CONTRIBUTO DELLA REGIONE VENETO AL LIBRO VERDE SULL APPROCCIO DELL UNIONE ALLA GESTIONE DELLA MIGRAZIONE ECONOMICA

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1 CONTRIBUTO DELLA REGIONE VENETO AL LIBRO VERDE SULL APPROCCIO DELL UNIONE ALLA GESTIONE DELLA MIGRAZIONE ECONOMICA 1. PROBLEMATICHE DELL INGRESSO PER MOTIVI ECONOMICI L ingresso in Italia per motivi di lavoro subordinato ed autonomo avviene sulla base di una programmazione annuale che fissa le quote massime di ingressi nel nostro paese, ripartite per tipologie di rapporti di lavoro (stagionali e tempi indeterminati), per territorio, per nazionalità e talora per specifici profili professionali. Le quote annuali vengono stabilite con un Decreto Interministeriale, alla cui predisposizione lavora un Comitato interministeriale, a suo volta coadiuvato da un gruppo di esperti. In verità la normativa prevede che la determinazione delle quote avvenga sulla base delle indicazioni provenienti dalle Regioni, ma nessun provvedimento disciplina in concreto criteri, modalità e tempi di acquisizione di tali proposte. Piuttosto la prassi corrente porta a ritenere che le proposte regionali, laddove pervengano, non sono tenute nella minima considerazione, rimanendo pertanto un inutile quanto frustrante esercizio accademico. Negli ultimi cinque anni la Regione Veneto, con la partecipazione attiva delle parti sociali ed il supporto di Veneto Lavoro, ha cercato di quantificare in via previsionale i fabbisogni di lavoratori stranieri necessari per l economia regionale. Orbene tali previsioni sono risultate abbastanza realistiche, come dimostrato sia dalla regolarizzazione sia dalle istanze presentate agli uffici competenti dopo l entrata in vigore del decreto flussi.

2 2. IL QUADRO DEL MERCATO DEL LAVORO EXTRACOMUNITARIO IN VENETO Nel corso di un decennio, gli stranieri residenti in Veneto sono sestuplicati; dai del Censimento del 1991 si è passati agli oltre del Censimento del 2001 determinando un aumento dell incidenza sul totale della popolazione regionale dallo 0,6% al 3,4%. A fine 2003, integrando il dato relativo ai permessi di soggiorno con una stima dei minorenni, si può indicare una consistenza attorno alle unità (oltre il 5% della popolazione). Particolarmente elevata in Veneto è l incidenza della componente extracomunitaria (oltre il 94%); i gruppi nazionali maggiormente rappresentati nel vastissimo panorama delle provenienze sono i marocchini, gli albanesi, i cittadini delle ex repubbliche jugoslave (serbo-montenegrini, macedoni, bosniaci, croati) e i rumeni. In crescita forte risultano anche le presenze di cittadini asiatici (cinesi, filippini, indiani) e di altri Paesi dell Est affacciatisi sulla scena a seguito dell ultima regolarizzazione (ucraini, moldavi). In base sia ai dati rilasciati dalle anagrafi comunali, sia ai permessi di soggiorno, quella presente in Veneto è una popolazione tendenzialmente molto giovane (tra i 25 ed i 44 anni), complessivamente bilanciata tra uomini e donne e giunta in Italia in assoluta prevalenza per motivazioni connesse al lavoro o a seguito di ricongiungimento familiare. I territori della regione a più alta densità migratoria si concentrano nelle province di Treviso, Verona e Vicenza. I lavoratori extracomunitari occupati nel mercato del lavoro regionale alla fine del 2003 hanno superato le unità (dipendenti, domestici, autonomi). Se consideriamo tutti coloro che nel corso dell anno sono stati occupati anche per brevi periodi, la stima può aggirarsi attorno alle unità. La quota della presenza femminile è via via aumentata nel corso degli anni ed ha raggiunto, tra i dipendenti di aziende, il 25%. La rilevanza della componente extracomunitaria si osserva in particolar modo nell agricoltura (con una forte partecipazione a carattere stagionale ed un elevata mobilità dei lavoratori), nel comparto industriale (metalmeccanico, moda, legno-mobilio), nelle costruzioni e nei servizi alle persone. La distribuzione degli occupati per nazionalità rispecchia la composizione della popolazione immigrata residente o soggiornante in regione (a prevalere sono marocchini, rumeni, albanesi, jugoslavi e cinesi). Il lavoro autonomo (ben titolari di cariche imprenditoriali nati in paesi extra Ue nel 2003, in cui peraltro è incluso un 30% circa di italiani nati all estero) si concentra nei

3 settori del commercio/ristorazione (quasi cariche imprenditoriali), delle costruzioni (6.000 cariche), dei servizi alle imprese/trasporti e nelle industrie manifatturiere. Il lavoro domestico (7.000 stranieri occupati regolari in Veneto alla fine nel 2002) risulta una prerogativa della componente femminile (quasi il 90%), coinvolge soprattutto donne di età compresa tra i 30 ed i 40 anni ed interessa per lo più modalità lavorative a tempo ridotto: è un segmento la cui componente regolare si è allargata con la recente regolarizzazione. Con riguardo al volume delle assunzioni di lavoratori extracomunitari in Veneto, si osserva nel corso degli ultimi anni un consistente incremento: da circa unità nei primi anni 90 si è giunti alle del 2001 ed alle oltre del 2002 e del Anche se con tassi di incremento in diminuzione, questa forte crescita ha coinvolto, pur in maniera differenziata, tutti i settori. La quota maggioritaria delle assunzioni di lavoratori extracomunitari è stata determinata dal grande fabbisogno espresso dall industria (circa il 60%). Nel complesso delle assunzioni registrate nel 2003, a prevalere sono soprattutto i rapporti di lavoro instaurati a tempo determinato (60% del totale) e circa un terzo di essi riguarda contratti di tipo interinale. L incidenza delle assunzioni di extracomunitari sul totale delle assunzioni è salita dal 4% dei primi anni 90 fino a sfiorare il 20% nell ultimo biennio. Particolarmente differenziata risulta essere l incidenza territoriale delle assunzioni di extracomunitari in Veneto: in alcuni territori (Arzignano, Bovolone) si raggiunge addirittura il 40%. Le autorizzazioni al lavoro rilasciate nel corso del 2003 hanno riguardato prevalentemente il lavoro a tempo determinato ed in gran parte quello stagionale (per i ¾ nel settore agricolo): le nazionalità maggiormente coinvolte risultano quelle europee (a prevalere sono soprattutto polacchi, rumeni e slovacchi). Ridottissimi sono sempre stati i flussi di autorizzazioni per lavoro a tempo indeterminato, nonostante l elevata domanda espressa soprattutto dalle imprese industriali. Ciò ha creato i presupposti per la massiccia regolarizzazione del : essa ha fatto registrare un impatto di assoluto rilievo sia sulla popolazione extracomunitaria presente nel territorio regionale, sia su quella attiva nel mercato del lavoro. In Veneto sono state presentate circa domande di regolarizzazione, il 92% delle quali è stato accolto. Oltre il 60% delle domande è stato

4 presentato per lavoro subordinato (a prevalere sono le mansioni di operaio e muratore/manovale), mentre il restante 40% è stato presentato dalle famiglie per lavoro di assistenza o di collaborazione familiare in cui sono impegnate soprattutto donne dell Est europeo. 3. LE ESPERIENZE DELLA REGIONE VENETO NELLA GESTIONE DEI FLUSSI La Regione Veneto, nell ambito delle politiche dei flussi migratori, ha tentato di sviluppare la logica della legislazione nazionale, ponendo lo spostamento per ragioni di lavoro come punto di riferimento iniziale per qualsiasi azione a favore del governo dei flussi. La Regione con l ausilio dell agenzia Veneto Lavoro ha svolto nel corso dal 2003 una serie di interventi di sperimentazione di modelli a favore della governance di flussi migratori basata sull applicazione del titolo di prelazione previsto dalla legge n.189/02 (cd Bossi/Fini). Tali interventi si sono concretamente sviluppati attraverso il progetto Migranti. Tale progetto prevede, per lavoratori immigrati ed emigrati di ritorno dai Paesi di origine alla comunità veneta, percorsi strutturati di accompagnamento formativo, percorsi formativi propedeutici all'ingresso di stranieri in Italia, percorsi integrati con le attività di ricerca e selezione del personale nei Paesi di origine. Tali percorsi sono funzionali alla costruzione progressiva di un sistema di servizi integrato in grado di accompagnare l inserimento dei lavoratori/trici immigrati, occupati nelle imprese o presso le famiglie per attività di cura e di assistenza alla persona, nel contesto lavorativo e nella rete dei servizi sociali territoriali. Attraverso il progetto sono transitati circa 1000 lavoratori per i quali sono state riservate le quote a livello regionale sulla base dalla richiesta di lavoro da parte delle imprese che non hanno avuto soddisfazione dal mercato del lavoro regionale.

5 4. L INSEGNAMENTO DALLE ESPERIENZE Fondamenti per una governace dei flussi L apparente rigido controllo degli ingressi, fondato sul numero chiuso, sul preventivo accertamento di indisponibilità, sull improbabile incontro tra l impresa ed il lavoratore ancora residente all estero, sulla complessità e lungaggine delle procedure di autorizzazione, ha alimentato una fiorente industria specializzata nella gestione di ingressi irregolari, che funziona in via ordinaria senza soluzione di continuità ed è pronta a performance di grande rilievo al momento di gestire le inevitabili regolarizzazioni che il governo è costretto ad attuare periodicamente. In via ordinaria, infatti, non sono tanto gli ingressi clandestini ad alimentare il numero dei lavoratori irregolari, ma gli ingressi regolari per altri motivi che si trasformano rapidamente in presenza irregolare in attesa di regolarizzazione. C è un motivo semplice che spiega l enorme divario tra quote assegnate e domande che pervengono alle istituzioni competenti: si tratta di richieste di autorizzazione per persone di fatto già presenti sul territorio e che hanno già in atto un qualche rapporto più o meno sommerso. Un analisi, limitata al Veneto, degli ultimi tre anni in termini di quote richieste, quote assegnate, domande presentate, domande accolte, domande giacenti, ci porta a concludere che le domande giacenti sono un numero molto prossimo alla scarto tra quote richieste e quote assegnate. Il fenomeno della presenza irregolare, con conseguente bisogno di ricorrenti sanatorie, non solo dà nuovo impulso ai canali informali/irregolari/criminali, ma produce effetti droganti nel mercato del lavoro (concorrenza sleale, evasione contributiva e fiscale), determina fenomeni speculativi nel mercato degli alloggi, dà impulso a pratiche corruttive, crea allarme per la sicurezza sociale. Le imprese che si approvvigionano, per necessità o convenienza, in questo particolare mercato del lavoro sono ormai propense a considerare la presenza straniera sul territorio come una risorsa disponibile. Fino a quando il lavoratore straniero può essere reperito sul

6 mercato locale, perché presente sul territorio, non sussiste un reale stimolo a percorrere la strada della formazione e selezione nel paese di origine. Un semplice aumento delle quote, anche sensibile, non sarebbe di per sé sufficiente ad eliminare l origine irregolare dell occupazione extracomunitaria, anche se è senza dubbio utile a ridurre i tempi di regolarizzazione. Anche la proposta di un superamento del sistema delle quote, sic et simpliciter, da più parti avanzata, oltre ad essere impraticabile senza una modifica legislativa, rischia di creare inutili allarmismi, una radicalizzazione del confronto e la sua strumentalizzazione in chiave propagandistica, senza portare ad alcun risultato di ampio respiro. La proposta di governance dei flussi si può basare su un percorso unitario, con un ruolo effettivo delle Regioni e delle parti sociali, sia nel momento previsionale che in quello della gestione dei flussi programmati. Occorre intervenire, infatti, sia per rendere vincolante e al contempo responsabile per i datori di lavoro la previsione di nuovi ingressi, così da favorire la costruzione di canali legali di reperimento, selezione e formazione della manodopera extracomunitaria, rendendo conveniente per l impresa praticarli. I principi del modello per governace regionale dei flussi I flussi migratori e la migrazione economica rappresentano un elemento strutturale nel mercato del lavoro regionale. Il modello di gestione si basa sui seguenti principi: - L accertamento della domanda di lavoro proveniente dal tessuto economico locale necessita di un ruolo di rilevazione e garanzia regionale. - La programmazione e la garanzia della offerta di lavoro proveniente da paesi terzi, supportata da una collaborazione ed interscambio tra regioni e paesi di provenienza, permette di rispondere alla domanda di lavoro (processo di difficile per le piccole e medie imprese). - Lo sviluppo di percorsi di informazione orientamento e formazione nei paesi di provenienza attraverso progetti mirati di incontro tra domanda ed offerta con

7 garanzie di standard qualitativi e regimi di accreditamento delle organizzazioni partecipanti ai progetti; - Il gemellaggio tra zone di provenienza dei lavoratori e zone delle aziende in cui essi andranno a lavorare. Infatti le zone di provenienza dei lavoratori e le zone di arrivo sono stabili quasi ad identificare una sorta di legame. E quindi opportuno definire accordi tra istituzioni regionali dei paesi terzi e istituzioni regionali italiane nel rispetto delle normative nazionali. - La sostenibilità locale dei flussi migratori per ragioni di lavoro è possibile solo in presenza di patti locali che coinvolgano gli attori del lavoro e dell integrazione (regioni, province, comuni, terzo settore, servizi per l impiego) - Inoltre vista la transregionalità delle migrazioni è necessario cominciare a pensare a meccanismi di incentivi al rientro degli immigrati che in molti casi possono fungere da teste di ponte per inprese che vogliono delocalizzare. 5. IL CONTRIBUTO AL LIBRO VERDE Punto 2.1 a quale armonizzazione dovrebbe mirare la UE L intervento comunitario dovrebbe definire gli standard di rilevazione della domanda di lavoro extracomunitario tenuto conto della preferenza al mercato interno e del riconoscimento di un mercato del lavoro allargato in base alle dinamiche di delocalizzazione ed internazionalizzazione. E importante sia la valutazione di tipo economico che quella c.d. d impatto sul tessuto sociale e produttivo che deve essere supportata da pochi indicatori relativi al reale andamento del mercato del lavoro. Dal punto di vista metodologico è decisivo stabilire con quale metodo uniforme si vada a definire sia il profilo macroeconomico del problema (previsioni demografiche, rapporto tra crescita del pil regionale e nuova occupazione, ecc.) sia il profilo microeconomico (la domanda effettiva delle imprese). Secondo questa metodologia si può ragionevolmente pervenire ad una stima credibile dei fabbisogni effettivi, che sarà a questo punto sottoposta ad una valutazione d impatto da parte delle

8 istituzioni locali (Regione, Province. Comuni, ecc.) e dalle forze sociali, sotto il profilo della sostenibilità sotto il profilo dell integrazione Punto 2.2 procedure di ammissione Le procedure di ammissione dovrebbero prevedere l accertamento della domanda di lavoro attraverso un ruolo di verifica dei servizi per l impiego locali. In caso di mismatching tra domanda ed offerta di lavoro interno locale in tempi ridotti (15 giorni) oppure in presenza di una domanda di lavoro cronica in particolari settori, che dovrà essere documentata dalle autorità regionali competenti per il mercato del lavoro, si può attivare il percorso della migrazione per ragioni economiche attingendo all offerta certificata proveniente da paesi terzi. L offerta certificata proviene da progetti congiunti tra attori della domanda (imprese) e dell offerta (servizi per l impiego) validati dalle autorità competenti regionali per il mercato del lavoro di arrivo. I progetti di inserimento lavorativo dovranno prevedere la selezione e la formazione nel paese di origine, servizi di prima accoglienza e di integrazione; sono presentati da imprese, gruppi di imprese, anche per il tramite delle associazioni datoriali cui aderiscono, in partenariato con organismi accreditati idonei a garantire servizi qualificati anche nei territori di origine. La validazione dei progetti consente da un lato di verificarne la congruità e la loro aggregazione in programmi regionali, dall altro di verificare ed attivare le risorse finanziarie per la loro attuazione. Inoltre assicura che anche questa quota di domanda sia coerente con i fabbisogni generali e compatibile con la valutazione d impatto. Infine consente di attivare una rete di servizi, che potrà costituire il canale legale idoneo a fornire servizi di consulenza, preselezione, selezione finale, formazione, accompagnamento. Solo chi ha interesse a ricorrere alla manodopera straniera in forma irregolare, per ragioni di convenienza, di minor costo o di sfruttamento, non avrebbe interesse ad avere un canale regolare. Per incentivare l impresa sana ad operare legalmente occorre non solo eliminare ogni condizione di stato di necessità, ma anche offrire vantaggi ed opportunità reali a transitare per il percorso formale. In questo caso il vantaggio sarebbe consistente: a) garanzia di ottenere l autorizzazione all assunzione; b)

9 possibilità di accedere a benefici finanziari per la formazione ed altri servizi; c) garanzia di un percorso di reclutamento rapido ed efficace. Per gli stagionali si potrebbe pensare ad un provvedimento con validità pluriennale, sì da prevenire l insorgere delle consuete emergenze ed evitare l effetto traino che la loro richiesta produce sui flussi dei non stagionali.

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