6 UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano

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1 PRIMO PIANO UNIVERSITÀ RICERCA 4/ Premessa In questo articolo viene presentata una riflessione sullo stato della valutazione del sistema universitario, su come operano oggi i Nuclei di valutazione interna delle università e sul ruolo che essi devono rivestire in ambito istituzionale. Non vengono affrontate le problematiche teoriche della valutazione e non si entra nel merito delle specifiche metodologie di valutazione. Partendo dalla convinzione che la cultura e la organizzazione della valutazione si sviluppano e si diffondono se vengono praticate in modo corretto, si è ritenuto importante presentare l approccio alla valutazione che ha finora seguito l Osservatorio nazionale per la valutazione del sistema universitario. Alcuni richiami ai risultati di valutazioni già effettuate, ai principali problemi che si incontrano, alle possibili soluzioni degli stessi e agli effetti delle valutazioni mettono in evidenza le ampie possibilità di miglioramento che vi sono, le potenzialità e la indispensabilità della valutazione per migliorare l efficienza, l efficacia e, in genere, la qualità delle attività di formazione, di ricerca e di gestione del sistema universitario. 2. Perché e come inserire l attività di valutazione (strategie di valutazione) Non vi è dubbio che la spinta verso il decentramento, la tendenza a sfoltire i vincoli procedurali, l allargamento dei margini di una reale autonomia delle università, e all interno delle stesse, delle unità di formazione e di ricerca (facoltà, corsi di laurea e di diploma, dipartimenti, ecc.), richiedono l assunzione di responsabilità per i risultati e l introduzione della valutazione delle attività svolte e dei risultati conseguiti. Nel nuovo modello di governo dell università, imperniato sullo sviluppo delle autonomie e delle responsabilità e sulla necessità di adattare in modo continuo gli scopi e le modalità operative per rispondere ai mutamenti e ai bisogni diversificati della società, l attività di valutazione La valutazione del sistema universitario: l organizzazione attuale e le metodologie di lavoro (*) diventa strategica quale strumento di verifica, ex ante e ex post, della realizzazione degli obiettivi programmati in termini di qualità e quantità dei processi e dei prodotti della formazione, della ricerca e della gestione e per assicurare una funzione di garanzia nei riguardi degli utenti e della società nel suo complesso. Tutto ciò presuppone l accettazione e lo sviluppo delle funzioni di programmazione, di controllo (di gestione) e di valutazione ai diversi livelli, nei quali si strutturano i processi decisionali (siano essi relativi a decisioni strategiche di politica universitaria e di indirizzo, ovvero riguardanti le scelte relative agli aspetti gestionali dell azione amministrativa necessaria per consentire l implementazione degli obiettivi assegnati alle politiche). In generale, l obiettivo della valutazione, che qui ci interessa più da vicino, è rappresentato dalla necessità di verificare la corretta gestione delle risorse pubbliche, l imparzialità e il buon andamento dell azione amministrativa, l efficienza e l efficacia (soddisfazione dell utente) nei riguardi delle scelte compiute e delle attività svolte, e al tempo stesso di assicurare la trasparenza necessaria per costruire il consenso dei soggetti interni e esterni, interessati alle modalità e ai contenuti delle decisioni. Si tratta quindi di realizzare, a ciascun livello decisionale, una interazione tra processo di programmazione pianificazione controllo e processo di valutazione. Schematicamente i due processi possono essere così illustrati: I. Processo di pianificazione controllo a) formulazione degli obiettivi strategici b) programmazione strategica c) definizione delle azioni e delle procedure d) budgeting e) funzionamento e verifica continuativa (reporting) f) analisi valutazione della performance e diagnosi II. Processo di valutazione a) descrizione degli obiettivi stabiliti ex ante dai soggetti responsabili (*) Relazione dell'osservatorio per la valutazione del sistema universitario presentata dal presidente prof. Luigi Biggeri all'"incontro Nazionale sulla valutazione del sistema universitario", Roma, 19 settembre UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano b) definizione dei parametri e degli indicatori per la valutazione c) raccolta dei dati e della documentazione d) valutazione dei risultati (ex post) e) effetti (azioni) del processo di valutazione. fatte separatamente dai rispettivi organismi di valutazione per le differenti unità (Osservatorio nazionale, Nuclei di valutazione interna, commissioni o altri organismi di valutazione per corsi di laurea e di diploma, per facoltà, ecc.), nel rispetto e nella valorizzazione dell autonomia. file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 1/6

2 È evidente che l attività di valutazione deve essere riferita agli obiettivi definiti ex ante e deve essere inserita in un processo di programmazione delle attività e di verifica e controllo dei risultati cui devono far seguito azioni opportune da parte degli organi responsabili, amministrativi o politici a seconda della istituzione e del processo decisionale oggetto di valutazione: sono chiare in tal senso le formulazioni del DL 29/93 e DL 470/93. I risultati del processo di valutazione devono perciò avere una retroazione, influenzando le successive decisioni ai diversi livelli di responsabilità, e possono incidere, con effetti azioni, sui vari stadi del processo di programmazione richiedendo una revisione delle procedure e delle modalità operative, e/o del budget, e/o dei programmi, e/o delle strategie e degli obiettivi e delle norme riguardanti le diverse politiche pubbliche. Lo schema presentato è di carattere generale e vi si può ritrovare, a seconda del livello e delle caratteristiche degli obiettivi strategici di partenza, sia la valutazione considerata come apprendimento per individuare le politiche da seguire, sia quella considerata come controllo delle attività e dei risultati. E anche evidente che, in base all impostazione sopra riportata, l approccio metodologico alla valutazione deve essere necessariamente interdisciplinare combinando l approccio di policy analysis e quello del controllo di gestione e strategico. 3. Caratteristiche delle attività di valutazione È ovvio che le attività di valutazione saranno diverse a seconda della natura (oggetto) e del livello (macro o micro) dei processi decisionali cui si riferiscono, e, quindi, del grado di generalità del problema affrontato, della criticità del contenuto decisionale e del livello dei soggetti istituzionali che intervengono nella eventuale catena delle scelte e delle decisioni. Nel sistema universitario italiano, in presenza di tre livelli decisionali distinti, il più elevato di natura politica e di indirizzo generale (il Ministero), il secondo rappresentato dai singoli atenei e il terzo dalle varie unità operative all interno di ciascun ateneo (facoltà, corsi di laurea e di diploma, dipartimenti, ecc.); le valutazioni faranno riferimento a obiettivi diversi e dovranno essere Per verificare i risultati generali di tutto il sistema in esame e il raggiungimento degli obiettivi della politica pubblica occorre che a ciascun livello superiore, e in particolare al livello più elevato (centrale), vi sia un organismo centrale di valutazione che controlla, secondo una griglia metodologica e procedure prestabilite, la validità dei risultati delle attività svolte dalle diverse unità del sistema e la loro coerenza e compatibilità rispetto agli obiettivi generali. Occorre pertanto progettare un vero e proprio sistema di valutazione, definendo le interazioni e i necessari raccordi tra i processi di autovalutazione e valutazione interna e di valutazione esterna. La valutazione può e deve riguardare sia programmi specifici o innovativi che attività correnti o di routine e nel loro ambito, sia processi (ad esempio di formazione) che risultati e ciò ai vari livelli decisionali (è facile fare esempi concreti con riguardo all attivazione di nuovi corsi di laurea o nuove facoltà o nuove sedi universitarie, ai corsi esistenti, alle necessità di decongestionare corsi, facoltà e atenei sovraffollati, ecc.). Ciascun tipo di processo decisionale si fonda (o dovrebbe fondarsi) su un impalcatura costituita dalle procedure sottese all attività continuativa di programmazione, di controllo e di valutazione (con la indicazione dei criteri e degli indicatori) e dai pertinenti sistemi informativi. Infine tutti concordano sul fatto che l attività di valutazione per potere esplicare gli effetti desiderati deve raccogliere il consenso dei vari attori e della società, assicurare coerenza e compatibilità e essere trasparente (pubblicizzando i criteri di valutazione e i risultati delle valutazioni). E, soprattutto, gli organismi di valutazione devono essere autorità indipendenti e operare in autonomia tecnica e funzionale e con indipendenza di giudizio. La distinzione tra la funzione di decisione politica e la valutazione deve essere esplicita e netta, sia a livello nazionale che a livello di ateneo. 4. L architettura del sistema di valutazione dell università in Italia: alcuni problemi Le esigenze e gli organismi di valutazione del sistema universitario sono già abbastanza chiaramente specificati in varie norme, tra cui la legge 537/93 con la quale si stabilisce di istituire i Nuclei di valutazione interna nelle singole università UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano 7 (con il compito di verificare, mediante analisi comparative dei costi e dei rendimenti, la corretta gestione delle risorse pubbliche, la produttività della ricerca e della didattica, nonché l imparzialità e il buon andamento dell azione amministrativa) e l Osservatorio per la valutazione del sistema universitario, poi istituito con DM del (con le finalità, anche in ordine alla assegnazione delle risorse, alla valutazione dei risultati relativi all efficienza ed alla produttività delle attività di ricerca e di formazione, nonché alla verifica dei programmi di sviluppo e del riequilibrio del sistema universitario). Le attribuzioni e i compiti specifici dell Osservatorio, che coprono quasi tutte o comunque moltissime delle esigenze di valutazione del sistema universitario, sono definiti dal suddetto DM e sono in parte ripresi nel programma di attività per l anno 1997 approvato a suo tempo dal Ministro. Quindi sembra che di un unico richiedente (Osservatorio o Servizio statistico del Ministero dell Università e della Ricerca scientifica e tecnologica) e a cadenze prestabilite. Purtroppo oggi si assiste, invece, alla richiesta degli stessi dati da parte di più enti e a volte con classificazioni differenti che danno luogo a varie basi di dati tra loro non coerenti e che provocano elevati carichi di lavoro per gli atenei e ingenerano confusione tra gli utilizzatori (si sta comunque lavorando per migliorare questa situazione). Inoltre non vi è dubbio che la missione della valutazione, anche a livello locale, debba essere più ampia del semplice adempimento degli obblighi previsti dalla citata legge. L altro argomento che ancora necessita molto lavoro e discussione è la definizione di procedure e standard quantitativi e qualitativi condivisi per valutare i risultati relativi alla efficienza e efficacia delle attività di file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 2/6

3 la valutazione in questo comparto sia ben strutturata, almeno dal punto di vista formale e regolamentare, e indubbiamente l ottica sia quella di innescare un circolo virtuoso con il rapporto tra valutazione centrale ed autovalutazione valutazione locale. Tuttavia occorre far presente che le innovazioni legislative ed i cambiamenti introdotti negli ultimi anni e ancor più negli ultimi mesi renderanno l università completamente diversa da quella che è stata prima del 1993 (e che in gran parte è tuttora) e ciò richiede un allargamento dei compiti assegnati al sistema di valutazione sopra configurato. Vari problemi si rilevano invece con riferimento alla definizione dei rapporti tra l Osservatorio e i Nuclei di valutazione e ai compiti assegnati a questi ultimi. Questo argomento sarà approfondito nella seconda relazione, ma non vi è dubbio che l Osservatorio deve avere poteri di raccordo e di indirizzo nel rispetto dell autonomia degli atenei relativamente alle regole per la organizzazione dei nuclei e, soprattutto, per la costruzione dei modelli di valutazione e dei relativi indicatori quantitativi e qualitativi (che deve coinvolgere anche i livelli inferiori all interno degli atenei); questa condizione risulta indispensabile per integrare il processo di valutazione nazionale con l autovalutazione degli atenei e per consentire la confrontabilità dei dati a livello nazionale. Proprio per questo occorre definire i sistemi informativi a livello di ateneo che siano uniformi e abbiano delle basi comuni e riferite alle informazioni essenziali da utilizzare anche da parte dell Osservatorio, lasciando poi ovviamente ai singoli atenei la possibilità di allargare il proprio sistema informativo. A questo riguardo è anche evidente che richieste di informazioni agli atenei devono avvenire in modo coordinato, possibilmente da parte formazione, di ricerca e di gestione. Vi sono molte esperienze valide fatte dalla CRUI e dai Nuclei di valutazione che sicuramente sono utili e generalizzabili, ma ancora l obiettivo della definizione degli standard è lontano e d altra parte certamente non generalizzabile a tutte le aree disciplinari, sia nel campo della formazione che della ricerca. Con riferimento all uso degli indicatori, è certamente opportuno richiamare l attenzione sul fatto che: (i) i risultati devono essere valutati non soltanto in termini quantitativi, ma anche qualitativi e spesso le caratteristiche qualitative sono di natura multidimensionale; da qui la necessità di accompagnare gli indicatori quantitativi con un insieme di informazioni di carattere qualitativo; (ii) vi è, in genere, una molteplicità di fattori che provocano i risultati, con la difficoltà di isolare gli effetti provocati da ciascun fattore; (iii) un ulteriore difficoltà deriva dall esigenza di standardizzare gli indicatori, al fine di eliminare l effetto delle caratteristiche strutturali degli input (ad esempio degli studenti) e/o del contesto di riferimento. 5. Alcuni esempi di attività di valutazione svolte dall Osservatorio: i risultati conseguiti A titolo esemplificativo si illustrano, in estrema sintesi, le strategie di valutazione seguite dall Osservatorio per: (i) la verifica sulle iniziative di istituzione di nuove università; (ii) la verifica dei piani di sviluppo dell università e UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano Con riferimento al primo caso, l Osservatorio ha ritenuto opportuno utilizzare la seguente procedura: esaminare i fini per i quali, a livello generale, si è ritenuto opportuno istituire nuove università, nonché le modalità della loro costituzione, in modo da verificare se le soluzioni concretamente attuate permettano di conseguire gli obiettivi programmati; definire la metodologia per analizzare e valutare il fabbisogno di fattori produttivi, delle attuali disponibilità e delle risorse necessarie per ciascuna nuova università, con richiesta alle stesse di eventuali informazioni aggiuntive e di autovalutazione delle loro iniziative; analizzare i piani operativi di attuazione presentati dalle diverse università di origine; indispensabili per programmare il futuro della struttura decentrata stabilendo, in relazione ai risultati conseguiti dopo il periodo di sperimentazione, la sua costituzione in università autonoma, la sua soppressione, la sua graduale disattivazione o la prosecuzione della sua attività come sede decentrata. L attivare questa procedura era ed è fondamentale per essere sicuri di orientare correttamente lo sviluppo della sede decentrata ed eventualmente prevedere o sfruttare possibili alternative organizzative e per non creare, quando non era e non è opportuno, eccessive aspettative nelle comunità locali. Per i motivi sopra richiamati, le iniziative di istituzione delle nuove università, hanno risentito, anche se in misura diversa, di vari inconvenienti e problemi, tipici della frammentarietà degli interventi. A fronte di questi rilevanti problemi, si è rilevato un aspetto file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 3/6

4 visitare le sedi delle istituende università, in modo da discutere con i vari interlocutori interessati all iniziativa per meglio cogliere la validità, le potenzialità di sviluppo, le risorse necessarie e gli eventuali problemi che possono ostacolare il conseguimento di una reale autonomia. Al termine della presentazione delle caratteristiche e delle analisi riguardanti le singole sedi, l Osservatorio ha ritenuto opportuno indicare sinteticamente i problemi che possono compromettere il raggiungimento di una reale e piena autonomia di ciascuna sede e suggerire al Ministero la soluzione ritenuta più adeguata per lo sviluppo della specifica iniziativa di istituzione dell università. È risultato evidente che fino ad ora per le iniziative di istituzione di nuove università non si è intervenuti seguendo regole precise e chiare e sulla base di un piano generale di medio lungo periodo, come invece prevedeva la legge 245/90. Nei successivi Piani di sviluppo dell università sono stati previsti interventi e, in alcuni casi, anche assegnate risorse specifiche, in generale e per l edilizia, per le costituende o costituite nuove sedi universitarie. Tuttavia non sembra si sia proceduto secondo una logica di programmazione dello sviluppo delle strutture universitarie sul territorio, verificando i potenziali bacini di utenza delle istituende sedi decentrate da trasformare poi in nuovi atenei o proponendo modelli organizzativi diversi a seconda delle diverse situazioni. Anche la programmazione dello sviluppo delle singole sedi è stata troppo spesso basata sulle iniziative e spinte locali e, soprattutto, non sono state effettuate le valutazioni delle iniziative, né in termini assoluti, né in termini comparativi di compatibilità con il sistema nel suo complesso e con le risorse disponibili. Tali valutazioni, come specificato dal comma 11 dell art. 2 e dall art. 3 della legge 245/90, sarebbero state e sono sicuramente positivo: l entusiamo, la determinazione e, in genere, anche l impegno delle comunità locali nel portare avanti l iniziativita della autonomia della sede universitaria sono davvero notevoli; come pure è rilevante l entusiasmo di alcuni docenti che pure stanno lavorando in situazioni piuttosto difficili. Si sono perciò analizzate e studiate le singole situazioni anche nell ottica di suggerire al Ministero e alle sedi interessate la soluzione ritenuta più adeguata per lo sviluppo della specifica iniziativa di istituzione di nuova università. Le proposte dell Osservatorio sulle singole sedi, partendo dalla specifica situazione e dai problemi che possono compromettere il raggiungimento dell autonomia, hanno perciò fatto riferimento a quelle che sono le caratteristiche valide e le potenzialità di sviluppo prospettando soluzioni organizzative diverse nell ambito dei modelli di sviluppo dell università sul territorio. Tutte le soluzioni hanno previsto ben definite azioni, comportamenti e, ove del caso, interventi finanziari che dovranno essere concordati tra tutti gli attori interessati: Ministero, Università gemmanti e gemmate, Regioni, Enti e Istituzioni locali, Comitati regionali di coordinamento, Enti regionali per il diritto allo studio. Con riferimento al secondo caso, si deve far presente che, in relazione al contenuto e allo spirito delle valutazioni e successive verifiche previste dalla legge 245/90 (che ha dettato le norme sulla programmazione universitaria), nonché delle metodologie di valutazione adottabili, l Osservatorio ha ritenuto opportuno utilizzare la seguente procedura per la valutazione e la verifica dei piani di sviluppo e : a) individuare e specificare: le procedure di programmazione vigenti al momento della approvazione dei due piani; UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano 9 gli obiettivi, generali e specifici, che si volevano perseguire con i piani; le iniziative previste per raggiungere gli obiettivi; gli strumenti e la quantità e il tipo di risorse (finanziarie e di personale) messe a disposizione per attuare le iniziative; le procedure da seguire per la attivazione delle iniziative e per la distribuzione delle risorse; b) definire i criteri, i parametri e gli indicatori da utilizzare per la valutazione delle iniziative; c) raccogliere i dati e la documentazione riguardanti l attuazione delle varie iniziative in modo da poter confrontare la situazione ex ante con quella riscontrata qualche anno dopo l approvazione dei piani; nell attuazione degli interventi per il decongestionamento dei cosiddetti megatenei (individuati nel piano con i 9 atenei con più di studenti). Per il raggiungimento di tale obiettivo era prevista l istituzione della II Università di Napoli, della III Università di Roma e del Politecnico di Bari, una serie di nuovi corsi di laurea in sedi decentrate per Bologna, Milano e Torino, nonché risorse finanziarie pari a 200 miliardi di lire. Gli sdoppiamenti e gli scorpori previsti per le nuove università dovevano consentire l attribuzione di risorse di personale (tramite opzioni esercitate dal personale e cessioni di posti liberi di professore dell ateneo madre ). A parte il fatto che il riferimento al limite dei studenti, tout court, non è convincente, sia perché le situazioni dei vari atenei sono molto differenziate sia perché occorrerebbe considerare una definizione di studente attivo (studente file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 4/6

5 d) effettuare la valutazione dei risultati conseguiti, sia rispetto agli obiettivi generali che alle iniziative specifiche. Le analisi effettuate e i risultati delle valutazioni e delle verifiche sono state esaminate in termini generali con eventuale disaggregazione per obiettivo, per regione e per area disciplinare, essendo stato, infatti, considerato complicato e dispersivo procedere ad un esame analitico delle singole iniziative previste e attivate in ciascuna sede universitaria. D altra parte ciò è impedito dall assenza di un adeguata ed omogenea documentazione dei singoli atenei, che presenti gli elementi indispensabili per una valutazione ex post dei risultati conseguiti, quali la definizione ex ante degli obiettivi delle singole iniziative proposte, dei tempi necessari per il loro perseguimento, delle risorse statali necessarie, delle capacità di autofinanziamento locale. Tuttavia, per due specifici temi ritenuti di particolare interesse, i diplomi universitari e la mobilità degli studenti, sono stati elaborati degli approfondimenti. Infine, per fornire il maggior numero di informazioni possibile, è stata predisposta, con la preziosa e fondamentale collaborazione dell Ufficio di Statistica e dell Ufficio I del Dipartimento Affari Economici del MURST, una amplissima documentazione, mettendo a disposizione del mondo universitario e del Parlamento dati e informazioni dettagliate, e in vari casi anche originali, sull attuazione dei piani e Al fine di far emergere una valutazione complessiva dei due piani di sviluppo, l Osservatorio ha sintetizzato i risultati delle verifiche effettuate in termini sia di procedure seguite per la programmazione e per l attivazione delle iniziative, sia di risultati conseguiti. A titolo di esempio, l Osservatorio vuole qui richiamare l attenzione sulle difficoltà incontrate equivalente o altro simile), a parere dell Osservatorio, pur essendovi la consapevolezza della gravità dei problemi dei megatenei, non sono state poi individuate strategie di intervento coerenti supportate da risorse adeguate. Infatti, non è stata definita la strategia da seguire per programmare e organizzare i singoli interventi, partendo da analisi e valutazioni fatte con riguardo e nell ambito del bacino territoriale di utenza interessato con proposte di modelli organizzativi dell università diversi a seconda delle diverse situazioni, e neppure sono stati definiti i criteri per valutare le diverse fasi di attuazione delle iniziative e per verificare se quelle sviluppate avevano avuto successo o meno. Senza precise valutazioni sui potenziali flussi di domanda di formazione universitaria o di interventi per attivarli, sono emerse notevoli difficoltà di avvio delle nuove istituzioni (in particolare di Roma III e Napoli II) in termini di studenti iscritti rispetto a quelli della sede congestionata (gli immatricolati nel 1996/97 di Roma III rappresentano circa il 12% di tutti quelli dell area metropolitana di Roma e quelli di Napoli II circa il 15% del bacino Napoli Caserta). Inoltre, le opzioni esercitate dal personale e, soprattutto, le cessioni di posti liberi di professori sono state molto modeste, impedendo di dotare adeguatamente di personale le nuove realtà. E quindi evidente come in questi casi occorra una più precisa indicazione delle modalità organizzative con le quali programmare gli accessi (iscrizioni) degli studenti e della ripartizione dei docenti e delle altre risorse di personale e finanziarie; cosa questa che si può fare soltanto attraverso la definizione di appositi accordi di programma analitici tra gli organismi interessati (MURST, Università, Enti locali ecc.). 10 UNIVERSITÀ RICERCA 4/1997 Primo piano Del resto, il problema degli atenei e delle facoltà sovraffollate è ancora sul tappeto e si sta ora cercando di affrontarlo. L importante è che dal punto di vista della definizione degli obiettivi e delle azioni concrete si seguano metodologie e strategie adeguate, quali ad esempio quelle indicate dall Osservatorio. Occorre comunque tener presente che c è anche il problema dei mini atenei e delle mini facoltà (in molti casi si incontrano facoltà con meno di 500 iscritti). Le valutazioni e/o le osservazioni fin qui fatte sono in parte note, e non hanno certo l obiettivo di attribuire meriti o colpe ma, in un quadro organico possono fornire utili indicazioni per la futura programmazione del sistema universitario. In conclusione, l Osservatorio ritiene che le analisi e le verifiche effettuate mettano chiaramente in evidenza i motivi, spesso procedurali e conseguiti, nonché le regole per l eventuale soppressione di atenei, facoltà e corsi già esistenti. 6. Considerazioni conclusive La struttura attuale del sistema di valutazione del sistema universitario italiano sembra valida e può produrre buoni risultati se c è un impegno diffuso ai vari livelli e in particolare a livello di ateneo, che è in crescita ma certamente per ora insufficiente. A tutti i livelli si sta imparando ad usare gli strumenti predisposti per differenti realtà e a proporre nuove metodologie e/o strumenti, con adattamenti, appropriazione critica e anche con qualche errore. Bisogna però tener conto del fatto che una parte non marginale del personale file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 5/6

6 organizzativi, della difficoltà di attuazione dei piani di sviluppo dell università e di realizzazione degli obiettivi che si volevano perseguire. Ad avviso dell Osservatorio, occorre certamente rivedere le norme sulla programmazione del sistema universitario (anche alla luce della autonomia dei singoli atenei e nell ambito del coordinamento e delle verifiche di coerenza per lo sviluppo dell intero sistema) nonché la valutazione dei risultati da parte del livello centrale. Pur nell ambito dell autonomia delle singole sedi, i punti chiave della programmazione del sistema universitario dovranno riguardare le norme e i livelli decisionali relativi, le analisi di supporto alle proposte, le verifiche e l accreditamento ex ante delle nuove iniziative, le valutazioni ex post della qualità effettiva e dei risultati da queste (docenti e dirigenti) è molto scettica sulla utilità della valutazione e non favorisce certo il suo sviluppo. Non vi è dubbio che occorre evitare gli scoraggiamenti e i facili entusiasmi, ma certamente nell università siamo meglio attrezzati rispetto ad altri enti e sistemi e abbiamo le capacità per far decollare e sviluppare il sistema di valutazione e conseguire gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Del resto le valutazioni effettuate dall osservatorio hanno già prodotto effetti importanti in termini di comportamenti degli atenei e di riflessione degli obiettivi strategici di programmazione universitaria. Osservatorio per la valutazione del sistema universitario Per una buona stampa di questo articolo con l'intestazione e il piè di pagina, usare il font Times New Roman 12, impostare i margini superiore e inferiore a 0,5 cm e i margini laterali a 1,4 cm file:///home/gx-office2015/scaricati/letturavalutazioneuniv.htm 6/6

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