RISULTATI SPERIMENTALI DEI TEST DI GASSIFICAZIONE DEL CSS PRODOTTO DALL IMPIANTO SPERIMENTALE REFOLO INSTALLATO PRESSO IL COMUNE DI ROCCARASO
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1 RISULTATI SPERIMENTALI DEI TEST DI GASSIFICAZIONE DEL CSS PRODOTTO DALL IMPIANTO SPERIMENTALE REFOLO INSTALLATO PRESSO IL COMUNE DI ROCCARASO Autori Ing. Luca Del Zotto Ing. Andrea Di Carlo
2 Sommario PREMESSA... 3 INTRODUZIONE... 3 Il CSS... 4 La normativa dei CSS... 4 Dai CDR (Combustibili derivati dai rifiuti) ai CSS... 4 Classificazione del CSS... 5 Finalità e caratteristiche dei CSS... 6 Il gassificatore sperimentale... 8 La produzione del syngas... 9 Pulizia e reforming del syngas Campionamento e analisi del syngas Test di pirolisi su un campione di CSS Condizioni di prova Risultati del test Test di gassificazione su un campione di CSS Condizioni di prova Risultati del test CONCLUSIONI... 18
3 PREMESSA Il presente studio nasce in virtù dell accordo di collaborazione scientifica siglato tra Il DIMA Dipartimento di Ingegneria Meccanica ed Aerospaziale dell Università SAPIENZA di Roma ed il Comune di Roccaraso siglato in data 25 giugno Tale accordo prevede una collaborazione scientifica finalizzata all effettuazione di ricerche nel settore del recupero energetico e valorizzazione dei rifiuti. In particolar modo le attività di ricerca oggetto del presente documento riguardano l esecuzione di prove sperimentali per l impiego di CSS Combustibile Solido Secondario ottenuto attraverso l impianto sperimentale meccanochimico REFOLO, installato presso il Comune di Roccaraso, all interno di un gassificatore sperimentale realizzato presso il laboratorio del DIMA. INTRODUZIONE La parte iniziale del presente documento riassume in maniera sintetica l evoluzione della normativa inerente il CSS ed il passaggio dal CDR al CSS ed i suoi possibili utilizzi; segue la parte descrittiva del gassificatore sperimentale installato presso il laboratorio del DIMA e si conclude con la descrizione delle prove effettuate in laboratorio ed i risultati ottenuti.
4 Il CSS I CSS o Combustibili Solidi Secondari, per le loro particolari qualità tecniche descritte attraverso uno standard europeo, si pongono dal punto di vista ambientale ed energetico come valida alternativa all utilizzo di combustibili tradizionali, riducendo i costi di approvvigionamento. In sintesi i CSS sono: rifiuti non pericolosi combustibili solidi eterogenei sono ottenuti da rifiuti urbani e rifiuti speciali sono prodotti in 125 qualità differenti La normativa dei CSS Dai CDR (Combustibili derivati dai rifiuti) ai CSS Fino al 2010 la norma UNI e smi (seguenti modifiche e integrazioni) definiscono il CDR come un combustibile recuperato dai rifiuti solidi urbani e speciali non pericolosi mediante trattamenti finalizzati a garantire un combustibile con un potere calorifico adeguato al suo utilizzo. Il quadro di riferimento per l utilizzo del CDR, sotto l aspetto tecnico, è costituito dal DM successivamente integrato con il Dlgs n. 133/05 in materia di co-incenerimento. Con il Dlgs n. 205/2010 (recepimento direttiva 98/2008/CE ) all art. 183 comma 1 lettera cc) del Dlgs 152/06 si introduce il CSS Combustibile Solido Secondario - di cui alla norma UNI CEN classificato come rifiuto speciale. I CSS, di fatto, sostituiscono il CDR e ne ampliano le tipologie. Il CSS è un combustibile solido recuperato da rifiuti non pericolosi e destinati alla produzione di energia presso gli impianti di incenerimento e/o co-incenerimento. I parametri di interesse e le metodiche di analisi e campionamento per i CSS sono la UNI EN 15358, UNI EN 15359, UNI EN e UNI EN Alla scadenza delle autorizzazioni di produzione e utilizzo del CDR, gli impianti in oggetto dovranno attenersi agli standard relativi ai CSS.
5 La norma comunitaria sui CSS (UNI CEN) è stata tradotta e recepita a livello nazionale attraverso le attività del CTI Comitato Termotecnico Italiano che ha emanato due Raccomandazioni/direttive al riguardo. In particolare la Raccomandazione n. 8 in materia di classificazione dei CSS, con particolare riguardo a quelli prodotti da trattamento meccanico di RSU e RS non pericolosi, e le Linee Guida 12 in materia di campionamento e sistemi di qualità per i CSS. Tale lavoro è poi stato portato a sintesi con la norma UNI EN che definisce le caratteristiche e classifica i CSS. A livello nazionale questa è la norma di riferimento per i CSS (che restano classificati come RS - Rifiuti Solidi). Sulla base di questa norma tecnica e delle altre norme UNI collegate vengono aggiornate tutte le autorizzazioni per gli impianti che producono e/o utilizzano CDR. In sintesi non esiste più il CDR con limiti e vincoli DM e UNI ma esistono i CSS (conformi alle norme UNI EN e altre) con diverse classi di qualità. Classificazione del CSS I CSS vengono classificati in base a tre parametri: il potere calorifico inferiore: indicatore sul valore di mercato del CSS, perché rappresentativo del valore energetico e quindi economico; il contenuto di cloro: descrive l indice di aggressività sugli impianti; il contenuto di mercurio: indicatore dell impatto ambientale del rifiuto. Questo criterio di classificazione prevede 125 classi di CSS diverse (per il CDR ne esistevano solamente due) a seconda della combinazione dei tre parametri e fornisce all utilizzatore un informazione immediata e chiara del combustibile. Ciascun CSS è quindi univocamente determinato da una terna di valori corrispondenti alle classi in cui cadono. La specifica del CSS deve essere completata grazie all analisi di alcuni altri parametri chimico-fisici obbligatori: diametro e forma delle particelle, contenuto di umidità, contenuto di cenere, contenuto di metalli pesanti elencati nella direttiva di incenerimento rifiuti.
6 Tabella 1 - Caratteristiche di classificazione per i CSS (da UNI EN 15359) - (1 M J = 238,84 Kcal) In ambito europeo, i valori limite sono frutto di un accordo tra il produttore e l utilizzatore del CSS e pertanto la UNI EN non fissa dei limiti prestabiliti. A livello nazionale il CTI, nell ambito delle attività per l aggiornamento della norma UNI 9903 e per il recepimento della norma UNI CEN ha definito valori di riferimento per gli operatori e per le autorità competenti nei casi di CSS prodotti da trattamento meccanico di RSU e RS non pericolosi (raccomandazione n. 8 CTI). Finalità e caratteristiche dei CSS Sono stati predisposti due atti normativi che introducono uno speciale regime giuridico agevolato per la produzione e l utilizzo di Combustibili Solidi Secondari in determinati impianti industriali: - il provvedimento End of waste assegna a determinate tipologie di CSS la qualifica di prodotto e non più di rifiuto qualora siano utilizzati in alcune tipologie di impianti industriali che, per le garanzie fornite in campo ambientale e tecnico, sono particolarmente idonei; - il secondo provvedimento (schema di Decreto del presidente della Repubblica CSS) individua le condizioni per l applicazione di un procedimento autorizzativo unico agevolato ai fini dell utilizzo dei CSS in parziale sostituzione dei combustibili fossili tradizionali.
7 Soggetti e settori interessati Per quanto riguarda lo schema del decreto End of waste, sono soggetti beneficiari: - le aziende produttrici di CSS; - gli impianti di produzione di cemento che hanno una capacità di produzione superiore a 500 tonnellate al giorno di clinker (è un componente base per la produzione di cement0) e in possesso di autorizzazione integrata ambientale, purché dotati di certificazione di qualità ambientale (Uni En Iso oppure Emas); - gli impianti con potenza termica di combustione di oltre 50 MW, in possesso di Autorizzazione integrata ambientale e dotati di certificazione di qualità ambientale (Uni En Iso oppure Emas). Per quanto riguarda lo schema di Dpr, sono soggetti beneficiari gli impianti di produzione di cemento a ciclo completo, con capacità produttiva superiore a 500 tonnellate giornaliere di clinker, e comunque soggetti al regime delle autorizzazioni integrate ambientali e dotati di certificazione di qualità ambientale (Uni En Iso oppure Emas).
8 Il gassificatore sperimentale L apparato sperimentale di gassificazione presente presso il laboratorio del DIMA è rappresentato sinteticamente nel seguente schema: Figura 1 Schema dell impianto sperimentale di gassificazione presente presso il laboratorio del DIMA Il sistema si compone principalmente di tre sezioni: Sezione di produzione del syngas; Sezione di pulizia e reforming del syngas; Sezione di campionamento e analisi Figura 2 Gassificatore del syngas.
9 La produzione del syngas La produzione del syngas è ottenuta all interno del reattore a letto fluidizzato, costituito da un cilindro di 8 cm di diametro e circa 86 cm di altezza, riscaldato elettricamente ed esternamente coibentato con uno strato di lana di roccia: la potenza elettrica è stimata in 1 kwe. Figura 3 Reattore del gassificatore Il sistema di alimentazione è composto da un serbatoio cilindrico chiuso ermeticamente e da una coclea (vite di Archimede) controllata da un inverter che immette la biomassa nel reattore secondo le quantità richieste. Figura 4 Coclea di alimentazione
10 Il vapore viene prodotto in loco elettricamente ed immesso insieme all azoto (stoccato in bombole) nel windbox del reattore. La regolazione è affidata a regolatori di portata e flussimetri. Pulizia e reforming del syngas Il ciclone (dispositivo per l abbattimento di particelle solide o liquide da una corrente gassosa) a valle del reattore rimuove il particolato grossolano da tutto il syngas e lo raccoglie. Figura 5 Ciclone Il filtro ceramico viene mantenuto alla temperatura di 200 C tramite un riscaldatore elettrico e rimuove il particolato fine del solo syngas richiamato dalla pompa da vuoto. Figura 6 Filtro ceramico
11 Il reattore secondario è un cilindro di 1 di diametro e 30 cm di altezza, riempito di catalizzatore e/o sorbente e mantenuto ad alte temperature tramite un sistema termocoppia riscaldatore elettrico. Il reattore è poi protetto da un cilindro esterno ed è coibentato con uno strato di lana di roccia. Figura 7 Reattore secondario Figura 8 Torcia per la combustione del syngas
12 Campionamento e analisi del syngas Il sistema di campionamento è costituito da una serie di gorgogliatori riempiti di alcol isopropilico e immersi in liquido refrigerante raffreddato da un chiller a - 10 C. Figura 9 Gorgogliatori Il syngas richiamato dalla pompa da vuoto, passa attraverso un contatore volumetrico e viene analizzato da un gas-cromatografo VARIAN CP-4900, che fornisce la percentuale dei vari componenti. Figura 10 Gas-cromatografo Varian CP-4900
13 Test di pirolisi su un campione di CSS In data 02/08/2013 è stato effettuato un primo test di prova per verificare il comportamento del gassificatore rispetto ad un campione di CSS. In questo caso la prova effettuata consiste in un test di pirolisi. L obiettivo di tale prova era verificare a priori la bontà dell utilizzo del CSS all interno di un processo di gassificazione. Figura 11 Campione di CSS proveniente dall impainto Refolo impiegato nel test di pirolisi Condizioni di prova Durata del test: 15 minuti; Numero di campionamenti: 3 campionamenti (1 ogni 5 minuti); Portata di gas campionata: 1 l/m.
14 Risultati del test Figura 12 Rappresentazione grafica della composizione del Syngas normalizzata rispetto all azoto (N2) Tabella 2 Composizione del SYNGAS normalizzata rispetto all azoto (N2) per la pirolisi del CSS TEST H2 CO CO2 CH4 1 33,09% 16,74% 39,03% 11,14% 2 32,46% 23,20% 25,14% 19,20% 3 40,00% 26,95% 20,84% 12,22% MEDIA 35,18% 22,30% 28,33% 14,19% I valori rilevati di composizione del syngas sono risultati essere molto vicini ai valori di composizione del biogas ottenuto in un processo di pirolisi impiegando come combustibile della biomassa vergine legnosa. Questo primo confortante risultato ha permesso di ritenere opportuno proseguire il percorso di ricerca effettuando un vero e proprio test di gassificazione.
15 Test di gassificazione su un campione di CSS In data 09/10/2013, è stato effettuato il primo test per verificare il comportamento del CSS in un vero e proprio processo di gassificazione. Il campione di CSS fornito per questa prova si presentava in forma pellettizzata di CSS di dimensioni di 6 mm di diametro e 16 mm di lunghezza circa. Figura 13 CSS in pellet ottenuto dall'impianto Refolo del Comune di Roccaraso Per poter alimentare il reattore ed evitare problemi di trasporto nella coclea, il CSS in pellet è stato triturato utilizzando un mulino a lame con griglia da 4 mm e successivamente setacciato tra tra 2 griglie da 1,4 e 4 mm ciascuna.. Figura 14 CSS triturato e setacciato Figura 15 Mulino a lame
16 Condizioni di prova Durata del test: 20 min; Temperatura: 800 C; Numero di campionamenti: 5 campionamenti (1 ogni 4 min); Portata di gas campionata: 1 l/min. Risultati del test 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% H2 CO CO2 CH4 10,00% 0,00% Figura 16 Rappresentazione grafica della composizione del Syngas normalizzata rispetto all azoto (N2) Tabella 3 Composizione del SYNGAS normalizzata rispetto all azoto (N 2 ) per la gassificazione del CSS PROVA H2 CO CO2 CH4 1 46,57% 15,92% 23,50% 14,01% 2 50,23% 13,65% 25,35% 10,77% 3 51,08% 13,53% 25,82% 9,57% 4 51,32% 13,45% 26,10% 9,12% 5 51,90% 12,91% 26,61% 8,58% MEDIA 50,22% 13,89% 25,48% 10,41%
17 I risultati ottenuti sono stati davvero incoraggianti e per certi versi inaspettati: infatti confrontandoli con i test di gassificazione effettuati sulle potature di pino (tab. 4) si è ottenuto un syngas con maggior contenuto di H2 e minor contenuto di CO. Tabella 4 Composizione del SYNGAS normalizzata rispetto all azoto (N2) per la gassificazione di potature di pino PROVA H2 CO CO2 CH4 MEDIA 37,80% 31,80% 19,50% 10,80% Un altro aspetto decisamente importante da sottolineare sono stati i contenuti di TAR. I TAR - Topping Atmospheric Residue - sono idrocarburi pesanti condensabili prodotti dalle reazioni di pirolisi e gassificazione o comunque tutti i contaminanti organici con peso molecolare maggiore del benzene. Sono compresi gli idrocarburi contenenti tra 1 e 5 catene aromatiche e i complessi poliaromatici contenenti atomi di ossigeno. Confrontando i TAR ottenuti dalla gassificazione del CSS con quelli delle potature di pino (tab. 5) si può notare come nei TAR del CSS sono rimasti solo i componenti più leggeri (1 ring) che sono dal punto di vista tecnologico/impiantistico i più semplici da smaltire: questo non solo si traduce in un risparmio economico dal punto di vista della tecnologia di abbattimento delle emissioni ma anche in una riduzione più efficace delle stesse. Tabella 5 Confronto TAR CSS/Pino TAR CSS CSS (g/nm3) TAR PINO CSS (g/nm3) Fenolo 7,31 0,17 1 ring Toluene 3,41 3,05 Xilene 0 0,17 Stirene 0 0,37 2 rings naftalene 0 4,19 3 rings antracene 0 0,036 fenantrene 0 0,098 4 rings pirene 0 0,032 TOTALE 10,72 8,116
18 CONCLUSIONI Le prove effettuate presso il gassificatore sperimentale del DIMA Dipartimento di Ingegneria Meccanica ed Aerospaziale dell Università SAPIENZA di Roma sul CSS Combustibile Solido Secondario ottenuto attraverso l impianto sperimentale meccanochimico REFOLO, installato presso il Comune di Roccaraso hanno evidenziato che il comportamento di tale combustibile è risultato migliore rispetto alle biomasse vergini legnose testate (potature di pino) sotto 2 aspetti principali: composizione del syngas: TAR residui: maggior contenuto di H2 e minor contenuto di CO; presenza dei componenti più leggeri Alla luce di questi risultati si può affermare che la ricerca intrapresa sta dando i frutti sperati: è evidente come debbano essere svolti altri test ed altre valutazioni, ma la strada intrapresa, sia dal punto di vista dello specifico CSS utilizzato e sia dal punto di vista del suo impiego potrebbero configurarsi a breve come una risorsa strategica per l annoso problema dei rifiuti in quella che è chiamata la filiera del Waste to Energy.
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