GLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN ROMANIA: IL RUOLO DEGLI INVESTITORI ITALIANI

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "GLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN ROMANIA: IL RUOLO DEGLI INVESTITORI ITALIANI"

Transcript

1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTA DI SCIENZE POLITICHE CORSO DI LAUREA IN SCIENZE INTERNAZIONALI E DIPLOMATICHE GLI INVESTIMENTI DIRETTI ESTERI IN ROMANIA: IL RUOLO DEGLI INVESTITORI ITALIANI Relatore: Prof. Vittorio Valli Per la stesura di questo elaborato mi sono avvalso delle risorse messe a disposizione dal CIRPET, il Centro di Ricerca sui Paesi Emergenti e in Transizione dell Università degli Studi di Torino, presso il quale lavoro. Per informazioni: marcoranieri80@yahoo.it Marco Ranieri Aprile 2004

2 Indice Introduzione p. 5 Capitolo I. Gli investimenti diretti esteri: aspetti teorici p La definizione di Ide p Le teorie classiche sugli Ide p. 12 La teoria del ciclo di vita del prodotto p. 12 Le teorie delle imperfezioni di mercato p. 14 Il contributo di Hymer p. 14 Il contributo di Kindleberger p. 15 La teoria dell internalizzazione p Il paradigma eclettico p. 22 L eredità delle teorie precedenti p. 22 Le tre categorie di vantaggi individuate dal paradigma eclettico p. 24 I vantaggi Ownership specific p. 24 I vantaggi Location specific p. 26 I vantaggi Internalization specific p. 29 Il sentiero di sviluppo degli investimenti delle nazioni (Idp theory) p. 32 Nuove sfide per il paradigma eclettico p La location theory p. 34 L indagine empirica ed i risultati raggiunti p. 34 Validità e limiti del modello in relazione ai Peco p I nuovi modelli sugli Ide p. 38 Nuove teorie a livello macroeconomico p. 38 I modelli di gravità p. 38 Nuove teorie a livello microeconomico p. 40 Il modello dei costi di transazione p. 40 Il modello del valore attuale netto p. 44 La teoria delle opzioni reali p Conclusioni p. 49 1

3 Capitolo II. L economia rumena nel periodo p La transizione p Le determinanti degli Ide nei Peco p L economia rumena ( ) p. 58 Dati macroeconomici p Il sistema produttivo e distributivo rumeno p. 72 L agricoltura p. 74 L industria p. 74 Le costruzioni p. 80 Il terziario p. 80 Il sistema distributivo p. 81 Le piccole e medie imprese p Il sistema creditizio p. 90 La banca centrale p. 90 Le banche commerciali p. 93 La crisi delle banche p. 94 La situazione attuale p La privatizzazione p. 98 Le modalità della privatizzazione p. 98 I risultati raggiunti p Conclusioni p. 103 Capitolo III. Gli Ide in Romania p Teorie sull internazionalizzazione delle Pmi p. 106 Fdi models p. 107 Stage models p. 107 Network models p. 109 Inward internationalisation theory p. 111 International new ventures theory p Il trattamento degli Ide in Romania p. 113 Principali normative in vigore p. 113 Le zone franche p. 114 Le zone sfavorite p

4 I parchi industriali p. 115 Altre misure di promozione e protezione degli Ide p Gli Ide in Romania p. 118 Performance p. 118 Il confronto con gli altri Peco p. 120 I settori di investimento p. 125 La distribuzione territoriale p Gli Ide italiani p. 128 Indicazioni qualitative e quantitative p. 128 Dinamica temporale degli Ide italiani ( ) p. 138 Le grandi imprese p. 145 Le banche italiane in Romania p. 148 Gli strumenti a sostegno dell internazionalizzazione delle imprese italiane p. 148 Ice p. 149 Simest p. 150 Sace p. 152 Leggi nazionali p. 153 Strumenti regionali p. 154 Altri enti p Riproduzione del distretto industriale? P. 157 Il distretto industriale p. 157 Le Pmi italiane in Romania p. 158 Conclusioni p Conseguenze degli Ide sull economia rumena p. 164 Effetti positivi p. 164 Effetti negativi p Conclusioni p

5 Capitolo IV. Il futuro degli Ide in Romania p Tendenze dell economia rumena per il 2004 e prospettive per il futuro p Opportunità per gli investitori italiani p. 178 I settori p. 178 La privatizzazione p Swot analysis p. 183 Punti di forza p. 183 Punti di debolezza p. 185 Opportunità p. 186 Grandi rischi p Conclusioni p. 188 Appendice statistica p. 190 Bibliografia p. 199 Indice delle tabelle p. 206 Tabelle nel testo p. 206 Tabelle nell appendice statistica p. 208 Indice delle figure p. 209 Indice dei riquadri p

6 Introduzione Questo testo analizzerà gli investimenti diretti esteri (Ide), in particolare italiani, in Romania: dati quantitativi e qualitativi, apporti teorici ed empirici, nonché indagini ed interviste da noi svolte in Italia ed in Romania, forniranno una panoramica ampia e dettagliata del fenomeno e della sua evoluzione e ne indicheranno i possibili sviluppi per il futuro. Il primo capitolo fornirà un contributo esclusivamente teorico: esso presenterà le principali teorie riguardanti gli Ide sviluppate dagli anni sessanta fino alle nuove teorie proposte negli ultimi anni. Questo capitolo è molto importante perché fornisce una o - meglio - più di una cornice teorica all interno delle quali é possibile inquadrare l analisi empirica che seguirà nei capitoli successivi. Naturalmente alcune teorie risultano più adatte di altre a spiegare ed a fornire modelli per gli investimenti italiani in Romania, ma comunque tutte contribuiscono a spiegare qualche aspetto del fenomeno in esame. Il secondo capitolo fornirà - dopo una breve parte teorica riguardante le determinanti degli Ide nei paesi dell Europa centro-orientale (Peco) - una descrizione dell economia rumena dall inizio della transizione fino ad oggi. Verranno presentati dati macroeconomici reali e finanziari, la struttura produttiva e finanziaria del paese, la sua competitività, l andamento del processo di privatizzazione. Questi dati saranno utili per comprendere meglio sia il pattern di Ide, italiani in particolare, già presenti in Romania (analizzati nel capitolo III), sia le possibilità future di investimento (illustrate nel capitolo IV). Il terzo capitolo è il core del testo: esso presenterà gli investimenti esteri in Romania attraverso dati qualitativi e quantitativi, anche alla luce delle diverse politiche messe in atto dal governo rumeno per attrarli e garantirli. Particolare attenzione sarà dedicata agli investimenti italiani (ed alle politiche volte a favorire l internazionalizzazione delle imprese italiane); poiché questi ultimi sono effettuati in maggioranza da piccole e medie imprese (Pmi) il capitolo inizierà con una panoramica delle teorie sull internazionalizzazione delle Pmi. Sarà presentata anche un altra parte teorica, riguardante il modello di sviluppo del distretto industriale 5

7 italiano e la possibilità di una sua eventuale riproduzione nel contesto economico rumeno. Saranno infine analizzati gli effetti che gli Ide hanno sull economia rumena. Il quarto capitolo conterrà le valutazioni conclusive sul fenomeno degli Ide italiani in Romania e metterà in evidenza quali saranno le tendenze dell economia rumena per il 2004 e per gli anni successivi, anche in vista dell ingresso del paese nell Unione europea (Ue). Alla luce di queste analisi e di queste previsioni, nonché dei dati emersi dalle interviste e dalle indagini da noi svolte in Romania, il capitolo fornirà una panoramica su quelli che presumibilmente saranno i settori più profittevoli per gli investitori italiani, sia nuovi sia già presenti nel paese. Riguardo a questi ultimi verranno fornite anche delle linee generali di policy che essi dovrebbero tenere in considerazione per non perdere i vantaggi competitivi che hanno raggiunto attraverso l esperienza accumulata in anni di operatività sul mercato rumeno. 6

8 Capitolo I Gli investimenti diretti esteri: aspetti teorici Nel corso di questo capitolo verrà presentata una selezione delle principali teorie macroeconomiche e microeconomiche che hanno avuto come oggetti di studio gli Ide e l internazionalizzazione delle imprese. Dopo una definizione introduttiva del concetto di Ide, la presentazione seguirà un criterio cronologico sia perché ciascuna delle teorie illustrate si pone ad ampliamento e complemento delle precedenti, sia perché sono le teorie sviluppate negli ultimi anni che hanno maggiore pertinenza con il reale processo di internazionalizzazione che vede protagoniste le imprese italiane in Romania. Le prime teorie presentate saranno quelle elaborate negli anni sessanta e settanta: la teoria del ciclo di vita del prodotto di R. Vernon, le teorie delle imperfezioni di mercato (con i contributi di S. Hymer e C. Kindleberger) e la teoria dell internalizzazione di P.J. Buckley e M. Casson. Il terzo paragrafo presenterà un caposaldo delle teorie sugli Ide, il paradigma eclettico di John Dunning. Verranno esposti i legami con le teorie precedenti, le tre categorie di vantaggi che il paradigma individua ed una teoria, sviluppata dallo stesso Dunning e dall altro economista R. Narula, che si pone a complemento del paradigma eclettico: la teoria del sentiero di sviluppo degli investimenti delle nazioni (Idp theory). Il quarto paragrafo presenterà un analisi empirica della validità del paradigma eclettico per la parte riguardante il legame tra i vantaggi localizzativi dei paesi ed i flussi di Ide in entrata: la location theory di D.J. Lecraw. Prima delle conclusioni, il quinto paragrafo esporrà le nuove teorie sugli Ide, a livello sia macroeconomico (modelli di gravità) sia microeconomico (modello dei costi di transazione, modello del valore attuale netto, teoria delle opzioni reali). Benché il fenomeno degli Ide nei Peco, e delle sue determinati, verrà analizzato solamente nel capitolo successivo, a nostro parere ciascuna delle teorie presentate nella selezione spiega - direttamente o per il contributo che ha dato allo sviluppo di 7

9 teorie successive - qualche aspetto del fenomeno degli Ide italiani in Romania. Sebbene molti dei fenomeni analizzati e delle teorie esposte a riguardo dei Peco siano validi anche per la Romania, la peculiare tipologia di Ide italiani nel paese oggetto di studio (effettuati in particolare da piccole e medie imprese, spesso appartenenti a distretti industriali) richiederà l introduzione nel capitolo III di analisi specifiche sui distretti industriali italiani e sulle loro modalità di internazionalizzazione attraverso gli Ide. 8

10 1.1 La definizione di Ide La caratterizzazione semantica che in questo testo verrà data alla nozione di Ide è quella che si rifà alle definizioni - concettualmente molto simili - proposte nel 1993 dal Fondo monetario internazionale nella quinta edizione del Balance of payments manual 1 e nel 1996 dall Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nella terza edizione del Detailed benchmark definition of foreign direct investment 2. Entrambe le definizioni sono volte allo sviluppo ed all affermazione di standards internazionalmente riconosciuti per la compilazione delle statistiche nazionali sugli Ide, tali da rendere più omogenee le analisi e più agevoli e significativi i confronti tra paesi diversi. Sebbene vi siano stati nel corso degli ultimi anni tentativi di aggiornamento delle definizioni proposte 3, al fine di una maggiore armonizzazione, tali operazioni hanno raggiunto risultati solamente parziali. Ricordiamo ad esempio che l approccio cosiddetto Fully consolidated system (Fcs) 4 proposto dall Oecd nel suo benchmark per la compilazione delle statistiche nazionali sugli Ide attualmente è adottato solamente da sette paesi membri 5. La definizione qui accettata è inoltre quella adottata dalla Conferenza sul commercio e lo sviluppo delle Nazioni unite (Unctad) nel suo World investment report 6, che si basa appunto sulle proposte dalle due organizzazioni internazionali citate. Definiamo gli Ide come quel tipo di investimenti internazionale effettuati da parte di un soggetto residente in un dato stato in un impresa registrata in un altro stato; caratteristica peculiare che differenzia questo tipo di investimenti dai cosiddetti investimenti di portafoglio è la volontà da parte dell investitore di stabilire una relazione di lungo termine con l impresa partecipata, con potere decisionale significativo sulla gestione di essa. 1 Imf (1993). 2 Oecd (1996). 3 Ad esempio attraverso la Simsdi (Survey of implementation of methodological standards for direct investment) condotta nel 1997 congiuntamente dall Imf e dall Oecd. 4 Sistema che auspica il conteggio e dunque la preventiva individuazione delle imprese nazionali possedute anche indirettamente da investitori stranieri. Molti paesi individuano nell oggettiva difficoltà di tale operazione la ragione principale per non avere ancora pienamente applicato l Fcs. 5 Oecd. 6 Unctad (2003). 9

11 Per definire meglio questo concetto, passibile di varie interpretazioni, si usa il criterio oggettivo del possesso da parte dell investitore estero di almeno il 10 per cento delle azioni ordinarie o dei diritti di voto (o dell equivalente in caso non vi sia personalità giuridica) dell impresa partecipata. Qualora esista questa soglia minima di partecipazione dell investitore estero al capitale sociale dell impresa, si configura la presenza degli Ide. Secondo le definizioni adottate sono imprese oggetto di investimento estero: a) le società controllate (subsidiary companies), cioè quelle imprese nelle quali l investitore estero: i. direttamente o indirettamente detiene più del 50 per cento del capitale sociale oppure ii. ha il diritto di nominare o di rimuovere la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione b) le società consociate (associate companies), cioè quelle imprese nelle quali l investitore estero (e le società da lui controllate) detengono una quota tra il 10 per cento ed il 50 per cento del capitale sociale c) le filiali (branches), cioè quelle imprese (anche senza personalità giuridica) possedute interamente o congiuntamente che sono: i. stabilimenti o uffici permanenti dell investitore estero ii. partecipazioni non registrate o joint ventures tra un investitore estero e soggetti terzi iii. terreni, strutture ed attrezzature fisse direttamente possedute da un residente estero 10

12 iv. attrezzature mobili che si trovano all interno del paese ricevente per almeno un anno se registrate separatamente dall operatore (ad esempio navi, aeroplani, impianti di trivellazione per gas e petrolio) e passibili di fiscalità. Vengono poi individuate come manifestazioni degli Ide le seguenti operazioni: a) investimenti greenfield, cioè quelli in cui l apporto di capitale dall estero avviene ex novo, creando unità produttive nuove nel paese ricevente b) acquisto di quote di capitale sociale da parte dell investitore estero di un impresa già esistente nel paese ricevente c) reinvestimento dei profitti da parte dell investitore estero già presente nel paese ricevente d) movimenti di capitale sottoforma di prestiti o debiti tra l impresa madre presente nel paese dell investitore e le imprese oggetto di investimento estero sopra citate e) fusioni ed acquisizioni (mergers and acquisitions) da parte di imprese estere di imprese locali. Questo tipo di Ide è particolarmente importante per il successo delle privatizzazioni di massa di aziende pubbliche in perdita, perché fornisce capitali freschi utili allo sviluppo del paese ricevente f) altre forme di investimento sviluppatesi negli ultimi anni, quali contratti di franchising, produzioni su licenza ed altre. 11

13 1.2 Le teorie classiche sugli Ide Verranno qui esposte le prime teorie organiche sugli Ide sviluppate negli anni sessanta e settanta. Sebbene molte di esse abbiano perduto nel corso dei decenni la loro piena valenza euristica, perché incapaci di spiegare alcuni tra i principali fenomeni che si sono presentati sulla scena economica mondiale, esse rimangono importanti punti di partenza per le teorie che si sono successivamente sviluppate, più complete e più adatte anche a fornire modelli validi per gli Ide italiani in Romania. La teoria del ciclo di vita del prodotto Questa teoria, elaborata dall economista francese Raymond Vernon nel , venne presentata come un modello che riusciva a mettere in luce le interazioni tra l analisi delle decisioni che portavano le imprese ad investire all estero ed il processo di innovazione tecnologica e successiva introduzione sul mercato di nuovi beni finali (di consumo e di investimento). Vernon, partendo dall analisi delle imprese statunitensi del suo tempo e dalla loro maggiore tendenza all innovazione rispetto alle imprese europee, teorizzava che ciascun prodotto passasse attraverso fasi produttive e commerciali successive e conseguenti: a) introduzione di un nuovo bene: Vernon - coerentemente con la sua analisi del mercato statunitense degli anni sessanta - teorizza che la domanda di nuovi beni di consumo si sviluppa dove vi è un reddito pro capite dei consumatori alto e crescente e che l esigenza di nuovi beni di investimento labour saving è maggiormente avvertita in paesi aventi un costo del lavoro alto rispetto a quello del capitale. In questa prima fase le imprese innovatrici introducono il nuovo bene per far fronte alla domanda interna: esse in questa fase non hanno necessità di effettuare decentramenti produttivi, in quanto gli elementi di novità ed unicità del prodotto garantiscono loro dei vantaggi monopolistici sul mercato. La bassa elasticità della domanda rispetto al prezzo inoltre fa passare le considerazioni sul costo (che ha ancora natura prevalente di costo-fisso, essendo per lo più costituito da spese per 7 Vernon (1966). 12

14 ricerca e sviluppo ed analisi di mercato) in secondo piano rispetto alla necessità di soddisfare la domanda crescente, proveniente dopo un certo periodo anche dall estero. La domanda estera viene in questa prima fase soddisfatta attraverso le esportazioni. b) Sviluppo e maturità del prodotto: in queste due fasi la domanda è sempre sostenuta e nuove imprese estere cominciano a presentarsi sul mercato attratte dalla possibilità di effettuare profitti. Nel contempo la produzione diviene più standardizzata (con impianti ad alta intensità di capitale e poco flessibili tecnologicamente e con una crescente elasticità della domanda rispetto al prezzo) ed esaurite le possibilità di godere di economie di scala ed altri vantaggi connessi alla precedente posizione di monopolio, l impresa innovatrice (statunitense) effettua investimenti diretti all estero, per spostare la produzione direttamente nei nuovi mercati di sbocco (che sono quelli con un livello di sviluppo simile a quello degli Usa, cioè i mercati europei). c) Declino: con un prodotto ormai maturo e completamente standardizzato l impresa innovatrice non ha più alcun vantaggio monopolistico e l unica variabile chiave per poter sopravvivere nel mercato diviene la possibilità di produrre a costi minori, ovvero delocalizzare la produzione attraverso Ide in paesi in via di sviluppo con costo del lavoro molto basso. La teoria del ciclo vitale fu indubbiamente innovativa, ma con il passare del tempo molte delle asserzioni su cui essa si basava vennero meno: a) l innovazione tecnologica non è stata più monopolio degli Stati Uniti, ma è venuta in maniera crescente dall Europa e dall Estremo oriente b) la nuova situazione di competitività globale ha spinto imprese a stringere alleanze strategiche od a rilevare imprese estere concorrenti 13

15 c) la natura stessa delle imprese, divenute sempre più multinazionali, le ha spinte a pianificare la produzione dei beni per soddisfare le domande di diversi mercati contemporaneamente. Questi limiti vennero riconosciuti dallo stesso Vernon già negli anni settanta 8 ed egli cercò anche di superarli adattando la sua teoria ai nuovi fenomeni economici mondiali 9. Altri autori, quali ad esempio S. Kalish ad altri 10, hanno adattato il modello di Vernon al nuovo contesto di concorrenza globale sempre più forte che si è presentato negli ultimi decenni. Oggi la teoria del ciclo di vita del prodotto, anche nelle sue versioni aggiornate, risulta alquanto riduttiva per affrontare la complessità dell attuale situazione economica mondiale. In prospettiva essa rimane importante soprattutto per aver contributo ad aprire la strada a teorie successive e più complesse 11. Le teorie delle imperfezioni di mercato I principali contributi riguardanti queste teorie vanno ricondotti ai lavori di Stephen Hymer e Charles Kindleberger. Il contributo di Hymer Hymer fu tra i primi autori ad analizzare le motivazioni della crescita delle imprese sul piano internazionale, con la sua tesi di dottorato già nel Egli rileva come le imprese che investono all estero debbano affrontare costi di gestione superiori rispetto alle imprese locali dei mercati esteri. Hymer fa derivare tali costi aggiuntivi sia dall oggettiva difficoltà di un impresa nell operare in un contesto socio-economico diverso (costi legati alla conoscenza solamente parziale del mercato, della lingua e del sistema economico e giuridico del paese estero), sia da eventuali barriere all ingresso poste o dai governi esteri sottoforma di misure protezioniste o dai consumatori stessi (gusti e preferenze per prodotti locali, boicottaggio del prodotto estero). 8 Vernon (1974) e (1979). 9 Vernon (1974). 10 Kalish et alia (1995). 11 L idea di vantaggi specifici derivanti dalle caratteristiche del paese ricevente gli Ide (location advantages) viene in seguito ripresa da Dunning. 12 Hymer (1960). La tesi tuttavia divenne nota solamente nel 1976, con la pubblicazione. 14

16 Il core della teoria di Hymer deriva dall osservazione empirica che le imprese, nonostante la presenza di questi costi e rischi aggiuntivi, effettuano ugualmente investimenti diretti in altri paesi. Hymer giustifica questo comportamento con l esistenza di imperfezioni del mercato e di vantaggi oligopolistici di cui le imprese godrebbero, che debbono venire sfruttati per (più che) bilanciare i maggiori costi ed i rischi presenti nell investire all estero. Hymer dunque giustifica la manifestazione degli Ide con la presenza di imperfezioni del mercato che, legate alla presenza di vantaggi oligopolistici, bilanciano l incremento dei costi che un impresa fronteggia nell investire all estero. L autore individua nell esistenza di generiche barriere all entrata le imperfezioni del mercato e nell esistenza di conoscenze di tipo esclusivo, o di un esclusivo canale di approvvigionamento, le condizioni di vantaggio oligopolistico di cui le imprese godrebbero. La teoria di Hymer è solamente parziale, perché non analizza quali comportamenti dell impresa sono alla base dei suoi vantaggi oligopolistici, né quali sono le motivazioni dell esistenza delle imperfezioni del mercato. Essa tuttavia ha il merito di aver affrontato per la prima volta molte tematiche che sarebbero state approfondite nei decenni successivi. Il contributo di Kindleberger Un primo tentativo di approfondimento e sistematizzazione delle tesi di Hymer venne tentato già nel 1969 da Kindleberger 13. Egli tentò di trovare le motivazioni per cui la produzione di alcuni beni veniva effettuata da imprese multinazionali tramite gli Ide piuttosto che da imprese locali vicine al mercato di sbocco dei prodotti. Anche questo autore ha affermato che l esistenza degli Ide è giustificata dai vantaggi monopolistici di cui godrebbero le imprese che li effettuano. Kindleberger si concentra sullo studio delle imperfezioni di mercato che sarebbero alla base dei vantaggi monopolistici delle imprese che effettuano gli Ide; egli ne individua quattro categorie principali: 13 Kindleberger (1969). 15

17 a) non perfetta concorrenza delle struttura di mercato: l esistenza di i. prodotti differenziati ii. concentrazioni industriali oligopoliste in cui le imprese sono price setters e non price takers (anche grazie a diverse capacità di marketing) determina vantaggi monopolistici soprattutto per le imprese fornitrici di beni di consumo b) disequilibrio diffuso della struttura del mercato mondiale: l esistenza di una forte segmentazione dei mercati rende i tassi di rendimento dei diversi fattori produttivi diversi da mercato a mercato, e ciò spinge le imprese a sfruttare questa situazione a loro favore facendo Ide all estero a seconda delle caratteristiche del mercato del paese ricevente. Altro fattore determinante in questo senso è il differenziale tecnologico tra i diversi paesi c) imperfezioni dovute al fallimento del mercato: l esistenza di i. esternalità, cioè fattori intangibili prodotti dall impresa ii. beni pubblici prodotti dall impresa, dei quali il giusto prezzo di produzione ed il controllo non possono essere adeguatamente garantiti (ad esempio l informazione) iii. economie di scala spinge l impresa ad ingrandirsi sul mercato internazionale fino a raggiungere dimensioni tali da poter avvicinarsi al costo medio totale del prodotto più basso possibile, ed a posizioni di dominio tali da godere di vantaggi di monopolio od oligopolio 16

18 d) interventi governativi imposti distorsivi della libera concorrenza: le imprese che già godono di una posizione di dominio sul mercato interno, per aggirare dazi e contingentamenti imposti da governi esteri, effettuano Ide al fine di non veder limitato il loro mercato di sbocco. Secondo Kindleberger queste quattro categorie principali di imperfezioni del mercato starebbero alla base dei vantaggi monopolistici di cui le imprese godrebbero nell effettuare Ide. Molte di queste imperfezioni del mercato sono indubbiamente vere, ma riescono a dare una giustificazione solamente parziale del fenomeno degli Ide, specialmente per come esso si è manifestato a livello globale e con particolare riferimento al caso degli Ide italiani in Romania. Le imperfezioni di mercato individuate hanno sì un ruolo nelle decisioni di investimento all estero per le imprese, ma la teoria nel suo complesso ha il difetto di limitare la spiegazione del fenomeno degli Ide ad una cornice interpretativa che pone al suo centro solamente le imperfezioni del mercato. Essa ignora altri fenomeni che hanno acquisito sempre maggiore importanza negli ultimi decenni: la competizione strategica a livello globale, la presenza sempre maggiore di colossi economicofinanziari che rispondono a logiche di profitto globale a livello di gruppo e non solamente di impresa singola, l emergere di nuovi sistemi produttivi che spingono al massimo la delocalizzazione di singole fasi produttive per poi vendere contemporaneamente all intero mercato mondiale. Anche il mutato clima del pensiero economico generale tende a considerare in modo sempre più negativo gli accordi di restrizione alle importazioni e le barriere al libero movimento di prodotti e capitali. Nonostante queste limitazioni la teoria di Kindleberger (che si poneva essa stessa come approfondimento di quello di Hymer) ha messo in luce l interazione tra gli Ide e le imperfezioni del mercato ed è stata un contributo importante per gli autori successivi Le teorie delle imperfezioni di mercato saranno il punto di partenza per la spiegazione che darà Dunning degli ownership advantages. 17

19 La teoria dell internalizzazione In questo paragrafo verrà presentata la teoria dell internalizzazione così come venne formulata nella sua prima versione nel 1976 da P.J. Buckley e M. Casson 15. Per una trattazione più aggiornata e maggiormente incentrata su considerazioni più concretamente legate al comportamento dell impresa multinazionale, si rimanda al paragrafo 1.5 a pagina 40. Questa teoria, come presentata per la prima volta da Buckley e Casson, mette in relazione la decisione dell impresa di effettuare Ide con la sua struttura organizzativa interna, nonché con altri fattori esterni all impresa. Il core della teoria è che le imprese effettuano Ide perché le imperfezioni presenti nel mercato creano le condizione che rendono conveniente l internalizzazione delle transazioni, rispetto alla loro normale effettuazione tramite meccanismi di mercato. Gli assunti di base di questa teoria sono i seguenti: a) le imprese, al fine di massimizzare i profitti, allocano le loro attività in paesi che garantiscono il minor costo di produzione possibile b) il mercato dei beni intermedi è imperfetto e se queste imperfezioni sono tali da rendere il costo delle transazioni tramite il mercato superiore al costo che esse avrebbero se effettuate all interno dell impresa stessa, l impresa sceglie di agire internalizzando tali costi. Nello specifico gli autori individuano le seguenti categorie di imperfezioni di mercato che possono rendere l internalizzazione dei costi di transazione preferibile al mercato: i. la mancanza di un efficiente mercato dei contratti a termine, che dovrebbe in teoria coordinare le diverse esigenze temporali dell impresa e dei suoi fornitori per quanto riguarda la produzione di beni intermedi (materiali ed immateriali) ii. l esistenza di situazioni di monopolio, che possono essere sfruttate dall impresa che internalizza i costi di transazioni tramite politiche dei 15 Buckley e Casson (1976). 18

20 prezzi discriminatorie per i vari segmenti di mercato (per appropriarsi del surplus del consumatore ) iii. l esistenza di situazioni di monopsonio, che possono dar luogo ad incertezza e relativa debolezza contrattuale tra l impresa ed il monopsionista. Tali debolezze possono essere parzialmente superate internalizzando i costi di transazione iv. interventi governativi protezionistici da parte di governi esteri: l internalizzazione dei costi tramite Ide può in questo caso risultare più conveniente rispetto alle esportazioni di beni intermedi v. politiche fiscali: il fatto che la tassazione sul valore aggiunto gravi sui beni intermedi che transitano via mercato, ma non su quelli che sono interni all impresa, può essere un ulteriore stimolo all internalizzazione dei costi di transazione tramite l effettuazione di Ide. Un ulteriore elemento a favore degli Ide è la possibilità di trasferire contabilmente i profitti maggiori ad unità produttive residente in un ordinamento giuridico con minore incidenza della fiscalità vi. asimmetrie informative tra acquirente e venditore circa il reale valore del prodotto scambiato. Secondo i due autori sarebbe l imperfezione di mercato vi. ad essere la maggiore determinante nella decisone di un impresa di effettuare Ide per internalizzare i costi di transazione. Buckley e Casson individuano poi nel know how ed in tutte le informazioni derivanti da attività di ricerca e sviluppo i principali prodotti oggetto di asimmetrie informative. Gli autori sono d altra parte coscienti che anche il processo di internalizzazione genera dei costi aggiuntivi (maggiori spese amministrative e di controllo, di comunicazione tra diversi unità produttive interne all impresa, possibili costi derivanti da eventuali barriere protezionistiche nei mercati esteri) e dunque l impresa 19

21 effettuerà gli Ide se tali costi sono comunque minori di quelli che essa dovrebbe affrontare lasciando alle regole del libero mercato le transazioni di beni intermedi. Buckley e Casson asseriscono inoltre che non sono solamente fattori di costo che determinano la decisione di un impresa di effettuare Ide per internalizzare i costi di transazione, ma anche fattori culturali, ambientali e giuridico-economici del paese ricevente. A questo riguardo la teoria - ed è un altro dei suoi meriti - fornisce una classificazione delle determinanti sia dei costi che dei benefici dell internalizzazione, classificazione che verrà sistematizzata ed utilizzata dal successivo paradigma eclettico di Dunning, vera base teorica delle teorie sull internazionalizzazione dell impresa e degli Ide sviluppatesi negli ultimi anni. Buckley e Casson individuano le seguenti categorie di determinanti dei costi e dei benefici dell internalizzazione: a) fattori specifici relativi all azienda ( firm specific ): da un lato struttura organizzativa dell impresa, patrimonio umano e manageriale, dall altro fattori legati alla specifica tipologia del settore produttivo dell azienda, e dunque intensità relativa dei fattori produttivi, grado di tecnologicizzazione, ampiezza della possibilità di effettuare economie di scala b) fattori specifici relativi allo stato ricevente di Ide ( nation specific ): situazione politica, economica, del costo dei fattori, fiscale, ma anche c) distanza geografica e culturale tra i paesi coinvolti nel processo di internazionalizzazione. I due economisti sostengono dunque che un impresa effettuerà degli Ide (per internalizzare i costi di transazione) se la somma dei costi firm specific e di quelli nation specific in senso lato sarà minore dei costi aggiuntivi che le imperfezioni di mercato fanno gravare sul prezzo delle transazioni dei prodotti intermedi. La teoria dell internalizzazione venne presentata come quadro interpretativo tendente a superare ed integrare le teorie precedentemente esposte, ma tale tentativo di offrire un paradigma più generale ed omnicomprensivo del processo di internazionalizzazione delle imprese e degli Ide è stato anche un punto di debolezza della teoria. Essa infatti si concentra esclusivamente su un aspetto 20

22 dell internazionalizzazione delle imprese, quello che fa derivare le decisioni di effettuare Ide da semplici considerazioni di costi-benefici. La teoria infatti ignora le considerazioni strategiche e di management e la divisione del lavoro a livello globale che le imprese multinazionali hanno sempre più tenuto in considerazione nelle loro strategie di espansione all estero. Rimangono tuttavia i meriti di una teoria che per prima stabilisce un rapporto diretto tra gli Ide e le loro determinanti e l organizzazione interna dell impresa che li effettua, nonché tra questo fattore (e quello del settore produttivo in cui l impresa opera) firm specific ed i fattori nation specific presentati. Come detto, per una trattazione più aggiornata ed incentrata su considerazioni più concretamente legate al comportamento dell impresa, si rimanda al paragrafo 1.5 a pagina

23 1.3 Il paradigma eclettico In questo paragrafo verrà presentata la teoria eclettica, proposta per la prima volta dall economista John Dunning nel Durante gli anni tale teoria venne ripetutamente modificata per diventare sempre più omnicomprensiva, tanto che nel 1981 l autore sostituì la denominazione di teoria eclettica con quella di paradigma eclettico 16 proprio per indicare il fatto che l apparato concettuale che egli proponeva non era una vera teoria che spiegava il processo di internazionalizzazione delle imprese, quanto una griglia metodologica attraverso la quale analizzare le determinanti di questo fenomeno. Poiché il paradigma si pone sia come summa dei contributi teorici precedenti, sia come loro ampliamento ed approfondimento, inizialmente verranno messi in luce i punti di contatto con le teorie precedenti, successivamente le peculiarità della teoria di Dunning. La parte finale del paragrafo presenterà sia l ampliamento teorico che lo stesso Dunning, in collaborazione con l altro economista Narula, ha apportato alla sua teoria alla metà degli anni novanta, sia le debolezze di una teoria che comunque rimane un punto saldo per qualsiasi studio sugli Ide e l internazionalizzazione delle imprese. L eredità delle teorie precedenti Il core della teoria di Dunning sta nell affermazione che un impresa effettuerà degli Ide qualora si verifichi contemporaneamente la presenza di tre tipi di vantaggi: a) ownership advantages, cioè vantaggi esclusivi connessi all impresa stessa b) location advantages, cioè vantaggi legati esclusivamente allo stato estero in cui l impresa effettua gli Ide c) internalization advantages, cioè connessi al fatto che l impresa può sfruttare meglio i vantaggi a) e b) se essa internalizza i costi delle transazioni intermedie piuttosto che farli passare sul mercato. 16 Dunning (2000). 22

24 Qualora questi vantaggi non si presentino tutti, l impresa sceglierà di operare con l estero attraverso altre operazioni diverse dagli Ide (import-export, joint ventures, contratti di licenza ecc.). La classificazione dei vantaggi così come proposta da Dunning riprende quella tracciata da Buckley e Casson; si possono inoltre mettere in relazione le tre categorie di vantaggi ad altrettante teorie precedenti al paradigma eclettico, nello specifico: a) gli ownership advantages erano stati affrontati già da Hymer e Kindleberger. I due autori tuttavia si erano concentrati esclusivamente sugli assets posseduti da un impresa, attraverso i quali essa poteva sfruttare le imperfezioni del mercato per più che bilanciare i costi ed i rischi aggiuntivi nell operare in un mercato estero. Dunning invece estende questo concetto ai vantaggi derivanti dalle capacità di coordinare gli assets che l impresa possiede con altri assets esterni ad essa b) i location advantages erano presenti già nelle teorie di Vernon. Dunning tuttavia evita le eccessive semplificazioni meccanicistiche individuate dalla teoria del ciclo di vita del prodotto, che legava la decisone di effettuare degli Ide in un dato paese esclusivamente al suo livello di sviluppo ed al costo dei fattori. Il paradigma eclettico prende in considerazione una gamma più vasta ed anche concettualmente più estesa di vantaggi legati al paese ricevente gli Ide c) gli internalization advantages vengono ripesi dalle teorie di Buckley e Casson. Dunning riconosce la validità di tali teorie, ma ne amplia la portata. Egli criticava il fatto che i due autori considerando i vantaggi firm specific come dati, estranei alle imprese, e che non si interrogavano sulle modalità attraverso cui le imprese generavano tali vantaggi. Secondo Dunning i due autori precedenti si erano concentrati solamente sul problema dell internalizzazione dei costi di transazione, ignorando il fatto che le imprese potessero essere mosse dalla ricerca di nuove attività generatrici di valore. Dunning invece intendeva indagare sulla genesi dei vantaggi firm specific, genesi che poteva derivare dalla scelta stessa di operare all estero, essendo questa una di quelle possibili nuove attività generatrici di valore. Come spiegato da Dunning stesso The eclectic paradigm... is different 23

25 from internalization theory in that it treats the competitive (so-called O-specific) advantages of MNEs... as endogenous rather than as exogenous variables. 17 Le tre categorie di vantaggi individuati dal paradigma eclettico Verranno qui esposte in dettaglio le tre categorie di vantaggi ritenute da Dunning necessarie per spiegare la decisione delle imprese di effettuare degli Ide. Va ricordato che in mancanza della contemporanea presenza dei tipi di vantaggi, le imprese opereranno all estero con altri tipi di strumenti (tab. 1.1). Tabella 1.1 Relazione tra i tipi di vantaggi godibili dall'impresa e la sua modalità di operare con l'estero. Operazione con l estero Contratti di Importexport Ide Vantaggi licenza Ownership specific presenti presenti presenti Location specific assenti assenti presenti Internalization specific assenti presenti presenti Fonte: Dunning (1988), p. 28, nostre elaborazioni. I vantaggi Ownership specific Dunning parte dall assunto - già rilevato da Buckley e Casson - che un impresa che decide di operare in un mercato estero avrà costi aggiuntivi da affrontare rispetto ad un impresa locale, dovuti principalmente a: a) differenze di lingua, cultura, condizioni istituzionali e legali sconosciute b) minore conoscenza delle condizioni del mercato locale c) costi derivanti dall operare a distanza. 17 Dunning (1995), p

26 Analogamente ai suoi predecessori Dunning postula che se le imprese operano comunque all estero esse debbono godere di qualche tipo di vantaggio esclusivo (rispetto ai competitori locali) che permette loro di compensare questi costi aggiuntivi. Tali vantaggi debbono dunque essere propri dell impresa e facilmente trasferibili alle sue unità produttive all estero. Dunning classifica questo tipo di vantaggi in due categorie: a) asset advantages, quelli cioè generati dal godimento esclusivo da parte dell impresa di specifiche condizioni (materiali o immateriali), anche derivanti dai diritti esclusivi di proprietà che l impresa ha su certe informazioni e tecnologie. Più specificamente possono essere inclusi in questa sottocategoria i vantaggi derivanti da: i. l intensità dell attività di ricerca e sviluppo svolta dall azienda, e dunque la possibilità di introdurre innovazioni di prodotto e di processo ii. la capacità finanziaria dell impresa, misurata attraverso la sua grandezza e posizione sul mercato iii. l esperienza sul piano internazionale già precedentemente accumulata dall impresa iv. il know how in senso lato acquisito dal capitale umano dell azienda (in vari campi, dal management al marketing ecc.) b) transactional advantages, derivanti dal fatto che l impresa coordina diverse attività su scala internazionale. Sono inclusi in questa sottocategoria vantaggi derivanti da: i. la posizione dell impresa-madre quale impresa già presente e (probabilmente) affermata sul mercato: vantaggi monopolistici o oligopolistici, capacità di sfruttare economie di scala, accesso favorito ai fattori produttivi, possibilità di comprare fattori produttivi a costo minore 25

27 di imprese locali, usufruendo di sconti derivanti dal fatto che l impresa madre acquista grandi quantitativi di inputs per tutte le imprese-figlie presenti sui vari mercati ecc. ii. la condizione stessa di operare come agente internazionale: maggiore conoscenza delle condizioni di mercato, possibilità di arbitraggio per ridurre i rischi di cambio derivanti dall operare con valute diverse, possibilità di sfruttare il transfert pricing per aggirare i meccanismi fiscali messi in atto dal paese ospite e dal paese di origine dell impresa ecc. Secondo Dunning sarebbero dunque questi i vantaggi appartenenti alla categoria degli ownership advantages. Essi sono quei vantaggi di cui un impresa che decide di operare all estero deve obbligatoriamente godere, indipendentemente dal tipo di particolare operazione che intende compiere (cfr. tab. 1.1 p. 24). I vantaggi che Dunning individua integrano quelli individuati dalle teorie delle imperfezioni di mercato, perché nel paradigma eclettico si indaga anche la natura di tali vantaggi e l interazione tra gli assets interni all impresa e quelli ad essa esterni. Dunning non circoscrive le motivazioni alla base dei vantaggi di cui un impresa gode nell operare tramite Ide alle sole imperfezioni di mercato. I vantaggi Location specific Questa seconda categoria di vantaggi include le risorse proprie del paese che ospita gli Ide. Sono vantaggi offerti dal paese a tutti gli investitori esteri e variano da paese a paese; possono essere dal lato degli inputs (basso costo dei fattori di produzione, capacità tecnologica ecc.) o dal lato degli outputs (condizioni di mercato particolarmente favorevoli ecc.). Questa categoria di vantaggi può essere utilmente suddivisa in tre sottocategorie, ovvero comprendere vantaggi economici, socioculturali o politici. 26

28 a) Nello specifico possono essere annoverati tra i vantaggi esclusivamente di natura economica: i. la qualità e la quantità dei fattori di produzione e dei beni intermedi offerti, nonché il loro costo; ciò è particolarmente vero riguardo al fattore lavoro. Sebbene vi siano degli studi che legano solamente in modo accidentale la decisione da parte di un impresa di effettuare degli Ide ed il saggio salariale del paese ricevente 18, per il caso degli Ide italiani in Romania questa risulta una delle maggiori determinanti 19 (si vedano i capitoli successivi) ii. le potenzialità del mercato riceventi, sia dal lato dell output come fattore di sbocco (potenzialità misurata dal Pil pro capite e dalla propensione al consumo dei cittadini), sia da lato dell input come fornitore di fattori produttivi. Studi 20 confermano la relazione positiva tra questo fattore e la decisione da parte delle imprese di effettuare degli Ide iii. agevolazioni - fiscali o di altra natura - offerte dal paese ricevente allo scopo di attrarre gli Ide. La validità di tali politiche tuttavia è oggetto di controversia, essendo ritenute da autorevoli studi inutili e perfino dannose 21 iv. costo e qualità dei trasporti e delle infrastrutture di comunicazione (fisica e virtuale) v. grado di sviluppo del settore dei servizi connesso alla produzione e commercializzazione del prodotto (strutture commerciali, legali e di consulenza ecc.) 18 Papanastassiou e Pearce (1990). 19 Velo e Majocchi (2002). 20 Papanastassiou e Pearce (1990). 21 World Bank (1995). 27

29 vi. la stabilità del tasso di cambio: questo punto è particolarmente controverso poiché per imprese che investono in paesi con basso costo del lavoro e delle materie prime, qual è il caso degli Ide italiani in Romania, un tasso di cambio reale che vede il deprezzamento della moneta del paese ricevente gli Ide è un beneficio; dall altro lato però se le imprese nel paese ricevente necessitano di beni intermedi di importazione da pagare con valuta estera, il deprezzamento reale è un costo aggiuntivo. b) Vanno poi inclusi nei vantaggi di natura socio-culturale: i. la vicinanza culturale in senso lato, ossia linguistica e di usi e consuetudini, nonché ii. di atteggiamento verso il mercato tra il paese ricevente e quello dell impresa che effettua gli Ide iii. l atteggiamento (se) positivo del paese ricevente verso gli esteri e gli Ide (un esempio contrario è fornito dalla Federazione Russa e dalla sua volontà di non attrarre eccessivi flussi di Ide). Per gli investimenti nei Peco è stato messo in evidenza 22 che le eccessive differenze linguistiche e culturali inibiscono i potenziali investitori di paesi che non hanno storicamente avuto particolari legami con questa area dell Europa. 22 Mikalak (1992). 28

30 c) Sono infine vantaggi appartenenti alla sfera della politica: i. la stabilità politica (studi confermano che per un paese in transizione come l Ucraina il flusso di Ide è stato particolarmente basso poiché nel paese regnava un clima di forte incertezza politica) 23 ii. l atteggiamento del governo verso gli Ide iii. l avvicinamento alla Nato (per i Peco) iv. la presenza di leggi lassiste nei confronti della protezione ambientale e dei diritti dei lavoratori 24. I vantaggi location specific sono l unica discriminante nella decisone dell impresa di operare con l estero tramite gli Ide: qualora infatti vi siano vantaggi ownership specific ed internalization specific ma non location specific, l impresa opererà con l estero tramite normali operazioni di import-export, senza decidere di avere il controllo diretto sulle unità produttive estere. I vantaggi location specific qui esposti risultano essere tra quelli che maggiormente influenzano le decisioni delle imprese italiane di delocalizzare la produzione in Romania attraverso gli Ide. Per un analisi più approfondita si rimanda al capitolo III. I vantaggi Internalization specific Dunning pone in questa categoria quei vantaggi che derivano dallo sfruttamento delle imperfezioni di mercato, imperfezioni che rendono più conveniente all impresa internalizzare le transazioni piuttosto che farle passare attraverso il mercato. Il paradigma eclettico dunque teorizza che agire attraverso la gerarchia dell impresa per internalizzare i costi di transazione (possibile perché l impresa multinazionale è un unità economica integrata verticalmente ed orizzontalmente a livello internazionale) è più conveniente che agire attraverso il mercato, qualora il mercato 23 Ishaq (1999). 24 Anche se questo è un punto oggetto di discussione; Kolstad e Xing (1998) hanno rivelato l esistenza di una correlazione positiva tra lassismo delle leggi ambientali ed Ide statunitensi solamente per le imprese operanti in settori particolarmente inquinanti. 29

31 sia imperfetto. Per fini di maggiore chiarezza e sistematizzazione è possibile suddividere le imperfezioni del mercato in due categorie: quelle derivanti da imperfezioni naturali del mercato e quelle derivanti dallo sfruttamento di vantaggi oligopolistici che un impresa multinazionale ha per il fatto stesso di operare tramite gli Ide in diversi mercati contemporaneamente. a) Le imperfezioni naturali del mercato sono quelle che emergono nel corso delle transazioni naturalmente, perché generate dalla natura stessa dello scambio; esse sono dovute a: i. la non completa conoscenza da parte dell acquirente del valore e della natura del prodotto e delle tecnologie che acquista: il venditore deve spiegare all acquirente le caratteristiche del prodotto e della tecnologia che quest ultimo acquisterà, senza tuttavia fornire informazioni talmente approfondite e complete da rendere possibile all acquirente la duplicazione in proprio della tecnologia. Poiché esiste questo comportamento, per evitare questo rischio l impresa avrà convenienza ad internalizzare lo scambio del bene intermedio o della tecnologia tra unità produttive appartenenti al suo stesso gruppo (e non attraverso l importazione ad esempio) ii. i costi che normalmente emergono in una transazione tra imprese non appartenenti allo stesso gruppo: ricerche di mercato, comunicazione, costi di negoziazione, di vigilanza - anche legale - sui contratti e sul rispetto dei diritti di proprietà ecc. Questi costi si riducono molto se le imprese che effettuano lo scambio sono appartengono allo stesso gruppo, ovvero sono state create (in senso lato) tramite Ide iii. i rischi legati all incertezza: se gli scambi di beni, tecnologie ed informazioni avvengono all interno della struttura dell impresa, essi saranno meno soggetti a variazioni inaspettate di prezzo o quantità rispetto al caso in cui tali scambi avvenissero tramite il mercato esterno 30

32 all impresa. L internalizzazione cioè si rivela un efficace mezzo per compensare l assenza di mercati a termine privi di rischi. b) La seconda categoria di imperfezioni di mercato che le imprese possono sfruttare internalizzando le transazioni è quella dovuta al fatto stesso di agire contemporaneamente su mercati appartenenti ad ordinamenti statuali diversi tramite unità produttive di proprietà, che dunque possono essere coordinate per seguire una logica di profitto globale. Appartengono a questa categoria i seguenti vantaggi: i. le imprese multinazionali possono effettuare discriminazione dei prezzi sui vari mercati, in modo da appropriarsi appieno del surplus del consumatore ii. le imprese possono sfruttare economie di scala (reali e pecuniarie) tra attività interdipendenti per minimizzare il costo marginale del prodotto iii. possibilità di alleggerire tramite tecniche di transfer pricing ed altre pratiche contabili (ad esempio sottostimando le importazioni per tariffe ad valorem) e finanziarie l incidenza della fiscalità sui profitti, nonché di aggirare tramite scambi intra-firm eventuali dazi doganali o provvedimenti statuali lesivi della concorrenza. Entrambe queste categorie di imperfezioni possono essere proficuamente sfruttate dall impresa internalizzando quegli scambi di materie prime, beni intermedi, tecnologia ed informazioni che se effettuati tramite meccanismi di mercato risulterebbero più costosi, rischiosi e meno efficienti. Il paradigma eclettico proposto da Dunning è stato costantemente corretto, ampliato ed approfondito per includere all interno delle cornice teorico-metodologica sempre nuovi aspetti e fenomeni che si sono presentati sulla scena dell economia mondiale. Un contributo particolarmente importante è quello fornito dallo stesso Dunning in collaborazione con l economista R. Narula. 31

Imprese multinazionali e outsourcing

Imprese multinazionali e outsourcing Economia Internazionale Alireza Naghavi Capitolo 9 (a) L outsourcing di beni e servizi 1 Imprese multinazionali e outsourcing Gli investimenti diretti all estero rappresentano quegli investimenti in cui

Dettagli

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:

IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE: IL MARKETING E QUELLA FUNZIONE D IMPRESA CHE:! definisce i bisogni e i desideri insoddisfatti! ne definisce l ampiezza! determina quali mercati obiettivo l impresa può meglio servire! definisce i prodotti

Dettagli

Investimenti Diretti Esteri

Investimenti Diretti Esteri Investimenti Diretti Esteri Daniele Mantegazzi IRE, Università della Svizzera Italiana 14 novembre 2013 Daniele Mantegazzi Economia Internazionale 14 novembre 2013 1 / 24 Contenuti e struttura della lezione

Dettagli

Capitolo sette. Investimenti diretti esteri. Investimenti diretti esteri nell economia mondiale

Capitolo sette. Investimenti diretti esteri. Investimenti diretti esteri nell economia mondiale EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO Capitolo sette Investimenti diretti esteri Investimenti diretti esteri nell economia mondiale 7-3 Il flusso di IDE è l ammontare di investimenti esteri realizzati in un dato

Dettagli

Economia Internazionale. Movimento internazionale dei fattori

Economia Internazionale. Movimento internazionale dei fattori Economia Internazionale Movimento internazionale dei fattori Adalgiso Amendola adamendola@unisa.it Organizzazione del capitolo Introduzione La mobilità internazionale del lavoro I prestiti internazionali

Dettagli

Decentramento e federalismo

Decentramento e federalismo Decentramento e federalismo Teoria economico-finanziaria dell ottimo livello di governo. Principi: ECONOMIA PUBBLICA (6) Le giustificazioni del decentramento e del federalismo sussidiarietà; responsabilità;

Dettagli

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte

MD 9. La macroeconomia delle economie aperte. UD 9.1. Macroeconomia delle economie aperte MD 9. La macroeconomia delle economie aperte In questo modulo, costituito da due Unità, ci occuperemo di analizzare il funzionamento delle economie aperte, ossia degli scambi a livello internazionale.

Dettagli

,/0(5&$72',&216802,/0(5&$72 '(//(25*$1,==$=,21,,7$/,$12(' (67(52(/(/252&$5$77(5,67,&+(

,/0(5&$72',&216802,/0(5&$72 '(//(25*$1,==$=,21,,7$/,$12(' (67(52(/(/252&$5$77(5,67,&+( ,/0(5&$72',&216802,/0(5&$72 '(//(25*$1,==$=,21,,7$/,$12(' (67(52(/(/252&$5$77(5,67,&+( 6(/(=,21('(,3$(6, Nella precedente ricerca si sono distinti, sulla base di indicatori quali la produzione, il consumo

Dettagli

GUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni

GUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni GUIDA - Business Plan Piano d impresa a 3/5 anni 1 Executive summary...2 2 Business idea...2 3 Analisi di mercato...2 4 Analisi dell ambiente competitivo...2 5 Strategia di marketing...3 5.1 SWOT Analysis...3

Dettagli

I modelli di qualità come spinta allo sviluppo

I modelli di qualità come spinta allo sviluppo I modelli di qualità come spinta allo sviluppo Paolo Citti Ordinario Università degli studi di Firenze Presidente Accademia Italiana del Sei Sigma 2005 1 Si legge oggi sui giornali che l azienda Italia

Dettagli

Corso di Marketing Industriale

Corso di Marketing Industriale U N I V E R S I T A' D E G L I S T U D I D I B E R G A M O Facoltà di Ingegneria Corso di Marketing Industriale Prof Ferruccio Piazzoni ferruccio.piazzoni@unibg.it Pianificazione e sviluppo di un nuovo

Dettagli

SERVE ANCORA AVERE UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO?

SERVE ANCORA AVERE UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO? LA NUOVA ISO 9001 : 2008 SERVE ANCORA AVERE NEL 2009 UN SISTEMA DI QUALITÀ CERTIFICATO? Paolo Citti Ordinario Università degli Studi di Firenze Presidente AICQ Tosco Ligure 1 Si legge oggi sui giornali

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

Esercitazione relativa al capitolo 14 I MONOPOLI E LA CONCORRENZA IMPERFETTA

Esercitazione relativa al capitolo 14 I MONOPOLI E LA CONCORRENZA IMPERFETTA Esercitazione relativa al capitolo 14 I MONOPOLI E LA CONCORRENZA IMPERFETTA Esistono quattro principali tipi di strutture di mercato: concorrenza perfetta, monopolio, concorrenza monopolistica e oligopolio.

Dettagli

Segmentare ovvero capire il contesto di mercato di riferimento

Segmentare ovvero capire il contesto di mercato di riferimento Lezione n. 5 Segmentare ovvero capire il contesto di mercato di riferimento Prof.ssa Clara Bassano Corso di Principi di Marketing A.A. 2006-2007 Verso la strategia aziendale Mission + Vision = Orientamento

Dettagli

LE TEORIE ECONOMICHE

LE TEORIE ECONOMICHE L INTERNAZIONALIZZAZIONE NELLE TEORIE ECONOMICHE Barbara Francioni LE TEORIE ECONOMICHE Teorie del commercio internazionale Teorie degli investimenti diretti all estero LE TEORIE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Dettagli

EFFETTI DEGLI INVESTIMENTI AMBIENTALI B.A.T. SULLA COMPATIBILITà AMBIENTALE

EFFETTI DEGLI INVESTIMENTI AMBIENTALI B.A.T. SULLA COMPATIBILITà AMBIENTALE LEZIONE DEL 3 GIUGNO 2004 L articolo 15 comma 2 della direttiva IPPC prevede l obbligo di identificare quelle che siano le B.A.T ovvero le migliori tecniche disponibili in campo ambientale relative ad

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale adattamento italiano di Novella Bottini 1 Struttura della presentazione Domanda e offerta relative Benessere e ragioni di scambio Effetti della

Dettagli

Il mercato di monopolio

Il mercato di monopolio Il monopolio Il mercato di monopolio Il monopolio è una struttura di mercato caratterizzata da 1. Un unico venditore di un prodotto non sostituibile. Non ci sono altre imprese che possano competere con

Dettagli

Il Bilancio di esercizio

Il Bilancio di esercizio Il Bilancio di esercizio Il bilancio d esercizio è il fondamentale documento contabile che rappresenta la situazione patrimoniale e finanziaria dell impresa al termine di un periodo amministrativo e il

Dettagli

TITOLO DELL INSEGNAMENTO CFU. Principali conoscenze e/o Abilità. Obiettivo. Organizzazione didattica. Strategia d Impresa e Marketing 10 CFU

TITOLO DELL INSEGNAMENTO CFU. Principali conoscenze e/o Abilità. Obiettivo. Organizzazione didattica. Strategia d Impresa e Marketing 10 CFU TITOLO DELL INSEGNAMENTO Strategia d Impresa e Marketing CFU 10 CFU Principali conoscenze e/o Abilità L American Marketing Association (1995) ha definito il marketing come il processo di pianificazione

Dettagli

Università degli Studi di Roma Tor Vergata Facoltà di Lettere

Università degli Studi di Roma Tor Vergata Facoltà di Lettere Università degli Studi di Roma Tor Vergata Facoltà di Lettere CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE Lezione 4: Le funzioni aziendali Le funzioni aziendali OBIETTIVI DELLA LEZIONE Definire il concetto di funzione

Dettagli

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:

Dettagli

L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE

L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE L ORGANIZZAZIONE AZIENDALE CONCETTO: L ORGANIZZAZIONE SI PONE COME OBIETTIVO LO STUDIO DELLE COMPOSIZIONI PIU CONVENIENTI DELLE FORZE PERSONALI, MATERIALI E IMMATERIALI OPERANTI NEL SISTEMA AZIENDALE.

Dettagli

IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING

IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING IL NUOVO INDIRIZZO AMMINISTRAZIONE, FINANZA E MARKETING Itis Galilei di Roma - 4 dicembre 2009 - VI CONFLUISCONO GLI INDIRIZZI PREESISTENTI: ISTITUTI TECNICI COMMERCIALI Ragioniere e perito commerciale

Dettagli

Evoluzione dei principali mercati: quali sviluppi si prospettano nell internazionalizzazione delle PMI italiane

Evoluzione dei principali mercati: quali sviluppi si prospettano nell internazionalizzazione delle PMI italiane Evoluzione dei principali mercati: quali sviluppi si prospettano nell internazionalizzazione delle PMI italiane Paolo Di Benedetto Responsabile Dipartimento Valutazione Investimenti e Finanziamenti 21

Dettagli

FUSIONI E ACQUISIZIONI

FUSIONI E ACQUISIZIONI FUSIONI E ACQUISIZIONI 1. Fusioni e acquisizioni: concetti introduttivi 2. Il valore del controllo di un impresa 3. La redditività di un acquisizione 4. Alcuni tipi particolari di acquisizioni: LBO, MBO

Dettagli

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche

Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO. I risultati del comparto siderurgico. Apparecchi meccanici. Macchine elettriche Osservatorio24 def 27-02-2008 12:49 Pagina 7 Osservatorio 2. L INDUSTRIA METALMECCANICA E IL COMPARTO SIDERURGICO 2.1 La produzione industriale e i prezzi alla produzione Nel 2007 la produzione industriale

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2013/14] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania) 6-1 Struttura della presentazione Domanda e

Dettagli

Fusioni, acquisizioni e alleanze, fattori strategici per l innovazione

Fusioni, acquisizioni e alleanze, fattori strategici per l innovazione Politecnico di Milano-Polo regionale di Como Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Gestionale Gestione e Marketing dell Innovazione Fusioni, acquisizioni e alleanze, fattori strategici per l innovazione

Dettagli

Economia e Gestione delle imprese e dei servizi. Domenico Barricelli Sociologo del Lavoro Esperto di politiche e interventi nei sistemi di PMI

Economia e Gestione delle imprese e dei servizi. Domenico Barricelli Sociologo del Lavoro Esperto di politiche e interventi nei sistemi di PMI PRINCIPI DI SERVICE MANAGEMENT R. Normann La gestione strategica dei servizi Economia e Gestione delle imprese e dei servizi Università dell Aquila, Facoltà di Economia Domenico Barricelli Sociologo del

Dettagli

Fasi di crescita. Chiara Casadio

Fasi di crescita. Chiara Casadio Fasi di crescita Chiara Casadio condizioni interne ed esterne Le strategie di crescita possono essere influenzate da condizioni interne ed esterne all impresa. Le condizioni esogene principali possono

Dettagli

Il modello generale di commercio internazionale

Il modello generale di commercio internazionale Capitolo 6 Il modello generale di commercio internazionale [a.a. 2015/16 ] adattamento italiano di Novella Bottini (ulteriore adattamento di Giovanni Anania, Margherita Scoppola e Francesco Aiello) 6-1

Dettagli

IL FONDO OGGI E DOMANI

IL FONDO OGGI E DOMANI IL FONDO OGGI E DOMANI Lo schema di gestione che ha caratterizzato il Fondo fin dalla sua origine nel 1986 prevede un unico impiego delle risorse su una linea assicurativa gestita con contabilità a costi

Dettagli

L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning

L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning L uso della Balanced Scorecard nel processo di Business Planning di Marcello Sabatini www.msconsulting.it Introduzione Il business plan è uno strumento che permette ad un imprenditore di descrivere la

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed.

Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS. Mishkin, Eakins, Istituzioni e mercati finanziari, 3/ed. Gestione della politica monetaria: strumenti e obiettivi corso PAS 1 Anteprima Con il termine politica monetaria si intende la gestione dell offerta di moneta. Sebbene il concetto possa apparire semplice,

Dettagli

Capitolo 8. Struttura della presentazione. Tipi di dazio. Gli strumenti della politica commerciale

Capitolo 8. Struttura della presentazione. Tipi di dazio. Gli strumenti della politica commerciale Capitolo 8 Gli strumenti della politica commerciale preparato da Thomas Bishop (adattamento italiano di Rosario Crinò) 1 Struttura della presentazione Analisi dei dazi in equilibrio parziale: offerta,

Dettagli

Indice di rischio globale

Indice di rischio globale Indice di rischio globale Di Pietro Bottani Dottore Commercialista in Prato Introduzione Con tale studio abbiamo cercato di creare un indice generale capace di valutare il rischio economico-finanziario

Dettagli

I processi di acquisizione/utilizzo dei fattori produttivi pluriennali

I processi di acquisizione/utilizzo dei fattori produttivi pluriennali I processi di acquisizione/utilizzo dei fattori produttivi pluriennali azienda/fornitori circuiti: flussi fisico tecnici ed economici (in entrata) flussi monetari-finanziari (in uscita) settore fisico-tecnico

Dettagli

Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13)

Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13) Economia Internazionale e Politiche Commerciali (a.a. 12/13) Soluzione Esame (11 gennaio 2013) Prima Parte 1. (9 p.) (a) Ipotizzate che in un mondo a due paesi, Brasile e Germania, e due prodotti, farina

Dettagli

Capitolo XVII. La gestione del processo innovativo

Capitolo XVII. La gestione del processo innovativo Capitolo XVII La gestione del processo innovativo Il ruolo dell innovazione nell economia dell immateriale L innovazione ha assunto un ruolo particolarmente significativo come variabile esplicativa della

Dettagli

Edited by Foxit PDF Editor Copyright (c) by Foxit Software Company, 2004 For Evaluation Only.

Edited by Foxit PDF Editor Copyright (c) by Foxit Software Company, 2004 For Evaluation Only. In un mercato del lavoro competitivo esistono due tipi di lavoratori, quelli con alta produttività L A, che producono per 30 $ l'ora, e quelli con bassa produttività, L B, che producono per 5 $ l'ora.

Dettagli

queste domande e l importanza delle loro risposte, per quanto concerne questo lavoro.

queste domande e l importanza delle loro risposte, per quanto concerne questo lavoro. ABSTRACT La presenti tesi affronterà i problemi legati ai diritti umani, focalizzandosi specificatamente sul trattamento e lo sviluppo di questi diritti in Cina e nelle sue due Regioni Amministrative Speciali,

Dettagli

LESS IS MORE MODELLO PER LA COMPILAZIONE DEL BUSINESS PLAN PROGETTO D IMPRESA LESS IS MORE

LESS IS MORE MODELLO PER LA COMPILAZIONE DEL BUSINESS PLAN PROGETTO D IMPRESA LESS IS MORE LESS IS MORE MODELLO PER LA COMPILAZIONE DEL BUSINESS PLAN PROGETTO D IMPRESA LESS IS MORE INDICE DEL BUSINESS PLAN 1. SINTESI DEL PROGETTO IMPRENDITORIALE 2. LA COMPAGINE IMPRENDITORIALE 3. LA BUSINESS

Dettagli

Nota integrativa nel bilancio abbreviato

Nota integrativa nel bilancio abbreviato Fiscal News La circolare di aggiornamento professionale N. 120 23.04.2014 Nota integrativa nel bilancio abbreviato Categoria: Bilancio e contabilità Sottocategoria: Varie La redazione del bilancio in forma

Dettagli

Concetto e sistema di Marketing

Concetto e sistema di Marketing Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Facoltà di Economia Corso di Laurea in INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ECONOMIA, GESTIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE Prof. Fabio Musso A.A. 2008-09

Dettagli

LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE

LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE PER UNA FORZA VENDITA VINCENTE Non c è mai una seconda occasione per dare una prima impressione 1. Lo scenario Oggi mantenere le proprie posizioni o aumentare le quote di mercato

Dettagli

Le funzioni della banca. Lezione 1 1

Le funzioni della banca. Lezione 1 1 Le funzioni della banca Lezione 1 1 Le principali funzioni svolte dalle banche sono: Funzione monetaria; Funzione creditizia; Funzione di mobilizzazione del risparmio; Funzione di trasmissione degli impulsi

Dettagli

RISOLUZIONE N. 131/E. Roma, 22 ottobre 2004. Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari

RISOLUZIONE N. 131/E. Roma, 22 ottobre 2004. Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari RISOLUZIONE N. 131/E Direzione Centrale Normativa e Contenzioso Roma, 22 ottobre 2004 Oggetto: Trattamento tributario delle forme pensionistiche complementari L Associazione XY (di seguito XY ), con nota

Dettagli

INDICATORI ECONOMICI E ANALISI STRATEGICA

INDICATORI ECONOMICI E ANALISI STRATEGICA Specializzazione Tecnico del Commercio Estero INDICATORI ECONOMICI E ANALISI STRATEGICA Nicoletta d Ovidio Classe 5 Ctga Un azienda per internazionalizzarsi deve prendere in considerazione diversi fattori:

Dettagli

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso

Dettagli

I GRUPPI TRANSFRONTALIERI.

I GRUPPI TRANSFRONTALIERI. I GRUPPI TRANSFRONTALIERI. 1. Premessa. Per effetto della globalizzazione dei mercati è sempre più frequente la creazione di gruppi transfrontalieri, di gruppi cioè in cui le diverse imprese sono localizzate

Dettagli

Parte 1 La strategia di espansione internazionale

Parte 1 La strategia di espansione internazionale Prefazione alla seconda edizione Autori Ringraziamenti dell Editore XIII XVI XVIII Parte 1 La strategia di espansione internazionale Capitolo 1 L internazionalizzazione delle imprese: scenari e tendenze

Dettagli

- Advisory per Fondi - Segnali Obbligazioni - Segnali Fondi - Formazione - Advisory Minibond

- Advisory per Fondi - Segnali Obbligazioni - Segnali Fondi - Formazione - Advisory Minibond - Advisory per Fondi - Segnali Obbligazioni - Segnali Fondi - Formazione - Advisory Minibond - Lupotto & Partners si propone come advisor per fondi di investimento, comparti di sicav, fondi assicurativi

Dettagli

REGOLAMENTO PER GLI STAGE

REGOLAMENTO PER GLI STAGE REGOLAMENTO PER GLI STAGE emanato con D.R. n. 5146 del 2000, successivamente modificato con D.R. n. 9 del 16 gennaio 2007 e D.R. n. 198 del 29 novembre 2011 1/5 ART. 1 Ambito di applicazione 1.1 Il presente

Dettagli

Innovare in Filiere Tradizionali. Federchimica 19-05-2014

Innovare in Filiere Tradizionali. Federchimica 19-05-2014 Innovare in Filiere Tradizionali Federchimica 19-05-2014 Icap Leather chem L Azienda, fondata nel 1944, a seguito di espansione e di variazioni nell assetto societario acquisisce la denominazione di Icap

Dettagli

Massimizzazione del Profitto e offerta concorrenziale. G. Pignataro Microeconomia SPOSI

Massimizzazione del Profitto e offerta concorrenziale. G. Pignataro Microeconomia SPOSI Massimizzazione del Profitto e offerta concorrenziale 1 Mercati perfettamente concorrenziali 1. Price taking Poiché ogni impresa vende una porzione relativamente piccola della produzione complessiva del

Dettagli

VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1

VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1 VALORI ECONOMICI DELL AGRICOLTURA 1 Secondo i dati forniti dall Eurostat, il valore della produzione dell industria agricola nell Unione Europea a 27 Stati Membri nel 2008 ammontava a circa 377 miliardi

Dettagli

Antonella Laino Il monopolio naturale

Antonella Laino Il monopolio naturale A13 477 Antonella Laino Il monopolio naturale Copyright MMXII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Raffaele Garofalo, 133/A B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978-88-548-4809-2

Dettagli

Amministrazione, finanza e marketing - Turismo Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca

Amministrazione, finanza e marketing - Turismo Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca MATERIA RELAZIONI INTERNAZIONALI CLASSE 3 INDIRIZZO RIM DESCRIZIONE Unità di Apprendimento UdA n. 1 Titolo: TRASFORMAZIONI STORICHE E FUNZIONAMENTO DEI SISTEMI ECONOMICI E MODALITA DELL INTERVENTO PUBBLICO

Dettagli

Le strategie di marketing

Le strategie di marketing Stampa Le strategie di marketing admin in Professione Consulente Con l analisi di mercato è possibile mettere a punto i prodotti o servizi corrispondenti alle esigenze di ogni segmento di mercato. Essa

Dettagli

Offerta al pubblico di UNIVALORE PLUS prodotto finanziario-assicurativo di tipo unit linked (Codice Prodotto UL12UD)

Offerta al pubblico di UNIVALORE PLUS prodotto finanziario-assicurativo di tipo unit linked (Codice Prodotto UL12UD) Società del gruppo ALLIANZ S.p.A. Offerta al pubblico di UNIVALORE PLUS prodotto finanziario-assicurativo di tipo unit linked (Codice Prodotto UL12UD) Regolamento dei Fondi interni REGOLAMENTO DEL FONDO

Dettagli

Indice generale. Presentazione dell edizione italiana XIII Presentazione della terza edizione XV Prefazione XVII Ringraziamenti XXI

Indice generale. Presentazione dell edizione italiana XIII Presentazione della terza edizione XV Prefazione XVII Ringraziamenti XXI Pagine di apertura VII XXII 26-05-2003 14:45 Pagina VII Presentazione dell edizione italiana XIII Presentazione della terza edizione XV Prefazione XVII Ringraziamenti XXI Capitolo 1 L economia di mercato

Dettagli

CONVENZIONE USA - SVIZZERA

CONVENZIONE USA - SVIZZERA CONVENZIONE USA - SVIZZERA CONVENZIONE TRA LA CONFEDERAZIONE SVIZZERA E GLI STATI UNITI D'AMERICA PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO, CONCLUSA IL 2 OTTOBRE 1996 ENTRATA

Dettagli

Capitolo 12 Il monopolio. Robert H. Frank Microeconomia - 5 a Edizione Copyright 2010 - The McGraw-Hill Companies, srl

Capitolo 12 Il monopolio. Robert H. Frank Microeconomia - 5 a Edizione Copyright 2010 - The McGraw-Hill Companies, srl Capitolo 12 Il monopolio IL MONOPOLIO Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un bene che non ha stretti sostituti, ad una moltitudine di consumatori La differenza fondamentale

Dettagli

Esercitazione 23 maggio 2016

Esercitazione 23 maggio 2016 Esercitazione 5 maggio 016 Esercitazione 3 maggio 016 In questa esercitazione, nei primi tre esercizi, analizzeremo il problema del moral hazard nel mercato. In questo caso prenderemo in considerazione

Dettagli

Accordo per l informazione e la consultazione a livello sovranazionale dei dipendenti

Accordo per l informazione e la consultazione a livello sovranazionale dei dipendenti Accordo per l informazione e la consultazione a livello sovranazionale dei dipendenti * del gruppo Deutsche Bank nell Unione Europea Commissione interna Euro Deutsche Bank Premessa In considerazione dello

Dettagli

5 L AZIENDA DI PRODUZIONE. 14 ottobre 2005 Ragioneria Generale e Applicata 1

5 L AZIENDA DI PRODUZIONE. 14 ottobre 2005 Ragioneria Generale e Applicata 1 5 L AZIENDA DI PRODUZIONE 14 ottobre 2005 Ragioneria Generale e Applicata 1 Due principali tipologie di aziende Tutte le aziende esercitano attività di acquisizione, produzione ed uso dei beni economici

Dettagli

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma OBIETTIVI Da qualche anno a questa parte, le soluzioni di trasporto condivise stanno conoscendo

Dettagli

TECNICO SUPERIORE DEI TRASPORTI E DELL INTERMODALITÀ

TECNICO SUPERIORE DEI TRASPORTI E DELL INTERMODALITÀ ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE SETTORE TRASPORTI TECNICO SUPERIORE DEI TRASPORTI E DELL INTERMODALITÀ STANDARD MINIMI DELLE COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI TECNICO SUPERIORE DEI TRASPORTI E

Dettagli

MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI. Harcourt Brace & Company

MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI. Harcourt Brace & Company MACROECONOMIA DELLE ECONOMIE APERTE: CONCETTI E FONDAMENTI Economie aperte o chiuse Un economia chiusa è un economia che non interagisce con altre economie nel mondo. Non ci sono esportazioni, non ci sono

Dettagli

PROGETTO DI 18.05.2006 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE. relativa alla revisione delle modalità di fissazione dei tassi di riferimento

PROGETTO DI 18.05.2006 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE. relativa alla revisione delle modalità di fissazione dei tassi di riferimento IT PROGETTO DI 18.05.2006 COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE relativa alla revisione delle modalità di fissazione dei tassi di riferimento 1. TASSI DI RIFERIMTO E TASSI DI ATTUALIZZAZIONE Nell ambito del

Dettagli

I contributi pubblici nello IAS 20

I contributi pubblici nello IAS 20 I contributi pubblici nello IAS 20 di Paolo Moretti Il principio contabile internazionale IAS 20 fornisce le indicazioni in merito alle modalità di contabilizzazione ed informativa dei contributi pubblici,

Dettagli

Export Development Export Development

Export Development Export Development SERVICE PROFILE 2014 Chi siamo L attuale scenario economico nazionale impone alle imprese la necessità di valutare le opportunità di mercato offerte dai mercati internazionali. Sebbene una strategia commerciale

Dettagli

Avviso di Fusione del Comparto

Avviso di Fusione del Comparto Avviso di Fusione del Comparto Sintesi Questa sezione evidenzia le informazioni essenziali concernenti la fusione che La riguarda in qualità di azionista. Ulteriori informazioni sono contenute nella Scheda

Dettagli

Economia e gestione delle imprese - 05

Economia e gestione delle imprese - 05 Economia e gestione delle imprese - 05 Prima parte: la gestione delle operation Seconda parte: la gestione dei rischi e la protezione delle risorse aziendali Sommario: La gestione delle operation 1. Le

Dettagli

REALIZZARE UN BUSINESS PLAN

REALIZZARE UN BUSINESS PLAN Idee e metodologie per la direzione d impresa Ottobre 2003 Inserto di Missione Impresa dedicato allo sviluppo pratico di progetti finalizzati ad aumentare la competitività delle imprese. REALIZZARE UN

Dettagli

IAS 32 Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio d esercizio e informazione integrativa

IAS 32 Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio d esercizio e informazione integrativa IAS 32 Strumenti finanziari: esposizione nel bilancio d esercizio e informazione integrativa SCHEMA DI SINTESI DEL PRINCIPIO CONTABILE SINTESI ILLUSTRAZIONE DEL PRINCIPIO CONTABILE 1 FINALITA' LIABILITY

Dettagli

ELASTICITÀ. Sarebbe conveniente per il produttore aumentare ulteriormente il prezzo nella stessa misura del caso

ELASTICITÀ. Sarebbe conveniente per il produttore aumentare ulteriormente il prezzo nella stessa misura del caso Esercizio 1 Data la funzione di domanda: ELASTICITÀ Dire se partendo da un livello di prezzo p 1 = 1.5, al produttore converrà aumentare il prezzo fino al livello p 2 = 2. Sarebbe conveniente per il produttore

Dettagli

Globalizzazione come mobilità. internazionale dei fattori produttivi e

Globalizzazione come mobilità. internazionale dei fattori produttivi e Globalizzazione come mobilità internazionale dei fattori produttivi e della produzione 2008 1 Movimenti internazionali dei fattori produttivi e della produzione Capitale Investimenti diretti esteri (IDE):

Dettagli

La disciplina della Consulenza Finanziaria nella Mifid 2

La disciplina della Consulenza Finanziaria nella Mifid 2 La disciplina della Consulenza Finanziaria nella Mifid 2 tra conferme, novità e condizioni Prof. Maria-Teresa Paracampo Associato di Diritto del Mercato Finanziario Università degli Studi di Bari Aldo

Dettagli

PRODUZIONE E CRESCITA

PRODUZIONE E CRESCITA Università degli studi di MACERATA ECONOMIA POLITICA: MICROECONOMIA A.A. 2012/2013 PRODUZIONE E CRESCITA Fabio CLEMENTI E-mail: fabio.clementi@unimc.it Web: http://docenti.unimc.it/docenti/fabio-clementi

Dettagli

Rapporto dal Questionari Insegnanti

Rapporto dal Questionari Insegnanti Rapporto dal Questionari Insegnanti SCUOLA CHIC81400N N. Docenti che hanno compilato il questionario: 60 Anno Scolastico 2014/15 Le Aree Indagate Il Questionario Insegnanti ha l obiettivo di rilevare la

Dettagli

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it

CHI SIAMO. Viale Assunta 37 20063 Cernusco s/n Milano 02-92107970 info@cimscarl.it CHI SIAMO C.I.M. non è un comune consorzio ma una società consortile creata dopo approfonditi studi ed esperienze maturate da un gruppo di specialisti in grado di operare in molte aree geografiche del

Dettagli

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni

Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni Capitolo 25: Lo scambio nel mercato delle assicurazioni 25.1: Introduzione In questo capitolo la teoria economica discussa nei capitoli 23 e 24 viene applicata all analisi dello scambio del rischio nel

Dettagli

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio

Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e mercati valutari: un approccio di portafoglio Tassi di cambio e transazioni internazionali La domanda di attività denominate in valuta estera L equilibrio nel mercato valutario Tassi

Dettagli

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A

L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda e la sua gestione P R O F. S A R T I R A N A L azienda può essere considerata come: Un insieme organizzato di beni e persone che svolgono attività economiche stabili e coordinate allo scopo di

Dettagli

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico

Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico Il Ministero dello Sviluppo Economico Il Ministro dello Sviluppo Economico L Associazione Bancaria Italiana (ABI) Il Presidente dell ABI La CONFINDUSTRIA Il Presidente di CONFINDUSTRIA La Conferenza dei

Dettagli

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE A.S. Dott.ssa Carmen Prizzon Il progetto Operazione complessa unica e di durata limitata rivolta a produrre un risultato specifico attraverso

Dettagli

RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO

RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO Università degli studi di MACERATA Facoltà di SCIENZE POLITICHE ECONOMIA POLITICA: MICROECONOMIA A.A. 2009/2010 RISPARMIO, INVESTIMENTO E SISTEMA FINANZIARIO Fabio CLEMENTI E-mail: fabio.clementi@univpm.it

Dettagli

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti

A.I.N.I. Associazione Imprenditoriale della Nazionalità Italiana Udruga Poduzetnika Talijanske Narodnosti L AINI ( ) è un Associazione di artigiani e di piccole e medie imprese appartenenti ai diversi settori merceologici i cui proprietari sono appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana in Croazia (CNI),

Dettagli

Mercati finanziari e valore degli investimenti

Mercati finanziari e valore degli investimenti 7 Mercati finanziari e valore degli investimenti Problemi teorici. Nei mercati finanziari vengono vendute e acquistate attività. Attraverso tali mercati i cambiamenti nella politica del governo e le altre

Dettagli

Perché studiare la Microeconomia?

Perché studiare la Microeconomia? Perché studiare la Microeconomia? I temi della Microeconomia Cosa è un mercato? Prezzi reali e nominali? 1 Microeconomia Ramo dell economia che si occupa del comportamento di singoli agenti economici consumatori,

Dettagli

Come sviluppare un marketing plan

Come sviluppare un marketing plan Come sviluppare un marketing plan Fasi del marketing plan 1. analisi della situazione; 2. definizione degli obiettivi; 3. individuazione del target; 4. sviluppo strategia di posizionamento 5. definizione

Dettagli

Costi unitari materie dirette 30 40 Costi unitari manodopera diretta. Energia 10 20 Quantità prodotte 600 400 Prezzo unitario di vendita 120 180

Costi unitari materie dirette 30 40 Costi unitari manodopera diretta. Energia 10 20 Quantità prodotte 600 400 Prezzo unitario di vendita 120 180 SVOLGIMENTO Per ogni attività di programmazione e pianificazione strategica risulta di fondamentale importanza per l impresa il calcolo dei costi e il loro controllo, con l attivazione di un efficace sistema

Dettagli

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta

Economia Aperta. In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta. Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta Economia Aperta In questa lezione: Analizziamo i mercati dei beni e servizi in economia aperta Analizziamo i mercati finanziari in economia aperta 158 Economia aperta applicata ai mercati dei beni mercati

Dettagli

Approfondimenti. Gli investimenti immobiliari secondo lo IAS 40. di Paolo Moretti

Approfondimenti. Gli investimenti immobiliari secondo lo IAS 40. di Paolo Moretti Gli investimenti immobiliari secondo lo IAS 40 di Paolo Moretti L «International Accounting Standards Board» (IASB), nell ambito del progetto di revisione («Improvement») dei princìpi contabili internazionali,

Dettagli

qualità e certificazione

qualità e certificazione Globalizzazione, standard di qualità e certificazione Maria Angela Perito INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria Campobasso, 19 maggio 2008 Complessità del problema Cambiamenti delle esigenze del

Dettagli