LUMSA Master in Psicologia Forense e. Criminologia
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- Ida Longhi
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1 LUMSA Master in Psicologia Forense e Prof.ssa Paula Benevene Criminologia MOBBING Il Mobbing Il termine mobbing è mutuato dalla lingua inglese. To mob significa: attaccare, assalire, malmenare, accalcarsi attorno a qualcosa o qualcuno L etologo Konrad Lorenz, ha usato per primo il termine mobbing, per indicare quando un gruppo di animali attacca e allontana un loro simile. Negli anni 80 questo termine è stato ripreso dallo psicologo del lavoro svedese Heinz Leymann. Alcune definizioni di mobbing 1. Violenza psicologica sul luogo di lavoro. E la definizione di mobbing più ricorrente in Italia (anche se esiste il mobbing in ambito familiare, un fenomeno molto meno studiato). 1
2 2. Con la parola mobbing si intende una forma di terrore psicologico sul posto di lavoro, esercitata attraverso comportamenti aggressivi e vessatori ripetuti, da parte di colleghi e superiori (Harald Ege). 3. Il terrore psicologico o mobbing consiste in una comunicazione ostile e non etica, diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di approogio e di difesa e lì costretto per mezzo di continue attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza piuttosto alta (almeno una volta alla settimana) e su un periodo di tempo lungo (almeno sei mesi) (Heinz Leymann) Esistono termini vicini al mobbing come bullying, bossing e harassement. Non sono sinonimi di mobbing, tuttavia spesso vengono confusi con questo fenomeno: Bossing (da boss, che in inglese vuol dire capo, responsabile ); corrisponde a comportamenti vessatori attuati dai vertici dell azienda, mirati all espulsione del dipendente. Bullying ( bullismo, nonnismo ): corrisponde a comportamenti vessatori attuati solitamente un singolo nei confronti di una persona più debole, perché ha meno potere o ha meno forza fisica. Molestie sessuali (sexual harassment): è un comportamento basato sul sesso che offende la dignità della persona. Le molestie possono essere attuate nell ambito di comportamenti mobbizzanti, ma vanno distinte dal mobbing, perché hanno finalità diverse Alcune parole chiave del mobbing Il mobber: colui che attua il mobbing. Il mobbizzato: colui che subisce il mobbing. Vive un profondo senso di isolamento. All inizio, molto spesso non comprende quanto sta accadendo intorno a lui e, quando se ne rende conto, il processo è già consolidato. E portato all esasperazione, alla disperazione, quindi può perdere di lucidità e attuare comportamenti che danneggiano ulteriormente la sua posizione. Spesso la sua situazione lo porta ad uno stato di grave depressione. 2
3 I side-mobbers: coloro che assistono all attuazione di comportamenti mobbizzanti e che, di fatto, diventano complici del mobbing non intervenendo a difesa del mobbizzato o adottando a loro volta comportamenti mobbizzanti. Mobbing orizzontale: attuato da colleghi o, comunque, da soggetti di pari grado del mobbizzato Mobbing verticale: attuato dai vertici o dai dirigenti di un azienda nei confronti di un dipendente; oppure attuato da un gruppo di dipendenti nei confronti di un capo Doppio mobbing: è una conseguenza del mobbing attuato in ambito lavorativo. Si chiama doppio mobbing perché il mobbing vissuto sul lavoro viene riproposto anche dai familiari. Avviene perché la vittima trasmette la propria sofferenza al coniuge, ai figli, ai genitori. Questa sofferenza, protratta nel tempo, mette in crisi la famiglia stessa, che reagisce al mobbing negando il problema o rifiutandolo. 3
4 Il modello a quattro fasi di Leymann I fase: il conflitto quotidiano Il conflitto è allo stato latente, ma già si verificano i primi attacchi, che a poco a poco si moltiplicano. Il futuro mobbizzato è visto come una persona fastidiosa. E in questa fase che nasce l interesse negativo per la persona colpita. II Fase: l inizio del mobbing e del terrore psicologico Appaiono le vessazioni, le scorrettezze. I ruoli della vittima e del mobber si definiscono: il mobber inizia ad agire in modo sistematico e più intenzionale. Il mobbizzato inizia a subire un pericoloso processo di stigmatizzazione e di etichettamento: iniziano a circolare voci calunniose sulla personalità e sullo stato mentale della persona, fino al punto in cui il perseguitato non riesce più a controllare la situazione e a difendersi. Tutti si rifiutano di collaborare con il mobbizzato. III Fase: errori ed abusi Si verificano errori ed abusi ai limiti della legalità da parte dell'amministrazione del personale, allo scopo di eliminare la vittima: (come: trasferimenti, declassamenti,ecc.). Si vuole porre la vittima in una situazione talmente sgradevole da farle rassegnare le dimissioni. Il conflitto esce allo scoperto e il mobbizzato diventa un caso. La situazione di mobbing diventa così evidente da trascendere i limiti dell'ufficio o del reparto in cui è nata. Non sono più in discussione né il conflitto all origine del problema né i responsabili; la colpa viene attribuita esclusivamente alla vittima del mobbing. La vittima presenta cali di produttività. La famiglia tende a valutare il mobbizzato come una persona debole e inaffidabile. A causa dello stress quotidiano cominciano a comparire i primi problemi di salute e aumentano delle assenze per malattie, cala il rendimento sul lavoro. 4
5 IV Fase: l esclusione dal mondo del lavoro. I colleghi accusano apertamente il mobbizzato. La malattia psichica del mobbizzato viene vista come causa e non conseguenza dei problemi generati nell ambiente di lavoro. Il mobber raggiunge il suo scopo: eliminare la vittima. Questi può dimettersi, chiedere il pre pensionamento o può essere licenziata con un pretesto o con un motivo giustificato dalla sua condotta. E da notare che non tutti i casi seguono fedelmente questo andamento, possono non arrivare all'ultima fase, o finire in una delle fasi intermedie o saltare addirittura una o più fasi Leymann Inventory of Psychological Terrorism Heinz Leymann, basandosi sull osservazione di casi concreti, ha identificato 45 comportamenti mobbizzanti, suddivisi in 5 gruppi che toccano principalmente tre campi: la comunicazione, la reputazione l attribuzione di compiti. Primo gruppo: area della comunicazione Limitazione della libertà d espressione; rimproveri, critiche e ammonimenti continui, sia professionali sia personali; deficit di comunicazione, formale e informale; minacce verbali e scritte. Ad esempio: - Il capo limita le possibilità di esprimersi della vittima - Viene sempre interrotto quando parla - I colleghi limitano le possibilità di esprimersi - Gli urla contro o lo si rimprovera violentemente - Si fanno critiche continue sul suo lavoro - Si fanno critiche continue sulla sua vita privata - E vittima di telefonate mute o di minaccia - E vittima di minacce verbali - E vittima di minacce scritte - Gli si rifiuta il contatto con gesti o sguardi scostanti - Gli si rifiuta il contatto con allusioni indirette 5
6 Secondo gruppo: area delle relazioni sociali Interruzione della comunicazione; allontanamento dai colleghi; isolamento fisico e psicologico; esasperazione dei conflitti; trasferimenti. Ad esempio: - Non gli si parla più; - Non gli si rivolge più la parola; - Viene trasferito in un ufficio lontano dai colleghi; - Si proibisce ai colleghi di parlare con lui; - Ci si comporta come se lui non esistesse. Terzo gruppo: area dell immagine sociale Insinuazioni e calunnie; diffusione di un immagine personale ridicolizzata e umiliante, attribuzione di malattie fisiche o mentali; caricature sulla vita privata o professionale; Ad esempio: - Si sparla alle sue spalle; - Si spargono voci infondate su di lui; - Lo si ridicolizza; - Lo si sospetta di essere malato di mente o si cerca di convincerlo a sottoporsi a visita psichiatrica; - Si prende in giro un suo handicap fisico ; - Si imita il suo modo di camminare o di parlare per prenderlo in giro; - Si attaccano le sue opinioni politiche o religiose; - Si prende in giro la sua vita privata; - Si prende in giro la sua nazionalità: - Lo si costringe a fare lavori umilianti ; - Si giudica il suo lavoro in maniera sbagliata e offensiva; - Si mettono in dubbio le sue decisioni; - Gli si dicono parolacce o altre espressioni umilianti; - Gli si fanno offerte sessuali, verbali e non verbali. 6
7 Quarto gruppo: area della ruolo lavorativo Atti di violenza psicologica e fisica; molestie; assegnazione di lavoro pericolosi Ad esempio: Non gli si danno più compiti da svolgere; Gli si toglie ogni tipo di attività lavorativa, in modo che non possa più nemmeno inventarsi il lavoro; Gli si danno lavori senza senso; Gli si danno lavori molto al di sotto della sua qualificazione professionale; Gli si danno sempre nuovi compiti lavorativi; Gli si danno lavori umilianti; Gli si danno compiti molto al di sopra delle sue capacità per screditarlo: Quinto gruppo: area della salute Atti di violenza psicologica e fisica; molestie; assegnazione di lavoro pericolosi Ad esempio: - Lo si costringe a fare lavori che nuocciono alla sua salute; - Lo si minaccia di violenza fisica; - Gli si fa violenza leggera (esempio uno schiaffo) per dargli una lezione; - Gli si fa violenza fisica più pesante; - Gli si causano danni per porlo in svantaggio; - Gli si creano danni fisici nella sua casa o sul suo posto di lavoro; - Gli si mettono le mani addosso a scopo sessuale. Da: Le condotte che causano il mobbing ; 7
8 Il modello a 6 fasi di Ege Ege ha messo a punto un modello articolato in 6 fasi, per adattarlo maggiormente alla cultura italiana. Fase zero. Si tratta di una pre-fase, il conflitto fisiologico, normale ed accettato, non c'è da nessuna parte la volontà di distruggere. Fase I: il conflitto mirato. Si individua una vittima e verso di essa si dirige la conflittualità generale. L'obiettivo è quello di distruggere l'avversario, "fargli le scarpe". Il conflitto non è più oggettivo e limitato al lavoro ma sempre più sbanda verso argomenti privati. Fase II : l'inizio del Mobbing. Corrisponde alla seconda fase del modello di Leymann. Gli attacchi da parte del mobber non causano ancora sintomi o malattie di tipo psico-somatico, ma suscitano un senso di disagio e di fastidio. Fase III : i primi sintomi psico-somatici. La vittima comincia a manifestare dei problemi di salute e questa situazione può protrarsi anche a lungo. Nel modello Leymann questo stadio era ricompreso all interno delle prime due fasi. Fase IV : errori ed abusi dell'amministrazione del personale. Corrisponde alla terza fase del modello di Leymann, quando il caso di mobbing diventa di dominio pubblico. Fase V: serio aggravamento della salute psico-fisica della vittima. Il mobizzato entra in una situazione di vera disperazione. Di solito soffre di forme depressive più o meno gravi e si cura con psicofarmaci e psicoterapie. Finisce col convincersi di essere la causa di tutto o di vivere in un mondo di ingiustizie contro cui nessuno può nulla. Fase VI: esclusione dal mondo del lavoro. Corrisponde alla quarta fase del modello di Leymann. 8
9 Come difendersi dal mobbing. Le regole che bisogna seguire quando ci si accorge di essere una possibile vittima del mobbing (da: abbiate pazienza: è la prima regola da seguire. Il viaggio contro il mobbing è lungo, duro e difficile, organizzatevi per una lotta nella quale, alla fine, sarete voi i vincitori; non cedete allo scoramento ed alla depressione: voi siete solo un capro espiatorio di una situazione che non dipende da vostre colpe; non pensate alle dimissioni: la prima cosa alla quale un mobbizzato pensa è quella di fuggire e di liberarsi dalla situazione stressante, abbandonando il lavoro. Ricorrete ad un periodo di malattia solo per il tempo strettamente necessario: utilizzate preferibilmente i periodi di ferie non godute o i recuperi orari; non pensate di essere gli unici: siete solo uno dei tanti; organizzatevi per resistere: la messa in atto di azioni mobbizzanti nei vostri confronti, costa alla vostra azienda attorno al 190% della vostra retribuzione annua lorda; raccogliete la documentazione delle vessazioni subite: è necessario che voi documentiate nel modo migliore possibile le azioni mobbizzanti messe in atto nei vostri confronti ; Pertanto trovate colleghi disposti a testimoniare (anche se è difficile..); tenete un diario di ogni azione mobbizante contenente: data, ora, luogo, autore, descrizione, persone presenti, testimoni; Tenete un resoconto delle conseguenze psico-fisiche sul vostro organismo delle azioni mobbizzanti (il mobbing fa ammalare: i sintomi di questa malattia possono essere psichici (ansia, depressione, attacchi di panico, altro), fisici (insonnia, emicrania, cefalea, dolori muscolari, precordialgie, palpitazioni cardiache, acidità gastrica, tremori, mancanza d appetito, appetito eccessivo, diminuzione della potenza e del desiderio sessuale, etc.) e del comportamento (perdita dell autostima, mancanza di fiducia in se stessi, senso di inutilità, etc). Questo vi faciliterà nel documentare il danno biologico che il mobbing ha determinato su di voi, al fine della richiesta di risarcimento dei danni psico-fisici (lesioni personali). Mettete in forma scritta e fate protocollare o spedite per raccomandata A.R. ogni vostra richiesta; 9
10 Non vi isolate: coltivate le vostre relazioni sociali, frequentate gli amici, rinsaldate i rapporti familiari spesso impoveriti dal punto di vista affettivo e sessuale; Denunciate il mobbing: è questa una attività da attuare con ponderata attenzione, evitate che le denuncie possano esporvi a ritorsioni, o possibili querele per diffamazione; Scrivete la storia del vostro mobbing. Siate il più concisi possibile. Divulgate all interno dell azienda le vostra situazione. - Iscrivetevi ad una associazione contro il mobbing; Ricorrete alle vie legali, nella scelta tra procedimento penale e/o civile, (causa di lavoro, risarcimento del danno biologico), preferite dapprima il procedimento civile; Rivolgetevi ad un buon avvocato cha abbia già trattato cause di mobbing, e che sicuramente non abbia legami con la vostra azienda. Chiarite subito gli obiettivi che intendete raggiungere (danno biologico, demansionamento, reintegra nel posto di lavoro, patteggiamento, risarcimento dei danni, etc.) e le strade da percorrere 10
11 Il mobbing in cifre In Italia, secondo il monitoraggio effettuato dall Ispesl (l'istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), sono circa un milione e mezzo i lavoratori italiani vittime del mobbing su 21 milioni di occupati. Il mobbing è più presente al Nord (65%) colpisce maggiormente le donne(52%). Oltre il 70% lavora nella pubblica amministrazione. Il mobbing colpisce anche gli operai. Non più quadri e dirigenti, bensì addetti alle mansioni più semplici. Sarebbero loro le vittime preferite degli abusi psicologici in azienda. Le categorie più esposte risultano gli impiegati con il 79%; seguono i diplomati con il 52%; infine i laureati con il 24%. Per quanto riguarda la durata delle azioni mobbizzanti: il 40% dei casi ha durata da un anno a due anni; il 30% dei casi oltre due anni; il 27% dei casi da sei mesi a un anno. Il mobbing ha un costo molto elevato per il datore di lavoro: la produttività di un lavoratore cala infatti del 70%. Nell Unione europea le persone vittime di vessazioni sul posto di lavoro sono circa 12 milioni pari all 8% degli occupati. In testa alla classifica dei paesi dove più numerosi sono i casi di mobbing si pone l Inghilterra con il 16,3%, segue poi la Svezia con il 10,2%, la Francia con il 9,9%, Irlanda al 9,4%, la Germania con il 7,3%. L Italia con il suo 4%, si pone al di sotto della media europea. 11
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Dr.ssa Silvia Testi. Psicologa Psicoterapeuta Iscrizione Ordine Psicologi della Lombardia n. 6774
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