LA CARRIERA DIPLOMATICA SPECIALE CARRIERE INTERNAZIONALI

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1 SPECIALE CARRIERE INTERNAZIONALI A TORINO E MILANO DUE GIORNATE SULLE CARRIERE INTERNAZIONALI PROMOSSE DALL ISPI Il 16 e 17 maggio scorsi l Ispi ha promosso, rispettivamente a Torino e Milano, due giornate di orientamento alle carriere internazionali nell ambito della diplomazia e degli Organismi internazionali, governativi e non governativi. Fin dal 99 l Istituto propone un appuntamento annuale di informazione sulle opportunità di inserimento e di crescita professionale in tali contesti dando la possibilità a molti giovani di conoscere direttamente dai protagonisti i requisiti e i percorsi formativi più adatti per accedervi. Due anni fa ciò aveva portato l Istituto a organizzare Globe 2001 Salone italiano sulle carriere internazionali, a cui avevano partecipato oltre giovani provenienti da tutta Italia. Per rispondere alla crescente domanda di informazione in tale ambito, quest anno l Ispi ha invece scelto di affiancare all edizione milanese una manifestazione analoga a Torino, città che coniuga la presenza di un polo universitario altamente internazionalizzato con quella di alcuni importanti Organismi multilaterali. Alla manifestazione di Torino, organizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e de La Stampa, in collaborazione con lo Iuse (Istituto universitario di studi europei), con il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Torino, della Città di Torino, del Centro Internazionale di Formazione dell Ilo (International Labour Organization) e di Unioncamere Piemonte e con gli auspici di Unicri (United Nations Inter-regional Crime and Justice Research Institute), hanno partecipato oltre 500 giovani, prevalentemente laureati o laureandi in Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia. All evento di Milano, realizzato in collaborazione con il Corriere della Sera e la Provincia di Milano e con il patrocinio di Unic (United Nations Information Centre), della Rappresentanza a Milano della Commissione europea e dell Università Bocconi, sono invece intervenuti oltre 850 partecipanti da circa 60 università italiane. Entrambe le giornate sono state articolate in tre sessioni tematiche con l obiettivo di offrire una panoramica sui tre filoni principali carriera diplomatica, Organismi internazionali e volontariato internazionale e in una serie di approfondimenti, mirati all analisi di aree di attività più specifiche (come per esempio lavorare negli interventi umanitari o nel Nation Building) e di temi pratici (come costruire un curriculum internazionale e come muovere i primi passi in questo mondo). È stato inoltre possibile parlare direttamente con i relatori presso dei punti incontro ideati proprio per permettere una chiacchierata più informale e, per quanto possibile, personalizzata. Infine i partecipanti hanno potuto raccogliere informazioni su corsi brevi, master e stage presso gli stand dell Ispi, della Commissione europea e dello Iuse. LA CARRIERA DIPLOMATICA Entrambe le giornate si sono aperte con la sessione sulla carriera diplomatica. Molti tendono a confondere politica e diplomazia o a pensare che la prima abbia un influenza fortissima sulla seconda, ha chiarito l ambasciatore Cavalchini a Torino tengo invece a sottolineare la sostanziale specificità e autonomia del lavoro del diplomatico, nonostante la notevole prossimità con il mondo politico. Infatti la funzione del diplomatico è quella di trovare e mettere in atto gli strumenti più adatti per raggiungere gli obiettivi di politica estera, definiti di volta in volta dal governo. Esistono molti miti sulla carriera diplomatica, ha proseguito l ambasciatore Biancheri uno dei più diffusi è che vi si acceda tendenzialmente perché figli di diplomatici. Senz altro è vero che chi ha avuto una forte esposizione internazionale fin da giovane sia avvantaggiato, ma non solo questo è un fatto naturale e comune a molte altre professioni, ma soprattutto è assolutamente mitigato dal sistema con cui si accede a tale carriera: un concorso meritocratico e imparziale. Tale concorso si svolge quasi ogni anno presso il ministero degli Affari Esteri, generalmente nel periodo autunnale e per potersi iscrivere biso- ISPI - Relazioni Internazionali 29

2 gna avere una laurea in scienze politiche, giurisprudenza, economia, relazioni internazionali o studi europei e non avere più di 32 anni. Di solito le prove scritte da quest anno precedute da prove attitudinali vengono sostenute da circa 600 giovani, il 10-15% dei quali generalmente arriva alle prove orali. I posti a disposizione dipendono dalle esigenze di organico, negli ultimi anni sono variati da un minimo di 28 a un massimo di 52. La preparazione per questo concorso richiede circa un anno di studio, che per molti coincide con la frequenza di un master in International Affairs. Può essere inoltre utile svolgere uno stage di tre mesi presso il ministero o la rete diplomatico-consolare. Una volta superato il concorso, si viene nominati segretari di legazione in prova e si affrontano 9 mesi di formazione presso l Istituto diplomatico. Dopo aver trascorso 2 o 3 anni a Roma, si parte per l estero dove si rimane per un massimo di 7 anni ripartiti in 2 o 3 diverse sedi. Una volta trasferiti, lo stipendio iniziale di euro netti percepito in Italia aumenta di molto, in relazione alla sede cui si è assegnati. Al termine del periodo all estero si torna a Roma e, affrontato un corso di aggiornamento, si può essere promossi consiglieri di legazione. I possibili passi successivi sono tre: consiglieri di ambasciata, ministri plenipotenziari e infine ambasciatore di grado. Una caratteristica importante di questo lavoro è che ogni tre anni il diplomatico è chiamato a svolgere un attività diversa dalla precedente, potendo comunque scegliere se vivere prevalentemente all estero o in Italia, se cercare di crearsi una sorta di specializzazione (come può essere quella di rappresentare l Italia nelle sedi multilaterali) o se invece optare per un assoluto generalismo. Da questo punto di vista, la carriera diplomatica è stata definita da Antonio Zanardi Landi, capo dell Unità di coordinamento presso la Segreteria generale del ministero degli Affari Esteri, un grande contenitore che offre molte possibilità e allo stesso tempo lascia ampia libertà al singolo di trovare la propria strada. GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI Le sessioni dedicate alle Organizzazioni multilaterali si sono concentrate sostanzialmente su due grandi realtà: l Onu e l Unione europea. Per quanto riguarda le Nazioni Unite, Gherardo Casini, capo dell ufficio Onu per le risorse umane di Roma, ha sottolineato quanto sia forte la concorrenza tra i giovani che desiderano farvi parte e che grande determinazione occorra per potervi riuscire. Il sistema Onu è amplissimo e i profili richiesti sono estremamente vari. Tuttavia la recente riforma del settore risorse umane ha definito una serie di valori fondamentali (professionalismo, integrità e rispetto per gli altri), competenze chiave (tra cui capacità di comunicare, lavorare in team, organizzare e pianificare, avere un approccio creativo, essere client oriented, vale a dire soddisfare al meglio le esigenze dei Pvs e dei governi) e skills manageriali (doti di leadership, capacità di delegare e di prendere decisioni) che vengono applicati per la selezione di persone di qualsiasi livello. Secondo Andrea Rossi, Programme Officer presso il Centro di ricerca Innocenti dell Unicef a Firenze, per svolgere al meglio la funzione di international civil servant occorre in particolare conciliare diversi, essenziali elementi: motivazione e professionalità, aspetto tecnico e valenza politica del proprio lavoro, progettualità di lungo periodo ed estrema flessibilità. Per trovare questo difficile equilibrio l esperienza sul campo è senz altro molto più formativa di quella fatta presso gli headquarters e per svolgerla al meglio, secondo Francesco Strippoli, direttore Affari Esterni del World Food Programme (Wfp), occorre possedere buone doti di progettazione, organizzazione e amministrazione finanziaria. Per ottenere un posto permanente all Onu, comunque, l unica via è quella del concorso, superato il quale si entra in una lista a cui le varie organizzazioni attingono man mano che necessitano di personale. I livelli di ingresso sono P2 e P3 (per quelli superiori di solito vale il meccanismo di promozione) e il periodo di prova dura due anni, dopo i quali si diventa funzionario internazionale a vita. È importante tenere presente però che ormai solo il 25% del personale Onu è assunto a tempo indeterminato. Per quanto riguarda le competenze richieste, Jéan-François Trémeaud, direttore esecutivo Ilo e direttore Itc- Ilo, ha sottolineato l importanza di quelle specialistiche. Nel caso dell Ilo, per esempio, sono quattro i settori di specializzazione: diritto internazionale del lavoro; impiego, formazione e sviluppo manageriale; ammortizzatori sociali; dialogo tra le parti sociali. Per ciascuno di questi ambiti è richiesta una solida esperienza di lavoro, oltre a 30 ISPI - Relazioni Internazionali

3 SPECIALE CARRIERE INTERNAZIONALI Jéan-François Trémeaud, direttore Ilo e Itc-Ilo; Giuseppe Porro, membro del comitato scientifico Iuse una preparazione specifica. Anche per lavorare alla Banca mondiale è essenziale provare una forte passione per i problemi dello sviluppo e saper unire la capacità di collaborare e lavorare in team a un sano spirito di competizione, hanno affermato Giuseppe Zampaglione, Senior Operations Officer, e Roberto Amorosino, responsabile Recruitment. Il ruolo più comune all interno della Banca mondiale è quello di task manager che segue la preparazione e l esecuzione di un progetto, di solito di medio-lungo periodo; per svolgere questa funzione è necessaria un ottima preparazione economico-finanziaria, completata da una specializzazione, per esempio, in infrastrutture o sanità, e da un esperienza di lavoro. L attività della Banca però non è solo quella di agenzia di sviluppo, ma anche di istituto di ricerca e di banca vera e propria che raccoglie fondi e concede prestiti, e lo staff ruota in queste tre aree di attività per poter sviluppare tutte le competenze: di ricerca, finanziarie e più operative. Per chi intende fare esperienza presso la Banca mondiale ci sono diverse opportunità: per gli studenti il Summer Programme, uno stage di 3-4 mesi estivi presso l headquarter di Washington; per i neolaureati il Junior Professional Associate Programme, che dura due anni e non prolungabile; infine, per chi oltre a un brillante curriculum accademico vanta una valida esperienza di lavoro e non ha più di 32 anni, il Young Professional Programme, due anni che rappresentano un punto di partenza per una carriera all interno della Banca. Passando alle istituzioni comunitarie, Roberto Santaniello, direttore della rappresentanza a Milano della Commissione, ha evidenziato che quest ultima, abbracciando praticamente tutte le funzioni di un governo nazionale, è l organismo che offre le maggiori possibilità di impiego (oltre i 2/3 del personale impiegato, vale a dire circa dipendenti). Le possibilità di lavoro di livello universitario sono per lo più di tipo amministrativo e dirigenziale e generalmente sono aperte a laureati in qualunque disciplina; le assunzioni avvengono a due livelli base (chi ha già maturato un esperienza di lavoro almeno triennale e chi no) e rientrano nella categoria A. La Commissione assume anche specialisti nelle discipline scientifiche e nella ricerca, nonché traduttori e interpreti. Esistono poi possibilità di lavoro anche per diplomati che, a seconda dell esperienza, sono inquadrati nelle categorie B, C e D. Le condizioni retributive sono, in ogni caso, molto vantaggiose. Per diventare funzionario permanente bisogna superare un concorso altamente selettivo che comprende tre fasi: test di preselezione a scelta multipla (test di ragionamento verbale e numerico, test sulla conoscenza dell Ue e sul settore specifico per il quale si concorre, test linguistico); prove scritte, volte a dimostrare le capacità di analisi e di redazione; una prova orale. Al termine di questo iter viene compilato un elenco di riserva dei candidati idonei dal quale le direzioni generali attingono. Può essere utile, per acquisire familiarità con la realtà comunitaria e assimilarne il linguaggio, fare un esperienza di tirocinio, che dura al massimo 5 mesi. Come ha spiegato Markku Junkkari, direttore amministrativo della European Training Foundation (Etf), si può lavorare per la Commissione anche in qualità di funzionario temporaneo o a contratto (3-5 anni) in uno dei 14 organismi specializzati decentrati che, proprio come l Etf di Torino, sono nati per rispondere al bisogno di devolution e di specifiche competenze tecniche e scientifiche. Per queste agenzie non esiste una procedura centralizzata di selezione; la competizione è comunque molto alta e non vale la pena di candidarsi se non si ha già una formazione professionale consolidata e non si soddisfano pienamente i requisiti richiesti. Infine, ha sottolineato Massimo Marra, già esperto associato presso la delegazione della Commissione europea in Bulgaria, il sistema comunitario fa sempre più uso di consulenti o esperti tecnici, che devono avere almeno 4 o 5 anni di esperienza. Questi ultimi svolgono gli incarichi più vari, soprattutto sul campo, lontano dalle sedi di Bruxelles e di Lussemburgo: da analista economico-politico a gestore di progetti, etc. IL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE Le sessioni dedicate al volontariato internazionale hanno innanzitutto cercato di mettere in luce le caratteristiche del volontario il quale, secondo Silvia Pochettino, direttore responsabile del mensile di cooperazione internazionale Volontari per lo sviluppo, deve essere agente di scambio culturale e di cambiamento della società. Sul necessario atteggiamento mentale hanno insistito anche molti altri relatori e Tiziana Salmistraro, direttore Movimento per l Autosviluppo, l Interscambio e la Solidarietà (Mais), ha sottolineato, ad esempio, la necessità di togliersi di dosso il pensiero eurocentrico e di avere sempre presente verso chi è diretta la nostra azione, mantenendo la propria diversità e non tentando di assimilarsi ai luoghi dove si lavora. È inoltre fondamentale avere la capacità di mettersi in discus- Silvia Pochettino, direttore responsabile Vps; Giovanni Roggero Fossati, amministratore delegato Ispi; Tiziana Salmistraro, direttore Mais ISPI - Relazioni Internazionali 31

4 sione e contemporaneamente avere un solido equilibrio interiore. Ma lo spirito volontaristico delle Ong si deve coniugare con una progressiva professionalizzazione delle Ong stesse. Se fino a dieci anni fa lavorare per una Ong per molti era un esperienza formativa e di vita, dai tratti avventurosi e spesso ideologici, oggi le cose sono molto cambiate, ha affermato Stefano Piziali, vicedirettore dei progetti esteri del Cesvi. In molti casi è non solo un canale per avviare la propria carriera ma un vero e proprio lavoro, dopo un certo livello di esperienza anche abbastanza ben retribuito e spesso regolato da un contratto ne esistono di tre tipi: volontario di base, volontario senior, cooperante che prevede garanzie sociali ed è registrato presso il ministero degli Affari Esteri. Per tutti questi motivi il mondo delle Ong e quello delle Organizzazioni internazionali sono oggi meno lontani; molte Ong gestiscono infatti progetti Onu e Ue e sempre più spesso esperienze in qualità di volontario internazionale servono per diventare funzionario internazionale (in taluni casi è vero anche il contrario). Le differenze, ovviamente, permangono: il lavoro negli Organismi multilaterali è più strutturato e stabile mentre nelle Ong c è maggiore libertà di azione ma anche più precarietà; per entrare nel primo mondo spesso si deve superare un concorso ed è utile poter vantare un master, per accedere al secondo forse contano ancora più le esperienze e l iniziativa. Lavorare nelle Ong significa, inoltre, interagire con un universo frammentato: solo in Italia sono più di 200, la maggior parte di dimensione ridotta. Ma come si entra in questo mondo? Tre sono le parole chiave che valgono in realtà per tutte le carriere in ambito internazionale: formazione, esperienze, network ha affermato Paolo Magri, segretario generale dell Ispi Innanzitutto una buona laurea, senz altro in ambito tecnico ma anche in ambito più generalista perché molti sono i ruoli manageriali e gestionali (valutare la fattibilità di un progetto, tenere i rapporti coi finanziatori e le controparti locali, seguire la parte amministrativa, coordinare il personale, organizzare gli arrivi dei materiali, fare il follow up, etc.). Poi, se possibile, completare la propria laurea con una specializzazione o almeno con dei corsi brevi in grado di dare un idea di quale sia il modus operandi delle Ong. Alla formazione bisogna cercare LE CARRIERE INTERNAZIONALI GIORNATA DI ORIENTAMENTO TORINO, 16 MAGGIO 2003 I protagonisti: Roberto Amorosino, World Bank; Alberto Antoniotto, docente universitario già consulente Unhcr; Gianluigi Benedetti, ministero degli Affari Esteri; Boris Biancheri, Ispi; Giorgio Cancelliere, Terre Solidali; Francesco Cappè, Unicri; Sarah Castellani, ministero degli Affari Esteri; Alberto Cassone, Università del Piemonte Orientale A. Avogadro ; Luigi Guidobono Cavalchini, ministero degli Affari Esteri; Paolo Ceratto, Un Staff College; Ugo Colombo Sacco, ministero degli Affari Esteri; Markku Junkkari, Etf; Giuseppe Lodi, Comune di Torino; Mario Montinaro, Università degli Studi di Torino; Silvia Pochettino, Vps; Giuseppe Porro, Iuse; Giovanni Roggero Fossati, Ispi; Tiziana Salmistraro, Mais; Javier Schunk, Cisv; Carlotta Segre, Unece; Francesco Strippoli, Wfp; Jéan-François Trémeaud, Ilo e Itc-Ilo; Enrico Turrin, Ispi; Giuseppe Zampaglione, World Bank. di affiancare delle esperienze concrete, anche locali e gratuite. Esistono per esempio campi di lavoro estivi e recentemente è stato introdotto il servizio civile volontario nazionale, che può essere svolto anche all estero nei progetti di cooperazione allo sviluppo. Infine svolgere attività di networking, di pubbliche relazioni, conoscere e farsi conoscere. Lavorare negli interventi umanitari Giorgio Cancelliere, direttore Terre Solidali; Francesco Strippoli, direttore Affari Esterni, Wfp Per quanto riguarda il settore degli interventi di emergenza esso si è purtroppo ampliato con la fine del bipolarismo e con l esplodere di numerosi conflitti, la maggior parte dei quali interetnici. Questi, insieme alle catastrofi naturali, alle epidemie come l Aids e alle politiche sbagliate attuate dai governi di alcuni paesi, sono le principali cause delle emergenze umanitarie : lo spostamento o la fuga di migliaia di persone che si ritrovano senza cibo, acqua e abitazione. Farida Chapman, officer dell International Rescue Committee che si occupa prevalentemente di rifugiati, ha innanzitutto premesso che gli interventi di emergenza e quelli di sviluppo sono complementari, non potendo esserci sviluppo in una situazione non stabilizzata e ha messo subito in luce la necessità di fornire risposte flessibili e rapide poiché il tempo a disposizione è sempre molto limitato e spesso è necessario trovare delle soluzioni creative per far fronte a situazione limite. Francesco Strippoli del Wfp ha però spiegato che la capacità di coordinamento e di gestione delle crisi negli 32 ISPI - Relazioni Internazionali

5 SPECIALE CARRIERE INTERNAZIONALI ultimi anni è molto migliorata. Inoltre, non tutte le emergenze scoppiano all improvviso: il Wfp, ad esempio, monitora le situazioni a rischio preparando degli early warning. Se la situazione peggiora, il passo successivo è quello di elaborare un contingency plan che delinei i possibili scenari e permetta di pianificare l intervento. Se la crisi diventa realtà si opera su due livelli: quello della rapid response, vale a dire che una prima parte del personale nell arco di 48 ore al massimo si trova nel luogo dell emergenza per valutare al meglio le esigenze; e quello del consolidate appeal process, cioè la definizione, con altre Organizzazioni internazionali e varie Ong, di tutti i bisogni per poi trasmettere agli Stati le richieste di finanziamento. Le professionalità richieste sono molto diverse: senz altro quelle tecniche come ingegneri idraulici e civili, personale sanitario, veterinari, ma anche figure professionali più trasversali per ricoprire i ruoli di capoprogetto e logista (colui che assicura al team gli strumenti per lavorare al meglio). Per lavorare in questo settore è importante considerare l alto rischio personale che spesso si corre e bisogna dimostrare di avere un alta tolleranza allo stress, nonché una fortissima motivazione perché l impatto emotivo di queste situazioni è molto forte. Lavorare nel Nation Building e nelle missioni di monitoraggio elettorale GLOBE - ORIENTAMENTO ALLE CARRIERE INTERNAZIONALI MILANO, 17 MAGGIO 2003 I protagonisti: Carlo Altomonte, Università Bocconi; Michele Amedeo, Unido; Roberto Amorosino, World Bank; Habton Asmelash, Africa 70; Gianfranco Bochicchio, Commissione europea; Anna Bonaldi, Cesvi; Claudio Bisogniero, ministero degli Affari Esteri; Gherardo Casini, Un Office of Human Resources for International Co-operation; Sarah Castellani, ministero degli Affari Esteri; Emilio Cellurale, Alisei; Farida Chapman, Irc; Anna Ciceri, Alisei; Emanuela D Alessandro, ministero degli Affari Esteri; Ester De Trizio, Coopi; Elisabetta Falcetti, Ebrd; Maria Teresa Gatti, Avsi; Jennifer Landau, Università Bocconi; Marina Madeo, Coopi; Paolo Magri, Ispi; Matteo Marchisio, già Undp Etiopia; Massimo Marra, già delegazione Commissione europea in Bulgaria; Mario Molignoni, esperto ministero degli Affari Esteri; Maria Cristina Negro, Intervita; Loredana Oliva, giornalista esperta carriere internazionali; Stefano Olmeti, Università Bocconi; Stefano Piziali, Cesvi; Paolo Romagnoli, Celim; Andrea Rossi, Unicef; Roberto Santaniello, Commissione Ue; Maurizio Enrico Serra, ministero degli Affari Esteri; Ugo Trojano, Unido; Sandro Tucci, già Unodc e Unrwa; Piero Valabrega, esperto ministero degli Affari Esteri; Antonio Zanardi Landi, ministero degli Affari Esteri. Dopo l emergenza umanitaria può essere necessario intervenire con missioni di Nation Building, o meglio Institution Building, come ha tenuto a precisare Ugo Trojano, capo dell Ufficio di collegamento e stampa dell Unido e già funzionario della Missione Onu in Kosovo: solo nel caso del Kosovo l Onu si è fatto carico di tutti e tre i poteri dello Stato e si è potuto propriamente parlare di Nation Building. Trojano ha inoltre voluto chiarire che questo tema specifico si inquadra nel più ampio processo di Peacebuilding. Le professionalità richieste sono ovviamente molto varie, in particolare c è senz altro una prevalenza di esperti di diritto internazionale, soprattutto della legislazione elaborata in ambito Onu; c è inoltre una grande necessità di esperti di comunicazione e media e di assistenti sociali e psicologi, quest ultimi spesso presenti grazie a Ong che intervengono su tematiche specifiche. All interno di questo complesso processo uno degli interventi è quello del monitoraggio elettorale. Si tratta di missioni di solito coordinate dall Osce, brevi (circa 10 giorni, di cui 9 di formazione sul campo) a cui si può partecipare mandando la propria candidatura al ministero degli Affari Esteri. Al di là dei requisiti minimi (laurea, inglese, conoscenza dei processi elettorali democratici, patente di guida) costituisce titolo preferenziale la conoscenza di una specifica area o lingua. Se si viene chiamati, i ruoli che si andranno a svolgere possono essere due: supervisore elettorale, che operativamente allestisce il seggio elettorale e assicura che tutto si svolga secondo le procedure; oppure osservatore elettorale, che svolge una funzione molto meno intrusiva e più di controllo esterno, in alcuni casi anche per le fasi che precedono e che seguono il giorno del voto. Partecipare a un missione di monitoraggio elettorale è senz altro un ottima esperienza da inserire nel proprio curriculum. Lavorare nei progetti di cooperazione allo sviluppo, in particolare in quelli sanitari I progetti di cooperazione allo sviluppo vanno dalla sanità all ambiente, dall educazione alla formazione professionale, dallo sviluppo delle Pmi al microcredito, etc. L obiettivo è quello di provocare cambiamenti e avviare uno sviluppo che sia il più possibile sostenibile, integrato e duraturo. Le persone coinvolte lavorano sia nelle sede centrale e si occupano della ISPI - Relazioni Internazionali 33

6 progettazione, dell individuazione del finanziatore, della valutazione del progetto in itinere, del coinvolgimento e accompagnamento delle persone nei progetti e di parte dell amministrazione che sul campo e possono essere representative, vale a dire coordinatori di tutti i progetti di un determinato paese o di un area, capiprogetto, responsabili invece di specifici progetti in cui sono infine coinvolti determinati professional, cioè educatori, ingegneri, medici, etc.. Per svolgere ciascuno di questi ruoli è necessario in particolare avere sempre ben presente la logica e il ciclo di progetto, nonché sviluppare capacità amministrative e gestionali. Nel caso specifico dei progetti sanitari il tentativo è quello di supportare lo sviluppo del sistema locale lavorando a stretto contatto con le istituzioni e la popolazione del luogo. Le risorse in questo campo sono molto ridotte, negli ultimi decenni la salute non è mai stata infatti una priorità, e i problemi sono assai numerosi: servizi scarsi, mala gestione, mancanza di formazione del personale e di educazione alla salute, etc. Quindi oltre a medici, infermieri, tecnici, in grado anche di insegnare, servono persone esperte nella gestione di strutture sanitarie perché spesso si tratta di collegare e sviluppare il sistema nel suo complesso. Costruirsi un curriculum internazionale e muovere i primi passi: stage, Jpo, Unv Roberto Amorosino, responsabile Recruitment World Bank; Javier Schunk, responsabile progetti internazionali Cisv Su come costruirsi un curriculum internazionale e accedere a una prima esperienza di lavoro nel mondo delle carriere internazionali molti suggerimenti e consigli sono stati dati durante i vari incontri e in generale è emersa una notevole competizione anche solo per ottenere un tirocinio gratuito, cosa che vale anche per le Ong. Nel candidarsi è pertanto indispensabile saper valutare se il proprio profilo sia adatto e non pensare che i requisiti minimi possano bastare. Nel curriculum bisogna evidenziare il filo conduttore che lega gli studi universitari, le esperienze all estero, le specializzazioni post-universitarie (da scegliere con oculatezza, soprattutto in base agli stage che offrono) e i primi approcci al mondo del lavoro. È necessario inoltre far emergere gli aspetti più rilevanti del proprio percorso ma sempre tenendo presente la necessità di sintesi: infatti i responsabili risorse umane delle Ong e delle Organizzazioni internazionali non hanno il tempo di leggere con calma i moltissimi curricula che ricevono ogni giorno. È importante corredare il curriculum con una lettera di accompagnamento che deve riuscire a esprimere la forte motivazione che ci muove e deve essere il più possibile personalizzata: bisogna spiegare perché, nell universo delle carriere internazionali, si intenda fare un determinato lavoro, in uno specifico settore, dimostrando di conoscere le attività e i progetti della struttura alla quale ci si rivolge. Oltre all invio del cv, in molti casi è importante anche sviluppare un attività di lobbying o networking. Per quanto riguarda le possibilità di accesso nelle organizzazioni internazionali, soprattutto nel sistema Onu, esistono tre programmi: Junior Professional Officer (Jpo), fellowship e United Nation Volunteer (Unv). Il primo, sponsorizzato dai paesi donatori, è il più ambito perché offre la possibilità di lavorare all Onu, ma anche in altre organizzazioni, per due anni, con un ottima retribuzione, senza garanzia di stipulare poi un contratto ma con buone probabilità di rimanere nell ambito internazionale. I requisiti per fare domanda (da mandare all Ufficio delle risorse umane dell Onu a Roma ogni anno entro il 31 ottobre) sono: laurea, inglese, non aver compiuto 31 anni, essere italiano o di un Pvs (l Italia finanzia anche giovani provenienti dai Pvs). Visto che le domande sono circa e i posti disponibili sono circa 50, diviene importante fornire requisiti preferenziali come un master o un phd, la buona conoscenza di più lingue ed esperienze di lavoro. La domanda viene valutata dall Undesa e da uno specifico panel delle Nazioni Unite e i preselezionati accedono alle interviste con le Organizzazioni che cercano personale. Chi alla fine viene selezionato, entro l estate, fa un corso di formazione presso l Ilo di Torino e comincia a lavorare tra settembre e ottobre. Il Fellowship Programme è nato perché l Undesa si è reso conto che il programma Jpo era diventato altamente selettivo e che molte persone non riuscivano a fare l esperienza necessaria per poter fare domanda. Si tratta di una borsa di studio organizzata dall Onu e sempre sponsorizzata dai paesi donatori della durata di un anno presso le Unità tecniche locali della cooperazione del ministero Affari Esteri oppure presso agenzie internazionali bilaterali o multilaterali. I requisiti sono gli stessi di quelli per accedere al programma Jpo, ma il limite d età è 28 anni e non vengono sponsorizzati candidati dei Pvs. I posti sono 30 (quest anno sono arrivate candidature). Infine l Italia finanzia 20 posti di internship-unv per persone sotto i 26 anni. Si tratta di un esperienza di lavoro di 1 anno presso gli uffici dell Onu. Le candidature italiane l anno scorso 650 vengono raccolte dall Undesa che, dopo un primo screening, le invia poi all ufficio Unv di Bonn. 34 ISPI - Relazioni Internazionali

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