Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute

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1 Sistemi di ancoraggio permanenti per dispositivi di protezione individuale contro le cadute Atto di indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall alto nei lavori in quota della Regione Emilia

2 Premessa 1. Finalità 1.1 In attuazione a quanto disciplinato all art. 6 della legge regionale 2/2009 Tutela e sicurezza del lavoro nei cantieri edili e di ingegneria civile, il presente atto di indirizzo e coordinamento introduce l obbligo d installazione dei dispositivi permanenti di ancoraggio, sulle coperture e sulle ampie e/o continue pareti a specchio, degli edifici, con lo scopo di ridurre i rischi d infortunio in occasione di accesso, transito, esecuzione di lavori futuri. 1.2 L installazione dei dispositivi di ancoraggio di cui al punto precedente non esonera il committente dei lavori ed il datore di lavoro dell impresa esecutrice dalla valutazione dei rischi tenendo conto della priorità dell utilizzo delle misure di protezione collettive rispetto a quelle individuali ai sensi dell art. 15 del D.Lgs. 81/ I dispositivi di ancoraggio installati sono un elemento del sistema di protezione contro le cadute dall alto che prevede sempre l utilizzo da parte del lavoratore di un Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) contro le cadute dall alto. Tali DPI, ai sensi del D.Lgs 475/1992, appartengono alla terza categoria ed in ottemperanza all art. 77 comma 4, lettera h) e comma 5 lettera a) del D.Lgs. 81/2008 è obbligatorio informare, formare ed addestrare coloro che ne fanno uso.

3 Premessa 4.1 Per i casi di cui al punto precedente 3.1 il proprietario dell edificio o il committente dei lavori, provvede: a) per gli interventi soggetti a regime abilitativo o a conformità nella prevista documentazione da allegare, ai sensi di quanto disciplinato dalla Legge Regionale n. 15/2013 e dall art. 19 della L. 241/1990, ad includere una dichiarazione di impegno alla progettazione ed alla installazione prima del termine dei lavori dei dispositivi di ancoraggio permanenti nonché al deposito, entro la fine dei lavori, presso lo Sportello Unico per l Edilizia (SUE) dell Elaborato Tecnico dei dispositivi di ancoraggio, di cui al successivo punto 7, d ora in avanti citato come Elaborato Tecnico, b) per gli interventi soggetti alla sola presentazione della Notifica Preliminare, contestualmente agli adempimenti previsti per la stessa, trasmette allo Sportello Unico per l Edilizia (SUE), una dichiarazione di impegno alla progettazione ed alla installazione dei dispositivi di ancoraggio permanenti, nonché al deposito, entro la fine dei lavori, presso lo Sportello unico per l edilizia, dell Elaborato Tecnico di cui al successivo punto 4.7. omissis 4.8 L Elaborato tecnico deve essere consegnato al proprietario dell immobile o ad altro soggetto avente titolo. 4.9 Il proprietario dell immobile o altro soggetto avente titolo in occasione di interventi successivi sulle coperture e sulle ampie e/o continue pareti a specchio dell edificio deve mettere a disposizione l Elaborato tecnico ai soggetti interessati L Elaborato tecnico deve essere aggiornato in caso di interventi strutturali che riguardano le coperture e le ampie e/o continue pareti a specchio dell edificio.

4 Come procedere per gli interventi soggetti all applicazione dell atto di indirizzo, il proprietario o il committente dei lavori affida l incarico ad un tecnico abilitato che procede all iter progettuale dell Elaborato Tecnico. 6. Elaborato Tecnico dei dispositivi di ancoraggio 6.1 L Elaborato tecnico deve essere redatto a cura di un tecnico abilitato. Le regioni che hanno deliberato in merito ai dispositivi di ancoraggi permanenti sulle coperture, hanno definito la figura del redattore dell Elaborato Tecnico in diversi modi: il progettista il coordinatore il tecnico abilitato nessuna definizione La regioni Emilia Romagna ha definito l incaricato come Tecnico Abilitato Il tecnico oltre ad essere legalmente abilitato (titolo di studio + iscrizione al relativo ordine professionale) dovrà possedere le competenze in materia di lavori in quota e la conoscenza dei dispositivi di protezione individuali di tipo anticaduta e di tutti i componenti dei sistemi con i relativi metodi di verifica (tirante d aria, effetto pendolo, piano di emergenza ecc.)

5 Come procedere 6.2 L Elaborato tecnico deve contenere: f) le soluzioni progettuali con evidenza del rispetto delle misure preventive e protettive di cui al successivo punto 7; g) gli elaborati grafici (planimetrie, prospetti, sezioni, ecc.) in scala adeguata in cui siano indicati i percorsi, gli accessi, le misure di sicurezza e i sistemi di arresto di caduta a tutela della persone che accedono, transitano e operano sulla copertura; h) fotografie; d) relazione di calcolo di idoneità del supporto; e) certificazioni del produttore dei dispositivi di ancoraggio; f) dichiarazione di corretta installazione dell installatore; g) manuale d uso; h) programma di manutenzione.

6 Idoneità dei sistemi di ancoraggio esistenti 5. Idoneità del dispositivo di ancoraggio 5.1 I dispositivi di ancoraggio permanenti realizzati prima dell entrata in vigore del presente atto di indirizzo e coordinamento, risultano conformi alle disposizioni del presente atto di indirizzo se corredati da: a) relazione di calcolo di idoneità del supporto; b) certificazioni del produttore dei dispositivi di ancoraggio; c) dichiarazione di corretta installazione dell installatore; d) manuale d uso; e) programma di manutenzione. Nel caso non siano disponibili tali documenti ovvero siano disponibili solo in parte, il dispositivo di ancoraggio permanente è conforme alle disposizioni del presente atto di indirizzo se corredato da una relazione tecnica di progetto completa dei documenti mancanti, a firma di un tecnico professionista abilitato come previsto dalla normativa vigente.

7 A chi è destinato Il sistema di ancoraggi permanenti per dispositivi di protezione individuali anticaduta è destinato prevalentemente a tutte quelle attività di tipo ispettivo e piccoli interventi manutentivi che, per motivi di economicità e di tempo, non troverebbero alternativa e verrebbero sicuramente svolte in assenza di protezione.

8 A chi è destinato

9 A chi è destinato

10 Criteri progettuali I criteri progettuali sono quelli che consentono una valutazione dei diversi aspetti che coinvolgono una attenta progettazione dalla scelta del sistema alla individuazione di quelle regole che consentono al professionista il corretto approccio alla soluzione avendo come riferimento la massima sicurezza dell'operatore nelle future manutenzioni di una qualsiasi copertura. PRIORITA DI SCELTA 1. Impiego di sistemi che non incrementano l esposizione al rischio: Impiego di sistemi che non siano loro stessi motivo di rischio. Elementi che per la loro manutenzione/ispezione richiedono un significativo incremento delle necessità di accesso alla copertura, aumentano l esposizione al rischio degli operatori che dovranno effettuare la manutenzione del dispositivo di protezione (scelta di sistemi a limitata esigenza manutentiva). 2. Impiego di sistemi protetti. Dispositivi di protezione che consentono di limitare le componenti esposte alle intemperie, ciò consente di ridurre i rischi derivanti sia dalla loro ispezione/manutenzione, sia dal loro deterioramento. 3. Impiego di sistemi semplici,di larga diffusione e conosciuti. Sistemi complicati e poco conosciuti possono essere mal utilizzati e difficilmente manutenuti. 4. Individuazione idoneo Dpi. Per l individuazione di un idoneo dispositivo di protezione individuale è indispensabile la determinazione preliminare della natura e dell entità dei rischi residui ineliminabili. I Dpi non devono introdurre rischi aggiuntivi e devono avere caratteristiche ergonomiche funzionali al loro utilizzo. Si deve privilegiare l impiego di dispositivi ed ausili per la protezione dalle cadute di tipo fisso e di carattere individuale in dotazione dell opera e con possibilità di trasferire le componenti da manutenere a terra o in altro luogo sicuro

11 Criteri progettuali Il professionista deve giungere alla corretta progettazione tramite un percorso che valuterà le tre sezioni della miglior soluzione per un sistema di ancoraggi per lavori in copertura: PERCORSO DI ACCESSO Il percorso di accesso alla copertura è il tragitto che un operatore deve compiere internamente od esternamente al fabbricato per raggiungere il punto di accesso alla copertura; ACCESSO ALLA COPERTURA L'Accesso alla copertura è il punto, in grado di consentire il trasferimento in sicurezza di un operatore e di eventuali materiali ed utensili da lavoro sulla copertura; TRANSITO IN COPERTURA Il transito ed esecuzione di lavori sulla copertura è la possibilità di spostamento e di lavoro in sicurezza su tutta la superficie delle coperture in oggetto di progettazione; 7.2 In riferimento al punto 7.1 si precisa che: i percorsi e gli accessi devono essere di tipo permanente il transito e l esecuzione dei lavori devono essere garantiti attraverso elementi protettivi permanenti. 7.3 Nei casi in cui non sia possibile adottare le suddette misure di tipo permanente, nell Elaborato Tecnico, devono essere specificate le motivazioni in base alle quali tali misure risultano non realizzabili. Devono altresì essere progettate e documentate le misure di tipo provvisorio previste in sostituzione.

12 Criteri progettuali - percorso d accesso PERCORSI D ACCESSO Sebbene l atto di indirizzo non distingua tra percorso d accesso interno o esterno le norme antinfortunistiche prevedono che sia impedito l accesso a soggetti non autorizzati alle zone a rischio come una copertura. Un percorso interno risulta più facilmente impedito ad estranei, inoltre, risulta maggiormente sicuro perché protetto dagli agenti atmosferici. Percorsi Verticali Permanenti 1 scala fissa a rampa rettilinea a gradini 2 scala fissa retrattile rettilinea a gradini 3 scala fissa rettilinea a pioli Percorsi Verticali Non Permanenti 1 scala portatile vincolata alla zona di sbarco 2 impianti certificati per il trasferimento in quota di persone 3 ponteggi I percorsi di accesso alla copertura devono essere tali da consentire il passaggio di operatori, dei loro utensili da lavoro e di materiali in condizioni di sicurezza. Lungo l intero sviluppo dei percorsi è necessario che: a.1) gli ostacoli fissi, che per ragioni tecniche non possono essere eliminati, siano chiaramente segnalati e, se del caso, protetti in modo da non costituire pericolo; a.2) sia garantita una illuminazione di almeno venti lux; a.3) sia nota la portata massima degli elementi costituenti il percorso a.4) la larghezza del percorso non sia inferiore a 0,60 m per il solo transito dell operatore.

13 Criteri progettuali - percorso d accesso percorso interno permanente

14 Criteri progettuali - percorso d accesso percorso esterno permanente Per accedere in quota durante lavori o manutenzioni, in alcuni casi, si può fare ricorso alle scale a gabbia dette alla marinara, scale munite di gabbia metallica di protezione. In alternativa a queste, oggi esistono sistemi che sostituiscono la gabbia con un binario o fune di trattenuta. Le scale a gabbia sono contemplate, come dispositivi permessi, nel D.Lgs , che, nell Art.113, specifica : solida gabbia metallica di protezione avente maglie o aperture di ampiezza tale da impedire la caduta accidentale della persona verso l esterno. La parete della gabbia opposta al piano dei pioli non deve distare da questi più di cm 60. I pioli devono distare almeno 15 centimetri dalla parete Le scale a gabbia, recentemente riprese in esame dalla Commissione Europea, sono state RIFIUTATE quali dispositivi anticaduta. Tra le motivazioni addotte dalla Commissione, si evidenzia infatti sperimentalmente che la caduta non viene fermata oppure viene fermata ma comporta danni collaterali e difficoltà di recupero dell infortunato.

15 Criteri progettuali DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA INERENTE LE SCALE A GABBIA Decisione 2006/733/CE del 27 ottobre Commissione - di non pubblicare il riferimento della norma EN ISO :2004 «Sicurezza del macchinario - Mezzi di accesso permanenti al macchinario - Parte 4: Scale fisse» conformemente alla direttiva 98/37/CE del Parlamento europeo e del Consiglio [notificata con il numero C(2006) 5062] (Testo rilevante ai fini del SEE) (G.U.U.E. L.299 del )

16 Criteri progettuali - percorso d accesso ancoraggi permanenti per scale portatili

17 Criteri progettuali - percorso d accesso sistemi anticaduta per scale fune d acciaio guida centrale guida laterale

18 Criteri progettuali - percorso d accesso percorsi esterni non permanenti 7.3 Nei casi in cui non sia possibile adottare le suddette misure di tipo permanente, nell Elaborato Tecnico, devono essere specificate le motivazioni in base alle quali tali misure risultano non realizzabili. Devono altresì essere progettate e documentate le misure di tipo provvisorio previste in sostituzione.

19 Criteri progettuali - accesso alla copertura ACCESSO ALLA COPERTURA INTERNO La copertura deve essere dotata almeno di un accesso, interno od esterno, in grado di garantire il passaggio ed il trasferimento di un operatore e di materiali ed utensili in condizioni di sicurezza. Nel caso di accesso interno, lo stesso deve possedere le seguenti caratteristiche: b.1) se costituito da una apertura verticale la larghezza minima deve essere di 0,70 m ed l altezza minima deve essere di 1,20 m;

20 Criteri progettuali - accesso alla copertura ACCESSO ALLA COPERTURA INTERNO b.2) se costituito da una apertura orizzontale od inclinata il dimensionamento deve essere stabilito sui prevedibili ingombri di materiali ed utensili da trasportare; se di forma rettangolare, il lato inferiore libero di passaggio deve essere almeno 0,70 m e comunque di superficie non inferiore a 0,50 mq ;

21 Criteri progettuali - accesso alla copertura ACCESSO ALLA COPERTURA ESTERNO

22 Criteri progettuali INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE DI TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA CHE RICHIEDONO PROTEZIONE

23 Criteri progettuali - elementi protettivi TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI SULLE COPERTURE c) Il transito sulle coperture deve garantire, a partire dal punto di accesso, il passaggio e la sosta/esecuzione dei lavori in sicurezza mediante elementi protettivi, quali: c.1) parapetti; c.2) linee di ancoraggio; c.3) dispositivi di ancoraggio; c.4) passerelle o andatoie per il transito di persone e materiali; c.5) reti di sicurezza; c.6) impalcati; c.7) ganci di sicurezza da tetto. Eventuali parti della copertura non portanti con rischio di sfondamento della superficie di calpestio devono essere adeguatamente protette e qualora non sia tecnicamente possibile devono essere espressamente segnalate come rischio residuo all interno dell Elaborato tecnico. 7.5 L impiego di ganci di sicurezza da tetto è consentito solo per brevi spostamenti o laddove le linee di ancoraggio risultino non installabili per le caratteristiche strutturali delle coperture.

24 Criteri progettuali TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA

25 Criteri progettuali TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA

26 Criteri progettuali TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA

27 Criteri progettuali TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA

28 Criteri progettuali TRANSITO ED ESECUZIONE DEI LAVORI IN COPERTURA

29 Norma tecnica di riferimento Quale norma seguire? UNI EN 795/2002 UNI EN 795/2012 CEN/TS (specifica tecnica) Progetto UNI permanenti

30 Dispositivi NON permanenti PROVVISORI I PARPETTI PROVVISORI avente funzione di protezione del bordo di copertura o di parti aperte della copertura dalle quali è possibile cadere da altezza superiore a 200 cm rispetto un piano stabile (vani scale, porzioni non portanti della copertura, lucernari, cavedi, passerelle, ecc.). Composto da montanti fissabili in vari modi e traversi da inserire in appositi alloggiamenti. Esistono in commercio sistemi più complessi che possono essere applicati a falde inclinate e montati su elementi fissati in fase di realizzazione della copertura e in dotazione dell immobile. La norma EN classifica tre diverse categorie di parapetti, in relazione alla pendenza e alla lunghezza della falda inclinata: Classe A pendenza non superiore al 10 ; classe B pendenza da 10 a 30 ; classe C pendenza da 30 a 45. In commercio esistono prodotti conformi a tale normativa e differenziati in relazioni alle caratteristiche della copertura d impiego. La norma prevede diversi dimensionamenti e caratteristiche di resistenza in base alla classe.

31 Dispositivi NON permanenti PROVVISORI PIATTAFORME AEREE: dispositivo per il lavoro in quota efficace e di immediato impiego, non richiede attività preparatoria a terra o sulla facciata (a parte la delimitazione dell area di lavoro per il rischio di caduta utensili), ed è pertanto adatto ad attività urgenti su facciate, cornicioni, coperture di non eccessiva profondità (per la parte raggiungibile dall operatore agendo dall interno del cestello). Consente la manovrabilità del piano di lavoro, in alcuni casi a 360 gradi (tipologia a braccio articolato) e, comunque la movimentazione del cestello sia in altezza che lateralmente (ad esclusione della piattaforma a pantografo che può avere movimentazione solo verticale). Se non certificato per lo sbarco in quota non può essere impiegato come dispositivo per l accesso alla copertura.

32 Dispositivi NON permanenti PROVVISORI PONTEGGI FISSI: costituisce il più efficace modo per realizzare in sicurezza lavori sulle facciate degli edifici, per lavorazioni ad una quota superiore ai 2 ml, nonché sulle coperture ed in ogni altro caso che preveda la presenza del rischio di caduta dall alto ). Circolare N. 29 del 27 agosto 2010 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: [... è possibile l impiego di ponteggi di che trattasi come protezione collettiva per i lavoratori che svolgono la loro attività sulle coperture e quindi anche in posizione diversa dall ultimo impalcato del ponteggio, a condizione che per ogni singola realizzazione ed a seguito di adeguata valutazione dei rischi venga eseguito uno specifico progetto. Da tale progetto, eseguito nel rispetto del già citato articolo ]

33 Criteri progettuali TRATTENUTA - POSIZIONAMENTO - ARRESTO CADUTA La normativa predilige soluzioni che impediscono l accadimento del rischio (dispositivo di trattenuta e posizionamento) rispetto soluzioni che ne limitano gli effetti (dispositivo di arresto della caduta). Una corretta progettazione del posizionamento degli ancoraggi consente di evitare ad un operatore la possibilità di caduta oltre la falda della copertura consentendogli di operare in trattenuta ed evitare l arresto caduta TRATTENUTA, POSIZIONAMENTO Condizione che per effetto del posizionamento dell ancoraggio e della lunghezza del dispositivo di collegamento all imbracatura non consente il raggiungimento delle aree a rischio caduta dall alto. Consente all operatore di avvicinarsi ai bordi della copertura o altre aree a rischio, senza però consentire la caduta (trattenuta).

34 Criteri progettuali ARRESTO CADUTA Condizione che ammette la possibilità di caduta in sicurezza, intendendo come sicura una caduta di un operatore che può essere arrestata portando sul corpo una tensione massima di 600 dan e consentendo di rimanere con i piedi ad almeno 1 metro di distanza da qualsiasi ostacolo. Il sistema consente l accadimento del rischio (caduta dall alto) contenendo gli effetti (arresta la caduta dell operatore prima che possa incontrare ostacoli, es. suolo o sporgenze di facciata). Può essere utilizzata solo dopo aver effettuato una attenta valutazione del tirante d aria minimo ed aver valutato come possibile un intervento di recupero in tempi brevi

35 AREA RAGGIUNGIBILE IN SICUREZZA DISTANZA E POSIZIONAMENTO ANCORAGGI USO DEL CORDINO UNI EN 354 DI LUNGHEZZA MAX m Se per la manutenzione è necessario salire sulla copertura stessa, questa deve essere dotata di un sistema che impedisce la caduta di un operatore o di un sistema di arresto caduta, che prevenga la possibilità da parte dell operatore di impattare contro ostacoli. La raggiungibilità non coincide con la possibilità da parte dell operatore di calpestare l intera superficie ma con la possibilità di poterla raggiungere con le mani per effettuare le opere manutentive. Sotto l aspetto della sicurezza è infatti preferibile far lavorare il lavoratore in Trattenuta, impedendogli la caduta oltre il bordo. Prevedendo l uso di un cordino che ha un estensione massima di 2 metri e il posizionamento di un ancoraggio, si possono individuare due distinte aree che permettono di operare in trattenuta: - l area in trattenuta di raggio maggiore di m 2,00 -l area raggiungibile di raggio di m 2,60 circa con l estensione del braccio

36 AREA RAGGIUNGIBILE IN SICUREZZA DISTANZA E POSIZIONAMENTO ANCORAGGI

37 AREA RAGGIUNGIBILE IN SICUREZZA DISTANZA E POSIZIONAMENTO ANCORAGGI

38 D.P.I. anticaduta I dispositivi di protezione individuale anticaduta si dividono principalmente in: dispositivi di trattenuta e posizionamento (assolutamente non idonei all arresto della caduta) EN358 cintura - EN813 cosciali dispositivi di arresto della caduta EN 361 imbracatura

39 D.P.I. anticaduta I dispositivi di protezione individuale anticaduta si dividono principalmente in: dispositivi di trattenuta e posizionamento (assolutamente non idonei all arresto della caduta) EN358 cintura - EN813 cosciali dispositivi di arresto della caduta EN 361 imbracatura

40 Criteri progettuali - piano di emergenza In tutti i casi in cui si renda necessario recuperare persona caduta e sospesa risulta necessario un piano di emergenza. Nelle normali condizioni, qualora si sia in presenza di un presidio dei vigili del fuoco che possono intervenire in un tempo di circa 20 /30 minuti e sia possibile l accesso all area con i mezzi in dotazione al recupero, non si ritiene necessario la redazione di un piano di emergenza da richiedere nell ETC in quanto questo ridurrebbe la possibilità di accesso alle coperture da parte di maestranze fortemente qualificate anche per piccoli lavori manutentivi. Caso diverso è se si ammetta la possibilità di caduta in un contesto difficilmente raggiungibile da mezzi pubblici di soccorso. In tal caso nell ETC le prescrizioni per consentire l acceso alla copertura deve riportare l obbligatorietà di un piano di emergenza e il ricorso a soggetti in grado di attuarle (presenza di lavoratori che posseggano la capacità operativa di garantire autonomamente l intervento di emergenza in aiuto all utilizzatore sospeso al sistema di arresto caduta). Sotto l aspetto progettuale è bene considerare l impossibilità da parte del soccorritore di utilizzare gli ancoraggi sollecitati dalla caduta e di individuare ulteriori ancoraggi in grado di essere utilizzati per le procedure di recupero. Ciò detto è il soggetto responsabile della progettazione dell'elaborato tecnico della copertura che essendo chiamato a rispettare in primis quanto previsto dall art. 15 dlgs 81/08 in merito alla riduzione del rischio alla fonte dovrà effettuare le più idonee scelte progettuali, privilegiando, quando si tratta di soluzioni anticaduta, i sistemi di lavoro in trattenuta rispetto a sistemi in arresto caduta. Nel caso in cui si opti per soluzioni in arresto caduta si dovranno prevedere sistemi di recupero più idonei al contesto specifico dell opera (uso di PLE, sistemi di recupero su funi, ancoraggi supplementari, etc.) e le necessità formative dovranno essere coerenti con il sistema prescelto.

41 AREA RAGGIUNGIBILE IN SICUREZZA DISTANZA E POSIZIONAMENTO ANCORAGGI PROTEZIONE DELLE ESTREMITÀ LATERALI E DELL ANGOLO: In presenza di elementi di criticità, architettonici e non (forti pendenze, canne fumarie, impianti, antenne,ecc.), è opportuno predisporre ad opportuna distanza dei dispositivi di ancoraggio accessori per evitare l impatto accidentale. Normalmente si consiglia di installare il sistema anticaduta principale (UNI en 795 classe C o D) lungo la trave di colmo lasciando uno spazio libero alle estremità di circa 2,00/2,30m. per evitare il pericolo di caduta. La posizione migliore in cui collocare l ancoraggio e consentire il raggiungimento in sicurezza dell angolo di una copertura è quella che consente di ridurre al minimo il rischio di caduta di un lavoratore e di operare in trattenuta. Utilizzare i dispositivi già in dotazione all operatore appare una soluzione semplice ed efficace per conseguire la sua sicurezza.

42 Criteri progettuali - tirante d aria DISTANZE ANTICADUTA 1. La distanza libera di caduta misurata in verticale dal punto di caduta al punto dove un operatore può impattare. 3. La distanza di arresto Distanza verticale misurata dal punto di inizio caduta alla posizione finale di equilibrio dopo l arresto; la distanza di arresto varia in funzione dei sistemi utilizzati. 2. Il Tirante d aria Minimo spazio libero di caduta in sicurezza. Secondo le norme UNI è la distanza minima, misurata in verticale, necessaria ad arrestare in sicurezza un lavoratore in un sistema di arresto caduta. Si compone dalla distanza di arresto più lo spazio libero di 1 metro che deve rimanere sotto i piedi dell utilizzatore, al fine di evitare la collisioni in una caduta. Per questo motivo: distanza libera di caduta Tirante d aria distanza di arresto

43 Criteri progettuali - tirante d aria Tirante d aria La valutazione del Tirante d aria è direttamente conseguente alla distanza di arresto del sistema utilizzato e si calcola tenendo conto: 1.della distanza di partenza e della eventuale freccia della linea vita di ancoraggio dopo la caduta (si calcola in base al valore della flessione della linea stessa, fornito dal fabbricante); 2.della lunghezza del dispositivo di collegamento; 3.dell estensione del sistema di assorbimento di energia; 4.dell altezza dell attacco dell imbracatura rispetto al piede della persona, convenzionalmente si assume il valore di 1,5 m.; 5.dello spazio residuo minimo di 1 m, di sicurezza sotto i piedi dell utilizzatore dopo l arresto caduta. Il valore riferito alla flessione degli ancoraggi varia in funzione del tipo di ancoraggio utilizzato, questo, infatti potrà essere costituito da: punto fisso singolo di ancoraggio, linea rigida orizzontale o verticale linea flessibile orizzontale o verticale. La valutazione del tirante d aria costituisce parte integrante dell analisi del rischio che il progettista dovrà effettuare per l individuazione del sistema anticaduta più adeguato, costituito da: elementi di ancoraggio + dispositivo di collegamento o trattenuta + dispositivo di protezione individuale (UNI EN 363).

44 Criteri progettuali - tirante d aria SISTEMA DI ARRESTO CADUTA CON DISPOSITIVO DI TIPO RETRATTILE UNI 360 Il tirante d aria è univocamente determinato dalle caratteristiche prestazionali richieste dalla norma UNI 360 che ammette per un dispositivo retrattile certificato che la sua escursione massima sia al massimo di 200 cm. prima dell arresto. il Tirante d aria, essendo il dispositivo libero di scorrere per tutta la sua massima escursione sarà: Ta= X 450 cm. Dove x è la freccia dovuta al possibile sistema flessibile utilizzato che deve essere sempre indicata dal produttore del sistema.

45 Criteri progettuali - tirante d aria Scelta del sistema anticaduta in relazione alla pendenza L EFFETTO PENDOLO è costituito dal movimento oscillatorio incontrollato e incontrollabile che un corpo collegato da un sistema flessibile (corda o cavo) ad un ancoraggio può subire per effetto di una caduta. Questi è tanto maggiore quanto maggiore è la possibilità di oscillazione laterale prima che il corpo raggiunga un proprio equilibrio e si fermi. La condizione peggiore in cui si sviluppano gli effetti di un effetto pendolo si ottiene in prossimità degli angoli della copertura. La corretta valutazione delle conseguenze del cosiddetto Effetto Pendolo,vista l impossibilità di controllo sulla sua oscillazione, costituisce un fattore determinante per l incolumità del soggetto caduto. Le conseguenze da valutare non sono solamente legate alla possibilità di urti laterali ma anche per l innegabile riduzione delle caratteristiche della corda dovuta al continuo sfregamento lungo i bordi della copertura prima del raggiungimento del punto di equilibrio che potrebbe anche determinare una successiva caduta al suolo.

46 Relazione di calcolo di idoneità del supporto Il professionista abilitato dovrà provvedere al dimensionamento ed alla verifica degli ancoranti, della sezione del supporto e dei vincoli dello stesso nella struttura del fabbricato. Nel caso di ancoraggio di classe C (linea vita) il costruttore fornisce i dati relativi alla forza sulla fune e all allungamento. In base alla geometria della linea si calcolano le azioni alla base del palo e successivamente quelle per ogni ancorante. La verifica degli ancoranti viene condotta basandosi sull allegato C della linea guida ETAG 001 ed il rapporto tecnico EOTA TR 029/2007. Dopo aver verificato gli ancoranti si può verificare la sezione della trave ed in fine i vincoli che legano quest ultima alla struttura principale. Nel caso di ancoraggio di classe A, la EN 795 fornisce la forza (10 kn 795: kn 795:2012) e la direzione che deve essere applicata nel punto di aggancio, per il resto la procedura è la medesima dell ancoraggio di classe C.

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