Provincia di Reggio Calabria

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1 Provincia di Reggio Calabria Settore 15 - Ambiente - Energia - Demanio Idrico e Fluviale Servizio 1 Smaltimento rifiuti, tutela aria, Agenda 21, Sviluppo sostenibile PIANO FAUNISTICO VENATORIO PROVINCIALE (PFVP) SINTESI NON TECNICA DELLE INFORMAZIONI CONTENUTE NEL RAPPORTO AMBIENTALE RELATIVO ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA a cura di: Dottore forestale Francesco Iannelli Dottore chimico Giuseppe Postorino

2 Premessa La presente sintesi non tecnica delle informazioni di cui al Rapporto Ambientale, diffuso in fase di Valutazione Ambientale Strategica sulle potenziali interazioni del piano proposto con l ambiente, ha lo scopo di rendere accessibili e facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni del rapporto ambientale sia al grande pubblico che ai responsabili delle decisioni. La presente sintesi costituisce parte integrante del rapporto e viene resa disponibile come documento separato per garantirne una maggiore diffusione. Per un esposizione più dettagliata dei vari argomenti trattati, si rimanda al R.A. allegato nel Piano faunistico-venatorio provinciale. I riferimenti normativi della V.A.S. fanno capo all Allegato I della direttiva 2001/42/CE concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull ambiente. La Valutazione Ambientale si articola in un Rapporto Ambientale (art 5 della direttiva 2001/42/CE) contenente le seguenti informazioni: a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano; c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano, ivi compresi in particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE; e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano; f) possibili effetti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare gli eventuali effetti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano; h) descrizione di come è stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio ambientale.

3 Obiettivi Obiettivo della pianificazione faunistico-venatoria, ai sensi della legge n. 157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio, è il riordino del territorio agro-silvo-pastorale finalizzato alla tutela, conservazione, controllo e fruizione della fauna selvatica, definita dalla suddetta L. 157/92. Il risultato finale che il Piano faunistico-venatorio provinciale di durata quinquennale vuole conseguire è la conservazione della biodiversità, il conseguimento della densità ottimale delle specie selvatiche nell ambiente naturale e nell ambiente agro-silvo-pastorale, nonché l incremento della densità ottimale mediante la riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del prelievo venatorio. Pertanto il Piano faunistico-venatorio provinciale prevede in particolare l individuazione di: a) oasi di protezione, destinate al rifugio, alla riproduzione ed alla sosta della fauna selvatica; b) zone di ripopolamento e cattura, destinate alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale ed alla cattura della stessa per l'immissione sul territorio in tempi e condizioni utili all'ambientamento fino alla ricostituzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale per il territorio; c) i centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale; d) i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale; e) le zone e i periodi per l'addestramento, l'allenamento e le gare di cani anche su fauna selvatica naturale o con l'abbattimento di fauna di allevamento; f) i criteri per la determinazione del risarcimento dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole; g) i criteri per la corresponsione degli incentivi in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici; h) l'identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi. Sono stati individuati più ancora nel dettaglio i seguenti obiettivi particolari del Piano: 1. tutela e conservazione della fauna protetta e particolarmente protetta; 2. tutela delle popolazioni di specie soggette a prelievo venatorio, ed in particolare della tipica fauna alpina; 3. incremento dell autoproduzione di selvaggina cacciabile; 4. contenimento delle specie faunistiche alloctone che causano gravi problemi alle attività antropiche e all agricoltura; 5. riduzione delle spese pubbliche per il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica; 6. diversificazione degli ambienti dove la fauna selvatica possa trovare condizioni per il rifugio la sosta l alimentazione la riproduzione;

4 7. rispetto dei criteri e delle linee guida per la gestione dell attività venatoria compatibile con le risorse ambientali. Tali obiettivi sono, quindi, stati messi a confronto con gli strumenti attuativi della pianificazione faunistico venatoria del territorio, contenuti nel Piano, per la verifica del livello di coerenza e congurità con gli obiettivi del Piano stesso. Consultazioni Per la definizione di contenuti e obiettivi del redigendo nuovo Piano faunistico venatorio provinciale, si è adottato un metodo partecipativo che ha coinvolto attraverso una serie di consultazioni effettuate, i seguenti attori: 1) Provincia di Catanzaro; 2) Provincia di Vibo Valentia; 3) Regione Calabria Dipartimento Politiche dell'ambiente; 4) Regione Calabria Dipartimento Attività Produttive; 5) Regione Calabria Dipartimento Lavori Pubblici; 6) Regione Calabria Dipartimento Presidenza - Settore Protezione Civile; 7) Regione Calabria Dipartimento Urbanistica; 8) Regione Calabria Dipartimento Agricoltura Foreste e Forestazione; 9) Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ( ISPRA ); 10) Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ( ISPRA ) ex INFS 11) Soprintendenza per i Beni A.A.A.S.; 12) Soprintendenza per i beni Archeologici; 13) Corpo Forestale dello Stato; 14) Consorzi di bonifica; 15) Autorità di Bacino regionale Calabria; 16) ArpaCal dipartimento Regionale; 17) Arpacal Dipartimento Provinciale; 18) Afor; 19) Enti di gestione delle aree Sic, Sin e Sir: Provincia di Reggio Calabria - Settore Ambiente n 15; 20) Azienda Sanitaria Provinciale (ASP); 21) Università Mediterranea, Facoltà di Agraria; 22) Ordine Provinciale dei Dottori Agronomi e Forestali; 23) Ordine Provinciale dei Dottori Veterinari; 24) Collegio Provinciale dei Periti Agrari; 25) ATO 5 Provincia di Reggio Calabria;

5 26) COMUNI: Africo, Agnana Calabra, Anoia, Antonimina, Ardore, Bagaladi, Bagnara Calabra, Benestare, Bianco (RC), Bivongi, Bova (RC), Bova Marina, Bovalino, Brancaleone (RC), Bruzzano Zeffirio, Calanna, Camini, Campo Calabro, Candidoni, Canolo, Caraffa del Bianco, Cardeto, Careri, Casignana, Caulonia, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Feroleto della Chiesa, Ferruzzano, Fiumara (RC), Galatro, Gerace, Giffone, Gioia Tauro, Gioiosa Ionica, Grotteria, Laganadi, Laureana di Borrello, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Maropati, Martone, Melicucco, Melicuccà, Melito di Porto Salvo, Molochio, Monasterace, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Oppido Mamertina, Palizzi, Palmi, Pazzano, Placanica, Platì, Polistena, Portigliola, Reggio calabria, Riace, Rizziconi, Roccaforte del Greco, Roccella Ionica, Roghudi, Rosarno, Samo (RC), San Ferdinando (RC), San Giorgio Morgeto, San Giovanni di Gerace, San Lorenzo (RC), San Luca (RC), San Pietro di Caridà, San Procopio, San Roberto (RC), Sant'Agata del Bianco, Sant'Alessio in Aspromonte, Sant'Eufemia d'aspromonte, Sant'Ilario dello Ionio, Santa Cristina d'aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla (RC), Seminara, Serrata, Siderno, Sinopoli, Staiti, Stignano, Stilo, Taurianova, Terranova Sappo Minulio, Varapodio, Villa San Giovanni. 27) Comunità Montane: 1. Comunità Montana Aspromonte Orientale; 2. Comunità Montana della Limina ; 3. Comunità Montana Stilaro Allaro; 4. Comunità Montana Versante dello Stretto; 5. Comunità Montana Versante Jonico Meridionale Capo Sud; 6. Comunità Montana Versante Tirrenico Meridionale ; 7. Comunità Montana Versante Tirrenico Settentrionale. 28) Associazioni venatorie: 1) Associazione Italiana della Caccia ; 2) Italcaccia; 3) Associazione Nazionale Libera Caccia (ANLC); 4) Ente Produttori Selvaggina (EPS); 5) Arci-Caccia; 6) Federazione Italiana della Caccia (FIDC); 7) Unione Nazionale Enalcaccia, Pesca e Tiro (ENALCACCIA). 29) Organizzazioni Professionali Agricole: 1) CIA - Confederazione italiana agricoltori; 2) Coldiretti- Confederazione nazionale coltivatori diretti; 3) Confagricoltura - Confederazione generale dell'agricoltura italiana. 30) Associazione di Protezione Ambientale Riconosciute operanti sul territorio Provinciale: 1) Accademia Kronos AK; 2) Associazione Verdi Ambiente e Società; 3) A.N.P.A.N.A. - Associazione Nazionale Protezione Animali, Natura, Ambiente; 4) Associazione Nazionale dei Rangers d'italia; 5) C.A.I. - Club Alpino Italiano; 6) Ekoclub International; 7) Italia Nostra (onlus); 8) LegAmbiente (onlus);

6 9) URCA Unione Regionale Cacciatori Appennino; 10) WWF Italia - Ass. Ital. per il World Wilde Fund for Nature onlus. 31) Ambiti Territoriali di Caccia A.T.C. : 1) Comitato di Gestione A.T.C. RC1; 2) Comitato di Gestione A.T.C. RC2. 32) Parchi: 1) Ente Parco Nazionale dell'aspromonte; 2) Parco Regionale delle Serre. La scelta dei suddetti partecipanti alle consultazioni è stata determinata dal fatto che il piano in questione rappresenta un aggiornamento del piano approvato nel 1998, sia per quanto riguarda la rilevazione dei dati ambientali di interesse e dei dati relativi alla gestione faunistico venatoria, sia per quanto concerne gli aspetti normativi di riferimento, sia infine per gli aspetti di pianificazione del territorio relativi all istituzione, modifica, revoca delle zone di divieto assoluto di caccia di competenza provinciale. Le linee guida per la gestione delle specie faunistiche e per gli istituti venatori sono rimaste immutate o comunque adattate a provvedimenti regionali o nazionali già vigenti. La scelta del pubblico interessato alla costituzione delle zone di tutela che possono essere modificate rispetto alla situazione attuale, è stata condotta attraverso consultazioni con i suddetti rappresentanti di categoria, ed in ogni caso i provvedimenti costitutivi dei singoli istituti, seguiranno la procedura partecipativa prevista nelle forme sancite dalla L.157/92 e dalla L.R. 70/96. Contenuti del PFVP e verifica di coerenza Gli strumenti attuativi del Piano, presi a modello sono i seguenti: 1. istituzione oasi di protezione della fauna; 2. istituzione zone di ripopolamento e cattura; 3. istituzione zone e periodi per l'addestramento l'allenamento e le gare di cani; 4. indicazioni gestionali per istituti venatori previsti dalla L.157/92; 5. proposte di gestione per le specie; 6. criteri per il risarcimento per i danni arrecati dalla fauna selvatica; 7. criteri per incentivi per la tutela ed il ripristino degli habitat naturali e per l'incremento della fauna selvatica. Dalla suddetta verifica è emerso che i contenuti del Piano sono in buona misura correlati al raggiungimento delle finalità del piano stesso.

7 Oggetto principale del Piano faunistico-venatorio provinciale è la zonazione del territorio ossia l individuazione e la dislocazione dei diversi istituti faunistici, in special modo quelli a divieto assoluto di caccia, di competenza provinciale Oasi e ZRC. Nella provincia di Reggio Calabria è istituita una sola oasi di protezione della fauna con legge Regionale n. 7 del 2 maggio 2001 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2001 e pluriennale 2001/2003 della Regione Calabria (Legge finanziaria), che all art. 4 bis comma 4, dispone che l area del «Pantano» di Saline Joniche è dichiarata Oasi di protezione della fauna selvatica e della flora tipica delle acque salmastre. Tuttavia, concretamente dopo tale disposizione nulla è stato realizzato per attuare specifiche misure di salvaguardia e protezione. Vietata è la caccia nelle aree protette ai sensi della L.n. 157/92. Le aree protette ricadenti in Provincia di Reggio Calabria sono il Parco Nazionale dell Aspromonte con un estensione di Ha e una porzione del Parco delle Serre, circa Ha. La legge 157/92 all art. 10 prevede che il territorio agro-silvo-pastorale di ogni regione sia destinato per una quota compresa tra il 20 e il 30 per cento a protezione della fauna selvatica, per una quota massima del 15 per cento a caccia riservata alla gestione privata e ai centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale; sul rimanente territorio le regioni devono promuovere forme di gestione programmata della caccia, ripartendo il territorio in ambiti territoriali di caccia (ATC), di dimensioni sub provinciali, possibilmente su comprensori omogenei dal punto di vista ambientale e delimitati da confini naturali (art.14). A.T.C. RC1 - Superficie HA Il territorio di competenza dell ATC RC1 coincide con gli ambiti destinati alla caccia programmata ricadenti nei 58 seguenti comuni: Anoia, Bagaladi, Bagnara Calabra, Bova, Bova Marina, Brancaleone, Calanna, Campo Calabro, Candidoni, Cardeto, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Feroleto della Chiesa, Fiumara, Galatro, Giffone, Gioia Tauro, Laganadi, Laureana di Borrello, Maropati, Melicuccà, Melicucco, Melito Porto Salvo, Molochio, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Oppido Mamertina, Palizzi, Palmi, Polistena, Reggio Calabria, Rizziconi, Roccaforte del Greco, Roghudi, Rosarno, San Ferdinando, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Pietro di Caridà, San Procopio, San Roberto, Santa Cristina d Aspromonte, Sant Alessio d Aspromonte, Sant Eufemia d Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Seminara, Serrata, Sinopoli, Staiti, Taurianova, Terranova Sappo Minulio, Varapodio e Villa San Giovanni.

8 Cacciatori e squadre specialistiche ATC RC1 A.T.C. RC1 Numero di Cacciatori Aderenti Squadre specialistiche ( Cinghiale ) 96 Numero Cacciatori 2362 A.T.C. RC2 - Superficie HA Il territorio di competenza dell ATC RC1 1 coincide con gli ambiti destinati alla caccia programmata ricadenti nei 39 seguenti comuni: Africo, Agnana Calabra, Antonimina, Ardore, Benestare, Bianco, Bivongi, Bovalino, Bruzzano Zeffirio, Camini, Canolo, Caraffa del Bianco, Careri, Casignana, Caulonia, Camini, Ferruzzano, Gerace, Gioiosa Ionica, Grotteria, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Martone, Monasterace, Pazzano, Placanica, Platì, Portigliola, Riace, Roccella Ionica, Samo, San Giovanni di Gerace, San Luca, Sant Agata del Bianco, Sant Ilario dello Ionio, Siderno, Stignano e Stilo. Cacciatori e squadre specialistiche ATC RC1 A.T.C. RC2 Numero di Cacciatori Aderenti 3519 Squadre specialistiche ( Cinghiale ) 33 Numero Cacciatori 701

9 Mappa degli Ambiti Territoriali di Caccia A.T.C.RC1 e A.T.C.RC2 I compiti dei Comitati di gestione degli ATC sono i seguenti: - deliberano in ordine all accesso all ambito di competenza; - promuovono ed organizzano le attività di ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica predisponendo programmi di intervento nonché indagini ed azioni inerenti: presenze faunistiche e i prelievi venatori censimenti e monitoraggi faunistici tutela della fauna selvatica incremento delle popolazioni animali selvatiche difesa delle colture promozione di eventuali limitazioni e azioni di razionalizzazione del prelievo venatorio per forme di caccia specifiche, - istituiscono e regolamentano le zone di rispetto venatorio; - provvedono all attribuzione di incentivi economici ai conduttori dei fondi rustici per: ricostituzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio coltivazioni per l alimentazione naturale dei mammiferi e degli uccelli

10 ripristino delle zone umide e dei fossati differenziazione delle colture, impianto di siepi, cespugli, alberi adatti alla nidificazione tutela dei nidi e dei nuovi nati di fauna selvatica nonché dei riproduttori, - collaborano operativamente ai fini della tabellazione, della difesa preventiva delle coltivazioni, della pasturazione invernale degli animali in difficoltà, della manutenzione degli apprestamenti della fauna selvatica; - erogano i contributi per il risarcimento dei danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica e dall esercizio dell attività venatoria e per la prevenzione dei danni. Altri istituti faunistico-venatori di competenza provinciale, in ottemperanza alla L.R. 70/96 art. 13 comma 5, sono i tre tipi di Zone Addestramento Cani (ZAC). Zone di Addestramento Cani di tipo a : questi istituti deputati all addestramento dei cani da ferma devono essere individuati dove è maggiormente elevata la vocazionalità per la Starna; Zone di Addestramento Cani di tipo b : essendo destinate all addestramento dei cani da seguita, devono essere individuate in zone collinari con buona vocazionalità per la Lepre; Zone di Addestramento Cani di tipo c : le aree da destinarsi a questo istituto devono essere individuate dove la vocazionalità per le specie di piccola selvaggina è minima e quindi dove le continue operazioni di lancio effettuate in tali istituti non possano in qualche modo danneggiare le popolazioni autoctone o impedire la ricostituzione di popolazioni autosufficienti. Zone Addestramento Cani (Z.A.C.) attive sul Territorio Provinciale e relativa superficie agro-silvopastorale occupata Z.A.C. LOCALITA' Riferimenti Catastali Superfice in ettari Tipo ENALCACCIA NATURA DI CALABRIA Società Cooperativa Agricola FEDERCACCIA Associazione C.P.A. LA GAZZA AZIENDA AGRICOLA A.G. & C S.R.L. Matarozzo Comune di Rizziconi Località Moio Comune di Cosoleto Località San Pasquale Comune di Bova Marina Località Lacchi Comune di Agnana Calabra Località Calderano Comune di Palizzi Località Covala Comune di S. Eufemia d'aspromonte Partita Catastale n 994 foglio di mappa 34 particella 77 Partita Catastale n 289 foglio mappa 16, partita n 299 foglio mappa 16 partita n 300foglio mappa 16 Partita n 994 foglio mappa 30 particelle 18 e 23 Foglio di mappa n 9 particelle n e 223 Partita n 3111 foglio di mappa n 49 particelle e 11 Foglio di mappa n 10 particella b B B B B B FEDERCACCIA Località Piano del Partita n foglio n 4 e B

11 FEDERCACCIA ZAC (Cinghiali ) CIRCOLO A.N.U.U. ARCI CACCIA Prete Comune di Montebello Jonico Località Firmano Comune di Galatro Località Pantanolungo Comune di Cardeto Località Campo Comune di Bagnara Calabra particelle e 33 Foglio di mappa n 15 paticella C Foglio n 13 particella B Foglio n 21 particella B Totale territorio agro-silvo-pastorale destinato a zona addestramento cani Le ZAC di tipo c, quelle cioè con possibilità di sparo, non pongono particolari problemi gestionali a patto che siano di dimensioni contenute (massimo 50 ha). Queste zone, compatibilmente con la vigente normativa, potrebbero anche essere aperte tutto l'anno. Le zone di addestramento su selvaggina naturale (tipo a e b ), invece necessitano di rigorosi indirizzi gestionali che permettano di mantenere al loro interno popolazioni naturali di selvaggina stanziale. I fattori che più di altri incidono negativamente sulle capacità di accoglimento delle zone di addestramento cani sono i seguenti: 1) Estensione limitata; 2) Carico eccessivo di cani e relativi conduttori; 3) Immissioni ripetute di selvaggina allevata; 4) Tempi di addestramento troppo dilatati. L'estensione deve essere nell'ordine di alcune migliaia di ettari e maggiore nelle zone destinate all'addestramento dei cani da seguita. Un'estensione troppo ridotta causerebbe un turnover troppo rapido di cani e conduttori con un eccessivo disturbo per la selvaggina che sarebbe indotta inevitabilmente ad abbandonare il sito. Occorre tenere presente che un turno di addestramento dovrebbe durare almeno 1 ora ed insistere nel caso di 1 o 2 cani da ferma o da cerca su un territorio di almeno 200 ha. Nell'arco di mezza giornata non è possibile prevedere più di due turni ogni 200 ha di zona. Se la zona di addestramento fosse di 1000 ha, in una giornata intera sarebbe possibile ospitare 20 turni. Un carico maggiore causerebbe un disturbo insostenibile alla selvaggina. Nel caso di cani da seguita che vengono addestrati in muta l'estensione necessaria per ogni turno dovrebbe essere di almeno 500 ha con due turni giornalieri, uno al mattino e uno al pomeriggio. Le immissioni di selvaggina allevata che vengono continuativamente fatte per incrementare le possibilità di fruizione delle zone di addestramento di cani, di fatto provocano l'allontanamento degli individui selvatici per l'eccessivo disturbo e per l'incremento artificiale della densità, aumentano il carico di predatori presenti in zona e creano le premesse per la trasmissione di malattie parassitarie e non. Inoltre l'addestramento fatto su selvaggina allevata ha uno scarso valore e spesso

12 è controproducente in quanto induce il cane alla scorrettezza e ad incontri troppo facili che non accrescono la sua esperienza di cacciatore. L'addestramento su selvaggina naturale dovrebbe assolutamente essere evitato nei periodi antecedenti, durante e dopo la riproduzione per non causare spostamenti innaturali dei riproduttori e mortalità nei giovani. Di fatto i periodi nei quali si può operare senza provocare danno sono per la piccola selvaggina dall'inizio di febbraio alla metà di marzo e dai primi di agosto fino all'apertura della caccia. Durante questi periodi l'addestramento deve essere sospeso per almeno due giornate alla settimana. L'addestramento con i cani da seguita sul Cinghiale può essere permesso per periodi più dilatati tenendo presente che il massimo delle nascite per questo ungulato ricade nei mesi di fine primavera e inizio estate. Al riguardo è utile ribadire quanto indicato sulla gestione della specie cinghiale, che l'allestimento di recinti in cui fare addestrare i cani limiere alla pratica della tecnica di caccia a girata è importante per la gestione corretta della specie. Si ritiene che se tale scelta debba essere attuata, nel rispetto della normativa vigente, tali strutture non possono avere una estensione inferiore ad un centinaio di ettari al fine di consentire al cinghiali una esistenza il più possibile priva di stress e al fine di rendere il più credibile possibile l'addestramento stesso. L'addestramento del cane limiere deve avvenire in apposite zone di adeguata estensione istituite dall'amministrazione Provinciale e nei periodi consentiti e in particolare deve vertere sulla specializzazione dei cani a seguire il solo cinghiale al fine di evitare disturbo e danni alle altre specie, in particolare agli altri ungulati. Per quanto riguarda la morfologia dei territori da destinarsi a zone addestramento cani su selvaggina naturale occorre tenere presente diverse esigenze e distinguere tra cani da ferma o da cerca e cani da seguita. Per i primi occorrono terreni soprattutto scoperti con vegetazione erbacea e cespugliare in vaste estensioni inframmezzate da piccoli boschi. Per le diverse razze di segugi invece è opportuno scegliere terreni accidentati con valli anche profonde e per la maggior parte boscati. Per quanto riguarda le zone di tipo a, quelle destinate ai cani da ferma, esse potrebbero essere distinte in due tipi ulteriori: zone da destinarsi solamente alle gare classiche su starna e zone per l addestramento vero e proprio oltre che per gare di caccia pratica senza sparo su altra selvaggina stanziale (sostanzialmente fagiano). Le prime dovrebbero essere individuate nei territori vocazionali alla Starna ed essere gestite da associazioni cinofile sotto il controllo dell Amministrazione provinciale. In particolare la associazione cinofila a cui sarà affidata la gestione dovrebbe farsi carico del servizio di sorveglianza (un operatore a tempo pieno regolarmente stipendiato), degli interventi di reintroduzione della

13 Starna, compreso l acquisto degli animali e la costruzione delle strutture di ambientamento, e dei miglioramenti ambientali. Per quanto riguarda il rapporto tra piano faunistico venatorio provinciale e altri strumenti di pianificazione e programmazione è da dire che il piano faunistico venatorio provinciale rappresenta piano di settore che si rapporta: a) a livello provinciale: - con il Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP), con il quale si relaziona positivamente per le seguenti politiche ambientali con coerenza diretta coerenza diretta (gli obiettivi sono analoghi o comunque presentano forti elementi di integrazione) o indiretta (gli obiettivi assumono un carattere sinergico): 1. Rendere lo sviluppo del territorio compatibile con le risorse naturali; 2. Tutelare e salvaguardare l'integrità fisica del territorio; 3. Incrementare la qualità del sistema insediativo; - con il Piano di gestione dei SIC con il quale si relaziona positivamente per le seguenti politiche ambientali con coerenza diretta coerenza diretta (gli obiettivi sono analoghi o comunque presentano forti elementi di integrazione) o indiretta (gli obiettivi assumono un carattere sinergico): 1. Migliorare lo stato delle conoscenze sulle specie e habitat di interesse comunitario; 2. Eliminare e/o ridurre i fattori di pressione e disturbo sugli ecosistemi, sugli habitat e sulle specie di interesse comunitario; 3. Minimizzare e limitare la diffusione di specie alloctone; 4. Minimizzare/limitare il disturbo sulle comunità costiere e dunali; 5. Contribuire ad aumentare la sensibilizzazione nella popolazione locale riguardo le esigenze di tutela degli habitat e specie di interesse comunitario presenti nei SIC; 6. Promuovere una gestione forestale che favorisca l evoluzione naturale della vegetazione; 7. Salvaguardare le interconnessioni biologiche tra i SIC limitrofi valorizzando gli elementi di connettività ambientale; 8. Introdurre misure e forme di vigilanza e manutenzione all interno dei SIC; 9. Informare e orientare ad una corretta fruizione del sito in modo che sia compatibile con le esigenze di tutela degli habitat e delle specie di interesse comunitario; 10. Promuovere lo sviluppo di attività economiche ecocompatibili con gli obiettivi di conservazione dell area vigilanza e manutenzione all interno dei SIC; 11. Adeguare gli strumenti di programmazione e pianificazione comunali alle esigenze di tutela degli habitat;

14 12. Raggiungere una adeguata consapevolezza del valore ecologico dei siti e delle loro esigenze di conservazione da parte della popolazione locale; 13. Promuovere attività economiche sostenibili ed eco-compatibili, anche nel territorio circostante i siti. b) a livello regionale: - con il Progetto integrato strategico denominato Rete ecologica, che associa come il Piano faunistico venatorio provinciale gli aspetti di sviluppo sociali ed economico; - con il Piano regionale di gestione rifiuti, con i quali non ci sono relazioni rilevanti né positive che negative; - con il Piano Stralcio di Bacino per l assetto Idrogeologico (PAI), con i quali non ci sono relazioni rilevanti né positive che negative; - con il PEAR Piano energetico ambientale regionale, con i quali non ci sono relazioni rilevanti né positive che negative. L attuazione del piano faunistico venatorio provinciale prevede una serie di interventi mirati a: 1. tutela e conservazione della fauna protetta e particolarmente protetta; 2. tutela delle popolazioni di specie soggette a prelievo venatorio, ed in particolare della tipica fauna alpina; 3. incremento dell autoproduzione di selvaggina cacciabile, con riduzione delle immissioni con animali provenienti da importazione; 4. contenimento delle specie faunistiche alloctone che causano gravi problemi alle attività antropiche e all agricoltura; 5. riduzione delle spese pubbliche per il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica; 6. coinvolgimento dei diversi attori locali nel processo di gestione del territorio; 7. diversificazione degli ambienti dove la fauna selvatica possa trovare condizioni per il rifugio la sosta l alimentazione e la riproduzione; 8. rispetto dei criteri e delle linee guida per la gestione dell attività venatoria compatibile con le risorse ambientali; Senza questi interventi si possono prevedere effetti a medio e a lungo termine sullo stato dell ambiente, quali: a) effetti a breve medio termine: la mancata revisione degli istituti di protezione della fauna selvatica, che è preliminare all istituzione di nuove zone di ripolamento e cattura nelle aree maggiormente vocate del territorio, non consentirà il pieno sviluppo dei programmi di

15 incentivazione dell autoproduzione di fauna autoctona con conseguente continuo impegno economico per l acquisizione di esemplari da ripopolamento provenienti da altre zone; b) effetti a medio - lungo termine: senza interventi pianificatori e di gestione adeguati si potrebbe assistere all aumento incontrollato delle problematiche legate al rapporto agricoltura-fauna selvatica, con conseguenze ambientali, sia nelle zone di pianura, ma anche e soprattutto nelle aree montane non positive (abbandono di coltivi, inasprimento del conflitto agricoltori-cacciatori, aumento dei costi economici da sostenere per il risarcimento dei danni ad es.). inoltre, senza forme di gestione condivise, la presenza di alcune specie, in particolare di fauna migratoria è fortemente a rischio. Attività venatoria Il PFV descrive le misure adottate per le più importanti specie di interesse venatorio presenti nella Provincia di Reggio Calabria al fine di conseguire un entità di prelievo compatibile con il mantenimento di popolazioni vitali. Attività di tipo gestionale Le azioni previste dal Piano finalizzate a una gestione sostenibile delle risorse faunistiche consistono in attività di monitoraggio delle specie di interesse venatorio e gestionale, immissioni a scopo di ripopolamento, interventi di miglioramento ambientale e controllo delle specie problematiche. Danni causati dalla fauna selvatica e dall attività venatoria La Provincia riceve le domande ed eroga le somme destinate al risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica e dalla attività venatoria alle colture agricole nelle zone di protezione della fauna e nei parchi regionali. Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano Gli obiettivi di protezione ambientale stabiliti e normati a livello internazionale, comunitario o statale, non solo hanno indirizzato la stesura del Piano Faunistico Venatorio Provinciale, ma è la stessa pianificazione faunistico-venatoria a costituire un obiettivo di protezione ambientale previsto dalla normativa statale che recepisce ed attua le direttive 79/409/CEE, 85/411/CEE e 91/244/CEE.

16 Possibili effetti significativi sull'ambiente, nei suoi molteplici aspetti e l'interrelazione tra i diversi fattori Alla gestione della fauna selvatica e all attività venatoria si può attribuire un doppio ruolo nei confronti dell ambiente: - da un lato viene generalmente riconosciuta l importanza degli interventi a tutela della fauna selvatica e a salvaguardia degli ambienti naturali, - dall altro lo svolgimento dell attività venatoria e delle attività a questa connesse risultano talvolta modificatrici degli equilibri naturali (immissione di selvaggina a scopo venatorio, prelievi e abbattimenti non regolamentati). Pertanto gli effetti del Piano faunistico-venatorio provinciale sono stati rapportati ai diversi aspetti ambientali quali, la biodiversità, la popolazione, la flora e la fauna, l'acqua, il patrimonio culturale, architettonico e archeologico, il paesaggio. Dal confronto è emerso che gli effetti dell applicazione del Piano comportano impatti prevalentemente positivi sulla maggior parte delle componenti ambientali esaminate. Misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi sull'ambiente Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale ha in sé finalità di tutela e miglioramento ambientale ed individua le linee generali e di indirizzo per la gestione faunistico-venatoria del territorio. Pertanto nel momento in cui si andranno ad attuare le diverse azioni previste dal piano, le decisioni adottate dovranno risultare congrue con le direttive e i criteri di scelta che sono stati riportati nel Piano, con particolare riguardo agli indirizzi che dovranno portare alla individuazione dei territori da destinarsi agli istituti faunistici di competenza provinciale ed agli indirizzi contenuti nelle disposizioni relative alla gestione faunistica. Descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio ambientale del Piano Faunistico Venatorio Provinciale I principali indicatori per il monitoraggio ambientale del piano faunistico venatorio provinciale riguardano aspetti strettamente faunistici conseguenti l applicazione del piano e aspetti socioeconomici- territoriali. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello faunistico, possono essere utilizzati i dati relativi alla consistenza e all evoluzione delle diverse specie, venabili e no, raccolti dai diversi soggetti che operano su scala diversa sul territorio e di confrontarli su scala temporale almeno annuale a partire dalla situazione attuale.

17 Per quanto concerne invece gli effetti riconducibili alle azioni del piano faunistico venatorio provinciale a livello socio-economico gli indicatori sono di tipo indiretto; tra questi possono essere citati ad esempio l andamento dei danni provocati alle colture agricole, le spese sostenute per gli interventi di ripopolamento, le spese sostenute per gli interventi di controllo, le spese per il risarcimento dei danni da incidenti stradali. Questi indicatori, di tipo quali quantitativo, possono dare una buona misura degli effetti ambientali della prevista pianificazione del territorio.

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