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1 materiali [ e applicazioni ] Rifiuti solidi urbani Alcuni dati recentemente pubblicati su Nature da due professori universitari e un consulente in gestione dei rifiuti solidi (rispettivamente Daniel Hoornweg dell Università dell Ontario, Chris Kennedy dell Università di Toronto e Perinaz Bhadi Valeria Mazzucato La popolazione mondiale in aumento, lo sviluppo industriale crescente di buona parte dei Paesi del mondo e l incremento dei consumi influiscono sulla disponibilità di materie prime e sulla quantità di rifiuti prodotti. Le comunità devono fronteggiare problematiche legate alla gestione dei rifiuti. Le materie plastiche, i rifiuti plastici e gli scarti di produzione del comparto delle plastiche giocano un ruolo determinante. La seconda vita dei rifiuti Un indice dello stato di benessere di una comunità in un area geografica è certamente il quantitativo di rifiuto solido. Un analisi dei quantitativi per ogni tipologia di rifiuto solido potrebbe essere una chiave di lettura del grado di benessere o degrado. Solitamente il maggiore benessere porta a un consumo maggiore, con relativo scarto, di prodotti imballati, dispositivi elettronici, giocattoli, elettrodomestici e prodotti importati. Il grado di sviluppo di un area, da quella locale fino ad arrivare ai livelli nazionale e sovranazionale, si può misurare anche secondo le forme di gestione dei rifiuti solidi urbani adottate. Sicuramente la produzione di rifiuti solidi è un fenomeno maggiormente urbano, essendo al contrario le aree rurali tendenzialmente caratterizzate da quantitativi minori di prodotti imballati, di scarti di cibo e di scarti industriali. Le stesse classi principali secondo cui sono suddivisi i rifiuti - industriali, commerciali, residenziali - riflettono queste differenze. La provenienza del rifiuto porta a diverse metodologie di gestione e ulteriori classificazioni distinguono tra rifiuti speciali, perché in qualche modo pericolosi per l uomo e l ambiente, e tipologie di materiali (organico, plastica, carta, vetro, metallo). 110 rivista delle MATERIE PLASTICHE 4~

2 T1 _ Produzione mondiale di plastica (milioni di tonnellate), Produzione mondiale di plastica (milioni di tonnellate), Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati PlasticsEurope 2013 da-tata consulente a Dubai), evidenziano come all accrescersi dei centri urbani aumenti la produzione di rifiuti solidi: nel 1900 il mondo contava 220 milioni di residenti urbani (13% della popolazione) che producevano tonnellate di rifiuti solidi al giorno; nel 2000 erano 2,9 miliardi le persone residenti in centri urbani (49% della popolazione) con una produzione di più di 3 milioni di tonnellate al giorno di rifiuti. Secondo lo studio What a waste pubblicato nel 2012 dalla Banca Mondiale e redatto, tra gli altri, dagli stessi Daniel Hoornweg e Perinaz Bhada-Tata, nel 2010 si sono generate più di 3,5 milioni di tonnellate al giorno e ora del 2025 si prevedono 6 milioni di tonnellate/giorno. Questi volumi aumenteranno ulteriormente ora del 2050, man mano che Cina, Asia Orientale, India e Africa subsahariana si svilupperanno Quagliuolo (Unionplast e Corepla): Troppi rifiuti in discarica In tema di recupero e riciclo delle materie plastiche, Giorgio Quagliuolo, presidente Unionplast, l Associazione dei produttori di manufatti plastici aderente alla Federazione Gomma Plastica, ha fatto notare che: La prima opzione per la valorizzazione dei rifiuti plastici è quella del riciclo, le cui percentuali in Italia sono allineate a quelle dei Paesi più virtuosi in Europa, anche grazie all attività del Consorzio Corepla, che presiedo per il secondo mandato. Manca invece un adeguato recupero energetico dei rifiuti in plastica che non sono raccolti in modo indifferenziato e vengono quindi avviati alla discarica. La nostra industria ha invece il preciso obiettivo di eliminare i rifiuti in discarica entro il 2020 col progetto Zero Plastics to Landfill by La trasformazione dei rifiuti plastici in energia attraverso la termovalorizzazione- ha proseguito anche per una percezione errata dell opinione pubblica, è ancora poco utilizzata: esempi dall Europa centro-settentrionale dimostrano come sia possibile attivare meccanismi virtuosi per la co-combustione dei rifiuti, attraverso impianti moderni che garantiscono il contenimento delle emissioni in atmosfera. Giorgio Quagliuolo, presidente di Unionplast e Corepla 4~ rivista delle MATERIE PLASTICHE 111

3 materiali [ e applicazioni ] T2 _ Produzione e domanda globale di plastica per area geografica (valori percentuali sul totale), 2012 Fonte: The European House - Ambrosetti su dati PlasticsEurope 2013 e i centri urbani cresceranno, e si stima che il picco sarà raggiunto intorno al 2100 con 11 milioni di tonnellate al giorno. Una volta raggiunto questo picco, si pensa che il quantitativo potrà iniziare a ridursi, grazie a nuovi materiali e tecnologie di produzione. Anche solo da questi pochi dati e stime emerge chiaramente la necessità di gestire i rifiuti solidi con la maggiore efficienza possibile e con l obiettivo, già perseguito in molti Paesi, di optare per la gestione integrata dei rifiuti solidi urbani e la strategia delle 5 R (ridurre, raccogliere, riutilizzare, riciclare, recuperare), scelte che hanno permesso tra l altro di avviare politiche di raccolta differenziata dei rifiuti. L avvio di una ecologia industriale, intesa come sviluppo di sistemi urbani e industriali che puntano alla conservazione del materiale, la riduzione dei rifiuti alimentari e ortofrutticoli e l applicazione di tariffe di smaltimento rifiuti sono alcune delle azioni che stanno già portando dei risultati in alcuni dei Paesi in cui sono state adottate. Queste strategie risultano ancor più importanti se si considera che la disponibilità di materie prime sta in generale calando e subirà cali ulteriori man mano che la popolazione mondiale aumenterà e i Paesi ora in via di sviluppo raggiungeranno livelli di benessere equivalenti a quelli odierni della società occidentale. A livello mondiale vengono utilizzati in un solo anno 60 miliardi di tonnellate di materie prime e si prevede che ora del 2050 si saranno raggiunti i 140 miliardi di tonnellate/anno. Trattandosi tutte di risorse finite, il riciclaggio degli scarti industriali non pericolosi e dei rifiuti solidi urbani permetterà di soddisfare comunque la domanda crescente di beni. Secondo quanto espresso anche dal Centro Studi di Confindustria, il riciclaggio dei materiali consentirebbe infatti di aumentare l offerta, ridurre la dipendenza dall import e ridurre i consumi energetici in quanto necessita di minore energia rispetto alla raffinazione della materia prima. Il fine vita delle plastiche La domanda globale in crescita di beni e di materie prime e la necessità di una gestione dei rifiuti solidi efficiente e integrata si registra anche nel comparto delle materie plastiche. Secondo lo studio L eccellenza della filiera della plastica per il rilancio industriale dell Italia e dell Europa (settembre 2013) realizzato da The European House Ambrosetti e a cui hanno partecipato produttori di materie prime e tutte le associazioni confindustriali della filiera delle materie plastiche in Italia, la produzione mondiale di plastica ha registrato a partire dagli anni 50 un tasso medio annuo di crescita superiore a quello di altri materiali come alluminio e acciaio. Si stima che nel 2025 la produzione mondiale annuale di materie plastiche supererà i 300 milioni di tonnellate. Secondo una simulazione realizzata nel 2010 da Denkstatt, società di consulenza per l innovazione ambientale e le pratiche di business sostenibile, nella sola Europa la sostituzione della plastica con altri materiali già solo nelle sue principali applicazioni quadruplicherebbe il peso degli imballaggi, registrerebbe un aumento del 57% nel consumo energetico annuo lungo tutto l arco di vita del prodotto e aumenterebbe del 60% il volume dei rifiuti. Tutti questi dati sollevano la considerazione che l intera filiera delle materie plastiche, se gestita in una prospettiva di valorizzazione del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita secondo le strategie dalla culla alla culla e la seconda vita, rimarrà essenziale per la domanda globale crescente di beni. 112 rivista delle MATERIE PLASTICHE 4~

4 T3 _ Stime della ripartizione percentuale del quantitativo di rifiuti urbani avviato a riciclaggio in Italia (valori percentuali), 2011 T4 _ Il peso della filiera italiana della plastica sul totale dell UE-27 (valori percentuali) Fonte: The European House - Ambrosetti su dati Ispra 2013 Fonte: The European House - Ambrosetti su dati PlasticsEurope, Assocomaplast e Assorimap 2013 Nella gestione dei rifiuti sarà centrale il ruolo di questi materiali. The European House Ambrosetti ha stimato che nell Unione Europea dei 27 ogni anno si producono circa 25 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui il 60% viene recuperato. Nel 2011, in Italia, è stato recuperato il 50,9% dei 3,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani plastici generati. Di questo 50,9% (1,7 milioni di tonnellate) sono state destinate al riciclo 0,8 milioni di tonnellate e al recupero energetico 0,9 milioni di tonnellate. Il restante 49,1% (1,6 milioni di tonnellate) è finito in discarica. Nell ottica della campagna europea Zero Plastics to Landfill by 2020 lanciata dai produttori di materie plastiche, è chiaro che è necessario sia a livello europeo che in Italia perseguire la gestione del rifiuto nell ottica della seconda vita della plastica. Per comprendere quanto viene fatto e quanto vale la pena investire sul ciclo del fine vita si possono fare due esempi registrati in Italia. Secondo stime elaborate da Ispra, nel quantitativo complessivo di rifiuti urbani avviati a riciclaggio nel 2011 in Italia, solo il 7% circa era costituito da plastica. Il secondo esempio arriva dal settore dell imballaggio. Gli imballaggi in Italia rappresentano il 63% dei rifiuti plastici. Nel 2012 sono state recuperate con raccolta differenziata 693 mila tonnellate di imballaggi plastici (+5,5% su base annua), mentre in generale dal 1998 la raccolta di questa tipologia di rifiuto è cresciuta a un tasso medio annuo del 14%. Dopo una prima riduzione della quantità di materiali utilizzati per la produzione originaria di ogni manufatto, si deve dunque lavorare su tutte le varie fasi del ciclo del fine vita, così da garantire una seconda vita al prodotto o al materiale. Il riutilizzo sostanzialmente non vede il prodotto divenire rifiuto vero e proprio poiché viene reimpiegato per un uso identico a quello originale. Il riciclo è la fase in cui si riprocessa il rifiuto plastico per destinarlo alla funzione originaria del prodotto o a nuova applicazione, questo però è particolarmente influenzato dalla qualità della raccolta differenziata. Il recupero è invece teso a riutilizzare sotto forma di energia i rifiuti plastici, mediante termovalorizzazione. Quando tutte le precedenti fasi nel ciclo del fine vita di un prodotto sono state applicate o ponderate, quello che rimane di rifiuto plastico dovrebbe essere destinato alla termovalorizzazione, piuttosto che allo stoccaggio in discarica. In Italia tuttavia vi sono pareri e pressioni discordanti sul recupero energetico dei rifiuti plastici, per cui talvolta questa fase non viene considerata e avendo il nostro Paese l annoso problema delle discariche, questi rifiuti finiscono all estero. I dati da questo punto di vista colpiscono e il packaging è la tipologia di prodotto plastico maggiormente coinvolto in questo flusso internazionale di rifiuti. Gli imballaggi, composti primariamente da materie plastiche, rappresentano il 42% dei rifiuti inviati all estero e gli imballaggi in plastica equivalgono a 81mila tonnellate. I principali importatori sono la Cina con il 64% e l Austria con il 22%. La particolarità è che invece fino alla prima metà del 2008 l Italia stessa era importatrice di rifiuti plastici. Leggendo questi dati emerge il paradosso che, nonostante l Italia sia uno dei Paesi con alte competenze nel settore del riciclo e recupero di materie plastiche, queste competenze non vengono sfruttate e potenziate come volano per l intero settore industriale italiano. L industria del riciclo Per valorizzare il know-how italiano in questo settore e 4~ rivista delle MATERIE PLASTICHE 113

5 materiali [ e applicazioni ] T5 _ Destinazione dei rifiuti in Europa, lo studio ha evidenziato le diverse modalità di intervento tra i Paesi, con il recupero energetico che prevale in germania e Nord Europa T6 _ Produzione e domanda globale di plastica per area geografica (valori percentuali sul totale), 2012 Fonte: The European House - Ambrosetti su dati PlasticsEurope 2013 rilanciare l Italia come uno dei maggiori protagonisti a livello europeo in tema di gestione dei rifiuti plastici, si devono coinvolgere e collegare maggiormente tutti gli attori del ciclo del fine vita: il consumatore, le imprese (dalla generazione di materiali e prodotti, alla raccolta, al riciclo e recupero), le istituzioni e i consorzi che devono agire da coordinatori della filiera definendo linee guida e promuovendo la diffusione di una cultura della seconda vita dei rifiuti plastici. Il V Forum Internazionale PolieCo sull Economia dei Rifiuti che si è tenuto lo scorso settembre era incentrato proprio sul ruolo dei consorzi nella gestione delle materie plastiche. In questa occasione è stato presentato lo studio Da rifiuti Fonte: The European House - Ambrosetti su dati PlasticsEurope 2013 a risorse, il futuro della gestione delle plastiche, realizzato da Eurispes in collaborazione con il consorzio PolieCo (Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene). Questo studio conferma la necessità anche a livello europeo di valorizzare come materia prima i materiali derivati da prodotti a fine vita e di rendere più efficienti i processi di produzione dei materiali e la trasformazione. In particolare è stato evidenziata l importanza del riciclo delle materie plastiche, poiché più soggette all andamento del mercato del petrolio. In questa ottica è stata sottolineata la necessità di avviare la massima integrazione lungo tutta la filiera e tra filiere diverse e di adottare azioni adeguate affinché anche gli scarti di produzione diventino tutti materia prima seconda in altra applicazione o, se possibile, reimmesse nello stesso ciclo di produzione. A livello europeo, lo studio ha evidenziato le diverse modalità di intervento tra i Paesi, con il recupero energetico che prevale come scelta in alcuni (tra cui Germania, Austria e i Paesi del Nord Europa), oppure il recupero sia energetico sia di materia come scelte privilegiate e infine il conferimento in discarica come metodo prevalente (tra cui Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria). L Italia si situa nel secondo gruppo e nonostante, come detto precedentemente, il recupero energetico non sia sempre utilizzato, è risultato che vi sono casi in cui vi si ricorre anche senza ragione e seppur la filiera del riciclaggio nel nostro comparto sia ben attrezzata in termini di competenze e tecnologie. Vi è tuttavia il problema della qualità del materiale e soprattutto della sua identificazione, fattore che complica il riciclo e la produzione di beni in plastica riciclata. Sarebbe infatti utile per questi operatori poter 114 rivista delle MATERIE PLASTICHE 4~

6 accedere a tutte le informazioni necessarie utili a conoscere la composizione predominante del materiale, così da poter decidere se riciclare e come. Con questo intento, lo stesso PolieCo ha messo a punto un catalogo per facilitare la ricerca di prodotti in polietilene, individuare se già riciclati, identificarne la provenienza geografica e venire a conoscenza di eventuali particolari condizioni di riciclo. T7 _ Ripartizione per tipologia dei rifiuti urbani esportati, 2011 Modelli virtuosi Un altro elemento emerso dallo studio Eurispes è la differenza tra i vari Paesi secondo dei parametri di consumo di risorse e gestione dei materiali. Le classificazioni sono diverse: i riciclatori, ovvero quegli stati che si attrezzano per recuperare risorse già utilizzate all interno del proprio territorio; gli intermediari che non avendo al proprio interno alcune risorse le recuperano altrove e le reimmettono successivamente sul proprio mercato; i rinunciatari che vedono i rifiuti non come risorsa ma come prodotto da allontanare dal proprio territorio; gli indifferenti che gestiscono al proprio interno produzione e trattamento dei rifiuti plastici. L Italia è tra i Paesi rinunciatari, come già mostrato in uno studio di PolieCo del Per dare una svolta a questa situazione sono necessari alcuni interventi: una revisione della gestione del riciclo - considerando i rifiuti non più componente priva di valore bensì risorsa - una maggiore cooperazione tra trasformatori, distributori, riciclatori e consumatori e un maggiore dialogo anche con le parti istituzionali. Inoltre, è da promuovere l adozione di modelli virtuosi come, ad esempio, l intercettazione del materiale utilizzato nei processi presso le imprese prima che questo venga classificato come rifiuto. Simile iniziativa l ha avuta PolieCo nel 2010 quando nell ambito delle sue attività è riuscita a raccogliere 350mila tonnellate di polietilene sul territorio nazionale e ad avviarle a riciclo. Per fare ciò è necessario però che gli stessi consorzi non lavorino come operatori economici, bensì come coordinatori e controllori della filiera, legati maggiormente al territorio come tutti gli altri operatori coinvolti. Un altra misura utile sarebbe l obbligo della tracciabilità dei prodotti riciclati, così da poter garantire il marchio Made in Italy anche in termini di materiali e processi. Marchio che tra l altro permetterebbe di identificare con la loro tracciabilità sia i prodotti cosiddetti verdi sia i prodotti in materiale riciclato e che risponderebbe sostanzialmente a una strategia vicina a quella del km0. Si fa d altro canto sempre più invasiva la contraffazione di prodotti e l arrivo di materiali potenzialmente dannosi da aree geografiche che ancora non adottano adeguate misure di controllo qualitativo. Basti pensare che nel solo 2012 il 58% delle notifiche di prodotti che ponevano gravi rischi si riferiva a beni di provenienza cinese. I prodotti contraffatti con maggiore facilità sono, Fonte: The European House - Ambrosetti su dati Ispra 2013 T8 _ Ripartizione del commercio estero dei rifiuti in plastica da parte dell Italia, 2013 Fonte: The European House - Ambrosetti su dati Ispra 2013 nell ordine, i tessili, i giocattoli e le apparecchiature elettriche. In questa direzione vanno anche gli interventi che intendono sostenere la legalità in questo settore industriale, tesi a coinvolgere tutti gli operatori della filiera, così da fermare il traffico di rifiuti plastici illegale che vive anche il nostro territorio e toglie risorse al riciclo e al rigenerato. Lo stesso PolieCo ha evidenziato come negli ultimi dieci anni vi sia stato un aumento di domanda di materie plastiche da parte della Cina e dunque un maggiore traffico di rifiuti in polietilene dall Europa. 4~ rivista delle MATERIE PLASTICHE 115

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