Comune di Rosignano Marittimo Provincia di Livorno COMPONENTE GEOLOGICO - TECNICA ED IDROGEOLOGICA

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1 Comune di Rosignano Marittimo Provincia di Livorno COMPONENTE GEOLOGICO - TECNICA ED IDROGEOLOGICA Marzo 2002 Dr. Paolo Squarci - Geologo

2 1. INTRODUZIONE INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO GENERALE Definizione delle risorse Le unità idrogeologiche Unità a permeabilità primaria... 7 Alternanze di sabbie, limi ed argille ricche in sostanza organica dell'olocene... 7 Depositi di origine alluvionale, di riempimento di valli e paleovalli... 7 (Olocene)... 7 Alternanze di sabbie, arenarie, calcari arenacei, ghiaie e conglomerati con... 9 sporadiche intercalazioni di argille (Pleistocene medio - superiore)... 9 Alternanze di arenarie calcaree, sabbie e argille (Pleistocene inferiore e Miocene superiore) Formazioni argillose caratterizzate da bassissima permeabilità (praticamente impermeabili) (Pliocene inferiore e Pleistocene inferiore) Prevalenza di argille e marne praticamente impermeabili (AM) con intercalazioni di modesto spessore di conglomerati e sabbie che possono costituire acquiferi di importanza limitata (MS del Miocene superiore) Unità a permeabilità mista Brecce e conglomerati Formazioni calcareo, marnoso, arenacee caratterizzate da permeabilità da media a bassa Argilloscisti con interstrati calcarei Unità a permeabilità secondaria Calcari e radiolariti con buona permeabilità per fratturazione Serpentiniti, gabbri e diabasi La circolazione idrica nel sottosuolo L'acquifero regionale profondo Ipotesi sullo stato termico dell'acquifero profondo L acquifero nelle rocce ofiolitiche Gruppo delle sorgenti del Gabbro Gruppo del sistema idrotermale della Padula-Muraglione-Ferrata Considerazioni sul chimismo delle acque L'acquifero nella Formazione del Calcare di Rosignano L'acquifero della pianura costiera di Rosignano Solvay Vada Le caratteristiche idrauliche dell'acquifero della piana costiera Valutazione delle potenzialità idriche della pianura litoranea Il bilancio idrologico SCHEMA DELLA CIRCOLAZIONE DELLE ACQUE NELLA PIANURA COSTIERA La rete piezometrica L assetto piezometrico Definizione degli acquiferi e del modello di circolazione delle acque L'acquifero nei depositi alluvionali del Fiume Fine Le caratteristiche idrauliche dell'acquifero INQUADRAMENTO GEOCHIMICO DELLE ACQUE Caratteristiche generali delle acque della pianura costiera Elementi inquinanti loro origine e provenienza Cloruri Nitrati Le acque del subalveo del Fiume Fine Zona dell Acquabona CONCLUSIONI SUGLI ASPETTI IDROGEOLOGICI

3 1. INTRODUZIONE La mole dei dati raccolti sul territorio comunale consente di presentare un analisi specifica sull assetto idrogeologico del territorio comunale che tiene conto delle varie problematiche che caratterizzano questo particolare settore di cruciale importanza per un corretta programmazione dello sviluppo urbanistico e delle attività produttive. 2.INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO GENERALE Lo studio sistematico del territorio del Comune di Rosignano Marittimo, per la valutazione ed un corretto uso delle sue potenzialità idriche ha avuto inizio nel'1972. L'incremento continuo dei prelievi, legato alla domanda d'acqua sempre crescente, aveva messo in crisi l'equilibrio delle falde presenti nella pianura costiera di Vada, con il richiamo massiccio entro terra di acque marine o salmastre. In quel periodo per la prima volta fu affrontato il problema dell approvvigionamento idrico e della difesa della qualità delle acque secondo le metodologie proprie della idrogeologia, abbandonando l'empirismo di ricercatori improvvisati, talvolta guidato dalle "bacchette magiche dei sensitivi. L'Amministrazione Comunale iniziò, con la collaborazione dello scrivente e del Geom. Roberto Giovani, lo studio della pianura costiera a Sud dell'abitato di Vada che fu successivamente esteso al resto del territorio comunale. 2.1 Definizione delle risorse Le risorse idriche sono suddivisibili in due tipi fondamentali: - le acque di scorrimento superficiale, - le acque presenti nel sottosuolo. I due tipi di acque sono strettamente connessi in quanto le prime sono in contatto idraulico più o meno diretto con le seconde e la conoscenza dei sistemi acquiferi superficiali è un elemento indispensabile per la valutazione 2

4 della potenzialità delle acque del sottosuolo. La conoscenza del sistema idraulico superficiale non deve fermarsi alla definizione dei parametri fisici che lo caratterizzano (portata liquida e solida, dimensioni del bacino, regime ecc.) ma deve spingersi anche alla conoscenza delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque in quanto queste condizionano in maniera diretta le caratteristiche di potabilità di quelle del sottosuolo. Per comprendere l'importanza di questo aspetto (qualità delle acque) basta tenere presenti le cifre relative ai prelievi attualmente effettuati nell'ambito del territorio comunale di Rosignano (dati ASA - anno 2000), per uso potabile: - da acquiferi alimentati dalle acque del Fiume Fine: m 3 /anno; -da acquiferi alimentati indirettamente da acque di circolazione superficiale della Pianura Costiera di Vada: m 3 /anno. Entrambi questi acquiferi presentano un elevato grado di vulnerabilità dalla superficie ma devono comunque essere utilizzati essendo gli unici di importanza pratica sul territorio comunale. Considerando le altre fonti di approvvigionamento si hanno : - Pozzi della zona collinare (Acquabona Rosignano M ) : m 3 /anno. - Sorgenti della zona collinare (Bucafonda del Gabbro): m 3 /anno. Si arriva ad una quantità totale di acque proveniente dal sottosuolo del territorio Comunale ed utilizzata per usi potabili di circa m 3 /anno. Per gli usi potabili ASA riceve inoltre dalla Soc.Solvay. da territori limitrofi, altri m 3 / anno per un totale di circa m 3 / anno per usi potabili. Sempre nel territorio comunale dagli acquiferi della pianura costiera vengono emunti m 3 /anno per usi irrigui, stimati in base all uso del suolo ed alle colture in atto in quanto al momento non esiste una misura diretta degli usi in agricoltura e m 3 /anno per usi industriali. Riassumendo dagli acquiferi presenti nel sottosuolo del territorio comunale i prelievi maggiori effettuati sono: 3

5 m 3 /anno per usi potabili m 3 /anno per usi irrigui m 3 /anno per usi industriali per un totale di m 3 /anno Acqua utilizzata nel civico acquedotto in m Nel grafico allegato vengono mostrate le quantità utilizzate nel tempo nel civico acquedotto a partire dai dati disponibili del

6 La qualità di queste acque, specialmente per usi potabili, va difesa da ogni possibile inquinamento che si origini dalla superficie (inquinamento chimico e biologico dei corsi d'acqua, uso non corretto di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura) o per l'ingressione di acqua salmastra nelle zone prossime alla costa. Ogni tipo di inquinamento, una volta verificatosi, è difficile e lento ad eliminarsi, risulta per lo più praticamente irreversibile e gli interventi di risanamento possibili hanno sempre costi elevati. Acque provenienti da acquiferi presenti nel territorio comunale m 3 /anno Usi potabili Usi irrigui Usi industriali 2.2 Le unità idrogeologiche Le formazioni geologiche possono essere classificate, da un punto di vista idrogeologico, tenendo conto, in maniera qualitativa, di quei caratteri delle rocce che danno una misura della capacità di contenere (porosità) e di far defluire (permeabilità, trasmissività) l'acqua. Secondo che le proprietà idrauliche sopraddette siano dovute ai caratteri primari propri della roccia o che derivino da azioni meccaniche successive alla sua formazione (come per esempio azioni tettoniche che abbiano modificato la struttura primaria della 5

7 roccia, fratturandola) si parla di porosità e permeabilità primaria o secondaria, rispettivamente. Esistono metodologie che consentono di dare una misura delle caratteristiche idrauliche delle rocce: nel caso di quelle affioranti o presenti nel sottosuolo della zona che stiamo esaminando si conoscono le caratteristiche idrauliche principali quantitativamente (permeabilità e trasmissività) soltanto di quelle che costituiscono gli acquiferi utilizzati per usi potabili, attraverso prove di portata sui pozzi. Una valutazione qualitativa delle caratteristiche idrauliche delle varie formazioni distinte nella carta geologica consente di derivare da questa la carta idrogeologica dell'intero territorio comunale (Tav.G6). Su questo documento cartografico, oltre alla distinzione dei vari complessi idrogeologici, sono state indicate le principali sorgenti, i pozzi di maggiore portata e, nella zona della pianura costiera, è stato definito, con curve di livello, l'andamento della superficie freatica. Nella classificazione idrogeologica delle formazioni presenti nel territorio comunale è stata utilizzata la terminologia europea. Secondo questa e tenendo conto delle caratteristiche litologiche, tessiturali, dello stato di tettonizzazione (fratturazione), le varie formazioni possono essere raggruppate in tre unità idrogeologiche principali: 1. unità a permeabilità primaria 2. unità a permeabilità mista 3. unità a permeabilità secondaria. Nelle varie unità possono essere riuniti strati e gruppi di strati a permeabilità (e porosità) molto diverse tra loro: quello che contraddistingue l'unità idrogeologica è la caratteristica dominante dell'insieme. La base di riferimento per la definizione e la delimitazione cartografica delle varie unità idrogeologiche distinte nella carta idrogeologica (Tav.G6) è stata la carta geologica del territorio comunale (Tav. G2). 6

8 2.2.1 Unità a permeabilità primaria Appartengono a questa unità formazioni geologiche a varia permeabilità che hanno mantenuto praticamente inalterate le caratteristiche idrauliche dal momento della loro diagenesi. Ne diamo la descrizione seguendo la suddivisione operata nella carta idrogeologica nella quale le formazioni sono accorpate in vari gruppi a seconda del grado di permeabilità. Alternanze di sabbie, limi ed argille ricche in sostanza organica dell'olocene Affiorano e sono presenti nel sottosuolo per uno spessore massimo di alcuni metri, lungo la fascia costiera tra Punta Lillatro a Nord ed il limite sud del territorio comunale. La permeabilità di questo gruppo varia da media a bassa, a seconda della composizione litologica. Come vedremo meglio nel capitolo specifico riguardante i problemi della qualità delle acque, questi sedimenti (dunari, palustri e di colmata) contengono acque generalmente salmastre, non utilizzabili per alcun scopo. Depositi di origine alluvionale, di riempimento di valli e paleovalli (Olocene) Anche in questo gruppo sono riuniti strati a diversa permeabilità: bassissima in argille e limi, elevata nelle ghiaie. Si tratta di sedimenti depostisi nelle incisioni vallive dei principali corsi d'acqua: nelle parti affioranti sono in genere costituiti da argilla e limo-argilloso mentre, in orizzonti al di sotto della superficie, sono presenti più livelli discontinui di ghiaie a matrice sabbiosa. Questi ultimi costituiscono orizzonti acquiferi che, nel basso corso del Fiume Fine, possono avere notevole capacità di immagazzinamento e vengono utilizzati intensamente per scopi potabili e industriali. Nella carta idrogeologica è stata ricostruita con curve di livello la base dei depositi alluvionali in corrispondenza della Valle del Fine. La ricostruzione dell'andamento in profondità della paleovalle è stata possibile per il tratto finale 7

9 del fiume, tra la zona delle Fabbriche ed il mare, per la disponibilità di numerosi dati stratigrafici derivanti dalle perforazioni eseguite sia per indagini geotecniche (Società Solvay) che per ricerche di acqua (Amministrazione Comunale e Società Solvay). Le altre aree di affioramento di questi depositi corrispondono alle pianure dei fondi valle più importanti, tutti tributari di destra del Fine: Botro della Sanguigna, Motorno e Torrente Savolano. Le conoscenze sulla stratigrafia dei sottosuolo di queste aree, e quindi della distribuzione della permeabilità, sono scarse mancando informazioni diretto deducibili da sondaggi. Le poche informazioni, disponibili (sondaggi geotecnici per lo Stabilimento Sarplast, presso la stazione di Santa Luce) fanno supporre l esistenza, direttamente sopra le argille del Pliocene, di livelli di ghiaie, a matrice argilloso sabbiosa, di pochi metri di spessore verso la base dei depositi fluviali sormontati da argilla e limo e quindi acquiferi di modesta potenzialità. Lo spessore dei sedimenti fluviali del Bacino del Fine sembra rimanere modesto (10-15 m) fino alla strettoia delle Fabbriche e aumentare in maniera considerevole (30 m) da questa località verso il litorale. Come si può rilevare dalla ricostruzione dell'andamento della paleovalle, la quota della base di questa si aggira tra -10 m rispetto al livello del mare, in corrispondenza della strettoia delle Fabbriche, per arrivare a -30 m presso la linea di riva, con una pendenza media di 0.38% contro una pendenza media dell'alveo attuale di 0.24%. La strettoia a monte delle Fabbriche con ogni probabilità ha funzionato come soglia durante la fase erosiva (ultima fase glaciale del Wurm) nella quale si è scavata la valle sepolta, in quanto il substrato è qui costituito da formazioni compatte. (diabase, "Calcare di Rosignano" ed Argilloscisti con calcari ) meno erodibili di quelle presenti a valle (Sabbie ed argille ad Arctica). L'erosione è stata quindi limitata dalla soglia delle Fabbriche che ha funzionato come "livello di base" dell asta fluviale a monte, mentre a valle il livello di base era regolato da quello marino che, all altezza della linea di riva attuale, doveva trovarsi almeno 30 metri sotto. Tra le Fabbriche ed il mare esiste un livello basale, continuo di ghiaie a matrice sabbiosa caratterizzate da buone proprietà 8

10 idrauliche, con spessore variabile (fino ad un massimo; di 10 metri) contenente una importante falda acquifera. Le ghiaie di base sono ricoperte da sedimenti argilloso - limosi praticamente impermeabili, nei quali sono presenti altri livelli discontinui di ghiaie a profondità variabile tra 5 e 16 metri dal piano campagna e con spessore massimo di 5 metri, anch'essi sede di falde acquifere di più modesta importanza. Alternanze di sabbie, arenarie, calcari arenacei, ghiaie e conglomerati con sporadiche intercalazioni di argille (Pleistocene medio - superiore) In questo gruppo sono state riunite formazioni con caratteristiche litologiche piuttosto omogenee, trattandosi prevalente- niente di sedimenti clastici a granulometria medio alta compresa tra quella delle sabbie e quella delle ghiaie più o meno grossolane. Sono talvolta presenti strati a granulometria più fine (argille e limi) ma sempre in subordine rispetto ai livelli clastici grossolani. Questo gruppo è presente su tutta la pianura costiera a partire da Castiglioncello fino al limite sud del territorio comunale. Costituisce un importante acquifero "multistrato" utilizzato per usi potabili, industriali ed irrigui. La raccolta e l'elaborazione dei numerosi dati delle perforazioni in esso eseguite; ha permesso la ricostruzione con curve di livello (in metri rispetto al livello medio del mare) dalla base di questo acquiferi.si tratta di sedimenti continentali nella parte basale (Conglomerati di San Marco) sormontati da depositi marini e continentali appartenenti a più. episodi sedimentari del Pleistocene medio e superiore. I conglomerati presenti a più livelli rappresentano la parte iniziale dei vari episodi, passano verso l'alto a sabbie e calcareniti a cemento carbonatico ( panchina") alle quali si intercalano livelli argilloso- limosi., La presenza di strati a così diversa granulometria con variazioni di spessore ed eteropie laterali dei vari livelli rende questo acquifero non omogeneo né sulla verticale né orizzontalmente. Il variare dello spessore complessivo dei livelli a maggiore granulometria, legato anche alla morfologia del substrato dei singoli episodi, influisce in modo diretto sulle caratteristiche idrauliche degli acquiferi con variazioni di trasmissività che si manifestano in cambiamenti della produttività dei pozzi perforati, anche in zone ravvicinate. 9

11 Come prima accennato, è stato possibile ricostruire con curve di uguale livello rispetto a quello medio marino, preso come riferimento (isobate), l'andamento del substrato impermeabile di questo acquifero ( l operazione è stata possibile con la raccolta ed elaborazione di numerosi dati di sondaggi per ricerche d'acqua: questo scopo sono state ricostruite circa 80 stratigrafie di pozzi). Il substrato dell'acquifero in esame è costituito da argille del Pleistocene inferiore, modellato in incisioni vallive che si sono formate durante un cielo erosivo precedente la deposizione la deposizione dei conglomerati di San Marco. Queste incisioni presenti sia nella piana di Rosignano Solvay che di Vada a Sud del Fine e possono rappresentare bracci affluenti rispettivamente del paleo Fine e del paleo Cecina. Episodi sedimentari successivi ricollegabili a fenomeni di glacio-eustatismo hanno portato al colmamento delle valli (Conglomerati. di San Marco e "Panchina" di Grotti), e nel proseguire delle fasi eustatiche, alla deposizione di più livelli trasgressivi - regressivi marini tirreniani ("Panchina" di Castiglioncello) e a depositi continentali ("Sabbie rosse di Val di Gori" e "Sabbie rosso-arancio di Donoratico'). Nella pianura costiera a Nord del Fine la base dell'acquifero varia tra -10, in corrispondenza del litorale (zona di Punta Lillatro), e quota + 30 al margine della zona collinare. Ha pendenza piuttosto regolare interrotta dalla paleovalle con direzione circa N-S in corrispondenza dello Stabilimento Solvay. Mediamente i livelli acquiferi raggiungono in questa area potenze comprese tra 10 e 25 metri. A Sud del Fine, la cui più recente paleovalle interrompe la continuità dell'acquifero della pianura costiera, la morfologia della base di quest ultimo è complessa per la presenza di valli e dorsali sepolte. La dorsale più importante è quella che dal Podere Sassicaia (tra il Torrente Ricavo ed. il Fiume Fine) prosegue per il podere Macchiola fino all'abitato di Vada, in direzione ENE- OSO, per poi continuare tra la ferrovia Roma- Pisa e la Via Aurelia verso SE fino al limite sud del territorio comunale. La dorsale degrada verso mare fino a raggiungere quota -35 nei pressi del litorale nella zona della Mazzanta. Ad E e 10

12 SE della dorsale è presente la paleovalle che raggiunge il suo minimo (quota - 30 sul livello del mare attuale) poco più a monte dello Stradone del Belvedere: in essa si innestano due incisioni sepolte secondarie con direzione quasi ortogonale a quella della paleovalle principale. La base dell'acquifero tende poi a risalire verso la Statale 206 (limite est dell'area esami- nata) per raggiungere quota +25 sul livello del mare. L'acquifero presenta la massima trasmissività in corrispondenza del minimo della paleovalle, dove raggiunge uno spessore complessivo di oltre 40 metri, e nella zona a valle della Via Aurelia, dove però, come vedremo meglio in seguito, la qualità delle acque (alto contenuto in cloruro di sodio) lo rende difficilmente utilizzabile. Alternanze di arenarie calcaree, sabbie e argille (Pleistocene inferiore e Miocene superiore) Sono qui raggruppate due formazioni del Pleistocene inferiore: quella dei "Conglomerati di Villa Magrini" e quella dei "Calcari sabbiosi di Montescudaio", ed una del Miocene superiore. Le formazioni dei Pleistocene affiorano entrambe sul margine nord orientale della pianura costiera di Rosignano Solvay, sulla collina del Podere Pipistrello tra il Fiume Fine ed il Botro del Gonnellino e in sponda sinistra di quest'ultimo a valle della Statale 206. I livelli sabbiosi ed arenacei presentano discrete caratteristiche di porosità e permeabilità: come acquifero questa unità è poco utilizzata e le informazioni disponibili sulle caratteristiche idrauliche dei livelli produttivi sono scarse. I dati disponibili consentono comunque di escludere in genere portate di interesse pratico per usi pubblici e industriali. Il livello del Miocene superiore, costituito in prevalenza da sabbie e in subordine da conglomerati, forma una intercalazione nelle argille della stessa epoca, affioranti tra la zona collinare di Rosignano M. - Castelnuovo - Gabbro ed il fondo valle del Torrente Sanguigna e del Fiume Fine. Costituisce un acquifero di modesta importanza dal quale però emergono una serie di piccole sorgenti importanti in passato per l'approvvigionamento idrico delle case coloniche costruite a questo scopo nelle vicinanze. 11

13 Formazioni argillose caratterizzate da bassissima permeabilità (praticamente impermeabili) (Pliocene inferiore e Pleistocene inferiore) In questo gruppo sono state comprese due formazioni geologiche (AP e Qa) che, pur appartenendo a due diversi episodi sedimentari, presentano praticamente le stesse caratteristiche idrauliche. Si tratta di sedimenti argillosi a granulometria finissima, costituiti prevalentemente da minerali argillosi con dimensioni molto piccole (inferiori a 1/250 di mm) e scarsi granuli clastici inferiori a 1/16 di mm. Le minime dimensioni dei componenti la "roccia" fanno si che numerosi interstizi ("pori") siano minuti e scarsamente comunicanti tra di loro. Tutto questo porta ad una elevata porosità della "roccia" e a una bassissima permeabilità d'insieme. Le argille del Pliocene di questa unità affiorano nella parte orientale dei territorio comunale, in corrispondenza del bacino idrografico del Fine. Qui costituiscono il substrato impermeabile dei depositi alluvionali di questo fiume, dei suoi affluenti e delle alluvioni terrazzate antiche. Le argille del Pleistocene inferiore (Qa) affiorano, con continuità sulla sponda destra del Fine a valle della stretta delle Fabbriche, mentre esistono piccoli affiora- menti al di sotto dei detriti recenti in sponda sinistra. Costituiscono il substrato impermeabile dell'importante acquifero presente nella pianura costiera di Rosignano Solvay e di Vada e di quello presente nella paleovalle del Fine. Dato che quest'ultima è incisa completamente in tali sedimenti impermeabili, l'acquifero di questo sistema non è in comunicazione con quello della pianura litoranea se non in prossimità della riva e anche qui solo con i livelli più prossimi alla superficie costituiti prevalentemente da sedimenti limoargillosi a bassa permeabilità. Prevalenza di argille e marne praticamente impermeabili (AM) con intercalazioni di modesto spessore di conglomerati e sabbie che possono costituire acquiferi di importanza limitata (MS del Miocene superiore) Questo raggruppamento comprende varie formazioni geologiche con caratteristiche litologiche diverse (Diatomiti, Sabbie e conglomerati della Villa di Poggio Piano, Sabbie e conglomerati del Rio Sanguigna ) intercalati però in un complesso omogeneo costituito da Marne e marne argillose (AM). Il primo 12

14 gruppo di formazioni, pur essendo talvolta caratterizzato da discreta porosità e permeabilità, non è distinto con simbologia particolare nella carta idrogeologica in quanto questi livelli, sia per il modesto spessore che per la non continuità laterale, non assumono importanza pratica poiché la circolazione idrica che in essi si sviluppa è sempre limitata. La Formazione delle Marne e marne argillose (Ma) costituisce nel suo insieme un complesso pratica- mente impermeabile, con caratteristiche simili a quello delle Argille azzurre plioceniche (AP) trattato nel paragrafo precedente. Il gruppo ora descritto è presente sulla destra idrografica del Fine, immediatamente ad oriente della zona collinare di Rosignano M. - Castelnuovo - Gabbro, al margine della fossa tettonica nella quale si sviluppa il bacino del Fine, raggiungendo uno spessore dell'ordine di alcune centinaia di metri Unità a permeabilità mista Sono state classificate in questa unità quelle formazioni geologiche che,. pur essendo dotate di porosità primaria, a seguito di azioni tettoniche sono state interessate da una serie di fratture che hanno variato le caratteristiche idrauliche originarie. In genere la fratturazione aumenta la capacità di immagazzinamento ed in modo particolare la permeabilità, connettendo i pori già esistenti nella roccia. La descrizione che segue è in ordine di permeabilità decrescente. Calcari organogeni e conglomerati talvolta fratturati. Dal punto di vista geologico questo gruppo corri- sponde alla Formazione del "Calcare di Rosignano" del Miocene superiore. Questa é costituita da vari membri a diversa litologia (Conglomerati delle Cantine, Calcari dell'acquabona, Conglomerati di Villa Mirabella, Calcari di Castelnuovo ) che però, dal punto di vista idrogeologico, possono essere assimilati per le caratteristiche di elevata porosità e permeabilità. Le azioni tettoniche subite in varie fasi dal momento della loro diagenesi hanno contribuito, attraverso la formazione di faglie, 13

15 fratture e diaclasi, a migliorare le già buone caratteristiche idrauliche. In questo complesso si sviluppano circolazioni idriche importanti tanto da costituire un acquifero di un certo interesse per la possibilità di utilizzarlo per usi potabili nel Civico Acquedotto. La Formazione del Calcare di Rosignano con i vari membri costituenti affiora in una stretta fascia quasi continua al margine occidentale della zona collinare tra il Gabbro e La Maestà. Un più vasto affioramento è presente nella zona dell'acquabona (le cave omonime vennero aperte in questa formazione) dove in sono stati perforati due pozzi di ricerca uno dei quali è ancora produttivi ed allacciati al Civico Acquedotto. Sono presenti inoltre in corrispondenza del paese di Rosignano M e alla base di questo affioramento sono presenti piccole emergenze sorgive la più importante delle quali veniva utilizzata nei lavatoi del paese (La Fonte). Altri affioramenti compaiono più a Sud sui due lati della strettoia della valle del Fine vicino alla località Le Fabbriche. Un altro piccolo affioramento, privo però di interesse idrogeologico, è quello presente a Punta Righini sulla costa di Castiglioncello. Anche per questo gruppo saranno date ulteriori precisazioni nel capitolo riservato agli acquiferi utilizzati nel territorio comunale. Brecce e conglomerati Si tratta delle Brecce e conglomerati di Alberelli (pe), appartenenti al Gruppo delle formazioni paleocenico - eoceniche, costituite da clasti grossolani di ofioliti, diaspri, calcari e subordinatamente da frammenti di argilloscisti. La matrice delle brecce è abbondante e prevalentemente argillosa, talvolta è invece scarsa ed i clasti sono arrotondati come veri e propri conglomerati. In questo caso la formazione presenta una buona porosità e permeabilità tanto che in essa si può sviluppare una discreta circolazione idrica. Affiora nei pressi dell'abitato di Nibbiaia, con spessore di circa 200 metri, e dà origine ad una sorgente (un tempo utilizzata nel Civico Acquedotto) al contatto con i sottostanti Argilloscisti e calcari silicei "Palombini" (c2) praticamente impermeabili. 14

16 Formazioni calcareo, marnoso, arenacee caratterizzate da permeabilità da media a bassa In questo gruppo sono state riunite le formazioni a bassa permeabilità d'insieme, dovuta alla componente in prevalenza argilloscistosa, nelle quali però sono presenti livelli calcareo marnoso -arenacei che, se intensamente fratturati, possono costituire acquiferi di limitata importanza. Le formazioni geologiche che presentano questi caratteri sono le Arenarie calcarifere di Sassogrosso (pe1) con i Calcari marnosi di Carcivisoli ed il Flysch di Poggio San Quirico (pe2) del Paleocene medio - Eocene inferiore. Affiorano nella parte centrale dell'area "montana" tra Nibbiaia ed il Gabbro e nella zona di Poggio San Quirico - Poggio al Tedesco, ad Est di Monte Pelato. Da queste rocce non emergono sorgenti di un qualche interesse pratico. Argilloscisti con interstrati calcarei Fanno parte di questo gruppo formazioni a permeabilità d'insieme molto bassa per la presenza di una componente argilloscistosa prevalente. Si tratta delle formazioni degli Argilloscisti e calcari silicei "Palombini" (C 2 ), dei Marnoscisti siltosi-arenacei di Poggio Dorcino (C 4 ) e degli Argilloscisti del Fortulla (C 5 ), tutte del Cretaceo. Hanno una grande estensione areale nella zona "montana" del Comune e rappresentano, con le argille del Miocene superiore e del Pliocene della Valle del Fine, un elemento idrogeologico e geomorfologico abbastanza negativo nell'economia delle risorse idriche e della stabilità del territorio. Nel gruppo di formazioni che stiamo esaminando lo scorrimento delle acque in superficie predomina nettamente sulla circolazione nel sottosuolo. Solo in casi particolari, in presenza di zone alterate e fratturate, la circolazione nel sottosuolo può assumere una certa importanza. Uno di questi casi è quello reso manifesto, con le escavazioni eseguite per la realizzazione del campo sportivo di Castiglioncello, in località Le Spianate. Qui infatti. da una zona di marne nere fratturate si è avuta una emergenza di 15

17 acqua che presenta carattere di continuità per tutto il periodo dell'anno, pur riducendosi nella stagione secca. Questo gruppo resta comunque di scarsissimo interesse per la ricerca anche di piccole quantità di acqua, pur se non del tutto privo di qualche modesta falda locale. Nelle parti più superficiali, dove l'alterazione ed i movimenti gravitativi hanno provocato accumuli di materiale detritico, talvolta possono crearsi le condizioni per la presenza di limitate falde freatiche che possono manifestarsi con la emergenza di piccole sorgenti a carattere temporaneo Unità a permeabilità secondaria In questa unità sono inseribili quelle formazioni geologiche che hanno acquisito le caratteristiche idrauliche attuali principalmente a seguito di azioni meccani- che legate a movimenti tettonici, che ne hanno variato la struttura originaria. Si tratta in genere di rocce a bassa o bassissima porosità di matrice nelle quali in origine la circolazione sarebbe stata praticamente impossibile. Le azioni tettoniche subite durante le varie fasi dell'orogenesi appenninica sia compressivi che distensive (vedi Bartoletti et al., 1985) hanno creato un reticolo di fratture di diverse dimensioni ed estensione (da microscopiche a macroscopiche), talvolta concentrate lungo direzioni e superfici preferenziali (piani di faglia e zone adiacenti), che permettono circolazioni ed accumuli di acqua nei corpi rocciosi. Causa di permeabilità secondaria è la stessa circolazione delle, acque che in alcuni casi particolari produce parziale dissoluzione delle rocce: questo accade in modo particolare nelle rocce carbonatiche (come esempio caratteristico si possono ricordare le cavità carsiche) e nei depositi evaporatici (gessi ). Calcari e radiolariti con buona permeabilità per fratturazione Sono state riunite in questo gruppo le formazioni delle Radiolariti (Diaspri) (g) del Giurassico superiore, dei Calcari con Calpionelle ( C 1 ) e dei Calcari del Poggetto del Cretaceo inferiore. Tutte queste formazioni sono caratterizzate da buona permeabilità secondaria per fratturazione ma date le modeste 16

18 dimensioni degli affioramenti presenti nel territorio comunale, non costituiscono in questa zona acquiferi di un qualche rilievo. Serpentiniti, gabbri e diabasi Si tratta di rocce massive, di origine magmatica, interessate da fratturazione diffusa che le rende permeatili nel loro insieme e sedi di acquiferi di una certa importanza anche da un punto di vista pratico. Affiorano ampiamente nella zona collinare circostante il capoluogo, in corrispondenza della dorsale Monte Pelato - Monte Carvoli e, nella parte settentrionale dei territorio comunale, tra il Gabbro, Poggio Arco e Poggio Ginepraio. Lungo la fascia costiera sono presenti con un ampio affioramento continuo, tra la punta di Castiglioncello ed il Botro del Fortulla. Possono raggiungere alcune centinaia di metri di spessore costituendo degli acquiferi di notevole consistenza. 2.3 La circolazione idrica nel sottosuolo Nella prima parte sono state descritte le caratteristiche idrogeologiche principali delle rocce presenti in superficie o rinvenute nel sottosuolo con sondaggi meccanici e sono stati dati soltanto alcuni cenni di possibili circuiti che si possono sviluppare nelle varie formazioni. In questo capitolo tratteremo dello schema idrogeologico dell'intero territorio comunale. Per i circuiti subsuperficiali si terrà conto di tutte le conoscenze ricavate in vari anni di ricerche condotte per perfezionare lo sfruttamento delle risorse idriche utilizza per il Civico Acquedotto. Per schematizzare il modello idrogeologico della circolazione profonda si useranno invece le conoscenze ricavabili da zone prossime all'area che stiamo esaminando dove sono state condotte ricerche geofisiche e realizzati sondaggi che permettono, per similitudine, di fare ipotesi anche sul sottosuolo "profondo" della zona in esame. Tenendo conto delle definizioni riguardanti gli acquiferi, delle conoscenze della geologia di superficie, dei rapporti che si ritiene intercorrano tra le varie formazioni nel sottosuolo e delle caratteristiche idrauliche qualitative delle 17

19 rocce che abbiamo esaminato nei paragrafi precedenti, si può delineare lo schema idrogeologico del territorio comunale. A partire, dal basso abbiamo (fig. 1): 1) - acquifero regionale caratterizzato da porosità e permeabilità secondaria, costituito da rocce dello zoccolo scistoso regionale paleozoico (o più antico) e triassico, da formazioni evaporitiche e carbonatiche mesozoiche, dalla Scaglia cretaceo-eocenica e dal Macigno oligocenico, 2) copertura praticamente impermeabile dell'acquifero regionale, costituita da formazioni a matrice prevalentemente argilloscistosa marnosa (acquicludi e acquitardi); 3) acquiferi compresi nella copertura caratterizzati da porosità e permeabilità secondaria (principalmente ofioliti fratturate e brecce); 4) acquifero di limitata estensione caratterizzato da permeabilità mista (Calcare di Rosignano), immediatamente sovrastante al complesso impermeabile 2) e alla base delle formazioni argilloso-marnose impermeabili del Miocene superiore; 5) complesso argilloso praticamente impermeabile (acquieludo) costituito da argille e marne del Miocene superiore (a), del Pliocene (b),e del Pleistocene inferiore; 6) - acquifero multistrato della pianura costiera, caratterizzato da livelli a porosità e permeabilità primaria elevata, ai quali si intercalano livelli argillosi (acquicludi). Si tratta di sedimenti pleistocenici principalmente di origine marina; 7) - acquifero nelle ghiaie alla base dei depositi fluviali che riempiono la paleovalle del Fine e dei suoi affluenti. 18

20 Gli orizzonti 4), 6), e 7) costituiscono gli acquiferi maggiormente sfruttati con i pozzi per vari usi. Sono pure utilizzate le acque delle sorgenti che emergono dagli acquiferi 3). Fig. 1 - Schema rappresentativo della situazione idrogeologica dei territorio comunale: 1- acquifero regionale profondo contenente fluidi termali. P- costituito da formazioni dello zoccolo cristallino paleozoico (o più antico) e da formazioni terrigene triassiche (a), da formazioni evaporitiche (b), e carbonatiche (e) mesozoiche e da arenarie oligoceniche ('Macigno") (e), l'orizzonte (d) della Scaglia è impermeabile anche se compreso nell'acquifero; 2- copertura praticamente impermeabile costituita da formazioni in prevalenza argilloscistose cretaceo-eoceniche; 3- acquifero costituito principalmente da rocce ofiolitiche fratturate, talvolta sede di acque ipoterrnali attraverso sistemi di faglie; 4- acquifero della formazione del, Calcare di Rosignano; 5- complesso praticamente impermeabile argilloso del Miocene superiore (a), del Pliocene (b) e dei Pleistocene inferiore (e); 6- acquifero multistrato nei 19

21 sedimenti detritici pleistocenici della pianura costiera di Rosignano e Vada; 7- acquifero nei depositi olocenici ghiaiosi delle alluvioni del Fiume Fine L'acquifero regionale profondo Le conoscenze di geologia e idrogeologia regionale permettono di fare alcune ipotesi sulle strutture idrogeologiche "profonde" presenti nel sottosuolo dell'area in esame. Per acquifero regionale profondo qui ci riferiremo a quell'insieme di rocce non affioranti, ma che possiamo ragionevolmente ritenere presenti al di sotto del complesso a bassa permeabilità formato dalle Liguridi con Ofioliti. I sondaggi eseguiti per le ricerche e lo sfruttamento del vapore endogeno nell'area geotermica di Larderello (le indagini geofisiche e le perforazioni profonde eseguite in questa parte della Toscana fanno conoscere la struttura del sottosuolo fino ad una profondità di circa 4 km), i sondaggi di ricerca nella zona di Orciatico e la conoscenza della successione stratigrafica di altre zone della Toscana Marittima, permettono di avanzare alcune ipotesi sulla possibile situazione geologica ed idrogeologica profonda anche nell'area del Comune di Rosignano. Al di sotto delle Liguridi e rocce ad esse associate (Giurassico superiore- Eocene inferiore), si può ipotizzare la presenza della seguente successione di unità : - Serie Toscana: la successione è costituita da un complesso di formazioni prevalentemente carbonatiche giurassiche che termina verso l'alto con una formazione argilloso-marnosa (Scaglia del Cretaceo-Eocene) e con una arenacea (Macigno dell'oligocene). La zona più prossima di affioramento di questa serie è quella di Calafuria, sul litorale tra Quercianella e Antignano, dove è presente l arenaria oligocenica Macigno. Alla base di questo complesso è presente una formazione costituita da alternanze di dolomie e anidriti del Trias superiore (Formazione di Burano). Questa formazione ha subìto importanti movimenti a componente prevalentemente orizzontale, con 20

22 spostamenti dell'ordine di diversi chilometri, è fortemente tettonizzata e ridotta ad una vera e propria breccia. - Zona a scaglie tettoniche: costituita, principalmente da formazioni detritiche terrigene del Verrucano triassico, più o meno metamorfiche, e subordinatamente da filladì paleozoiche. Fanno parte di questa zona tettonica anche lembi di formazioni carbonatiche ed anidritiche triassiche (Gianelli et al., 1979). - Zoccolo cristallino: costituito da un gruppo di formazioni filladiche (devoniano-ordoviciane) nelle parti più superficiali e da micascisti e gneiss più antichi nelle parti più profonde. In termini generali, lo schema idrogeologico per la circolazione profonda può essere così formulato: a) un 'serbatoio confinato artesiano costituito da formazioni carbonatiche ed evaporitiche mesozoiche' e quarzitico-filladiche paleozoico-triassiche della zona a scaglie tettoniche e dello zoccolo, fratturate più o meno intensamente da vari eventi tettonici compressivi e distensivi legati principalmente all'orogenesi alpina. b) - una copertura, costituita in gran parte da formazioni argilloscistose in genere a bassa permeabilità (acquitardi e acquicludi) appartenenti al gruppo delle Liguridi cretaceo eoceniche a luoghi sormontate da depositi terrigeni prevalentemente argillosi del ciclo neoautoctono mio- pliocenico - quaternario. In termini di maggiore probabilità, per quanto riguarda il territorio esaminato in questa nota, il serbatoio profondo nella sua parte superiore può essere costituito dalla Serie Toscana nella sua forma "ridotta", della quale sono rimaste le sole formazioni calcareo- dolomitiche con anidriti del triassico cui si sovrappongono direttamente le falde liguri. Questo perché l'esperienza dell'esplorazione geotermica, sulla base di numerose perforazioni, nelle aree dello stesso dominio geologico - strutturale adiacenti a quella in studio, mostra che questa è la situazione più frequente. 21

23 2.3.2 Ipotesi sullo stato termico dell'acquifero profondo Studi di sintesi condotti sul nazionale ed in particolare sulla Toscana Occidentale forniscono informazioni utili alla definizione dello stato termico anche dell'arca del territorio che stiamo esaminando. La valutazione dello stato termico del sottosuolo sul territorio che stiamo esaminando si basa su conoscenze di carattere, generale, derivanti dalle indagini condotte nell'area geotermica classica di Larderello e dintorni. Altri dati derivano da misure dirette delle variazioni della temperatura con la profondità (gradiente geotermico,) effettuate in tre pozzi, profondi 300 metri, perforati nella pianura costiera tra Rosignano e Vada, in sedimenti argillosi. I pozzi furono perforati dalla Società Solvay per altri scopi ed in essi furono eseguite misure di temperature e di conducibilità termica delle rocce che condussero alla definizione del flusso di calore in quest'area (Squarci et al., 1974). Fig. 2 - Andamento delle temperature con la profondità in tre pozzi perforati dalla Soc. Solvay nei sedimenti del Pleistocene della pianura di Rosignano e Vada 1 - arenarie e conglomerati (Tirreniano), 2 - argille pleistoceniche, 3 - argille sabbiose e sabbie argillose pleistoceniche 4 - alloctono ligure del substrato? 22

24 L'area è termicamente anomala come zona periferica dell'eccezionale duomo termico centrato su Larderello, dove si hanno temperature elevatissime a poche centinaia di metri di profondità. Altre, misure, e seguite di recente in pozzi situati presso la diga dell'invaso Solvay di Santa Luce e nel Torrente Marmolaio (ad Est dell'area che stiamo esaminando nei pressi di Pomaia), confermano la diffusa anomalia su gran parte del territorio delle provincie di Pisa e Livorno, comprendente anche il Comune di Rosignano M. Considerando il gradiente geotermico misurato nei pressi di Rosignano e Vada (fig.2-60 C/km, circa il doppio del gradiente medio terrestre) si possono supporre nelle parti più alte dei serbatoio profondo, come prima definito, temperature comprese tra 80 e 100 C, a seconda dell'ipotesi formulabile sulla profondità del serbatoio stesso. Nel territorio che stiamo esaminando esiste quindi nel sottosuolo (le profondità possono essere stimate nell'ordine degli m, ) un acquifero termale di un certo interesse pratico con la possibilità di rinvenire acqua a temperature utili per l uso diretto del calore. 2.4 L acquifero nelle rocce ofiolitiche Sul, territorio comunale, come si è già accennato, sono presenti estesi affioramenti di rocce ofiolitiche (in prevalenza serpentiniti) permeabili per fratturazione che possono costituire acquiferi di buona potenzialità. Come posizione geometrica sono comprese nella copertura" dell'acquifero regionale profondo e sono separate da questo da formazioni argilloscistose (formazione e, pe2). A loro volta sono coperte da una coltre praticamente impermeabile costituita da formazioni a composizione argilloscistosa prevalente. Quando affiorano, data la loro permeabilità per fratturazione', possono assorbire acqua meteorica e costituire così "acquiferi" non confinati (freatici). In esse può svilupparsi una discreta circolazione, anche in profondità, attraverso le 23

25 zone maggiormente fratturate ed aversi emergenze solo quando la morfologia è tale da incidere a quote inferiori del livello di saturazione della falda. Se sono ricoperte da formazioni impermeabili possono costituire un acquifero con acque in pressione (artesiano): in questo caso le acque possono essere estratte soltanto con la perforazione di pozzi o quando sono messe in comunicazione con la superficie attraverso faglie Gruppo delle sorgenti del Gabbro. Nella zona del Gabbro. dalle serpentiniti e dai gabbri emergono diverse sorgenti le più importanti delle quali, chiamate Bucafonda e Sanguigna, venivano utilizzate nel Civico Acquedotto. Sono sorgenti perenni che presentano però variazioni notevoli di portata sia durante l'anno sia tra un anno e l'altro, risentendo delle diversità della ricarica meteorica. Le sorgenti della Sanguigna, ubicate a NO della frazione, del Gabbro, nei pressi del ponte della strada provinciale sul Botro della Sanguigna, hanno portata media variabile tra 40 e 80 m 3 al giorno con temperatura all'emergenza di circa 16 C, leggermente superiore alla media locale (vedi fig. 3). L'analisi chimica (tab. 1) ha mostrato che si tratta di acque mediominerali, bicarbonato, cloruriche-magnesiache (fig.7 e tab. 2). Fig.3 Variazione della temperatura media annua al suolo con la quota (a) e differenze fra questa e la temperatura di emergenza delle diverse sorgenti (b) 24

26 Tabella 1 :Analisi chimica delle acque delle sorgenti del territorio comunale di Rosignano M. Emergono al contatto tra le ofioliti fratturate e permeabili e la formazione degli Argilloscisti e calcari silicei "Palombini" praticamente impermeabili; assumono le proprie caratteristiche chimico-fisiche in un circuito mediamente superficiale nelle rocce ofiolitiche. Le sorgenti di Bucafonda sono localizzate lungo il Botro della Sanguigna, immediatamente a valle della frazione del Gabbro. Due sono le emergenze principali: una delle quali (quella più a valle) viene utilizzata nel Civico Acquedotto. Complessivamente hanno una portata di circa m 3 /giorno. Presentano temperature decisamente superiori alla media annuale: Bucafonda1 21,4 C; Bucafonda 2 20,4 C. 25

27 Le analisi eseguite (vedi tab.1) hanno mostrato che si tratta di acque mediominerali, bicarbonato-cloruriche magnesiache-calciche. Queste acque hanno assunto salinità e temperatura piuttosto elevata circolando abbastanza in profondità nelle rocce ofiolitiche; emergono da fratture con direzione circa N-S. Si tratta di acque mediominerali (ipotermali) che potrebbero essere suscettibili di usi di tipo idropinico e termale Gruppo del sistema idrotermale della Padula-Muraglione-Ferrata I sistemi di fratture (faglie dirette) che delimitano le masse di ofioliti della zona "montana" mettono a contatto con argilloscisti praticamente impermeabili sono caratterizzati da mineralizzazioni a magnesite, sfruttate industrialmente con escavazione a cielo aperto e gallerie dal 1914 al Le mineralizzazioni si presentano sotto forma di filoni che seguono faglie dirette: la magnesite è attraversata da sottili vene di calcedonio biancoazzurrino (Marinelli, 1955) ed ha plaghe cementate da opale. Sono noti anche altri minerali specialmente solfuri di ferro (FeS 2 ) deposti in fase colloidale e successivamente cristallizzati nel sistema cubico (pirite melinklovitica; Marinelli, 1955) e sistema rombico (marcasite) (si veda Bracci &, Orlandi 1985). Di questi fu tentata la coltivazione (1938) ma le ricerche vennero abbandonate "poiché la cosidetta marcasite oltre ad essere poco abbondante, si alterava con estrema rapidità appena estratta. Inoltre la coltivazione era ostacolata dalle elevate ternperature esistenti nelle gallerie provocate dall'alterazione del solfuro" (Marinelli, 1955). Ci siamo soffermati sulle mineralizzazioni filoniane associate alla dorsale collinare perché la presenza di questi depositi ha una particolare importanza come testimone di circolazione di acque mineralizzate calde, avvenuta attraverso superfici ad alta pemeabilità. Ancora oggi esistono tracce di circolazione termale particolarmente attiva nella zona della Sorgente Padula, dove emerge acqua ipotermale (portata valutabile in 150/200 m3/giorno), ricca in C02 (anidride carbonica) con 26

28 temperatura di circa 24 C (8 9 C, superiore alla media ambientale locale). Nei pressi della sorgente sono pure presenti depositi di travertino. Pieruccini (1949) cita in questa località vestigia di terme romane. Le acque della Padula sono minerali (1330 mg/ 1) di tipo bicarbonato, solfatico, magnesiaco - calcico (tab. 2 e fig. 7). Altra emergenza di acqua mineralizzata con abbondante C02 è quella del Muraglione (T = 19,2 C) con portata stimatile sui 100/ 150 m 3 /giorno. Questa sorgente è ubicata a circa 750 metri ad Est della Padula, anch'essa al contatto, per taglia tra le ofioliti e la formazione degli argilloscisti e calcari. Sono acque mediominerali (prossime a minerali, contenendo 930 mg/l) anch'esse di tipo bicarbonato, solfatico, magnesiaco, calcico. Acque con alcuni gradi superiori alla media ambiente (17,8 C) e ricche di anidride carbonica sono presenti a circa 1 km ad Est di Case Solferino, sull'affluente di sinistra dei Botro Grande, al di sotto del viadotto della Variante Aurelia (Acqua Ferrata), anche esse con elevato contenuto salino e con chimismo particolare. Si tratta infatti di acque minerali (le più mineraììzzate conosciute nel territorio comunale con 1500 mg/1) di tipo bicarbonato-clorurico-magnesiaco (tab.2, fig. 7). Segnalazioni di rinvenimento di acqua ad alto contenuto salino e temperature intorno ai 20 C si hanno per un pozzo perforato negli anni '60 dall'amministrazione Comunale per ricerca di acqua potabile tra il Podere - Campofreno e Casa Solferino e succesivamente abbandonato per le caratteristiche chimico-fisiche delle acque. La termalità e il rilevante alto contenuto salino di queste acque può essere legato alla circolazione nelle rocce ofiolitiche che sono presenti in profondità per alcune centinaia di metri. Per l'elevato flusso di calore esistente in quest'area (più del doppio della media terrestre (in Squarci et al., 1974) le acque circolanti nelle ofioliti possono raggiungere, anche a profondità modeste, temperature mediamente elevate e mantenerle anche nella risalita verso la superficie attraverso vie ad alta permeabilità, come i sistemi di faglie che 27

29 interessano le ofioliti stesse. In passato (fase distensiva dei Pleistocene inferiore) la circolazione di acque calde attraverso i sistemi di fratture in questione é stata particolarmente attiva tanto da permettere la deposizione dei filoni di magnesite e degli altri minerali associati. D'altra parte non si può escludere, specialmente per le acque del sistema idrotermale della Padula, la possibilità di apporti derivanti da zone ancora più profonde. L'apporto di calcio, ancora oggi abbondantemente presente nelle acque è probabilmente imputabile alla soluzione mineralizzante di origine più profonda: tale soluzione si sarebbe arricchita di bicarbonato di calcio attraversando formazioni carbonatiche. Per quanto riguarda la natura di queste ultime: "ipotesi più probabile è che si tratti delle formazioni carbonatiche della "Serie mesozoica toscana", presenti al di sotto della copertura delle "argille scagliose" (Alloctono ligure) e messe in comunicazione idraulica con le ofioliti attraverso zone intensamente fratturate (faglie diretto al margine delle masse ofiolitiche)" (Marinelli, 1955). Fig.4 - Sezione idrogeologica nella zona dei Gabbro: 1 - ofioliti permeatili per fratturazione, 2 - argilloscisti e calcari praticamente impermeabili. 28

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