ISTANZA DI LICENZA DI ESPLORAZIONE PER LO STOCCAGGIO GEOLOGICO DI BIOSSIDO DI CARBONIO DENOMINATA SIBILLA STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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1 ISTANZA DI LICENZA DI ESPLORAZIONE PER LO STOCCAGGIO GEOLOGICO DI BIOSSIDO DI CARBONIO DENOMINATA SIBILLA STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE Quadro di Riferimento Progettuale Ed.1 Rev. 0 Pagina 1 di 94

2 INDICE INTRODUZIONE 2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE CARATTERISTICHE DEL RESERVOIR Inquadramento Geologico Regionale Storia Esplorativa e Stratigrafia dei Pozzi Risultati Geologici e Minerari del Pozzo Esplorativo Cornelia Struttura geologica del Reservoir - Descrizione e Simulazione Definizione del Complesso di Stoccaggio Roccia di Copertura Roccia Serbatoio - Modello statico 3D preliminare del serbatoio di Cornelia Modello dinamico 3D preliminare del serbatoio di Cornelia Studio del serbatoio carbonatico mediante la comparazione con un analogo affiorante (struttura di Cingoli) 2.2 FINALITÀ ED OBIETTIVI DEL PROGETTO Alternative di progetto e scelte progettuali Quadro Sinottico 2.3 DESCRIZIONE E SEQUENZA DELLE ATTIVITÀ IN PROGETTO Dati Generali Tempi di Realizzazione delle Operazioni - GANTT Chart 2.4 DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ DI PERFORAZIONE Perforazione Componenti dell Impianto di Perforazione Programma di Perforazione e Completamento Pozzi Tempi di esecuzione degli interventi di perforazione Tecniche di prevenzione dei rischi ambientali Apparecchiature di sicurezza (Blow Out Preventers) Segnalazione presenza gas Tecniche di prevenzione inquinamento marino Ed.1 Rev. 0 Pagina 2 di 94

3 2.4.6 Misure di Attenuazione di Impatto Stima della Produzione dei Rifiuti, delle Emissioni di Inquinanti in Atmosfera, della Produzione di Rumore Produzione di rifiuti Emissioni di inquinanti in atmosfera Produzione di rumore e vibrazioni Tecniche di Trattamento e Conferimento dei Rifiuti 2.5 DECOMMISSIONING 2.6 ANALISI DEI RISCHI E PIANO DI EMERGENZA BIBLIOGRAFIA Ed.1 Rev. 0 Pagina 3 di 94

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5 INTRODUZIONE Il presente Capitolo ha lo scopo di descrivere nel dettaglio la fase di esplorazione del progetto Sibilla presentato dalla società Independent Gas Management srl e le tecniche operative adottate, individuando i potenziali fattori perturbativi per l ambiente e illustrando le misure di prevenzione e mitigazione previste a livello progettuale volte a minimizzare gli impatti con le diverse componenti ambientali (ambiente biotico ed abiotico). Il progetto Sibilla è ubicato nell Off-shore Adriatico, a circa 20 km a Est della costa marchigiana di Ancona, ad una profondità d acqua di circa 60 m. Tale progetto nasce dalla rivalutazione delle potenzialità di reservoir della formazione della Scaglia del giacimento di Cornelia, a seguito dello studio di giacimento realizzato nel Obiettivo principale del progetto è lo stoccaggio di biossido di carbonio nella culminazione della struttura di Cornelia, in modo efficiente e senza impatti negativi sull ambiente. Nello specifico la fase di esplorazione prevede le seguenti fasi: Acquisto di linee sismiche 2D e loro eventuale rielaborazione Acquisto di parte del rilievo sismico 3D Adria ed eventuale sua rielaborazione Costruzione del modello geologico statico tridimensionale Costruzione di un modello dinamico tridimensionale preliminare Costruzione di un modello geochimico preliminare del complesso di stoccaggio Costruzione di un modello geomeccanico preliminare del complesso di stoccaggio Studi ingegneristici per il rientro del pozzo Cornelia-1 Rientro nel pozzo Cornelia-1, Simulazione dinamica e geomeccanica definitiva Stesura del piano di sviluppo del progetto e richiesta di autorizzazione allo stoccaggio Ed.1 Rev. 0 Pagina 5 di 94

6 2.1 CARATTERISTICHE DEL RESERVOIR Inquadramento Geologico Regionale Da un punto di vista geologico e geodinamico il mare Adriatico rappresenta l avanfossa comune alle catene appenninica e dinarica dopo avere costituito, fino al Pliocene medio, l avampaese stabile nel contesto del ciclo orogenico appenninico. Da un punto di vista minerario, il mare Adriatico rappresenta invece una importante provincia petrolifera, nella quale sono state fatte numerose e importanti scoperte di idrocarburi liquidi e gassosi, sia all interno della serie clastica d avanfossa (prevalentemente gas biogenico) sia nelle successioni bacinali e di piattaforma carbonatica che ne costituiscono il substrato (prevalentemente olio e gas termogenico). Il processo evolutivo che condurrà alla formazione di questo dominio geologico ha inizio nel tardo Triassico, quando sul margine settentrionale della placca africana si instaurano condizioni di mare sottile, ove si deporranno sedimenti evaporitici e dolomitici e, successivamente, compensando la progressiva subsidenza del margine, si svilupperà una estesa piattaforma carbonatica di tipo bahamiano, ora rappresentata dalla Formazione del Calcare Massiccio. Questa situazione, comune a gran parte dell area mediterranea, verrà modificata, a partire dal Liassico inferiore, da una importante fase tettonica estensionale, collegata ai movimenti sin-rift di apertura dell oceano Tetide. Questa fase estensionale determinerà lo smembramento della piattaforma provocando lo sprofondamento di estesi settori, ove si imposterà una sedimentazione di tipo bacinale, e la persistenza di aree rilevate nelle quali le condizioni di piattaforma carbonatica si manterranno sostanzialmente invariate fino a tutto il Paleogene e consentiranno la deposizione di una successione carbonatica dello spessore di oltre 5 km (Piattaforma Apula). L evoluzione sedimentaria dei settori di alto persistente sarà condizionata in modo importante da lacune ripetute ed estese mentre nei settori ribassati, ove si depositerà, al di sopra della Formazione del Calcare Massiccio, una sequenza pelagica calcareo-marnosa di tipo Umbro-marchigiano, la sedimentazione avverrà con continuità fino al Pleistocene. Il substrato dei sedimenti dell avanfossa Plio-pleistocenica è quindi costituito, nel settore Adriatico, sia dalla successione carbonatica di piattaforma (Piattaforma Apula) sia da quella bacinale (Umbromarchigiana). Ed.1 Rev. 0 Pagina 6 di 94

7 L inizio dell orogenesi appenninica muterà, a partire dal Pliocene medio, il quadro geodinamico di sostanziale stabilità del settore adriatico determinando la traslazione progressiva del fronte compressivo e il concomitante arretramento dell asse di flessurazione della placca di avampaese. L instaurarsi di un regime prevalentemente compressivo coinvolge dapprima i domini più interni e occidentali (dominio ligure) e la migrazione del sistema catena-avanfossa-avampaese verso i quadranti Nord-occidentali arriverà a coinvolgere il settore in esame nel Pliocene inferiore. Nel settore centrale del mare Adriatico, la fase di flessurazione della piastra di avampaese, che segnala l instaurarsi dell avanfossa, è infatti registrata da depositi argilloso-marnosi databili alla parte alta del Pliocene inferiore (zona a Globorotalia puncticulata); a partire da questo momento, il bacino Adriatico sarà sede di un intensa sedimentazione torbiditica che consentirà l accumulo di quantità enormi di materiale detritico, con spessori localmente superiori ai 7000 m (bacino di Pescara). La morfologia che caratterizza il bacino Adriatico è strettamente collegata all evoluzione de posizionale dell avanfossa Padano-Adriatica; la pianura Padana stessa è parte integrante dell avanfossa e ne costituisce la porzione più occidentale oggi emersa. L Adriatico Settentrionale è, quindi, la prosecuzione della Pianura Padana e presenta anch esso una debole pendenza pari allo 0,3%, raggiunge i 100 m di profondità all altezza di S. Benedetto del Tronto dove si raccorda attraverso una scarpata relativamente ripida con la Depressione Meso Adriatica (MAD). Questa è un depressione profonda 250 m separata in due depocentri dalla cintura di deformazione Centro-Adriatica (Argnani, 1997) e bordata dalle catene Gallignani e Pelagosa a Sud-Est e dall'alto strutturale delle Isole Tremiti a Sud. L Adriatico Meridionale invece è caratterizzato da una depressione subcircolare, profonda più di 1200 m (Fossa Sud Adriatica, SAD), localizzata fra le coste della Puglia, a Ovest, e di Albania, Montenegro, Croazia a Est, che è considerata l avanfossa della cintura di pieghe e faglie delle catene Albanidi e Dinaridi (De Alteriis 1995, Argnani 1996, Bertotti 2001). Nell Adriatico centro-settentrionale sono presenti anche formazioni rocciose, la cui ampiezza oscilla da qualche metro a qualche migliaio di metri quadri, che si elevano da pochi centimetri al massimo di sei metri dai fondali detritici circostanti. Queste formazioni possono essere definite come un gruppo superficiale di rocce derivate dalla locale cementazione di sedimenti sciolti e sono principalmente localizzate in cima a piccoli scanni del fondo del mare, fino a circa 29 metri di profondità, e a 20 chilometri di distanza dalla costa, specialmente a Nord del delta del Po. Ed.1 Rev. 0 Pagina 7 di 94

8 Nonostante la scarsa profondità delle acque del Mare Adriatico, la morfologia dei suoi fondali si presenta relativamente complessa, ricollegandosi direttamente all origine geologica dello stesso bacino e, di conseguenza, alle fasi evolutive dello stesso Mediterraneo, di cui l Adriatico rappresenta un settore marginale Storia Esplorativa e Stratigrafia dei Pozzi Come accennato in precedenza, il settore centrale dell avanfossa adriatica è caratterizzato dalla presenza di successioni litostratigrafiche differenti che costituiscono il substrato della successione clastica di avanfossa. Le caratteristiche di queste successioni litostratigrafiche possono essere definite mediante l analisi delle stratigrafie delle perforazioni effettuate per la ricerca di idrocarburi. All'interno del permesso di ricerca è stato perforato nel passato un pozzo, Cornelia-1, dai precedenti operatori, che ha attraversato la successione clastica di avanfossa e si è attestato nel substrato carbonatico della piattaforma Apula. Al di fuori dell area del permesso, invece, appena a Sud del suo margine meridionale, il pozzo Elsa 1 ha invece incontrato, al di sotto dei terreni Pliopleistocenici, una serie di bacino/transizione affine alla serie Umbro-marchigiana. Inoltre per vere un quadro completo dell area sono stati utilizzati i seguenti dati: 13 profili sismici della sismica riconoscitiva ministeriale acquisiti dall Agip nella zona B; 27 profili sismici acquisiti in diversi titoli minerari; 1 arbitrary line (linea Cornelia-Malachite) dalla sismica 3D in Adriatico (ENI S.p.A., Divisione Agip; relazione tecnica allegata all istanza di rinuncia del permesso B.R253.AG disponibile in Vi.D.E.P.I.) i dati di 22 pozzi, rappresentati da composite logs e time-depth chart. I profili utilizzati sono sia stack (Profili sismica ministeriale B e alcuni profili delle diverse aree di concessione) sia migrati (parte dei profili acquisiti nelle varie aree di concessione). I pozzi analizzati sono generalmente situati nelle zone di cerniera delle anticlinali, in quanto sono stati perforati per scopi esplorativi. Questi sono suddivisi in due categorie: 8 pozzi con dati di velocità (check shot) pubblici; 14 pozzi privi di dati di velocità pubblici. I pozzi analizzati nel dettaglio sono i seguenti: Alessandra 1 AGIP Ed.1 Rev. 0 Pagina 8 di 94

9 Ancona Mare 1 AGIP / Società Italiana Mineraria Arabella 2 AGIP / SHELL Astra 1 AGIP / Seagul Barbarossa 1 TOTAL Mineraria Boheme 1 AGIP Bonaventura 1 TOTAL Mineraria Brezza 1 TOTAL Mineraria Carlotta 1 Burmah Oil Colosseo 1 AGIP / SHELL Corinna 1 Seagul Cornelia 1 AGIP / SHELL Corpolò 1 AGIP Elga 1 TOTAL Mineraria Gabriella Mare 1 ELF Gambettola 1 AGIP Judith 1 Idrocarburi di Canada Malachite 1 AGIP Pesaro Mare 1 AGIP (Petrolifera Latina) Pesaro Mare 3 Montecatini Edison Pesaro Mare 4 Buttes / Montedison Rosella 1 AGIP / SHELL Tamara 1 AGIP Tavullia 1 AGIP Trachino Mare 1 ELF Ed.1 Rev. 0 Pagina 9 di 94

10 Il substrato pre-pliocenico è costituito da una serie carbonatica e carbonatica-marnosa, che evolve da un ambiente di piattaforma e slope durante tutto il Mesozoico e parte del Terziario ad un ambiente bacinale a partire circa dall Oligocene. Dopo l episodio evaporitico del Messiniano, l area viene interessata dalla tettonica appenninica e la sedimentazione evolve verso termini silico-clastici di avanfossa, di rampa esterna di avampaese o di piggy-back in funzione della posizione rispetto alle pieghe appenniniche. L avanfossa del Pliocene Inferiore è stata trovata solo dal pozzo Boheme 1, a Nord Ovest del permesso, e prosegue verso Sud alle spalle dell alto di Cornelia. Verso Est (Pozzo Tamara 1) e verso SE (pozzo Cornelia 1) la serie evolve verso termini argillosi di rampa. L avanfossa del pliocene medio si sviluppa più ad Est (pozzi Bice 1 e Tamara 1), ma chiude abbastanza rapidamente, prima di arrivare a Malachite 1. Il Pliocene superiore si sviluppa al di fuori del permesso: l avanfossa è presente nei pozzi Tamara 1 e Malachite 1, e potrebbe essere presente all interno dell area di interesse solo nei bacini di piggy back, laddove presenti Il Pozzo Cornelia-1 Il pozzo, perforato per conto della joint-venture AGIP-SHELL nel periodo aprile-giugno 1969 in un area oltre le 12 miglia dalla costa Adriatica, è localizzato nel punto identificato dalle seguenti coordinate: Lat ,60 N; Long ,89 E (Coordinate geografiche) N; E (Coordinate piane Gauss Boaga Fuso Est) La quota della tavola rotary (RT) è di 22 m s.l.m., mentre la profondità totale raggiunta è di 3998 m RT. La profondità del mare in corrispondenza del pozzo è 60 metri. Il suo obiettivo era la valutazione mineraria ai fini di ricerca di idrocarburi di una struttura anticlinale sovrascorsa, ma il pozzo è risultato sterile. Il Composite Log del pozzo Cornelia-1 è riportato come IGM_01_0_AC_D_RTP_03_00. Le formazioni incontrate dal pozzo possono venire suddivise in due gruppi: Profondità da fondo mare a 1613 m s.s.l. Ed.1 Rev. 0 Pagina 10 di 94

11 Formazioni impermeabili a prevalente componente marnoso-argillosa, di età Eocene superioreattuale. Durante la perforazione di questo intervallo non si sono verificati assorbimenti di fango di circolazione, nonostante l elevata densità del fango. I logs di pozzo e le carote di fondo (numerate da 1 a 3) confermano la presenza di rocce dalla porosità nulla o trascurabile. Profondità da m s.s.l. a fondo pozzo Formazioni carbonatiche porose e permeabili, di età Giurassico inferiore (probabile) - Eocene medio. Durante la perforazione di delle due sezioni la densità del fango è stata mantenuta relativamente bassa, e nonostante ciò si sono verificati diversi assorbimenti, anche importanti, a partire dalle prime decine di metri della formazione (vedere anche Fig. 4.-8). È possibile distinguere due sezioni principali con caratteristiche di porosità e permeabilità alquanto diverse tra loro, cioè da m a m, e da m a m (fondo pozzo). Nella prima sezione l analisi delle carote di fondo (numerate da 4 a 8) e dei cuttings, segnala una distribuzione variabile di porosità intergranulare, da ottima a discreta. Prevale la porosità intergranulare dovuta alla natura calcarenitica della roccia calcarea, e la permeabilità è dovuta sia a tale porosità che alla presenza diffusa di fratture. Questo conferisce alla roccia grande porosità ed elevata permeabilità. Nella seconda sezione l analisi delle carote di fondo (numerate da 9 a 16) indica che provengono da carbonati più compatti, con matrice meno porosa e con occasionali intercalazioni di argille e marne, ma in complesso molto permeabili per fratturazione. La matrice calcarea ha meno porosità intergranulare e una permeabilità decisamente inferiore a quella della matrice calcarenitica della prima sezione, ma in compenso la matrice è intensamente fratturata, e la parte dolomitica ha spesso porosità vacuolare importante. Questo conferisce alla roccia poca porosità ma enorme permeabilità. Ed.1 Rev. 0 Pagina 11 di 94

12 2.1.3 Risultati Geologici e Minerari del Pozzo Esplorativo Cornelia 1 Ai fini della fattibilità del progetto, si sottolinea che nella struttura di Cornelia è accertata la fondamentale presenza sia delle rocce serbatoio che di quelle di copertura ad esse sovrastanti. Nel pozzo Cornelia 1 il limite fra di esse si trova alla quota di 1613 m s.s.l., alla sommità della formazione della Scaglia Calcarea. Pur confermando in linea generale una successione stratigrafica di tipo Umbro.Marchigiano, tuttavia il pozzo Cornelia 1 ha incontrato al di sotto della Formazione della Scaglia Cinerea delle litologie diverse da quelle tipiche dell Appennino Marchigiano o del promontorio del Monte Conero. Infatti, nell ambito della formazione della Scaglia Calcarea, si rileva la presenza di centinaia di metri di spessore di calcareniti con buona porosità, di cui si conosce presenza, sia pure con spessori minori, sia in affioramento nella parte settentrionale della montagna della Maiella (Passo Lanciano), sia nel sottosuolo ad esempio in corrispondenza del giacimento di Santa Maria Mare, nei pressi di Porto San Giorgio, dove tali strati calcarenitici sono mineralizzati a petrolio. Tali spessi strati calcarenitici rappresentano parte della cintura detritica che circonda la piattaforma carbonatica che culmina in corrispondenza del grande giacimento di metano di Barbara, e che è presente fino a qualche chilometro a nord della struttura di Cornelia (Fig. 2.1, da Franciosi e Vignolo, 2002, e Fig. 2.2). Fig. 2.1: Relazione con la Piattaforma di Barbara, e posizione della linea sismica interpretata di Fig Ed.1 Rev. 0 Pagina 12 di 94

13 Al di sotto della Scaglia Calcarea in facies calcarenitica porosa, e alla classica formazione delle Marne a Fucoidi, è presente invece una successione in qualche modo simile a quella del promontorio del Gargano, composta dalle formazioni Calcare di Mattinata e Calcare di Coppa Guardiola, cui segue verso il basso una imponente formazione dolomitica equivalente alla formazione delle Dolomie di Castelmanfrino della Montagna dei Fiori (Marche). E opinione prevalente che queste rocce rappresentino il risultato di un processo di dolomitizzazione multi-fase che ha interessato in varia misura i sedimenti giurassico-cretacei (Murgia et alii, 2004; Ronchi et alii, 2003). Fig. 2.2: Sezione sismica interpretata illustrante i rapporti tra la struttura di Cornelia e la Piattaforma di Barbara. La posizione della sezione è indicata in Fig Ed.1 Rev. 0 Pagina 13 di 94

14 Si ritiene di poter ricollegare tale processo di dolomitizzazione all evoluzione differenziata della diagenesi in questo settore dell area della sedimentazione carbonatica Mesozoica della Tetide. La società proponente, partendo dalle informazioni contenute nel Composite Log, ha proceduto ad una revisione della stratigrafia inquadrando le informazioni provenienti dal pozzo Cornelia-1 in un più vasto contesto regionale mediante correlazioni con tutti i pozzi che hanno raggiunto il Mesozoico nelle vicinanze, sia a mare che a terra. La Figura 2.3, riportata anche in Allegato 4, fornisce una comparazione delle due interpretazioni stratigrafiche, quella riportata nel Composite Log (redatto nel 1969) e quella elaborata da IGM. Ed.1 Rev. 0 Pagina 14 di 94

15 Fig. 2.3: Comparazione fra interpretazioni stratigrafiche Ed.1 Rev. 0 Pagina 15 di 94

16 Formazione MD (m) Profondità Top Base ssl (m) MD (m) ssl (m) Spessore Top TWT Spessore OWT (m) (millisec) (millisec) (m/sec) Vint Matrice Frattura Porosità (%) Permeabilità (md) Porosità (%) Permeabilità (md) Pleistocene , Pliocene Medio , Pliocene Inferiore , Miocene Sup. (Messiniano) Schlier Bisciaro , Scaglia Cinerea Scaglia , , Marna a Fucoidi , ,001 0,1 500 Calcare di Mattinata , Calcare di Coppa Guardiola n.d. n.d. n.d , Dolomia (sup.) di Castel Manfrino n.d. n.d. n.d. 6 0,02 0, Membro marnoso n.d. n.d. n.d. 1 0,001 0,1 500 Dolomia (inf.) di Castel Manfrino n.d. n.d. n.d. 6 0,02 0, Calcare di Mattinata n.d. n.d. n.d. Fondo pozzo Tabella 2.1: Pozzo Cornelia-1. Stratigrafia, parametri geofisici, geologici e petrofisici Ed.1 Rev. 0 Pagina 16 di 94

17 La Tabella 2.1 relativa al pozzo Cornelia-1 riporta le profondità delle formazioni incontrate, i relativi parametri geofisici e petrofisici. Questi ultimi sono stati ricavati dalle informazioni ricavate dai logs o disponibili in bibliografia e riferite alle medesime formazioni. Al fine di tarare l interpretazione stratigrafica e strutturale delle sezioni sismiche a riflessione, è stata fatta la correlazione tra proprietà petrofisiche (resistività delle rocce, Potenziale Spontaneo) e sezione sismica (Fig. 2.4), utilizzando dati di Velocity Survey (Guazzone et al. 1986). Fig. 2.4: Correlazione tra proprietà petrofisiche e sezione sismica, pozzo Cornelia 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 17 di 94

18 Fig. 2.5: Sezione sismo-geologica, pozzo Cornelia 1 (da Guazzone et al., 1986) Ed.1 Rev. 0 Pagina 18 di 94

19 2.1.4 STRUTTURA GEOLOGICA DEL RESERVOIR Definizione del Complesso di Stoccaggio Con riferimento all Articolo 3, comma e, del Decreto Legislativo 14/09/2011, n.162, il complesso di stoccaggio in esame consiste sia nel volume delle formazioni impermeabili e sovrapressionate soprastanti la roccia serbatoio, in grado di confinare verticalmente e lateralmente la CO2 iniettata, sia la porzione di formazione utilizzata per l iniezione e il successivo confinamento della CO2 (in questo caso la Scaglia Calcarea all interno della culminazione strutturale), unitamente alla compagine geologica in continuità dinamica con il serbatoio propriamente detto, in cui si possono estendere sia pure in maniera transitoria (durante l iniezione, fino al riequilibrio dopo la fine dell iniezione) effetti di pressione. Il complesso di stoccaggio (Fig. 2.6) si estende quindi anche al volume di roccia porosa sede dell acquifero che, essendo collegato idraulicamente al serbatoio di stoccaggio ma isolato dalle altre formazioni, partecipa al processo di confinamento della CO2 pur trovandosi a profondità superiori a quella dello spill point della struttura di Cornelia, anche lateralmente ad essa. Entro questo spazio poroso, delimitato dal punto di vista idraulico e non comunicante con altre formazioni, può essere rilevata la trasmissione della pressione indotta dall iniezione di CO2, fino alla soglia minima di 1-5 bar, al di sotto della quale, considerate le profondità a cui si trova la roccia porosa, tale incremento transitorio risulta percentualmente irrilevante. Fig. 2.6: Sezione schematica del Complesso di Stoccaggio, alla fine dell iniezione Ed.1 Rev. 0 Pagina 19 di 94

20 Fig. 2.7: Possibile estensione areale del Complesso di Stoccaggio, alla fine dell iniezione Vista in mappa, l area probabilmente interessata non tanto dalla migrazione della CO2, ma da un possibile aumento di pressione dell acqua salata di strato conseguente alle protratte operazioni di stoccaggio alla fine del periodo multi decennale di iniezione, raggiungerebbe i limiti mostrati in Figura 2.7. Tale stima preliminare è basata sulla previsione di avere il punto di iniezione al di sotto della cupola data dalla sommità della struttura di Cornelia, per cui la CO2 migra verso l alto, e rimane confinata dalla conformazione a cupole della sommità della roccia serbatoio, mentre la pressione indotta nella fase acquosa fortemente disaccoppiata dalla roccia avanzerebbe lentamente formando una sorta di fronte di aumento della pressione fino a terminare con valori minimi ad una distanza massima di una quindicina di chilometri, in accordo con la grande permeabilità tipica delle rocce serbatoio carbonatiche naturalmente fratturate. Da notare che l influenza di pressione crescerebbe molto lentamente nel corso del periodo dell iniezione, e la massima estensione areale o radiale sarebbe raggiunta solo alla fine del medesimo periodo di iniezione, mai prima. In più, dal momento preciso della fine dell iniezione, Ed.1 Rev. 0 Pagina 20 di 94

21 l influenza inizierebbe a diminuire, tornando gradualmente alla situazione iniziale dappertutto nell acquifero tranne che entro la bolla di CO2 appena formata. Quindi, nella maggior parte dell area così circoscritta, si avrebbero cambiamenti di pressione di poca entità, ed al bordo dell area solo per un breve periodo subito prima in corrispondenza della fine esatta dell iniezione. Rimane inteso che le simulazioni tridimensionali fluidodinamiche e geomeccaniche previste dal Programma di Lavoro si prefiggono anche di quantificare estensione (in sezione ed in area) dei cambiamenti di pressione di poro, e di quantificarne l influenza dal punto di vista geomeccanico. Di tutte le possibili posizioni in cui potrebbe utilmente trovarsi un pozzo di monitoraggio della pressione e della presenza di CO2, la posizione maggiormente utile è quella del pozzo Elga 1 (Fig. 2.7). Infatti, un pozzo di monitoraggio dovrebbe trovarsi all interno della zona in cui si prevede un qualche cambiamento di un parametro che è possibile monitorare, in questo caso la pressione di strato e la presenza o meno di CO2 (fase indipendente, oppure disciolta nell acqua di strato). All interno della zona dei possibili cambiamenti, il pozzo che è localizzato lungo la più probabile via di migrazione è più utile che qualsiasi altro pozzo localizzato dove è più improbabile che la CO2 migri. Visto che lo spill point della struttura di Cornelia è localizzato in modo che un eccesso di gas iniettato migri nella struttura adiacente, che è quella di Elga, il pozzo Elga 1 è il miglior candidato per il monitoraggio dell acquifero al di fuori della struttura di Cornelia. Nella schematizzazione di Figura 2.8, ricavata dalla Documentazione Guida della Commissione Europea del 2011 sull implementazione della Direttiva 2009/31/EC, Implementation of Directive on the Geological Storage of Carbon Dioxide, progetto CO2QUALSTORE, il complesso di stoccaggio ( Storage Complex ) corrisponderebbe alla sola parte apicale della struttura di Cornelia, al di sopra della isobata dei m, al di sopra della quale solamente è prevista l iniezione e la presenza di CO2 iniettata, e alla roccia di copertura sovrastante tale isobata, mentre l area di monitoraggio ( Monitoring Area ) corrisponderebbe all estensione del complesso di stoccaggio come indicato nelle Figure 2.6 e 2.7. Ed.1 Rev. 0 Pagina 21 di 94

22 Fig.2.8: Schema del Complesso di Stoccaggio e dell Area di Monitoraggio (CO2QUALSTORE, 2011) Roccia di Copertura Le proprietà delle rocce di copertura sono state valutate in maniera multidisciplinare mediante l osservazione delle descrizioni litologiche basate sui cuttings e sui logs del pozzo Cornelia 1 e dei pozzi vicini, e mediante l analisi della pressione di formazione stimata sulla base della densità del fango di perforazione, in relazione ad assorbimenti o venute di fluidi in pozzo, sia nel medesimo pozzo Cornelia 1 che nei pozzi vicini, e sulle prove di strato dei pozzi vicini. I seguenti fattori nel loro complesso permettono di attribuire un ottimo grado di affidabilità alle rocce di copertura di Cornelia: Ed.1 Rev. 0 Pagina 22 di 94

23 natura prevalentemente argillosa, propria di sedimenti di origine pelagico-neritica mancanza di faglie rilevabili con mezzi geofisici plasticità spessore complessivo (circa 1600 m al pozzo Cornelia 1) presenza di sovrapressione, fino a 1,38 volte la pressione idrostatica presente nella sottostante roccia serbatoio Si pone in rilievo quest ultima importante circostanza, riscontrata nel corso della perforazione del pozzo Cornelia-1 (Fig.2.9) e di tutti i pozzi rilevanti attorno (Fig. da 2.10 a 2.15). Durante l attraversamento delle rocce di copertura il peso del fango di perforazione è stato innalzato in media fino a 1,35 g/cm 3 senza che si siano verificati assorbimenti da parte delle formazioni. A conferma delle osservazioni sopra riportate circa l impermeabilità della sezione da fondo mare a m (top serbatoio), si può osservare l assenza di assorbimenti o perdite di fango di circolazione durante la perforazione delle rocce di copertura del pozzo Cornelia 1 (Fig. 2.16). Si pone in evidenza che uno dei punti principali del Programma dei Lavori proposto è l acquisizione di dati diretti di conferma di quanto finora osservato, mediante misure in un nuovo segmento di pozzo da perforarsi a partire dall asse pozzo di Cornelia 1. Ed.1 Rev. 0 Pagina 23 di 94

24 Fig. 2.9: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Cornelia 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 24 di 94

25 Fig. 2.10: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Colosseo 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 25 di 94

26 Fig. 2.11: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Elga 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 26 di 94

27 Fig. 2.12: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Pesaro Mare 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 27 di 94

28 Fig. 2.13: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Arabella 2 Ed.1 Rev. 0 Pagina 28 di 94

29 Fig. 2.14: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Boheme 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 29 di 94

30 Fig. 2.15: Gradiente di pressione di formazione del pozzo Tamara 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 30 di 94

31 Fig. 2.16: Indicatori di permeabilità nel pozzo Cornelia 1 Ed.1 Rev. 0 Pagina 31 di 94

32 Roccia Serbatoio - Modello statico 3D preliminare del serbatoio di Cornelia La struttura di Cornelia è stata interpretata sulla base delle linee sismiche 2D pubbliche, calibrate mediante i risultati del pozzo Cornelia 1 (Guazzone et al., 1986). La ricostruzione in tre dimensioni è stata realizzata facendo uso del programma IRAP RMS TM prodotto dalla Roxar, una società specializzata che fornisce agli operatori del settore una serie di prodotti e servizi per la gestione dei reservoir e per l ottimizzazione della produzione di idrocarburi. I formati sono compatibili con quelli del programma ECLIPSE della Schlumberger, e i risultati comparabili, essendo i due pacchetti derivati dalla stessa procedura di calcolo. La struttura è caratterizzata da un sovrascorrimento o thrust principale che ne determina la geometria, con un orientamento dell asse principale secondo la direzione NW-SE. L andamento della Scaglia Calcarea (roccia serbatoio), come modellato in 3D con il sistema a celle, è riportato in prospettiva nella Figura 2.17 e quasi in pianta nella Figura 2.18 (Allegato 8). Fig. 2.17: Rappresentazione 3D della struttura di Cornelia, vista da S-E (si omette di mostrare la Dolomia di Castelmanfrino, pur presente) Ed.1 Rev. 0 Pagina 32 di 94

33 Fig. 2.19: Rappresentazione 3D della struttura di Cornelia, con limiti del Permesso Il modello statico 3D ottenuto è la versione preliminare, per così dire preparatoria, rispetto al modello statico 3D definitivo che potrà essere generato una volta interpretati i dati del rilievo sismico 3D da acquistare. Ed.1 Rev. 0 Pagina 33 di 94

34 Tale modello statico rappresenterà l input per il modello dinamico 3D definitivo, che sarà finalizzato una volta ottenuti i dati di conferma con la perforazione e le prove di un nuovo segmento orizzontale o inclinato perforato a partire dall asse del pozzo Cornelia 1. Fig. 2.20: Sezione geo-sismica del complesso di stoccaggio La sezione geo-sismica mostrata in Figura 2.20 è stata costruita per illustrare nel dettaglio la stratigrafia dell anticlinale di Cornelia. Il modello statico 3D preliminare è stato popolato con dati di porosità ottenuti da analisi petrofisiche di logs e carote, e da dati che si riferiscono a rocce analoghe. Gli spessori dei vari strati sono congruenti con l interpretazione sismica dei dati a disposizione. Il quadro delle proprietà del sottosuolo è stato completato dall analisi delle temperature sotterranee misurate nei pozzi della zona i cui dati sono di pubblico dominio (ViDEPI,2009, e UNMIG, 2011). In particolare, le temperature a livello della Scaglia Calcarea della struttura di Cornelia sono state estrapolate a partire dai dati riportati in Figura Similmente, le pressioni di poro dell acquifero carbonatico di Cornelia sono state estrapolate a partire dai dati riportati in Figura 2.22, che mostrano i dati del pozzo Elga 1, il più vicino ed il più rilevante al fine di supplire alla mancanza di dati derivati da una prova del pozzo Cornelia 1, non Ed.1 Rev. 0 Pagina 34 di 94

35 eseguita all epoca della perforazione del pozzo per mancanza di manifestazioni di idrocarburi nella roccia serbatoio. Fig. 2.21: Temperature sotterranee di riferimento (58 C alla profondità media dello stoccaggio) Ed.1 Rev. 0 Pagina 35 di 94

36 Fig. 2.22: Pressione di riferimento nell acquifero (166,7 kg/cm 2 a m slm, idrostatica di acqua salata) Ed.1 Rev. 0 Pagina 36 di 94

37 Modello dinamico 3D preliminare del serbatoio di Cornelia In generale i programmi di modellizzazione dinamica disegnati per l industria petrolifera, opportunamente adattati per l uso nei sistemi CO 2 /acqua, sono in grado di simulare in maniera soddisfacente molti processi inerenti allo stoccaggio di CO 2. Per la modellizzazione del serbatoio di Cornelia la società proponente ha fatto uso del programma TempestTM, prodotto dalla Roxar come il software IRAP RMS TM usato in questo stesso progetto per ricostruire il modello statico tridimensionale della struttura. Il modello statico è stato importato come base del modello dinamico (Fig. 2.23). Per quanto concerne gli input derivati dalla conoscenza della geologia del serbatoio, i parametri geologici e petrofisici disponibili nell attuale fase preliminare sono considerati adeguati, geometria e parametri legati alla fratturazione inclusi. Tuttavia prima di ubicare con precisione il punto (o i punti) d iniezione sarà opportuno acquisire ulteriori e più dettagliate informazioni, al fine di aumentare l accuratezza delle stime dei volumi di stoccaggio, come previsto nel Programma dei Lavori allegato all Istanza. Fig. 2.23: Modello statico 3D importato nel simulatore dinamico 3D. Ed.1 Rev. 0 Pagina 37 di 94

38 Nella fase preparatoria pre-istanza è stata realizzata qualche semplice simulazione del comportamento del serbatoio, soprattutto al fine di identificare quanto prima possibile eventuali aspetti critici legati all iniezione. Sono state fatte in particolare tre simulazioni significative. La prima simulazione si riferisce al caso di un test dimostrativo, consistente nell iniezione da un pozzo orizzontale lungo circa 800 metri, situato vicino alla culminazione strutturale, di 1 milione di tonnellate di CO 2 nel corso di un anno, al ritmo di circa 114 tonnellate/ora. Il risultato è illustrato in Figura 2.24, in termini di saturazione di CO 2 nella roccia serbatoio. Si vede che una tale quantità di CO 2 è appena sufficiente per saturare una piccola zona nelle immediate vicinanze del tratto orizzontale del pozzo iniettore, lungo circa 800 metri. Le pressioni calcolate non sono risultate critiche. Fig. 2.24: Iniezione di 1 milione di tonnellate di CO 2 in un anno, da un pozzo. Ed.1 Rev. 0 Pagina 38 di 94

39 La seconda e la terza simulazione effettuata si riferiscono rispettivamente alla continuazione dell iniezione al medesimo ritmo, circa 114 tonnellate/ora, per la durata di 20 anni, per un totale iniettato di 20 milioni tonnellate di CO 2 da un solo pozzo, e 400 milioni di tonnellate di CO 2 iniettate nel corso di 50 anni con 8 milioni all anno, da 8 pozzi. Il risultato è illustrato in figura 2.25, similmente in termini di saturazione di CO 2 nella roccia serbatoio. La CO 2, nel caso dei 20 milioni di tonnellate iniettate, occupa una piccola zona in prossimità della culminazione strutturale della struttura di Cornelia, mentre nel caso dei 400 milioni di tonnellate iniettate riempie la struttura fino all isobata dei 2180 m slm, rimanendo 490 m al di sopra dello spill point strutturale. Anche in questo caso, le pressioni calcolate non sono risultate critiche. Fig a) Iniezione di 20 milioni di tonnellate di CO2 in 20 anni da un pozzo e b) iniezione di 400 milioni di CO2 in 50 anni. Si può quindi concludere preliminarmente che le proprietà della roccia serbatoio ipotizzate sulla base dei dati attualmente disponibili per la struttura di Cornelia consentirebbero portate d iniezione nell ordine di 100, 200 o 300 tonnellate/ora di CO 2 per pozzo, per decine di anni. Ed.1 Rev. 0 Pagina 39 di 94

40 La costruzione di un modello dinamico intermedio, a partire da un modello statico 3D basato su dati sismici 3D invece che 2D come attualmente, e definitivo, basato sui dati provenienti dal nuovo pozzo invece che dal vecchio pozzo o da pozzi vicini, è inteso fornire, insieme al risultato degli altri studi e modelli, le basi per la determinazione dell idoneità della struttura di Cornelia all iniezione e allo stoccaggio geologico di lungo periodo di CO 2 industriale. Ed.1 Rev. 0 Pagina 40 di 94

41 Studio del serbatoio carbonatico mediante la comparazione con un analogo affiorante (struttura di Cingoli) L anticlinale di Cingoli si trova nel retroterra anconetano, ad ovest dell omonimo paese in provincia di Macerata. La struttura è situata nella regione preappenninica marchigiana, ed è caratterizzata da un asse arcuato con orientazione nord-ovest nella porzione più settentrionale, nordsud in quella più meridionale. Si estende per circa 15 km in lunghezza, ed ha una larghezza variabile fra 5 km e 2 km. (Fig e 2.27) Cingo A A Fig. 2.26: Vista prospettica del modello 3D dell anticlinale di Cingoli Ed.1 Rev. 0 Pagina 41 di 94

42 A A da Deiana et al, 2002 Fig. 2.27: Sezione A-A (anticlinale di Cingoli) Le sezioni geologiche e le carte strutturali mostrano la parte crestale dell anticlinale leggermente dislocata da faglie, caratterizzata da chiusure periclinali sia a nord che a sud. Nelle linee generali questa struttura, per la sua somiglianza con quella sepolta di Cornelia, ha permesso di trarre delle correlazioni fra le due, a partire da studi pregressi e da rilevamenti di campagna effettuati in quella zona. In particolare, CNR-IGAG di Roma si è concentrato sullo studio della fratturazione del complesso carbonatico a nucleo dell anticlinale, che affiora estesamente per quanto riguarda i livelli alti della formazione della Scaglia, ed affiora nella vallata che taglia profondamente l anticlinale in corrispondenza del punto in cui l asse della struttura cambia orientazione. In questa valle sono state aperte nei decenni scorsi due cave principali, una delle quali (quella più orientale) è arrivata quasi alla fine della sua attività estrattiva ed è in fase di rinaturalizzazione, almeno nella parte alta, con un piano di dismissione che prevede la creazione di un percorso geonaturalistico per preservare per le future generazioni lo spettacolare affioramento creato con l attività estrattiva. Gli scorsi anni hanno rappresentato perciò il miglior periodo possibile per lo studio della fratturazione del Calcare Massiccio e delle altre formazioni calcaree affioranti in cava. Lo studio è riuscito a quantificare i principali parametri che servono per calcolare porosità e permeabilità del sistema delle fratture, e tracciare linee guida per l applicazione dei risultati ad anticlinali sepolte come quella di Cornelia. Ed.1 Rev. 0 Pagina 42 di 94

43 Le Figure 2.28 e 2.29 mostrano rispettivamente la cava oggetto dello studio della fratturazione nel Calcare Massiccio nello stato in cui si trovava verso la fine dello studio, e la stessa vista con sovraimposta la geologia della zona. La Figura 2.30 e 2.31 mostrano invece il dettaglio dei punti d analisi, e l andamento delle maggiori zone di frattura rilevate. Fig. 2.28: Cava Menghi, loc. Rio Lacque, Cingoli (MC). Vista da Nord Ed.1 Rev. 0 Pagina 43 di 94

44 Fig. 2.29: Cava Menghi, loc. Rio Lacque, Cingoli (MC). Vista da Nord, con geologia. Fig. 2.30: Cava Menghi, Cingoli (MC). Punti di analisi, e le maggiori fratture. Ed.1 Rev. 0 Pagina 44 di 94

45 Fig. 2.31: Cava Menghi, Cingoli (MC). Principali sets di fratture. Ed.1 Rev. 0 Pagina 45 di 94

46 Il maggiore risultato dello studio è stata la conferma dell ordine di grandezza della porosità e della permeabilità del sistema di fratture presente in anticlinali sovrascorse simili a quella di Cornelia (Fig. 2.32). Fig. 2.32: Cava Menghi, Cingoli (MC). Risultati dello studio della fratturazione. Il lavoro dovrà continuare con la verifica dei risultati mediante la creazione di un Discrete Fracture Network (DFN), cioè un reticolo sintetico che rappresenta il sistema delle fratture in maniera estremamente realistico, con cui sarà possibile calcolare la porosità e permeabilità attese per quel sistema di fratture, pronte da essere inserite come input iniziale nel simulatore dinamico a doppia porosità. Resta inteso che ad ogni tipologia carbonatica, e ad ogni posizione strutturale nell anticlinale sepolta, va applicato il risultato dei calcoli ottenuti con un DFN che rispecchi esattamente litologia e posizione strutturale in situazione conosciuta quale l affioramento (con le correzioni, le estrapolazioni e gli adattamenti del caso). Ed.1 Rev. 0 Pagina 46 di 94

47 2.2 FINALITA E OBIETTIVO DEL PROGETTO La società proponente si è concentrata sullo studio degli acquiferi profondi, definiti come unità geologiche dotate di grande permeabilità e contenenti ingenti quantità di acqua di formazione, situate a profondità tali da non essere suscettibili di sfruttamento per comune uso potabile, irriguo o industriale. Dopo un lungo studio preparatorio, cui ha partecipato il CNR mediante una convenzione di ricerca stipulata con l IGAG di Roma, durante il quale sono state esaminate le alternative di progetto e determinate le scelte progettuali di base, è stato scelto di concentrare le prime attività esplorative per un sito di stoccaggio sotterraneo per il biossido di carbonio in una zona a mare priva di sorgenti sismogenetiche (faglie attive), in cui fosse conosciuta da perforazioni precedenti una grande struttura positiva (anticlinale) a nucleo calcareo-dolomitico, dotata di buone caratteristiche di permeabilità e porosità nella roccia serbatoio calcarea, e di ottime caratteristiche di impermeabilità e robustezza nella roccia di copertura. La scelta è caduta sulla struttura del pozzo Cornelia-1, perforato nell Adriatico Centrale nel Il presente progetto ha come obiettivo la ripresa del pozzo Cornelia-1, e la perforazione di un segmento orizzontale nella roccia serbatoio, al fine di acquisire direttamente tutti quei dati geologici, geofisici, geochimici, geomeccanici e di ingegneria del serbatoio che sono necessari per accertare l idoneità o meno della struttura di Cornelia a ospitare un sito di stoccaggio sotterraneo di CO 2 a fini di protezione ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici ALTERNATIVE DI PROGETTO E SCELTE PROGETTUALI Sono state identificate due tipologie principali di acquifero, vale a dire serbatoi clastici (arenarie, sabbie e conglomerati) e serbatoi carbonatici (calcari e dolomie). Questi ultimi hanno fornito indicazioni di poter essere utilmente adattati a stoccaggio di gas naturale e/o CO 2 quando la formazione è composta da una matrice porosa, e normalmente anche fratturata, e quando la formazione risulta naturalmente intensamente fratturata, carsificata o dolomitizzata, anche se la matrice risulta poco o per nulla porosa. In queste condizioni, il gas è ospitato sia nei pori eventualmente presenti, sia nelle fratture e nei vacuoli ad esse collegati, costituenti nel loro insieme un sistema rigido, ad alta permeabilità e ad alta efficienza di stoccaggio. Ed.1 Rev. 0 Pagina 47 di 94

48 Durante la fase preparatoria del progetto sono state individuate, valutate e confrontate varie strutture onshore e offshore carbonatiche, ove ubicare possibili siti di stoccaggio (Figura 2.33). Per la creazione di una lista di candidati sono state utilizzate considerazioni geologiche, ambientali, economiche e logistiche. I principali criteri tecnici di selezione includono la profondità del serbatoio, la sua porosità e permeabilità, l integrità della copertura e la salinità dell acqua di strato. Si riporta in Tabella 2.2 una sintesi dei criteri assai utili ai fini di un corretto screening delle strutture potenzialmente adatte ad ospitare un progetto di stoccaggio di anidride carbonica. Come posto in rilievo nella tabella, esiste una gamma di requisiti fondamentali che un acquifero deve necessariamente avere per risultare adatto ad ospitare un progetto di stoccaggio di CO 2. Essi riguardano il serbatoio (profondità, spessore, porosità e permeabilità), i fluidi in esso contenuti e le rocce che costituiscono la copertura del serbatoio (continuità e bassa permeabilità). Ed.1 Rev. 0 Pagina 48 di 94

49 Fig. 2.33: Inquadramento delle scelte progettuali e di localizzazione: la struttura di Cornelia. Ed.1 Rev. 0 Pagina 49 di 94

50 Il sito di Cornelia ha dimostrato di possedere tutte le qualità indispensabili per potervi realizzare il progetto proposto da IGM. Infatti, a seguito di un attenta analisi dei dati raccolti, si è potuta riscontrare una perfetta corrispondenza fra le caratteristiche sia del serbatoio di Cornelia che della sua copertura, con tutti gli indicatori positivi riportati in tabella. Al contrario, non si rilevano fattori negativi tali da richiedere precauzioni aggiuntive, oltre al complesso di misure che verrebbero comunque messe in atto per la corretta gestione di uno stoccaggio di CO 2. EFFICACIA DEL SERBATOIO Capacità statica di stoccaggio Capacità dinamica di stoccaggio FATTORI POSITIVI ELEMENTI DI CAUTELA La capacità di stoccaggio La capacità effettiva di stoccaggio effettiva stimata è molto stimata è simile al volume totale di CO 2 maggiore della quantità da iniettare totale di CO 2 da iniettare Si prevedono pressioni indotte dall iniezione assai Si prevedono pressioni indotte inferiori ai livelli che dall iniezione prossime ai limiti di possono creare danni instabilità meccanica geomeccanici al serbatoio o alla copertura Profondità >1000 m <2500 m <800 m >2500 m Spessore netto >50 m <20 m Porosità >20 % <10 % Permeabilità >500 md <200 md Salinità dell acqua >100 g/l <30 g/l Stratigrafia Uniforme Elevata variazione laterale e complessa interconnessione di tipi litologici Ed.1 Rev. 0 Pagina 50 di 94

51 EFFICACIA DELLA COPERTURA Continuità laterale Stratigraficamente Variazioni laterali, faglie con rigetto uniforme, faglie piccole o medio o grande assenti Spessore >100 m <20 m Molto maggiore del Pressione capillare di massimo incremento Simile al massimo incremento previsto entrata previsto della pressione indotta dalla iniezione della pressione indotta dall iniezione Tab. 2.2: Fattori determinanti l efficacia del serbatoio e della copertura Ed.1 Rev. 0 Pagina 51 di 94

52 2.2.2 QUADRO SINOTTICO Questo documento, allegato come IGM_01_0_AC_R_RTP_03_00, raccoglie, in unico contesto, tutti i parametri scientifici e conoscitivi del sottosuolo relativi al progetto di stoccaggio di CO 2 Sibilla, centrato sulla struttura geologica perforata dal pozzo Cornelia 1, come conosciuti al momento dell inoltro dell Istanza per la licenza di esplorazione. Infatti la società proponente ha ritenuto utile riunirli per dare un quadro completo ed organico nel quale è possibile trovare facilmente tutti i parametri che, in maniera diretta o indiretta, sono alla base delle scelte progettuali e del Programma dei Lavori proposto. I valori parametrici che compaiono nel documento sono stati ricavati principalmente dalla letteratura scientifica esistente, ma anche dalle esplorazioni petrolifere eseguite nella zona, e da tutte quelle attività di ricerca specifiche che è stato possibile realizzare in assenza di un autorizzazione di tipo minerario. Accanto ad ognuno di questi valori sono indicate le relative fonti che hanno consentito di individuare, sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo, ciascuno dei valori utilizzati dal gruppo di progetto. L insieme di questi valori mostra che il progetto è fattibile e che al momento non si ravvisano condizioni che possano rendere insicura la sua attuazione. La tabella viene inoltre completata con l indicazione, per ogni parametro progettuale, delle attività e delle misure che nella fase di esplorazione ne consentiranno la definizione con maggiore precisione. La tabella, nella versione aggiornata alla luce dei risultati ottenuti in fase di esplorazione, rappresenterà un utile strumento per il riconoscimento dell idoneità della struttura di Cornelia allo stoccaggio geologico della CO 2. Le unità di misura indicate nella tabella sono utilizzate correntemente negli elaborati progettuali e nelle norme standard di riferimento. Come è noto, spesso vengono utilizzate unità di misura diverse: sia quelle tradizionalmente impiegate nella pratica progettuale, sia quelle correttamente indicate dagli standard internazionali accettati (The SI Metric System of Units and SPE Metric Standard, Society of Petroleum Engineers 1982 accessibile su internet tramite il link alla pagina ). Ed.1 Rev. 0 Pagina 52 di 94

53 Nei casi in cui è necessario per maggiore chiarezza, nella tabella sono riportati per la stessa grandezza i valori riferiti ad entrambe le unità di misura, o il fattore di conversione utilizzato. 2.3 DESCRIZIONE E SEQUENZA DELLE ATTIVITA IN PROGETTO Dati generali Con i dati di perforazione nella parte crestale del giacimento del pozzo Cornelia 1 e le esplorazioni geofisiche, si può ritenere verificata l esistenza di un struttura geologica sfruttabile come sito per lo stoccaggio di CO 2. L esplorazione prevede l acquisto da ENI delle prospezioni geofisiche già esistenti (sismica 3D) e l utilizzo del pozzo già esistente Cornelia 1, il cui asse pozzo è posizionato nel punto di coordinate: Latit: ,60 N (y = ,4); Long.: ,89 E Gr (x = ,9) Tempi di realizzazione GANTT CHART Dato che le uniche operazioni sono legate al re-entry del pozzo esplorativo Cornelia-1 con il tratto orizzontale, si riportano di seguito i tempi stimati per la fase di perforazione del pozzo, presentati successivamente anche nel paragrafo Tempi della messa in postazione dell impianto I tempi della messa in postazione dell impianto Jack up ammonteranno a circa 6 giorni, compresi i tempi necessari all infissione del conductor pipe CP 30. Tempi di realizzazione della perforazione Il tempo necessario alla fase di perforazione vera e propria, comprensivo delle operazioni di tubaggio, cementazione e completamento, è stimabile in circa 83 giorni, con ulteriori 6 giorni per i test idraulici della roccia serbatoio. Rimozione strutture e abbandono postazione Ed.1 Rev. 0 Pagina 53 di 94

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