La regolazione degli impianti

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PERUGIA La regolazione degli impianti

2 TECNICA DELLA REGOLAZIONE Consiste in quel complesso di operazioni, oggi prevalentemente automatizzate, con le quali si vuole realizzare e mantenere il comfort climatico all interno degli ambienti abitati, in condizioni di economia e sicurezza. La grandezza che usualmente si vuole regolare negli impianti destinati alla sola climatizzazione invernale è la temperatura, in quanto tale grandezza è quella che maggiormente incide sulle condizioni di comfort. Rendimento di regolazione: rapporto fra il calore richiesto per il riscaldamento degli ambienti con una regolazione teorica perfetta ed il calore richiesto per il riscaldamento degli stessi ambienti con un sistema di regolazione reale.

3 TECNICA DELLA REGOLAZIONE Rendimento di regolazione

4 CATENA DI REGOLAZIONE Regolatore: confronta il valore di temperatura misurato T i (segnale in ingresso) con quello di riferimento T* (set point). Dai valori ottenuti, per mezzo di un algoritmo di regolazione, esso agisce sull attuatore (segnale in uscita). Attuatore: è l organo di regolazione vero e proprio e può essere costituito da una valvola o da un altro apparecchio che agisce sull impianto. Algoritmo di regolazione: relazione che lega il segnale in uscita al segnale in entrata al regolatore.

5 ALGORITMI DI REGOLAZIONE I principali algoritmi usati nella tecnica della regolazione sono: a due posizioni ( on/off o tutto/niente ); proporzionale (P); proporzionale + integrale (PI); proporzionale + integrale + derivativo (PID); logica fuzzy.

6 ALGORITMI DI REGOLAZIONE A due posizioni (ON/OFF) Y può assumere solo due valori: zero e massimo. Esempio: X = temperatura termostato on/off. X W Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; W = valore fissato; SD = differenziale statico. L ampiezza effettiva delle oscillazioni della variabile controllata è maggiore di SD a causa dell inerzia termica dell impianto.

7 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale (P) Y direttamente (o inversamente) proporzionale ad X dentro X p ; W può trovarsi in qualunque posizione all interno di X p, solitamente a metà; la risposta dipende solamente dallo scostamento di X dal valore fissato W; Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; W = valore fissato; X p = banda proporzionale. - Sensibilità regolatore + X p grande X p piccola

8 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale (P) Esempio: X = temperatura Y = apertura attuatore l attuatore assume posizioni proporzionali alla temperatura rilevata; il valore di temperatura impostato W = 20 C corrisponde al 50% di apertura dell attuatore (per es. valvola a tre vie).

9 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale + Integrale (PI) l azione integrale (I) agisce sul segnale in uscita in modo proporzionale all entità dello scostamento della variabile controllata dal valore desiderato; X Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; t = tempo; T n = tempo integrale. il segnale perdura nel tempo finché esiste lo scostamento (tempo T n ) ed eventualmente diminuisce in modo progressivo nell avvicinamento al set point, fino ad annullarsi quando viene raggiunto tale valore; non esiste un rapporto diretto tra lo scostamento e la posizione dell attuatore, come nel caso dell azione proporzionale.

10 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale + Integrale (PI) Esempio: X = temperatura Y = spostamento attuatore X 0,5 C In corrispondenza di una variazione a gradino di X (ad esempio di 0,5 C) l attuatore si muoverà con velocità costante (ad esempio di 1 mm/minuto). Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; t = tempo; T n = tempo integrale.

11 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale + Integrale (PI) La regolazione integrale viene quasi sempre utilizzata in aggiunta a quella proporzionale (PI). Se X si discosta dal set point: X interviene immediatamente l azione proporzionale; terminata l azione proporzionale, agisce quella integrale per tutto il tempo T n. Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; t = tempo; T n = tempo integrale. 2 parametri di funzionamento: X p e T n.

12 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Proporzionale + Integrale + Derivativo (PID) il segnale Y prodotto da PI viene amplificato in modo proporzionale alla velocità di variazione di X rispetto al valore prefissato; tale effetto cessa non appena X torna al valore di set point; aumenta la risposta dell attuatore, compensando i ritardi con cui la variazione di X viene rilevata. Y = segnale in uscita; X = variabile controllata; t = tempo.

13 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Logica Fuzzy teoria di controllo automatico introdotta nella seconda metà degli anni 60, contrapposta alla logica binaria (vero/falso, 0/1); MF = molto freddo; PF = un po freddo; B = si sta bene; PC = un po caldo; MC = molto caldo. una variabile può assumere vari gradi di verità, indicati da un numero compreso tra 0 (falso) e 1 (vero); alle grandezze considerate si devono attribuire intervalli di variazione attinti dall esperienza; FV = raffreddamento veloce; FL = raffreddamento lento; Z = variazione zero; CL = riscaldamento lento; CV = riscaldamento veloce.

14 ALGORITMI DI REGOLAZIONE Logica Fuzzy MF = molto freddo; PF = un po freddo; B = si sta bene; PC = un po caldo; MC = molto caldo. FV = raffreddamento veloce; FL = raffreddamento lento; Z = variazione zero; CL = riscaldamento lento; CV = riscaldamento veloce. le informazioni contenute nelle figure accanto (temperatura ambiente, velocità di variazione della temperatura) costituiscono un insieme fuzzy e rappresentano le variabili di ingresso; tutte le variabili necessarie sono elaborate dal regolatore secondo regole precedentemente imposte, costruendo una tabella delle regole; sulla base di questa elaborazione viene prodotto il segnale in uscita.

15 CONFRONTO TRA GLI ALGORITMI algoritmo P: è il più semplice, può essere sufficiente per la regolazione di impianti dove si può ottenere un funzionamento stabile con bande proporzionali piccole (piccolo scostamento dal set point); algoritmo PI: è utile quando per ottenere la stabilità sono necessarie bande proporzionali grandi, che comporterebbero scostamenti eccessivi dal set point; algoritmo PID: è il più completo, necessario quando la risposta dell impianto ha tempi elevati. logica fuzzy : permette di trattare un gran numero di variabili purchè siano noti dall esperienza gli intervalli di variazione e si possa costruire la tabella delle regole. Si adattano molto bene alla gestione di impianti complessi di grandi dimensioni.

16 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente con regolazione ON/OFF TA = termostato ambiente C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia sistema di regolazione semplice e a basso costo; agli effetti del comfort e del risparmio energetico tale regolazione può essere accettabile solo nel caso di piccole unità abitative con ambienti termicamente omogenei (stessa esposizione, stesso rapporto volume/superfici vetrate, ecc.), in quanto fa uso di un solo sensore; può essere migliorato installando un cronotermostato che permette di programmare il funzionamento e di selezionare due o più temperature.

17 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente con regolazione ON/OFF TA = termostato ambiente C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia oppure termostato cronotermostato

18 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente e valvola miscelatrice a tre vie T a = sonda temperatura interna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia la valvola a tre vie miscela l acqua calda proveniente dalla caldaia con quella di ritorno dal circuito di distribuzione; il servomotore elettrico muove il pistone che regola l apertura della via centrale; servomotore pistone si ottiene così una modulazione della temperatura di mandata dell impianto, misurata attraverso la sonda T m ;

19 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente e valvola miscelatrice a tre vie T a = sonda temperatura interna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia la regolazione è di tipo proporzionale (P) e dipende dalla differenza tra la temperatura misurata da T a e quella fissata di set point; rispetto ai sistemi ON/OFF questo tipo di regolazione non causa brusche variazioni di temperatura sulla rete di distribuzione e sugli elementi terminali; permangono gli aspetti negativi legati alla presenza di un unico sensore termico che pilota tutto il sistema.

20 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente, sonda esterna e valvola miscelatrice a tre vie T a = sonda temperatura interna T e = sonda temperatura esterna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia la temperatura di mandata è regolata tramite la valvola miscelatrice in funzione della temperatura interna misurata da T a e della temperatura esterna misurata da T e ; la diminuzione della temperatura esterna, a parità di altre condizioni, provoca un innalzamento della temperatura di mandata; il conseguente incremento della potenza termica dei corpi scaldanti compensa le maggiori dispersioni termiche degli ambienti interni;

21 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente, sonda esterna e valvola miscelatrice a tre vie T a = sonda temperatura interna T e = sonda temperatura esterna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia è necessario definire la retta di regolazione che lega T m e T e ; la pendenza della retta di regolazione dipende in generale dalla zona climatica e dal tipo di impianto installato; tutte le rette passano per il punto 20-20;

22 SISTEMI DI REGOLAZIONE Termostato ambiente, sonda esterna e valvola miscelatrice a tre vie T a = sonda temperatura interna T e = sonda temperatura esterna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia la sonda esterna deve essere posizionata accuratamente, evitando l esposizione alla radiazione solare (NO facciata SUD) o a qualsiasi altra fonte di calore (bocchette di areazione, camini, finestre, ecc.); sul mercato esistono generatori di calore predisposti per il collegamento diretto ad un sensore di temperatura esterna; questo sistema di regolazione garantisce una buona stabilità e ottimizza le potenze termiche fornite dagli elementi terminali.

23 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione P VT = valvola termostatica C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia questo sistema prevede l installazione di valvole termostatiche (VT) su ogni elemento terminale dell impianto; le valvole sono dotate di una ghiera girevole che permette di regolare la temperatura dell ambiente in cui il terminale è installato; al raggiungimento della temperatura impostata, la valvola si chiude interrompendo il flusso di fluido termovettore all interno dell elemento;

24 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione BULBO DI DILATAZIONE è l elemento di regolazione della valvola, sensibile alle variazioni di temperatura; è riempito di liquido molto volatile in equilibrio con il suo vapore saturo: all aumentare della temperatura aumenta la tensione di vapore provocandone l espansione; CORPO VALVOLA qui si trovano alloggiati il pistone e l otturatore, organi meccanici di chiusura della valvola; quando il bulbo si dilata, all aumentare della temperatura, spinge verso il basso il pistone che accosta l otturatore sulla apposita sede provocando la chiusura della valvola;

25 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione MANOPOLA DI REGOLAZIONE la sua rotazione provoca la taratura di una molla di contrasto all azione del pistone, regolando indirettamente la temperatura di chiusura della valvola; la molla di contrasto garantisce l apertura della valvola al diminuire della temperatura. questo sistema permette di regolare la temperatura di ogni singolo ambiente indipendentemente dagli altri; rappresenta la soluzione più economica per il risparmio energetico nei vecchi impianti privi di un efficiente regolazione; inconvenienti dovuti alla variabilità delle condizioni di funzionamento determinate dalla continua apertura e chiusura delle valvole.

26 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione Inconvenienti la chiusura delle valvole termostatiche a due vie può diminuire notevolmente la portata dell impianto; con portate molto più piccole di quelle per cui sono state dimensionate, le pompe lavorano fuori curva, surriscaldandosi e correndo il rischio di bruciarsi; sussiste inoltre il rischio di surriscaldamento dell acqua in caldaia che può causare il blocco dell impianto.

27 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione Soluzioni 1) Pompe a velocità variabile 2) Valvole termostatiche a tre vie

28 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, senza preregolazione Soluzioni 3) Valvole di sfioro regolabili ( by-pass )

29 SISTEMI DI REGOLAZIONE Valvole termostatiche sui singoli elementi, con preregolazione T e = sonda temperatura esterna T m = sonda temperatura di mandata R = regolatore VM = valvola motorizzata a tre vie C = caldaia P = pompa di circolazione B = bruciatore T C = termostato caldaia VT = valvola termostatica si tratta di un sistema piuttosto complesso che unisce le funzioni delle valvole termostatiche alla regolazione della temperatura di mandata mediante valvola miscelatrice a tre vie, in funzione della temperatura esterna; la regolazione presenta ottime caratteristiche di stabilità e garantisce un buon comfort nei singoli ambienti la cui temperatura può essere regolata; si adatta bene sia agli impianti autonomi che a quelli centralizzati.

30 Il collaudo degli impianti

31 IL COLLAUDO Definizione Verifica delle prestazioni di un impianto funzionante nelle condizioni di progetto o da queste poco differenti. Deve essere verificata la rispondenza ad apposite norme di calcolo e ai dati di riferimento e funzionamento stabiliti in fase di progettazione. È un procedimento che inizia con il progetto, prosegue nel corso dei lavori (collaudi in corso d opera) e si conclude quando l impianto viene consegnato al committente. A conclusione delle operazioni di collaudo deve essere emesso il certificato di collaudo secondo un modello fornito dalle norme tecniche.

32 RUOLI E RESPONSABILITÀ DEL COLLAUDO Committente del collaudo: individua il personale che effettua il collaudo e garantisce che durante tutto il procedimento gli impianti funzionino regolarmente. Collaudatore: esegue la procedura di collaudo e si occupa della redazione del verbale finale che certifica la rispondenza dell impianto al progetto e alle norme e il funzionamento nelle diverse condizioni di prova. Ditta installatrice: dopo la realizzazione degli impianti esegue il bilanciamento e la taratura; presenzia al collaudo e deve fornire il personale e la strumentazione necessaria. Ditte fornitrici di apparecchiature: se richiesto dal collaudatore devono partecipare e collaborare al collaudo; devono fornire tutta la documentazione e i certificati di garanzia degli apparecchi; devono istruire il personale addetto alla manutenzione. Progettista: assiste il collaudatore.

33 NORMATIVA DI RIFERIMENTO UNI CTI 10339:1995 Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d offerta, l offerta, l ordine e la fornitura. UNI CTI 5364:1976 UNI CTI 8852:1987 ritirata senza sostituzione UNI CTI 8854:1986 ritirata senza sostituzione UNI CTI 11169:2006 UNI CTI 9711:1991 ritirata senza sostituzione UNI 8199:1998 UNI EN 12237:2004 UNI EN 12599:2001 Impianti di riscaldamento ad acqua calda. Regole per la presentazione dell offerta e per il collaudo. Impianti di climatizzazione invernale per gli edifici adibiti ad attività industriale ed artigianale. Regole per l ordinazione, l offerta e il collaudo. Impianti termici ad acqua calda e/o surriscaldata per il riscaldamento degli edifici adibiti ad attività industriale ed artigianale. Regole per l ordinazione, l offerta e il collaudo. Impianti di climatizzazione degli edifici Impianti aeraulici ai fini di benessere Procedure per il collaudo Impianti termici utilizzanti energia solare. Dati per l offerta, ordinazione e collaudo. Acustica Collaudo acustico degli impianti di climatizzazione e ventilazione - Linee guida contrattuali e modalità di misurazione. Ventilazione degli edifici - Reti delle condotte - Resistenza e tenuta delle condotte circolari di lamiera metallica Ventilazione per edifici Procedure di prova e metodi di misurazione per la presa in consegna di impianti installati di ventilazione e di condizionamento dell aria.

34 La norma UNI 5364 Impianti di riscaldamento ad acqua calda Regole per la presentazione dell offerta e per il collaudo FASI DEL COLLAUDO Definiscono tre gruppi di operazioni: verifica quantitativa e qualitativa delle parti dell impianto; verifiche preliminari; collaudo definitivo.

35 Verifiche e prove preliminari Le verifiche e le prove preliminari devono essere effettuate appena ultimato l impianto, all atto della consegna dello stesso da parte dell installatore al committente, possibilmente prima del completamento delle opere murarie in modo da rendere il più possibile facili e meno costosi eventuali lavori di correzione, riparazione e modifica; le verifiche possono essere effettuate in tutto o in parte durante l esecuzione del lavoro. Le prove preliminari comprendono: 1. PROVA DI CIRCOLAZIONE DELL ACQUA CALDA NEI VARI CIRCUITI ATTRAVERSO I VARI APPARECCHI Negli impianti a circolazione naturale la temperatura per la prova di circolazione deve essere quella stabilita in contratto mentre in quelli a circolazione forzata la temperatura deve essere fissata dal collaudatore ad un valore tale da verificare che per tutti i radiatori avvenga una distribuzione uniforme del fluido scaldante.

36 2. PROVA DI DILATAZIONE TERMICA DEL CONTENUTO D ACQUA DELL IMPIANTO E DEI MATERIALI METALLICI CHE LO COMPONGONO Negli impianti a bassa temperatura e ad elementi concentrati, la prova di dilatazione del contenuto d acqua deve essere eseguita portando la temperatura del acqua all uscita della caldaia al valore di 95 C; deve essere ritenuta positiva se la capacità del vaso di espansione è tale da contenere tutta la variazione del volume dell acqua dell impianto. La prova a caldo delle tubazioni finalizzata a controllare gli effetti della dilatazione deve essere fatta portando la temperatura dell acqua all uscita della caldaia allo stesso valore: la prova si ritiene positiva quando le dilatazioni non danno luogo a perdite e quando non si verificano deformazioni che possono far presumere un danno per l integrità dell impianto oppure che risultino pregiudizievoli all estetica dei locali. Negli impianti a bassa temperatura ad elementi estesi (impianti a pannelli) ed in quelli ad alta temperatura le prove descritte devono essere effettuate portando la temperatura dell acqua all uscita del generatore di calore al valore previsto in contratto.

37 3. PROVA DI TENUTA Prima e dopo le prove di circolazione e di dilatazione termica deve essere effettuata una prova di tenuta, portando tutto l impianto ad una pressione maggiore di 10 N/cm 2 rispetto a quella corrispondente alla condizione di normale esercizio e mantenendola per 6 ore consecutive. Ultimate le verifiche e le prove preliminari è fatta consegna dell impianto mediante un verbale nel quale devono essere esposti i rilievi fatti e le eventuali osservazioni del direttore dei lavori. Collaudo definitivo e grandezze oggetto di misurazione Le operazioni relative al collaudo definitivo devono aver luogo entro la prima stagione invernale corrente o successiva alla data della consegna ed essere iniziate nel periodo che va dal 10 dicembre al 28 febbraio.

38 Costituisce principale oggetto del collaudo definitivo di un impianto di riscaldamento il controllo effettuato a mezzo delle seguenti misure: le temperature raggiunte all interno dei locali in corrispondenza di determinati valori della temperatura esterna e delle temperature dell acqua all uscita e all entrata del generatore di calore; il funzionamento della centrale termica, delle sottocentrali e di tutti i restanti apparecchi e macchinari in queste non compresi, facendo particolare riferimento alla capacità delle varie parti dell impianto a soddisfare alle esigenze del funzionamento in condizioni di potenza massima garantita. Temperatura esterna dell aria si intende il valore misurato a nord, con un termometro schermato, posto a due metri di distanza dal muro dell edificio (e posizionato in modo che non risenta dell influenza di effetti particolari che potrebbero falsare la misura). Temperatura di andata e di ritorno dell acqua devono intendersi rispettivamente quelle misurate nei tubi di uscita e di entrata del generatore di calore (o nei collettori se si tratta di più generatori in parallelo) con termometri posti in modo da non risentire dell effetto radiante delle superfici circostanti ad elevata temperatura. Temperatura interna si intende quella dell aria misurata nella parte centrale del locale ad una altezza di 1,5 m dal pavimento ed in modo che l elemento sensibile dello strumento sia schermato dall influenza di ogni notevole effetto radiante; nei locali di grandi dimensioni la temperatura deve essere misurata in più punti alla quota suddetta e si deve assumere come temperatura interna la media aritmetica delle temperature lette nei singoli punti.

39 La norma UNI Impianti per la climatizzazione degli edifici Impianti aeraulici ai fini di benessere Procedure per il collaudo FASI PROPEDEUTICHE AL COLLAUDO Prima di dare inizio alle operazioni di collaudo, deve essere accertata la disponibilità di una serie di documenti (documentazione contrattuale, documentazione tecnica delle apparecchiature, manuale operativo per la manutenzione e la conduzione dell impianto e i documenti relativi a prove eseguite durante i lavori di installazione dei vari componenti in fabbrica o presso laboratori). ESECUZIONE DEL COLLAUDO Il collaudo dell impianto prevede l esecuzione delle seguenti operazioni: 1. VERIFICA DELLA DOCUMENTAZIONE CONTRATTUALE E TECNICA Condizioni di benessere contrattuali secondo la normativa vigente (UNI10339) Riferimento alle norme utilizzate per la taratura e l equilibratura delle reti Le modalità per l esecuzione differita di prove che non si fossero potute concludere a causa di particolari motivi (inadeguate condizioni climatiche o di affollamento diverso da quello di progetto).

40 2. ACQUISIZIONE DELLE INFORMAZIONI RACCOLTE DURANTE LA DIREZIONE LAVORI E DURANTE I COLLAUDI IN CORSO D OPERA Relazioni di calcolo, dichiarazioni, approvazioni, ed elaborati richiesti dalle leggi vigenti Certificazioni circa le prove di tenuta delle reti Verbali di prove eseguite in fabbrica o presso i laboratori Relazioni dei sopralluoghi di collaudo in corso d opera Verbali relativi a parti di impianto non più visibili. 3. ESECUZIONE DEL CONTROLLO DI COMPLETEZZA (UNI EN 12599) Ha lo scopo di assicurare che l impianto è stato installato per intero e conformemente alle regole dell'arte. L Appendice A della norma contiene l elenco dei documenti da consegnare al committente (dati di base concordati per il progetto e elenco dei documenti relativi all impianto) e delle operazioni da eseguire in sede di controllo di completezza delle singole parti dell impianto (accessibilità dei componenti, stato di pulizia delle apparecchiature, attuazione dei provvedimenti antincendio, esecuzione delle coibentazioni termiche, ecc.).

41 4. ESECUZIONE DEI CONTROLLI FUNZIONALI Scopo dei controlli funzionali è di verificare la capacità operativa dell'impianto conformemente alle specifiche di progetto. Le prove devono stabilire che i componenti del sistema quali filtri, ventilatori, scambiatori di calore, refrigeratori, umidificatori siano stati correttamente installati e siano efficienti. I controlli funzionali dovrebbero essere eseguiti iniziando dai singoli componenti ed apparecchiature, proseguendo con i sottosistemi per arrivare all impianto nella sua completezza, nelle loro possibili condizioni di esercizio (per esempio, caldo e freddo, con o senza la presenza di persone, a pieno carico od a carico parziale e, se possibile, in condizioni di emergenza). 5. ESECUZIONE DELLE MISURE FUNZIONALI Lo scopo delle misurazioni funzionali è di avere la garanzia che il sistema raggiunga le condizioni di progetto con le tarature definite. Il prospetto seguente indica le misurazioni e le registrazioni necessarie per ogni sistema di ventilazione e di aria condizionata (UNI EN 12599).

42 Negli ambienti sino a 20 m 2 è sufficiente prevedere le misurazioni in un unico punto mentre ambienti di maggiori dimensioni dovrebbero essere suddivisi in aree di superficie corrispondente; i punti di misurazione dovrebbero essere scelti all'interno della zona occupata dalle persone e dove si presume che le condizioni siano le peggiori. 0 misurazione non necessaria 1 da eseguire in ogni caso da eseguire solo se richiesto 2 dal contratto C freddo D deumidificazione F filtro H caldo M umidificazione (miscela) senza trasformazioni Z termodinamiche dell'aria

43 La norma, inoltre, contiene i metodi e gli strumenti di misura che è consentito impiegare per la determinazione di tutti i parametri di interesse. 6. ESECUZIONE DELLE MISURE SPECIALI Misurazioni particolari sono opportune quando le normali misurazioni funzionali non sono sufficienti per verificare la qualità dell impianto con il voluto grado di accuratezza. 7. INTERPRETAZIONE DELLE MISURE Il collaudatore deve interpretare le misure al fine di trarre, con correnti procedimenti di verifica, elementi sufficienti per valutare l idoneità dell impianto a soddisfare le condizioni di progetto interne in corrispondenza dei carichi interni e delle condizioni esterne di progetto. Le misurazioni devono essere effettuate secondo le procedure descritte nei punti precedenti, nel rispetto delle condizioni ambientali, dei periodi temporali idonei per l esecuzione delle misurazioni dei parametri di benessere ambientale delle seguenti condizioni climatiche.

44 CONDIZIONI CLIMATICHE ESTERNE L intero territorio nazionale è stato suddiviso in tre zone: Italia settentrionale (zona 1), Italia centrale (zona 2), Italia meridionale ed isole (zona 3); devono essere rispettate le seguenti condizioni: Condizioni estive Zona 1 (T bse * - 5) < T bse < (T bse * + 1); (x * - 5) < x < x * Zona 2 (T bse * - 4) < T bse < (T bse * + 2); J < (J * - 15) Zona 3 (T bse * - 4) < T bse < (T bse * + 3); (J * - 15) < J < J * Condizioni invernali Zona 1 (T bse * - 2) < T bse < (T bse * + 10); x% > 50% Zona 2 (T bse * - 2) < T bse < (T bse * + 8); x% > 50% Zona 3 (T bse * - 2) < T bse < (T bse * + 6); x% > 50% T bse * temperatura di bulbo asciutto dell aria esterna nelle condizioni di progetto ( C); J * entalpia dell aria esterna in condizioni di progetto (joule/kg); x * umidità assoluta dell aria esterna nelle condizioni di progetto (g/kg); x% : umidità relativa dell aria esterna nelle condizioni di progetto (%).

45 PERIODI TEMPORALI UTILI PER L EFFETTUAZIONE DELLE OPERAZIONI DI COLLAUDO Le condizioni climatiche sono correlate ad andamenti stagionali tipici delle variabili meteorologiche (in particolare irraggiamento solare e copertura del cielo per nuvolosità) pertanto le prove di collaudo dovranno essere comprese entro i seguenti periodi stagionali: Condizioni estive Zona 1: 15 giugno - 15 agosto (in ambienti con carichi latenti superiori al 30% del totale il periodo va dal 15 maggio al 30 settembre); Zona 2: 1 giugno - 15 settembre (in ambienti con carichi latenti superiori al 30% del totale il periodo va dal 1 maggio al 15 settembre); Zona 3: 1 giugno - 15 settembre (in ambienti con carichi latenti superiori al 30% del totale il periodo va dal 1 maggio al 15 settembre). Condizioni invernali Zona 1: 1 dicembre - 14 febbraio; Zona 2: 15 dicembre - 28 febbraio; Zona 3: 1 gennaio - 28 febbraio.

46 8. RAPPORTO DI COLLAUDO Al termine del collaudo deve essere redatto un rapporto che contenga l esito di tutte le operazioni effettuate, strutturato secondo i seguenti punti: dati del committente; oggetto dei lavori, con eventuale indicazione della porzione dei medesimi qualora le operazioni di collaudo siano eseguite in più fasi; dati dell impresa esecutrice; dati del progettista e della direzione lavori; riferimenti di contratto (contraenti, eventuali estremi di registrazione); date di inizio e fine collaudo. La norma prevede poi di compilare le schede di collaudo (una per ogni componente dell impianto) e le schede di taratura degli strumenti. La relazione di collaudo è sottoscritta dal solo collaudatore e deve essere portata a conoscenza di tutte le parti e, a conclusione delle operazioni di collaudo, deve essere emesso il certificato di collaudo secondo un modello fornito dalla normativa. La normativa invita ad effettuare delle verifiche di aggiornamento durante l esercizio dell impianto con la seguente periodicità: controlli funzionali ogni 3 anni; misure funzionali ogni 5 anni; controlli di completezza in occasione di cambi di destinazione d uso o di aggiornamenti dell impianto; pulizia interna delle reti areauliche ed idroniche ogni 10 anni.

47 Prova di tenuta dei canali di distribuzione dell aria (norma UNI EN ) Per effettuare la prova di tenuta occorre chiudere tutte le aperture presenti nel tratto di condotto da testare. Vengono applicate diverse pressioni di prova, non inferiori alla pressione di progetto. Le perdite d aria vengono rilevate in condizioni stabili ( 5% della pressione di prova per almeno 5 minuti); La portata d aria immessa nel condotto rappresenta la perdita. Il fattore di perdita d aria esprime il limite di perdita in funzione della classe del condotto in m 3 /s per m 2 di sezione.

48 LA NORMA UNI 8199: IL COLLAUDO ACUSTICO DEGLI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE E VENTILAZIONE Il rumore esistente in un ambiente è dovuto sia al rumore dell impianto sia al rumore di tutte le altre sorgenti interne ed esterne; per la determinazione del RUMORE DI IMPIANTO, la Norma indica che le misurazioni vengano eseguite nelle condizioni di minima influenza del livello di rumore residuo. Per ambienti di piccole dimensioni, con superficie in <20 m 2, il livello di rumore ambientale (impianto in funzione) si misura nella zona centrale del locale ad una distanza di almeno 1 m da pareti e superfici riflettenti e ad un altezza compresa tra 1,2 m e 1,5 m. Per ambienti di dimensioni >20 m 2, nei quali è ben individuata la posizione degli utilizzatori (per esempio cinema, teatri, sale per conferenze, mense, ristoranti ecc.), devono essere effettuate misurazioni in più punti, in corrispondenza delle posizioni degli utilizzatori, ad un'altezza compresa tra 1,2 m e 1,5 m dal pavimento e ad una distanza di almeno 1 m da pareti e superfici riflettenti. Per ambienti di dimensioni >20 m 2, in cui non è individuabile la posizione degli utilizzatori (per esempio impianti sportivi, spazi espositivi, atrii ecc.) devono essere effettuate misurazioni in almeno 5 punti, regolarmente disposti in pianta ad un altezza compresa tra 1,2 m e 1,5 m dal pavimento e ad una distanza maggiore di 1 m da pareti e superfici riflettenti. Il livello del rumore residuo (L r ) deve essere misurato, per ogni ambiente, in almeno una posizione in cui è stato rilevato il livello di rumore ambientale e la misurazione deve essere effettuata nelle stesse condizioni acustiche.

49 Il livello di rumore d impianto (L i ) viene determinato in base ai valori misurati di L a e L r secondo le formule seguenti: L i = L a se L a L r <= 10dB L i =10lg(10 La/10-10 Lr/10 ) se 6dB <(L a L r )< 10dB L i = L a 1,6dB se L a L r < 6dB Il collaudo si considera superato nei seguenti casi: il valore del livello di rumore ambientale L a è minore di L rif ; Il valore del livello del rumore d impianto L i risulta minore o uguale al valore di livello di riferimento L rif indicato nelle condizioni di contratto. In assenza di livelli di riferimento nelle specifiche di contratto il collaudatore si riferirà al prospetto al lato.

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