INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI PILLAR 3 GRUPPO CARISMI SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2015

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1 INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI PILLAR 3 GRUPPO CARISMI SITUAZIONE AL 31 DICEMBRE

2 INTRODUZIONE... 3 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEL RISCHIO-ART.435 CAPITAL REQUIREMENTS REGULATION. 5 AMBITO DI APPLICAZIONE - ART. 436 C.R.R FONDI PROPRI - ART. 437 C.R.R REQUISITI DI CAPITALE - ART. 438 C.R.R ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI CONTROPARTE - ART. 439 C.R.R RETTIFICHE PER IL RISCHIO DI CREDITO - ART. 442 C.R.R ATTIVITÀ NON VINCOLATE E VINCOLATE - ART. 443 C.R.R RISCHIO OPERATIVO - ART. 446 C.R.R ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE - ART. 447 C.R.R ESPOSIZIONE AL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SU POSIZIONI NON INCLUSE NEL PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE - ART. 448 C.R.R POLITICA DI REMUNERAZIONE - ART. 450 C.R.R LEVA FINANZIARIA - ART. 451 C.R.R USO DI TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO - ART. 453 C.R.R GLOSSARIO

3 Introduzione La normativa di vigilanza prudenziale prevede a carico delle banche specifici obblighi circa la pubblicazione di informazioni riguardanti la propria adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, alla misurazione, al controllo e alla gestione di tali rischi, nonché la fornitura di elementi informativi sulle prassi e politiche di remunerazione, al fine di rafforzare la disciplina di mercato. Il 1 gennaio 2014 è entrata in vigore la nuova disciplina prudenziale per le banche e per le imprese di investimento contenuta nel Regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation, c.d. CRR) e nella Direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive, c.d. CRD IV), che introducono nell Unione Europea gli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (c.d. framework Basilea 3 ) in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e informativa al pubblico (Terzo pilastro). Il 17 dicembre 2013 Banca d Italia ha pubblicato la Circolare 285 Disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, che da attuazione all applicazione degli atti normativi comunitari. La materia relativa agli obblighi di informativa al pubblico, come richiamato dalla Parte II, capitolo 13 della suddetta circolare, è direttamente regolata dal CRR (Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3) e dai regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o di attuazione per disciplinare i modelli uniformi per la pubblicazione delle diverse tipologie di informazioni. Lo scopo del Terzo Pilastro è pertanto quello di integrare i requisiti patrimoniali minimi (Primo Pilastro) e il processo di controllo prudenziale (Secondo Pilastro), attraverso l individuazione di un insieme di requisiti di trasparenza informativa che consentano agli operatori del Mercato di disporre di informazioni rilevanti, complete e affidabili circa l adeguatezza patrimoniale, l esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti all identificazione, misurazione e gestione di tali rischi. Il presente documento, denominato Informativa al pubblico da parte degli Enti PILLAR 3, rappresenta l adempimento agli obblighi normativi sopra richiamati e costituisce l'applicazione della nuova disciplina relativa alla pubblicazione delle informazioni espressamente richieste dalla CRR. L Informativa è redatta su base consolidata ed è pubblicata con periodicità almeno annuale, congiuntamente al bilancio, secondo quanto stabilito rispettivamente agli art. 13 e 433 del Regolamento n.575/2013. Il documento fa riferimento ad un area di consolidamento prudenziale secondo la definizione di Gruppo Bancario prevista dalla Vigilanza che risulta allineata a quella utilizzata ai fini della redazione del Bilancio. Le scelte operate dal Gruppo Carismi per assicurare il rispetto degli obblighi di disclosure previsti dalla normativa, formalizzate nell apposito regolamento interno, sono state approvate dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica ovvero il Consiglio di Amministrazione. Nel seguito si trovano rappresentate tutte le informazioni qualitative e quantitative richieste dalla normativa di riferimento. In particolare, per la descrizione degli obiettivi e delle politiche di gestione del rischio si rimanda alla sezione Obiettivi e politiche di gestione del rischio mentre per informazioni dettagliate con riferimento alle singole tematiche si rinvia alle specifiche sezioni. Nell ambito della nuova normativa comunitaria, l art. 434 del CRR introduce il concetto di comunicazioni equivalenti ovvero il principio secondo il quale, qualora si pubblichino altri documenti che contengano dati conformi ai requisiti della Parte otto della CRR, si potrà 3

4 omettere la loro pubblicazione nell ambito del Pillar 3, facendo un rinvio agli stessi documenti. Al riguardo, si segnala che ulteriori informazioni sul profilo di rischio a cui il Gruppo risulta esposto sono pubblicate anche nel Bilancio Annuale al 31 dicembre 2015, nel documento di Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di consigliere e nella Relazione sulla remunerazione, tutte disponibili sul sito internet della Banca. L informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili in linea con i flussi informativi predisposti per il bilancio. Come ausilio alla lettura e per chiarire meglio alcuni termini ed abbreviazioni utilizzati nel testo, si può fare riferimento al Glossario, riportato in calce al presente documento. Il Gruppo pubblica la presente informativa ed i successivi aggiornamenti sul proprio sito internet all indirizzo nella sezione Trasparenza. NOTA: Tutti gli importi riportati nelle tabelle a seguire sono espressi in migliaia di euro, salvo differenti indicazioni. 4

5 Obiettivi e politiche di gestione del rischio- Art.435 Capital Requirements Regulation Profilo di rischio complessivo e strategie aziendali ex art. 435, lettera f, della Capital Requirement Regulation, n. 575/2013 Nel rispetto delle nuove disposizioni prudenziali il Gruppo, nel Risk Appetite Framework ( RAF ), formalizza ex ante gli obiettivi di rischio che intende assumere ed i conseguenti limiti operativi. Il Gruppo ritiene che la formalizzazione attraverso la definizione nel proprio RAF di obiettivi di rischio coerenti con il modello di business e gli indirizzi strategici perseguiti dall istituto sia elemento essenziale per improntare una politica di governo dei rischi ed il processo di gestione degli stessi in un ottica di sana e prudente gestione aziendale. Il RAF fornisce quindi un quadro organico della strategia corrente della Banca, dei rischi collegati a tale strategia e del contributo di questi rischi al fabbisogno di capitale misurato in base a requisiti patrimoniali interni, regolamentari ed al fabbisogno di liquidità. Nell esercizio della propria attività, il Gruppo intende: mantenere un profilo generale di rischio diversificato, con asset mix focalizzato sul retail banking ma con appropriata attenzione al segmento corporate e significativa quota di mercato nella regione; porre attenzione alla capital generation riveniente dalla propria attività di business, generando al contempo un adeguata remunerazione dei mezzi propri in grado di soddisfare tanto le attese degli azionisti, quanto le esigenze di equilibrio economico/finanziario a valere nel tempo; promuovere la diffusione della cultura del rischio a livello aziendale e di Gruppo; focalizzare la propria offerta su prodotti di cui la Banca ha una adeguata conoscenza e capacità di gestione (sistemi, processi e risorse); attuare una politica di remunerazione dei dipendenti, le cui attività hanno un impatto diretto sul profilo di rischio dell azienda, che garantisca un equilibrata assunzione di rischio, coerente con l'evoluzione del risultati dell'istituto nel medio/lungo termine. La propensione complessiva al rischio del Gruppo (risk appetite) è funzione dell impostazione appena declinata e misurata in forma sintetica tramite l individuazione di limiti di assorbimento in termini di famiglie di rischio. In questo modo la propensione al rischio complessiva viene ripartita sulle singole fattispecie di rischio e tale determinazione definisce un vincolo all interno del quale il business aziendale deve mantenersi. Gli assorbimenti regolamentari misurano l assorbimento dei mezzi propri attraverso la grandezza regolamentare delle Attività Ponderate per il Rischio (Risk Weighted Assets - RWA), che indicano in ottica consuntiva il livello di rischio del business. La valutazione dell adeguatezza patrimoniale in ottica regolamentare si basa quindi sul costante monitoraggio dei fondi propri, dei RWA e sul rapporto tra questi. In questo modo si ottiene una misura del rispetto dei requisiti regolamentari minimi. In base alla normativa prudenziale le banche sono tenute a rispettare un ratio minimo di CET1 pari al 4,5%, un coefficiente di Tier 1 pari al 6% e un Total Capital Ratio pari all 8%. A questi minimi si aggiungono le seguenti riserve (buffer): un buffer di conservazione del capitale pari al 2,5% (quale ulteriore buffer a protezione del capitale minimo di qualità primaria, CET1); 5

6 un buffer di capitale anticiclico, da introdursi a discrezionalità dell Autorità di Vigilanza nei periodi di eccessiva crescita del credito. L eventuale erosione del buffer di conservazione del capitale, come di ogni altro buffer imposto dall Autorità, pur non rappresentando una violazione dei minimi regolamentari comporta, comunque, limitazioni alla distribuzione di dividendi e quindi la necessità di adottare un piano di capital retention in grado di rispristinare le dotazioni attese in termini di buffer regolamentari. L introduzione delle nuove norme previste dalla regolamentazione c.d. Basilea 3 è, peraltro, soggetta ad un regime transitorio (Grandfathering) durante il quale le nuove regole entrano in vigore gradualmente secondo percentuali crescenti nel tempo. La tabella di seguito riporta i ratio patrimoniali del Gruppo al 31 dicembre 2015, sulla base delle regole transitorie previste alla data di riferimento: Adeguatezza patrimoniale al 31/12/2015 (dati in migliaia di euro) Al 31 dicembre 2015 il CET1 ed il Tier 1 ratio si sono attestati al 7,49%, entrambi superiori ai minimi regolamentari. Il Total Capital Ratio si è attestato all 11,55%, anche in questo caso al di sopra delle dotazioni minime di capitale previste dalla normativa di vigilanza. Oltre tali dotazioni minime, i ratio regolamentari relativi al Capitale primario di classe 1 ed al Total Capital registrati alla fine dell anno, coprono anche la dotazione in termini di Buffer di Conservazione del Capitale CCB - richiesta dalla stessa normativa di vigilanza. Con riferimento al solo Capitale di classe 1, pur essendo rispettati i requisiti minimi, risulta tuttavia parzialmente erosa la dotazione attesa in termini di CCB per la cui ricostituzione il Gruppo ha attivato quanto previsto dalla normativa vigente. La posizione patrimoniale del Gruppo ha registrato, infatti, una contrazione per effetto del risultato negativo dell esercizio. A fronte del risultato di Bilancio 2015, il Consiglio di Amministrazione ha già deliberato gli interventi che mirano al rafforzamento patrimoniale del Gruppo e ha approvato il Piano di Conservazione del Capitale, già inviato alla Banca d Italia come previsto dalla Circolare Banca d Italia n. 285 del 17 dicembre Il piano contempla i seguenti punti sottoposti agli Azionisti della Capogruppo in sede di Assemblea Straordinaria: 6

7 proposta di delega al Consiglio di Amministrazione in ordine ad una operazione di aumento di capitale sociale in via scindibile ed a pagamento fino all importo massimo di 55 milioni di euro da offrire in opzione agli Azionisti ai sensi dell art comma 1 del Codice Civile; proposta di modifica del rapporto di conversione del prestito obbligazionario Carismi 5,25% subordinato con facoltà di rimborso in azioni. Organizzazione del Governo dei Rischi La complessiva gestione dei rischi coinvolge con diversi ruoli in funzione delle specifiche responsabilità e competenze gli Organi di governo e controllo, l Alta Direzione e tutte le strutture organizzative del Gruppo. I principi base che caratterizzano il processo di gestione dei rischi all interno del Gruppo si basano su una chiara e netta distinzione di ruoli e responsabilità tra le funzioni di controllo di primo, secondo e terzo livello. Un efficace processo di gestione dei rischi è basato su un solido Sistema dei Controlli Interni costituito da regole, procedure e strutture organizzative che contribuiscano, attraverso un adeguato processo di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio dei principali rischi, ad un adeguato governo del business. I soggetti preposti all esercizio delle attività di controllo sono molteplici: Organo con Funzione di Supervisione Strategica (OFSS ) Il ruolo fondamentale nel controllo dei rischi a livello di Gruppo spetta all Organo con Funzione di Supervisione Strategica che definisce e approva le linee di indirizzo del sistema dei controlli interni, verificando che esso sia coerente con gli indirizzi strategici e la propensione al rischio stabiliti nonché sia in grado di cogliere l evoluzione dei rischi aziendali e l interazione tra gli stessi. Spetta all OFSS la determinazione dei compiti, responsabilità, modalità di coordinamento e collaborazione delle funzioni aziendali di controllo, la nomina dei relativi responsabili su proposta del Comitato Rischi sentito il parere dell Organo con Funzione di Controllo, nonché i flussi informativi tra tali funzioni e da queste agli altri organi aziendali. L Organo con Funzione di Supervisione Strategica è identificato nel Consiglio di Amministrazione la cui nomina avviene con il voto di lista, secondo le modalità definite dallo Statuto in ossequio alle vigenti disposizioni di legge e regolamentari, nonché in base al documento approvato dal Consiglio di Amministrazione in data in tema di Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di Consigliere pubblicato sul sito sezione Azionisti - Assemblea degli Azionisti

8 Numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell organo di gestione 1 Per quanto riguarda la politica di ingaggio per la selezione dei membri dell Organo di Gestione e le loro effettive conoscenze, competenze ed esperienza nonché la politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell Organo di Gestione si rimanda al documento Analisi preventiva sulla composizione quali-quantitativa del Consiglio di Amministrazione e sul profilo teorico dei candidati alla carica di Consigliere pubblicato sul sito sezione Azionisti - Assemblea degli Azionisti Organo con Funzione di Gestione (OFG) L Organo con Funzione di Gestione ha le seguenti attribuzioni rilevanti nell ambito del presidio dei rischi: sovrintendere alla gestione aziendale secondo gli indirizzi deliberati dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica; sovrintendere alla direzione e al coordinamento del Gruppo; sovrintendere al sistema dei controlli interni del Gruppo; assicurare l applicazione delle regole di corporate governance del Gruppo; coordinare, definendone gli indirizzi, le iniziative e le attività inerenti anche la responsabilità etica e sociale del Gruppo; formulare le proposte relative agli indirizzi strategici, ai piani pluriennali e ai budget annuali del Gruppo; predisporre l assetto organizzativo generale del Gruppo. L Organo con Funzione di Gestione, che nella governance di Carismi è lo stesso CdA, con riferimento al Sistema dei Controlli Interni, cura l attuazione degli indirizzi strategici, del RAF e delle politiche di governo dei rischi definiti dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica 1 La presente tabella non tiene conto dell incarico ricoperto dall esponente nella Cassa. 8

9 e l adozione di tutti gli interventi necessari ad assicurare l aderenza dell organizzazione e del sistema dei controlli interni ai principi e requisiti previsti dall Autorità di Vigilanza, monitorandone il rispetto nel continuo. Organo con Funzione di Controllo (OFC) L Organo con Funzione di Controllo (Collegio Sindacale) è preposto a vigilare sull osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili nonché sul corretto esercizio dell attività di controllo strategico e gestionale svolto dalla Capogruppo. L Organo con Funzione di Controllo si compone di tre sindaci effettivi, tra cui il Presidente, e due supplenti. I membri sono nominati dall Assemblea degli Azionisti, che provvede anche alla designazione del Presidente del Collegio. Il Collegio Sindacale, nel rispetto delle attribuzioni degli altri organi della Banca e collaborando con essi, assolve alle proprie responsabilità istituzionali di controllo, contribuendo ad assicurare la regolarità e la legittimità della gestione, il rispetto delle norme che disciplinano l'attività della Banca, nonché a preservare l'autonomia dell'impresa bancaria. Fermo restando l obbligo di informativa all Autorità di Vigilanza di tutti gli atti o i fatti di cui venga a conoscenza nell esercizio dei propri compiti e che possano costituire irregolarità nella gestione della Società o violazione delle norme che disciplinano l attività bancaria, l Organo con Funzione di Controllo segnala all Organo con Funzione di Supervisione Strategica le carenze e le irregolarità eventualmente riscontrate, richiede l adozione di idonee misure correttive e ne verifica nel tempo l efficacia, che come già detto, se particolarmente rilevanti devono essere segnalate all Autorità di Vigilanza. Comitato Rischi Il Comitato Rischi è l organo endo-consiliare deputato a svolgere funzioni di supporto all Organo con Funzione di Supervisione Strategica in materia di rischi e sistema di controlli interni, nonché funzioni di supporto in materia di nomine, remunerazioni, parti correlate e soggetti collegati. In particolare, con riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il Comitato svolge funzioni di supporto all Organo con Funzione di Supervisione Strategica: nella definizione e approvazione degli indirizzi strategici e delle politiche di governo dei rischi. Nell ambito del RAF, il comitato svolge l attività valutativa e propositiva necessaria affinché l Organo con Funzione di Supervisione Strategica possa definire e approvare gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza; nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo dei rischi e del RAF; nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività aziendali, inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi; accerta che gli incentivi sottesi al sistema di remunerazione e incentivazione della Banca siano coerenti con il RAF. Il Comitato identifica altresì tutti gli ulteriori flussi informativi che a esso devono essere indirizzati in materia di rischi (oggetto, formato, frequenza ecc.) e deve poter accedere alle informazioni aziendali rilevanti. 9

10 Il Comitato Rischi è composto da 3 Consiglieri non esecutivi per la maggior parte indipendenti e nel corso del 2015 si è riunito 23 volte. Funzioni aziendali di controllo Le principali funzioni aziendali della Capogruppo preposte al controllo dei rischi sono le seguenti: la Direzione Audit; la Direzione Controlli; la Funzione Antiriciclaggio. La Direzione Audit svolge attività di revisione interna in modo accentrato per conto delle Società del Gruppo prevista dalle Disposizioni di Vigilanza. La stessa conduce un attività di assurance e consulenza finalizzata al miglioramento dell efficacia e dell efficienza dell organizzazione e al raggiungimento dei propri obiettivi tramite un approccio professionale sistematico che generi valore aggiunto in quanto finalizzato a valutare i processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance. L attività di assurance si realizza attraverso l individuazione di andamenti anomali, violazione delle procedure e della regolamentazione nonché attraverso la valutazione della funzionalità, affidabilità e coerenza del complessivo Sistema dei Controlli Interni delle Società del Gruppo. I servizi di consulenza si concretano nel prestare supporto agli Organi di Governo delle singole Società del Gruppo, nella definizione dell assetto dei controlli interni, formulando proposte di miglioramento ai processi di controllo, di gestione dei rischi e di corporate governance. La Direzione Controlli nell ambito della Direzione Controlli della Capogruppo sono accentrate la Funzione di Controllo dei Rischi e la Funzione di Conformità alle Norme. La Funzione di Controllo dei Rischi è affidata al Servizio Risk Management che ha il compito di presidiare i processi di governo, misurazione e controllo dei rischi cui il Gruppo è esposto, in coerenza con le strategie e le politiche definite dagli Organi Amministrativi. Nell ambito delle proprie attribuzioni il Servizio Risk Management ha il compito di: assicurare l attività di misurazione e controllo dei rischi, supportando le funzioni preposte nella definizione di parametri e modalità di valutazione delle prestazioni in termini di rischio/rendimento; supportare l Organo con Funzione di Gestione e le strutture preposte nel monitoraggio e nella gestione dei rischi, definendo e sviluppando adeguati modelli di risk management e strumenti di misurazione e controllo dei rischi, verificandone, in modo sistematico e continuativo, l adeguatezza e la rispondenza alla normativa di riferimento ed ai limiti operativi; verificare la conformità dei profili di rischio rispetto ai limiti stabiliti; proporre, di concerto con la Direzione Finanza, un sistema di limiti di VaR e limiti operativi su altre metriche, effettuare il monitoraggio del rispetto dei suddetti limiti e proporre le azioni di mitigazione e di supporto per le operazioni di rientro di eventuali sconfini dei limiti definiti; garantire all Organo con Funzione di Gestione la produzione di reporting sui diversi profili di rischio; 10

11 assicurare gli adempimenti previsti da Basilea con particolare riguardo al processo interno di autovalutazione dell adeguatezza patrimoniale (ICAAP) e di Informativa al Pubblico (c.d. III Pilastro); assicurare il monitoraggio continuo dell evoluzione degli indicatori di rischio di credito relativi al portafoglio crediti; segnalare con tempestività alle funzioni preposte alla gestione del rischio di credito, il presentarsi di fenomeni indicatori di un deterioramento della qualità creditizia sui diversi segmenti/portafogli di rischio; predisporre un reporting periodico di sintesi per l Organo con Funzione di Supervisione Strategica, l Organo con Funzione di Gestione, ed il Comitato Rischi con l evidenza delle situazioni di anomalia del credito e dell evoluzione nel tempo del rischio di credito; partecipare alla definizione e all attuazione del RAF; dare pareri preventivi sulla coerenza al RAF delle operazioni di maggior rilievo; analizzare i rischi dei nuovi prodotti e servizi e di quelli derivanti dall ingresso in nuovi mercati. La gestione del rischio di non conformità alle norme è affidata al Servizio Compliance che ha il compito di assicurare l adeguatezza delle procedure interne a prevenire la violazione di norme di etero-regolamentazione (ad esempio leggi e regolamenti) e di autoregolamentazione applicabili al Gruppo. Il Servizio, nell ambito della gestione del rischio di non conformità alle norme, opera direttamente o per il tramite di Presidi Specialistici. Con riferimento agli ambiti normativi ritenuti più rilevanti (presidio diretto), la funzione di compliance ha il ruolo di individuare e valutare i rischi di non conformità, proporre gli interventi funzionali alla loro mitigazione, valutare in via preventiva la conformità dei nuovi prodotti e servizi, prestare consulenza e dare pareri agli organi di vertice ed alle unità operative, monitorare, anche mediante l utilizzo dei flussi informativi provenienti dalle altre funzioni di controllo, il rispetto delle condizioni di conformità. Per tutti gli altri ambiti normativi, applicabili alla Banca e che presentano rischi di non conformità, sono state individuate Funzioni Specialistiche dotate delle necessarie competenze a cui sono affidati i compiti della funzione di compliance, ferma restando la responsabilità del Servizio Compliance di esprimere una autonoma valutazione del rischio di non conformità e dell adeguatezza delle procedure di gestione adottate. La Funzione Antiriciclaggio è svolta dal Servizio Antiriciclaggio che svolge in modo accentrato anche per conto delle altre Società del Gruppo destinatarie degli obblighi previsti dal d.lgs. 231/2007 le attività deputate a prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Nell ambito del sistema di presidio dei rischi, la Capogruppo si è dotata di un Comitato Nuovi Prodotti che è un organo collegiale che presidia il processo di realizzazione di nuovi prodotti e la manutenzione del profilo di rischio di quelli già esistenti, assicurando che siano vagliati gli aspetti legali e fiscali, di rischio e di business e che la proposta sia coerente con le strategie aziendali e le politiche di brand. Il Comitato Nuovi Prodotti valuta la sostenibilità economica del progetto ed il rapporto costi/benefici. Governo dei Rischi Con specifico riferimento al Risk Appetite Framework il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti di rischio quale strumento gestionale volto a disciplinare l assunzione dei rischi aziendali ed a guidare il ripristino di condizioni di normalità nel caso di superamento dei valori soglia. Esso è definito in relazione alla disponibilità patrimoniale di Istituto ed alla sua propensione al rischio e rappresenta in tal senso un fattore di raccordo tra la propensione al rischio e l operatività 11

12 corrente, costituendo così un elemento a garanzia della coerenza tra gli orientamenti strategici in termini di rischio definiti dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica ed il processo di assunzione dei rischi. Il sistema dei limiti di rischio è finalizzato quindi: alla definizione e al rispetto di vincoli alla destinazione d uso dei mezzi patrimoniali tenendo conto anche dei limiti di risk tolerance definiti; a tradurre gli obiettivi definiti in sede di pianificazione strategica e/o di budget in coerenti modalità di allocazione dei mezzi patrimoniali disponibili con riferimento ai più rilevanti portafogli ed aree di operatività del business bancario; a rafforzare ed affinare progressivamente il controllo sui rischi caratterizzanti sia le attività tradizionali sia quelle di nuova attivazione. La responsabilità del rispetto di ciascun limite è assegnata a specifiche funzioni/organi aziendali. Il processo di definizione del complessivo sistema dei limiti prevede una verifica e revisione con periodicità di norma annuale, nonché al verificarsi di eventi in grado di modificare sostanzialmente l esposizione ai rischi e/o la dotazione patrimoniale disponibile. Questi limiti sono oggetto di monitoraggio, controllo e reporting a cura delle funzioni titolari dei controlli di primo e di secondo livello. Secondo quanto previsto dal Titolo V, Capitolo V della Circolare 263/2006 Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale delle banche, il Gruppo si è dotato di un sistema di limiti di propensione al rischio, con riferimento alle esposizioni a rischio verso i Soggetti Collegati (esponenti aziendali, società controllate o sottoposte a influenza notevole, relativi soggetti connessi). Categorie di rischio monitorate e gestite dal Gruppo Carismi Il Gruppo ha provveduto ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposto in futuro, avuto riguardo alla propria operatività ed ai mercati di riferimento. Di seguito si sintetizzano i rischi ritenuti rilevanti per il Gruppo: Rischi di primo pilastro: rischio di credito; rischio di controparte; rischio di aggiustamento della valutazione del credito; rischio di mercato; rischio operativo; Rischi di secondo pilastro: rischio di concentrazione single name e geosettoriale; rischio di tasso di interesse (banking book); rischio residuo (CRM); rischio di liquidità 2 ; 2 Basilea 3 ha previsto requisiti e sistemi di supervisione del rischio di liquidità, incentrati su un requisito di liquidità a breve termine (Liquidity Coverage Ratio LCR) e su una regola di equilibro strutturale a più lungo termine (Net Stable 12

13 rischio di una leva finanziaria eccessiva (requisito regolamentare dal 1/1/2018); rischi connessi con l assunzione di partecipazioni; rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati; rischio informatico; rischio derivante da esternalizzazione; rischio strategico; rischio reputazionale; rischio di compliance; Il Gruppo ha identificato i rischi rilevanti seguendo una logica di proporzionalità, tenendo conto quindi del livello di rilevanza che gli stessi assumono nell ambito della propria operatività. Tramite l analisi della normativa contenuta nella Circolare 285 (che recepisce le disposizioni di vigilanza per le banche in via funzionale all avvio dell applicazione degli atti normativi comunitari regolamento CRR e Direttiva CRD IV), sono emersi ulteriori rischi non considerati rilevanti, e quindi non oggetto di apposito approfondimento (in termini di presidio e di modalità di gestione) all interno del processo di valutazione di adeguatezza patrimoniale del Gruppo (processo ICAAP), inviato annualmente a Banca d Italia entro il 30 aprile. Gli ulteriori rischi sono: rischio derivante da cartolarizzazione; rischio di modello; rischio paese; rischio di trasferimento e rischio sovrano; rischio su prestiti in valuta estera; rischio connesso alla quota di attività vincolate; rischio derivante dall'ambiente macroeconomico in cui la banca opera anche con riferimento all'andamento del ciclo economico; rischi connessi con l'attività di banca depositaria di OICR; rischio derivante da operazioni su obbligazioni bancarie garantite; rischio base. Segue la presentazione, per ciascuna categoria di rischio sopra richiamata, dei relativi obiettivi e politiche di gestione. Rischi di primo Pilastro Rischio di credito Definizione e obiettivi È il rischio che un debitore non adempia alle proprie obbligazioni, anche parzialmente, o che il suo merito creditizio subisca un deterioramento. Funding Ratio NSFR), oltre che ai principi per la gestione e supervisione del rischio di liquidità a livello di singola istituzione e di sistema. 13

14 Il Gruppo Carismi persegue obiettivi di politica creditizia che mirano a: limitare gli impatti economici sul portafoglio crediti dei fenomeni di insolvenza; declinare l operatività creditizia coerentemente con la definizione annuale del risk appetite; definire obiettivi di monitoraggio del credito sulla base di livelli minimi di qualità del credito erogato; sostenere lo sviluppo socio-economico del territorio di riferimento, nell ambito dei vincoli qualitativi attesi, ponendo particolare attenzione alle famiglie e alle piccole e medie imprese; diversificare il portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su singole controparti ovvero gruppi di controparti connesse. Politiche di gestione del rischio Il modello organizzativo del Gruppo in materia creditizia discende dagli indirizzi definiti dalla Capogruppo, nell esercizio delle proprie funzioni di coordinamento e controllo. Ai sensi di quanto previsto dalla normativa di vigilanza in materia di sistema di controlli interni ed assunzione dei rischi, il Gruppo Carismi ha declinato in apposita normativa interna le proprie politiche creditizie, sottoposte all approvazione del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo e soggette a revisione con cadenza almeno biennale e comunque, sulla base di tempistiche inferiori, nel caso di ridefinizione delle linee strategiche e di business, cambiamenti sostanziali del mercato di riferimento e ridefinizione del modello operativo e distributivo. La politica del credito del Gruppo Carismi si avvale di una accurata analisi del merito creditizio delle controparti in modo da assumere posizioni di rischio coerenti con il livello atteso di rischiosità del portafoglio creditizio, così come definito nei processi di definizione del risk appetite della banca. Al fine di perseguire l obiettivo di ottimizzare la qualità del credito e minimizzare il costo complessivo del rischio il Gruppo: utilizza approcci metodologici qualitativi e quantitativi per la valutazione e monitoraggio del merito creditizio delle controparti; tali metodologie sono implementate tramite specifiche procedure informatiche a supporto; definisce la struttura degli Organi Deliberanti e dei meccanismi di delega interna; predispone il monitoraggio dell andamento dei rapporti affidati attraverso la responsabilità e l esecuzione dei controlli; assicura il rispetto dei limiti operativi contenuti nel RAF. Le scelte di diversificazione e frazionamento del portafoglio crediti sono in grado, combinati con la selezione individuale dei debitori e delle operazioni, di ridurre l esposizione complessiva al rischio; tale impostazione rientra nella logica di gestione a cui il Gruppo Carismi intende improntare la propria attività creditizia. Le facoltà di erogazione del credito sono delegate in misura proporzionalmente crescente, dalla rete verso gli Organi Centrali, allo scopo di sfruttare le conoscenze legate al territorio, mantenendo competenze sempre più specialistiche presso le strutture accentrate. Il rating del cliente discrimina ulteriormente i livelli di autonomia riducendoli progressivamente in funzione della crescente rischiosità. 14

15 Processi e strumenti di gestione e controllo Sono stati implementati sistemi di gestione, misurazione e controllo agendo su due direttrici, quella inerente l implementazione dei processi di erogazione, funzionali alla concessione di affidamenti alla clientela, e quella attinente ai processi di monitoraggio, volti ad individuare la clientela in deterioramento e ad attivare azioni a presidio dell aumentato rischio per indirizzare le opportune azioni correttive e quantificare la dotazione patrimoniale di cui il Gruppo deve disporre per fronteggiare i rischi stessi. Il modello di gestione adottato dalla Banca prevede un analisi del rischio di credito e delle sue componenti ed identifica la rischiosità associata al portafoglio creditizio, sia relativamente al portafoglio performing che a quello non performing. A tal fine il Gruppo si avvale di diverse metodologie e strumenti di misurazione e controllo: monitoraggio andamentale del portafoglio crediti, sistemi di scoring/rating interno. Il Gruppo adotta un modello di rating interno a fini gestionali che supporta le politiche creditizie, il monitoraggio dei crediti, il pricing, la definizione del modello di portafoglio sul credito e più in generale ogni processo di analisi delle posizioni creditizie. Per quanto attiene alle politiche creditizie, sono state introdotte autonomie per il segmento imprese (corporate e small business) differenziate in base al rating assegnato. Inoltre, il rating viene utilizzato per il calcolo, a livello di singolo cliente, del Risk Adjusted Performance Measures (RAPM) quale misura sintetica di redditività degli impieghi da utilizzare per valutare l adeguatezza del pricing dei rapporti a breve termine. Vengono definiti inoltre reportistiche periodiche ai Vertici Aziendali in merito all andamento del portafoglio Crediti. In seguito alla revisione della disciplina sul Sistema dei controlli interni, contenuta nella Circolare di Banca d Italia n. 285/2013, la Funzione di Controllo dei Rischi è chiamata a verificare il processo del credito con particolare riguardo alla fase del monitoraggio andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell efficacia ed efficienza dell attività di recupero del credito deteriorato. Il controllo andamentale delle posizioni creditizie viene svolto: a) in via continuativa dalle agenzie e filiali che gestiscono le posizioni stesse con riferimento alle anomalie rilevate giornalmente ed alle posizioni segnalate dalle procedure di monitoraggio; b) per le agenzie in co-responsabilità con la filiale da cui dipendono gerarchicamente; c) dalla struttura centrale Crediti che ha il compito di coordinare le diverse attività relative al monitoraggio della qualità del credito e di gestire le posizioni ad incaglio, a sofferenza e ristrutturate. Principali strutture di gestione e controllo Il processo del credito coinvolge una pluralità di strutture organizzative della Direzione Generale. La filiera del credito a fine esercizio 2015 si componeva essenzialmente delle seguenti Direzioni: la Direzione Concessione Crediti che sovrintende la gestione globale degli affari inerenti gli impieghi attraverso l analisi del merito creditizio, della valutazione del rischio, del 15

16 perfezionamento delle operazioni e degli adempimenti relativi, al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati nel rispetto delle vigenti normative; la Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici che presidia il processo creditizio nella fase di andamento anomalo e di recupero del credito e coordina la fase del monitoraggio andamentale, della classificazione, degli accantonamenti e dell attività di recupero del credito deteriorato. La Direzione decide, nei limiti di autonomia, in merito a transazioni che implicano perdite su posizioni creditizie; La Direzione Concessione Crediti si articola nelle seguenti unità operative: Servizio Grandi Clienti, che sovraintende ai rapporti con il segmento Grandi Clienti, predisponendo l istruttoria delle proposte di fido e monitorando costantemente l andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Clientela Corporate, che sovrintende alla raccolta delle domande ed all istruttoria e concessione delle pratiche di fido per il segmento Corporate, effettua la gestione delle autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora l andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla clientela Corporate, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Clientela Small e Retail, sovrintende alla raccolta delle domande ed all istruttoria e concessione delle pratiche di fido per il segmento Retail, effettua la gestione delle autorizzazioni a sconfini/debordi entro la propria autonomia e monitora l andamento dei volumi, la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi alla clientela Small e Retail, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi prefissati. Servizio Mutui e Crediti Speciali, che cura gli adempimenti operativi e formali connessi all erogazione dei crediti a medio e lungo termine nonché gli adempimenti relativi al perfezionamento dei mutui ipotecari, con presidio delle garanzie ipotecarie ed effettua le attività di gestione post-erogazione e periodica delle operazioni di credito agevolato/convenzionato. La Direzione Monitoraggio e Crediti Problematici si articola nelle seguenti unità operative: Servizio Monitoraggio Crediti, che gestisce l insieme di attività finalizzate a garantire la regolarità del rapporto di credito instaurato con la controparte, adottando le azioni gestionali richieste per riportare il rapporto in condizioni di regolarità ovvero le azioni richieste a tutela dei diritti dell Istituto. Servizio Gestione Incagli e Past Due, che promuove le iniziative di rinegoziazione e ristrutturazione delle posizioni creditizie che presentano arretrati e sconfinamenti significativi, e gestisce direttamente le posizioni da past due ad incaglio. Servizio Crediti Ristrutturati e Sofferenze, che cura la gestione delle posizioni classificate a ristrutturato e delle posizioni a contenzioso. Tale articolazione organizzativa è stata superata nel corso del primo trimestre 2016 prevedendo una specifica funzione per il monitoraggio dei crediti non deteriorati. Politiche di copertura e di attenuazione del rischio La disciplina regolamentare (CRR, Parte Tre, Titolo II, Capo 4) consente alle banche di fare ricorso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Credit Risk Mitigation CRM), indipendentemente dalla metodologia adottata per il calcolo del requisito patrimoniale relativo a 16

17 tale tipologia di rischio 3. In tale ottica dunque, il Gruppo si è avvalso di tecniche mirate alla mitigazione dei rischi di credito che, essenzialmente, consistono nell assunzione di adeguate garanzie a supporto delle operazioni poste in atto, ed ha emanato un regolamento delle Tecniche di CRM che integra la normativa vigente in tema di garanzie, definendo in un unico repository le linee guida alle quali le strutture del Gruppo devono attenersi per l acquisizione e la gestione di strumenti idonei ai fini prudenziali alla mitigazione del rischio di credito. L utilizzo delle diverse forme di protezione del credito e la possibilità di associare le stesse ad una riduzione del requisito patrimoniale a fronte del calcolo dell attivo a rischio, prevede l adeguamento costante delle politiche creditizie aziendali al mutato quadro di riferimento regolamentare. Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dalla Banca sono quelle riconosciute dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale (unfunded). Nell ambito degli strumenti di protezione del credito di tipo reale: le garanzie reali finanziarie hanno come oggetto: contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Cassa), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali, prestate attraverso contratti di pegno; le garanzie ipotecarie hanno ad oggetto le seguenti tipologie di immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa: immobili residenziali e non residenziali (art. 208 CRR). Infine, affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, sono state realizzate delle implementazioni finalizzate a valutare in modo adeguato i requisiti di validità delle garanzie ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali. Tali requisiti devono essere verificati al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito e devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. L affinamento delle attività di gestione (accentramento, perfezionamento e archiviazione) e di monitoraggio delle garanzie è promosso anche nell ottica di meglio presidiare il rischio residuo ossia il rischio che le tecniche riconosciute per l attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla Banca risultino meno efficaci del previsto. Nel calcolo del requisito patrimoniale relativo alle esposizioni creditizie assistite da garanzie finanziarie idonee, la Banca adotta il metodo integrale (v. art 223 CRR) per la globalità delle 3 La normativa di Vigilanza prevede che le banche mantengano costantemente quale requisito patrimoniale un ammontare dei fondi propri pari almeno all 8% delle esposizioni ponderate per il rischio (RWA). Il valore delle esposizioni ponderate per il rischio è determinato mediante la suddivisione delle stesse a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto, applicando poi a ciascun portafoglio coefficienti di ponderazione diversificati tenendo conto anche dell esistenza di strumenti di protezione del rischio di credito riconosciuti ai fini regolamentari. Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a copertura del rischio di credito il Gruppo adotta il metodo standardizzato che presuppone quanto di seguito: suddivisione delle esposizioni in diverse classi (portafogli), a seconda della natura della controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di quest ultimo (segmentazione effettuata per le segnalazioni di vigilanza); applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati (RWA); determinazione del requisito patrimoniale pari a RWA * 8%. Con riferimento alla metodologia standardizzata per il calcolo dell assorbimento patrimoniale per il rischio di credito, la Cassa ha deciso di utilizzare il rating unsolicited dell agenzia esterna per la valutazione del merito creditizio (ECAI) DBRS per le posizioni appartenenti al portafoglio Esposizioni verso Amministrazioni centrali e banche centrali. 17

18 esposizioni. In tale approccio, l ammontare dell esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito. Il valore dell esposizione e quello della garanzia sono corretti per tenere conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambi gli importi devono essere applicate adeguate rettifiche per volatilità. A meno che non si tratti di contante, il valore dell esposizione corretto per la volatilità sarà maggiore di quello dell esposizione originaria, viceversa per la garanzia. Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente. Alla luce del Regolamento UE n. 575/2013 (CRR Parte Tre, Titolo II, Capo 4, art. 208) i beni immobili si considerano come garanzie reali ammissibili solo se gli enti sorvegliano il valore dell'immobile frequentemente (almeno una volta all'anno per gli immobili non residenziali e una volta ogni tre anni per gli immobili residenziali) e la valutazione dell'immobile viene rivista nel caso in cui il valore dell immobile diminuisca in misura rilevante in relazione ai prezzi generali del mercato. Per quanto concerne i metodi per sorvegliare il valore dell'immobile e individuare gli immobili che necessitano di una rivalutazione, le banche possono utilizzare anche strumenti di valutazione statistici. Rischio di controparte Definizione Il rischio di controparte è una fattispecie del rischio di credito, relativo a perdite derivanti dal fatto che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, come meglio di seguito specificati, risulti inadempiente prima del regolamento della stessa ed è correlato a quegli strumenti finanziari che presentano un valore positivo al momento dell insolvenza della controparte. Gli strumenti finanziari che determinano tale rischio presentano le seguenti caratteristiche: generano una esposizione pari al loro fair value positivo; hanno un valore di mercato che evolve nel tempo in funzione delle variabili di mercato sottostanti; generano uno scambio di pagamenti oppure lo scambio di strumenti finanziari o merci contro pagamenti. Il trattamento prudenziale del Rischio di Controparte si applica alle seguenti tipologie di strumenti finanziari: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC Over The Counter); operazioni SFT (Securities Financing Transactions) quali: pronti contro termine attivi e passivi su titoli o merci, operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margine; operazioni con regolamento a lungo termine (LST - Long Settlement Transactions) quali: transazioni a termine nelle quali una controparte si impegna a consegnare (ricevere) un titolo, una merce o una valuta estera contro il ricevimento (consegna) di contante, altri strumenti finanziari o merci con regolamento a una data contrattuale definita, successiva rispetto a quella prevista dalla prassi di mercato per le transazioni della medesime specie. Il perimetro di misurazione del Rischio di Controparte fa riferimento alle posizioni detenute nell intero bilancio del Gruppo. 18

19 Nella quantificazione dell esposizione al rischio di controparte, il Gruppo utilizza, ai fini regolamentari, la metodologia del valore di mercato (Art.274 Reg.UE 575/2013) per le esposizioni in strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC) e le operazioni con regolamento a lungo termine (LST), che consiste nella determinazione dell esposizione corrente e potenziale, utilizzando il valore di mercato come esposizione attuale dello strumento e l impostazione regolamentare per rappresentare, in modo semplificato, l esposizione creditizia potenziale futura. Con riferimento, invece, alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci e alle operazioni di concessione o assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT), il Gruppo adotta il metodo integrale con l applicazione delle rettifiche standard di vigilanza (Art.223 e 224 Reg.UE 575/2013) per tener conto della relativa volatilità. Per ulteriori dettagli quantitativi sul rischio di controparte e sui relativi processi di gestione si veda in seguito il capitolo Esposizione al rischio di controparte. Rischio di aggiustamento della valutazione del credito (CVA) Definizione Per "aggiustamento della valutazione del credito" o "CVA" si intende una correzione della valutazione di mercato delle operazioni in strumenti che rientrano nel perimetro del rischio controparte. Tale requisito riflette l aggiustamento del valore di mercato alla base della quantificazione del rischio per rifletterne le valutazioni relative a movimenti sfavorevoli del merito creditizio delle controparti. Rischio di mercato Definizione e obiettivi Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di mercato quanto riportato nel Regolamento (UE) N. 575/2013 Parte Tre, Titolo IV ovvero il rischio riferito a variazioni di valore di uno strumento finanziario o di un portafoglio di strumenti finanziari connessi alle variazioni inattese dei fattori di rischio mercato, con specifico riferimento alle posizioni del portafoglio di negoziazione. Il Gruppo suddivide il rischio di mercato nelle seguenti categorie di rischio: rischio di posizione, che esprime il rischio che deriva dalle oscillazioni del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all andamento del mercato e alla solvibilità della società emittente; rischio di cambio e di investimenti in valuta, che esprime il rischio di subire perdite per effetto di avverse variazioni dei corsi delle divise estere; rischio di regolamento, che si determina qualora la controparte di una transazione dopo la scadenza del contratto non abbia adempiuto alla propria obbligazione; rischio di concentrazione, che esprime il rischio derivante dal livello di concentrazione delle controparti; rischio di posizione su merci, rischio derivante da oscillazioni dei prezzi delle merci. 19

20 Politiche di gestione del rischio Nell ambito del portafoglio titoli di proprietà rientrano nel monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di mercato unicamente gli strumenti finanziari classificati nel portafoglio di negoziazione di vigilanza. Il sistema gestionale di misurazione dei rischi di mercato è utilizzato per la definizione di limiti operativi, per il monitoraggio del rispetto di tali limiti e la gestione degli eventuali sconfinamenti. Il VAR è il principale indicatore gestionale utilizzato a tali fini e viene quantificato separatamente distinguendo il trading book dal banking book. Il VAR esprime sinteticamente la massima perdita potenziale sulle posizioni in essere, in un orizzonte temporale di 10 giorni e con un livello statistico di confidenza del 99%. Il monitoraggio del rischio mediante tale metrica è effettuato con cadenza giornaliera dal Servizio Risk Management. Con riferimento quindi al portafoglio di trading, la Cassa si è dotata, oltre che di un sistema di limiti che prevede massimali in termini di rischiosità (VaR), di ulteriori limiti operativi che riguardano quantità e tipologie di strumenti finanziari detenibili, oltre che di massima perdita accettabile. Al riguardo, il Servizio Risk Management predispone regolarmente la relativa reportistica prevedendo un flusso informativo quotidiano per la misurazione del VaR e un report mensile sui limiti di quantità/tipologie di strumenti finanziari detenibili e sulla massima perdita accettabile. Principali strutture di gestione e controllo Il profilo di rischio relativo alla gestione finanziaria è deliberato dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica che, in sede di approvazione della normativa interna (tra cui il Regolamento Attività Finanziarie, Tesoreria e Cambi) stabilisce: la struttura dei portafogli, i criteri per la classificazione nei medesimi degli strumenti finanziari, le relative politiche di gestione; i massimali operativi concessi alle controparti autorizzate, suddivise in base alle tipologie di utilizzo; le linee guida per il pricing relativo al fair value degli strumenti non quotati e dei derivati over the counter; il sistema dei limiti quantitativi e qualitativi e delle facoltà delegate in materia di operatività finanziaria; le politiche di assunzione, misurazione e gestione dei rischi. L Organo con Funzione di Gestione traduce gli obiettivi ed i vincoli strategici deliberati dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica in linee operative che dovranno essere attuate dalla Direzione Finanza. Il Comitato Finanza, quale organo collegiale interno consultivo, formula i principi e gli indirizzi strategici in materia di Finanza di Proprietà, Servizi di Investimento e Liquidità della Banca, e i suoi compiti sono declinati in un apposito regolamento. Il Servizio Tesoreria e Finanza di proprietà è responsabile della gestione degli strumenti finanziari detenuti per la negoziazione, dei risultati economici prodotti e dell assorbimento di capitale generato dall operatività assunta nell ambito dei limiti e delle deleghe fissati dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica. Il modello di governance e gestione dei rischi di mercato della Banca prevede inoltre l intervento di strutture esterne alla Direzione Finanza per attività di monitoraggio, controllo e segnalazione. 20

21 In particolare: il Servizio Back Office esercita funzioni di monitoraggio di primo livello del rispetto dei limiti quantitativi e qualitativi stabiliti per il portafoglio di proprietà e l attività in cambi; la Funzione di Controllo dei Rischi ha una specifica attribuzione di monitoraggio dei limiti definiti in termini di Value at Risk (VAR). L attività di controllo della gestione dei rischi finanziari, volta all individuazione delle tipologie di rischi, alla definizione e implementazione delle metodologie di misurazione degli stessi e al controllo dei limiti operativi, è svolta dalla Funzione di Controllo dei Rischi. In caso di sconfinamento dei limiti operativi, è previsto un processo per il rientro nei limiti delegati, con il coinvolgimento della Direzione Finanza, della Direzione Controlli e dell Organo con Funzione di Gestione. Metodo di misurazione Il Gruppo determina il requisito patrimoniale a fronte del rischio di mercato utilizzando la metodologia standard prevista dalla CRR, che prevede il calcolo dell assorbimento patrimoniale sulla base del c.d. approccio a blocchi, secondo il quale il requisito complessivo è dato dalla somma dei requisiti di capitale determinati a fronte dei singoli rischi di mercato (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), ciascuno dei quali è identificato e misurato secondo i criteri stabiliti dalla vigilanza regolamentare. Per tutte le esposizioni si fa riferimento alla struttura dei fattori di ponderazione previsti dalla normativa per la metodologia standardizzata. Politiche di copertura e di attenuazione Il presidio dei livelli di rischio generati dall operatività sui mercati finanziari prevede la definizione di una struttura dei limiti, contenuti nel Risk Appetite Framework, capace di assicurare un coerente raccordo tra le linee di indirizzo formulate dal Consiglio di Amministrazione e l operatività corrente. Rischio operativo Definizione L operational risk management è una componente della strategia di gestione integrata dei rischi che mira al contenimento della rischiosità complessiva anche attraverso la prevenzione di fenomeni di propagazione e trasformazione dei rischi stessi. I rischi operativi, che costituiscono una famiglia di rischio molto eterogenea, in quanto rischi non finanziari, non sono tipici dell attività bancaria e si differenziano dalle altre tipologie di rischi bancari, in quanto non sono direttamente correlati ad un ritorno atteso ma la loro esistenza è implicita nello svolgimento dell attività aziendale. L origine di tali rischi può essere sia interna sia esterna e gli impatti e le frequenze con cui si manifestano non sono sempre collegati alle casistiche di perdita operativa che si sono registrate nella propria realtà aziendale. Il rischio operativo è il rischio di subire perdite derivanti dall inadeguatezza o disfunzione delle procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Non rientrano in tale definizione il rischio strategico e il rischio reputazionale, mentre è ricompreso il rischio legale, inteso come rischio che deriva dalla violazione di leggi ed altre normative, dal mancato rispetto delle responsabilità contrattuali ed extra-contrattuali, nonché da altre controversie che si possono verificare con le controparti nello svolgimento dell operatività. 21

22 Le fonti principali di manifestazione del rischio operativo sono: la scarsa affidabilità in termini di efficacia/efficienza - dei processi operativi, le frodi interne ed esterne, gli errori operativi, il livello qualitativo della sicurezza fisica e logica, l inadeguatezza dell apparato informatico rispetto al livello dimensionale dell operatività, il crescente ricorso all automazione e l esternalizzazione di funzioni aziendali quando non adeguatamente configurate e presidiate, l eccessiva concentrazione del numero di fornitori, l adozione di cambiamenti di strategia, la presenza di non corrette politiche di gestione e formazione del personale ed infine gli impatti sociali ed ambientali. Politiche di gestione del rischio e struttura organizzativa La gestione del rischio operativo prende a riferimento diversi driver, tra cui la dimensione, l articolazione organizzativa nonché la natura e complessità delle operazioni della banca. In tale contesto il Gruppo promuove una sempre maggiore cultura interna del rischio operativo e dei controlli funzionali alla sua gestione, che unita all implementazione di un sistema di reporting interno e alla disponibilità di piani di emergenza, costituiscono gli elementi su cui basare una efficace gestione dei rischi di natura operativa. Il Gruppo Carismi dispone di una policy di gestione del rischio operativo, due manuali metodologici per processo di raccolta dei dati di perdita operativa (Loss Data Collection) e di autovalutazione del rischio operativo (Risk Self Assessment) sui processi aziendali. Nell ambito di tale framework, nel corso dell esercizio, è stata sviluppata l attività di Risk Self Assessment su tutte le Unità Operative della Banca ed è proseguita per il quarto anno l attività di raccolta delle perdite operative. Obiettivo del progetto di gestione dei rischi operativi è quello di dare rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative effettive, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono derivare dall operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Le metodologie seguite, sia RSA che LDC hanno fornito utili indicazioni per l individuazione dei rischi potenziali a cui la Cassa potrebbe essere esposta. La Funzione di Controllo dei Rischi è responsabile dell attività di gestione e monitoraggio del rischio operativo. Sistemi di misurazione e reporting Ai fini della determinazione del requisito in materia di fondi propri per il rischio operativo il Gruppo adotta il metodo Base. Il metodo Base prevede che suddetto requisito sia calcolato applicando il coefficiente regolamentare del 15% alla media triennale dell indicatore rilevante, registrato sulle ulltime tre osservazioni a fine esercizio. Nello specifico la normativa di riferimento è quella prevista dagli articoli 315 e 316 della CRR. Il Gruppo ha calcolato il proprio indicatore rilevante come la somma degli elementi riportati nella tabella 1 dell art. 316 della CRR. Nell ambito delle attività di monitoraggio e reporting sono previsti i seguenti report, prodotti dalla Funzione di Controllo dei Rischi, e indirizzati ai Vertici Aziendali: un report annuale sui risultati del processo di Risk Self Assessment, con le eventuali criticità emerse e le possibili azioni di mitigazione e prevenzione da definire o in essere; un report trimestrale con gli eventi di perdita operativa raccolti tramite il processo di Loss Data Collection e che evidenzi le eventuali criticità emerse. Politiche di copertura e di attenuazione E possibile individuare quattro fattori di rischio, che sono: i processi interni; le risorse umane; le applicazioni informatiche; i fattori esterni. 22

23 Nell intervenire sui fattori, la Banca cerca di prevenire i rischi operativi attraverso adeguati presidi organizzativi finalizzati a limitare la frequenza delle perdite ovvero a ridurne l impatto. Su ognuno di questi fattori il Gruppo cerca di intervenire, attraverso adeguati presidi organizzativi per limitare la frequenza delle perdite o per ridurne l eventuale impatto. Rischi di secondo Pilastro Rischio di concentrazione single name e geosettoriale Definizione Il rischio di concentrazione deriva da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti connesse (i.e. concentrazione single name) e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica (i.e. concentrazione geo-settoriale). Il presidio continuativo delle posizioni di rischio rilevante è svolto dal Servizio Concessione Crediti al fine di individuare eventuali andamenti anomali, rilevando e segnalando tempestivamente ai gestori delle posizioni stesse ogni elemento che possa indicare irregolarità, patologia o deterioramento. Al Servizio Grandi Clienti spetta il compito di monitorare costantemente la qualità, le caratteristiche e la composizione degli impieghi ai c.d. Grandi Clienti, verificandone la coerenza con gli indirizzi e gli obiettivi fissati. L individuazione delle Grandi Esposizioni è demandata sia al Servizio Bilancio in fase di segnalazione che alla Direzione Concessione Crediti in fase di concessione. Sistemi di misurazione e reporting Il sistema di misurazione della componente single name del rischio di concentrazione consiste nell approccio semplificato regolamentare basato sull indice di Herfindahl (Circolare della Banca d Italia n. 285/2013, Parte prima, Titolo III, Allegato B). Per quanto riguarda la componente geo-settoriale, il Gruppo ha calcolato l assorbimento di capitale utilizzando la metodologia sviluppata in sede di associazione di categoria - ABI. Con riferimento al rischio di concentrazione, la cassa si è dotata all interno del Risk Appetatite Framework di limiti operativi ed early warning, oggetto di monitoraggio da parte del Servizio Risk Management e di reportistica per l Alta Direzione e per l Organo con Funzione di Supervisione Strategica. Politiche di copertura e di attenuazione Al fine di fronteggiare l esposizione al rischio di concentrazione, il Gruppo ha ritenuto opportuno un adeguamento degli attuali sistemi di gestione e controllo nelle due fasi fondamentali del processo del credito: quella dell affidamento, in particolare in sede di assunzione di rischi rilevanti; quella del monitoraggio continuativo della qualità delle esposizioni creditizie in essere, soprattutto di maggior ammontare e della composizione dei gruppi di clienti connessi, anche al fine della corretta segnalazione delle Grandi Esposizioni. Le Grandi Esposizioni sono oggetto di segnalazione a Banca d Italia con cadenza trimestrale a cura del Servizio Bilancio. Ai fini della gestione e del controllo del rischio di concentrazione, i rischi rilevanti sono rappresentati dalle c.d. Grandi Esposizioni, in aggiunta a tutte le posizioni di rischio che hanno dimensioni tali da poter avere impatti significativi sulla tenuta patrimoniale della Cassa, indipendentemente dai limiti previsti a fini regolamentari. 23

24 Rischio tasso di interesse sul portafoglio bancario Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse relativamente alle attività diverse dalla negoziazione. Il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si riferisce alle posizioni incluse nel banking book, ossia le posizioni relative alla tipica attività commerciale della Cassa. Il rischio di tasso di interesse deriva quindi dall attività caratteristica di trasformazione delle scadenze derivante dalle attività e dalle passività con impatto sul margine di interesse. Sistema di misurazione e reporting Il Gruppo determina il capitale economico a fronte del rischio di tasso di interesse facendo riferimento alle variazioni annuali dei tassi di interesse registrati in un periodo di osservazione di 6 anni, considerando alternativamente il 1 percentile (ribasso) o il 99 percentile (rialzo). Il Gruppo effettua trimestralmente il monitoraggio dell esposizione al rischio in oggetto utilizzando l algoritmo semplificato proposto da Banca d Italia (Circ. 285, Parte I, Titolo III, Capitolo 1, Allegato C), ovvero in termini di riduzione del valore economico del Gruppo a fronte di uno shift parallelo nei tassi di interessi di +/-200 punti base, sulla base di fattori di ponderazione standard associati a 14 fasce temporali. Il modello di monitoraggio adottato copre le attività e le passività esposte al rischio di interesse comprese nel portafoglio bancario ed è focalizzato sulla valutazione degli impatti di variazioni potenziali dei tassi sul valore economico del patrimonio dell Istituto. Il Servizio Risk Management predispone la reportistica per gli Organi aziendali e definisce i criteri di rappresentazione dei singoli report. Politiche di copertura e di attenuazione Per attenuare l esposizione al rischio di tasso, il Servizio Risk Management effettua attività di monitoraggio delle soglie di sorveglianza approvate dall Organo con Funzione di Supervisione Strategica, che sono aggiornate in relazione ad occorrenza in relazione alle variazioni delle condizioni di mercato. Tali soglie rappresentano i valori di attenzione al fine di mantenere entro livelli contenuti l esposizione al rischio di tasso. Rischio residuo Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio residuo quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: il rischio che le tecniche riconosciute per l attenuazione del rischio di credito utilizzate ai fini del Primo pilastro risultino meno efficaci del previsto. 24

25 Sistema di gestione, monitoraggio e reporting Il Gruppo gestisce il rischio residuo derivante dall applicazione di tecniche di attenuazione del rischio di credito presidiando l intero processo di acquisizione, valutazione, controllo e realizzo delle garanzie. Oltre al processo di mitigazione, il Gruppo ha adottato prudenzialmente una metodologia quantitativa di tipo judgemental per il calcolo dell assorbimento di capitale economico a fronte del rischio residuo. La metodologia si basa sull ipotesi di perdita del requisito di eleggibilità su una percentuale delle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e di quelle garantite da ipoteca su immobili non residenziali, che beneficiano di ponderazioni favorevoli in virtù della disciplina di CRM (Credit Risk Mitigation). È compito della Funzione di Controllo dei Rischi, verificare la rilevanza ai fini di una sua eventuale quantificazione. La mitigazione del rischio residuo è ottenuta mediante un insieme di processi volti a ridurre le potenziali inefficienze nell applicazione delle tecniche di Credit Risk Mitigation. In particolare, per quanto riguarda le misure organizzative adottate per il presidio dei requisiti di eleggibilità delle garanzie, la Banca: ha mappato le fasi che caratterizzano la gestione delle garanzie anche a fini regolamentari; promuove la diffusione della normativa interna di riferimento nonché delle informazioni necessarie, compresa la manualistica relativa alle procedure informatiche utilizzate, a supporto della complessiva gestione delle tecniche di CRM; nell ambito del Sistema dei Controlli Interni, effettua controlli sull eleggibilità delle garanzie, per il riconoscimento ai fini prudenziali delle tecniche di CRM. Rischio di liquidità Definizione Il rischio di liquidità, a cui le banche sono naturalmente esposte a causa del fenomeno della trasformazione delle scadenze, si manifesta quando la Banca non è in grado di far fronte ai propri impegni di pagamento per squilibrio finanziario nei propri profili di cassa. In particolare, la liquidità rappresenta principalmente una fonte di funzionamento per l azienda creditizia e si riferisce dunque alle disponibilità liquide o facilmente liquidabili che la Banca può utilizzare a fronte dei propri outflows, anche in presenza di tensioni acute di tipo idiosincratico o sistemiche. La normativa distingue il rischio di liquidità tra: funding liquidity risk, ovvero il rischio derivante dall incapacità di reperire fondi sul mercato, e market liquidity risk, che si manifesta quando sussistono limiti allo smobilizzo delle proprie attività. Nel caso di funding liquidity risk la Banca non è in grado di far fronte in modo efficiente alle proprie uscite di cassa sia attese che inattese, correnti e future, senza pregiudicare l operatività quotidiana o la situazione finanziaria della Banca stessa. 25

26 In caso di market liquidity risk la Banca non è in grado di liquidare una attività finanziaria senza incorrere in perdite in conto capitale, a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento o di disordini nello stesso. Le fonti di rischio di liquidità possono essere di tipo endogeno ovvero di tipo esogeno: sono considerate fonti endogene di rischio quelle che originano da eventi negativi specifici del Gruppo e comportano una perdita di fiducia nei confronti di questo da parte del mercato, causata da errori di gestione oppure da un downgrading del merito creditizio del Gruppo stesso. Le fonti esogene di rischio di liquidità invece originano da eventi negativi causati da shock di mercato, non direttamente controllabili da parte della singola Banca. Sistema di misurazione e reporting In ottemperanza alle modifiche normative introdotte dalle autorità di vigilanza, la Banca ha adottato una propria Policy di Liquidità che recepisce le disposizioni regolamentari in materia ai fini di una corretta ed organica gestione del rischio. La Policy di Liquidità del Gruppo, nel rispetto di quanto previsto dalla disciplina prudenziale descrive il modello organizzativo aziendale nel quale ruoli e responsabilità vengono assegnati alle funzioni organizzative coinvolte nel processo di gestione e controllo del rischio di liquidità operativa e strutturale. Ai responsabili della Direzione Finanza e della Direzione Controlli è affidato il compito di assicurare la coerenza fra le politiche di struttura dell attivo e del passivo, come da linee strategiche e di indirizzo definite dal Consiglio di Amministrazione. Il processo di gestione del rischio di liquidità operativa si basa sull utilizzo dei seguenti strumenti: schema di Maturity Ladder: strumento operativo per la misurazione della posizione finanziaria netta che consente di valutare l equilibrio finanziario dei flussi di cassa attesi attraverso la contrapposizione, per ciascuna fascia temporale, dei flussi in entrata ed in uscita; report di Liquidità, alimentato attraverso i flussi della Maturity Ladder e del Portafoglio attività finanziarie, che costituisce la base per le proiezioni del Saldo Netto di Liquidità Complessivo in un orizzonte temporale di almeno tre mesi, sia in condizioni ordinarie che di stress; definizione del Sistema di Indicatori e Limiti necessario ad individuare eventuali tensioni di liquidità endogeni e/o esogeni alla Banca che, in base al livello fissato come segnale di allerta per i singoli indicatori, ne determina la Soglia di tolleranza al rischio di liquidità; definizione del Contingency Funding Plan che formalizza il processo da attivare al verificarsi di una situazione di crisi/tensione di liquidità, assegnando ruoli e responsabilità e suggerendo eventuali azioni da intraprendere per risolvere la crisi. Il processo di gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine > 12 mesi) si basa sull utilizzo dell applicativo gestionale di ALM (Asset Liability Management). Il mantenimento di un adeguato rapporto tra passività e attività a medio/lungo consente di evitare pressioni sulle fonti a breve termine, attuali e prospettiche. La base del sistema di sorveglianza del rischio di liquidità strutturale è costituita da una maturity ladder finalizzata ad evidenziare potenziali situazioni di squilibrio nei flussi di cassa attesi. 26

27 Per la gestione della liquidità sono previsti un set di report specifici per l Alta Direzione prodotti con cadenza anche giornaliera in relazione agli aggregati da monitorare. Le Autorità di Vigilanza, nell ambito del nuovo framework regolamentare Basilea 3, hanno introdotto per la prima volta requisiti regolamentari anche a fronte del rischio di liquidità. I requisiti previsti sono stati definiti tenendo conto della necessità di monitorare sia il funding liquidity risk che il market liquidity risk. In particolare Basilea 3 ha introdotto due specifici nuovi requisiti: il Liquidity coverage ratio (LCR) quale requisito previsto a fronte dei rischi di liquidità di breve termine ed il Net stable funding ratio (NSFR) quale requisito a fronte di finanziamento stabile più strutturale. Il primo requisito (LCR) è in vigore a decorrere dal 1 ottobre 2015 mentre il secondo (NSFR) dovrebbe essere introdotto a partire dal 1 gennaio L indicatore di liquidità di breve periodo è sempre risultato, già nel corso del 2015, superiore al limite regolamentare previsto per il 2018 (100%). Per quanto riguarda l indicatore di liquidità strutturale (NSFR), le segnalazioni trimestrali e le elaborazioni gestionali mensili effettuate per il 2015 evidenziano la costante presenza di valori superiori rispetto al requisito regolamentare del 100% previsto a partire dal 1 gennaio Limiti relativi al rischio liquidità Il rischio di liquidità pone la necessità di un monitoraggio ad intervalli temporali anche molto brevi. Inoltre, nella costruzione di tali indicatori risulta importante adottare analisi di scenario opportunamente prudenti al fine di implementare un adeguata capacità anticipatoria di eventuali situazioni di tensione ed avere, in questo modo, il tempo necessario per intervenire con i necessari correttivi. Le attività di monitoraggio risultano quindi estremamente importanti a tali fini. Il Gruppo ha definito quindi la propria propensione al rischio di liquidità utilizzando indicatori definiti internamente che rispondono a tali esigenze. Strutture organizzative Gli indicatori sono monitorati gestionalmente dalla Direzione Finanza mentre la Funzione di Controllo dei Rischi svolge un ruolo di supervisione di tutti i livelli dei singoli indicatori e della relativa persistenza, nonché il monitoraggio degli indicatori di liquidità strutturale. Nei casi si evidenzino situazioni di attenzione sui profili di liquidità della Cassa, sono previsti opportuni meccanismi di escalation che partono dalle funzioni di anzi richiamate e possono arrivare fino al Consiglio di Amministrazione in relazione alla rilevanza registrata. Rischio di una leva finanziaria eccessiva Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di una leva finanziaria eccessiva quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la banca vulnerabile, rendendo necessaria l adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività. 27

28 Sistema di misurazione e reporting Il Gruppo si è già dotato di un sistema di early warning e limiti per il monitoraggio del rischio di una leva finanziaria eccessiva, ed il mancato rispetto di tali indicatori rende possibile l attivazione di azioni gestionali conseguenti. In particolare, il monitoraggio del leverage ratio avviene su base trimestrale. Pur in assenza di un orientamento definito da parte dei Regulator, al momento la Cassa ha ritenuto ragionevole ipotizzare un capitale di classe 1 (Tier 1 - ex patrimonio di base) pari almeno al 3% delle attività non ponderate per il rischio (in bilancio e fuori bilancio, inclusi i derivati), in ottica non risk based e quale livello minimo di leverage ratio da considerare nei propri processi decisionali interni. La formulazione definitiva della percentuale del requisito sarà ufficializzata soltanto nel 2017 (l adozione dei nuovi parametri di leva finanziaria sarà effettiva dal 2018), anche se gli istituti di credito sono tenuti a pubblicare i dati relativi al proprio leverage già a partire dal 2015 nell ambito dell informativa di terzo pilastro. Con riferimento all attività di reporting, la funzione di controllo dei rischi predispone trimestralmente la reportistica di monitoraggio dell andamento della leva finanziaria all OFSS sulla base delle segnalazioni prudenziali effettuate dalla Direzione Bilancio. Rischi connessi con l assunzione di partecipazioni Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio connesso con l assunzione di partecipazioni quanto riportato nella Circ. 285, Parte Terza, Capitolo 1, Sezione I: il rischio di un eccessivo immobilizzo dell attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie. Modalità di gestione Nell ambito delle attività di rilevazione e gestione del rischio di investimento in partecipazioni, Il Gruppo si è dotato di un regolamento che disciplina il processo relativo all acquisizione, la gestione, il monitoraggio e la dismissione delle partecipazioni. Il Regolamento individua la strategia del Gruppo stabilendo, altresì, la propensione al rischio in termini di massimo grado di immobilizzo del fondi propri ritenuto accettabile con riferimento sia al complesso degli investimenti, sia alle partecipazioni in singole imprese non finanziarie, nonché i limiti operativi interni e il sistema dei controlli. Il Regolamento, inoltre, dettaglia le regole di classificazione degli investimenti indiretti in equity ai fini di Vigilanza. La strategia del Gruppo è quella di razionalizzare il portafoglio con la finalità ultima di contenere l ammontare investito ed i conseguenti rischi connessi. Il Servizio Risk Management monitora mensilmente il rispetto dei limiti all assunzione di partecipazioni ed in caso di superamento informa l Organo con Funzione di Supervisione Strategica. 28

29 Rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati Definizione Il rischio connesso ad attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati adottato dal Gruppo è quello riportato nella Circolare di banca d Italia 263 (Titolo V, Capitolo 5): il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali del Gruppo possa compromettere l oggettività e l imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione del Gruppo a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e azionisti. Modalità di gestione Nell ambito delle attività di rilevazione e gestione dei rischi connessi con attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, il Gruppo si è dotato di un regolamento che definisce e disciplina i principi e le regole per la gestione delle operazioni con parti correlate e soggetti collegati poste in essere dal Gruppo, al fine di rafforzare la tutela degli Azionisti e degli altri portatori di interessi, contrastando eventuali abusi che possano scaturire da operazioni in potenziale conflitto effettuate con soggetti collegati. Il Regolamento dispone un organico insieme di norme volto ad assicurare condizioni di correttezza nell'intero processo di realizzazione delle operazioni con le parti correlate e con i soggetti collegati. Rischio di modello Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di modello quanto riportato nella circolare Banca d Italia N. 285/2013 Parte I, Titolo IV, Capitolo 3, Sezione II, ovvero, il rischio di malfunzionamento dei sistemi interni di misurazione. Rischio Informatico Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio informatico quanto riportato nella Circ. 285 Parte Prima, Titolo IV, Capitolo 4, Sezione I: il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione e di quote di mercato in relazione all utilizzo di tecnologia dell informazione e della comunicazione (Information and Comunication Technology ICT). Modalità di gestione Il framework per la gestione del rischio informatico è disciplinato nella regolamentazione interna. Al fine di garantire una corretta e prudente gestione del rischio in questione è stato definito un processo di assessment integrato che, grazie al giudizio dell outsourcer e dei diversi utenti responsabili, conduce alla misurazione del profilo di rischio IT potenziale e residuo. Il Gruppo, inoltre, si è dotato di un Piano di Continuità Operativa, definendo le modalità di segnalazione dei possibili casi di emergenza e l iter operativo che porta all eventuale attivazione del piano. 29

30 Rischio derivante da esternalizzazione Definizione Il Gruppo assume come definizione di esternalizzazione quella introdotta dalla Circ.285 Parte I, Titolo IV, Capitolo 3, Sezione I: l accordo in qualsiasi forma tra una banca e un fornitore di servizi in base al quale il fornitore realizza un processo, un servizio o un attività della stessa banca. Modalità di gestione Il Gruppo disciplina il rischio di esternalizzazione mediante l adozione di un processo interno, formalizzato in apposita policy che, in coerenza con le disposizioni normative esterne vigenti, disciplina il processo di esternalizzazione delle funzioni aziendali del Gruppo, identificando le fasi operative, i ruoli e le responsabilità degli Organi e delle funzioni aziendali a vario titolo coinvolte. Obiettivo principale della policy è la definizione di un sistema di regole di riferimento finalizzato a garantire la trasparenza dei processi di selezione, controllo e mitigazione dei rischi connessi all attività svolta dagli outsourcer, ponendo le basi affinché gli stessi siano eseguiti nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità definite e di specifici criteri di presidio dei rischi. Rischio strategico Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio strategico quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo. Nella comprensione del Gruppo, il rischio strategico è quindi il rischio che le scelte di posizionamento competitivo/strategico non producano i risultati attesi, penalizzando il raggiungimento degli obiettivi economici e patrimoniali anche di lungo periodo, o addirittura provocando indesiderate contrazioni dei livelli di redditività e delle condizioni di solidità patrimoniale. Nell ambito del rischio strategico si tiene conto dei rischi derivanti dall ambiente macroeconomico in cui la Banca opera anche con riferimento all andamento del ciclo economico. Modalità di gestione Il Gruppo promuove un approccio alla gestione ex ante del rischio strategico attraverso un costante monitoraggio dell andamento del mercato di riferimento e della gestione aziendale, l adozione di un processo di pianificazione strategica esplicito e la valutazione periodica della coerenza dei piani industriali aziendali rispetto all andamento del mercato. Oltre alle misure di gestione ex ante, è stato sviluppato un framework per l attività di risk self assessment che si basa sull utilizzo di una scorecard qualitativa per la valutazione in ottica judgemental, per il monitoraggio e per la reportistica gestionale e direzionale. Le Direzioni Centrali sono congiuntamente responsabili della mitigazione e gestione del rischio strategico. In tale contesto, le singole direzioni assicurano la mitigazione del rischio mediante 30

31 comportamenti volti a minimizzare la frequenza e l impatto degli eventi di rischio strategico individuati. Rischio reputazionale Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio reputazionale quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell immagine del Gruppo da parte di clienti, controparti, azionisti del Gruppo, investitori o autorità di vigilanza. Modalità di gestione Il Gruppo gestisce il rischio reputazionale mediante presidi organizzativi di riferimento e processi di rilevazione/valutazione qualitativa finalizzati ad attivarne una gestione efficace nonché eventuali azioni di mitigazione. Per quanto attiene la metodologia e gli strumenti per la misurazione e la gestione del rischio reputazionale, le valutazioni vengono effettuate sia ex-ante che ex-post. A livello ex-ante sono stati adottati sia regolamenti interni (Regolamento Rischi, Codice Etico) volti ad indirizzare i comportamenti di tutti coloro che veicolano verso terzi l immagine della Banca, sia strumenti di autovalutazione, come meglio di seguito specificato. A livello ex-post, mediante l analisi effettuate dagli organi e delle funzioni coinvolte nei processo di controllo, con particolare riferimento al Collegio Sindacale, alla Funzione di Compliance e alla Revisione Interna. La gestione del rischio reputazionale del Gruppo Carismi passa quindi attraverso un sistema di metodologie di valutazione qualitativa dello stesso al fine di indirizzare le azioni gestionali e le eventuali azioni di mitigazione. Nell ambito della gestione del rischio reputazionale, il Gruppo Carismi ha sviluppato un framework per l attività di risk self assessment per l identificazione e la classificazione degli eventi di rischio reputazionale. Ai fini del rischio di reputazione, inoltre, l attività delle funzioni di controllo ne rafforza il presidio. Rischio di compliance Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di compliance quella contenuta nella Circ. 285, Titolo IV, capitolo 3, sezione III ovvero il rischio di incorrere in sanzioni amministrative e giudiziarie, a causa del verificarsi di condizioni di non conformità tra la normativa di fonte esterna e la normativa di fonte interna (e le procedure aziendali) e tra codici di auto regolamentazione e codici interni di condotta. Questa tipologia di rischio è presidiata, a livello di Gruppo, dal Servizio Compliance della Capogruppo che presiede alla gestione del rischio di non conformità per tutta l attività aziendale. 31

32 Rischio derivante da cartolarizzazione Definizione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio derivante da cartolarizzazione quella contenuta nella Circ. 285, Parte 1, Titolo III, Capitolo 1, Allegato A, ovvero il rischio che la sostanza economica dell operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di gestione del rischio. Il processo per la gestione delle operazioni di cartolarizzazione viene delineato attraverso una policy interna che, oltre ad individuare le diverse fasi e le principali funzioni coinvolte, definisce ruoli e responsabilità del processo. Flussi informativi Nell ambito del proprio Regolamento del Sistema dei Controlli Interni, vengono disciplinati i flussi informativi verso gli Organi del Gruppo. Nello specifico con riguardo ai flussi informativi sui rischi, la Funzione di Controllo dei Rischi produce la documentazione di seguito riportata: Resoconto ICAAP Informativa degli Enti Pillar 3 Risk Appetite Framework (RAF) Report trimestrale della funzione rischi Informativa mensile sugli indicatori del RAF Report semestrale per il monitoraggio crediti Report giornaliero VaR (controllo sugli strumenti finanziari) Report trimestrale e annuale sui rischi operativi Si riporta una tavola riepilogativa dei flussi informativi della Funzione di Controllo dei Rischi verso gli Organi aziendali e verso le altre funzioni di controllo. 32

33 Adeguatezza delle misure di gestione dei rischi, ex art. 435, lettera e, della Capital Requirement Regulation, n. 575/2013 La definizione del Risk Appetite Framework e i conseguenti limiti operativi sui principali rischi specifici, l utilizzo di strumenti di misurazione del rischio nell ambito dei processi gestionali del credito, finanza e di controllo dei rischi operativi, l impiego di misure di capitale a rischio per la rendicontazione delle performance aziendali e la valutazione dell adeguatezza del capitale interno del Gruppo rappresentano i passaggi fondamentali della declinazione operativa del framework per la gestione dei rischi del Gruppo. Le metodologie di misurazione e gestione dei rischi sono state portate all attenzione dei competenti Organi Sociali Organo con Funzione di Supervisione Strategica, Organo con Funzione di Gestione e Organo con Funzione di Controllo nonché preventivamente discusse in sede di Comitato Rischi. Gli strumenti di gestione dei rischi (modelli, limiti e presidi) sono risultati adeguati a misurare e mitigare i rischi a cui il Gruppo è stato esposto. 33

34 Ambito di applicazione - Art. 436 C.R.R. Quanto riportato nel presente documento di Informativa da parte degli Enti è riferito al Gruppo bancario Carismi, inteso secondo le definizioni di Vigilanza, ed è stato predisposto dalla Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A.. L area di consolidamento prudenziale del Gruppo Bancario Carismi è definita secondo la normativa prudenziale e coincide con quella utilizzata ai fini del bilancio consolidato redatto secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS. Il bilancio consolidato comprende il bilancio della Capogruppo Cassa di Risparmio di San Miniato S.p.A. e quelli delle società controllate che esercitano, in via esclusiva o principale, attività strumentale a quella della Capogruppo. Le società controllate sono incluse nel bilancio consolidato con il metodo integrale; secondo tale metodo le voci dell attivo e del passivo, delle operazioni fuori bilancio e del conto economico sono riprese integralmente. Di seguito si riporta lo schema dell area di consolidamento rilevante per i fini di bilancio e prudenziali al 31 dicembre2015 con evidenza della Capogruppo e delle controllate consolidate integralmente: Cassa di Risparmio di San Miniato S. p. A. San Genesio Immobiliare S.p.A. 98,50% Il controllo sulla società San Genesio Immobiliare S.p.A. è qualificabile come esclusivo sia sulla base della percentuale di possesso detenuta (98,5%) che della rappresentanza della Capogruppo all interno degli organi collegiali della società, i cui componenti sono di totale espressione della Cassa. Nel processo di consolidamento, il valore contabile delle partecipazioni nelle imprese controllate incluse nell area è compensato con la corrispondente frazione del patrimonio netto. La differenza generata da tale compensazione è attribuita nel bilancio consolidato, ove possibile, agli elementi dell attivo e del passivo dell impresa controllata. L eventuale differenza residua, quando positiva, è iscritta come avviamento nella voce Attività immateriali ed assoggettata all applicazione dei procedimenti di verifica delle perdite di valore (impairment test) connesse al deterioramento delle situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società controllata. Le quote di patrimonio netto e di risultato economico attribuibili alle interessenze di terzi sono iscritte nel bilancio consolidato, rispettivamente, nelle voci Patrimonio di pertinenza di terzi e Utile/perdita d esercizio di pertinenza di terzi. 34

35 I rapporti attivi e passivi nonché i proventi e gli oneri relativi a operazioni effettuate fra le imprese incluse nel consolidamento sono eliminati, iscrivendo il saldo delle eventuali differenze non riconciliabili alle voci Altre attività / Altre passività, se riferite a rapporti patrimoniali, ovvero Altri oneri/proventi di gestione, se relative ad operazioni economiche. I dividendi, gli utili e le perdite riguardanti partecipazioni nelle società incluse nel consolidamento sono eliminati. Partecipazioni in società controllate in via esclusiva Legenda: (1) Tipo di rapporto 1 = maggioranza dei diritti di voto nell assemblea ordinaria (2) Disponibilità voti nell assemblea ordinaria, distinguendo tra effettivi e potenziali Si precisa che all interno del Gruppo non vi sono impedimenti che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o fondi. 35

36 Fondi Propri - Art. 437 C.R.R. I fondi propri, elemento del Pillar 1, sono calcolati secondo le regole della Capital Requirements Regulation (CRR, Regolamento europeo n. 575/2013), c.d. Basilea 3, dai relativi supplementi, dalla Capital Requirements Directive (CRD IV), dai Regulatory Technical Standards e dagli Implementing Technical Standards emanati dall EBA e dalle istruzioni di vigilanza emanate dalla Banca d Italia (in particolare le Circolari 285 e 286). L introduzione delle regole di Basilea 3 è soggetta ad un regime transitorio durante il quale le nuove regole saranno applicate in proporzione crescente. I fondi propri, calcolati secondo il regime transitorio vigente, differiscono dal patrimonio netto contabile determinato in base all applicazione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS poiché la normativa prudenziale persegue l obiettivo di salvaguardare la qualità del patrimonio e di ridurne la potenziale volatilità, indotta dall applicazione degli IAS/IFRS. Gli elementi che costituiscono i fondi propri devono essere, quindi, nella piena disponibilità del Gruppo, in modo da poter essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali. Le istituzioni devono infatti dimostrare di possedere fondi propri di qualità e quantità conformi ai requisiti richiesti dalla legislazione europea vigente. I fondi propri sono costituiti dal Capitale di classe 1 (Tier 1 T1), a sua volta costituito dal capitale primario di classe 1 (Common equity Tier 1 CET1) e dal capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 AT1), e dal Capitale di Classe 2 (Tier 2 T2). Di seguito si riportano i termini e le condizioni complete di tutti gli strumenti di Capitale primario di Classe 1 e di Capitale di Classe 2 4, secondo lo schema contenuto nel Regolamento di Esecuzione (UE) n.1423/2013 del 20/12/2013. Quest ultimo stabilisce le norme tecniche di attuazione dell informativa sui requisiti di Fondi Propri ai sensi del Regolamento n. 575/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Le tabelle seguenti sono state redatte in conformità dell Allegato II del Regolamento di Esecuzione (UE) n.1423/2013. Per quanto riguarda la prima colonna, gli strumenti primari di classe 1 sono rappresentati dalle azioni ordinarie. Le colonne successive sono relative a nove emissioni subordinate computate nel capitale di classe 2. Nelle pagine successive sono illustrate le componenti oggetto o meno di grandfathering. 4 Il Gruppo Cassa di risparmio di San Miniato non ha emesso strumenti di capitale aggiuntivo di Classe 1. 36

37 Schede caratteristiche principali degli Strumenti di capitale Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) Azioni A B C 1 Emittente Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato 2 Identificativo unico (ad es., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) IT IT IT IT Legislazione applicabile allo strumento Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 1 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 1 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub- )consolidamento 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Azioni ordinarie emesse dall'ente (ex art 28 CRR) Complessivi 177 milioni costituiti da num azioni ordinarie del valore nominale di 8 euro cadauna Complessivi 177 milioni costituiti da num azioni ordinarie del valore nominale di 8 euro cadauna Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR) 24,795 17, a Prezzo di emissione N/A b Prezzo di rimborso N/A Classificazione contabile Patrimonio Netto Passività - costo ammortizzato Passività - costo ammortizzato Passività - costo ammortizzato 11 Data di emissione originaria N/A 16/12/ /09/ /11/ Irredimibile o a scadenza Irredimibile A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria N/A 16/12/ /09/ /11/ Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso 16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A N/A Cedole/dividendi NO NO SI NO N/A N/A 15/09/2016 N/A In qualunque momento a partire dal 15/09/ Dividendi/cedole fissi o variabili Variabili Fissi Fissi Fissi 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A 4,25% 5,25% 3,20% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) Pienamente discrezionale Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso N/A NO NO NO 22 Non cumulativo o cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo 23 Convertibile o non convertibile Non convertibile NON CONVERTIBILE CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A Nessun evento specifico N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A Conversione Totale N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A Rapporto di conversione: n. 1 azione di compendio per ogni obbligzione posseduta Facoltativa a discrezione dell'emittente 28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A N/A Azioni di compendio ordinarie N/A N/A N/A N/A 29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A N/A Cassa di Risparmio di San Miniato SpA N/A 30 Meccanismi di svalutazione (write down) NO N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A N/A In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) N/A N/A N/A N/A Additional Tier 1 Tier 2 Tier 2 Tier 2 36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie NO NO NO NO 37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A N/A N/A N/A 37

38 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) D E F 1 Emittente Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato 2 Identificativo unico (ad es., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) IT IT IT Legislazione applicabile allo strumento Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub- )consolidamento 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 1,959 7,671 2,835 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) 10 12,902 4,05 9a Prezzo di emissione b Prezzo di rimborso Classificazione contabile Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair value 11 Data di emissione originaria 21/11/ /03/ /05/ Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 25/05/ /03/ /11/ Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso NO NO NO N/A N/A N/A 16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A N/A N/A Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili Fissi Fissi Fissi 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 3,80% 3,80% 4,00% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso NO NO NO 22 Non cumulativo o cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo 23 Convertibile o non convertibile NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A 28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A N/A N/A 29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A N/A N/A 30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) N/A N/A N/A Tier 2 Tier 2 Tier 2 36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie SI SI SI 37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) 38

39 Modello sulle principali caratteristiche degli strumenti di capitale (1) G H I 1 Emittente Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato Cassa di risparmio di San Miniato 2 Identificativo unico (ad es., identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) IT IT IT Legislazione applicabile allo strumento Legislazione Italiana Legislazione Italiana Legislazione Italiana Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 5 Disposizioni post transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub-)consolidamento / di singolo ente e di (sub- )consolidamento 7 Tipo di strumento (i tipi devono essere specificati per ciascuna giurisdizione) Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Singolo ente e consolidato Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) Capitale di classe 2 (ex art 62, 63 CRR e ex art 484) 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 6,213 3,96 0,158 9 Importo nominale dello strumento (in milioni di euro) 8,875 14,633 0,487 9a Prezzo di emissione b Prezzo di rimborso Classificazione contabile Passività - opzione del fair value Passività - opzione del fair value Passività - costo ammortizzato 11 Data di emissione originaria 20/09/ /06/ /10/ Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 20/09/ /12/ /04/ Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e importo del rimborso NO NO NO N/A N/A N/A 16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A N/A N/A Cedole/dividendi 17 Dividendi/cedole fissi o variabili Fissi Fissi Variabili 18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 3,75% 4,30% Euribor 6 mesi + 2,00% 19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper' NO NO NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di tempo) Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o obbligatorio (in termini di importo) Obbligatorio Obbligatorio Obbligatorio 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso NO NO NO 22 Non cumulativo o cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo Non Cumulativo 23 Convertibile o non convertibile NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE NON CONVERTIBILE 24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A N/A N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A 28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possibile N/A N/A N/A 29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A N/A N/A 30 Meccanismi di svalutazione (write down) N/A N/A N/A 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A 33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A N/A N/A In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior)) N/A N/A N/A Tier 2 Tier 2 Tier 2 36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie SI SI SI 37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) Strumento emesso prima del 31 dicembre 2011 (ex art 484 CRR) Inserire "N/A" se l'informazione non si applica 39

40 Di seguito si riportano le informazioni quantitative dei Fondi Propri, esposte secondo il modello transitorio per la pubblicazione delle informazioni sui Fondi Propri in conformità all Allegato VI del Regolamento di Esecuzione (UE) n.1423/2013. Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve (A) Importo alla data dell'informatica (importi in migliaia di euro) 1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve, includere gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile) 3a 4 5 5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili Capitale primario di classe 1 prima delle rettifiche regolamentari Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) Attività fiscali differite che dipendono dalla redditività futura, escluse quelle derivanti da differenze 10 temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) Gli utili o le perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito di credito di cui: capitale versato Utili non distribuiti Fondi per rischi bancari generali Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 3,e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) Campo vuoto nell'ue Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) (C) Importi soggetti al trattamento pre regolamento (UE) N. 575/2013 o importo residuo prescritto da regolamento (UE) N.575/ Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento signficativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente 19 direttamente, indrettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 20 20a 20b 20c 20d a 25b 26 Campo vuoto nell'ue Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del rischio pari al 1250%, quando l'ente opta per la deduzione di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo) di cui: posizioni verso la cartolarizzazione (importo negativo) di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) (importo negativo) Importo che supera la soglia del 15% (importo negativo) di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti Campo vuoto nell'ue di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primari o di classe 1 (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-crr 26a Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli articoli 467 e di cui: perdite non realizzate su OICR di cui: perdite non realizzate su titoli di debito di cui: perdite non realizzate su titoli governativi UE di cui: utili non realizzati su immobili di cui: utili non realizzati su titoli di capitale Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale primari o di classe 1 in relazione ai filtri e alle 26b deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-crr Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe dell'ente (importo negativo) 28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) Capitale primario di classe 1 (CET1)

41 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484,paragrafo 4, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva delcapitale aggiuntivo di classe 1 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle rettifiche regolamentari Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari a 41b 41c Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-crr e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del regolamento (UE) n. 575/2013 Di cui voci che vanno dettagliate linea per linea, ad es. perdite nette di periodo rilevanti, attività immateriali, carenze di accantonamenti per le perdite attese, ecc. Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione dal capitale di classe 2 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del regolamento (UE) n. 575/2013 Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di capitale di classe 2, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario, ecc. Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-crr di cui:... eventuale filtro per le perdite non realizzate di cui:... eventuale filtro per utili non realizzati di cui: Deduzioni ammissibili dal capitale di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell'ente (importo negativo) Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) Capitale di classe 1 (Tl = CETl + AT1) 41

42 Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti 46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo) a 54b Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2 Conferimenti di capitale pubblico che beneficiano della clausola di grandfathering fino al 10 gennaio 2018 Strumenti di fondi propri ammissibili inclusi nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34) emessi da filiazioni e detenuti da terzi di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva Rettifiche di valore su crediti Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) di cui nuove partecipazioni non soggette alle disposizioni transitorie di cui partecipazioni esistenti prima del 1 0 gennaio 2013 e soggette alle disposizioni transitorie Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-crr e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale primario di 56a classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 472 del rego-lamento (UE) n. 575/2013 di cui: partecipazioni significative di cui: profitti non realizzati su altre attività b Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione dal capitale aggiuntivo di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'articolo 475 del rego-lamento (UE) n. 575/ c Di cui voci da dettagliare linea per linea, ad es. partecipazioni incrociate reciproche in strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1, investimenti non significativi detenuti direttamente nel capitale di altri soggetti del settore finanziario, ecc. Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-crr di cui:... eventuale filtro per perdite non realizzate di cui:... eventuale filtro per utili non realizzati di cui: Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) Capitale di classe 2 (T2) Capitale totale (TC = T1 + T2) Totale delle attività ponderate per il rischio

43 Coefficienti e riserve di capitale 61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 7,49% 62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 7,49% 63 Capitale totale (in percentuale dell'importo dell'esposizione al rischio) 11,55% Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe 1 a 64 norma dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva di capitale anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di 7,00% capitale degli enti a rilevanza sistemica (riserva di capitale degli G-SII o O-SII), in percentuale 65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale 2,50% a Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve (in percentuale dell'importo dell'esposizione al 68 rischio) 2,99% di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico di cui: Riserva di capitale dei Global Systemically Important Institutions (G-SII - enti a rilevanza sistemica a livello globale) o degli Other Systemicaly Important Institutions (O-SII - enti a rilevanza sistemica) [non pertinente nella normativa UE] [non pertinente nella normativa UE] [non pertinente nella normativa UE] Coefficienti e riserve di capitale Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha 72 un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente 73 direttamente o indirettamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 74 Campo vuoto nell'ue Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%, al 75 netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) Massimali applicabili per l'inclusione di accantonamenti nel capitale di classe Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo standar dizzato Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni soggette al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del massimale) Massimale per l'inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro del metodo basato sui rating interni Strumenti di capitale sogge"1 a eliminazione progressiva (applicabile soltanto tra Il 1 gennaio 2013 e Il 1 gennaio 2022) 80 Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale (superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 43

44 Le tavole a seguire riportano i Fondi Propri (Patrimonio di Vigilanza) calcolati secondo le norme citate in premessa. Riconciliazione tra Patrimonio Netto contabile e Patrimonio di Vigilanza 1. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 CET 1) Il capitale primario di classe 1 risulta composto dal capitale versato, dai sovrapprezzi di emissione (entrambe queste componenti sono decurtate dell ammontare dei valori riferiti alle azioni proprie detenibili in portafoglio secondo il plafond massimo autorizzato dall Autorità di Vigilanza), le riserve di utili e la perdita di esercizio rilevata a fine I filtri prudenziali sono rappresentati dagli utili sulle passività valutate al valore equo dovuti al proprio merito di credito. Le detrazioni sono invece costituite da: valore dell avviamento incluso nella valutazione degli investimenti significativi; 44

45 valore delle attività immateriali; attività fiscali che si basano sulla redditività futura e non derivano da differenze temporanee (per perdita fiscale rilevata nell esercizio 2015); attività per imposte differite che dipendono dalla redditività futura e derivano da differenze temporanee (di contro non sono dedotte le attività per imposte differite attive che non dipendono dalla redditività futura e sono trasformabili in crediti ex L. 214/2011; tali ultime sono inserite nei RWA con ponderazione al 100%); eccedenza degli elementi da detrarre dal capitale aggiuntivo di classe 1 rispetto allo stesso capitale aggiuntivo di classe 1; investimenti significativi in strumenti di CET 1 di altri soggetti del settore finanziario. 2. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 AT1) Il Gruppo non detiene strumenti finanziari computabili nel capitale aggiuntivo di classe Capitale di classe 2 (Tier2 T2) Il capitale di classe 2 è costituito da prestiti subordinati computabili integralmente per il 2015 oltre ad ulteriori prestiti subordinati computabili parzialmente sulla base delle disposizioni transitorie (grandfathering). Di seguito si riportano le principali caratteristiche delle passività subordinate che entrano nel calcolo dei fondi propri. Passività Subordinate computate integralmente. 45

46 Passività subordinate computate in ottemperanza alle regole di grandfathering. In merito ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali inclusi nel portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita, il trattamento prudenziale adottato dalla Cassa è il c.d. approccio simmetrico secondo cui le plus/minus sono sterilizzate in egual modo in termini di effetti sui fondi propri. Tale regola sarà rivista al più tardi in sede di omologazione del nuovo principio contabile IFRS9; sul calcolo dei fondi propri consolidati al 31 dicembre 2015 si registra, pertanto, una minusvalenza di migliaia di euro, sterilizzata nel calcolo dei fondi propri in ottemperanza alle attuali previsioni normative. 46

47 Requisiti di Capitale - Art. 438 C.R.R. Metodologia adottata dall ente nella valutazione dell adeguatezza del proprio capitale complessivo Il processo volto alla determinazione del capitale complessivo adeguato in termini attuali e prospettici a fronteggiare tutti i rischi rilevanti (ICAAP Internal Capital Adequacy Assessment Process) del Gruppo Carismi è proporzionato alle caratteristiche, alle dimensioni ed alla complessità dell attività svolta; tale processo è formalizzato nel dettaglio delle fasi e sottofasi, attività e responsabilità delle strutture aziendali, flussi informativi e output finali a livello di normativa interna recepita con delibera del Consiglio di Amministrazione. La misurazione dei rischi rilevanti di Primo Pilastro avviene tramite metodologie di calcolo di tipo standardizzato (per il rischio di credito e di mercato) e di base (per i rischi operativi). Relativamente ai rischi di Secondo Pilastro, il Gruppo Carismi misura il rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario ed il rischio di concentrazione a fronte delle esposizioni verso controparti o gruppi di controparti connesse (c.d. single name concentration ) utilizzando gli algoritmi semplificati proposti rispettivamente nell Allegato C e B del Titolo III, Capitolo 1, Sezione III della Parte Prima della Circolare Banca d Italia n. 285/13; per quanto concerne il rischio di concentrazione a fronte del rischio derivante da esposizioni verso controparti del medesimo settore economico (c.d. concentrazione geo-settoriale ) il Gruppo utilizza l algoritmo definito nell ambito del Laboratorio Rischio di concentrazione in sede ABI. Per quanto riguarda il calcolo del capitale interno a fronte del rischio residuo viene utilizzata una metodologia judgemental che si basa sull ipotesi di abbattimento di eleggibilità delle garanzie ipotecarie accettate dalla Banca. Per quanto riguarda la determinazione del capitale interno complessivo, il Gruppo Carismi utilizza un approccio building block, che consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte dei rischi di Primo Pilastro il capitale interno relativo agli altri rischi rilevanti di Secondo Pilastro (tasso di interesse, concentrazione e residuo). Con riferimento agli stress test, nel rispetto del principio di proporzionalità, il Gruppo effettua analisi di sensibilità, ovvero la valutazione dell adeguatezza del capitale regolamentare a seguito della variazione dei singoli fattori di rischio. La valutazione dell adeguatezza patrimoniale viene effettuata anche in chiave prospettica (sia ordinaria che in condizioni di stress) tenendo conto della prevedibile evoluzione dei rischi e dell operatività. Gli Organi aziendali svolgono congiuntamente un ruolo di indirizzo, attuazione e controllo del complessivo Processo ICAAP, costituendone il fondamento e realizzandone l impianto. Requisiti minimi dei fondi propri Per l esercizio 2015 sono previsti i seguenti requisiti di fondi propri: un coefficiente di capitale primario di classe 1 almeno pari al 4,5% dell esposizione complessiva al rischio del Gruppo; un coefficiente di capitale di classe 1 almeno pari al 6%; un coefficiente di capitale totale almeno pari all 8% dell esposizione complessiva al rischio del Gruppo. 47

48 Sono previste inoltre riserve aggiuntive di capitale primario di classe 1. In particolare la nuova disciplina prevede che le banche debbano detenere la riserva di conservazione del capitale (capital conservation buffer). Tale riserva è volta a preservare il livello minimo di capitale regolamentare in momenti di mercato avversi attraverso l accantonamento di risorse patrimoniali di elevata qualità in periodi non caratterizzati da tensioni di mercato. Essa è obbligatoria ed è pari al 2,5% dell esposizione complessiva al rischio della Banca. Considerando anche la riserva di conservazione di capitale: l ammontare di mezzi propri Common Equity Tier 1 risulta pari almeno al 7% delle attività ponderate per il rischio; l ammontare di mezzi propri di Tier 1 dovrà risultare pari almeno all 8,5% delle attività ponderate per il rischio (di cui almeno 7% necessariamente CET 1); l ammontare di mezzi propri di capitale totale sale al 10,5% delle attività ponderate per il rischio (di cui almeno 7% necessariamente CET 1, 1,5% AT1 o CET1, 2% T2, AT1 o CET1). Requisiti patrimoniali e coefficienti di vigilanza del Gruppo Il requisito minimo patrimoniale regolamentare è pari alla somma dei requisiti patrimoniali prescritti a fronte dei rischi di credito, controparte, mercato e operativo. Nel seguito trovano rappresentazione i requisiti patrimoniali ed i coefficienti di vigilanza del Gruppo Carismi alla data del 31 dicembre Requisito patrimoniale per il Rischio di Credito e di Controparte (Metodo Standard) Il Gruppo calcola le esposizioni ponderate per il rischio di credito con il metodo standardizzato. Si riporta di seguito il requisito patrimoniale relativo a ciascuna delle classi regolamentari di attività. 48

49 Requisito patrimoniale per il Rischio di Mercato (Metodo Standard) Si riportano di seguito i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato calcolati sulle attività appartenenti al portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. 49

50 Esposizione al rischio di controparte - Art. 439 C.R.R. Metodologia e politiche Ai fini del calcolo del capitale interno la Cassa di Risparmio di San Miniato utilizza le stesse metodologie adottate ai fini regolamentari. Oltre alla misurazione degli assorbimenti patrimoniali, ai fini gestionali la Banca si è dotata di una normativa interna che disciplina la determinazione e l utilizzo dei massimali operativi concessi alle controparti bancarie; suddetta normativa ha lo scopo di definire lo svolgimento dell attività di concessione, utilizzo e controllo dell esposizione al rischio controparte per l attività svolta nell ambito finanziario dall Istituto e per definire in maniera univoca la metodologia di determinazione degli utilizzi. Per la classificazione dei massimali operativi, le operazioni sono suddivise in due categorie: operazioni a rischio pieno con natura commerciale e con natura finanziaria; operazioni a rischio ridotto. La Banca è dotata di strumenti per la valutazione delle controparti bancarie e per il controllo del rispetto dei relativi massimali operativi per la cui assegnazione vengono utilizzate le valutazioni delle principali agenzie di rating. Per quanto riguarda l operatività in swap, il rischio risulta attenuato in riferimento a quelle controparti con cui è stato sottoscritto un accordo di trasferimento di collaterale a garanzia (CSA Credit Support Annex - contratto di diritto inglese che, insieme all ISDA Master Agreement, costituisce il supporto giuridico per le transazioni in derivati OTC) nella forma di cash o titoli di stato. Qualunque controparte con la quale il Gruppo intenda sottoscrivere un CSA deve essere assegnataria, oltreché di massimale operativo a rischio ridotto, anche di massimale operativo a rischio pieno. A garanzia dell operatività in derivati OTC è previsto periodicamente (in genere con cadenza settimanale) uno scambio di depositi tra le parti contraenti in linea con il valore corrente dei derivati, così come regolato dal CSA. Nel caso di operazioni pronti contro termine il rischio può essere attenuato con le controparti con le quali venga stipulato un accordo di trasferimento di collaterale a garanzia (GMRA Global Master Repurchase Agreement), sotto forma di cash o titoli di stato. Anche in questo caso qualunque controparte con la quale il Gruppo intenda sottoscrivere un GMRA deve essere assegnataria, oltreché di massimale operativo a rischio ridotto, anche di massimale operativo a rischio pieno. Non sono previste politiche formalizzate rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole (wrong-way risk). In conformità allo Schema di Regolamentazione Basilea 3, è inoltre calcolato il requisito di capitale aggiuntivo in materia di fondi propri per il Credit Valuation Adjustment (CVA) tramite l adozione del Metodo standardizzato, come previsto dal Regolamento (UE) n. 575/2013. Sistema di reporting Il processo di reporting prevede un sistema di informativa periodica direzionale, con analisi aggregate e di dettaglio delle principali determinanti del rischio di controparte misurato con gli approcci standardizzati utilizzati ai fini regolamentari. Vengono forniti, a titolo di esempio, dati andamentali del rischio, ripartito per tipologia di prodotto (derivati OTC, operazioni SFT). 50

51 Esposizione al rischio di controparte Rischio di controparte: riepilogo Rischio di controparte: derivati Distribuzione del fair value positivo per tipo di sottostante Nel corso dell esercizio 2015 il Gruppo non ha effettuato operazioni in derivati creditizi. 51

52 Rettifiche per il rischio di credito - Art. 442 C.R.R. Definizione di crediti scaduti e deteriorati a fini contabili Le esposizioni deteriorate a fine esercizio 2015 del Gruppo Carismi sono suddivise, coerentemente con quanto previsto dalla normativa di vigilanza prudenziale, nelle seguenti categorie: esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate (past due) rappresentano le esposizioni che alla data di riferimento presentano crediti scaduti o sconfinanti da oltre 90 giorni. In tale categoria rientrano le posizioni per le quali la quota scaduta e/o sconfinante superi la soglia di rilevanza del 5% dell esposizione stessa, in base alle regole presenti nelle istruzioni di vigilanza che disciplinano in dettaglio le modalità tecniche del calcolo; inadempienze probabili ( Unlikely to pay ): rappresentano le esposizioni per le quali la Banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie; posizioni a sofferenza: rappresentano le esposizioni relative a crediti verso clienti che versano in uno stato di insolvenza, anche non accertato giudizialmente, per i quali si procede con azioni mirate al recupero, totale o parziale, del debito (in linea capitale ed in linea interessi). L insieme delle tre classi costituisce l aggregato Non Performing Exposures. E stata inoltre introdotta l ulteriore tipologia creditizia delle Esposizioni oggetto di concessioni (c.d. Forborne Exposures), trasversale a tutte le succitate categorie di stato del credito deteriorato e non. Queste ultime rappresentano le concessioni nei confronti di un debitore che affronta, o è in procinto di affrontare, difficoltà nel rispetto dei propri impegni di pagamento (troubled debt). Descrizione delle metodologie utilizzate per determinare le rettifiche di valore Almeno ad ogni data di bilancio i crediti sono valutati (impairment test) per verificare l esistenza di eventuali riduzioni di valore a seguito di eventi successivi alla rilevazione iniziale e dipendenti dal deterioramento della solvibilità dei debitori. Rientrano in tale ambito i crediti deteriorati ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, inadempienza probabile o di crediti scaduti. Le perdite per riduzione di valore vengono contabilizzate se vi è evidenza oggettiva di una riduzione dei flussi di cassa futuri, rispetto a quelli originariamente stimati, a seguito di uno o più specifici eventi che si sono verificati dopo la rilevazione iniziale. La riduzione di valore può anche essere causata non da un singolo evento separato ma dall effetto combinato di diversi eventi. L obiettiva evidenza che un attività finanziaria o un gruppo di attività finanziarie ha subìto una riduzione di valore include dati rilevabili che giungono all attenzione in merito ai seguenti eventi: a) significative difficoltà finanziarie dell emittente o del debitore; b) violazione del contratto, per esempio un inadempimento o un mancato pagamento degli interessi o del capitale; c) concessione al beneficiario di un agevolazione che il Gruppo ha preso in considerazione prevalentemente per ragioni economiche o legali relative alla difficoltà finanziaria dello stesso e che altrimenti non avrebbe concesso; d) ragionevole probabilità che il beneficiario dichiari il fallimento o altre procedure di ristrutturazione finanziaria; 52

53 e) scomparsa di un mercato attivo di quell attività finanziaria dovuta a difficoltà finanziarie. Tuttavia, la scomparsa di un mercato attivo dovuta al fatto che gli strumenti finanziari della società non sono più pubblicamente negoziati non è evidenza di una riduzione di valore; f) dati rilevabili che indichino l esistenza di una diminuzione sensibile nei futuri flussi finanziari stimati per un gruppo di attività finanziarie sin dal momento della rilevazione iniziale di quelle attività, sebbene la diminuzione non può essere ancora identificata con le singole attività finanziarie nel gruppo, ivi inclusi: i cambiamenti sfavorevoli nello stato dei pagamenti dei beneficiari nel Gruppo oppure condizioni economiche locali o nazionali che sono correlate alle inadempienze relative alle attività all interno del Gruppo. Con riferimento ai crediti verso clientela e verso banche, sono sottoposti a valutazione analitica i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza e inadempienza probabile. L ammontare della perdita è pari alla differenza tra il valore di bilancio del credito al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell esposizione creditizia. Per la determinazione delle rettifiche di valore possono essere applicate delle metodologie su base statistica per posizioni con esposizione inferiore ad una soglia di significatività determinata dalla Banca, differenziata per ciascuna categoria di esposizione deteriorata. La rettifica di valore è iscritta a conto economico. Le esposizioni scadute deteriorate (c.d. past due ) ed i crediti ad andamento regolare per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita (di norma i crediti in bonis) sono sottoposti a valutazione collettiva. In particolare le percentuali di svalutazione applicate ai crediti classificati in past due sono determinate stimando una perdita attesa, calcolata attraverso l ausilio della matrice di transizione dello status creditizio su un periodo di 2 anni (stima della PD) ed applicando la LGD regolamentare differenziata tra crediti ipotecari e crediti chirografari. Il modello utilizzato per la valutazione collettiva dei crediti in bonis prevede la ripartizione del portafoglio crediti in gruppi omogenei in termini di settore di attività economica e la successiva determinazione della perdita attesa per singolo portafoglio. Il modello si basa su una media mobile della serie storica dei tassi di decadimento per un periodo complessivo corrispondente a due cicli economici, opportunamente rettificato per neutralizzare l effetto di eventi non ordinari. Viene applicata una LGD regolamentare differenziata tra crediti ipotecari e crediti chirografari. Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nella voce di conto economico 130 a) Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti. Ad ogni data di chiusura del bilancio le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in modo differenziale con riferimento all intero portafoglio di crediti in bonis alla stessa data. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi se vengono meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. 53

54 Distribuzione delle attività finanziarie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia (valore di bilancio) La tabella evidenzia le attività finanziarie per portafoglio contabile di appartenenza e per qualità creditizia. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela (valore di bilancio) La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. Distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche (valore di bilancio) 54

55 La tabella evidenzia la distribuzione territoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso banche. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 55

56 Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e fuori bilancio verso clientela (valore di bilancio) 5 La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 5 I campi segnati con il simbolo X si riferiscono a tipologie di rettifiche non applicabili alle voci in analisi. 56

57 In linea con le disposizioni vigenti in materia di bilancio (cfr. circolare Banca d Italia n.262/2005 e successivi aggiornamenti) sono riportate le esposizioni nette e le rettifiche mentre le esposizioni lorde sono ricavabili dalla sommatoria delle due. Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Eur) 57

58 Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie (Altre Valute) 58

59 Le tabelle evidenziano la distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. L Informativa è distinta per le principali divise. Esposizioni per cassa verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive La tabella non è stata compilata poiché nell esercizio il Gruppo non presenta le fattispecie specificate. Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive Le tabelle evidenziano la dinamica delle rettifiche e delle riprese di valore complessive relative alle esposizioni per cassa verso banche e verso clientela. I valori riportati sono quelli utilizzati nell informativa di bilancio e si riferiscono sia a posizioni del portafoglio bancario sia a posizioni del portafoglio di negoziazione di vigilanza. 59

60 Rettifiche di valore effettuate nell anno 2015 a carico del conto economico Cancellazioni effettuate nel esercizio 2015 La tabella evidenzia le cancellazioni delle posizioni deteriorate effettuate nel periodo di riferimento. 60

61 Attivita non vincolate e vincolate - Art. 443 C.R.R. Un attività è considerata come vincolata se è stata impegnata ovvero se è oggetto di un accordo per fornire forme di garanzia o supporto di credito a un operazione iscritta in bilancio o fuori bilancio dalla quale l attività non possa essere ritirata liberamente. Le attività impegnate il cui ritiro è soggetto a qualsiasi tipo di restrizione, come le attività che richiedono preventiva approvazione prima di essere ritirate o sostituite da altre attività, sono ritenute vincolate. Si riporta di seguito l informativa relativa alle attività vincolate e non vincolate per tipo di attività sulla base degli orientamenti e dello schema diffuso dall ABE il 27 giugno 2014 in coerenza con le disposizioni della Parte otto Titolo II del Regolamento UE (CRR 575/2013). Le attività vincolate indicate si riferiscono alle attività iscritte in bilancio che sono state impegnate o trasferite senza essere eliminate contabilmente o altrimenti vincolate, nonché le garanzie reali ricevute che soddisfano le condizioni per la rilevazione sul bilancio del cessionario conformemente alla disciplina contabile applicabile. Modello A Attività La tabella di seguito rappresenta l ammontare delle attività che non soddisfano le condizioni per essere iscritte in bilancio. Modello B Garanzie reali ricevute 61

62 Modello C-Attività vincolate/garanzie reali ricevute e passività associate La somma di migliaia di euro si compone di titoli propri a cauzione per assegni circolari presso Banca d Italia (3.954 migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di anticipazioni ( migliaia di euro), di titoli propri a garanzia di PCT passivi ( migliaia) nonché di titoli propri a garanzia di altre operazioni ( migliaia di euro). In particolare, tra le attività iscritte in bilancio impegnate a fronte di operazioni di rifinanziamento presso la BCE, si trovano esclusivamente titoli di stato italiani (BTP e CTZ), con scadenze tra il 2021 ed il 2032, appartenenti al comparto available for sale. Per quanto concerne i PCT passivi il controvalore di 74,7 milioni di euro è riferito a operazioni di raccolta effettuate sul mercato interbancario dei pronti contro termine (mercato MTS Repo) con controparte Cassa di Compensazione e Garanzia. La sottovoce Altre attività vincolate ( migliaia di euro) comprende il valore al 31 dicembre 2015 dei finanziamenti ceduti alla società Carismi Finance S.r.l. nell ambito delle due operazioni di cartolarizzazione poste in essere dalla Cassa nel corso del 2011 (riguardante mutui ipotecari residenziali) e nel corso del 2014 (concernente un portafoglio di crediti originati da finanziamenti chirografari ed ipotecari erogati a piccole e medie imprese). Tali finanziamenti, qualificabili come impegnati in quanto, in buona sostanza, non rientranti nella piena disponibilità della banca, non presentano i requisiti previsti dallo IAS 39 per la c.d. derecognition, e pertanto costituiscono parte integrante del portafoglio crediti della Banca. A fronte della cessione delle attività suddette, nell ambito delle due operazioni strutturate entrambe nella forma di auto-cartolarizzazione, la società veicolo ha emesso titoli interamente sottoscritti dalla Banca cedente nell ottica di utilizzo quale riserva di liquidità, in particolare i titoli dotati di rating sono stati utilizzati per operazioni di finanziamento dell'eurosistema. L incremento del valore delle attività vincolate, rispetto all informativa 2014, è legato all aumento delle operazioni di rifinanziamento presso la Banca Centrale (circa 180 mln), parzialmente compensato da una riduzione del ricorso al finanziamento tramite operazioni di pronti termine sul mercato MTS-Repo (circa -100mln). Non risultano in essere operazioni con importante overcollateralizzazione delle garanzie rispetto al valore del finanziamento ottenuto. Ai titoli posti a garanzie presso la Banca Centrale è stato applicato l haircut previsto dall apposita normativa, mentre per le operazioni poste in essere sul mercato MTS-Repo sono stati versati i margini contrattualmente previsti per tale operatività Le operazioni di finanziamento presso la Banca Centrale sono regolate dalle condizioni previste dall apposito contratto quadro pubblicato dalla BCE, mentre le operazioni effettuate sul mercato MTS-Repo sono regolate dall apposita normativa e si configurano come operazioni di buy-sell back con versamento di margini iniziali e marginazione giornaliera del mark to market, gestita dalla Cassa di Compensazione e Garanzia. 62

63 Rischio operativo - Art. 446 C.R.R. Con riferimento alla metodologia adottata per il calcolo del requisito in materia di fondi propri per il rischio operativo il Gruppo adotta il metodo Base (BIA Basic Indicator Approach), che prevede l applicazione di un coefficiente regolamentare pari al 15% alla media triennale dell indicatore rilevante sulla base delle tre ultime osservazioni su base annuale effettuate a fine esercizio. Nello specifico la normativa di riferimento è quella prevista agli artt. 315 e 316 del CRR. Il Gruppo ha calcolato il proprio indicatore rilevante come la somma degli elementi rilevanti enumerati dalla tabella 1 dell art. 316 del CRR. Dal punto di vista gestionale, dal 2011 il Gruppo Carismi si è dotato di una Policy di gestione del rischio operativo che prevede sia un processo di raccolta dei dati di perdita operativa (LDC - Loss Data Collection) con cadenza trimestrale - che un attività di RSA (Risk Self Assessment) che mappa i rischi operativi su tutte le Business Unit aziendali. Nell ambito del framework di gestione dei rischi operativi viene data rilevanza sia alla misurazione delle perdite operative registrate, in modo da comprenderne le cause e prevenirne ulteriori possibili effetti che possono derivare dall operatività, che agli interventi sulle fonti potenziali di rischio e sul sistema dei controlli interni. Per fronteggiare entrambe le esigenze la metodologia prevede l utilizzo di strumenti di analisi qualitativa e quantitativa. In particolare, l analisi qualitativa consiste nell applicazione di tecniche di valutazione del rischio, tese ad individuare i rischi potenziali, prima che si verifichino le perdite e nel mettere in luce le possibili cause per definire le opportune strategie di intervento. Dall attività di Risk Self Assessment - RSA - svolta nel 2015 emerge una sostanziale continuità rispetto all esercizio precedente in termini di percezione di rischiosità i cui valori restano nel complesso su livelli bassi. Il Requisito Regolamentare al 31 Dicembre 2015 risulta sostanzialmente stabile rispetto al requisito di Dicembre 2014, come si desume dalla tabella a pagina

64 Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione - Art. 447 C.R.R. Esposizioni differenziate in funzione degli obiettivi perseguiti e tecniche di contabilizzazione Le esposizioni in strumenti di capitale incluse nel Portafoglio Bancario vengono classificate ai fini di Bilancio tra le partecipazioni e le attività finanziarie disponibili per la vendita. La voce di bilancio partecipazioni accoglie gli investimenti in titoli di capitale detenuti con finalità strategiche (partecipazioni di Gruppo controllate e società collegate) ad eccezione di quello in Cassa di risparmio di Volterra S.p.A. considerato un investimento finanziario. La voce di bilancio delle attività finanziarie disponibili per la vendita accoglie le altre partecipazioni istituzionali (partecipazioni in associazioni di categoria, enti ed istituzioni legate al territorio), quelle strumentali all attività operativa della Banca e allo sviluppo dell attività commerciale oltre che di investimento finanziario. Gli strumenti finanziari sono tendenzialmente detenuti in un ottica di stabile investimento ad eccezione delle quote riconducibili agli investimenti meramente finanziari. La Banca detiene investimenti in strumenti di private equity per complessivi di euro composti dal Fondo Rilancio e Sviluppo e Fondo Toscana Venture. Di seguito si riportano le metodologie di valutazione ed i criteri di contabilizzazione relativi alla due voci di bilancio, evidenziando come gli stessi risultano in perfetta continuità con quelli adottati nell esercizio precedente. Partecipazioni Criteri di iscrizione La voce comprende le partecipazioni detenute in società controllate, collegate ed in quelle soggette a controllo congiunto; tali partecipazioni all atto della rilevazione iniziale sono iscritte al costo di acquisto, integrato dei costi direttamente attribuibili. Criteri di classificazione Ai fini della classificazione in tale voce, sono considerate controllate le entità per le quali si detiene il potere di determinare le politiche finanziarie e gestionali al fine di ottenere benefici. Ciò avviene quando è detenuta, direttamente e/o indirettamente, più della metà dei diritti di voto ovvero in presenza di altre condizioni di controllo di fatto, quali ad esempio la nomina della maggioranza degli Amministratori. Sono considerate entità a controllo congiunto quelle per cui vi sono accordi contrattuali, parasociali o di altra natura per la gestione paritetica dell attività e la nomina degli Amministratori. Le entità collegate sono quelle in cui si detiene il 20 per cento o una quota superiore dei diritti di voto e le società nelle quali pur con una quota di diritti di voto inferiori si ha il potere di 64

65 partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di particolari legami giuridici quali la partecipazione a patti di sindacato. Nell ambito di tali classificazioni si prescinde dall esistenza o meno di personalità giuridica e nel computo dei diritti di voto sono considerati anche i diritti di voto potenziali correntemente esercitabili. Criteri di valutazione Le partecipazioni sono valutate al costo. Ad ogni data di bilancio o situazione infrannuale viene accertata l eventuale evidenza che la partecipazione abbia subito una riduzione di valore attraverso la predisposizione del test di impairment mediante l analisi prospettica della situazione economica, patrimoniale e finanziaria della partecipata. Qualora emergano evidenze che il valore di una partecipazione possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, rappresentato dal maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita ed il valore d uso. Quest ultimo è il valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell investimento. Se il valore recuperabile risulta inferiore al valore contabile la relativa differenza è rilevata a conto economico. Per le svalutazioni effettuate, qualora siano venuti meno i motivi che le hanno generate a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono eseguite le riprese di valore con imputazione a conto economico. Criteri di cancellazione Le partecipazioni vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo tutti i rischi e benefici ad essa connessi. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali I dividendi riferiti alle società partecipate sono rilevati alla voce 70 Dividendi e proventi simili mentre eventuali perdite e/o riprese di valore derivanti dall applicazione dei procedimenti di verifica (impairment test) sono registrati alla voce Utile/Perdite delle partecipazioni. Le eventuali riprese di valore vengono imputate alla stessa voce. I proventi relativi a tali investimenti sono contabilizzati a conto economico, indipendentemente dal fatto che siano stati generati dalla partecipata anteriormente o successivamente alla data di acquisizione. Qualora il valore contabile della partecipazione nel bilancio individuale superi il valore contabile nel bilancio consolidato dell'attivo netto della medesima partecipazione, incluso il relativo avviamento, il Gruppo valuta se esiste un indicazione che la partecipazione abbia subìto una riduzione di valore. Attività finanziarie disponibili per la vendita Criteri di iscrizione L iscrizione iniziale dell attività finanziaria avviene alla data di regolamento per i titoli di debito e di capitale ed alla data di erogazione in caso di crediti. All atto della rilevazione iniziale le attività sono contabilizzate al loro fair value, che corrisponde normalmente al costo di acquisto, comprensivo dei costi e proventi di transazione direttamente attribuibili allo strumento stesso. Se l iscrizione avviene a seguito di riclassificazione dalle attività detenute sino alla scadenza, il valore di iscrizione è rappresentato dal fair value al momento del trasferimento. Nel caso di titoli 65

66 di debito l eventuale differenza tra il valore iniziale e il valore di rimborso viene ripartita lungo la vita del titolo con il metodo del costo ammortizzato. Criteri di classificazione Questa categoria residuale accoglie le attività finanziarie non derivate, che non sono classificate fra le attività finanziarie detenute per la negoziazione o attività finanziarie detenute sino alla scadenza, ovvero nel portafoglio crediti. Sono classificate in questa voce anche le interessenze azionarie non gestite con finalità di negoziazione e non qualificabili di controllo, collegamento e controllo congiunto e i titoli obbligazionari che non sono oggetto di attività di trading. Criteri di valutazione Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie disponibili per la vendita sono valutate al fair value, con la rilevazione a conto economico della quota interessi come risultante dall applicazione del costo ammortizzato e con l imputazione degli utili/perdite derivanti dalla variazione di fair value in una apposita riserva di patrimonio netto ad eccezione delle perdite per riduzione di valore. Per gli strumenti finanziari quotati in un mercato attivo, il fair value è pari alla quotazione di chiusura del mercato alla data di bilancio. Per gli strumenti finanziari negoziati in un mercato non attivo, il fair value viene determinato utilizzando metodi di stima e modelli valutativi generalmente accettati e che sono basati su dati rilevabili sul mercato, quali metodi basati sulla valutazione di strumenti quotati che presentano analoghe caratteristiche e attualizzazione di flussi di cassa attesi, tenendo conto dei diversi profili di rischio insiti negli strumenti stessi. I titoli di capitale per i quali non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile, sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell accertamento di perdite per riduzione di valore. Il valore delle attività finanziarie disponibili per la vendita è inoltre sottoposto a test di verifica (impairment) qualora ricorrano obiettive evidenze di riduzione di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. L ammontare della eventuale perdita viene determinato come differenza tra il valore contabile ed il fair value corrente. In particolare, per i titoli di capitale quotati in un mercato attivo, una riduzione del fair value al di sotto del costo superiore al 20% o prolungata per oltre 9 mesi è ritenuta una evidenza obiettiva di riduzione di valore alla quale, quindi, consegue la rilevazione di una rettifica di valore come nel seguito indicato. Per le partecipazioni non quotate il fair value è stimato sulla scorta delle metodologie di valutazione d azienda più pertinenti in base al tipo di attività svolta da ciascuna partecipata; tali attività vengono mantenute al valore di libro se il loro fair value non può essere determinato in modo affidabile. I titoli disponibili per la vendita sono inoltre sottoposti a impairment test qualora ricorrano situazioni sintomatiche dell esistenza di perdite di valore dipendenti dal deterioramento della solvibilità degli emittenti e dagli altri indicatori previsti dallo IAS 39. Le rettifiche di valore derivanti dal test di impairment vengono contabilizzate interamente nel conto economico, comprese quelle cumulate nella riserva di patrimonio netto direttamente attribuibile al singolo strumento finanziario oggetto di svalutazione. Le successive riprese di valore effettuate, qualora i motivi che hanno originato precedenti rettifiche di valore per impairment siano venuti meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla loro rilevazione, vengono contabilizzate in contropartita: - della riserva di patrimonio netto, per gli strumenti rappresentativi di capitale; - del conto economico, per gli strumenti di debito e per i crediti. 66

67 Criteri di cancellazione Le attività finanziarie vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle attività stesse o quando l attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e benefici ad essa connessi. I titoli ricevuti nell ambito di una operazione che contrattualmente prevede la successiva vendita e i titoli consegnati nell ambito di una operazione che contrattualmente prevede il successivo riacquisto, non sono, rispettivamente, registrati o cancellati dal bilancio. Di conseguenza, nel caso di titoli acquistati con accordo di rivendita, l importo pagato viene registrato in bilancio come credito verso clientela o banche, mentre, nel caso di titoli ceduti con accordo di riacquisto, la passività viene registrata nei debiti verso banche o verso clientela o tra le altre passività. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali Gli interessi e i dividendi su titoli vengono iscritti rispettivamente nelle voci 10 Interessi attivi e proventi assimilati e 70 Dividendi e proventi simili ; gli utili o le perdite realizzati con la vendita o il riacquisto sono rilevate nella voce 100 Utili/perdite da cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita ; le plusvalenze e le minusvalenze derivanti dalla valutazione al fair value dei titoli disponibili per la vendita vengono imputate al patrimonio netto nella voce riserve da valutazione e sono riversate al conto economico al momento della dismissione o in presenza di una perdita di valore rilevata in seguito al test di impairment nella voce 130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la vendita. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore. Tali riprese di valore sono imputate a conto economico nel caso di titoli di debito o di crediti alla voce 130 Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività disponibili per la vendita, e vengono imputate a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale nella voce riserve da valutazione e riversate al conto economico all atto della cessione. I fondi propri di base o aggiuntivi (capitale di classe 1) Consolidati del Gruppo Cassa di Risparmio di San Miniato includono al 31 dicembre 2015 profitti e perdite non realizzate o derivanti da rivalutazioni latenti rispettivamente pari a 745 e 932 migliaia di euro. I profitti non realizzati su strumenti di capitale iscritti nel portafoglio di attività finanziarie disponibili per la vendita pari a 0,4 milioni di euro a fine esercizio 2015 risultano infatti interamente sterilizzati e quindi non conteggiati nel capitale di classe 1. (*) titoli di capitale valutati in bilancio al livello FV1 (**) trattasi di interessenze azionarie non qualificabili come di controllo, di collegamento o controllo congiunto. All'interno della voce è compreso l'importo di migliaia di euro riferito a titoli di capitale e strumenti partecipativi per i quali non è possibile determinare il fair value in maniera attendibile e, quindi, sono mantenuti al costo, rettificato a fronte dell eventuale accertamento di perdite per riduzione di valore. 67

68 Esposizione al rischio di tasso di interesse su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione - Art. 448 C.R.R. Natura del rischio, ipotesi di fondo e frequenza della sua misurazione Il Gruppo assume come definizione generale del rischio di tasso di interesse quanto riportato nella Circolare n. 285, Parte Prima, Titolo III, Capitolo I, Allegato A: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse relativamente alle attività diverse dalla negoziazione. Il rischio di tasso di interesse si riferisce quindi al potenziale impatto negativo determinato da variazioni inattese nei tassi sui profitti correnti e/o sul valore del patrimonio netto del Gruppo; tale rischio si manifesta sulle attività e passività comprese nel portafoglio bancario (banking book), escluse quindi le posizioni di trading. Il Banking Book o Portafoglio Bancario è costituito da tutte le esposizioni che non rientrano nel Portafoglio di Negoziazione e, in accordo con le best practice internazionali, identifica l insieme dell operatività commerciale della Banca connessa alla trasformazione delle scadenze dell attivo e del passivo di bilancio, della Tesoreria, delle filiali estere e dei derivati di copertura di riferimento. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo relativamente al proprio portafoglio bancario deriva principalmente dall attività caratteristica commerciale esercitata in qualità di intermediario impegnato nel processo di trasformazione delle scadenze, e nell attività di investimento in titoli obbligazionari a sostegno del margine di interesse classificati contabilmente come disponibili per la vendita (AFS) o crediti (L&R). Il Gruppo utilizza la metodologia semplificata regolamentare illustrata dalla Circolare di Banca d Italia n. 285/2013, Parte Prima, Titolo III, Capitolo 1, Sezione III, Allegato C. L ammontare determinato viene considerato come capitale interno a fronte del rischio in oggetto. Inoltre il Gruppo svolge analisi gestionali di sensitività attraverso la simulazione degli effetti di spostamenti paralleli e non delle curve dei tassi. La struttura deputata al monitoraggio e controllo del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario è rappresentata dalla Funzione di Controllo dei Rischi che a tal fine utilizza sia il framework contenuto nella normativa standard emanata dalla Banca d Italia a fini ICAAP, sia un modello interno, in grado di quantificare l esposizione della Banca al rischio di riduzione del valore economico del banking book in seguito a movimenti sfavorevoli della curva dei rendimenti per scadenza. La struttura deputata alla gestione del rischio di tasso di interesse è, invece, rappresentata dalla Direzione Finanza della Capogruppo, che svolge tale attività tramite la Tesoreria. L attività di monitoraggio dell esposizione al rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario mediante la metodologia semplificata indicata da Banca d Italia è effettuata trimestralmente dal Servizio Risk Management, che analizza la rilevanza dell esposizione della Banca al rischio di tasso sia nel caso di una variazione uniforme dei tassi di 200 punti base, sia di variazioni differenziate per scadenza che riflettano i movimenti estremi dei tassi osservati negli ultimi sei anni (alternativamente il 1 o il 99 percentile della distribuzione statistica delle variazioni su ciascuna scadenza). Al fine di monitorare il rischio di tasso entro i limiti massimi di vigilanza 68

69 consentiti - viene fissata inoltre una soglia di early warning pari al 18% del totale dei fondi propri monitorata a cura del Servizio Risk Management con cadenza trimestrale. Anche le analisi gestionali di sensitività sono effettuate con periodicità trimestrale. In caso di mancato rispetto delle soglie, una volta valutata l effettiva rilevanza del fenomeno in relazione alle condizioni di mercato ed a quelle specifiche della banca, il Servizio Risk Management predispone una adeguata informativa per i Vertici Aziendali, per la definizione di idonee misure correttive. Variazione del valore economico nell ipotesi di shock dei tassi Esposizione al rischio di tasso del banking book Totale Attivo da ponderare Totale Passivo da ponderare Differenza tra Attivo e Passivo da ponderare Fattore di Ponderazione L informativa riportata in tabella è espressa in unità di euro. La sensitivity a fine 2015 presenta un profilo di esposizione a rischio per un rialzo dei tassi di interesse. Nell ipotesi di uno shift di -200 bp delle curve dei tassi, la sensitivity totale del valore economico risulta pari a 38,3 mln di euro. Nell ipotesi di uno shift di bp la sensitivity totale del valore economico risulta pari a -23,6 mln di euro. Variazione del margine nell ipotesi di shock dei tassi La variazione dei profitti (Delta margine) viene calcolata a livello gestionale con l applicativo ERMAS ed al 31/12/2015 è pari a: euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di bp; euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di bp; euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di bp; euro per uno shock parallelo della curva dei tassi di bp. Si evidenzia come la misura di sensitivity al margine esprima solo l effetto delle variazioni dei tassi sulle poste oggetto di analisi. Sono pertanto escluse ipotesi relative alle future dinamiche delle attività e passività e quindi non può considerarsi un indicatore previsionale sul livello del margine d interesse. Il rischio di tasso per le posizioni in valuta diversa dall euro risulta per il Gruppo irrilevante. Per ulteriori informazioni si consiglia di visionare la Nota integrativa consolidata - Parte E Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura Posizioni Nette Fattore di Ponderazione Posizioni Nette Fattore di Ponderazione Posizioni Nette Fattore di Ponderazione - VISTA E REVOCA FINO AD UN MESE ,080% ,008% ,010% ,033% DA OLTRE 1 MESE A 3 MESI ,320% ,021% ,021% ,120% DA OLTRE 3 A 6 MESI ,720% ,014% ,017% ,263% DA OLTRE 6 A 12 MESI ,430% ,043% ,039% ,633% /80 - DA OLTRE 1 A 2 ANNI ,770% ,040% ,044% ,389% DA OLTRE 2 A 3 ANNI ,490% ,134% ,121% ,226% DA OLTRE 3 A 4 ANNI ,140% ,581% ,192% ,781% DA OLTRE 4 A 5 ANNI ,710% ,274% ,179% ,053% DA OLTRE 5 A 7 ANNI ,150% ,150% ,060% ,183% DA OLTRE 7 A 10 ANNI ,260% ,637% ,515% ,457% DA OLTRE 10 A 15 ANNI ,840% ,457% ,271% ,524% DA OLTRE 15 A 20 ANNI ,430% ,539% ,228% ,681% OLTRE 20 ANNI ,030% ,855% ,601% ,689% TOTALE POSIZIONI NETTE FONTE: MAC 3 FORGROUP 31/12/2015 SHOCK B.P. VARIAZIONE VALORE ECONOMICO VALORE ASSOLUTO POSIZIONI NETTE TOTALE FONDI PROPRI (EX PATRIMONIO DI VIGILANZA) INCIDENZA % RISCHIO DI TASSO SHOCK B.P. (vincolo di non negatività) Simulazione scenario parallelo 1 percentile - Variazione Tassi Simulazione scenario parallelo 99 percentile - Variazione Tassi Posizioni Nette ,167% 14,876% 14,919% 1,340% 69

70 Politica di remunerazione - Art. 450 C.R.R. Per le informazioni relative alla politica di remunerazione del Gruppo Carismi si rimanda alla Relazione sulla Remunerazione pubblicata sul sito internet al seguente indirizzo 70

71 Leva finanziaria - Art. 451 C.R.R. La Circolare N. 285 del 17 dicembre 2013 Disposizioni di vigilanza per le banche, alla Parte Seconda, capitolo 12, richiede alle Banche di calcolare l indice di leva finanziaria come disciplinato nel Regolamento UE n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento. La misurazione, e il controllo nel continuo, di tale indicatore è finalizzata a perseguire i seguenti obiettivi: contenere l accumulazione di leva finanziaria e dunque attenuare i bruschi processi di deleveraging verificatisi nel corso della crisi; limitare i possibili errori di misurazione connessi all attuale sistema di calcolo degli attivi ponderati. In quest ottica infatti si inserisce la definizione del rischio di leva finanziaria eccessiva contenuta nella citata Circolare: è il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione dei mezzi propri renda la banca vulnerabile, rendendo necessaria l adozione di misure correttive al proprio piano industriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che potrebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività. Il coefficiente/indice di leva finanziaria (leverage ratio) è calcolato come un rapporto percentuale tra la misura di capitale dell intermediario (Tier1) ed un denominatore basato sulle attività in essere non ponderate per il loro grado di rischio. Leverage ratio = Capitale di classe 1 Misura dell esposizione complessiva Al Servizio Risk Management spetta il monitoraggio del valore dell indice di leva finanziaria consuntiva rispetto alla soglia minima definita internamente e pari al 3%. Viene di seguito fornito il dettaglio dei singoli elementi ricompresi nel calcolo dell indicatore di leva finanziaria alla data del 31 dicembre L'indicatore del Leverage Ratio - in regime transitorio - si attesta a dicembre 2015 al 4,94%, in peggioramento rispetto a dicembre 2014 a causa della riduzione dei Fondi Propri rilevata nel bilancio d esercizio Il Leverage Ratio è uno degli indicatori operativi monitorati in ambito RAF e pertanto è assoggettato alla procedure e ai meccanismi di controllo in esso previste. L informativa quantitativa al 31 dicembre 2015 viene di seguito esposta secondo gli schemi previsti dalla versione finale dell Implementing Technical Standard sulla disclosure dell indicatore di Leva Finanziaria pubblicati dall EBA il 15/06/2015. Le tabelle di seguito riportano l indicatore di leva finanziaria al 31 Dicembre 2015 e l apertura dell esposizione totale nelle principali categorie, secondo quanto disposto dagli articoli 451 punto 1 lettere a) b) c). Le grandezze esposte sono relative al calcolo dell indice di leva finanziaria secondo le disposizioni transitorie vigenti. 71

72 Tavola LRSum: Riconciliazione tra l'attivo contabile e l'esposizione ai fini del calcolo dell'indice di Leva Finanziaria. Tavola LRCom: Informativa sull indice di Leva Finanziaria 72

73 Tavola LRSpl: Suddivisione dell esposizione 73

74 Uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito - Art. 453 C.R.R. Il Gruppo Carismi non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o fuori bilancio per quanto concerne il portafoglio commerciale e non effettua operazioni di copertura mediante derivati su crediti. Il Gruppo adotta invece politiche di riduzione del rischio di controparte con controparti istituzionali, stipulando accordi di compensazione (netting agreement) e accordi di collateralizzazione (collateral agreement), sia per derivati sia per repo (repurchase agreement). L erogazione del credito con acquisizione di garanzie reali è soggetta a normativa 6 e processi interni formalizzati per l acquisizione e conservazione della documentazione, la valutazione del bene, il perfezionamento della garanzia ed il monitoraggio del valore nel tempo. L eventuale realizzo forzoso della garanzia è curato dalle strutture organizzative interne deputate al recupero del credito. La presenza di garanzie reali non esime da una valutazione completa del rischio di credito, incentrata principalmente sulla capacità del prenditore di far fronte alle obbligazioni assunte indipendentemente dall accessoria garanzia. Le tecniche di attenuazione del rischio utilizzate dal Gruppo sono quelle riconosciute dalla normativa di vigilanza e sono suddivise in due categorie generali: protezione del credito di tipo reale (funded), su immobili e su strumenti finanziari, e protezione del credito di tipo personale (unfunded). In particolare il Gruppo utilizza come strumenti di CRM: garanzie reali finanziarie aventi ad oggetto contante e assimilati (certificati di deposito e obbligazioni emesse dalla Banca), titoli di debito e capitale, quote di OICR, gestioni patrimoniali prestate attraverso contratti di pegno; ipoteche su immobili, che presentano le caratteristiche previste dalla normativa: residenziali e non residenziali (art. 208 del CRR); garanzie personali rappresentate da fideiussioni prestate da garanti ammessi. Con riferimento alle garanzie reali finanziarie, il Gruppo ha optato per l utilizzo del metodo integrale. In tale approccio il valore dell esposizione viene ridotto del valore della garanzia ai fini del calcolo del requisito, il valore dell esposizione e quello della garanzia sono corretti per tener conto della volatilità dei prezzi di mercato ed a tal fine ad entrambe gli importi devono essere applicate adeguate rettifiche per volatilità. A meno che non si tratti di contante, il valore dell esposizione corretto per la volatilità è maggiore di quello dell esposizione originaria, viceversa per la garanzia. Alle esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali e non, così come da garanzie personali, si applicano le regole previste dalla normativa di vigilanza vigente. Affinché siano eleggibili come strumento di mitigazione del rischio, le tecniche di CRM devono rispettare alcuni requisiti generali e specifici al momento della loro costituzione come strumento a protezione del credito; suddetti requisiti devono rimanere validi per tutta la durata del credito stesso. Riguardo le garanzie ipotecarie, sono previsti distinti processi e metodologie volte ad assicurare la corretta valutazione ed il monitoraggio del valore degli immobili acquisiti in garanzia. In particolare, la Banca, per la predisposizione delle perizie tecniche, da inoltrare a corredo delle domande di finanziamento garantite da ipoteca, si avvale di perizie effettuate da periti esterni ed indipendenti. 6 A tal riguardo il Gruppo si è dotato di un regolamento interno recante disposizioni in tema di Tecniche di CRM. 74

75 La Banca redige e mantiene aggiornato un documento riepilogante quelli che sono considerati i criteri estimativi di gradimento dell azienda, da trasmettere ai singoli periti e/o alle società del gruppo che a loro volta si incaricano dell espletamento delle perizie. Per un corretto presidio dei rischi, il valore degli immobili offerti in garanzia viene adeguatamente sorvegliato. A questo proposito, se l immobile offerto in garanzia è un immobile residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni tre anni, anche su base statistica, se invece si tratta di immobile non residenziale, il suo valore dovrà essere verificato ogni anno. Qualora le condizioni di mercato siano soggette a variazioni significative, la verifica del valore degli immobili di cui sopra dovrà essere effettuata più frequentemente. Al fine di garantire il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa e in particolare della verifica della sussistenza dei requisiti generali e specifici di eleggibilità sono posti in essere presidi dedicati da parte delle strutture competenti. È compito del Servizio Risk Management, in sede di ICAAP, verificare la rilevanza o meno del rischio residuo e procedere alla sua eventuale quantificazione. Nell ambito degli strumenti finanziari oggetto di pegno, la Banca privilegia forme di garanzia non speculative e pertanto non emergono particolari forme di concentrazione. Per quanto attiene al rischio di credito, la principale concentrazione di garanzie reali è legata ai finanziamenti per mutui alla clientela Retail. In tale ambito, tuttavia, non è possibile parlare di concentrazione del rischio per il frazionamento dello stesso, implicito nella tipologia di clientela. Inoltre, come già accennato, sono in vigore disposizioni specifiche sui finanziamenti per mutui alla clientela Retail con importo superiore ai 3 milioni di euro, soglia oltre la quale il valore della garanzia viene mantenuto aggiornato con perizie periodiche del bene. Per le operazioni sotto la soglia di rilevanza viene effettuato l aggiornamento del valore degli immobili attraverso la rilevazione dei valori medi del mercato mobiliare. Le informazioni sulle valutazioni sono fornite, con cadenza annuale, da operatori specializzati del settore (aggiornamenti straordinari possono essere effettuati nelle ipotesi in cui si verifichino variazioni significative nel brevissimo periodo). Di seguito si riporta con riferimento alle esposizioni della Banca sottoposte alla misurazione di un requisito di rischio di credito: - nella prima tabella i valori al netto delle compensazioni contabili ammesse con l evidenza dell ammontare delle RWA regolamentari; - nella seconda tabella le stesse grandezze evidenziate escludendo i benefici delle tecniche di attenuazione del rischio di credito. 75

76 Nella tavola a seguire viene data rappresentazione dei valori delle esposizioni coperte da garanzie personali e reali. Gruppo bancario - Esposizioni creditizie verso clientela garantite 76

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