dialoghi d Ark Nardo Goffi Architetto presenta: dialoghi d Ark 7 giugno 2011 N a r d o G o f f i a r c h i t e t t o

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1 dialoghi d Ark Nardo Goffi Architetto presenta: dialoghi d Ark 7 giugno 2011 N a r d o G o f f i a r c h i t e t t o 1

2 di: Lorenzo Piscopiello Nardo Goffi, classe 1966, dopo una rocambolesca esperienza professionale approda nel 2001 alla dirigenza del Servizio Urbanistica del Comune di Pesaro, ove tuttora vive e lavora. Qualche mese fa ha accolto (penso) con una certa curiosità il nostro invito a parlarci liberamente della sua esperienza, ma così liberamente che per un attimo ci ha anche proposto di scrivere noi l abstract del suo intervento: è il bello di questi incontri... Arrivato puntuale all incontro, ha collegato il suo potentissimo mini-notebook al nostro debolissimo maxi-proiettore e, superati i necessari problemi tecnici, la serata è iniziata con una chiacchierata rilassata che dopo quattro ore è stata portata a termine in maniera coatta perché tutto si può dire all architetto Goffi tranne che non provi un inesauribile entusiasmo per il suo lavoro. Ma cosa ci ha raccontato? Ci ha parlato della sua incredibile formazione professionale, per poi presentarci i lavori su cui sta lavorando il Servizio Urbanistica, concludendo infine il suo intervento con qualche parola di speranza per i giovani colleghi. Lascio alle sue parole e alle immagini proposte (tutte tratte dal nuovo sito Qualità Urbana del Comune di Pesaro) il compito di far luce su quella bella serata. In generale ho lavorato nel privato e nel pubblico e ho fatto sempre scelte un po particolari. Mi sono laureato a Venezia e mi aveva chiesto la tesi Massimo Cacciari: avevo fatto un esame complementare con lui e mi aveva chiesto di fare la Tesi con lui ed era in un certo senso un onore. Poi però ho pensato che vivere a Venezia e fare lo storico dell Architettura mi sembrava un po un isola: sarebbe stato come vivere in una società che non fosse reale. Così mi sono laureato con Gregotti. Dopo la Laurea sono andato a lavorare a Milano proprio da Gregotti e ho cominciato a progettare alcuni edifici della Bicocca; dopo un mese ero diventato capo progetto di quattro o cinque persone. Era uno studio enorme, con settanta dipendenti, ed era molto professionale nel senso che gli esecutivi venivano fatti veramente. Da Gregotti sono stato un anno. Quando sono andato a lavorare lì avevo meno di trent anni e dopo un po mi è venuta l idea di fare il paesaggista. Cercavo di capire come poter passare dall Architettura a questa disciplina. Siccome il Presidente di commissione della mia Tesi era stato Secchi, allora a un certo punto ho visto su una rivista un progetto di Secchi per il cimitero di Kortrijk in Belgio: era un progetto molto bello che 2

3 dialoghi d Ark Nardo Goffi Architetto aveva vinto un concorso battendo anche Rem Koolhaas. Mi innamoro di questo progetto e chiedo di andare a lavorare da Secchi lasciando Gregotti. Gregotti mi ha insultato per un giorno e mezzo, per dire quanto le mie scelte non fossero coerenti o normali. Vado insomma da Secchi, lui mi prende, e gli chiedo però di non fare Urbanistica. Il suo studio faceva solo Urbanistica però gli dico che avrei voluto seguire l Architettura. Allora lui mi affida questo progetto in Belgio con cui aveva vinto il concorso, e di cui da tre anni doveva fare gli esecutivi: lui ogni volta mandava in Belgio disegni esecutivi in scala 1:500, quindi io chiamai il Sindaco del paese che mi insultò per mezzora e mi diede l ultimatum: era settembre e mi disse che se non consegnavo gli esecutivi entro febbraio avrebbe dato il progetto a Koolhaas. Dopo tre anni era anche giusto. Allora io chiedo a Secchi la disponibilità di un ingegnere e di un altra persona che mi aiutasse. Da Gregotti c era il cad, da Secchi no! Quindi a china ho fatto gli esecutivi di questo cimitero e ho lavorato per sei mesi dalle otto di mattina a mezzanotte. Alla fine lo hanno realizzato ed è piaciuto tanto che è stato anche pubblicato su diverse riviste. Dopo sono stato dirottato sull Urbanistica, prima sul piano regolatore di Bergamo, poi di Prato, poi mi sono stancato e stavo cominciando a pensare di tornare nelle Marche. Mi ero stancato di Milano: primo perché non sono simpaticissimi i milanesi, e poi perché ho chiesto di fare servizio civile a 3

4 Milano e mi hanno mandato al Palazzo Ducale di Urbino. È quando sono stato ad Urbino che mi sono nuovamente innamorato delle Marche. Allora a un certo punto mi sembrava ingeneroso non lavorare per la propria terra e, dopo cinque o sei anni di Venezia e due o tre anni di Milano, sono tornato quaggiù. Diciamo che da Secchi ero diventato il referente dello studio di Milano dove c erano undici, dodici persone e guadagnavo bene, poi avevo cominciato a fare qualche concorso di Architettura. Quando sono tornato giù non avevo più niente. I primi mesi sono proprio morto di fame e, non riuscendo a vivere, ho cercato una modalità per vivere e ho aperto uno studio con un socio che avevo conosciuto all Università. Agretti aveva lavorato per la più grande azienda dell epoca in Italia che faceva mobili per ospedali, uffici Non avendo una lira, l unica casa disponibile era una casa dei miei dove non a- vremmo pagato l affitto, a Marotta. Mi ricordo ancora che quando sono sceso con il treno a Marotta volevo risalire subito: dopo due anni e mezzo di Milano, scendere a Marotta non è proprio facile. L inizio è stato così duro che per vedere un po di vita andavamo all Autogrill: era aperto la sera, c era la gente, vedevamo passare le macchine Per vivere avevamo cominciato a fare concorsi e andava anche bene; per esempio abbiamo vinto il concorso per l area Falck di Milano e il premio al tempo era alto; poi non lo hanno realizzato e adesso l incarico è andato a Piano. Ma di concorsi non si viveva. L idea era di riuscire ad avere un fisso per arrivare a fine mese e trovammo varie modalità. La prima è che Secchi mi aveva lasciato in eredità il piano regolatore di Civitanova Marche, che ho fatto completamente io. La seconda è che ogni tanto facevamo o- pere pubbliche: partecipavamo alle gare e qualcuna la vincevamo. Una terza cosa era avere un fisso dal design. Il mio socio era molto bravo come designer e quindi avevamo cominciato ad andare in giro per tutte le Marche facendo vedere alcuni nostri prodotti. Alcuni progetti li hanno poi realizzati (un divano, una cucina, delle sedie ) ma alla fine con le royalties non è che abbiamo poi guadagnato tanto. Era però bello e divertente e forse il vantaggio era che avevamo i prototipi in studio a costo zero. Poi per guadagnare un po di più abbiamo cominciato a fare negozi con una ditta di Fano: loro partecipavano alle gare, noi facevamo i progetti in quattro giorni e se questi progetti vincevano la ditta ci pagava, altrimenti no. All inizio ne vincevamo uno su sei, poi siamo diventati più bravi e alla fine ne vincevamo tipo l 80%. Questo lavoro era economicamente interessante e poi il settore aveva cose molto belle: si girava molto e poi in un tempo brevissimo si progettava e si realizzava evitando di stare attenti al costo economico, sia nella parcella che nel costo del negozio. Poi da lì abbiamo cominciato a fare negozi anche da soli e con questo, più le eccezioni, riuscivamo a vivere ed economicamente stavamo bene. Ognuno aveva le sue competenze: io ad esempio seguivo più l urbanistica; però ogni volta che subentrava un aspetto progettuale all inizio lo facevamo insieme, anche per sentirsi squadra. Poi, quello che entrava era in comune e riuscivamo così a gestire anche la struttu- 4

5 dialoghi d Ark Nardo Goffi Architetto ra dello studio: avevamo quattro computer e due persone a tempo pieno. Questo lavoro però faceva sì che io facessi centomila chilometri in auto all anno: sono stato male e a un certo punto, nel 2000, ho visto su Repubblica un inserzione in cui cercavano un dirigente a Pesaro. Ho fatto la gare, tre step, e alla fine ho vinto e sono andato a fare il dirigente in maniera completamente incosciente. L amministrazione è stata anche coraggiosa perché ero giovane (34 anni) e all inizio in un ufficio del genere non è che sei per forza amato da tutti. Ho seguito il piano regolatore e alla fine sono riuscito a chiuderlo. Il lavoro pubblico è un lavoro duro: alla fine faccio anche qualche ora in meno rispetto a prima, ma con qualche pensiero in più. Uno non può fare il dirigente facendo le trentasei ore, ma la pianificazione per me è uno dei posti più divertenti dove stare in un Comune, ma anche uno dei più pensierosi: per darvi un idea ho avuto sei avvisi di garanzia e due rinvii a giudizio in cui sono stato assolto perché il reato non sussiste. L Italia è sicuramente un posto impossibile per la normativa: è impossibile sapere tutto. È un delirio. Poi l argomento si è spostato lentamente sui lavori in cui è attualmente impegnato il settore Urbanistica del Comune di Pesaro e, per quanto interessante sia stato, sarebbe impossibile riportare sinteticamente quanto detto. Un buon compromesso è proporre qualche immagine di quanto esposto quella sera dall Architetto Goffi e consigliare al lettore di continuare la lettura, che comunque si rivelerà ottima, alla sezione Qualità Urbana del sito del Comune di Pesaro. Dopo un paio d ore di noi siamo qui, l incontro si è chiuso con una domanda per certi versi scontata ma assolutamente importante per noi: qualche consiglio per i giovani architetti che si affacciano alla professione? 5

6 Un consiglio? Alla fine ho fatto un po di tutto: sono passato dal disegnare le sedie a fare i piani regolatori. Non so dire quale mi sia piaciuto di più perché mi è piaciuto tutto. Poi l Italia è un Paese difficile quindi per fare le cose belle non basta essere normali: bisogna metterci molto, molto di più. Alla fine però le possibilità per fare le cose belle ci sono sempre; l unica cosa è che non arrivano mai in maniera semplice, arrivano sempre in maniera molto complicata nel senso che l investimento che o- gnuno di noi ci mette è sempre tantissimo in confronto poi al risultato. Poi avete i concorsi: io facevo concorsi internazionali da Marotta! Venivano un mio amico tedesco e uno svizzero e facevamo concorsi. Non abbiamo fatto soldi, ma per poco perché l Italia è difficile anche se arrivi primo. Bisogna lottare. Non bisogna però pensare che l Italia sia un mondo in cui se non conosci qualcuno non fai niente. Io non l ho mai pensato. mai conosciuto nessuno e quello che ho fatto o ho avuto fortuna oppure sono stato bravo. Non so. Quando sono stato assunto a Pesaro, avevo preso La Repubblica e ho letto della selezione; ho telefonato in Comune e mi hanno detto partecipa alla gara. Ho fatto tutte le selezioni senza conoscer nessuno e quindi secondo me per la maggior parte l Italia è un mondo trasparente e sano; magari abbiamo gli esempi sbagliati in alto e vi consiglio di fare affidamento sulle vostre forze e sulla vostra capacità. E poi oggi la normativa è così complicata che la dedizione e la volontà di qualcuno, che non è magari nemmeno tanto strutturato come possono esserlo i grandi studi, può fare la differenza. Oggi la superficialità non paga più e questo è un mercato che realmente esiste. Datevi da fare seriamente e ce la farete. A questo punto avevamo fatto circa l una di notte e ci è sembrato saggio ringraziare il nostro ospite e salutarci. Tanto ci rivedremo prima o poi in Urbanistica... 6