati. «Da mangiare ci davano scatolette e biscotti». Un capitano «turco, che non abbiamo mai visto», tre uomini di equipaggio «che parlavano arabo», scomparsi. Il ragazzo fermato in Italia come presunto scafista, Rani Sarkas, «non c entra nulla, è uno di noi». Otto giorni in mare, una tempesta in mezzo a due isole greche, la rotta deviata verso l Albania, la deriva, il panico. «Piangevano anche gli uomini, acqua e cibo erano finiti». Poi i soccorsi. Alessandra Coppola

19 Corriere della Sera Sabato 3 Gennaio 2015 Traghetto in porto, c è la scatola nera «Già in passato non rispettati gli ordini» Il comandante ai pm: «In altri viaggi avevo bloccato il responsabile del carico». Che ora è indagato 11 Le vittime accertate dell incendio a bordo del traghetto Norman Atlantic: tra queste due sono italiane 499 I passeggeri che viaggiavano a bordo del traghetto domenica tra ufficiali, in overbooking e clandestini DALLE NOSTRE INVIATE BARI Il comandante Argilio Giacomazzi l ha raccontato al pubblico ministero Ettore Cardinali: «In precedenti viaggi ero dovuto intervenire per bloccare Pavlos Fantakis nelle operazioni di carico. A volte le avevo perfino sospese poiché non erano stati rispettati gli ordini sulla distribuzione dei pesi. In alcuni casi avevo anche informato l armatore di tutto questo». Un accusa precisa dalla quale è scaturito uno dei quattro nuovi avvisi di garanzia notificati ieri dalla procura di Bari per il naufragio del Norman Atlantic: Fantakis, appunto. È lui che ha il ruolo del cosiddetto «supercargo», cioè persona di fiducia del noleggiatore della nave (la greca Anek Lines) che fa parte dell equipaggio e che affianca il primo ufficiale nelle operazioni «di caricazione», passaggio delicato da cui dipende la stabilità del traghetto. Al di là dell accusa formale contenuta nell avviso di garanzia e che Fantakis condivide con gli altri inquisiti (omicidio colposo plurimo e naufragio colposo), il pubblico ministero è quindi convinto che l uomo chiave del noleggiatore non abbia osservato le regole legate al suo incarico. E il comandante con il suo racconto ora avvalora l ipotesi. Ed è sempre Giacomazzi a tirare in ballo con il suo interrogatorio altri due degli indagati di ieri: il napoletano Luigi Iovine, 45 anni, primo ufficiale di coperta, e il siciliano Francesco Romano, 56 anni, secondo ufficiale di macchina. Il comandante ha spiegato ai magistrati che è il primo ufficiale a «ricevere i mezzi e imbarcarli» e a «ritirare la lista di imbarco in cui sono indicati i pesi», mentre «il noleggiatore non ha mai messo a disposizione del comandante le polizze di carico». Tutt altra questione è invece quella che riguarda il secondo ufficiale, di guardia in plancia. Francesco Romano era «capo lancia», cioè il responsabile delle scialuppe di salvataggio. Dice il comandante: «Ha lasciato scendere in mare l unica lancia disponibile, con solo 50 passeggeri, senza aspettare il via libera». Ultimo iscritto nel registro degli indagati in ordine di tempo è il legale rappresentante della Anek, ancora da identificare. E con i due inquisiti della prima ora (il comandante Giacomazzi e l armatore Carlo Visentini) il numero sale a sei. Ma è lo stesso procuratore capo Le indagini Quattro i nuovi avvisi di garanzia. Un marinaio: nulla è andato come doveva, tutti nel panico Giuseppe Volpe ad anticipare nuove possibili iscrizioni di altri membri dell equipaggio: «per l inosservanza degli obblighi» durante l emergenza e quindi per le omissioni e gli errori nell assistenza ai passeggeri. Che le operazioni di salvataggio siano sfuggite al controllo del personale di bordo lo conferma in qualche modo anche Angelo Tommaso Paniscotti, 58 anni, marinaio. Al citofono di casa sua, a Molfetta, risponde con la voce rotta dall emozione: «Nulla è andato come doveva... C è stato il panico e non soltanto fra i passeggeri». Il caos che è costato la vita ad almeno 22 persone, 11 recuperate e altrettante ancora disperse. Sull unica lancia di salvataggio ammainata sono saliti alcuni membri dell equipaggio, forse 6-7 e comunque oltre il numero consentito (cioè 3) dalle regole della navigazione. La vicenda Poco dopo l una di notte di domenica 28 dicembre scoppia un incendio a bordo del traghetto Norman Atlantic, diretto dal porto ellenico di Igoumenitsa ad Ancona, al largo delle coste albanesi I soccorsi si attivano, però sono resi difficoltosi dalla mareggiata e dal maltempo nell area CRONACHE 19 In pratica una fuga che potrebbe diventare un titolo di reato: abbandono della nave. Davanti al relitto del Norman Atlantic, attraccata ieri al porto di Brindisi, è immediato il pensiero alle ore più drammatiche. L assedio del fuoco, delle onde, del fumo... Alcuni dei sopravvissuti raccontano: «Abbiamo visto morire persone asfissiate. Quando una porta tagliafuoco si è chiusa molti sono rimasti bloccati dietro di noi, non l hanno superata. Battevano con le mani perché riaprissimo ma non ce l abbiamo fatta. Due li abbiamo visti chiaramente dagli oblò cadere e morire soffocati». Sulla nave, dunque, dovrebbero esserci dei cadaveri ma un primo sopralluogo degli inquirenti, ieri, si è limitato alle parti superiori e non alla stiva, per motivi di sicurezza. Recuperata la scatola nera che può registrare per una durata massima di 15 ore, dopodiché azzera i dati e sovrascrive il nuovo periodo. A salvare la cronaca dell emergenza è stato il comandante Giacomazzi: «Senza che nessuno me l avesse chiesto, dopo aver azionato l allarme generale, ho premuto il pulsante rosso che blocca la registrazione per evitare la sovrascrittura e la perdita dei dati». Giusi Fasano Ilaria Sacchettoni La storia di Paolo Conti DAL NOSTRO INVIATO BRINDISI «Bravi, bravi!». La Norman Atlantic spande il suo fumo e l acre odore di bruciato nel vento gelido di Brindisi, è da poco attraccata al molo di Costa Morena Nord. Un applauso parte dalla piccola folla di Vigili del Fuoco. Alle un furgone rosso apre e chiude rapidamente il portellone per portarsi via Marcello Licchello, Antonio Falcone, Claudio Zippo, Danilo Cafarella, Lucio Lopez, Alessandro Morello, Fabio Lazzari e Fernando Lanzillotti, i loro otto colleghi imbarcati il 28 dicembre a bordo dei tre rimorchiatori della flotta dei Fratelli Barretta Tenax, Asmara e Marietta Barretta e rimasti ininterrottamente in mare, Capodanno compreso, e senza ricambio.si deve a loro, insieme I giorni trascorsi con il relitto di pompieri e rimorchiatori «È stato il Capodanno più bello» ai diciotto uomini dei tre rimorchiatori, se l incendio a bordo della Norman Atlantic è stato domato. Arrivati a Brindisi, sono stati affidati ai controlli medici e restituiti alle famiglie. Qualcuno è stato malissimo, l abitudine all alto mare non è un obbligo. È arrivato l elogio del ministro dell Interno, Angelino Alfano: «Il loro contributo è una ulteriore dimostrazione del presidio di sicurezza che il corpo dei Vigili del Fuoco rappresenta, un punto di riferimento sicuro». Diversa l atmosfera tra chi è abituato a vivere in mare. «È stato il più bel Capodanno della mia vita. Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto tutti insieme». Luigi Manesi ha appena lasciato il comando della Tenax e ha l aria stravolta di chi ha dormito poche ore in un Esperto Luigi Manesi, il comandante del Tenax, uno dei rimorchiatori della società Barretta intervenuti sul Norman Atlantic mare in burrasca con un solo obiettivo: «Volevamo portarli a casa tutti, tutti... Nella notte si vedevano tante lucette e a ogni lucetta corrispondeva un passeggero. E io pensavo: Non ne dobbiamo perdere nessuno. Abbiamo salvato molte vite, tutti noi». Il momento più difficile? «Quando il comandante della Norman Atlantic, Argilio Giacomazzi, ci ha urlato: Adesso dovete dare tutto quello che potete, abbiamo le fiamme a quattro metri da noi. E abbiamo fatto tutto, anzi più di tutto il possibile». Il giudizio di Manesi sul comportamento di Giacomazzi è ottimo: «È stato un comandante stupendo. Ha mantenuto la calma e la tranquillità per evitare il panico, lo posso testimoniare». Luigi Manesi ha pagato un prezzo affettivo non indifferente: «Il 30 dicembre dovevo festeggiare i miei 25 anni di matrimonio. Avevamo già prenotato tutto, un piccolo viaggio... Il piano è saltato ma io, lo ripeto, sono felice di quello che abbiamo fatto. Cioè salvare la vita alle persone e riportare la nave qui in porto». Accanto a lui c è Nicolò Marinangeli, alla guida del Marietta Barretta (Luigi Zizzi era sull Asmara): «Il momento più difficile è stato al nostro arrivo, quando il traghetto era in fiamme sentivamo via radio la disperazione del comandante del traghetto che ci chiedeva di buttare acqua a tutto spiano». Un uomo in tuta bianca la barba lunga e l aria distrutta racconta sulla banchina la sua fatica e le sue angosce in quelle ore. È il direttore di macchina Roberto Fedele, anche lui dipendente Barretta. È uno dei Alle prime luci dell alba il comandante dice di non poter più manovrare la nave che viene spinta sempre più vicina all Albania Per giorni il bilancio su superstiti, vittime e dispersi diventa un caso Tra lunedì e martedì c è anche un braccio di ferro su dove portare il relitto se in Italia o in Albania. Ieri la nave sotto sequestro arriva a Brindisi (nella foto Reuters sopra) cinque uomini della compagnia con Giovanni Diana, Francesco Scaraffile, Antonio Mondelli e Stefano Scevola che sono stati calati sul Norman Atlantic dagli elicotteri della Marina Militare per spegnere le fiamme e permettere l aggancio del traghetto ai rimorchiatori. Fedele ha in mente un immagine: «Vedevo tutti quei passeggeri sul ponte ammucchiati e rannicchiati, sembravano tante formiche. Noi ci siamo occupati di spegnere le fiamme e raffreddare le lamiere, altrimenti non avremmo potuto agganciare la nave e portarla via. Cosa mi ha colpito a bordo? Il vetro fuso, non lo avevo mai visto. Le lamiere contorte. Farmi calare dall elicottero? Non ho avuto paura, anche se era la prima volta. Lo dovevo fare, e l ho fatto». E anche lui, all inevitabile domanda su Giacomazzi, risponde: «Un grande uomo, un grande uomo». L armatore Giuseppe Berretta non nasconde l orgoglio: «Un lavoro straordinario». Sua cugina Rosy Berretta va a bordo della Tenax per abbracciarli tutti: «Sono bravissimi. Sono i nostri pirati buoni». E se li bacia ridendo.

20 20 CRONACHE Chi sono Lei Martina Levato (in alto), 23 anni, studentessa della Bocconi, ha scagliato a Milano un contenitore di acido muriatico sul volto di Pietro Barbini, 22 anni, ex fidanzato, deturpandolo gravemente. È attualmente detenuta nel carcere di San Vittore Lui Alexander Boettcher (foto in basso), 30 anni, compagno di Martina, avrebbe cercato di colpire il ragazzo con un martello La storia di Claudio Del Frate La verità del ragazzo ferito dall acido «Martina era mia amica, non ci credo» I familiari: la sua unica colpa è aver cercato di proteggerla da un amante squilibrato Il giovane milanese è ancora grave in ospedale. Così lei usava gli sms per creare gelosie Catania L eruzione Le ceneri dell Etna bloccano gli aerei Il reato Per le «lesioni gravissime» condanna fino a 12 anni Una recente sentenza della Cassazione sarà la chiave per il futuro processo ai responsabili dell aggressione con l acido allo studente di Milano: lo sfregio al volto, per la giustizia, si qualifica permanente, anche se si potrà poi intervenire con la chirurgia. E gli attuali danni al ragazzo modificheranno l attuale accusa per la coppia Boettcher-Levato almeno in «lesioni gravissime» (pena massima, 12 anni). MILANO Era un amica, niente più, una compagna del liceo «Parini» con cui aveva avuto un piccolo flirt, di quelli che si ricordano appena, nel tempo che passa, quando si resta in contatto con affetto. Quella ragazza, Pietro Barbini, 22 anni, se l è ritrovata di fronte in una strada scura della periferia di Milano, mentre scorreva un citofono, nel luogo che lei e il suo compagno avevano scelto per l agguato. Martina Levato, 23 anni, studentessa della Bocconi, a metà pomeriggio di domenica scorsa era incappucciata. E ha scagliato addosso a Pietro un contenitore di acido muriatico. Ora, in ospedale, Pietro è «vigile, cosciente, collaborativo» (dicono i medici). Sta lottando. I chirurghi cercano di salvargli l occhio destro. Non ha voluto vedere gli sfregi che ha sul volto ed è giusto che sia così, non deve. Però, con i suoi familiari, ha parlato di Martina e tanto gli sembra assurda quell aggressione, che più volte ha ripetuto, incredulo: «Non riesco ancora a crederci, era una mia amica, ma come è riuscita a farmi una cosa del genere?». Ecco, questa è la domanda a cui cercano di dare una risposta anche gli investigatori dell Ufficio prevenzione generale della questura. Perché, questo è certo, il movente di quell agguato sta dentro il vortice torbido del rapporto in cui s erano calati Martina e Alexander Boettcher, 30 anni, l uomo (sposato) che in casa teneva un bisturi e una bottiglia di cloroformio per incidere le sue iniziali sul corpo delle compagne («quelle che me lo chiedevano»). Il lavoro di analisi ruota intorno ai messaggi via whatsapp che Pietro e Martina si sono scambiati l estate scorsa. Scorrendo quelle frasi si ha l impressione di una ragazza che ha cercato di manipolare le sue relazioni per attirare su di sé l attenzione del suo amante: prendeva i messaggi di Alexander (molto morbosi) e li girava a Pietro, che stava frequentando un master in economia a Boston; in qualche modo si presentava come la vittima. E Pietro, raccontano persone molto vicine alla famiglia, «faceva semplicemente quel che un ragazzo perbene fa con una sua amica, le consigliava di allontanarsi da un fuori di testa del genere». Poco dopo, però, lei mostrava quei «consigli» al suo amante e probabilmente non è un caso che avesse contattato Pietro, «un ragazzo di successo, il più bello della scuola». Giocava sulla gelosia; per poi mostrarsi pronta a cacciare il suo amico dalle dinamiche alterate della coppia. È in questa assurda rete che è stato tirato dentro «un ragazzo innocente come spiegano ancora le persone vicine alla famiglia ed è inaccettabile che oggi Martina stia tentando di scaricare la colpa su presunte L Etna continua la sua attività e per tutta la giornata di ieri il nuovo cratere di sudest ha dato vita a una emissione di cenere, che è diventata costante intorno alle La cenere lavica è adagiata sui fianchi del vulcano. L aeroporto di Catania è stato chiuso alle 18.30: voli dirottati su Comiso e Palermo. Oggi, dopo una riunione dell unità di crisi, le attività dello scalo dovrebbero riprendere normalmente. Sabato 3 Gennaio 2015 Corriere della Sera intromissioni di Pietro nella sua vita, che non ci sono mai state, perché s è sempre e soltanto trattato di un tentativo di proteggerla. Era lei a chiedergli consigli». Ecco, l ultimo elemento utile a cercare di capire l origine assurda di questo male è la sensazione che hanno avuto alcuni inquirenti: «Quella ragazza ricorda gli appartenenti a una setta, che vivono un rapporto completamente scollegato dalla realtà, in un mondo che è tutto nella loro testa». Il primo progetto architettato dalla coppia era di aggredire Pietro sotto casa, con la scusa di dovergli recapitare un pacco regalo (lo studente era appena rientrato per le vacanze; aveva soltanto mandato un banale messaggio di auguri a Martina). Pietro, insospettito, si era rifiutato, ma dopo 3 o 4 telefonate al giorno aveva accettato di recarsi alla consegna. Stava andando in motorino, ma suo padre ha avuto un sesto senso e gli ha detto: «È meglio che ti accompagni io». Se non fosse andato, Pietro sarebbe rimasto solo, colpito dall acido, vittima di Boettcher che lo inseguiva con un martello. E se l uomo non fosse stato arrestato subito, l inchiesta sarebbe stata più complicata. Oggi invece gli investigatori stanno esaminando possibili collegamenti con altre due aggressioni con l acido, per capire se Boettcher o Martina siano coinvolti. Il dramma nei genitori di Pietro è nelle frasi del medico che lo sta curando, Vincenzo Rapisarda: «L acido ormai ha fatto il grosso dei danni, ma purtroppo continua a corrodere. Alcune cicatrici resteranno permanenti, altre contiamo di eliminarle». I genitori di Pietro hanno accettato di parlare con i genitori di Martina, perché lei ha lanciato l acido, ma quei due professori di matematica di Bollate sono mortificati. Il padre di Pietro ricorda la voce del figlio in quel buio pomeriggio, appena l acido lo aveva investito, e lui ha pensato solo a proteggere il genitore, urlando: «Scappa, scappa, sono dei pazzi». Elisabetta Andreis Gianni Santucci Il ritorno di Francesco, che sognava la Legione Scappato da Mercallo tre anni fa dopo aver mentito sugli esami universitari mai sostenuti Il giallo Francesco Rigoli, il 31 ottobre 2011, all età di 24 anni, scompare da casa a Sordio (Lodi) La ricerca Partono subito le indagini che si concludono un paio di mesi dopo quando gli inquirenti appurano che si è trattato di un allontanamento volontario La laurea Francesco si sarebbe allontanato a causa del ritardo negli studi, che aveva nascosto ai genitori Il ritorno Francesco Rigoli è tornato a casa per tre giorni dopo lo scorso Natale DAL NOSTRO INVIATO MERCALLO (VARESE) Quale risorsa ha a disposizione un uomo in fuga da se stesso e dal suo passato? Arruolarsi nella Legione straniera. Come nel più classico dei feuilleton Francesco Rigoli ha bussato a quella porta ma è stato respinto. Ma anche un aspirante mercenario ha un cuore e così Francesco, che da tre anni era scomparso nel nulla, ha letto su Facebook l accorato appello della famiglia perché si facesse vivo e ha deciso di fare ai genitori un regalo di Natale: è tornato a casa e ha passato qualche giorno con loro. Ora dicono sia già ripartito per la Francia, dopo aver dato un bacio alla madre ricoverata in ospedale ma non si capisce se è la realtà o solo una mossa per sviare curiosi e rompiscatole. Un fatto però è certo: Francesco Rigoli, 27 anni, due giorni prima di Capodanno è risbucato dal suo nulla bussando a casa del padre Silvano a Mercallo, il paese del Varesotto dove la famiglia ha una casa di vacanza e dove si rifugia appena può dal paese di residenza che è Sordio, in provincia di Lodi. Proprio da Sordio il 31 ottobre del 2011 il giovane era sparito scegliendo per la sua uscita di scena un fondale gotico: la notte di Halloween aveva fatto credere di essere diretto a una festa a Milano ma due giorni dopo la sua Fiat Punto era stata trovata incendiata a Gaggiano, appena fuori Milano. Unica traccia: l improvviso prelievo di 7 mila euro dal conto in banca e un biglietto ritrovato all interno di un libro: «Il paese mi sta stretto, voglio girare l Europa». Erano seguiti la denuncia ai carabinieri e le prime indagini che avevano però ben presto raggiunto una ragionevole certezza: quella di Francesco era stata una fuga volontaria, dettata da un motivo concreto. Papà e mamma erano convinti che lui fosse a un passo dalla laurea in giurisprudenza e invece non aveva mai sostenuto nemmeno un esame. Gli appelli per un suo ritorno erano stati incessanti ma a fare breccia è stato quello postato Sulla Rete Francesco Rigoli in una foto sulla pagina Facebook creata dai suoi amici: Aiutateci a trovare Francesco Rigoli su Facebook da una zia il 28 novembre scorso: «La mamma ha bisogno di te...». Sembrava una bottiglia gettata nello sterminato oceano di Internet e invece il messaggio deve essere arrivato se il figliol prodigo è ritornato. «Francesco sta bene, ma è già ripartito» sono le uniche parole di papà Silvano che taglia corto ogni conversazione, quasi a decretare che ormai la strada sua e quella del figlio si sono irrimediabilmente separate. Ma come ha vissuto in questi anni l aspirante avventuriero? Si sa lo dicono le tracce bancarie che le prime tappe del suo girovagare sono state Spagna e Portogallo. Ma ben presto i soldi devono essere finiti. Tornare a casa? Non se ne parla, troppa la vergogna per le bugie raccontate alla famiglia. Francesco allora gioca la più improbabile delle carte: il 16 febbraio del 2012 si presenta al centro di arruolamento della Legione straniera ad Aubagne, in Francia. Lo scartano per mancanza di requisiti fisici (è alto appena un metro e 68). La vita di Rigoli a quel punto prende una piega precaria e randagia: la polizia lo controlla due volte alla Gare di Lyon di Parigi, pochi mesi dopo è a Monaco di Baviera ma l avvocato nonché legionario mancato non cede mai alla nostalgia di casa, nemmeno per una telefonata. «Credo che la famiglia considerasse ormai chiusa questa storia, era rassegnata» racconta don Francesco Balzarini, il parroco di Mercallo che pochi giorni prima di Natale era andato a trovare i Rigoli per la benedizione tradizionale. E invece qualcosa si compie: pochi Gli appelli Convinto dagli appelli su Facebook si presenta dalla madre malata. Poi nuova fuga giorni fa la madre, che porta da anni i segni di un grave incidente stradale, viene ricoverata in ospedale. Sul social network viene rilanciato l appello a farsi vivo. Che stavolta non cade nel vuoto. È la prova di un legame che non si è mai spezzato e che forse adesso in qualche modo riprenderà forma.

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