AUTORITÀ DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE COMITATO TECNICO REGIONALE CRITERI PER L ELABORAZIONE DEI PIANI DI BACINO

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1 AUTORITÀ DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE COMITATO TECNICO REGIONALE CRITERI PER L ELABORAZIONE DEI PIANI DI BACINO INDICAZIONI METODOLOGICHE PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI INTERVENTI PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO NEI PIANI DI BACINO EX D.L. 180 E SS.MM. E II. RACCOMANDAZIONE numero 9 Nell ambito della pianificazione di bacino, in particolare quella sul rischio idrogeologico attualmente in fase di elaborazione ai sensi del comma 1, art. 1 del D.L. 180/89 e sue modificazioni ed integrazioni (ma anche quella attuata dall Autorità di bacino regionale a seguito della L.R. 9/93), è prevista la programmazione degli interventi, strutturali e non strutturali, per la mitigazione del rischio idrogeologico. La presente raccomandazione si pone l obiettivo di esplicitare il percorso metodologico generale per la determinazione di un piano di interventi in un tale piano di bacino stralcio sulla base della individuazione delle criticità e dello stato di rischio del bacino. 102

2 PREMESSA Il Comitato Tecnico Regionale ha elaborato il presente documento come migliore specificazione dei criteri generali per l elaborazione dei piani di bacino, al fine principale di individuare ed esplicitare il percorso formativo di un piano di interventi di mitigazione del rischio nell ambito dei piani stralcio sul rischio idrogeologico, attualmente in corso di elaborazione ai sensi dell art.1, comma 1, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, e da adottarsi entro il 30 giugno I criteri definiti nel seguito riguardano, comunque, almeno per quanto riguarda gli interventi di tipo idrogeologico, anche i piani di bacino stralcio per la difesa idrogeologica così come impostati dall Autorità di bacino regionale ai sensi della L.183/89 a seguito della L.R. 9/93. Nell ambito di un piano di bacino l analisi delle criticità e delle situazioni di rischio è propedeutica alla individuazione degli obiettivi e delle linee di intervento per la riduzione del rischio stesso a livelli prefissati. Per quanto riguarda in particolare i piani stralcio sul rischio idrogeologico sopra citati, l Atto di indirizzo e coordinamento per l individuazione dei criteri relativi agli adempimenti di cui all art. 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180/98, pubblicato sulla G.U. del , prevede, a seguito della fase di perimetrazione e valutazione dei livelli di rischio idrogeologico (inteso come rischio di inondazione e geomorfologico), la Fase terza - fase di programmazione della mitigazione del rischio. In tale fase sono previste analisi ed elaborazioni tali da individuare le caratteristiche di interventi da realizzare per la mitigazione o rimozione dello stato di rischio, e da consentire l individuazione di un adeguato programma di interventi, strutturali e non strutturali, di mitigazione del rischio per il successivo finanziamento. Il piano degli interventi in un piano di bacino stralcio è, quindi, l insieme delle proposte di intervento associate alle diverse criticità individuate; esso è ordinato secondo criteri di priorità conseguenti all urgenza e al grado di rischio connesso per persone e beni. In tale piano di interventi, elaborato in un ottica a scala di bacino, non è prevista, in generale, la progettazione delle opere da realizzare; tuttavia l analisi deve essere tale da garantire l individuazione delle caratteristiche degli interventi necessari a ridurre il rischio con riferimento a livelli predefiniti. Nel seguito viene individuato il percorso metodologico generale per la determinazione di un piano di interventi in un piano di bacino stralcio sulla base della individuazione delle criticità e dello stato di rischio del bacino, nonché l indicazione dei relativi contenuti minimi dell elaborato della definizione degli interventi. CRITERI GENERALI PER L ELABORAZIONE DEL PIANO DI INTERVENTI L esigenza di realizzare un piano degli interventi nell ambito del piano di bacino stralcio è data dalla necessità di disporre di una programmazione organica degli interventi in modo tale da prevedere la realizzazione di quelle opere o quelle misure di salvaguardia (in termini di normativa o di protezione civile), necessarie per l eliminazione o la mitigazione delle criticità individuate. Nell ottica della pianificazione di bacino l obiettivo è quello della determinazione di un quadro di interventi sistematori, che dovrebbero, nel loro insieme, essere in grado di riportare il rischio a livelli compatibili, anche con gradualità e a stadi successivi, pur nel rispetto delle priorità individuate. La definizione del quadro di interventi deve scaturire dall analisi dei risultati delle fasi conoscitive del bacino, che hanno permesso l individuazione delle maggiori problematiche e criticità. Si dovrà in particolare fondare sulla carta di pericolosità (basata sostanzialmente sulla suscettività al dissesto e sulle fasce di inondabilità) e sulla carta del rischio idrogeologico elaborata sulla base dell uso del territorio. Gli interventi individuati devono 103

3 cioè essere riferiti alle criticità evidenziate nella pericolosità, mentre la loro priorità, in termini di attuazione e finanziamento, è determinata dal rischio a cui l area risulta soggetta. Si ricordi che la carta del rischio, infatti, attraverso una gradazione in classi, perimetra le aree in cui ad elevate criticità idrogeologiche è associato un maggior carico insediativo o valore economico-sociale e permette, di conseguenza, di determinare le zone del bacino da difendere prioritariamente. Essa rappresenta quindi un importante strumento per individuare con un criterio oggettivo le misure più urgenti e la priorità degli interventi di mitigazione. In generale, il Piano di bacino potrà prevedere, nell ambito della pianificazione e programmazione degli interventi, misure di tipo sia strutturale che non strutturale, fra loro complementari e concorrenti a ridurre il rischio a scala di bacino. Il successo di un programma di mitigazione del rischio idrogeologico dipende in grande misura dall integrazione dei due tipi di intervento; trascurare gli interventi non strutturali a favore di quelli strutturali, apparentemente con una efficacia più immediata e spesso ritenuti risolutivi, non contribuisce ad un confronto equilibrato con le calamità naturali e, benché talvolta adottato nelle fase di emergenza post-evento, non può quindi essere un approccio condivisibile nell ambito della pianificazione di bacino. Il piano di interventi strutturali sarà finalizzato prioritariamente alla riduzione delle criticità delle situazioni individuate nella carta del rischio idrogeologico come a rischio elevato e molto elevato. Ciò non significa, peraltro, che la soluzione di uno specifico problema debba vedersi esclusivamente come un intervento localizzato, ma è possibile che più interventi di caratteristiche e tipologie diverse concorrano alla mitigazione del rischio in una data zona. Nei termini più ampi di gestione integrata del territorio, così come insito nelle dichiarazioni fondative della L. 183/89, si devono infatti prevedere interventi che, pur essendo finalizzati alla mitigazione del rischio esistente, mirino anche al riequilibrio del bacino nella sua unitarietà. Lo scopo principale dell insieme di interventi non strutturali è quello di prevenire o modificare quegli usi del territorio che possono causare rischio idrogeologico o che comunque amplificano gli effetti di eventi calamitosi; esso deve inoltre minimizzare o alleviare i danni nell occorrenza di tali eventi, anche a seguito dell eventuale realizzazione degli interventi strutturali. Da quanto sopra, si evince, in particolare, che il piano di interventi non dovrebbe costituire solo una lista di interventi in corrispondenza di una lista di criticità, ma rappresentare un percorso che, individuate le principali criticità a livello di bacino e le possibili soluzioni, le organizzi, con il più opportuno rapporto tra misure strutturali e non strutturali, in funzione delle condizioni di rischio e dell efficacia attesa a scala di bacino. INDIVIDUAZIONE DEL QUADRO DI INTERVENTI Nell elaborato di piano, il percorso che conduce all individuazione degli interventi relativi alle varie criticità deve essere esplicitato e motivato. Ai fini di uniformità e di semplificazione della predisposizione del programma di interventi viene proposta di seguito una possibile organizzazione dell elaborato stesso con l individuazione dei suoi contenuti minimi. - Definizione sintetica della criticità. Si dovrà innanzitutto riportare una descrizione sintetica delle varie criticità ed evidenziarne particolari caratteristiche di dettaglio rispetto alla complessità del bacino, fornendo le 104

4 indicazioni necessarie alla comprensione delle motivazioni che hanno spinto alla proposizione dell intervento relativo, eventualmente in riferimento alle specifiche sezioni della relazione generale del Piano. Una volta definita la criticità, il Piano dovrà fornire l analisi delle caratteristiche del territorio che possano ritenersi fondamentali per la corretta progettazione dell intervento consentendo di stimarne il beneficio a scala di bacino (per es. interventi che riducano l erosione ed il carico solido se i corsi d acqua limitrofi siano già sovralluvionati, o tecniche che stabilizzino il versante senza ridurre il carico solido nei casi di erosione fluviale). Dovrà essere inoltre riportato un inquadramento della località di intervento in relazione al grado di pericolosità e al grado di rischio. - Definizione degli interventi prospettati e loro caratteristiche. Si dovrà prevedere una prima fase di analisi in cui si individuano e si mettono a confronto le possibili soluzioni con le relative possibili scelte progettuali alle criticità riscontrate. Le tipologie di intervento che possono essere proposte sono diverse e possono integrarsi per il raggiungimento dell obiettivo prepostosi. In particolare, si potrà tenere conto, sia per interventi sui corsi d acqua che sui versanti, di interventi di diverso tipo quali: - interventi strutturali puntuali: opere di sistemazione che agiscono localmente sul fenomeno e che hanno lo scopo di una soluzione definitiva, o perlomeno significativa, della criticità, senza presentare però influssi negativi sul resto del bacino. - interventi strutturali areali: opere di sistemazione che interessano porzioni rilevanti di territorio (ad esempio rimboschimento o ripristino di terrazzamento). La loro programmazione dovrà basarsi sulla stima dell efficacia in relazione alle criticità individuate e sulla valutazione dell assenza di impatti negativi in altri settori del bacino. - manutenzione ordinaria degli alvei e dei versanti - delocalizzazione degli elementi a rischio: questa ipotesi di soluzione sarà analizzata in particolare nei casi in cui gli elementi causino o aggravino il rischio o comunque in quei casi in cui le opere strutturali realizzabili non permettano la riduzione del rischi a livelli compatibili. - misure non strutturali di prevenzione e mitigazione, quali misure di protezione civile e misure normative - Misure di tipo non strutturale Come già indicato la mitigazione del rischio idrogeologico richiede non soltanto interventi di tipo strutturale ma anche misure di tipo non strutturale, la cui combinazione dovrà essere deternminata sulla base della conoscenza del bacino e delle sue criticità. Le misure non strutturali devono essere in grado nel breve periodo (o comunque fino alla effettiva riduzione del rischio ai livelli prefissati attraverso gli interventi strutturali) di minimizzare l impatto degli eventi calamitosi sulle persone e sui beni soggetti a rischio e ridurre quindi il danno atteso; considerato inoltre che gli interventi strutturali realizzabili lasciano comunque scoperta una quota di rischio dovuta alla possibilità che si verifichino eventi di entità superiore a quella di progetto, esse devono anche consentire, nel medio e lungo periodo, di controllare tale rischio residuale. Il quadro di interventi prettamente non strutturali sarà sostanzialmente costituito da: 105

5 - misure normative di tipo urbanistico e più in generale di regolamentazione di uso del territorio, alle quali è dedicata una specifica sezione del Piano (norme di attuazione). - misure di informazione, sensibilizzazione al rischio, allerta e allarme Sulla base degli elaborati di Piano, dovranno essere fornite tutte le possibili indicazioni propedeutiche ai necessari approfondimenti da attuarsi nell ambito degli specifici piani di protezione civile. In particolare, quelle strutture che pur non causando di per se stesse una situazione di pericolosità, ma che per la loro collocazione sono soggette a rischio elevato (ad esempio case in zone di evidente pertinenza fluviale), dovranno essere segnalate al fine di determinare successivamente, per esempio nell ambito dei piani di protezione civile comunali, e attraverso analisi più di dettaglio e più approfondite sotto l aspetto costibenefici, la soluzione più opportuna per la riduzione del rischio connesso (quali delocalizzazione, cambi di destinazione d uso, provvedimenti di inabitabilità per i piani bassi, sistemi di allarme, accorgimenti tecnico-costruttivi, ecc.). - Interventi di tipo strutturale Il quadro degli interventi dovrà essere studiato il più possibile con un approccio interdisciplinare, in modo da integrare i vari aspetti che interessino i siti (geologico, geomorfologico, idraulico, vegetazionale, ecc.), per quanto riguarda sia l eliminazione delle criticità sia l individuazione delle conseguenze delle opere prospettate. Si sottolinea l importanza della individuazione di interventi che possano coniugare le esigenze di tutela degli elementi a rischio con la rinaturalizzazione del territorio e la preservazione dei processi naturali. Al fine del recupero e della riqualificazione del territorio, saranno previste quindi, ove applicabili, tipologie di intervento di minor impatto possibile sull ambiente, con particolare riferimento a tecniche di ingegneria naturalistica. Per quanto riguarda in particolare gli interventi di tipo strutturale sui versanti essi saranno prioritariamente finalizzati alla stabilizzazione dei fenomeni franosi attivi e dell erosione concentrata e diffusa. L efficacia di tali interventi potrà essere massimizzata attraverso la loro combinazione con ulteriori misure quali regimazione delle acque superficiali e profonde, monitoraggio e controllo dei processi gravitativi di versante, norme di utilizzo del suolo e misure di protezione civile. Gli interventi proposti devono integrarsi in un programma che tenga conto delle caratteristiche globali del territorio e le loro caratteristiche dovrebbero essere tali da ridurre al minimo l impatto sulla dinamica naturale del versante e del corso d'acqua. Per quanto riguarda le sistemazioni di corsi d acqua si ricorda che l obiettivo generale, eventualmente anche a medio/lungo termine, dell insieme di interventi sistematori nell ambito della pianificazione di bacino di rilievo regionale è quello della riduzione dello smaltimento senza esondazioni della portata di massima piena a tempo di ritorno pari a 200 anni. Qualora la particolare situazione, opportunamente analizzata e dimostrata, lo rendesse impossibile, almeno a breve/medio termine, o comunque troppo oneroso, potranno motivatamente essere proposte soluzioni progettuali che pur non assicurando il deflusso della portata duecentennale siano di sostanziale miglioramento dello smaltimento delle piene e in grado di ridurre significativamente il rischio di inondazione, con l indicazione delle ulteriori misure complementari da attivarsi contemporaneamente (ad es. sistemi di informazioni e allerta, delocalizzazioni, ecc.). È propria di questa fase, sulla base degli interventi sistematori determinati, l individuazione alla scala più opportuna della fascia di riassetto fluviale prevista nella raccomandazione del CTR Definizione delle fasce di 106

6 inondabilità e di riassetto fluviale e costituita dalle eventuali aree necessarie per l adeguamento del corso d acqua all assetto definitivo. L analisi, seppure di massima, del beneficio prodotto, congiuntamente alla stima del costo di massima dell intervento, e delle condizioni di realizzabilità e di inserimento ambientale dell opera stessa, permette di individuare la soluzione più appropriata al caso in esame. Le soluzioni prescelte non sono, in generale, elaborate a scala di dettaglio progettuale, che non è propria del piano di bacino, tuttavia la loro descrizione deve essere tale da fornire le indicazioni propedeutiche a una progettazione preliminare da affidarsi successivamente. È opportuno, inoltre, prevedere, in particolare in casi in cui ad una specifica problematica si risponda con un intervento di elevata complessità realizzativa e/o di elevato onere economico, la possibilità di suddivisione dell intervento in stralci funzionali successivi, per ognuno dei quali si dovrà assicurare la compatibilità con l intervento globale. Si dovrà inoltre fornire una stima di massima dei tempi di realizzazione degli interventi (inclusi tempi di progettazione e/o indagini preliminari); detta stima potrà essere utilizzata sia nella scelta delle soluzioni di intervento più idonee, sia nella successiva pianificazione delle risorse finanziarie. - Definizione ulteriori indagini e monitoraggi Dovranno essere evidenziati gli eventuali casi in cui si rendano necessari analisi integrative o raccolta di ulteriori dati al fine di meglio definire sia il piano di interventi nel suo complesso sia i singoli interventi qualora non risulti possibile sulla base delle informazioni disponibili individuare univocamente l intervento ottimale. Ciò risulta particolarmente importante nel caso di corpi franosi di una certa rilevanza, dove può risultare impossibile procedere all indicazione degli interventi di sistemazione senza adeguate indagini di dettaglio e prospezioni geognostiche preliminari. Analogamente si definiranno le tipologie e le durata dei monitoraggi, qualora ritenuti necessari, che andranno ricompresi nel piano di interventi. Anche in questo caso, per la sistemazione di corpi franosi di una certa consistenza areale e con spessori significativi dovrà essere previsto un monitoraggio pluristagionale che consenta di riconoscere la tipologia, le velocità di spostamento, le oscillazioni della superficie freatica e i principali piani di taglio all interno della massa in movimento. Nel caso in cui emergano incertezze in relazione a dati idrologici e/o idrometrici e/o di trasporto di materiale in alveo, tali da inficiare i risultati delle analisi effettuate in termini di rischio idrogeologico, può essere prevista la messa in opera di opportune stazioni di monitoraggio. - Delocalizzazioni Quale intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico può essere prevista la rilocalizzazione di attività produttive, di abitazioni o in generale di altri manufatti che causino situazioni di rischio, che si trovino in condizioni di rischio non socialmente accettabili o che si trovino all interno della fascia di riassetto fluviale. In particolare, ai sensi dell art.1, comma 5 del DL 180, dovranno essere individuate quelle opere o infrastrutture che per la loro presenza determinano rischio idraulico e per le quali deve essere previsto il rifacimento o la delocalizzazione. Nel caso si proponga una delocalizzazione deve essere precisato se lo spostamento e/o la demolizione del manufatto provochi una variazione della pericolosità poiché causa del fenomeno, oppure se la delocalizzazione non influenza la pericolosità ma riduce il rischio. 107

7 - Valutazione del risultato del quadro di interventi sistematori e indicatori di successo É di fondamentale importanza che, nell ambito del piano di interventi, sia valutato il risultato atteso del quadro di interventi sistematori e che, quindi, il beneficio dei vari interventi sia valutato non solo in termini locali ma in termini più globali. Dovrebbero quindi essere prospettati gli scenari in fase post operam e la valutazione della relativa variazione della pericolosità. Potranno essere inoltre definiti degli indicatori di successo per i vari interventi, ovvero una serie di parametri da utilizzare per la valutazione dell efficacia dell intervento o per una stima dell impatto sul territorio circostante. In particolare per quanto riguarda gli interventi in alveo è opportuna una verifica, ancorché di prima valutazione, sull efficacia dell insieme degli interventi strutturali proposti, specialmente se localizzati. Al fine di verificare l effettiva eliminazione o significativa riduzione dei fenomeni di esondazione per la portata duecentennale potrà essere applicata la modellistica idraulica sviluppata nell ambito del piano per la valutazione delle criticità, attraverso la quale verificare l efficacia delle opere in regime almeno di moto permanente per un tratto significativo del corso d acqua, tale cioè da poter considerare esauriti gli effetti dell opera stessa. Particolare attenzione andrà posta ai problemi relativi al trasporto solido, soprattutto a riguardo dei franchi di sicurezza da prevedere e delle sistemazioni (briglie, vasche di sedimentazione) volte a regolare tale fenomeno, delle quali si dovrebbe stimare, anche in prima approssimazione, l efficacia. Si dovrebbero, inoltre, valutare gli effetti che gli interventi possono indurre sulla velocità della corrente e quindi sulla sua capacità di trasportare o erodere, in relazione soprattutto ai problemi di erosione al piede delle sponde naturali o opere spondali. Nel caso della sistemazione di fenomeni franosi, gli indicatori di successo saranno finalizzati a verificare l effettiva riduzione del rischio e potranno essere ricondotti banalmente al monitoraggio delle lesioni presenti delle strutture rigide (edifici, strade, muri di contenimento) site sul corpo franoso, qualora presenti, o a misurazioni più accurate prevedendo l installazione e il controllo periodico di strumentazioni di traguardo planoaltimetrico, inclinometri, sistemi di controllo delle oscillazioni di falda. Qualora le problematiche complessive del bacino lo rendano necessario, è possibile prevedere forme di monitoraggio più complesso ed integrale, quali misurazioni del trasporto solido e della portata liquida a monte e a valle dei corpi franosi per verificare l impatto dell intervento anche sulla dinamica fluviale (riduzione del trasporto solido ed alterazione della circolazione idrica in seguito alle opere di sistemazione). - Manutenzioni Nella gestione ottimale di un bacino idrografico, risulta di fondamentale importanza l attivazione di programmi di manutenzione articolati nel tempo, che garantiscano, oltre ad un non aumento delle condizioni di rischio idrogeologico, il mantenimento degli alvei fluviali in buono stato idraulico-ambientale, i versanti in condizione idrogeologiche ottimali e le opere idrauliche e quelle di sistemazione idrogeologica in efficienza. Saranno anche individuate le esigenze di manutenzione per le opere esistenti che si ritengono essenziali per la conservazione dell equilibrio all interno del bacino. Per ciascun intervento, determinato anche sulla base di quanto osservato nella fase di sopralluogo, si dovrà indicare la localizzazione, l estensione e la tipologia e programmare, anche di massima, l articolazione nel tempo e la periodicità con cui tali interventi devono essere eseguiti. Dovrà essere indicata una stima dei costi annui per la manutenzione delle 108

8 opere, la pulizia e l esercizio, segnalate le competenze degli Enti gestori ed indicate le priorità di intervento. Le azioni di manutenzione dell alveo, operazione fondamentale per assicurare la massima capacità di smaltimento ed evitare il trasporto di materiali che possano produrre ostruzioni più a valle durante i fenomeni di piena, devono far riferimento alla direttiva del Comitato Tecnico dell Autorità di Bacino regionale Manutenzione degli alvei e degli argini dei corsi d acqua (C.I ), oltreché all art. 3 della L n. 236/1993 e al DPR 14/4/1993 Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni recante criteri e modalità per la redazione dei programmi di manutenzione idraulica e forestale. Si ritiene opportuna in particolare, ove possibile, l individuazione delle tipologie e caratteristiche delle manutenzioni necessarie per tratti di corso d acqua in relazione alle loro caratteristiche idraulico-ambientali. - Interventi strutturali di altro tipo Nel caso in cui si siano individuate zone allagabili a causa dell evidente incapacità di smaltimento della rete di drenaggio urbana e qualora si conoscano situazioni puntuali di rilevante importanza (ad esempio necessità di spostare stazioni di sollevamento) connesse alla rete di drenaggio è opportuno farne menzione e, qualora si abbiano gli elementi sufficienti, fornire indicazioni in merito a possibili interventi. Analogamente, nel caso di versanti instabili, segnalata la presenza di dispersioni di fluidi in corrispondenza di corpi franosi (perdite da acquedotti, reti fognarie, presenza di vasche di accumulo, etc.) dovrebbero essere opportunamente fornite indicazioni in merito a possibili interventi. - Carta degli interventi Gli interventi individuati saranno riportati su apposita cartografia, la Carta degli interventi, nella quale, sostanzialmente, saranno individuate le localizzazioni e le caratteristiche degli interventi sistematori. - Programmazione degli interventi Sulla base delle considerazioni precedenti e dell individuazione degli interventi relativamente alle criticità, si dovrà redigere infine il programma di interventi del piano di bacino, con riferimento al quale attivare motivatamente le successive richieste di finanziamento. Tale programma comprenderà gli interventi strutturali su corsi d acqua e versanti ma anche gli interventi di manutenzione, i monitoraggi e le indagini necessarie. Dovrà essere indicato l ordine di priorità determinato con i criteri sopra descritti in relazione alle condizioni di rischio, oltre alle previsioni temporali di progettazione e realizzazione e i rispettivi costi di massima, almeno per gli interventi prioritari. - Enti competenti Vengono individuati, sulla base della normativa vigente, gli enti competenti alla realizzazione degli interventi. Oltre agli enti competenti per le singole opere da realizzare si ritiene opportuno individuare anche le competenze degli enti per tratti di corso d acqua, al fine di faciltare la successiva gestione del territorio del bacino. 109

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