Green Energy in Polesine:

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1 POLESINE INNOVAZIONE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE E SOCIALI Green Energy in Polesine: stato dell'arte e prospettive a cura di Giorgio Osti R a p p o r t o f i n a l e d i r i c e r c a 28 settembre 2011

2 1 INDICE INTRODUZIONE CAPITOLO I PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI 1.1 Il fotovoltaico 1.2 Il solare termico 1.3 Le agroenergie Il biogas Le biomasse legnose Il biodiesel 1.4 Idroelettrico e geotermico CAPITOLO II IL RUOLO DELLA FILIERA NEL SETTORE DELLA COMPONENTISTICA PRODUZIONE/RISPARMIO DI ENERGIA Premessa 2.1 Le forme associate di azione per la creazione di una filiera green: un confronto Veneto-Polesine Gli accordi formali Le collaborazioni informali 2.2 La densità della green economy in Polesine: indicatori di analisi del peso del settore green a livello nazionale/regionale (Pil, occupati) e alcune ipotesi su scala locale 2.3 Le imprese green in Polesine: stato dell arte e prospettive CAPITOLO III EDIFICI IL FABBISOGNO DI RISPARMIO ENERGETICO NEGLI CAPITOLO IV 4.1 I consumatori LE INTERVISTE AGLI ATTORI ED I QUESTIONARI

3 2 4.2 Le imprese edili 4.3 Le istituzioni 4.4 I certificatori 4.5 Gli enti bilaterali 4.6 I progettisti 4.7 Le agenzie immobiliari 4.8 Che cosa emerge dalle interviste? CAPITOLO V PROFESSIONALI GREEN ENERGY JOBS: UNA RICOGNIZIONE DEI PROFILI CONCLUSIONI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Il rapporto di ricerca è a cura di Giorgio Osti, con la collaborazione di Laura Aglio e Giovanni Carrosio. Introduzione e conclusioni sono state redatte da Giorgio Osti; Laura Aglio ha redatto i capitoli 2 e 5; Giovanni Carrosio ha redatto i capitoli 1, 3 e 4.

4 3 INTRODUZIONE Il mondo della Green Economy è molto vasto e complesso. Seguendo l orientamento dell UNEP (2010), la Green Economy riguarda due grandi aree economico-produttive: - i settori che hanno un immediato legame con in capitale naturale: agricoltura, pesca, gestione delle foreste e dell acqua. Questi settori hanno un impatto significativo sull economia e costituiscono la base per la produzione primaria; - i settori così detti della Brown Economy: trasporti, energia, produzione industriale. Questi settori hanno davanti a sé importanti prospettive: efficientamento e risparmio di risorse possono diventare gli elementi sui quali costruire una nuova crescita e il rilancio dell occupazione. L efficienza nell utilizzo delle risorse ed il risparmio di energia possono avere molte applicazione settoriali: esse riguardano, ad esempio, la manifattura, il settore edilizio, il ciclo dei rifiuti. Nel nostro caso, la ricerca si limita al settore energetico, in tutte le sue declinazioni. Produzione di energia da fonti rinnovabili, risparmio ed efficienza. L energia è un bisogno trasversale, e rimanda ad un altro modo di guardare la Green Economy. Seguendo, cioè, un approccio trasversale, individuando nella questione energetica un elemento che coinvolge tutti i settori produttivi nonché i consumi finali. Il tema del risparmio, in particolare, verrà affrontato approfondendo, tramite interviste agli attori locali, il tema del green building. In un territorio come il Polesine, l utilizzo residenziale dell energia ha un peso importante e prospetta interessanti prospettive per quanto riguarda interventi di risparmio e di efficientamento nell utilizzo delle risorse. Il rapporto non può che partire da alcune premesse generali che descrivono una situazione in cui il Polesine è completamente immerso: a) uso elevatissimo (e per decenni crescente) di energia in tutto il mondo industrializzato; b) previsione di crescenti difficoltà ad approvvigionarsi da fonti fossili; c) complessità organizzativa e gestionale dei sistemi di erogazione e fruizione dell energia. Soprattutto per quest ultima ragione serve uno schema plurimo per cogliere eventuali peculiarità del Polesine. Tale provincia parte da alcuni elementi di base: - grande disponibilità di terreno agricolo e di acqua dolce; - capitali nazionali e internazionali che nel tempo hanno investito in grandi impianti; - debole domanda interna di energia derivante dalla mancanza di grandi agglomerati industriali. In Polesine vi è un surplus di energia che viene fornita all esterno della provincia 1. 1 Nel 2009 la provincia di Rovigo ha consumato 1396 GWh di energia elettrica, così suddivisi: 62,8 agricoltura, 723 industria, 324 terziario, 286 uso domestico. Le due centrali di Porto Tolle e Porto Viro hanno una potenza nominale rispettivamente di 2640 e di 135 MW. Nel 2006, la centrale di Porto Tolle ha registrato una produzione netta di 1988 GWh, anche se in passato ha toccato punte di (nel 1998). La centrale di Porto Viro, invece, ha avuto una produzione netta di 857 GWh, anch essa inferiore rispetto agli anni precedenti. Una piccola centrale termoelettrica di 50MW è situata poi a Castelmassa. Essa ha prodotto, nel 2006, 359 GWh. Se sommiamo la produzione di queste tre

5 4 Il punto (b) ha portato, come ovunque, una notevole attenzione alle possibilità offerte dalle fonti rinnovabili e dal risparmio energetico. Ad una prima generalissima impressione non vi sono grosse differenze fra Polesine e quanto successo altrove, ovvero I - installazione di pannelli fotovoltaici; II - costruzione di impianti a biogas e diffusione di generazione da biomasse; III - mobilitazione per migliorare l efficienza energetica degli edifici. I primi due processi in larga misura sono dipesi da fattori esterni al Polesine: a) istituzione dello scambio sul posto e degli incentivi, in gergo net metering e feed-in tariffs; b) imprese multinazionali pronte ad investire su impianti biogas di medie dimensioni e disponibilità di imprese agricole ed enti pubblici locali a garantire la base produttiva. Il terzo processo appare meno decifrabile in termini di ricerca della pura convenienza o razionalità degli attori; è costellato di aspetti relazionali e simbolici che ne rendono più ardua l investigazione. In esso infatti confluiscono: - gli orientamenti culturali e la capacità di spesa dei potenziali fruitori di misure di risparmio energetico ivi compresi gli enti pubblici locali (habiti); - la tradizione industriale locale più o meno vicina ai settori merceologici convertibili al risparmio energetico (sistema locale di produzione); - il peso economico, l influenza politica e il prestigio culturale di vari tipi di mediatori fra sistemi energetici (progettisti, certificatori, ricercatori, movimenti sociali.); - la forza degli orientamenti politici locali verso il risparmio energetico sotto forma sia di misure urbanistiche per indirizzare verso la bioedilizia sia delle associazioni di categoria a formare distretti o cluster della bioedilizia. In altri termini, centrali, superiamo già nettamente il fabbisogno energetico della Provincia. La capacità installata, poi, è almeno dieci volte superiore ai fabbisogni locali.

6 5 Dallo schema si coglie come la diffusione del green building sia collegata a diversi fattori che si combinano a vicenda. E frequente invece fra gli operatori l addossare la responsabilità della debolezza del comparto agli altri poli. Le imprese lamentano una scarsa domanda e una poca disponibilità dei clienti a sostenere i maggiori costi di una costruzione-ristrutturazione con criteri ecologici. Le autorità pubbliche e le associazioni di categoria lamentano rispettivamente i tentativi di elusione delle norme da parte dei costruttori e la scarsa disponibilità a mettersi in rete da parte delle imprese. A loro volta i clienti sostengono che non vi sono in loco tecnici e imprese in grado di usare le nuove pratiche del risparmio energetico. Fra questi tre poli si inseriscono gli esperti che possono appartenere a organizzazioni pubbliche o private oppure agire come liberi professionisti. Per questi dunque va distinta la posizione professionale (tecnico del comune o di un impresa ) dal ruolo che svolgono. I professionisti a volte hanno un ruolo formalmente sancito (es. certificatore energetico) a volte esercitano una funzione più impalpabile, ma non meno importante nell indirizzare scelte e investimenti. Essi inoltre, hanno una duplice formazione, una che riguarda la normativa e un altra che riguarda le tecnologie da impiegare. E veniamo alla disponibilità di informazioni per ciascuno dei punti toccati: I - installazione di pannelli fotovoltaici; II - costruzione di impianti a biogas e diffusione di micro generazione da biomasse; III - mobilitazione per migliorare l efficienza energetica degli edifici. Sul punto (I) disponiamo di dati su base comunale e di confronti fra la provincia di Rovigo e il Veneto. Essi riguardano le installazioni di pannelli fotovoltaici per dimensione e in rapporto agli abitanti. Sul punto (II) disponiamo di dati relativi alla distribuzione di impianti generatori di energia elettrica da biogas e direttamente da biomasse, con alcuni dati relativi alle superfici coltivate per alimentare tali impianti. Inoltre, vi sono alcuni dati sulla coltivazione di varietà utili ad essere trasformate in biodiesel. Relativamente al punto (III), le informazioni diventano più indirette. Dal lato della domanda abbiamo a disposizione il dato sulle detrazioni al 55% (solo un anno) e 36% da parte di persone fisiche. Dal lato dell offerta, vi sono alcuni dati molto indiretti sulla consistenza del settore edile e di quello dell impiantistica in Polesine. Difficile dire a partire dai numeri grezzi quante di queste imprese hanno un orientamento/capacità verso dispositivi di risparmio energetico. D altra parte, i codici Ateco (classificazione delle attività economiche) con i quali interrogare la banca dati della Camera di commercio non permettono di rilevare la specifica qualificazione per quanto riguarda il risparmio energetico delle imprese iscritte. Uno sparuto numero di imprese orientate al green building sono state rilevate attraverso i siti web. Il fatto che dispongano di un sito web nel quale reclamizzano competenze nella bioedilizia fa pensare che siano effettivamente distinguibili dalla massa di aziende del loro macrosettore di appartenenza. Dal lato, dell ente pubblico e degli interessi organizzati non vi sono fonti sistematiche di informazione, ma si procede in genere per esclusione; ossia si prendono iniziative di carattere generale e si vede quanto queste sono presenti in Polesine. Le iniziative più importanti riguardano,

7 6 da un lato, la predisposizione di norme vincolanti/incentivanti sull adozione di dispositivi di risparmio energetico, dall altro, gli accordi fra imprese e loro associazioni per agire in maniera concordata sul mercato offrendo pacchetti di dispositivi energetici. Volendo vi sarebbe nello schema un punto (IV), i mediatori i quali possono agire per conto proprio oppure per conto di un organizzazione. In genere essi hanno una patente che permette a sua volta di rilasciare altre patenti agli edifici. Per il Polesine abbiamo la lista dei certificatori. Si tenga conto della elevata mobilità di questi che possono avere la propria sede legale in provincia ma operare in altre aree. Viceversa non abbiamo informazioni su certificatori di altre province operanti in provincia di Rovigo. In generale, si è tentato anche di stimare sia il fabbisogno di ristrutturazioni in senso ecologico valutando il patrimonio edilizio della provincia (dati Ptcp: Piano territoriale di coordinamento provinciale) sia l impatto della green economy assumendo che in Polesine le imprese interessate abbiano lo stesso peso economico e occupazionale riscontrabile a livello regionale o nazionale. Sappiamo in partenza che si tratta di un esercizio molto approssimativo, perché nel Polesine non vi è alcuna filiera specializzata in nessuno dei rami sia della produzione da rinnovabili che per il risparmio energetico. Tuttavia, la simulazione si giustifica con la rapidità di diffusione della green economy; si è visto chiaramente come un forte cluster del fotovoltaico si sia sviluppato in provincia di Padova; si tratta di economie aperte, contigue, fra le quali è facile immaginare travasi di competenze, personale e localizzazioni. Una stima a partire da sistemi economici più vasti può dunque nel tempo rivelarsi vicina alla realtà, pensando alla velocità dei processi. Ricapitolando, sulle fonti di informazione:

8 7 Lo schema è stato utilizzato anche per organizzare le interviste agli attori locali. Sono state intervistate nel complesso 45 persone, rispondenti ai tre poli (clienti, imprese e istituzioni) e alle figure dei mediatori (certificatori, progettisti, cassa edile). Sulla collocazione di queste figure nello schema si dirà in modo accurato nel testo del rapporto di ricerca. Gli intervistati sono stati raggiunti con il metodo della palla di neve: siamo partiti dalle interviste alle organizzazioni di categoria, che ci hanno segnalato dei nominativi di imprese e di professionisti. Dalle prime interviste sono emersi altri nominativi, fino al raggiungimento delle più importanti figure coinvolte nel settore dell edilizia. Non sono stati coinvolti nelle interviste i consumatori: la ricerca è stata sbilanciata di più sul lato dell offerta che su quello della domanda. Un lavoro di indagine sui consumatori, d altra parte, avrebbe richiesto un analisi campionaria, molto dispendiosa in termini di tempo e soprattutto di risorse. Sui consumatori, tuttavia, abbiamo individuato dati e indagini già fatte dalle quali è possibile trarre delle conclusioni. Infine, presentiamo delle ipotesi sui profili professionali di cui il sistema polesano avrà bisogno negli anni a venire. Le figure professionali sono state individuate grazie ad una serie di ricerche svolte a livello nazionale da importanti istituti di ricerca. In particolare, l IRES ha condotto una analisi sull emergere di nuove figure professionali in campo energetico. A partire dalle figure professionali raccolte attingendo da questi rapporti, sono state sottoposte, durante le interviste, delle ipotesi agli attori locali. In questo modo abbiamo individuato meglio, tra le figure professionali emergenti, quelle adatte alla realtà polesana.

9 8 CAP I. LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI 1. Il fotovoltaico Ci sono diversi modi per commentare la diffusione del solare fotovoltaico sul territorio polesano, un fenomeno che ha conosciuto un rapido e sostenuto sviluppo negli ultimi tempi. Guardare ai dati in modo assoluto, contando il numero di impianti installati; oppure pesando gli impianti e la potenza sulla popolazione. Con il numero assoluto, otteniamo la presenza di impianti all interno di un comune: il dato è interessante perché mette in luce l estensione del fenomeno e fa comprendere in quali zone della provincia si concentra la maggior parte gli impianti. Se proviamo a rappresentare questo dato su di una carta della provincia di Rovigo (Figura 1), vediamo a colpo d occhio come nella sola città di Rovigo vi sia all incirca un quarto degli impianti presenti su tutto il territorio provinciale, 162 impianti. Se aggiungiamo i comuni di Adria, Lendinara e Badia Polesine arriviamo a quasi la metà degli impianti. Il resto della provincia appare omogeneamente caratterizzato da una minore presenza del fotovoltaico: 42 comuni hanno meno di 20 impianti e 4 comuni contano da 20 a 40 impianti. In questi casi, è determinante la popolazione. È evidente che nelle zone più popolose vi siano più impianti in termini assoluti. La rappresentazione è utile, perché ci porta ad ipotizzare come gran parte delle imprese inserite nella filiera del fotovoltaico lavorino lungo quest asse territoriale. Figura 1 Numero di impianti fotovoltaici installati in assoluto nei comuni della provincia di Rovigo - aggiornato al 1 marzo 2011 Il dato non è sufficiente, però, a comprendere le dinamiche della diffusione del fotovoltaico e capire quali sono le zone della provincia più attive. È necessario ponderare i dati del fotovoltaico, numero di impianti e potenza installata, sulla popolazione. Dalle carte ottenute possiamo fare alcune considerazioni interessanti. Nei comuni dell Alto Polesine, vi è più dinamismo. In termini percentuali, Canda, Canaro e Frassinelle Polesine spiccano tra gli altri comuni. In particolare, intorno a Canda c è un gruppo di comuni che vanta una densità di impianti sugli abitanti decisamente alta rispetto alla media provinciale (Figura 2). Rovigo e Adria,

10 9 ai primi posti per presenza assoluta del fotovoltaico, retrocedono. Il basso polesine, anche in questo caso, si conferma compattamente per una scarsa diffusione, con l eccezione di Rosolina. Figura 2 Numero di impianti fotovoltaici ogni 1000 abitanti - aggiornato al 1 marzo 2011 Nella Figura 3, invece, troviamo rappresentata la potenza installata rapportata alla popolazione residente. Il dato può essere anche interpretato come un indice di concentrazione della tecnologia. La presenza di grandi impianti, dei quali sono proprietari grandi apparati industriali locali e non, mette in secondo piano, in questa rappresentazione, la diffusione degli impianti famigliari. È sufficiente la presenza anche di un solo grande impianto, infatti, perché emerga un dato elevato. Nei comuni di Loreo e di San Bellino, ad esempio, vi sono impianti industriali molto grandi (rispettivamente 12 e 70 MW). Questi comuni sono stati colorati di blu. Altri comuni hanno impianti di grande taglia, anche se non paragonabili con quelli citati. Troviamo una lista nella tabella 2. Figura 3 Potenza installata di fotovoltaico (KW) ogni 1000 abitanti - aggiornato al 10 febbraio 2011

11 10 Dalla carta emerge ancora una concentrazione più alta rispetto alla media provinciale nei comuni intorno a San Bellino, ma soprattutto concentrazioni puntuali, dipendenti dalla presenza o meno di impianti di grande taglia. Da notare una forte concentrazione in termini di KW installati sulla popolazione nei comuni del Basso Polesine (Ariano Polesine, Taglio di Po, Porto Viro e Loreo). In questi comuni vi è una scarsa diffusione del fotovoltaico in termini di numero di impianti, ma una forte concentrazione per potenza installata. Ciò significa che vi è una predominanza di grandi impianti industriali, rispetto alle altre aree della Provincia. Nella Provincia di Rovigo sono 22 gli impianti sopra i 100 KW. Due di questi, come già detto, sono molto grandi: si tratta degli impianti di Loreo ( KW) e San Bellino ( KW). Per precisione, l impianto di San Bellino occupa anche parte del territorio del comune di Castelguglielmo. A Porto Viro c è un impianto da 997,9 KW, ad Ariano nel Polesine un impianto da 996,4 KW e a Taglio di Po da 833,5 KW. Tutti gli altri impianti sono compresi tra i 115 KW e i 355,7 KW. Tabella 1 Impianti fotovoltaici in Provincia di Rovigo sopra i 100 KW 1 marzo 2011 ID impianto Potenza KW Comune Data Esercizio SAN BELLINO 22/11/ LOREO 25/10/ ,9 PORTO VIRO 30/12/ ,4 ARIANO NEL POLESINE 07/02/ ,5 TAGLIO DI PO 30/12/ ,7 PETTORAZZA GRIMANI 29/12/ ,8 LENDINARA 31/12/ ,8 BADIA POLESINE 03/08/ ,8 VILLADOSE 07/12/ ,7 PETTORAZZA GRIMANI 29/12/ ,5 ARIANO NEL POLESINE 07/02/ ,9 FRATTA POLESINE 22/11/ ,7 ROVIGO 02/12/ ,5 ADRIA 05/08/ ,6 LOREO 28/12/ ,0 ROVIGO 30/12/ ,2 POLESELLA 22/12/ ,2 TAGLIO DI PO 30/12/ ,9 LENDINARA 18/11/ ,0 BADIA POLESINE 29/06/ ,68 ROVIGO 06/12/ ,92 ROVIGO 29/11/2010 Se consideriamo la totalità degli impianti (tabella 3), 595 impianti sono sotto i 10 KW per una potenza totale installata di KW. Tra questi, quelli strettamente classificabili come famigliari (al di sotto dei 4 KW) sono 317; 82 impianti tra i 10 e i 20 KW, per un totale di KW; 59 impianti tra i 20 e i 100 KW, per un totale installato di KW e 20 impianti tra i 100 e i 1000 KW, per un totale di KW.

12 11 La quasi totalità degli impianti, perciò, è imputabile a piccole imprese e famiglie. Se consideriamo la potenza installata, però, gli impianti di grandi dimensioni hanno un peso preponderante. Basti pensare che circa l 87% della potenza installata in Polesine risiede nei due impianti di San Bellino e Loreo, per un totale di 83,113 MW. L impianto di San Bellino è stato realizzato da SunEdison ed Isolux Corsàn, multinazionali che operano anche in Italia nella costruzione di infrastrutture e nell ambito energetico. L impianto è stato venduto ad un fondo di investimento della First Reserve per 276 milioni di euro. Un ruolo importante nella ideazione dell impianto è stato rivestito comunque da un qualificato progettista locale. L impianto di Loreo, invece, è di proprietà della multinazionale francese Edf, che possiede diversi impianti eolici e fotovoltaici in Italia, oltre ad essere azionista in diverse utility italiane, compresa Edison. Tabella 2 Impianti fotovoltaici in provincia di Rovigo per potenza 1 marzo 2011 KW Impianti Totale potenza in KW da 1 a ,1 da 10 a ,8 da 20 a ,3 da 100 a , TOTALE ,8 Se consideriamo la data di entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici in Polesine, vediamo che il 2010 è stato l anno più importante, con più di 400 impianti, che rappresentano circa il 52% degli impianti presenti Impianti fotovoltaici in regime di Conto Energia entrati in esercizio per anno in Provincia di Rovigo dati aggiornati al 1 marzo mar-11 Figura 4 Impianti fotovoltaici entrati in esercizio per anno in Provincia di Rovigo 1 marzo 2011

13 12 Nei primi due mesi del 2011 sono stati realizzati circa 100 impianti. Un numero molto importante, che fa prevedere come nel 2011 probabilmente sarà superato il numero di impianti installati nel Il settore si è trovato in uno stato di incertezza per diversi mesi nel L attesa del quarto conto energia ha prodotto uno stallo negli investimenti, a causa della incertezza sulla rimuneratività degli interventi. Gli incentivi previsti dal terzo conto energia sono stati resi inapplicabili a partire dal 31 maggio 2011 ed il quarto conto energia è entrato in vigore a partire dal 1 giugno per i piccoli impianti e dal 31 agosto per i grandi impianti. I grandi impianti, superiori a 200 KW se realizzati a terra e ad 1 MW se realizzati su edifici, devono registrarsi in un apposito registro per potere accedere agli incentivi. I grandi impianti saranno ammessi agli incentivi fino al raggiungimento del budget annuale previsto. Inoltre, la regione Veneto ha approvato un provvedimento per la regolamentazione del fotovoltaico a terra. Il Consiglio regionale del Veneto ha bloccato fino al 31 dicembre 2011 ogni nuova autorizzazione per impianti fotovoltaici su terreno agricolo con potenza di picco superiore a 200 kilowatt. Non sono state introdotte limitazioni, invece, per l installazione di impianti fotovoltaici sui tetti di case ed edifici industriali e commerciali, poiché non sottraggono spazio alle coltivazioni e non hanno un impatto negativo sul paesaggio. Il provvedimento è contenuto nell'articolo 4 della Finanziaria regionale L'articolo approvato prevede, inoltre, per ogni nuovo impianto a fonte rinnovabile, il pagamento alla Regione di oneri istruttori pari allo 0,025% dell'investimento, con una previsione di introiti per le casse regionali pari a 100 mila euro nel Tabella 3 Impianti fotovoltaici in provincia di Rovigo per comune - aggiornamento al 1 marzo fonte GSE COMUNE Numero impianti Potenza totale in KW Impianti/1000 abitanti PotenzaKW/1000 abitanti Adria ,3 3, , Ariano nel Polesine ,6 1, , Arquà Polesine 10 96,1 3, , Badia Polesine ,1 3, , Bagnolo di Po 7 122,6 4, , Bergantino 5 16,8 1, , Bosaro 2 5,9 1, , Calto 2 13,7 2, , Canaro ,4 6, , Canda 9 47,9 9, , Castelguglielmo 8 76,9 4, , Castelmassa 13 57,8 2, , Castelnovo Bariano 13 95,2 4, , Ceneselli 3 13,5 1, , Ceregnano ,3 3, , Corbola 4 55,5 1, , Costa di Rovigo 8 42,2 2, , Crespino 8 142,1 3, , Ficarolo , , Fiesso Umbertiano , , Frassinelle Polesine ,1 6, , Fratta Polesine ,8 4, , Gaiba , , Gavello 7 121,7 4, , Giacciano 6 27,4 2, , Guarda Veneta , ,

14 13 Lendinara ,9 4, , Loreo ,6 1, , Lusia 5 84,2 1, , Melara 2 10,5 1, , Occhiobello ,9 2, , Papozze 6 23,5 3, , Pettorazza Grimani 8 774,3 4, , Pincara 6 90,3 4, , Polesella ,5 2, , Pontecchio Polesine , , Porto Tolle ,1 1, , Porto Viro ,9 2, , Rosolina ,8 4, , Rovigo ,8 3, , Salara 5 34,8 4, , San Bellino ,2 5, ,05648 San Martino di V ,8 4, , Stienta 10 54,9 3, , Taglio di Po ,9 2, , Trecenta 5 22,6 1, , Villadose ,6 3, , Villamarzana 4 34,2 3, , Villanova del Ghebbo , , Villanova M. 1 47,4 0, , TOTALE PROVINCIA ,6 3, , Per concludere il paragrafo sulla produzione di energia fotovoltaica, proviamo a confrontare la situazione polesana con quella delle province limitrofe. Tabella 4 Impianti per abitanti e potenza installata per abitante nelle province venete e nella provincia di Ferrara - aggiornamento al 1 marzo fonte GSE Provincia Numero impianti ogni 100 abitanti Potenza impianti per abitante (KW) Rovigo 0,39 0,44 Padova 0,59 0,1 Verona 0,41 0,10 Venezia 0,42 0,04 Vicenza 0,62 0,09 Treviso 0,95 0,10 Belluno 0,59 0,06 Ferrara 0,41 0,15 Come emerge dalla tabella 4, Rovigo è ultima per numero di impianti ogni 100 abitanti (0,39 impianti), ma è prima per potenza installata per abitante (0,44 KW). Il dato indica una preponderanza di grandi impianti rispetto alle altre province. Certamente nel dato incide molto l impianto di San Bellino, da 72 MW. Se togliessimo dalla statistica questo impianto, il dato di Rovigo si allineerebbe a quello di Ferrara, con 0,15 KW per abitante. Sempre un dato più alto rispetto alle altre province, ma non così eclatante. La provincia di Rovigo si distingue in modo particolare da quella di Treviso: la situazione appare invertita. Nella provincia di Treviso vi è il record per numero di impianti rapportati agli abitanti (0,95 ogni 100) e una potenza per abitante che si attesta su valori medi. Sarà necessario fare delle

15 14 verifiche, ma il dato fa presagire come nel trevigiano il settore del fotovoltaico sia più localizzato rispetto e quello polesano e fondato su di un tessuto di piccola impresa e artigianato. 1.2 Il solare termico Sul solare termico non esiste un ente nazionale che possieda un censimento degli impianti. A differenza della produzione di energia elettrica, che accede agli incentivi del conto energia, la produzione di energia termica con i pannelli solari non ha forme di incentivazione legate alla produzione e non prevede la trasmissione dell energia ad una rete nazionale, come avviene per il fotovoltaico. L unico tentativo di censimento operato a livello comunale, per tutta Italia, è il rapporto di Legambiente Comuni rinnovabili (2011). Il rapporto è basato su questionari inviati a tutti i comuni e sulla documentazione delle province e regioni che hanno promosso bandi per incentivare l installazione dei pannelli solari. Nella ricerca di Legambiente, viene utilizzato come dato il rapporto tra metri quadri di pannelli e numero di famiglie residenti. Questo parametro è utilizzato dalla Comunità Europea per monitorare i progressi nella diffusione della tecnologia, con un obiettivo di 264 mq ogni 1000 abitanti. In Italia sono 56 i comuni che hanno raggiunto o superato questo target. Nessuno di questi comuni si trova nella provincia di Rovigo e soltanto uno è localizzano in Veneto. Si tratta del comune di Mestrino, in provincia di Padova, 25 in classifica con 454 mq di pannelli ogni 1000 abitanti, ma secondo per numero assoluto di mq occupati. Nella provincia di Rovigo tutti i comuni, al di là del capoluogo, hanno meno di 100 mq ogni 1000 abitanti. Nel comune di Rovigo, il dato è compreso tra i 100 e i 500. Secondo il rapporto Legambiente EnRO, che fa il quadro nazionale sui regolamenti edilizi innovativi in termini di efficienza e risparmio energetico, in provincia di Rovigo soltanto due comuni hanno adottato norme vincolanti: si tratta dei comuni di Rovigo e di Lendinara, che tuttavia stabiliscono obblighi sul fotovoltaico, ma non sul solare termico. Il solare termico è obbligatorio negli interventi di restauro e nelle nuove costruzioni in molte regioni, come Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Umbria; nella provincia di Trento, in diversi comuni toscani e in qualche comune veneto. Altre regioni, hanno scelto la strada dell incentivo all installazione piuttosto che un regolamento vincolante. Tra queste, ad esempio, il Friuli-Venezia Giulia. 1.3 Le agroenergie Il biogas La diffusione degli impianti di produzione di energia elettrica da biogas è un fenomeno recente in Italia e nella provincia di Rovigo in particolare. Il settore esercita una forte attrazione su aziende agricole e zootecniche in cerca di forme diversificate di reddito. A far crescere l interesse contribuisce l approvazione, per gli impianti di taglia non superiore a 1 MW elettrico (MWe), della tariffa omnicomprensiva di 0,28/euro KWh per l energia elettrica immessa in rete e del coefficiente moltiplicatore di 1,8 per i certificati verdi per gli impianti di potenza elettrica installata superiore a 1 MWe. Ad aprile 2011, gli impianti in esercizio in provincia di Rovigo sono 8 (tabella 5). Quelli autorizzati e ancora in costruzione sono 3, mentre 6 impianti sono in fase di istruttoria. Come emerge dalla

16 15 tabella 4, la maggior parte degli impianti (in esercizio e non) hanno una potenza lievemente inferiore ad 1 MW elettrico, soglia oltre la quale si passa dalla tariffa omnicomprensiva al regime dei certificati verdi. Gli impianti di potenza superiore ad 1 MWe, inoltre, devono essere sottoposti alla procedura di impatto ambientale. Le autorizzazioni a procedere, pertanto, passano dal livello comunale/provinciale a quello regionale, rendendo l iter più lungo e complesso. Questi vincoli istituzionali fanno emergere una certa omogeneità nella tipologia di impianto adottato, che non necessariamente si traduce in una efficienza dal punto di vista socio-ambientale. Spesso le aziende agricole adattano la propria struttura alla taglia dell impianto prescelto per incrementare i profitti e la tecnologia non viene adottata in modo flessibile a seconda dei contesti locali. Tabella 5 Elenco impianti a biogas in esercizio, in costruzione e in istruttoria fonte Regione Veneto (2011) Comune Azienda Stato Istanza Potenza termica nominale (MW) Potenza termica effettiva (MW) Potenza elettrica (MW) Bagnolo di PO Az. Agr. Canessi Esercizio ,34 0,75 0,53 Pincara Az. Agr. Minella Costruzione ,78 1,4 0,99 Canda Bioenergy Coop. Agr. Esercizio ,4 1,04 0,99 Taglio di Po Az. Agr. Giardini Esercizio ,09 0,83 0,83 Porto Tolle Az. Agr. Canella Esercizio ,96 1,3 0,99 Costa di Rovigo FRI-EL Rhodigium Soc. Agr. SRL Esercizio ,03 0,83 0,99 Porto Viro Az. Agr. Mezzanato Esercizio ,09 1,23 0,83 Porto Viro Delta Energia s.r.l (ex Az. Agr.) Esercizio ,49 1,12 0,99 Ariano Polesine MZ biogas (ex Az. Agr.) Costruzione ,4 0,58 0,99 Guarda FRI-EL Gardiliana Esercizio ,44 1,72 1,12 Crespino Allevamenti Perin s.c.a. Costruzione , ,98 Trecenta Società agricola polesana sap Istruttoria ,46 1,24 0,99 Porto Viro Società agricola Ruzza Istruttoria ,67 0,24 0,45 Villadose Cons. maiscoltori e cerealicoltori Istruttoria ,45 1,24 0,99 polesani Lendinara Soc. Agr. Biopower Istruttoria ,40 0,62 0,99 Loreo Soc. Agr. Tenuta ca Negra Istruttoria ,46 1,11 0,99 Trecenta FDF Biogas Soc. Coop. Agr. Istruttoria ,59 0,57 0,99 Rispetto al dato nazionale, la provincia di Rovigo si distingue per una più rilevante presenza di impianti di taglia compresa tra i 500 KWe e la potenza di 1 MWe. In Polesine, l 88% degli impianti si colloca all interno di questa fascia. Soltanto due impianti si collocano al di fuori, uno perché supera il MWe, l altro perché non raggiunge i 500 KWe. A livello nazionale, invece, il 37% degli impianti si colloca tra i 500 KWe e 1 MWe; il 22% tra 100 e 500 KWe; il 7% supera il MWe ed i restanti sono al di sotto dei 100 KWe. Del 12% degli impianti, però, non si conosce la potenza. Gli impianti a biogas oltre all energia elettrica rendono disponibile una elevata quantità di calore (energia termica) che attualmente è scarsamente utilizzata. In genere c è un certo reimpiego in azienda (es. stabilizzazione temperatura del digestato, riscaldamento delle stalle o altri edifici utilizzati per le lavorazioni, ecc.) o nell edificio abitativo dell agricoltore. La Regione Veneto calcola che venga mediamente impiegato il 5% del calore prodotto; pertanto la maggior parte viene

17 16 dispersa nell ambiente. Non esistono casi di allacciamento, tramite reti di teleriscaldamento, di edifici pubblici o ad uso residenziale. Tabella 6 Impianti a biogas per potenza elettrica installata (Italia e provincia di Rovigo) fonte Regione Veneto e Piccinini (2011) Italia Rovigo < 100 KWe 18% KWe 22% 6% KWe 37% 88% >1000 KWe 7% 6% Biogas in caldaia 4% - Non disponibile 12% - Un elemento interessante legato agli impianti a biogas è la tipologia di approvvigionamento dei digestori. A livello nazionale, il 51% degli impianti è alimentato da un mix di biomasse dedicate, effluenti zootecnici e sottoprodotti agro-industriali; il 33% esclusivamente da effluenti zootecnici; l 8% esclusivamente da colture dedicate. Del restante 8% di impianti non si possiedono i dati (Piccinini e altri, 2011). In provincia di Rovigo, se consideriamo gli impianti in esercizio e non, quelli alimentati soltanto da biomasse dedicate sono più rilevanti rispetto al dato nazionale. Essi rappresentano il 41% degli impianti, mentre a livello nazionale sono circa il 18%. Non esistono, inoltre, impianti che utilizzano soltanto reflui zootecnici. Appare sottorappresentato, rispetto al dato nazionale, anche l utilizzo di sottoprodotti dell industria agroalimentare. Questo accade, probabilmente, come conseguenza della scarsa presenza nel Polesine dell industria di trasformazione. Degli impianti in esercizio, soltanto due utilizzano esclusivamente biomassa dedicata ed i restanti cinque un mix di biomassa ed effluenti zootecnici. È probabile che durante l iter di approvazione i proponenti saranno costretti a rivedere il progetto di approvvigionamento integrando diversi input, al fine di migliorare la performance ambientale dell impianto e diminuire la competizione con la produzione di cibo. Tabella 7 Impianti a biogas per tipologia di input fonte Regione Veneto (2011) Comune Azienda Stato Tipo biomasse Bagnolo di PO Az. Agr. Canessi Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico Pincara Az. Agr. Minella Costruzione Biomassa dedicata+effluente zootecnico Canda Bioenergy Coop. Agr. Esercizio Biomassa dedicata Taglio di Po Az. Agr. Giardini Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico+sottoprodotti Porto Tolle Az. Agr. Canella Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico Costa di Rovigo FRI-EL Rhodigium Soc. Agr. SRL Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico Porto Viro Az. Agr. Mezzanato Esercizio Biomassa dedicata+effluente zootecnico Porto Viro Delta Energia s.r.l (ex Az. Agr.) Esercizio Biomassa dedicata Ariano Polesine MZ biogas (ex Az. Agr.) Costruzione Biomassa dedicata Guarda FRI-EL Gardiliana Esercizio Biomassa dedicata

18 17 Crespino Allevamenti Perin s.c.a. Costruzione Biomassa dedicata+effluente zootecnico Trecenta Società agricola polesana sap Istruttoria Biomassa dedicata Porto Viro Società agricola Ruzza Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico Villadose Cons. maiscoltori e cerealicoltori Istruttoria Biomassa dedicata polesani Lendinara Soc. Agr. Biopower Istruttoria Biomassa dedicata Loreo Soc. Agr. Tenuta ca Negra Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico Trecenta FDF Biogas Soc. Coop. Agr. Istruttoria Biomassa dedicata+effluente zootecnico+sottoprodotti Tra le province venete, quella di Rovigo appare come la più intraprendente nella richiesta di domande di contributo per la costruzione di impianti a biogas grazie alle misure del Programma di Sviluppo Rurale (PSR). Circa un terzo delle istruttorie concluse riguarda la provincia di Rovigo. Del resto, la provincia di Rovigo è prima per numero di impianti in esercizio. Tabella 8 Domande di contributo per impianti a biogas sulle misure del PSR (fonte Veneto Agricoltura) Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Vicenza Verona Totale Istruttorie concluse Istruttorie aperte Totale Dei 23 impianti veneti in esercizio, infatti, 8 sono in provincia di Rovigo, 4 in provincia di Verona, 4 di Treviso, 5 di Padova e 3 di Venezia. Esistono poi molti impianti in fase di istruttoria, o in costruzione. Nel complesso, il Veneto conta 104 proposte di impianto. 9 di queste sono in provincia di Rovigo, 33 in provincia di Venezia, 20 in provincia di Verona, 6 di Vicenza, 9 di Treviso, 1 di Belluno, 25 di Padova. Di questi progetti, non sappiamo quanti ne verranno effettivamente autorizzati e quanti messi in esercizio. Figura 5 Impianti in esercizio e in iter autorizzativo-costruttivo nelle province venete - fonte Ufficio Energia Regione Veneto 2011

19 Le biomasse legnose Censire gli impianti che producono energia termica ed elettrica da biomasse legnose è una operazione particolarmente complessa. La varietà degli impianti è molto alta, con soluzioni tecniche assai differenti. Gli impianti che producono soltanto energia termica possono essere di diversi tipi e dimensioni: autoproduzione a livello industriale (ad esempio, segherie che valorizzano gli scarti di lavorazione), reti più o meno grandi di teleriscaldamento (che utilizzano per lo più cippato), caldaie e stufe ad uso domestico (che utilizzano legna da ardere, ma anche pellet o tronchetti pressati). Per gli impianti di cogenerazione, invece, possiamo avere grandi centrali a biomasse che utilizzano cippato industriale per produrre energia termica ed elettrica, collegati attraverso reti di teleriscaldamento anche ad interi comuni, e impianti medio piccoli, spesso sono funzionali al riscaldamento di pochi edifici pubblici e privati e legati all approvvigionamento locale grazie al lavoro di consorzi agricolo-forestali,. Infine, esistono anche centrali a biomasse che producono soltanto energia elettrica, utilizzando il calore prodotto soltanto per l autoconsumo e disperdendo quello in esubero in atmosfera. Questi impianti, solitamente, sono inseriti all interno di filiere di approvvigionamento globali, poiché hanno bisogno di grandi quantità di biomassa ad un prezzo molto basso. Gli impianti che producono energia elettrica, essendo inseriti all interno del regime dei certificati verdi o delle tariffe omnicomprensive, sono censiti a livello nazionale. Quelli che producono soltanto energia termica, invece, difficilmente sono tracciabili. Secondo un censimento di Veneto Agricoltura, in provincia di Rovigo esistono 8 impianti termici industriali alimentati a biomassa, per una potenza installata di 6,2 MW termici. Cinque di questi impianti sono alimentati con cippato, due con legna da ardere ed un impianto con scarti della lavorazione del legno. Nel complesso, il consumo di biomassa è parti a 6137 tonnellate annue (tabella 9) 2. Tabella 9 Impianti a biomasse, potenza installata e combustibile consumato - fonte Veneto Agricoltura 2010 Cippato Legna da ardere Scarti di lavorazione legno Totale Impianti (n.) Potenza (MWt) 3,8 0,1 2,3 6,2 Consumo combustibile (t) Secondo un recente documento della Provincia di Rovigo (2 maggio 2011), che concerne gli impianti di produzione di energia elettrica, in Polesine ci sono 1 centrale ad olio vegetale (28 MWe), due centrali a biomasse legnose, per una potenza complessiva di 17 MWe ed una centrale ad alimentazione mista biomasse e metano di 4,9 MWe. Sull approvvigionamento non siamo in grado di fornire dei dati: certamente sono impianti molto grandi che difficilmente riescono ad approvvigionarsi a livello locale, ma è probabile siano inseriti all interno del mercato globale delle biomasse. 2 Uno di questi impianti è localizzato nell Azienda agricola Pavarin, che utilizza una caldaia a cippato per il riscaldamento delle serre. Si veda l apposita scheda nel censimento delle aziende.

20 19 A livello domestico, invece, in provincia di Rovigo si consumano 2321 tonnellate annue, 2290 sono composte da cippato e soltanto 31 da legna da ardere. Rispetto alle altre province venete, la provincia di Rovigo vede una più alta percentuale di utilizzo del cippato in confronto alla percentuale di legna da ardere. Ciò è dovuto certamente alle caratteristiche territoriali del Polesine, che non ha rilevanti superfici boscate. Il cippato, infatti, è prodotto soprattutto grazie alla trinciatura di colture arboree come il pioppo. Figura 6 Consumo di cippato e legna da ardere a livello domestico - dati Arpat 2007 Può essere utile, al fine della nostra panoramica, fare qualche cenno al rapporto tra domanda e offerta di biomasse legnose nella provincia di Rovigo. Per analizzate meglio il dato è utile dividere il settore a livello domestico ed industriale. Se consideriamo soltanto gli usi domestici delle biomasse, quasi tutte le province venete hanno un offerta di legna da ardere superiore alla domanda. L unica provincia dove, invece, la domanda è superiore all offerta, è proprio Rovigo. Figura 7 Confronto tra offerta di legna e domanda riferita soltanto alle caldaie domestiche

21 20 Se invece consideriamo il settore industriale, i rapporti cambiano notevolmente. In particolare, la provincia di Belluno ha una domanda di biomassa decisamente superiore rispetto all offerta locale. Le altre province mantengono una predominanza dell offerta sulla domanda, e la provincia di Rovigo mantiene all incirca lo stesso rapporto del settore domestico. Tabella 8 Confronto tra offerta e domanda di biomassa riferita al settore industriale Nel 2008 aumentano significativamente le superfici che le aziende dichiarano di investire per la produzione di biomasse legnose, che raggiungono i 500 ettari, più del doppio rispetto al Si tratta esclusivamente di pioppeti e di alberi da ceduo a breve rotazione, coltivati per un periodo di coltivazione massimo di venti anni. La distribuzione delle superfici investite in colture destinate ad essere utilizzate come biomasse legnose risulta abbastanza equilibrata tra le province: Padova concentra la quota più cospicua degli ettari coltivati in Veneto (30%), seguita da Venezia (20%) e Verona (17%). Tuttavia, sia Padova che Venezia registrano una diminuzione della loro quota di investimenti, che passa rispettivamente dal 37% al 30% e dal 24% al 20%. Risulta in crescita l incidenza della provincia di Verona sul totale regionale, cha passa dal 12% al 17%. Nel 2008, oltre ad una crescita delle superfici, si registra anche un incremento del numero di aziende, che salgono a 139 unità (+52% rispetto al 2007). L aumento coinvolge tutte le province: il numero di aziende triplica a Treviso e Vicenza, raddoppia a Rovigo e Verona e cresce più della metà a Padova e Venezia.

22 21 Tabella 10 Superfici e aziende coinvolte nella coltivazione di biomasse legnose a scopo energetico - fonte Veneto Agricoltura Superficie dichiarata in ettari Numero aziende Padova 3,7 30,4 81,8 148, Rovigo 2,2 10,2 33,6 70, Treviso 1,9 6,1 24,6 70, Venezia 13,1 52,1 101, Vicenza 7,2 4,1 15, Verona 7,5 7,2 25,7 87, Fuori regione 8,3 7,1 1 3 Totale 15,3 82,5 221,9 501, La distribuzione territoriale delle aziende evidenzia una certa concentrazione nella provincia di Padova (32%), seguita da Verona (18%) e Treviso (17%). Situazione ben diversa da quella dell anno precedente che vedeva il 60% delle aziende regionali concentrarsi nelle sole province di Padova e Venezia. È evidente, quindi, come Padova e Venezia siano le province che rispetto al 2007 hanno registrato una riduzione del loro peso sia per quanto riguarda gli ettari messi a coltura, sia per quanto riguarda il numero di aziende. Figura 9 Superfici a colture energetiche con destinazione a biomasse legnose - fonte VenetoAgricoltura In Polesine si registra la presenza di produzione di pellet a partire da una combinazione di biomasse legnose e cereali. L azienda che produce questo tipo di combustibile, chiamato AgriFire, è la Roana Cereali (frazione Sant Apollinare di Rovigo). È un agroindustria specializzata nell essicazione, stoccaggio e trasformazione di cereali e semi oleosi e lavorazione del biologico. Negli ultimi anni si è dedicata anche alla produzione di pellet. Le materie prime per la produzione

23 22 del combustibile per stufe e caldaie AgriFire provengono sia dal territorio polesano che da mercati più vasti Il biodiesel In provincia di Rovigo esiste un impianto per la produzione di biodiesel. Si tratta dell Alchemia Italia srl, azienda chimica di Cavanella Po (Adria), con il biocarburante BioPole il carburante naturale fatto in Polesine. Alchemia ha una capacità produttiva di 15 mila tonnellate l anno (fonte Assocostieri). Alchemia fornisce biodiesel alle grandi case petrolifere che debbono obbligatoriamente miscelare i carburanti provenienti da fonti fossili con quelli di origine vegetale. Inoltre, esiste un accordo tra Alchemia ed Asm per il recupero degli olii esausti ed il loro utilizzo per la produzione di biodiesel. Tale ditta rifornisce Asm di biodiesel per il trasporto pubblico locale. Per quanto riguarda le colture estensive destinate ad essere trasformate in biodiesel, i dati sono aggiornati al 2008 (Veneto Agricoltura). Le colture, incentivate a partire dalla Domanda Unica 2007, sono costituite in prevalenza da superfici coltivate a soia (circa ettari, 81,3%), e in misura minore a colza e ravizzone (707 ettari, 9,8%), mentre nel 2008 si è azzerata la coltivazione di girasole a destinazione energetica. Tutte le province venete registrano un calo delle superfici coltivate, ad esclusione di Venezia, dove sono quasi raddoppiate raggiungendo i ettari. Proprio Venezia concentra da sola il 58% delle superfici regionali, seguita da Rovigo, dove si localizza il 32% degli investimenti a tali colture. Dal punto di vista delle aziende, la maggior quota di imprese si localizza in provincia di Venezia (46%), seguita da Rovigo (32%). Tabella 11 Superfici dichiarate a colture energetiche destinate a biodiesel e relativo numero di aziende che hanno presentato domanda di contributo PAC per provincia fonte (Veneto Agricoltura) Superficie dichiarata in ettari Numero aziende Padova 944,5 163, Rovigo 2719,6 2133, Treviso 217,2 141, Venezia 1966,7 3789, Vicenza 418,6 199, Verona 387,8 122, Fuori regione 130,5 41, Totale , La superficie media investita nelle aziende in colture destinate alla produzione di biodiesel è di 11,9 ettari a Venezia e di 9,7 ettari a Rovigo; se si considera che la SAU media regionale delle aziende con seminativi è pari a 4,9 ettari, ciò significa che le aziende veneziane e rodigine hanno una maggior propensione per la produzione di colture destinate a biodiesel. Per tale motivo sia Venezia che Rovigo possono essere indicate come le province in cui si sta sviluppando una certa specializzazione nella produzione di colture destinate a biodiesel.

24 23 Da rilevare una particolarità emersa nel 2008: le aziende che hanno richiesto all organismo pagatore regionale (Avepa) un contributo per le colture energetiche utilizzando la domanda unica PAC e dichiarando di coltivare soia, colza e ravizzone sono state 315 (su un totale di 460), per una superficie di circa ettari. Quindi un numero notevolmente inferiore rispetto al 2007, quando erano state oltre un migliaio per circa ettari coltivati. Nel 2008 quindi, un numero maggiore di aziende (382), ha rinunciato a chiedere tale contributo con questa modalità, preferendo contrattare le superfici messe a coltura (per un totale di oltre ettari) direttamente con i trasformatori di biodiesel, nell ambito del contingente agevolato proveniente da intese di filiera. È presumibile che in questo modo gli agricoltori abbiano ritenuto di poter conseguire una serie di vantaggi: il trasformatore infatti si accolla l onere di seguire la pratica dal punto di vista burocratico e amministrativo, mentre l imprenditore agricolo si vede riconosciuto nel sovrapprezzo contrattato per la produzione consegnata l equivalente, se non di più, del contributo che avrebbe ottenuto nell ambito degli aiuti PAC, ma ricevendolo al momento stesso della consegna del prodotto, quindi, nella maggior parte dei casi, con largo anticipo rispetto al pagamento dei contributi PAC. Figura 10 Superfici e numero di aziende coinvolte nelle coltivazioni destinate a biodiesel - fonte Avet anno Considerando i dati Pac, la provincia di Rovigo ha avuto una drastica diminuzione di superfici coltivate tra il 2007 e il 2008.

25 24 Tabella 12 Superficie e aziende coinvolte nella produzione di colture per biodiesel con contributo PAC - fonte VenetoAgricoltura Superfici destinate a biodiesel PAC 2719,6 2133,4 (ettari) Aziende % ettari sul totale regionale 40% 32% La maggior parte delle superfici coinvolte nella produzione di colture energetiche per il biodiesel sono nel basso Polesine. Questo per due ragioni: è l area più agricola della provincia di Rovigo e le aziende agricole hanno una maggiore estensione media. Inoltre, nel basso Polesine l agricoltura è storicamente dedicata alla produzione massificata e pertanto più incline ad entrare all interno di filiere no-food. Figura 11 Superfici dedicate a colture oleaginose per trasformazioni energetiche - elaborazione su dati Veneto Agricoltura Geotermico e idroelettrico In provincia di Rovigo non esistono impianti idroelettrici e geotermici per la produzione di energia elettrica. Si registrano soltanto alcune sporadiche installazioni geotermiche per il riscaldamento di edifici. Sul geotermico l amministrazione provinciale sta muovendo i primi passi. Dalla tesi di laurea di Nicola Rainiero, che ha visto come correlatore l ing. Luigi Ferrari, dirigente della Provincia, è emerso che la provincia di Rovigo possiede le caratteristiche idonee per la presenza di impianti geotermici: Le proprietà litologiche e la presenza di falde dotate di caratteristiche scadenti dal punto di vista quantitativo e qualitativo, suggeriscono che il territorio

26 25 polesano possiede le proprietà adatte ad ospitare tali impianti, sia open loop sia closed loop. I suoli infatti sono di natura alluvionale e presentano strati granulari a discreta conducibilità termica, le acque poi hanno bassi gradienti di velocità e non sono pregiate, quindi non trasportano il gradiente di temperatura e non esistono situazioni che potrebbero andare a pregiudicare l uso della risorsa a fini idropotabili. Gli impianti da falda sotterranea in particolare richiedono lo scarico nella stesso acquifero, onde evitare il depauperamento della risorsa e l accelerazione di fenomeni di subsidenza locali che tanti danni hanno arrecato in passato. In tutti i casi in fase di perforazione si dovrà prestare attenzione alle falde sotterranee attraversate (soprattutto quelle in pressione), per evitarne la connessione e l inquinamento superficiale, soprattutto nel caso delle sonde geotermiche che raggiungono profondità di infissione di 100m o più. (tesi di laurea Aspetti legislativi e progettuali inerenti la realizzazione di impianti geotermici di Nicola Rainiero, Università di Padova, anno ). Il 18 maggio 2010, con una delibera di giunta, è stato istituito un gruppo di lavoro sulla geotermia 3. Questo gruppo ha il compito di delineare le linee guida per lo sfruttamento dell energia geotermica in provincia. Le linee guida si avvarranno anche dei risultati di un impianto pilota presente nel territorio polesano, monitorato dall Università di Padova e dalla Regione Veneto. Insieme alla provincia di Venezia, la provincia di Rovigo è la sola in Veneto a non avere nel proprio territorio nemmeno un impianto di produzione di energia idroelettrica. Il Polesine, d altronde, pur avendo corsi d acqua dalla portata molto grande, è un territorio pianeggiante senza cadute. In altre zone d Italia, però, sono abbastanza diffusi gli impianti ad acqua fluente di pianura, sia su tratti di fiume che su canali irrigui. Sui fiumi (acqua fluente e salti bassi) le centrali sono localizzate in sezioni dove esiste una condizione idonea: ad esempio sulle traverse a servizio di derivazioni irrigue o per la regolarizzazione della pendenza dell alveo fluviale. In passato funzionava infatti quale mulino ad acqua, ad esempio in località Pizzon a Fratta Polesine. Sui canali di irrigazione, invece, gli impianti sono situati sugli scaricatori della rete irrigua, funzionanti con acque in eccesso rispetto alle necessità irrigue. Una rete complessa di centrali idroelettriche ad acqua fluente si trova in una zona di pianura tra Piemonte e Lombardia: si tratta del comprensorio consorziale dell Associazione Irrigazione Est Sesia. La rete irrigua di quest area consente la produzione di 110 milioni di KWh ogni anno. Ad oggi, sono 27 le centrali idroelettriche presenti nel comprensorio, per una potenza installata di 24 MWe. Le centrali in progettazione e in corso di costruzione sono invece 48, tutte micro-centrali per una potenza complessiva prevista di circa 5 MWe. 3 Il gruppo è composto da un Dirigente Area Ambiente, due componenti della Commissione Tecnica Provinciale per l Ambiente, due componenti della Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale), il Capo Servizio Area Ambiente.

27 26 CAPITOLO II IL RUOLO DELLA FILIERA DELLA COMPONENTISTICA PRODUZIONE/RISPARMIO DI ENERGIA Premessa In un quadro normativo ancora piuttosto confuso, i termini green e clean economy si succedono quotidianamente per identificare un innovativo sistema di fare impresa, nuove opportunità occupazionali, ma soprattutto un modo di vivere più sano e attento all ambiente come risorsa. Il presente capitolo, con l intento di considerare le molteplici prospettive, dalle tecnologie disponibili ed in fase di sperimentazione, passando per il quadro normativo che incentiva le installazioni, alle dinamiche di mercato, in un ottica di articolazione della filiera industriale e delle strategie competitive dei principali operatori, si pone un triplice obiettivo, con un particolare focus sul contesto veneto e polesano. Innanzitutto intende fornire un quadro il più possibile aggiornato sulle forme di aggregazione che si sono affermate e si stanno definendo per la creazione di filiere più o meno formali di imprese operanti nel settore green. Il principale sforzo è da attribuire all individuazione delle molteplici forme di aggregazione ancora in stato embrionale e spesso in forma tacita fra gli operatori del settore. Dopo la presentazione, nel primo capitolo, dello stato dell arte e dei dati a supporto, che contraddistinguono il Polesine nei confronti dei vari livelli di analisi in tema di tecnologie verdi, il secondo obiettivo è quello di studiare ed esaminare il livello di densità di green economy in Polesine, oltre al relativo impatto sul territorio. Ciò è reso possibile elaborando ed applicando indicatori, sia per il livello nazionale e regionale che per la scala locale, che consentono di rilevare il peso del settore green rispetto ad altri in una logica di sviluppo futuro. Considerata l esigenza empirica della ricerca, il terzo obiettivo ricade nel censimento e nella ricostruzione della filiera green in Polesine e dei relativi operatori attivi sul mercato locale. Il coinvolgimento e la realizzazione di alcuni casi studio e di interviste ad esperti del settore ha consentito una raccolta notevole di informazioni, che fornisce un quadro esaustivo della varietà di argomenti approfonditi nello studio. 2.1 Le forme associate di azione per la creazione di una filiera green: un confronto Veneto- Polesine Tra gli obiettivi di sviluppo di una realtà economico-produttiva si passa anche attraverso ambiti di intervento volti a favorire la nascita e lo sviluppo di attività nei più innovativi campi della produzione e dei servizi, rientranti nella cosiddetta Green Economy. Poiché i processi di innovazione e sviluppo green necessitano di strumenti economici e giuridici a supporto, si vuole capire in tale occasione il ruolo di forme associate di azione, in una logica di

28 27 filiera, distretto, rete, aggregazione, senza sottovalutare accordi di tipo informale o tacito, con il fine di valutarne l efficacia. In un primo momento cerchiamo di ricostruire il sistema Veneto degli accordi, più o meno formali, per poi focalizzarci in seguito su modelli spesso anche informali di aggregazione presenti nella provincia di Rovigo, su cui si basano alcuni progetti futuri Gli accordi formali A livello comunitario e nazionale A livello comunitario sono sempre più diffuse le politiche e le iniziative a sostegno dell ambiente, del risparmio e dell efficienza energetica. Una in particolare, Life SIAM (Sustainable Industrial Area Model), elaborata e presentata nel 2004 dall ENEA alla Comunità Europea, che l ha approvata e finanziata attraverso lo strumento LIFE-Ambiente, con la partecipazione di diciassette partner nazionali, ha visto la presenza tra di essi della Provincia di Rovigo. Lo scopo di SIAM è sviluppare una conoscenza che possa permettere di essere capaci di modificare in concreto - orientandosi verso una riduzione dell'impatto ambientale complessivo - l'assetto di aree industriali esistenti e future. Nell'ambito del Progetto SIAM l'impatto di un'area industriale è messo in relazione al concetto di sistema locale. Esso è considerato l'insieme dei caratteri economici, sociali e ambientali di un'area circoscritta. Per Perché l impatto dell area industriale sia considerato sostenibile bisogna che tutti i caratteri siano valutati e integrati fra loro. Il progetto è suddiviso in una serie di fasi, denominate Task, nell'ambito delle quali i partner intendono: definire il Modello di Area Industriale Sostenibile; sperimentarne l'applicazione su otto aree industriali esistenti (oltre alla Provincia di Rovigo partecipano all iniziativa Mongrando, Padova, Prato, Rieti, Majella, Molfetta e Frosinone); elaborare delle valutazioni e trarre delle conclusioni sulle possibilità di applicazione del modello; provvedere alla creazione e alla formazione di personale idoneo, in grado di gestire o progettare una Area Industriale Sostenibile (AIS). Il monitoraggio adeguato alla gestione dell'ais è stato effettuato anche mediante l'ausilio di software appositamente realizzati nel corso delle Task del progetto. Il progetto SIAM ha inteso, di fatto, dimostrare la possibilità d'integrazione di differenti strumenti comunitari (sia di tipo cogente che volontario) - SEA, EMAS, ecc. - al fine di consentirne un utilizzo innovativo nella pianificazione e gestione territoriale. Nel corso del suo svolgimento si sono potuti identificare, in atto, nuovi modi di applicare i principi dello sviluppo sostenibile, incoraggiando l'integrazione delle politiche ambientali, sociali ed economiche attraverso un processo che coinvolge insieme le autorità locali, l'industria ed il pubblico in generale.

29 28 La Provincia di Rovigo, nell elaborare il piano di coordinamento territoriale provinciale, ha provveduto a determinare le diverse destinazioni del territorio, il posizionamento delle infrastrutture e le reti di comunicazione, le disposizioni idrologiche e idro-geologiche, le aree verdi e la compatibilità con eventuali parchi naturali. La partecipazione al progetto ha avuto l'obiettivo di definire un nuovo Modello di Area Industriale Sostenibile anche in Provincia di Rovigo, con il supporto della locale rete dell'agenda 21, attraverso forum dedicati. In Polesine, per l'area interessata dal progetto, posta a Nord-Est del territorio del Comune di Villamarzana e a Nord- Ovest rispetto al territorio comunale di Arquà Polesine, in una posizione strategica rispetto ai principali assi della viabilità e ai punti di riferimento logistico dello sviluppo economico del territorio, sono state previste attività di mitigazione degli impatti ambientali, che comprendono: la realizzazione di un invaso per la raccolta delle acque meteoriche, il cui volume stimato è di circa m 3 ; al fine di sopperire alle esigenze dell intera lottizzazione, saranno previsti un eventuale ampliamento dell impianto di depurazione di Villamarzana e la costruzione di un nuovo depuratore asservito alla seconda lottizzazione dell area; la realizzazione di impianti tecnologici, utilizzando tecnologie a basso consumo (ad esempio, impianto di illuminazione con elementi fotovoltaici). L area dell intervento ha un estensione complessiva di m2, di cui circa il 56,6% destinata ad insediamenti di tipo industriale o artigianale (21 lotti), il 3,5% ad insediamenti turistico ricettivi e attrezzature comuni, il 12,5% destinata a parcheggi e viabilità e circa il 27,4% ad area verde, piste ciclabili e fasce di rispetto. Occorre inoltre segnalare la presenza della Provincia di Rovigo all interno dell Associazione Coordinamento Nazionale Agende 21 Locali e la sottoscrizione nel 2004 degli Aalborg Committments: impegni rilevanti rispetto alla comunità locale, presi in un consesso europeo, e fondamentali per trasferire i buoni propositi nelle pratiche dello sviluppo sostenibile, anche attraverso il monitoraggio periodico delle iniziative avviate in Polesine da parte della Campagna Europea delle Città Sostenibili. Una relazione tra globale e locale che ha continuato ad essere ampiamente presente nelle costruzione di politiche ambientali innovative in Polesine. Nell accedere a processi di internazionalizzazione, le imprese italiane del settore green, in particolare nel fotovoltaico, facendo leva sulla capacità di affrontare uno dei più complessi sistemi autorizzativi al mondo e con specificità territoriali, hanno avviato forme di partenariato mediante joint venture, esportando il proprio know how verso realtà in cui le tecnologie verdi hanno ancora forti potenzialità di sviluppo (ad esempio Grecia, Israele e Turchia per il fotovoltaico).

30 29 A livello regionale e provinciale Negli ultimi anni le imprese italiane dei settori più innovativi, come il green, hanno investito nella crescita della loro capacità produttiva, nell integrazione lungo la filiera o in nicchie di mercato per trovare un rimedio alla forte competizione internazionale. Non è ancora possibile sostenere che in Italia, come invece in altri Paesi come Germania e Spagna, si sia creata una filiera internazionale ma sembra essere questo l obiettivo per i prossimi anni. Si stanno affermando nel frattempo altre forme di collaborazione che costituiscono, come vedremo, il presupposto per un nuovo modello di crescita più sostenibile. Il sistema industriale veneto, caratterizzato da un tessuto molto denso e capillare di imprese, ma costituito in larghissima parte da piccole e medie imprese, non si discosta di molto dal contesto imprenditoriale italiano. La tendenza, ormai storicamente diffusa, è la costituzione di distretti industriali, ossia forme di aggregazione, basate su accordi flessibili, tra imprese operanti nel medesimo settore che, attraverso forme di collaborazione più o meno strette, fanno fronte comune alla competizione internazionale. Nonostante alcuni esperimenti in tal senso non abbiano dato buoni esiti, il modello distrettuale ha visto il suo successo in Veneto anche in ambito green interessando, nello specifico, gli operatori del settore edile, le cui imprese, per far fronte anche alla crisi del segmento, si sono unite portando avanti la sperimentazione di un Meta-distretto Veneto della bioedilizia. Nato nel 2003, come Distretto trevigiano della Bioedilizia, nel 2006, a fronte del coinvolgimento di un numero sempre più elevato di aziende con diversificate specializzazioni produttive, ha assunto il titolo di Metadistretto Veneto (il Nord-Est rappresenta 1/3 del complessivo mercato italiano delle costruzioni), con poco più di 400 imprese aderenti e oltre 6000 addetti in tutto il territorio regionale. I macro-segmenti produttivi in cui si suddivide la produzione meta-distrettuale sono ripartiti come segue: 38% costruttori, 15% fornitori, 15% impiantisti, 22% professionisti del settore e aziende correlate, 10% attività di servizio e istituzioni. Da luglio 2008, Unindustria, Ance, Confartigianato, Artigianato Trevigiano, CNA si sono uniti per la sottoscrizione del protocollo d'intesa, già firmato da Provincia, CCIAA di Treviso, e Metadistretto Veneto della Bioedilizia nel settembre del 2007, con l'ottica di offrire ai consumatori edifici di qualità e certificati sotto il profilo energetico ed ambientale. Ulteriore evoluzione si è avuta nel giugno 2010, data in cui è stato fondato il Consorzio per lo Sviluppo della Bioedilizia, ridando una connotazione locale (riconducibile però alla sola Marca Trevigiana) all aggregazione di imprese metadistrettuale. L apertura internazionale di tale distretto è garantita inoltre da alcuni partner istituzionali italiani all estero (Camera di Commercio Italiana per il Regno Unito, Unioncamere e Agenzia per lo sviluppo e la cooperazione economica nei mercati dell Est - Informest), da una partnership con il Distretto delle Energie Rinnovabili di Vallona in Belgio, oltre che ad accordi con l Agenzia

31 30 francese per gli investimenti (AFII), che garantiscono di guardare alle attività future con un ottica più ampia e con punti di riferimento per il settore. Figura 12 Imprese aderenti al meta distretto suddivise per provincia di appartenenza fonte MetaDistretto della Bioedilizia 2011 Al 30 aprile 2010 hanno dato adesione al Patto di Sviluppo del Metadistretto della Bioedilizia anche 4 aziende della provincia di Rovigo. Come emerge dal grafico, la maggior parte della aziende si trova in provincia di Treviso (270). La provincia di Rovigo appare come la meno rappresentata, anche dopo Belluno che vede coinvolte 10 imprese. Caso di aggregazione più recente è quello rappresentato dal Consorzio per il Solare Italiano, nato nel 2009 nell area padovana, dalla spinta di un azienda leader nel settore fotovoltaico (XGroup) che, nel corso del 2010, è riuscita ad aggregare la maggior parte degli attuali 36 soci. La peculiarità di questo esperimento è la costituzione di una vera e propria entità giuridica distinta (una Srl), in cui ciascuna parte, dietro pagamento di un corrispettivo, ha diritto ad una quota del capitale sociale ed esercita un azione sulle decisioni prese dal Consorzio. A differenza delle forme distrettuali non sono presenti fra i soci Enti Pubblici e risulta molto ridotto, se non quasi nullo, il rapporto con il mondo universitario della ricerca, avendo il consorzio come primario obiettivo il mutuo scambio tra le imprese che lo costituiscono, in termini di condizioni di fornitura agevolate e prezzi garantiti. La presenza di una composizione eterogenea degli operatori consente dunque di offrire impianti chiavi in mano, che attualmente le forme distrettuali difficilmente mettono a disposizione sul mercato. Non vanno però sottovalutate ulteriori forme avanzate di aggregazione. Dal 2005, con la Legge 266/2005, recepita dalla Finanziaria 2006, si sta cercando di mettere ordine nella legislazione italiana sul tema dei distretti e delle reti di impresa, per migliorare gli strumenti di politica economica utili al superamento di una visione esclusivamente industrialista del distretto. L avvio

32 31 del processo di creazione di reti di impresa e di filiera è da attribuirsi però al decreto legge 112/2008 che le definisce come entità giuridiche simili a quelle dei distretti. Sulla scorta della recentissima disciplina legislativa in materia (L.33/2009), dal 23 luglio 2010 (data della stipula di un contratto di rete per il riconoscimento del titolo di soggetto giuridico) è presente in Veneto la prima (e attualmente unica) Rete di imprese green, denominata Energy4Life, fondata da quattro imprese (Esco Europe Srl, ForGreen Spa, Ici Caldaie Spa, Linz Electric Srl) della provincia di Verona, con la partecipazione, dal gennaio 2011, della Cassa di Risparmio del Veneto, in qualità di associata e consulente finanziario. Si tratta di una Rete costituita tra imprese con forte radicamento sul territorio, anni di esperienza nel settore dell energia, con un giro d affari superiore ai 100 milioni di euro e oltre 400 dipendenti, che si sono unite al fine di promuovere soluzioni avanzate da commercializzare con il marchio comune Energy4life. Energy4Life viene definita dai fondatori come un prototipo di integrazione tecnologica che si presenta come una delle possibili soluzioni per la gestione efficiente ed ecosostenibile dell energia nei nuovi sistemi industriali, civili e commerciali. Ruolo cruciale è giocato dalla Esco (Energy Saving COmpany) che vincola il proprio risultato economico alle performance derivanti dalla gestione ottimale delle tecnologie installate nelle centrali di generazione e trasformazione energetica. L installazione ed il finanziamento delle soluzioni proposte avviene per mezzo di un finanziamento tramite terzi (FTT), garantito dalla Energy Service Company attraverso il risparmio energetico derivante dalla tecnologia installata e dalla gestione pluriennale del sistema di cogenerazione. Questo approccio garantisce al cliente una formula win-win, ovvero una convergenza tra l interesse economico della Esco e del cliente stesso. L approvazione del cosiddetto Decreto Rinnovabili da parte del Consiglio dei Ministri, avvenuta il 3 Marzo 2011, proprio mentre questo studio veniva redatto, ha radicalmente modificato le prospettive di sviluppo nel breve termine del fotovoltaico in Italia, con l effetto di causare l immediato stallo del mercato fotovoltaico italiano e soprattutto veneto. Il decreto fissa al 31 maggio 2011 il limite ultimo per la connessione alla rete degli impianti fotovoltaici che possono accedere agli incentivi previsti dal cosiddetto Terzo Conto Energia (DM 06/08/2010), nuovo sistema di feed-in-premium, entrato in vigore solo a gennaio 2011, ma di fatto abrogato dopo pochissimi mesi con l approvazione del Decreto Rinnovabili. Il provvedimento ha quindi lasciato in uno stato di grande incertezza gli operatori del settore, almeno fino alla definizione del sistema incentivante che si applicherà a partire da giungo Imprenditori e lavoratori si sono infatti uniti per la prima volta per chiedere maggior chiarezza, soprattutto dopo un 2010 in cui il livello di installazioni fotovoltaiche è cresciuto in modo esponenziale, con la creazione di una vera e propria filiera italiana del settore. In Veneto ciò si è tradotto in una particolare forma di azione associata, con la costituzione della cosiddetta Rete Imprese Venete per il Solare (RIVES), che agisce a livello regionale per chiedere l immediato ritiro,

33 32 o quantomeno la modifica, del Decreto Legislativo recante attuazione della Direttiva 2009/28/CE, noto come decreto Romani. Nonostante si tratti di una forma aggregativa nata da uno stimolo di protesta nei confronti della disciplina legislativa del settore, ciò identifica comunque la capacità delle imprese di unirsi per fare fronte comune ai problemi attuali del comparto. In Veneto si possono identificare anche altre forme di collaborazione in cui i principali protagonisti sono i consumatori. Per garantire l accesso al mondo del fotovoltaico alle famiglie residenti nel territorio regionale, è nato, nel dicembre 2009 e con operatività nel 2010, il Gruppo di Acquisto Fotovoltaico Veneto (GAFV), grazie all affiancamento e all assistenza di EnergoClub 4 in tutto l iter, sin dalla fase iniziale del progetto fino a quella finale. Il Gruppo di Acquisto Fotovoltaico (GAF) offre la possibilità alle amministrazioni e ai cittadini che vivono in zone limitrofe di acquistare impianti fotovoltaici chiavi in mano, a condizioni di mercato vantaggiose, e dà un sostegno importante nella fase di richiesta del finanziamento alle banche. Attualmente tale iniziativa ha coinvolto più di 500 soci e ha portato all installazione di oltre 2,3 MW di impianti fotovoltaici (raggiungendo così il primo obiettivo di installazioni), con una maggioranza di impianti richiesti di tipo residenziale (3-9 kw), e un numero più ridotto di richieste da parte di piccole e medie imprese per impianti da 30 a 50 kw. Tale forma di accordo ha origine da un attività di selezione degli installatori disposti a siglare un protocollo di intesa con il gruppo stesso, che ha posto alcuni stringenti vincoli agli aderenti: l utilizzo dei moduli dell azienda padovana XGroup e un prezzo massimo degli impianti chiavi in mano fissato in /kw (prezzo di acquisto pattuito dal GAFV con XGroup a fronte della vendita di pannelli di circa 500 kw di potenza). EnergoClub stipula quindi con il fornitore una Convenzione che fissa le clausole che dovranno regolare il rapporto contrattuale con gli aderenti al Gruppo d acquisto e le condizioni economiche che saranno applicate per la determinazione del prezzo finale alla chiusura del lotto. In particolare la fornitura chiavi in mano comprende oltre ai materiali, ai moduli fotovoltaici, gli inverter, la sottostruttura di fissaggio, il materiale elettrico e i sistemi di segnalazione e funzionamento, una serie di servizi quali il sopralluogo, il preventivo e la proposta di contratto, il progetto esecutivo, il piano e il sistema sicurezza in cantiere, l installazione e il collaudo dell impianto, l assistenza all Enel e il collaudo dopo la messa in esercizio ai fini del riconoscimento dell incentivo, la gestione pratica GSE e scambio sul posto (SSP). Una volta divulgato il protocollo, solo 5 sui 27 installatori selezionati hanno aderito e, in un ottica di attenzione alla minimizzazione degli spostamenti a chilometro zero, sono stati selezionati per determinate aree geografiche. 4 EnergoClub Onlus è un associazione nata a Treviso nel 2002 da un gruppo di cultori, ricercatori, innovatori e appassionati di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie efficienti, con l obiettivo della riconversione del sistema energetico, dall'attuale basato sulle fonti esauribili, ad un sistema sostenibile basato sulle fonti di energia rinnovabili.

34 33 Questo modello, vicino al consumatore, può essere replicato anche in scala più ridotta e assumere carattere locale. La provincia di Rovigo è stata teatro di alcuni tentativi di creazione di gruppi che, allo stato attuale, è difficile mappare, a causa di una connotazione prettamente privata o limitata ad azioni di passaparola fra i soggetti aderenti. Un tentativo è riconducibile alla sezione di Legambiente di Adria che, negli anni scorsi, con l aiuto di una banca di credito cooperativo, aveva avviato un gas per il fotovoltaico. Uguale sorte è da attribuire a gruppi nati sulla base di proposte di singoli privati cittadini, la cui individuazione è chiaramente molto complessa. Tra le forme di collaborazione del territorio è possibile citare una convenzione, firmata il 28 gennaio 2010, tra il Comune di Taglio di Po e CasaClima di Bolzano, agenzia e ente certificatore energetico e ambientale di edifici sostenibili, operante ormai a livello nazionale. Il modello adottato per tale convenzione, in assenza di disposizioni regionali in materia che disciplinano l obbligatorietà della certificazione energetica, prevede la concessione di bonus volumetrici da parte dell ente comunale in cambio dell adesione ai più stringenti parametri di CasaClima. L iniziativa di Taglio di Po rientra nel nuovo piano energetico adottato dal comune (si veda pagina 75). In tema di azioni condivise, il 10 marzo 2011, in Provincia di Rovigo è stato siglato un protocollo di intesa per lo sviluppo di nuovi impianti a biogas (digestori 5 ) nel territorio locale, che vede coinvolti, da un lato, Coldiretti e dall altro Agricapital Italia srl, società di diritto italiano, con sede a Padova, appartenente al 100% al gruppo tedesco leader nella realizzazione di piccoli impianti per la produzione di energia elettrica e calore da biogas agricolo, a basso impatto ambientale. Si tratta per il Polesine di un progetto pilota, ai fini di avviare anche un percorso di interazione tra l investitore, Agricapital, e i soggetti territoriali, imprese agricole, istituzioni e comunità locali coinvolte volta per volta. Obiettivo di tale accordo è di incentivare la logica di sistema e condivisione in base alle effettive necessità e capacità del territorio, favorendo la creazione di una filiera locale, ad esempio con forniture di biomasse locali per alimentare i digestori. Ciascun digestore sviluppa una potenza da mezzo ad un megawatt ed occupa un territorio di due ettari. Progetti avviati in tema di efficienza energetica e risparmio energetico 5 Si tratta di una tecnologia basata sul processo naturale di digestione anaerobica in cui la biomassa (sfalci, liquami zootecnici, scarti organici di aziende agricole e colture dedicate) viene digerita, cioè decomposta da parte dei batteri metanigeni all interno di un digestore sigillato, fino a produrre biogas (gas metano di origine agricola). Il gas così prodotto alimenta un alternatore che produce energia elettrica, che viene immessa nella rete, e calore sviluppato dal motore, che viene trasferito all acqua di raffreddamento, che si riscalda a costo zero e può essere riutilizzata per usi civili. Ciò che risulta dalla digestione è il digestato, un fertilizzante organico inodore.

35 34 La Commissione Europea ha promosso, nel 2008, in occasione della seconda edizione della Settimana europea dell energia sostenibile, il Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors), progetto che impegna le città aderenti (volontariamente) a ridurre di oltre il 20% le proprie emissioni di gas serra rispetto ai livelli precedenti (anno successivo al 1990). Nel merito di tale progetto, nel 2010, la Fondazione Cariplo ha promosso un bando finalizzato a Promuovere la sostenibilità energetica dei comuni piccoli e medi, sostenendo il processo di definizione di obiettivi e azioni per la riduzione di gas serra di oltre il 20% da parte dei Comuni piccoli e medi, attraverso l adesione al Patto dei Sindaci (Covenant of Mayors) e la redazione di un Piano Strategico per l Energia Sostenibile (PAES), attraverso: 1 l adesione formale dei Comuni piccoli e medi al Patto dei Sindaci (delibera di Consiglio Comunale); 2. la predisposizione di un inventario base delle emissioni di CO2 - Linee guida JRC (Allegato 1) Banche dati regionali; 3. la redazione e l adozione del Piano d Azione per l Energia Sostenibile (PAES/SEAP): finanziamenti fattibilità tecnico-economica e possibili 4. la predisposizione di un sistema di monitoraggio degli obiettivi e delle azioni previste dal PAES, nonché di uno strumento informatico per la simulazione di scenari a supporto della definizione di politiche energetico-ambientali; 5. l inserimento delle informazioni prodotte nella banca dati PAES predisposta dalla Fondazione Cariplo anni dal termine del progetto 6. il rafforzamento delle competenze energetiche all interno dell Amministrazione comunale (efficienza energetica, rinnovabili, normativa, servizi energia, aggiornamento dati); 7. la sensibilizzazione della cittadinanza sul processo in corso (coinvolgimento, informazione, stimolo). Nel mese di giugno del 2011, anche la città di Rovigo ha ospitato un workshop a livello nazionale, per studiare le esperienze sviluppate, da replicare all interno del contesto provinciale rodigino. Questo è sicuramente un segnale di interesse del territorio nel coinvolgere tutti gli attori locali nella mitigazione e riduzione delle emissioni del 20% al Diversi comuni polesani hanno aderito al

36 35 Patto dei Sindaci, si tratta dei comuni costieri, già emersi per iniziative legate all EMAS ed all adozione dei piani energetici comunali. Nell ambito della strategia energetica dell Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas serra, l aumento dell efficienza energetica e un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili, l ACRI, Associazione nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio, ha firmato un protocollo d intesa con l ANCI, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, per diffondere iniziative simili su tematiche ambientali ed energetiche con il sostegno di entrambe le Associazioni. A livello regionale è stato avviato, nei primi mesi del 2011, il progetto interateneo (IUAV, Cà Foscari e UniPd) Piano Clima per la Regione Veneto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, con la collaborazione di Confindustria Veneto, del Sistema Camerale Veneto e di Energheia (spinoff dell Università di Padova), come partner operativo. Tale progetto si pone come principale obiettivo la creazione di un quadro di riferimento scientifico a supporto delle amministrazioni locali venete in fase di redazione e implementazione dei Piani Strategici per l Energia Sostenibile (PAES). Ciò è reso possibile da tre aree tematiche di studio: l analisi del building stock -ambiente costruito e degli scenari di efficienza energetica; la produzione locale e l analisi dei costi/benefici della generazione diffusa di energia elettrica; le ricadute industriali degli investimenti in mobilità sostenibile, come vantaggio competitivo per imprese e amministrazioni. Tutti questi aspetti mirano a fornire un orientamento per le politiche di contenimento delle emissioni e nel contempo una possibile metodologia da seguire in fase di redazione tecnica dei PAES, con ricadute a livello regionale ma anche e soprattutto locale, perlopiù nelle sue componenti rilevanti. In Provincia di Rovigo è stato realizzato, tra luglio 2009 e dicembre 2010, Polesine Solare: Sviluppo delle fonti rinnovabili energetiche nei Comuni del Delta del Po, progetto finanziato dai fondi per il rigassificatore derivanti dall accordo del Consorzio di Sviluppo del Polesine (CONSVIPO) con Adriatic LNG (Alng), sottoscritto in data e avviato per la diffusione di una cultura volta al risparmio e all efficienza energetica, nonché all utilizzo delle fonti rinnovabili, energia solare termica e fotovoltaica. Obiettivo del progetto, promosso da CNA Servizi Srl di Rovigo, congiuntamente a Confartigianato Imprese Rovigo e CNA Associazione provinciale Rovigo, con il coinvolgimento di CONSVIPO (in qualità di coordinatore del progetto e del tavolo dei vari Soggetti attivi nel progetto, nonché animatore delle azioni nei confronti dei Comuni - linee guida per i regolamenti edilizi, linee guida per la certificazione energetica degli edifici - dando continuità alle iniziative recenti sviluppate sul tema), è di favorire l utilizzo di nuove e più efficienti

37 36 tecniche di costruzione e/o ristrutturazione finalizzate al risparmio energetico, attraverso anche l utilizzo di energia termica prodotta da impianti solari, di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici e di tecniche di edificazione passiva, riducendo le emissioni in atmosfera di CO2, con predisposizione di studi di fattibilità. I soggetti coinvolti, oltre al CONSVIPO, sono: la Provincia e alcuni Comuni del Delta (Corbola, Ariano Polesine, Porto Viro, Adria, Papozze, Loreo, Rosolina, Taglio di Po), per le azioni di informazione nei confronti dei cittadini, nella predisposizione degli elementi di regolazione (regolamenti edilizi, etc) e per la realizzazione di studi di fattibilità sul risparmio energetico in edifici pubblici; le aziende territoriali, quali ATER, per realizzazione di azioni pilota da diffondere nel territorio; Associazioni Artigiane (CNA, Confartigianato, Casartigiani), per favorire la partecipazione al progetto degli operatori del comparto casa (in particolare impiantisti, manutentori, edili ed affini) sviluppando anche attività formative e di aggiornamento finalizzate alla certificazione delle imprese; Associazioni Ambientaliste (Legambiente), per la definizione degli obiettivi e delle strategie da mettere in atto, per le attività di informazione e sensibilizzazione, per la realizzazione degli studi di fattibilità; le Associazioni dei Consumatori, per le azioni di conoscenza e di diffusione tra i consumatori, nonché di condivisione nella definizione della certificazione delle imprese; gli Ordini Professionali, Ordine degli Architetti e degli Ingegneri, Collegio dei geometri, per sensibilizzare il settore dei progettisti alle tematiche del rendimento energetico degli edifici; le Casse Edili Artigiane (Ceva, Ceav), per sviluppare attività di formazione e di aggiornamento delle imprese edili su tecnologie e materiali; l Ebav, per sviluppare attività di formazione e di aggiornamento delle imprese dell impiantistica e della manutenzione. Le azioni sino a qui descritte, articolate in fasi concluse a metà dicembre 2010, erano volte a promuovere l attività di animazione economica, a partire dalla formazione nelle scuole, per stimolare il risparmio energetico attraverso un uso più intelligente delle risorse disponibili (energia elettrica, gas, acqua, ecc.) e favorendo la nascita di una nuova cultura che permetta all uomo di mettere in armonia ambiente umano e natura. Il progetto ha visto una numerosa partecipazione sia tra gli istituti scolastici che fra i professionisti e tecnici coinvolti, con un primo passo attivo verso la promozione, programmazione e realizzazione di forme di risparmio energetico, oltre che attraverso individuazione, selezione, rafforzamento e diffusione delle best practice. Un ulteriore coinvolgimento del Consorzio per lo Sviluppo si ha nel coordinamento del progetto Fotovoltaico in Polesine, sostenuto finanziariamente dal gruppo bancario Intesa San Paolo, attraverso la Cassa di Risparmio del Veneto e BIIS (Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo), oltre che dalla Regione, che ha investito più di 1ml 260mila euro. L iniziativa consiste

38 37 nella costruzione di impianti fotovoltaici su edifici pubblici e vede coinvolte 58 strutture in 38 Comuni polesani (si veda nota 8, capitolo 4). Il tema dello sviluppo sociale ed economico della popolazione che vive in un specifico ambito territoriale, passa anche attraverso progetti che promuovono iniziative di housing sociale 6 e in particolare di green social housing, di cui il tema dell efficienza energetica è un elemento cardine. Nell individuare dei casi concreti in Polesine è balzata all attenzione la quasi assenza di un orientamento green di tali iniziative, che sono altrettanto limitate nella definizione più ampia di housing sociale. È attualmente attivo un orientamento a supporto di tali politiche da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha avviato, attualmente nell area padovana, progetti di housing sociale volti a sostenere i più deboli e i disabili, ma nessuna progettualità in ambito di edilizia sostenibile. La stessa Fondazione sostiene però, assieme a Regione Veneto, Fondazione di Venezia e Intesa SanPaolo, interventi di tipo finanziario quali il Fondo Veneto Casa, il Sistema Integrato di Fondi immobiliari per l edilizia privata sociale, per contribuire a risolvere le necessità abitative del territorio. Anche il Governo ha deciso di intervenire nell Housing Sociale con il Fondo Investire nell Abitare e Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare SGR ha da poco deliberato l impegno preliminare a sottoscrivere quote del fondo Veneto Casa con un plafond di 30 mil. di euro. Il riflesso a livello locale di tali interventi, alla luce delle informazioni raccolte dagli interlocutori privilegiati, sembra non avere un riscontro effettivo. È possibile ritenere che questa possa considerarsi una valida frontiera di recupero di un settore quale quello dell edilizia, che ancora sta risentendo della crisi, e che potrebbe avere prospettive di crescita se valutato in una logica innovativa ma responsabile, con un attenzione al cittadino che, come altre ricerche confermano, è il motore del mercato, se sensibilizzato e stimolato opportunamente a partire dagli enti pubblici Le collaborazioni informali Ai fini dell elaborazione del presente rapporto, sono state effettuate alcune interviste ai principali attori economici del territorio, che hanno giocato un ruolo rilevante nella definizione di questa sezione dedicata agli accordi di carattere tacito e informale nell avvio di iniziative connesse a progetti green. 6 Politiche basate su un modello di intervento centrato sul nuovo paradigma dello sviluppo sostenibile e quindi sul perseguimento di corrette politiche che abbiano al centro la sostenibilità ambientale, economica e sociale degli interventi.

39 38 Il Polesine non si caratterizza ad oggi per la presenza di una filiera strutturata, ma per azioni individuali, intraprese a seguito di una politica incentivante che agevola il singolo che agisce autonomamente, spesso ricorrendo a conoscenze e progettualità provenienti dall esterno. Tale dinamica non è però facilmente analizzabile, nonostante l interesse degli operatori del settore, ma soprattutto dei policy maker, di meglio comprendere quante risorse locali siano impiegate realmente in Polesine e quale percentuale è invece affidata all esterno. Per porre rimedio a quanto detto, un primo esperimento si sta delineando fra alcune imprese artigianali del settore dell edilizia e dell impiantistica in genere, aderenti al CNA, disposte ad aprirsi a collaborazioni e proponendosi collettivamente sul mercato, per progetti che richiedano conoscenze tra loro complementari. L adesione volontaria e l esigenza di far fronte comune alle richieste del mercato costituiscono i punti di forza di questo gruppo di imprese. Una delibera del Comune di Rovigo di fine febbraio 2011 ha dato avvio a un progetto di collaborazione tra alcuni attori dell economia locale, riuniti in un gruppo misto di lavoro, che vede la partecipazione di: Comune di Rovigo, ufficio urbanistica Provincia di Rovigo, assessore e dirigente all urbanistica Associazione Ance Rappresentante dell aggregazione degli ordini professionali CUP Rappresentante di Legambiente come garante Unindustria Rovigo Partendo dallo spunto di creare un Corso del Popolo più bello di qualche anno fa, l obiettivo del gruppo è di ovviare alle differenze architettoniche dei palazzi del centro storico, dovuti a numerosi interventi avvenuti negli anni. Elaborata la logica efficienza + estetica = volumi, questa è stata proposta per l inserimento nel nuovo PAT per consentire di assegnare volumi aggiuntivi in cambio di interventi di miglioramento e riqualificazione dell esistente, motivando gli imprenditori interessati a riqualificare la proprietà di terzi in cambio di nuove strutture (dove tecnicamente e urbanisticamente possibile e evitando le differenze di livello fra i palazzi). Si tratta di interventi di carattere tecnico, raffrescamento e riscaldamento e non di coibentazione, per residenze private o adibite ad uffici, ma non per aree industriali. Queste ultime, per l ampiezza degli stabilimenti e il tipo di attività svolta, hanno maggior vantaggio ad intervenire in termini di miglioramento dei processi produttivi e nel sistema di illuminazione, piuttosto che in operazioni di riqualificazione.

40 39 Come si è potuto osservare, tali forme di aggregazione si caratterizzano per forti differenze negli approcci e nella maggior parte dei casi ancora a livello embrionale, indipendente dalla localizzazione geografica e dall obiettivo da raggiungere. Prevale comunque nel settore green una logica più innovativa, che possa consentire il raggiungimento di economie di scala, oltre che di beneficiare di sinergie (soprattutto dal lato dei produttori) verso i numerosi stakeholder, siano essi fornitori, clienti, Università o associazioni di categoria. 2.2 La densità della green economy in Polesine: indicatori di analisi del peso del settore green a livello nazionale/regionale (Pil, occupati) e alcune ipotesi su scala locale La valutazione della ricchezza di un Paese, calcolata sulla base di indici tradizionali, quali appunto il PIL o il valore aggiunto prodotto, può essere integrata anche da indicatori di benessere, che contemplano variabili più eterogenee, per una più approfondita conoscenza del tessuto economico locale. Ugualmente nel misurare le aspettative di crescita di un settore si considerano quindi molteplici fattori. Per il più recente filone della green economy è possibile applicare infatti alcuni tradizionali indicatori, affiancati ad alcuni indici più innovativi, per analizzare e rappresentare il peso del settore in un contesto locale. È noto però che il profilarsi di uno scenario o di un altro dipende molto dalle scelte politiche che ai vari livelli vengono adottate, a cominciare dal sistema degli incentivi che sta già influenzando il destino del settore. L individuazione di nuovi percorsi e di strade concrete, per uscire dalla convinzione di un Polesine cenerentola del Veneto, passa anche attraverso la valutazione e lo studio degli effetti e delle ricadute che possono aversi in termini di occupazione e valore aggiunto prodotto. Nonostante sia cosa piuttosto complessa, lo scopo del paragrafo è proprio quello di comprendere lo stato della green economy in Polesine, a partire dal livello tendenzialmente riconosciuto per l Italia e le singole Regioni, per contribuire alla definizione di azioni per lo sviluppo, la riconversione e orientamento dell esistente. L approccio seguito per tale studio è di tipo quantitativo e vuole offrire un inquadramento ragionato delle molteplici indagini condotte negli ultimi tempi sull impatto delle politiche ambientali sul sistema produttivo. Secondo il recente rapporto del Programma Onu per l Ambiente (UNEP) il passaggio ad un economia a basso contenuto di carbonio partirebbe dalla trasformazione verde di dieci aree chiave: agricoltura, edilizia, energia, pesca, foreste, industria, turismo, trasporti, gestione di acqua e rifiuti. Per lanciare la nuova green economy, il settore privato da qui al 2050 dovrebbe investire ogni anno il 2% del Pil globale, equivalente a circa 1,3 migliaia di miliardi di dollari. Attualmente, il mondo spende una cifra compresa fra l 1% e il 2% del Pil in una serie di sussidi destinati a settori come quelli di carburanti fossili, pesca e agricoltura non sostenibili. Basterebbe quindi cominciare a ridistribuire le risorse, con una serie di vantaggi.

41 40 Secondo il rapporto, il passaggio alla green economy, se sostenuta da politiche a livello nazionale e internazionale, porterebbe nuovi posti di lavoro, in sostituzione di quelli persi progressivamente con l economia tradizionale. Ad esempio, investire circa l 1,25% del Pil globale ogni anno nell efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, potrebbe tagliare la domanda di energia del 9% nel 2020 e quasi del 40% entro il E il passaggio alla green economy produrrebbe una crescita maggiore del Pil e del Pil pro capite, contribuendo ad alleviare la povertà e riducendo di un terzo le emissioni di gas serra, un obiettivo fondamentale per evitare i disastri dei cambiamenti climatici. Lo stesso UNEP, nel 2008, stimava l occupazione mondiale diretta nel settore delle fonti rinnovabili, al 2006, in 2,4 milioni di persone con prospettive di crescita, prevedendo un potenziale occupazionale al 2020, nei soli settori del solare e dell eolico, superiore a 8 milioni di unità (se considerassimo l intero indotto connesso al settore dell economia verde la stima crescerebbe di molto). Il Pacchetto clima-energia del Consiglio Europeo del 16 dicembre 2008, il cosiddetto , nonostante la sensibilità delle valutazioni econometriche al metodo di stima adottato, ha stimato nel 2008 un milione di nuovi posti lavoro per le professioni green in Europa al Nel 2009, il rapporto Employ-RES. L impatto delle energie rinnovabili sulla crescita economica e l occupazione nell Unione Europea, una ricerca finanziata dal Dipartimento energia e trasporti della Commissione europea, - la prima ad occuparsi in dettaglio degli effetti economici prodotti dalle politiche a sostegno delle fonti di energia pulita, a partire dall analisi della situazione storica, mettendo in luce non solo i benefici nel settore delle rinnovabili, ma prendendo in considerazione l impatto e l effetto trascinamento che queste politiche potrebbero esercitare su tutti i comparti dell economia - mostrava che queste politiche potrebbero produrre un effetto considerevole sull economia e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Utilizzando le indicazioni del pacchetto Clima Energia e centrando quindi il target del 20% di energia rinnovabile nei consumi finali al 2020, secondo Employ-RES sarebbe possibile creare, in Italia, 410 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 e 545 mila entro il 2030 mentre l incremento del Pil si attesterebbe intorno allo 0,24% entro il 2020 e allo 0,40% nel Una recente graduatoria dello stato dell arte della Green Economy in Italia è da attribuire allo studio condotto da Fondazione Impresa sulla base di nove indicatori di performance che descrivono business prioritari (energia elettrica da fonti rinnovabili e agricoltura biologica), abitudini dei cittadini (raccolta differenziata), efficienza energetica (valore aggiunto prodotto/consumi totali di energia) e che identificano complessivamente il cosiddetto Indice di Green Economy (IGE), risultato della media aritmetica delle variabili standardizzate. Dopo Trentino Alto Adige, Toscana, Basilicata, Calabria, Valle d Aosta, al 6 posto nella classifica italiana della Green Economy si colloca il Veneto, grazie alle ottime performance relative alla raccolta differenziata (2 con il 52,9% sul totale dei rifiuti), alla frazione organica sul totale

42 41 della raccolta differenziata (2 con il 45,2%) e allo smaltimento dei rifiuti in discarica (3 con il 22,2%). Discreta è la produzione di energia elettrica da fonti idriche (8 con 932 KWh per abitante) e l efficienza energetica (9 con 9,9 di valore aggiunto per Kg di petrolio equivalente). Il Veneto produce energia elettrica quasi esclusivamente da fonti idriche (con un incidenza dell idrico pari al 93,0% sul totale delle rinnovabili), per uno 0,9% da fotovoltaico e per il 6,1% da biomasse. Geotermico ad uso elettrico, presente nella sola Toscana, ed eolico sono assenti. Meno buone le prestazioni nell agricoltura biologica (16 con 31,6 operatori ogni 100 mila abitanti e 17 con l 1,9% di superficie destinata alle colture biologiche/sau) e nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non idriche (18 con 70 KWh per abitante). Considerato quanto premesso è nostro obiettivo provare a stimare la situazione occupazionale del settore green per il Polesine. Tenendo presente che per tutta l Europa le proiezioni prevedono la creazione di circa 1 milione di lavoratori green, e che l Italia rappresenta il 12% della popolazione europea, in Italia potrebbero nascere all incirca posti di lavoro legati alle filiere verdi. Il Polesine, pensando per lo 0,4% della popolazione italiana avrebbe in proporzione 4800 posti di lavoro. Per concludere, è comprensibile che tali politiche potrebbero influenzare direttamente e indirettamente tutti gli elementi economici connessi allo sviluppo delle energie rinnovabili, dalla promozione della ricerca per sviluppare maggiore innovazione tecnologica ai cambiamenti dei prezzi relativi all energia, che potrebbero suscitare effetti positivi sulla competitività qualitativa dei servizi e delle imprese, oltre ad un cambiamento dei consumi delle famiglie. Effetti positivi si avrebbero anche nel settore dei trasporti. Quindi politiche volte ad incrementare le fonti rinnovabili di energia si potrebbero riverberare positivamente su tutta la filiera che va dalla ricerca e innovazione tecnologica, all industria, alla produzione di energia e calore, ad una mobilità più sostenibile, oltre che offrire un opportunità occupazionale e una riconversione di figure professionali esistenti, con un forte impatto sul mercato del lavoro. 2.3 Le imprese green in Polesine: stato dell arte e prospettive All interno del quadro complesso della Green Economy, la nostra ricerca, come già evidenziato nell introduzione, si focalizza su due settori in particolare, che riguardano la produzione di energia da fonti rinnovabili e l efficienza ed il risparmio energetico. La richiesta di impianti alimentati da fonti rinnovabili ha dato l impulso per la nascita di nuove aziende (o la conversione di aziende già esistenti) specializzate nella realizzazione, progettazione ed installazione di impianti da energie rinnovabili. A fianco delle grandi imprese, quasi esclusivamente extra locali, trovano posto anche una serie di piccole e medie imprese locali. Nella realtà polesana, si sono diffuse soprattutto aziende che offrono la progettazione ed installazione di impianti

43 42 fotovoltaici e solari termici, e aziende legate alla filiera del biogas (progettisti, produttori di pompe idrauliche, imprese edili per la realizzazione delle strutture). Nella filiera delle fonti rinnovabili vanno prese in considerazione anche le aziende agricole. Negli ultimi anni, come abbiamo visto nel capitolo 1, diverse aziende agricole hanno investito nel settore delle agroenergie, per la produzione di colture energetiche volte alla trasformazione in biocarburanti ed olii vegetali. Considerando il settore dell efficienza e del risparmio energetico, dobbiamo prendere in considerazione soprattutto la filiera dell abitare. Come categoria produttiva raggruppa imprese edili, impiantisti, elettricisti, idraulici, produttori e installatori di serramenti, ecc. Esiste anche una nutrita serie di professionisti, che hanno un ruolo importante nella progettazione e certificazione degli edifici, come gli architetti e gli ingegneri che progettano le abitazioni ed i certificatori energetici, che si occupano della classificazione energetica degli edifici. Restano da menzionare le Esco, società di servici energetici specializzate nell effettuare interventi nel campo dell efficienza energetica. Non è semplice censire questo tipo di imprese. Il metodo classico dei codici Ateco (classificazione delle attività economiche) non ci consente di individuare le imprese coinvolte nel settore: essi rimandano ai settori di appartenenza, ma non fanno distinzione tra orientamento green o meno delle imprese. Inoltre, nella provincia di Rovigo, non sono ancora stati fatti studi in merito, dai quali poter partire per approfondire l analisi. L unico modo per individuare le imprese che operano nella filiera delle energie rinnovabili e del risparmio ed efficienza energetica è attingere da una serie diversificata di fonti e provare ad integrarle. Certamente non riusciremo a raggiungere tutte le imprese, ma per lo meno quelle più attive, strutturate e visibili sul mercato. Per individuare le imprese ci siamo basati su: ricerca sui siti web, interviste a testimoni qualificati (esperti, rappresentanti di associazioni di categoria, imprenditori), albi di aderenti ad associazioni di categoria di settore, imprese che partecipano a patti, reti, accordi locali e sovra locali. Filiera Fotovoltaico OEMpv s.r.l. Gruppo AIEM Rovigo (Ro) L azienda OEMpv s.r.l., di recente costituzione, nasce come costola dedicata ai servizi per gli impianti fotovoltaici del gruppo AIEM, società che si occupa di automazione e telecontrollo, ma

44 43 che negli ultimi anni ha investito molto nel settore fotovoltaico, occupandosi di sviluppo, progettazione e costruzione di grandi parchi fotovoltaici localizzati a terra e di impianti posizionati a tetto. AIEM ha partecipato anche alla costruzione dell impianto di San Bellino (72 MWe), della Sunedison. OEMpv si ritaglia un area di business particolare all interno del settore fotovoltaico: la manutenzione agli impianti di piccola, media e grande dimensione. È anche attiva sulla previsione di rendimento, e sulla gestione dell efficienza e sul telecontrollo e la sorveglianza. I servizi offerti da OEMpv sono, ad esempio: sfalcio dell erba, manutenzione del verde perimetrale, manutenzione della stazione di media tensione, videosorveglianza. OEMpv, in sinergia con altre aziende del gruppo AIEM, ha partecipato alla costruzione di parchi fotovoltaici di medie e grandi dimensioni implementando sistemi di controllo che permettono il monitoraggio remoto della attività di produzione di energia. Alla data attuale il gruppo si sta occupando delle costruzione di 20 parchi fotovoltaici di 1 MW ed ha impianti autorizzati per un totale di 27 Mw e impianti in autorizzazione per più di 200 Mw. ASM Set srl Rovigo (Ro) ASM Set è la multi utility che opera in provincia di Rovigo e nella Bassa Padovana per l erogazione di servizi energetici e tecnologici. In particolare, core business della società è la fornitura di gas metano per uso civile ed industriale. Negli ultimi anni, ASM Set ha attivato un servizio per la progettazione e installazione di impianti fotovoltaici chiavi in mano. Oltre alla realizzazione, la società ha aperto uno sportello informativo per il pubblico. ASM Set ha creato una partnership con Mitsubishi, società che costruisce pannelli fotovoltaici, con la Zurich Assicurazioni, per garantire la copertura dell impianto anche per eventi atmosferici, e con le Banche di Credito Cooperativo, che hanno sottoscritto un accordo per la totale copertura degli investimenti. In questo modo, ASM Set riesce a garantire una copertura assicurativa ai clienti, prezzi vantaggiosi e la certezza di ottenere la copertura economica per l investimento. DELTA Sistemi Rosolina (Ro) deltasistemi@gmail.it Delta Sistemi è una società nata nel 2004, come azienda specializzata nella informatizzazione e sicurezza delle imprese. Successivamente ha allargato la propria area di business offrendo alle aziende un servizio globale che va dalla realizzazione dell impianto elettrico TVCC fino

45 44 all arredamento chiavi in mano. Di recente è iniziata anche l attività di progettazione ed installazione di impianti solari e fotovoltaici ad alto rendimento e di turbine eoliche a partire da 1 KWp fino alla taglia di 1 MWp. ELEKTRA Energie Rovigo (Ro) Elektra, società nata con l obiettivo di rispondere alle diverse esigenze nel settore impiantistico, è operativa nel campo degli impianti elettrici, degli impianti tecnologici nonché della produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolar modo per la realizzazione chiavi in mano di impianti fotovoltaici. L azienda è strutturata per sviluppare soluzioni personalizzate sia nel settore produttivo, che negli ambiti del terziario, del pubblico e del residenziale, potendo vantare esperienza nella gestione delle varie fasi di sviluppo delle realizzazioni: progettazione, installazione e manutenzione. L organizzazione aziendale garantisce la gestione di commesse e opere a livello nazionale ed europeo, mentre le manutenzioni sono gestite dai gruppi di intervento tra il Veneto e l Emilia-Romagna. Tutto il know-how aziendale è affidato a tecnici e ad installatori esperti, organizzati per settori operativi, ognuno specializzato nelle diverse tipologie di attività. Sono stati selezionati, inoltre, i rapporti con fornitori e partner presenti sul mercato per garantire la massima qualità sia dei materiali che dei software applicativi. La qualità dei processi di lavoro è certificata attraverso la certificazione ISO 9001 e l esperienza maturata ha permesso di ottenere la certificazione SOA per i propri settori di attività, necessaria per operare con Enti pubblici. FIAT Lux Rovigo (Ro) FIAT LUX IMPIANTI S.r.l. nasce nel novembre del 1997, come piccola impresa artigiana dedita quasi esclusivamente al settore civile. Nel corso degli anni, grazie all assunzione di personale specializzato e all adozione di strutture all avanguardia sviluppa le proprie attività nei settori impiantistici, dal civile all'industriale al terziario. FIAT LUX è in grado di offrire studi di fattibilità, progetti esecutivi, collaudi, verifiche e prove strumentali, oltre ad assistenza e consulenza relativi a quadri elettrici di distribuzione, controllo e automazione industriale e bordo macchina. Negli ultimi anni l azienda ha iniziato ad occuparsi del settore fotovoltaico, fornendo al cliente finale, oltre all installazione e progettazione, il servizio burocratico per la redazione delle domande ai fini contributivi.

46 45 GCS srl Occhiobello (Ro) GCS srl è una società commerciale con una pluriennale esperienza nel settore degli impianti di sollevamento a basso consumo e prodotti affini. Con le sue realizzazioni, l azienda è entrata nel settore della bioedilizia e bioarchitettura, realizzando sia progetti di edifici che intervenendo all interno di restauri. È stata una integrazione naturale operare anche nel settore del fotovoltaico, fornendo impianti chiavi in mano, in particolare ad uso residenziale. SC Elettrica Taglio di Po (Ro) S.C. Elettrica opera nel settore degli impianti elettrici e tecnologici. L azienda è specializzata nella progettazione, installazione e manutenzione di impianti elettrici industriali e civili, sistemi di sicurezza, antincendio, videosorveglianza, automazione e climatizzazione. Da pochi anni si occupa anche di progettazione e installazione di impianti fotovoltaici, come naturale integrazione delle proprie attività. Inoltre, grazie alla domotica, realizza anche soluzione altamente tecnologiche per il risparmio energetico all interno delle abitazioni. Soladria Adria (Ro) Soladria è un azienda di recente costituzione, che ha iniziato la sua intrapresa nel settore delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Le attività sono iniziate puntando prevalentemente al fotovoltaico e al solare termico. Complice il grande sviluppo nei mesi iniziali ed il raggiungimento di un portfolio ordini considerevole, sta allargando velocemente i suoi confini, cercando di ampliare la gamma dei prodotti verso tutto ciò che costituisce risparmio energetico. Soladria nasce infatti dalla collaborazione con partner che abbracciano tutti i settori trainanti della green economy, dal solare fotovoltaico al solare termico, dalle pompe di calore aria-acqua a quelle geotermiche, dal riscaldamento a bassa temperatura a quello elettrico, dalle biomasse alla cogenerazione per arrivare fino alle auto elettriche e alla bioedilizia. Nel settore fotovoltaico è attiva sia nella progettazione e installazione, che nella manutenzione, attraverso un sistema di lavaggio dei pannelli attraverso acqua demineralizzata. Soladria è associata al Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane (G.I.F.I.).

47 46 ST Impianti Adria (Ro) ST Impianti, nata negli anni '90, esegue progettazioni, installazioni, manutenzioni e assistenza di impianti elettrici industriali e civili; sistemi di antifurto filari e radio, barriere perimetrali antintrusione, video controllo Tvcc, domotica, telefonia, condizionamento ambienti. Di recente è attiva anche nel settore fotovoltaico e solare termico. Per il fotovoltaico si occupa anche della costruzione di eventuali pensiline, per la realizzazione di parcheggi coperti. L azienda lavora soprattutto a livello industriale, rivolgendosi a imprese edili e centri commerciali. AGROENERGIE AGRAFERM Occhiobello Agraferm è un azienda tedesca, con una sede in Italia, nella provincia di Rovigo. Alle spalle può vantare una esperienza ventennale nella: produzione di biogas da materie prime rinnovabili; produzione di biogas da rifiuti organici (urbani); produzione di biogas da residui industriali. Questo know-how parte da una conoscenza approfondita dei processi biologici, in particolare nei settori della tecnologia biogas, della progettazione e della realizzazione di impianti di biogas di grandi dimensioni, inclusa la tecnologia di funzionamento dei più moderni impianti per il riciclaggio dei rifiuti urbani. Agraferm si occupa di costruzione di impianti, gestione e investimenti e di servizi per l assistenza. BLUENERGY Frassinelle Polesine (Ro) Bluenergy è un grande distributore di pellet e di biocombustibili ad uso domestico. In partnership con una azienda di Cremona, che realizza bruciatori, commercializza anche sistemi di riscaldamento a biomasse. L'azienda è specializzata nella vendita e distribuzione di pellet sfuso certificato, consegnato a domicilio con sistema di scarico pneumatico. I pellet vengono consegnati con

48 47 autocisterna equipaggiata di un sistema di pesatura metricamente certificato con stampa di cartellino pesi e con scarico pneumatico studiato per il rispetto dell'integrità dei pellet. L azienda sottoscrive con i clienti contratti di fornitura di lungo periodo, per garantire stabilità dei prezzi e sicurezza di approvvigionamento. PLASTEK srl Villadose (Ro) L azienda Plastek srl viene fondata nel 1988 con l intento di svolgere l attività di progettazione, realizzazione e vendita di pezzi speciali formati da tubo di polietilene, polipropilene e PVC con diametri fino a 1200 mm. Tra le tante destinazioni dei tubi prodotti, una intera gamma è pensata per gli impianti di produzione di energia da biogas. La Plastek, grazie al proprio personale qualificato dall Istituto Italiano di Saldatura, si occupa direttamente dell installazione in sito dei tubi e degli accessori per gli impianti. ROANA Cereali S. Apollinare (Ro) Roana Cereali è un agroindustria specializzata nell essicazione, stoccaggio e trasformazione di cereali e semi oleosi e lavorazione del biologico. Negli ultimi anni, la Roana Cereali, produce in combustibile proveniente da colture vegetali che viene commercializzato con il marchio AgriFire. Esso è costituito da cereali non destinati all alimentazione umana e legno vergine selezionato, esente da colle e vernici. In piccola percentuale contiene inoltre un additivo naturale che evita la formazione di incrostazioni e lo rende quindi idoneo all utilizzo in tutte le tipologie di stufe e caldaie, anche quelle che non sono dotate di sistema autopulente. Azienda agricola Pavarin Lusia (RO) s/scheda%2019_az.pavarin.pdf L azienda agricola Pavarin si occupa di produzioni orticole, in particolare rientra nelle aziende che producono l insalata IGP di Lusia. Dal 2008 si distingue tra le aziende agricole polesane per avere introdotto dei sistemi di produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. Oltre ad un

49 48 impianti fotovoltaico, che in linea teorica è in grado di produrre abbastanza energia per alimentare i frighi per la refrigerazione dell insalata, l azienda ha sostituito l impianto di riscaldamento delle serre alimentato a gasolio con una caldaia a cippato da 800 KW. Per alimentare la caldaia, l azienda utilizza sottoprodotti, come gli scarti di potatura delle aziende frutticole limitrofe, e cippato proveniente dalla short rotation forestry. Per questa innovazione, l azienda ha vinto il premio Fattorie del Sole di Coldiretti. ESCO GUERRATO Rovigo (Ro) Guerrato S.p.A. è una consolidata realtà imprenditoriale che, entrata nel mercato italiano nel 1935, vanta oggi una presenza di rilievo internazionale in svariati settori: general contractor, project financing, facility management, progettazione integrata, realizzazione opere civili ed impianti tecnologici ed impianti speciali, ricerca e sviluppo energie alternative. Guerrato conta complessivamente oltre cento project manager, quaranta project engineer ed un apparato produttivo di 1200 risorse direttamente impiegate nei cantieri nazionali ed esteri. Partendo dalla realizzazione e progettazione impianti, tradizionale segmento di attività, Guerrato ha affrontato con crescente spirito imprenditoriale le sfide competitive dell'ultimo cinquantennio, investendo strategicamente nel management tecnico-produttivo interno e nella ricerca e sviluppo di strumenti e tecnologie d'avanguardia per il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, per i servizi integrati ed il facility management acquisendone via via diffusi consensi ed importanti quote di mercato. Guerrato è accreditata come ESCO (Energy Service Company). Nel settore delle energia rinnovabili si occupa di progettazione, costruzione, monitoraggio, assistenza di diverse soluzioni: dal fotovoltaico, al geotermico, agli impianti a biogas. IMPIANTISTICA PER LA CASA TOPIDROCLIMA Rovigo (Ro) TOPIDROCLIMA snc entra nel settore impiantistico nel 1994, alla fine di un esperienza di lavoro dipendente durata 14 anni di entrambi i soci fondatori. Attualmente è composta da otto collaboratori impegnati nei vari cantieri, ai quali si aggiungono i soci che sono sempre presenti alla direzione dei lavori e partecipano insieme ai dipendenti alla vera

50 49 costruzione degli impianti, e ad un ufficio per la gestione dei contatti con studi tecnici, clienti e fornitori. La Ditta si occupa della realizzazione di impianti idraulici, impianti di riscaldamento a pavimento e a parete, impianti di condizionamento, impianti adduzione gas, impianti antincendio, adeguamento di impianti esistenti con rilascio della certificazione di conformità. Negli anni recenti si è sempre più orientate al settore del risparmio energetico, impegnandosi anche nella registrazione di brevetti per impianti di condizionamento a consumi ridotti. Ha inoltre realizzato impianti geotermici, fotovoltaici, solari termici e di cogenerazione. Considerate le imprese censite, possiamo notare come prevalga nettamente la componente legata agli impianti elettrici, mentre è quasi assente quella relativa al green building. Ciò dipende anche dalla fonte: su internet si reclamizzano più facilmente impianti chiavi in mano che complesse e incerte procedure di costruzione o adattamento di edifici. Le imprese edili poi utilizzano meno il mezzo informatico per pubblicizzarsi; ciò detto resta il fatto che la parte risparmio risulta più debole rispetto a quella produzione sia di energia che di dispositivi per produrre energia. Emerge poi una caratterizzazione territoriale delle imprese censite: si notano diverse imprese del Polesine orientale e poche presenze per quello occidentale, storicamente la parte più industrializzata della provincia di Rovigo. Il censimento, comunque, continuerà nella seconda fase del progetto. Si fornirà una lista definitiva di imprese ed un commento più articolato in merito alle principali caratteristiche. EDILIZIA Laterizi Reato Villanova del Ghebbo Laterizi Reato s.r.l. è un' azienda operante nel settore della produzione dei laterizi dal Reato produce laterizi da 5 generazioni. Dal 1997 l' azienda microporizza il prodotto a marchio poroton sostituendo il polistirolo con la farina di legno vergine. Dal 2003 la mescola di produzione viene ulteriormente modificata con l'introduzione di altri agenti porizzanti di origine naturale. A tale data risale la prima dichiarazione d'impasto con atto pubblico. Da quel momento Laterizi Reato produce esclusivamente materiale da muro bio ed ecologico. Nel 2005 l'azienda completa il percorso di adozione del sistema di controllo ambientale della produzione e dello stabilimento ISO 14001:1996. Nel 2007 il sistema viene aggiornato secondo lo standard ISO 14001:2004. Controllando i proprio parametri ambientali, certificando le materie prime componenti, attuando un piano di controlli interno annuale nel 2010 l'azienda ha ottenuto l'autorizzazione integrata

51 50 Ambientale. Laterizi Reato ha operato una scelta molto precisa nei confronti del mercato, quella di produrre esclusivamente materiale biocompatibile, ecologico e completamente riciclabile.

52 51 CAPITOLO III IL FABBISOGNO DI RISPARMIO ENERGETICO NELL EDILIZIA AL 2020 Un analisi sul fabbisogno di risparmio energetico nel settore dell edilizia non può non tenere conto di una complessa articolazione di fattori, che determinano l effervescenza o meno del settore sia dal lato della domanda che dal lato dell offerta. Se guardiamo alla complessità del settore edilizio, dobbiamo monitorare, in primis, i fattori socioabitativi che caratterizzano l attuale modo di abitare ed usufruire degli edifici residenziali da parte della popolazione che vive stabilmente o saltuariamente nel Polesine. Per fattori socio-abitativi intendiamo: - aspetti di natura demografica (età della popolazione, livelli di istruzione, presenza di immigrati, possibili evoluzioni degli andamenti demografici); - aspetti strutturali sul patrimonio edilizio esistente (anno di costruzione degli edifici, presenza di case singole o condomini, case di proprietà e case in affitto, fabbisogno di abitazioni in base alle stime sull andamento della popolazione); - esistenza già tangibile di una domanda di interventi per il risparmio energetico (dati statistici, ad esempio, sulle rilevanza delle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico nella provincia di Rovigo); - piani energetici della Provincia e obiettivi di risparmio decisi dalle istituzioni. In sostanza, possiamo delineare una dinamica strutturale, che vede il fabbisogno di risparmio energetico evolvere in base a meccanismi almeno parzialmente autonomi dalle cornici istituzionali locali; ed una dinamica più istituzionale, che vede al centro una programmazione provinciale in merito al risparmio energetico e potenzialmente delle politiche locali per raggiungere gli obiettivi prefissati. Quando si fanno stime è sempre utile avere una meta temporale. Nel nostro caso è per forza di cose il 2020, anno verso il quale tendono tutte le politiche per la lotta ai cambiamenti climatici, che di fatto sono il fulcro, dal livello internazionale a quello locale, delle politiche energetiche. In secondo luogo è necessario capire quanto pesa oggi, in merito di fabbisogno energetico, il settore edile in Polesine e quanto potrebbe pesare nel E pertanto quanto fabbisogno di risparmio potrebbe esserci, tenendo conto degli obiettivi locali e internazionali. Partiamo dagli aspetti di natura socio-demografica. I livelli di istruzione e la composizione per fasce di età della popolazione sono importanti per capire quanto gli abitanti di un determinato sistema territoriale sono propensi all innovazione e al cambiamento. Ma lo sono anche, in prospettiva, per ipotizzare gli scenari demografici al 2020 e capire quale struttura demografica potrà avere il Polesine in quell anno.

53 52 Generalmente, persone più istruite e più giovani sono più attente alla dimensione ambientale rispetto a quelle meno istruite e più anziane. Pare esserci uno scarto motivazionale tra le generazioni più giovani e quelle più anziane. Per i primi pesa una vocazione più universalistica, di attenzione all ambiente, potenzialmente traducibile in comportamenti attivi. Per le seconde pesa di più un atteggiamento utilitaristico, che porta alle scelte di risparmio energetico soltanto a patto che portino un ritorno in un breve periodo. Figura 13 Fonte ufficio statistiche provincia di Rovigo La provincia di Rovigo è una provincia anziana. Come emerge dal grafico in figura 13, le fasce di età giovani della popolazione, tra il 2001 e il 2009, si sono ridotte per numero di abitanti e generalmente la popolazione è invecchiata. Sembra esserci una inversione di tendenza per le nascite, che sono aumentate negli ultimi 4-5 anni, grazie agli elevati tassi di natalità della popolazione immigrata. Negli ultimi dieci anni è diminuita la popolazione tra i anni, ed è aumentata leggermente quella tra i 40 e i 64. Se guardiamo i grafici su indice di vecchiaia e tassi di natalità, ci accorgiamo dell importanza della componente migratoria. Se non fosse per la presenza immigrata, l indice di vecchiaia della popolazione sarebbe ancora più alto e il tasso di natalità decisamente più basso. Figura 14 elaborazione nostra su dati Istat

54 53 Figura 15 elaborazione nostra su dati Istat Il grafico sull indice di vecchiaia mostra come la popolazione della provincia di Rovigo, escludendo gli immigrati, avrebbe un indicatore decisamente molto più alto. Dal 2001 al 2009, la popolazione totale ha visto l indice di vecchiaia crescere del 2%. Se non fosse calcolata la popolazione immigrata, l incremento sarebbe stato del 14%. Per quanto riguarda il tasso di natalità, il ragionamento è speculare. Grazie agli immigrati, il tasso di natalità è cresciuto del 21%, anziché del 10%. L importanza della componente immigrata nelle dinamiche demografiche polesane è confermata anche dall andamento generale della popolazione. Dal 1991 al 2009, la popolazione autoctona è diminuita di ben unità. Dal 2001 in poi, però, è iniziato un trend positivo che ha riportato, nel 2009, la popolazione totale ai livelli del Ciò avvenuto grazie al saldo migratorio positivo. I circa immigrati hanno riportato la popolazione a crescere. Figura 16 elaborazione nostra su dati Istat

55 54 Anche la presenza di immigrati è importante per l evolversi di una domanda risparmio energetico e rilevanti sono i percorsi migratori. Immigrati stabili, che hanno un progetto di vita definito nel paese di approdo, possono immaginare di investire sull abitare. Immigrati più precari, invece, che non hanno deciso di definire la propria residenza, avranno certamente un atteggiamento differente nei confronti della casa. La proprietà o meno della casa è un fattore importante. Chi abita in affitto, difficilmente decide di intervenire per un ammodernamento della propria abitazione in chiave ecologica; ma differente è l atteggiamento di chi vive in una casa di proprietà. Non abbiamo dati a livello provinciale sulla proprietà o meno della casa da parte di immigrati. Possiamo fare una stima a partire da un recente studio su base nazionale, realizzato dall ISMU (Iniziative e studi sulla multi etnicità). Fra il 1 luglio 2005 e il 1 gennaio 2009 la quota di case di proprietà tra gli immigrati stranieri in Italia è salita dall 11% al 17%. In base ai risultati delle due principali indagine nazionali Ismu con numerosità campionarie face-to-face di 30 mila unità nel 2005 e di 12mila nel 2009 in tale lasso di tempo gli aumenti relativi maggiori sono tutti riferibili ai gruppi est-europei più orientali, con gli ucraini che aumentano la propria incidenza dal 2% al 12% e i neocomunitari polacchi e rumeni dal 3% al 14%. A livello assoluto è invece eclatante il dato cinese con una quota che è salita dal 18% al 32%: in pratica con un cinese su tre che è proprietario della propria abitazione. Per soffermarci sulle principali cittadinanze di immigrazione in Italia, i senegalesi hanno visto accrescere la quota di persone in case di proprietà dall 8% al 19%, mentre i cittadini di provenienza nordafricana da Tunisia e Marocco hanno registrato aumenti dal 9% del 2005 al 14% e al 15% rispettivamente del 2009; e gli albanesi, infine, erano proprietari di abitazione nell 11% dei casi nel 2005 e lo risultano nel 18% delle occasioni nel Il quadro dell immigrazione in provincia di Rovigo è molto simile. Marocco, Cina, Albania, Romania sono le principali nazionalità di provenienza. Se le percentuali di immigrati con case di proprietà sono grosso modo analoghe al contesto nazionale, in provincia di Rovigo potrebbero esserci all incirca 800 famiglie di immigrati che abitano in case di proprietà. Un numero esiguo in termini assoluti. Però dobbiamo considerare che la popolazione immigrata, a differenza di quella autoctona, è costituita soprattutto da persone giovani, come emerge dalla piramide delle fasce di età.

56 55 Figura 17 Elaborazione nostra su dati Istat 2009 La stessa considerazione in merito alla proprietà della casa si può fare sulla popolazione autoctona. Qui abbiamo dei dati che risalgono al censimento del 2001, ma sono molto accurati. Figura 18 Percentuale abitazioni occupate da persone in affitto in edifici per epoca di costruzione Provincia di Rovigo- Censimento In provincia di Rovigo le case di proprietà superano l 80%. Quelle in affitto variano sensibilmente a seconda del periodo di costruzione. Gli edifici con maggiore incidenza di abitanti in affitto sono quelli che sono stati realizzati tra gli anni 50 e gli anni 80. Si tratta soprattutto di abitazioni all interno di condomini. L epoca di costruzione delle case e la loro condizione sono elementi importanti per valutare una domanda potenziale di edilizia sostenibile.

57 56 La prevalenza di case indipendenti rispetto ai condomini potrebbe fare presagire una propensione più marcata ad interventi di restauro delle abitazioni. È più probabile che un proprietario di una casa indipendente decida di ammodernare la propria abitazione, piuttosto che un proprietario di un appartamento in un grande condominio. Nel primo caso egli può agire da solo, nel secondo caso, invece, deve trovare un accordo con gli altri proprietari. La provincia di Rovigo, rispetto alle province venete, ha una marcata presenza di abitazioni indipendenti, come emerge dal grafico in Figura 19. Più del 65% delle case sono indipendenti e circa il 18% ha due interni. I condomini, in termini percentuali, rappresentato una parte esigua delle abitazioni polesane. Se consideriamo gli edifici con più di 4 interni, essi raggiungono all incirca il 10%. Figura 19 Percentuale edifici ad uso abitativo per numero di interni - Veneto (dettaglio provinciale) - Censimento Anche l anno di costruzione degli edifici ci può dare qualche indicazione previsionale: la maggior parte degli edifici costruiti dal primo dopo guerra fino ai primi anni 80 sono solitamente di qualità scadente e non hanno accorgimenti in materia di efficienza energetica. Una marcata presenza di queste abitazioni può fare presagire una potenziale domanda.

58 57 Tabella 13 Patrimonio edilizio polesano in base all anno di costruzione - Fonte Istat 2001 Prima Dal 1919 Dal 1946 Dal 1962 Dal 1972 Dal 1982 Dopo il Totale del 1919 al 1945 al 1961 al 1971 al 1981 al Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo Totale Dalla tabella 13 emerge come in Polesine la maggior parte degli edifici sia stata costruita tra gli anni 60 e i primi anni 80, secondo una tendenza che accomuna la maggior parte delle province venete, con l eccezione marcata di Belluno, che vede il boom di costruzioni prima del Rovigo e Vicenza, rispetto alle altre province, vedono il picco del dopoguerra tra il 1972 e il Nelle altre province si registra tra il 1962 e il Si noti poi che le abitazioni di recente costruzione, quelle realizzate dopo il 1991, rappresentano il 10% per la provincia di Rovigo, il 7 per Belluno, il 12 circa per Verona e Vicenza, il 13 per Padova, il 9 per Venezia e il 14 per Treviso. Il mercato delle nuove costruzioni è stato, in Polesine, stagnante rispetto a molte altre province venete, in particolare rispetto alla vicina Padova. Se consideriamo la provincia di Ferrara, il dato risulta peggiore di quello Polesano, soltanto il 7% delle case sono state costruite dopo il Veniamo ora ai livelli di istruzione. L ipotesi è che le persone più istruite siano più inclini all innovazione, grazie alle maggiori conoscenze acquisite e ad una maggiore sensibilità alle problematiche ambientali in generale. Se guardiamo i dati nella provincia di Rovigo scopriamo che il ritardo storico sull istruzione è andato a colmarsi negli ultimi anni. Il grafico ci mostra come nel 1991 la percentuale di diplomati e di laureati nella provincia di Rovigo era decisamente inferiore rispetto alla media veneta, mentre nel 2001 il tasso di persone istruite ha quasi raggiunto i livelli regionali.

59 58 Figura 20 Diplomati e laureati in provincia di Rovigo e nel Veneto alle date degli ultimi due censimenti; fonte: relazione R. Tovo Giornata dell economia Camera di Commercio Rovigo Ciò non significa che, considerato il miglioramento del dato sull istruzione, la provincia di Rovigo abbia la stessa propensione all innovazione rispetto alle altre province. Mediamente, le persone di media età, che sono quelle che hanno maggiori potenzialità di spesa per interventi di risparmio energetico, restano mediamente decisamente meno istruite di quelle delle altre province. Se mai, possiamo fare una proiezione sul futuro, prevedendo che tra qualche anno gli abitanti di media età polesani avranno la stessa propensione all innovazione rispetto agli altri. In merito all esistenza di una domanda già tangibile di interventi di risparmio energetico, abbiamo soltanto il dato sulle detrazioni fiscali del 55% in merito all anno Un dato troppo parziale, probabilmente, ma certamente indicativo se confrontiamo la performance della provincia di Rovigo con le altre province venete. Dalla tabella 14 emerge come la provincia di Rovigo risulti ultima in merito al numero di detrazioni per abitante (circa 3,9 detrazioni ogni 1000 abitanti) e al costo totale sostenuto per gli interventi. In Polesine sono stati spesi circa 8 milioni di euro (il 55% dei quali sotto forma di finanziamento pubblico), mentre nelle altre province abbiamo picchi di 49 milioni per Treviso e 48 milioni per Vicenza. Pur trattandosi di incentivi pubblici, essi vengono distribuiti in base a principi di intraprendenza. Laddove le famiglie si sono attivate ed hanno investito nel risparmio, sono arrivati più fondi da immettere nella filiera del risparmio locale. È evidente che il dato è controverso: da un lato indica il maggiore attivismo locale in merito al risparmio, dall altro è probabile che gli interventi di risparmio che richiedono molto investimento siano fatto maggiormente laddove i redditi medi sono più alti. In questo senso Rovigo è svantaggiata, per avere redditi medi bassi.

60 59 I costi medi per intervento sono abbastanza equamente distribuiti nelle province venete. Si attestano attorno agli 8 mila euro, con punte di 10,2 (Verona) e 9,5 circa (Padova e Venezia). Tabella 14 Detrazioni fiscali al 55% nelle province di Rovigo fonte ENEA Provincia Interventi ogni 1000 abitanti Costo totale interventi Costo medio per intervento Belluno 10, , ,40 Padova 4, , ,01 Rovigo 3, , ,51 Treviso 6, , ,15 Venezia 4, , ,09 Verona 4, , ,71 Vicenza 6, , ,43 I piani di risparmio energetico Gli obiettivi in merito al settore energetico nella provincia di Rovigo sono stati formulati all interno del Programma Energetico Provinciale. Il programma prende le mosse a partire dal Piano d Azione Una politica energetica per l Europa promosso dall Unione Europea nel 2007, che prevede per il 2020 il risparmio del 20% dei consumo previsti; l incremento del 20% della produzione di energia rinnovabile; la riduzione del 20% delle emissioni. Il Programma Energetico della Provincia di Rovigo è ad oggi un documento per la programmazione, strutturato su diversi scenari che ipotizzano i consumi energetici al 2020 e sulle diverse strade da intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati dall Unione Europea. Esistono anche dei piani a livello comunale. Si segnalano in particolare quello di Porto Viro e quello di Taglio di Po. Il Piano Comunale di Efficienza Energetica, approvato dal consiglio comunale di Porto Viro, è in fase di attuazione ed è caratterizzato da risparmio energetico e innovazione tecnologica, all interno di un più ampio progetto di tutela ambientale, nel quale trovano spazio il turismo lento, il progetto ClimaPark ed altre iniziative di sviluppo sostenibile. Le iniziative dell amministrazione, nell ambito della sostenibilità, mettono al centro l energia verde, attraverso un sistema di certificazione di garanzia dell energia derivante da fonti rinnovabili.

61 60 Il Comune di Porto Viro ha aderito all iniziativa del progetto per l acquisizione del marchio di qualità ambientale definito EMAS-POLESINE. Gli obiettivi del progetto sono: - rendere operativi e concreti gli strumenti di qualificazione delle attività del Polesine e del Delta del Po, con l ottica di incrementare la competitività delle imprese del territorio attraverso l innovazione ambientale (green economy); - incrementare il coinvolgimento delle imprese della filiera del turismo attraverso una qualificazione ambientale delle aziende e del servizio offerto, estendendo il sistema di qualità ambientale anche ai compartii del commercio, servizi, piccolo artigianato e agricoltura presenti ne1l area; - proseguire nel percorso di certificazione ambientale delle pubbliche amministrazioni del territorio. Il comune di Taglio di Po ha invece aderito all iniziativa europea per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, denominata Patto dei Sindaci. Il piano energetico rientra in questa iniziativa. Il comune è ancora nella fase di progettazione del piano. È iniziata la mappatura dei consumi energetici dell ente, a partire dalla quale verranno pianificati interventi per la riduzione dei consumi. Bisogna mettere in luce come queste virtuose iniziative non trovino una regia più ampia a livello provinciale all interno della quale collocarsi, ma coinvolgono una serie di comuni del litorale che utilizzano la certificazione ambientale come marchio turistico. Iniziativa simile, infatti, è stata adottata dal comune di Rosolina, nell ambito della certificazione EMAS del sistema turistico del Polesine. Il peso delle abitazioni nei consumi energetici Come emerge dal Programma Energetico Provinciale, nel 2006 il settore residenziale assorbiva una quota energetica pari al 32,45% dei consumi complessivi della provincia di Rovigo (nel 1990 tale valore corrispondeva al 30,56%). In termini assoluti si assiste, per tale settore, ad una crescita pari al 34,03% dal 1990 al Si è passati da circa 120 mila a più di 160 mila tonnellate equivalenti di petrolio. Il gas naturale, che rappresenta la quota di maggioranza assoluta, passa dal 66,48% al 79,38% nel periodo in esame, mentre il gasolio perde il 13,82% per assestarsi nel 2006 al 2,06%. L energia elettrica corrisponde al 14,49% dei consumi domestici nel 2006, mentre nel 1990 corrispondeva al 13,82%. Il GPL si assesta al 4,06% dei consumi nel settore in esame nel In termini assoluti l aspetto più evidente e sicuramente la penetrazione del gas per usi termici a scapito del gasolio. Tale tendenza e stata marcata fino a meta degli anni 90, dopodiché la situazione si e stabilizzata (p.151).

62 61 A partire da questi dati quali possono essere gli scenari? Intanto vediamo che cosa è emerso: - in provincia di Rovigo la popolazione ha ripreso a crescere da una decina di anni, riportandosi ai livelli del La crescita, però, è trainata dall arrivo degli immigrati, dei quali conosciamo poco sotto il profilo dei percorsi migratori. Sappiamo soltanto che hanno una struttura demografica più giovane rispetto a quella autoctona e che hanno buoni tassi di natalità. Bisognerà vedere se il flusso di immigrati terrà negli anni a venire e se gli immigrati già presenti si stabilizzeranno in modo definitivo. Inoltre, è importante in quale fascia di reddito si collocheranno maggiormente; gli immigrati hanno mediamente una minore percentuale di case di proprietà rispetto agli autoctoni, ma le compravendite stanno crescendo; - la popolazione polesana ha tassi di istruzione ormai simili a quelli delle province contigue, ma sconta un ritardo nel raggiungimento di tali livelli. Ad oggi, la popolazione nelle classi medie di età ha una minore propensione all innovazione (si parte dall assunto che a livelli alti di istruzione corrisponde un elevata propensione all innovazione e vice versa), ma negli anni a venire anche questo divario dovrebbe colmarsi. - Esiste una discreta porzione di patrimonio edilizio costruito tra gli anni 60 e gli anni 80, periodo nel quale si ritiene vi sia stata meno attenzione ai materiali ed alle tecniche di risparmio energetico rispetto agli altri periodi storici; esiste una buona percentuale di case singole, dove è più facile che si inneschino forme di coinvolgimento dei cittadini per interventi di risparmio energetico. - Il quadro attuale non è roseo, la provincia di Rovigo è quella che ha investito meno in interventi di risparmio rispetto alle altre venete. - Vi sono pochi interventi istituzionali tesi ad incentivare efficienza e risparmio energetico e manca una vera e propria strategia provinciale nella predisposizione ed implementazione di politiche pubbliche. - Il settore edilizio pesa per circa il 30% dei consumi energetici in provincia ed è rifornito per circa il 79% da gas metano. La quota più grande di risparmio sarebbe perseguibile perciò sul riscaldamento piuttosto che sulla riduzione dei consumi di energia elettrica. Su questi dati si possono innestare numerose considerazioni sul potenziale di intervento in senso ecocompatibile nella filiera delle costruzioni. Vi sono elementi promettenti (giovani, seppur immigrati, persone più istruite, elevato numero di case in proprietà, moltissime case da ristrutturare) e elementi contrari (redditi più bassi, minore propensione all uso di strumenti di detrazione fiscale, debole presenza di strumenti normativi locali). Forse vi è anche un certo ritardo culturale, riferito sia alla popolazione che alle istituzioni, nel comprendere il valore e le potenzialità delle misure di risparmio energetico nelle abitazioni. Dal punto di vista delle imprese si tratta di una immagine in chiaroscuro. Il chiaro sono gli enormi spazi di intervento derivanti dalla ristrutturazione del

63 62 patrimonio abitativo provinciale (oltre abitazioni praticamente tutte senza accorgimenti energetici avanzati), lo scuro sono le resistenze che appaiono più marcate che nel resto del Veneto ad avvicinare le tecniche e i dispositivi di risparmio energetico. Per le imprese edili della provincia si apre dunque una sfida che non è solo economica ma anche culturale.

64 63 CAPITOLO IV LE INTERVISTE AGLI ATTORI ED I QUESTIONARI Durante la durata del progetto di ricerca, abbiamo intervistato attraverso modalità differenti 45 persone. Tra queste figurano: imprenditori, esperti del settore delle rinnovabili e del risparmio energetico, rappresentanti di associazioni di categoria, professionisti, funzionari delle istituzioni locali, immobiliaristi. Le interviste si sono concentrate in particolare sulle aspettative del sistema imprenditoriale locale per quanto riguarda lo sviluppo della green economy, con una attenzione particolare al risparmio energetico nell edilizia, individuato come settore che coinvolge l interesse di tutti gli attori locali. Le figure professionali e gli attori da intervistare sono stati individuati a partire da una riflessione teorica sui soggetti coinvolti nel settore del green building. Riprendendo lo schema presente nell introduzione, le figure coinvolte nel settore del risparmio energetico in edilizia sono: - Le imprese: nel raggruppamento sono comprese le imprese edili, che operano nell ultimo comparto della filiera, e le imprese che si occupano di impiantistica, serramenti, materiali edili, coibentazione, idraulica, ecc. Tutte le imprese, in sintesi, che sono coinvolte nella progettazione, costruzione, installazione dei più svariati dispositivi di risparmio energetico; - Le istituzioni: qui sono raggruppati sia gli enti deputati al governo del territorio, che le associazioni di categoria, gli ordini professionali, le agenzie territoriali. Gli enti di governo agiscono attraverso la normazione di tutto ciò che riguarda l edilizia: regolamenti edilizi, incentivi, oneri di urbanizzazione, vincoli, piani regolatori, ; le associazioni di categoria e gli ordini professionali funzionano come rappresentanti degli interessi di imprese e professionisti, ma hanno anche una funzione progettuale grazie all adesione a reti e a forme di auto-organizzazione;

65 64 - I clienti / consumatori: essi rappresentano una figura decisamente importante, ma forse marginale rispetto alle grandi manovre di progettazione delle azioni a livello territoriale. In linea teorica, sono coloro che orientano la domanda verso modalità più o meno virtuose di costruire e restaurare abitazioni. Essi possono organizzarsi attraverso svariate forme: dalle organizzazioni di natura sindacale ai gruppi di acquisto; Nel mezzo dei tre poli esistono figure professionali ed enti che esercitano un ruolo di mediazione, trovandosi a dovere conciliare e a rispondere contemporaneamente agli interessi e alle esigenze di imprese, clienti e istituzioni. Possiamo avere ad esempio: - I certificatori: dovrebbero rappresentare una parte terza tra clienti e imprese, anche se spesso la certificazione avviene come forma di auto-certificazione delle imprese edili, che garantiscono tramite un attestato le performance energetiche delle proprie costruzioni. La figura del certificatore, la sua formazione e professionalità, hanno un ruolo importante nel sistema edilizio green; essi sono deputati ad assegnare ad ogni abitazione una classe energetica, che può avere un peso nella determinazione del prezzo di compra-vendita e può funzionare come elemento di stimolo per il miglioramento degli edifici in generale; - I progettisti: essi si trovano nella posizione di mediazione tra le parti in campo. Le istituzioni che chiedono adeguamenti alle normative, i clienti che vogliono garanzie di vario tipo sulla propria abitazione ed un contenimento del prezzo finale, le imprese edili che cercano di ridurre i costi di costruzione e preferiscono soluzioni tradizionali per il restauro e l edificazione di nuove unità abitative. L abilità dei progettisti nell edilizia green sta nel riuscire a contemperare le diverse parti, lavorando sulla ricerca di materiali innovativi e su soluzioni progettuali inedite. La formazione dei progettisti diventa importante: essi hanno bisogno di continuo aggiornamento sulle nuove opzioni che l innovazione nei materiali edili mette a disposizione del mercato; - Gli enti bilaterali: anch essi si trovano a svolgere un ruolo di mediazione, anche se sono formati da rappresentanti delle imprese edili e dei lavoratori. Si tratta di enti che uniscono in forma quasi corporativa tutti gli attori che fanno parte di un determinato settore economico. Tuttavia, il loro campo visuale è spesso più ampio. Organizzano corsi di formazione, si preoccupano di sensibilizzare imprese, lavoratori e consumatori sul tema della green economy, sperimentano nuove pratiche edilizie, mettono in sinergia organizzazioni di categoria diverse. Per la loro conformazione, si trovano ad esercitare un interesse settoriale, ma con una vocazione pubblica; - Le agenzie immobiliari: sono mediatori nella compravendita. Sono in grado di orientare il mercato e di indirizzare il consumatore verso l acquisto di case sostenibili. Se attuano un processo di selezione delle abitazioni da mettere in vendita, possono stimolare le imprese edili a migliorare la propria offerta, apportando anche miglioramenti al patrimonio già esistente.

66 65 Partendo da questa classificazione delle figure coinvolte nel settore della edilizia green, sono state selezionate alcune persone per ogni tipologia di attore. Gli intervistati sono stati individuati con il metodo della palla di neve: si è partiti da alcune interviste ai rappresentanti delle associazioni di categoria, che ci hanno segnalato dei nominativi di imprese e di professionisti. Dalle prime interviste sono emersi altri nominativi, fino al raggiungimento delle più importanti figure coinvolte nel settore dell edilizia. Non sono stati contattati direttamente i consumatori. La ricerca, anche per volere del committente, è stata sbilanciata di più sul lato dell offerta che su quello della domanda. E poi, un lavoro di indagine sui consumatori avrebbe richiesto un analisi campionaria, molto dispendiosa in termini di tempo e soprattutto di risorse. Sui consumatori, tuttavia, abbiamo dei dati dai quali è possibile trarre alcune indicazioni importanti: i dati sulle detrazioni del 55% per interventi di miglioramento energetico degli edifici, che sono dati reali, fondati sugli interventi effettivi realizzati in Polesine, e non su dichiarazioni di intenti, ed un sondaggio commissionato da CNA sulla consapevolezza e l interesse della popolazione polesana per le energie rinnovabili. Le interviste si sono concentrate su alcuni temi portanti: il quadro della situazione nel Polesine, la fiducia nello sviluppo della green economy sul territorio, i motivi di una scarsa presenza del settore green rispetto ad altre province, le azioni da intraprendere a livello locale per dare impulso al settore, il fabbisogno formativo e le aspettative delle imprese. Sullo stato dell arte, le informazioni raccolte si trovano all interno dei paragrafi relativi alla produzione di energia rinnovabile e alle forme associate di azione nella filiera green polesana. Pertanto non saranno riprese nel resoconto delle interviste effettuate. Saranno messe in luce, invece, le prospettive e le aspettative degli attori che sul territorio in qualche modo sono coinvolti all interno delle filiere di produzione di energia e di risparmio ed efficienza energetica. Iniziamo ad illustrare i risultati emersi partendo dai tre poli: consumatori, imprese e istituzioni. 4.1 I CONSUMATORI Per quanto riguarda i consumatori abbiamo una serie di dati apparentemente contraddittori: da un lato, una ricerca commissionata di recente da CNA, ha messo in luce come in Polesine i cittadini abbiano una certa conoscenza del mondo delle rinnovabili e del risparmio energetico e che ritengano auspicabile un cambiamento di paradigma nei modi di produzione ed utilizzo dell energia. In particolare, esiste una sensibilità sul fotovoltaico, che risulta il sistema più conosciuto e sul quale i cittadini non escludono la possibilità di investire i propri risparmi attraverso impianti famigliari. La ricerca, condotta nel 2008 da Astra Ricerche per CNA Rovigo, tramite 502 interviste telefoniche ad un campione rappresentativo dei responsabili dell acquisto di energia dei 92 mila nuclei famigliari polesani, mostra come nella provincia di Rovigo esista la necessità di ridurre i costi delle bollette per le famiglie, che vengono reputati alti o significativi da più dell 80% del campione. La

67 66 maggior parte delle famiglie ritiene che l investimento nelle fonti rinnovabili o nell adeguamento dei dispositivi per il risparmio energetico sia una strada percorribile per raggiungere questo obiettivo. Secondo l indagine, il 66% degli intervistati conosce nel dettaglio l aiuto statale tramite detrazione fiscale del 55% e si dichiara molto interessato ad usufruire di questa forma di contributo. Dall altra abbiamo dei dati che rappresentano il reale impegno dei cittadini in merito al risparmio energetico, che non sono così positivi quanto le intenzioni espresse. Il dato sulle detrazioni del 55% per interventi di miglioramento energetico nelle abitazioni mette in luce come il Polesine abbia avuto una minore propensione rispetto alle altre province venete nell accesso a questa forma di incentivazione. I dati ai quali facciamo riferimento sono relativi al 2009, unico anno per il quale siamo riusciti ad ottenere i dati a livello provinciale. Un dato parziale, probabilmente, ma certamente indicativo se confrontiamo la performance della provincia di Rovigo con le altre province venete. È significativo, poi, che il dato reale sia registrato nell imminente anno successivo alla ricerca di Astra. Abbiamo già analizzato i dati sul 55% nel capitolo precedente (tabella 14). Ricordiamo qui come Rovigo risulti ultima in merito al numero di detrazioni per abitante (circa 3,9 detrazioni ogni 1000 abitanti) e al costo totale sostenuto per gli interventi. In Polesine sono stati spesi circa 8 milioni di euro (il 55% dei quali sotto forma di finanziamento pubblico), mentre nelle altre province abbiamo picchi di 49 milioni per Treviso e 48 milioni per Vicenza. Pur trattandosi di incentivi pubblici, essi vengono distribuiti in base a principi di intraprendenza. Laddove le famiglie si sono attivate ed hanno investito nel risparmio, sono arrivati più fondi da immettere nella filiera del risparmio locale. È evidente che il dato è controverso: da un lato indica il maggiore attivismo locale in merito al risparmio, dall altro è probabile che gli interventi di risparmio che richiedono molto investimento siano fatti maggiormente laddove i redditi medi sono più alti. In questo senso Rovigo è svantaggiata, per il fatto di avere redditi medi più bassi rispetto al Veneto. Bisogna anche tenere conto del fatto che gli interventi di risparmio effettuati senza la fatturazione non sono tracciabili. Nelle aree dove il fenomeno del lavoro nero e irregolare è strutturalmente più presente, gli interventi non sono tracciabili poiché non hanno avuto accesso alle detrazioni. Esiste perciò uno scarto sensibile tra le dichiarazioni di intenti degli abitanti del Polesine e l effettivo impegno sul fronte del risparmio energetico. Questa distanza richiede delle spiegazioni, parte delle quali troveremo nella rendicontazione delle questioni emerse durante le interviste. Certamente, un punto sul quale sarà proficuo e necessario lavorare, è l individuazione dei modi di intervenire all interno di questo divario tra intenti ed impegno concreto. Se guardiamo ai dati sul 55% a livello nazionale, è interessante notare come il Veneto si collochi in quarta posizione per incidenza del numero di pratiche sulla popolazione residente, con 0,68% 6 interventi ogni 1000 abitanti. Nei primi tre posti troviamo Friuli Venezia Giulia, con quasi 9 interventi, Trentino Alto Adige (8,5 interventi) e Val d Aosta (7,5 interventi).

68 67 Il quadro del Veneto (ENEA, 2009) in merito alle tipologie degli interventi ed alla ripartizione a seconda delle tipologie di edifici, che potrebbe rispecchiare quello della Provincia di Rovigo, è questo: - per il 96% gli interventi sono stati realizzati in ambito residenziale, per il 3% in ambito terziario/commerciale e soltanto l 1% in ambito industriale; - si è intervenuti soprattutto su immobili costruiti tra il 1961 e il 1982 (50%). Il 23% degli interventi è stato effettuato su immobili di più recente costruzione, mentre il 27% su immobili antecedenti al 1961; - il 61% degli interventi è stato realizzato in abitazioni indipendenti, il 22% in edifici a schiera e piccoli condomini e il 15% in grandi condomini; - il 38% degli interventi hanno visto l adeguamento o sostituzione degli infissi, il 31% l efficientamento del sistema di climatizzazione invernale, il 23% l installazione di solare termico, il 5% l installazione di strutture opache orizzontali e il 3% di strutture opache verticali; - gli interventi più costosi sono quelli meno presenti dal punto di vista quantitativo: per le strutture opache verticali (in genere cappotti termici) sono stati spesi in media circa 14 mila euro; per quelle orizzontali 25 mila euro; per i pannelli solari termici circa 7 mila euro; per gli infissi 9 mila euro e per gli impianti di climatizzazione invernale 10 mila euro. Si noti che secondo i calcoli dell Enea, i maggiori risparmi in termini di KWh si sono ottenuti grazie agli interventi sulle strutture opache orizzontali (circa 13 mila KWh di risparmio medio annuo). Per le altre tipologie di intervento abbiamo: circa 7 mila KWh per le strutture opache verticali e per la climatizzazione invernale; circa 5 mila KWh per il solare termico e soltanto 3 mila KWh per gli infissi, che sono stati l intervento più presente in termini percentuali. Se guardiamo al costo per ogni KWh risparmiato, scopriamo che gli interventi più costosi sono stati quelli legati agli infissi (0,15 euro/kwh), seguono le strutture opache orizzontali (0,13 euro/kwh), la climatizzazione invernale (0,12 euro/kwh), le strutture opache verticali (0,09 euro/kwh) e il solare termico (0,07 euro/kwh). In tutto il Veneto, grazie alle detrazioni fiscali del 55%, sono stati installati nel 2009 soltanto 10 impianti geotermici. L 87% degli interventi sulla climatizzazione invernale, infatti, sono stati dedicati alle caldaie a metano a condensazione e il 4% alle caldaie a biomassa. La restante parte è rappresentata da diverse tipologie di intervento, che vanno dalle caldaie a gasolio ai generatori di aria calda. Dai dati emerge come il beneficiario medio delle agevolazioni legate al 55% tenda a privilegiare l intervento meno efficiente dal punto di vista del risparmio energetico. Considerando, infatti, come il valore di risparmio medio sia sensibilmente inferiore nel caso della sostituzione di infissi rispetto

69 68 ad interventi sostitutivi/integrativi effettuati sulle chiusure opache dell involucro edilizio, risulta molto sbilanciata la distribuzione numerica degli interventi effettuati per tipologia. Tali valori risultano del tutto indipendenti dal risparmio realizzato e, di contro, sembra che gli interventi tecnicamente più articolati (ma anche energeticamente più efficaci), come ad esempio le realizzazioni di cappotti esterni sulle chiusure verticali preesistenti, risultino penalizzati proprio in ragione della maggiore complessità esecutiva (tempi di realizzazione, cantierizzazione, complessità dell iter procedurale, maggiori costi). C è da capire se gli interventi a maggiore risparmio sono penalizzati soltanto da motivazioni materiali, o se esiste anche un problema di conoscenza e di certezza nel raggiungimento degli obiettivi di risparmio. Da un lato può darsi che le stesse imprese edili siano poco preparate sui materiali e sulle tecniche per la realizzazione dei cappotti e non siano in grado di stabilire un rapporto di fiducia con i clienti, ai quali vengono proposti magari interventi molto costosi senza una adeguata informazione e senza certezza di raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico. Dall altro, gli stessi consumatori sono più attratti da interventi immediatamente visibili, come la sostituzione degli infissi, e non hanno una adeguata informazione in merito a tutte le tipologie di intervento che possono essere realizzate per l efficientamento della propria abitazione. Abbiamo provato a verificare anche questo importante aspetto nelle interviste agli attori locali. 4.2 LE IMPRESE EDILI Le imprese edili sono state intervistate sia attraverso questionario, che con interviste. Sono state contattate tramite lettera circa 200 imprese, ma soltanto 7 hanno risposto al questionario 7. Per verificare le risposte emerse dai questionari sono poi state individuate 2 imprese, alle quali è stata fatta una intervista telefonica sulla falsa riga del questionario. I risultati che si riportano, pertanto, vengono organizzati come se i questionari fossero dieci. Dalle interviste emerge una consapevolezza da parte degli imprenditori edili di dover puntare sull edilizia eco-sostenibile. Per ora, però, si tratta soltanto di una intenzione orientata al futuro. Tra gli intervistati il 70% ritiene che l edilizia eco-sostenibile rappresenti una realtà capace di segnare positivamente il mercato su termini temporali molto lunghi, mentre il 30% ritiene che vi siano segnali di una imminente crescita del settore. 7 Il minore successo del questionario alle imprese rispetto a quello sottoposto ai certificatori (che verrà illustrato nei prossimi paragrafi) è imputabile alle modalità di contatto adottate: i certificatori sono stati contattati tramite . Nelle è stato indicato un link, che rimandava direttamente al questionario. Per le imprese edili, invece, non è stato possibile utilizzare questa modalità: esse, infatti, sono state contattate tramite lettera postale. Nella lettera era contenuto il link al questionario, ma il sistema era certamente più complesso, dovendo gli imprenditori copiare il link di accesso al questionario da lettera a supporto informatico.

70 69 Molte imprese, del resto, sostengono di non trovare un riscontro sul mercato nel momento in cui si offrono edifici ad alta efficienza energetica: 8 intervistati su 10 pensano che gli accorgimenti per il risparmio energetico negli edifici valorizzino solo minimamente o per nulla l offerta dell immobile. Se il mercato non è attento alla classe energetica delle abitazioni, è difficile fare valere una differenziazione di questo tipo come elemento per allocare le costruzioni a prezzi superiori. D altronde 7 imprese su 10 sostengono che in provincia di Rovigo non vi sia ancora una domanda di edilizia sostenibile. Soltanto 3 intervistati ritengono vi siano dei segnali, ma che il mercato sia ancora agli albori e che il grosso degli investimenti probabilmente avverrà in tempi medio-lunghi. Viene riposta una discreta fiducia nella certificazione, come strumento per incentivare il miglioramento degli edifici nella compravendita e per creare nicchie di mercato pregiato differenziate dall edilizia convenzionale. Infatti, la quasi totalità degli intervistati considera la certificazione un valido strumento, anche se molti di loro pensano che siano necessari ancora molti anni perché questa prassi diventi importante e dirimente nel mercato locale. Figura 21 Elaborazione dati questionario imprese edili Per ora tra i clienti delle imprese edili intervistate, l attenzione nei confronti della classe energetica dell abitazione è marginale. Gli incentivi fiscali, come la possibilità di detrarre il 55% per le spese di miglioramento delle performance energetiche delle abitazioni, hanno certamente dato nuovo impulso al restauro di edifici anche nella provincia di Rovigo, ma gli imprenditori hanno percepito una differente sensibilità relativa a questo strumento di incentivazione nelle province limitrofe. Al di fuori della provincia di Rovigo, infatti, il mercato immobiliare viene percepito come più florido e il settore dell edilizia sostenibile è ritenuto ad uno stadio più maturo.

71 70 Anche per le imprese edili è importante il ruolo dei regolamenti edilizi: essi rappresentano l unico mezzo attraverso il quale accelerare l adeguamento degli interventi verso pratiche di efficienza energetica. Il mercato, da questo punto di vista, sta rispondendo in modo molto lento e insufficiente. Nella provincia di Rovigo non vengono però segnalati regolamenti particolarmente virtuosi in questo senso. Gli imprenditori immaginano variazioni dei regolamenti edilizi che non contengano norme stringenti e dettagliate, ma che prevedano forme di incentivazione e la percorribilità di soluzioni differenti per raggiungere dei livelli stabiliti di efficienza energetica negli edifici. Una considerazione che emerge dalle interviste alle imprese è relativa al mercato immobiliare tout court: in questo momento c è una stagnazione generale, che si ripercuote necessariamente sul settore green. Nel momento in cui le compravendite diminuiscono e il nuovo costruito è in parte invenduto, diventa difficile che si diffondano delle innovazioni che hanno bisogno di un mercato florido per crescere. Per questo motivo i regolamenti edilizi vengono visti come il principale mezzo per l adeguamento delle abitazioni a standard di efficienza elevati. Il regolamento, è anche uno strumento che può dare un nuovo impulso a settori legati direttamente o indirettamente all edilizia, in particolare nel restauro degli edifici. Al fianco dei regolamenti edilizi, viene segnalato l impegno delle istituzioni nel diffondere pratiche di efficienza energetica. Esse dovrebbero costruire un progetto di adeguamento degli edifici pubblici e dell edilizia convenzionata a migliori standard di efficienza, dando così impulso al mercato e attivando processi di emulazione. La conversione del patrimonio immobiliare pubblico dovrebbe essere accompagnato da un progetto integrato di comunicazione, volto ad informare la cittadinanza sulle opportunità legate al risparmio energetico negli edifici e sui risparmi che si possono ottenere sia con interventi di restauro, sia acquistando case ad alta efficienza energetica. 4.3 LE ISTITUZIONI Il ruolo delle istituzioni nella edilizia sostenibile viene visto sotto una molteplicità di aspetti. Da un lato il ruolo di regolamentazione del settore, attraverso tutta una serie di strumenti che vanno dai regolamenti edilizi ai meccanismi di incentivazione di buone pratiche. Su questi esistono posizioni differenti tra gli intervistati, ma anche molte convergenze. Dall altro si riscontra una impressionante unanimità sulla necessità che le istituzioni svolgano il ruolo di apripista per innescare meccanismi di innovazione a livello locale, investendo direttamente nell edilizia green e negli interventi di risparmio energetico attraverso l edilizia sociale e convenzionata.

72 71 Sul ruolo di normazione e regolazione delle istituzioni le posizioni in campo sono sostanzialmente due: chi crede sia necessario un intervento deciso degli enti per creare degli obblighi a costruire e restaurare gli edifici raggiungendo elevati livelli di efficienza energetica, ritenendo che il mercato da solo non sia assolutamente in grado di veicolare le innovazioni; e chi privilegia, invece, la strada dell incentivazione, attraverso defiscalizzazioni o forme di incentivazione per le buone pratiche in edilizia, avendo più fiducia nel mercato e nelle prospettive di sensibilizzazione dei consumatori. Al di là di queste due posizioni, che riguardano più il metodo con il quale il pubblico dovrebbe intervenire, tutti gli intervistati ritengono che le istituzioni abbiano un ruolo importante e decisivo per dare impulso al settore del green building. Lo stato dell arte in merito a regolamenti ed incentivi nella provincia di Rovigo è però deludente. Ciò emerge sia dalle interviste che da una analisi delle politiche locali per l efficienza ed il risparmio energetico. La maggior parte degli intervistati non è stata in grado di indicarci regolamenti edilizi che si distinguono per avere innovato nella direzione dell edilizia sostenibile e nemmeno forme di defiscalizzazione o di incentivazione attive in questo periodo. Andando ad analizzare i regolamenti edilizi locali, grazie al portale SIT (Sistemi informativi territoriali) realizzato da Polesine Innovazione, emerge come effettivamente siano pochi i comuni che hanno inserito articoli inerenti le nostre tematiche. Si tratta dei comuni di Rovigo, Bosaro, Castelnovo Bariano, Ceneselli, Polesella e Castelmassa. Fatta eccezione per il capoluogo, gli altri comuni citati hanno introdotto delle indicazioni su proprietà termiche delle costruzioni edilizie e risparmio energetico, dove tuttavia non si danno parametri precisi ai quali attenersi o obiettivi di efficienza e risparmio da raggiungere, ma si raccomanda soltanto una particolare attenzione in questo senso. Gli articoli dei regolamenti edilizi riguardanti l efficienza energetica degli edifici fanno tutti riferimento alla generica legge n 373, al D.P.R n e al D.P.R n Il comune di Rovigo, invece, ha inserito un articolo sulla produzione di energia rinnovabile nelle abitazioni di nuova costruzione. Il comma 3 dell articolo 45 del regolamento edilizio prevede che: A decorrere dal 1º gennaio 2009, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kw per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell intervento. Per i fabbricati industriali, di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energetica minima è di 5 kw. Negli impianti a pannelli fotovoltaici deve inoltre essere garantita l esposizione a Sud con angolo azimutale + o 45 dei pannelli. In particolare l installazione dovrà già risultare dal progetto architettonico allegato al titolo edilizio; essi dovranno essere appoggiati sul terrazzo di copertura o mascherati con idonee soluzioni architettoniche o inseriti nelle falde

73 72 della copertura inclinata fino all inclinazione max di 45 oppure realizzati secondo le tipologie ammesse all incentivazione del nuovo Conto Energia (Decreto 19 febbraio 2007). Si vuole favorire la realizzazione di impianti a pannelli solari per il riscaldamento dell acqua sanitaria. Di detti pannelli deve essere garantita l esposizione a Sud, con angolo azimutale + o 45 ed una inclinazione del collettore di 30 + o 15. I serbatoi di accumulo degli impianti solari termici dovranno essere posizionati all interno dell edificio o comunque alloggiati in apposito volume tecnico o mascheramento che formerà con i pannelli stessi una soluzione ordinata e morfologicamente controllata dell intero sistema di copertura. Per le definizioni ed i contenuti tecnici, si fa riferimento al Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 19 febbraio Criteri e modalità di produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare in attuazione dell articolo 7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n.387. L articolo 45, però, non ha mai trovato applicazione obbligatoria. Essendo stato concepito come recepimento di una normativa nazionale, nella fattispecie di una legge finanziaria, esso è stato immediatamente superato dalla successiva legge 244 del 24 dicembre 2008 (finanziaria 2008), e poi dal Decreto Legislativo 28/2011 Art.11 c.5 entrato in vigore il 29/03/2011. Di conseguenza gli obblighi di quella parte dell art.45 del Regolamento Edilizio sono risultati a breve inapplicabili, e pertanto di fatto non sono mai diventati effettivamente operativi. Il Comune di Rovigo, da come ha risposto ad una nostra sollecitazione attraverso gli uffici dell assessorato all Urbanistica, provvederà ad adeguarsi a quanto indicato dal c.7 del citato Art.11 Dlgs 28/2011, fatte salve nuove disposizioni regionali. La vicenda dell articolo 45 è emblematica, poiché dimostra come i decisori locali si stiano muovendo sul tema del risparmio e dell efficienza energetica al traino della legislazione nazionale. La loro operatività si limita al recepimento ed applicazione dei provvedimenti emanati dal governo centrale, senza introdurre norme più stringenti ed esigenti e meglio adattabili ai contesti locali. Questo vale sia per il comune di Rovigo che per gli altri comuni polesani che hanno adottato articoli sul risparmio e l efficienza energetica. Si distinguono da questo quadro Taglio di Po e Porto Viro, di cui si è già detto nel precedente capitolo. Come abbiamo sottolineato, si tratta però di azioni isolate all interno del contesto provinciale. Da tenere presente, che gli altri comuni della Provincia sono ancora indietro sulla legislazione in materia, non avendo ancora provveduto alla realizzazione di varianti del regolamento edilizio per adeguarsi alla normativa nazionale. Una responsabilità spetta anche alla regione Veneto, che non si

74 73 è ancora dotata di un sistema normativo tale da incentivare in modo coerente e strutturato il settore del green building. Ma cosa potrebbero fare le istituzioni locali attraverso gli strumenti di normazione e regolazione di loro competenza? Gli intervistati citano spesso altre regioni e province nelle quali vi è certezza normativa e sono stati introdotti vincoli ed incentivi in modo massiccio ed esigente. Dato per scontato il caso del Trentino Alto Adige, con le province di Trento e Bolzano molto attive sul settore del green building, esistono diversi casi importanti che vanno segnalati anche soltanto per mostrare come gli enti locali abbiano la facoltà e la possibilità di indirizzare il settore verso un rapido sviluppo. Riportiamo il caso di una provincia e di un comune, che si muovono in modo innovativo nell incentivazione del risparmio e dell efficienza energetica. La provincia di Udine, per esempio, attraverso un sistema di bandi sta incentivando sia il settore delle rinnovabili che l efficientamento di edifici esistenti e in costruzione. Essa ha creato un Fondo sperimentale per la promozione e l incentivazione dell efficienza energetica in edilizia. Il bando prevede il finanziamento in conto capitale degli interventi volti al risparmio energetico nell'edilizia residenziale privata, sia per le nuove costruzioni che per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Sono ammessi a finanziamento edifici soggetti ad interventi di riqualificazione energetica dell'involucro edilizio ed adibiti a residenza come prima casa, o per i quali si preveda un cambio di destinazione d'uso a residenza come prima casa, con un numero massimo di 2 unità abitative; edifici di nuova costruzione adibiti a residenza come prima casa, con un numero massimo di 2 unità abitative ed una superficie utile riscaldata complessiva di massimo 200 mq. L erogazione del finanziamento è subordinata all ottenimento della certificazione CasaClima secondo questi standard: classe B per gli edifici di nuova costruzione, classe C per gli edifici esistenti. Nel 2010 sono stati finanziati attraverso questo fondo 94 interventi, per un impegno finanziario della provincia di euro. È interessante notare che, nonostante non sia stato reso obbligatorio il raggiungimento della classe A, 11 nuove costruzioni co-finanziate sono state classificate nella classe Oro di Casa Clima e 35 nella classe A! Con il Contributo per l installazione di impianti solari termici in edifici adibiti a prima casa, invece, sta concedendo contributi in conto capitale nella misura del 35% della spesa ammissibile, pari a 6 mila euro o 8 mila euro, a seconda della tipologia di impianto installato. Nel 2010 sono stati finanziati 65 interventi, per un totale di 130 mila euro circa di contributo provinciale cumulato. Grazie a questo contributo, è stato realizzato a livello provinciale un investimento di 370 mila euro circa nel settore del solare termico.

75 74 Provvedimento simile è stato preso per l installazione di sistemi di riscaldamento a biomassa a livello famigliare. Gli interventi finanziati nel 2010 sono stati 132, con un impegno finanziario della provincia di Udine di euro. Il fondo stanziato dalla provincia ha consentito un investimento complessivo a livello provinciale di circa 4 milioni di euro 8. I risultati complessivi ottenuti dai bandi promossi dalla provincia di Udine equivalgono alla NON realizzazione di una centrale alimentata annualmente da oltre 3 mila barili di petrolio. Un esempio di azione a livello municipale, invece, può essere quella espressa dal comune di Colle val d Elsa, nella provincia di Siena. Una serie di interventi integrati, che vanno dalla rivisitazione del regolamento edilizio, alla defiscalizzazione parziale, attraverso la riduzione degli oneri di urbanizzazione, per le nuove costruzioni che prevedono alti standard di efficienza energetica, passando per investimenti diretti del comune negli edifici di proprietà pubblica a partire dalle scuole. Il tutto all interno di un piano integrato di incentivazione, regolazione, stimolo del settore tramite investimenti pubblici, formazione e informazione. I provvedimenti del comune si collocano all interno di una strategia più ampia a livello provinciale, di ridurre le emissioni di anidride carbonica ed essere il primo territorio in Italia certificato come Carbon Free. Il secondo punto sul quale sono sollecitate le istituzioni locali sono i programmi di intervento diretto per la realizzazione sia di interventi di efficientamento degli edifici pubblici che per la costruzione di nuove strutture attraverso criteri molto esigenti di green building. La filosofia è di tipo keynesiano: il pubblico dovrebbe investire capitali sul proprio patrimonio edilizio per attivare un meccanismo moltiplicatore sul territorio. Un massiccio piani di investimenti dovrebbe permettere alle imprese locali che operano sul versante del risparmio energetico di 8 Anche la provincia di Rovigo aveva adottato un provvedimento di finanziamento a fondo perduto degli impianti solari (500 euro) e di quelli fotovoltaici (2000 euro). Esso è stato finanziato con bandi di durata biennale fino al Va sottolineato come la provincia di Rovigo abbia privilegiato il finanziamento alla produzione di energia rispetto al risparmio. Pur motivato da buone intenzioni, il provvedimento si è rivelato poco efficace poiché il fotovoltaico ha avuto una sua impennata dovuta agli incentivi statali, mentre il settore del risparmio energetico in edilizia continua a non decollare in modo convincente. Spesso gli enti locali faticano ad operare in senso innovativo e lungimirante, anche per carenza di informazioni e di analisi, quando avrebbero la possibilità di favorire e dare impulso a settori ancora in fase di gestazione e trascurati a livello regionale e nazionale. Va anche ricordato l accordo tra Provincia di Rovigo e CONSVIPO per la realizzazione di un progetto pilota volto a dotare di almeno un impianto fotovoltaico ogni comune del Polesine (delibera ufficio presidenza n 65 del CONSVIPO e n 201 del provincia); sinora 38 amministrazioni comunali hanno aderito al progetto stesso delegando Provincia e Consvipo, oltre che ad eseguire la progettazione necessaria, anche ad accendere un mutuo con la Bcc Padana Orientale di Rovigo per 7 milioni di euro per il pagamento di 58 impianti da realizzare attraverso gara ad evidenza pubblica, che riguarderanno scuole, sedi municipali, palestre, etc. Il mutuo verrà successivamente estinto dall introito dell incentivazione del Conto energia e di conseguenza non ci saranno oneri per i beneficiari. Il è scaduto il termine per la presentazione domande al Bando di gara indetto da CONSVIPO per l affidamento della progettazione esecutiva e realizzazione di n. 58 impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica su alcuni edifici di proprietà dei Comuni di Adria, Badia Polesine, Bagnolo Di Po, Bergantino, Calto, Canaro, Canda, Castelguglielmo, Castelmassa, Ceneselli, Ceregnano, Corbola, Costa, Crespino, Ficarolo, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Gaiba, Giacciano Con Barucchella, Lendinara, Melara, Occhiobello, Pincara, Polesella, Pontecchio Polesine, Porto Viro, Rosolina, Salara, San Bellino, San Martino Di Venezze, Stienta, Taglio Di Po, Trecenta, Villadose, Villamarzana, Villanova Del Ghebbo, Villanova Marchesana.

76 75 strutturarsi ed a quelle che hanno intenzione di intraprendere nel settore di iniziare a farlo con una certa garanzia data dagli investimenti pubblici. Altro obiettivo dovrebbe essere quello di attivare un meccanismo di sensibilizzazione e di imitazione da parte dei privati: se il pubblico realizza interventi di natura dimostrativa, visitabili dai privati e divulgati in modo esauriente, è probabile che anche l edilizia privata segua la tendenza. Oltre al patrimonio edilizio funzionale all espletamento delle loro funzioni, gli enti locali hanno a disposizione per eventuali interventi tutto il sistema di edilizia pubblica residenziale. Nel caso della provincia di Rovigo l azienda che gestisce le case popolari è l Ater Rovigo. L'attuale situazione finanziaria in cui si trova l Ater limita fortemente le capacità programmatorie dell'azienda, che si trova a dover far fronte con le proprie risorse al limitato trasferimento di fondi da parte degli organi superiori. Negli anni passati, tuttavia, sono stati portati a termine interventi sugli edifici, sia per la produzione di energia rinnovabile che di risparmio energetico: installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura dell'edificio dell'ex Ospedale Civile di Lendinara, ristrutturato nell'ambito del Programma "alloggi per gli anziani degli anni 2000"; installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura del Palazzo Sede in Rovigo; installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura dell'edificio di Via Stacche in Rovigo; realizzazione di cappotto in sughero nell'edificio di Via Volta - Rovigo nell'ambito del programma "Contratti di Quartiere II" realizzazione di parete ventilata nell'edificio di Via Volta-Via Bramante - Rovigo nell'ambito del programma "Contratti di Quartiere II" installazione di caldaie a condensazione ogni volta che si procede alla sostituzione delle caldaie esistenti. Allo studio degli uffici dell'azienda vi è comunque un ambizioso programma per la realizzazione di un intero quartiere con caratteristiche di contenimento dei consumi energetici spostando la concezione di risparmio dal singolo edificio alla scala dell'intero quartiere, con ipotesi di partecipazione ai bandi europei per i fondi strutturali La situazione attuale, però, non consente all azienda di attuare una politica di investimenti. Su questo tipo di proposte, l intervento pubblico nella realizzazione di nuovi edifici o di efficientamento di quelli esistenti, bisogna tenere conto che siamo in una fase di restrizione delle finanze pubbliche. Gli interventi di questo tipo, pertanto, vanno calibrati con precisione, preferibilmente all interno di programmi più vasti.

77 76 Vi è la necessità che le istituzioni locali non diano vita ad interventi isolati e saltuari, ma costruiscano un sistema di innovazione integrato, con obiettivi da raggiungere ben definiti e misurabili I CERTIFICATORI Ai certificatori abbiamo somministrato un questionario. Essi sono stati individuati attraverso una mappatura dei residenti in provincia di Rovigo iscritti negli albi delle province dell Emilia Romagna, dove è stata prevista la creazione di albi professionali ai quali i certificatori devono iscriversi. La provincia di Rovigo, come la regione Veneto, non prevede l esistenza di albi e di procedure particolari per l accreditamento dei certificatori. Altri certificatori ci sono stati segnalati grazie alle interviste a testimoni privilegiati. I certificatori individuati, residenti nella provincia di Rovigo, sono stati 40. Di questi, 18 hanno risposto al nostro questionario. La maggior parte degli intervistati sono ingegneri, seguono architetti, geometri, periti industriali con la qualifica di termotecnici. Il 50% degli intervistati ha un età compresa tra i 39 e i 45 anni, il 28% tra i 25 e i 38 anni e il 22% tra i 46 e i 58 anni. Vediamo che cosa è emerso dall indagine. Nella provincia di Rovigo, come in tutte le altre province venete, non è prevista una particolare formazione per i certificatori. È sufficiente che essi siano liberi professionisti, abilitati alla redazione di progetti per l edilizia. Dei 18 certificatori che hanno risposto al questionario, però, la maggior parte (10) ha seguito corsi di formazione. I corsi sono stati organizzati per lo più al di fuori del territorio polesano: soltanto un intervistato ha dichiarato di avere seguito un corso organizzato dal Collegio dei Periti Industriali di Rovigo 10. Gli altri certificatori si sono formati presso ordini professionali attivi nelle province limitrofe, oppure presso organizzazioni di categoria molto attive in questo ambito, come CNA di Bologna. 9 Probabilmente potrebbe essere il social housing la strada per promuovere il green building a livello locale. A differenza dell edilizia pubblica residenziale, il social housing prevede la creazione di un fondo che va a finanziare interventi per una clientela non povera in grado di acquistare una casa, seppur a prezzi più bassi rispetto a quelli di mercato; da tale acquisto il fondo deve ricavare comunque un utile che va ad alimentare il fondo stesso e a remunerare i capitali investiti. In questo modo l aggravio sulle finanze pubbliche sarebbe più modesto. 10 Corso SACERT, di 80 ore, per la formazione di tecnici certificatori energetici degli edifici.

78 77 Tutti i certificatori che hanno risposto al questionario sono accreditati in diverse province, anche in aree del paese non prossime alla provincia di Rovigo. Le più frequenti sono comunque le province dell Emilia Romagna e quelle della Lombardia. Le province dove viene svolta maggiormente l attività professionale sono molteplici. Quasi tutti gli intervistati non indicano mai la provincia di Rovigo come la prima in termini di importanza. Compaiono spesso Padova, Ferrara, Venezia e Bologna, ma anche province del meridione come Foggia e Bari. Figura 22 Elaborazione dati questionario certificatori Secondo la maggior parte degli intervistati, del resto, in provincia di Rovigo non esiste ancora una domanda strutturata in merito alla certificazione energetica degli edifici. Come emerge dal grafico in Figura 22, il 55% circa degli intervistati ritiene che in provincia non vi sia una domanda già strutturata di certificazione. Però, quasi tutti prospettano una importante crescita negli anni a venire. I settori dell edilizia nei quali risulta esserci più attenzione alla certificazione sono quella privata residenziale e quella pubblica, sia per quel che concerne gli edifici ad uso istituzionale che quelli ad uso residenziale, che rientrano nell housing sociale. Molta meno attenzione nei settori industriale e commerciale.

79 78 Figura 23 Elaborazione dati questionario certificatori In termini generali, secondo l opinione dei certificatori, in provincia di Rovigo l attenzione per l edilizia eco-sostenibile è molto scarsa. Le risposte alla domanda sono monotoniche, anche se c è speranza in una imminente crescita della sensibilità a livello istituzionale, imprenditoriale e privato. I problemi sollevati dai certificatori per una buona diffusione della certificazione nel sistema edilizio locale sono molteplici. Li possiamo riassumere nei seguenti punti: - La certificazione viene spesso vista come un obbligo di legge e non come un valore aggiunto per le abitazioni; - Non esiste una normativa chiara a livello regionale, per cui diventa difficile operare con certezza; - Manca un piano a livello regionale e provinciale che guidi i comuni nella redazione di nuovi regolamenti edilizi e che dia indicazioni di prospettiva sul risparmio energetico; - Vi è poca trasparenza nel mercato immobiliare e frequenza della prassi dell autocertificazione degli edifici senza che intervenga un ente terzo nella verifica; - Poca informazione: manca un programma di sensibilizzazione degli acquirenti sul benessere dell abitare e sui reali risparmi che si ottengono grazie all acquisto di case ad alta resa energetica; - Cattiva informazione: viene fatta una errata comunicazione dalle imprese edili, che definiscono eco-compatibili abitazioni, in realtà, a bassa resa energetica, ma sulle quali sono stati fatti interventi di impatto visivo come l installazione di pannelli solari;

80 79 Figura 22 Elaborazione dati questionario certificatori Le responsabilità sulla diffusione di pratiche di costruzione e restauro eco-compatibili vengono imputate soprattutto alle imprese edili ed alle istituzioni. Secondo i certificatori l attività istituzionale è deficitaria soprattutto in due fasi: la normazione e la predisposizione di controlli nei cantieri. Le istituzioni fanno fatica a comprendere il tema e manca l impegno formativo all interno delle strutture nelle quali vengono concepiti i nuovi programmi. Se si guarda ai livelli amministrativi risulta che i comuni sono più attenti agli oneri di urbanizzazione, entrata finanziaria grazie alla quale spesso vengono mantenuti in vita servizi importanti, piuttosto che alla predisposizione di misure per il restauro del patrimonio edilizio esistente e per la regolamentazione sugli edifici di nuova costruzione. I costruttori, invece, secondo gli intervistati, vedono nei dispositivi di risparmio ed efficienza energetica soltanto dei costi aggiuntivi, difficilmente ripagati dal mercato. Figura 24 Elaborazione dati questionario certificatori

81 80 I consumatori sembrano essere poco interessati all acquisto di abitazioni eco-compatibili: ciò accade per mancanza di potere di acquisto, ma soprattutto per una scarsa consapevolezza e informazione in materia di risparmio ed efficienza energetica. La maggior parte degli intervistati ritiene che soltanto strutturando la domanda, grazie all intervento delle istituzioni e ad accordi tra istituzioni e imprese, sia possibile creare un sistema locale innovativo sia nel campo della costruzione che del restauro. L ultimo quesito era una domanda aperta nella quale abbiamo dato la possibilità agli intervistati di inserire commenti liberi sul tema dell edilizia sostenibile. Secondo i certificatori, in modo abbastanza unanime, sarebbe necessario: - il recepimento nei regolamenti edilizi comunali dell'obbligo della nomina del certificatore energetico prima dell'inizio dei lavori (come avviene per il collaudatore statico): in questo modo il certificatore può recarsi in cantiere e verificare la realizzazione di quanto progettato; - l inserimento nei regolamenti edilizi di indicazioni e norme stringenti in materia di risparmio energetico sia per gli interventi di restauro che per le nuove costruzioni; queste dovrebbero essere articolate contemperando obblighi e forme di incentivazione; - iniziative pubbliche tese a migliorare la cultura dei committenti o compratori, per renderli più esigenti e più coscienti di quanto viene offerto dal mercato; - controlli a campione sugli edifici certificati in classi A o B da parte di ente pubblico o ente terzo convenzionato, per verificare la veridicità delle certificazioni. 4.5 GLI ENTI BILATERALI Come già accennato nei precedenti paragrafi, gli enti bilaterali sono enti privati formati dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dalle associazioni dei datori di lavoro di una determinata categoria professionale. Sono costituiti liberamente, di solito in attuazione della contrattazione collettiva nazionale. Sono paritetici, nel senso che datori di lavoro e lavoratori sono equamente rappresentati, ed hanno diversi scopi: tra questi la normativa prevede anche che operino nel campo della formazione professionale e della divulgazione. La Cassa Edile polesana è l ente bilaterale del settore edilizio nella provincia di Rovigo. Dal 2007 ha costituito un ente di formazione, Assistedil, che opera attraverso due strutture: il Comitato Paritecnico Territoriale si occupa di fornire alle imprese assistenza sulla sicurezza sul luogo di lavoro; l Ente Scuola Edile di Rovigo, invece, si occupa della formazione degli operatori nel settore edile e dell alta formazione delle maestranze. La Scuola Edile ha già avviato corsi di formazione, nei quali si è affrontato anche il tema del risparmio energetico e dell utilizzo di nuovi materiali bio-compatibili. I corsi però non sono mai

82 81 stati organizzati in modo specifico sul green building, ma più in generale sulle varie tecniche di costruzione. I progetti di Assistedil e delle sue emanazioni sono tuttavia ambiziosi. I rappresentanti della cassa edile hanno una visione di lungo periodo sul comparto edilizio, che li porta a prospettare la necessità per le imprese edili polesane di convertirsi in una prospettiva green e bio-compatibile. Per preparare il terreno alle aziende che intendono cambiare radicalmente il proprio modo di progettare e costruire, la Cassa Edile interpreta come centrale il ruolo dei consumatori e dei progettisti. Per questo vi è l intenzione di costruire una casa passiva come azione dimostrativa e di sensibilizzazione per i consumatori e di aprirla al pubblico perché la possa sperimentare. In secondo luogo, è previsto il coinvolgimento dei progettisti, anche attraverso corsi di formazione, perché ritenuti figure chiave nel favorire l adozione di innovazioni nel sistema locale. Da questi aspetti si deduce come questo ente bilaterale stia agendo con una funzione pubblica, che va oltre le parti interessate ed sia in grado di coinvolgere attori diversi per fare sistema. Secondo gli intervistati, il Polesine dovrebbe creare un proprio modello nel settore del green building, puntando sulle filiere corte dei materiali edili, ad esempio grazie a ricerca & sviluppo sulla costruzione di barriere fono assorbenti realizzate con le canne del Delta, o ancora investendo sull industria della canapa per la realizzazione di materiali da coibentazione. Una operazione di questo tipo, però, è possibile soltanto costruendo una alleanza tra diversi settori produttivi ed il ricorso iniziale a finanziamenti pubblici (anche europei) per coprire il rischio di investimento. Soltanto un progetto che coinvolga pubblico e privato può avere successo e creare un mercato nuovo: perché ciò sia possibile è necessario superare una resistenza all innovazione tecnologica che riguarda l intero comparto delle costruzioni. 4.6 I PROGETTISTI Nelle interviste i progettisti emergono come figura controversa. Certamente essi svolgono un ruolo molto importante all interno del sistema di green building, ma godono di reputazioni differenti a seconda della tipologia di intervistato. Essi si trovano, come detto, in una posizione di mediazione tra richieste delle istituzioni, desideri dei consumatori e necessità delle imprese edili. Hanno la facoltà di progettare, proponendo soluzioni nuove e spingendo per una maggiore attenzione all ambiente, ma devono trovare il giusto compromesso tra esigenze che spesso sono difficili da conciliare. Secondo alcuni intervistati, i progettisti tendenzialmente spingono per soluzioni di efficienza energetica, ma si trovano a dover rivedere i progetti in senso peggiorativo a causa delle pressioni

83 82 delle imprese edili, che non hanno la capacità di innovare nei metodi costruttivi e nell utilizzo di materiali nuovi e che cercano di ridurre i costi di costruzione al minimo. Secondo altri, invece, manca una adeguata formazione dei progettisti, che non hanno acquisito nuove competenze per una mancanza di aggiornamento professionale. Inoltre, essi dovrebbero acquisire capacità relazionali che vanno oltre le competenze tecniche. Essi dovrebbero svolgere il ruolo di mediazione tra le nuove tecnologie e i consumatori, essere cioè in grado di spiegare ai consumatori le nuove tecniche e le potenzialità degli interventi di risparmio energetico e fare acquisire ai clienti una certa confidenza e dimestichezza con tutta la nuova terminologia tecnica legata al risparmio. In questo modo la loro professione diventerebbe più relazionale, trasmettendo fiducia nelle innovazioni. A proposito, come abbiamo già detto, Assistedil ha in progetto il coinvolgimento dei progettisti per nuovi corsi di formazione. Essi sono ritenuti la figura chiave per diffondere nuove metodologie di costruzione, ancora più delle imprese edili. Un ragionamento simile è stato fatto da CNA per quanto riguarda i professionisti che operano nei dispositivi di risparmio energetico. La competenza e la qualità della relazione tra idraulici, elettricisti, serramentisti ( ) e consumatori diventano determinanti nella produzione e riproduzione di fiducia all interno di un sistema di innovazione, come quello del risparmio energetico. In questo senso, emerge come nel settore degli interventi di risparmio energetico esistano delle qualità e delle competenze difficilmente inquadrabili all interno di nuove figure professionali. Si tratta piuttosto di acquisizione di nuove competenze da parte delle classiche figure professionali e di miglioramento nella qualità delle relazioni tra installatori e clienti. Queste riflessioni sono utili per inquadrare gli interventi di risparmio energetico effettuati attraverso la normativa sul 55%. Installatori e progettisti giocano un ruolo importante nell indirizzare gli interventi. Essi dovrebbero agire in una logica sistemica, individuando e proponendo insieme una serie di interventi integrati che miri ad ottimizzare i costi degli interventi in rapporto al risparmio energetico effettivamente raggiunto. Gli interventi realizzati, invece, risultano poco integrati ed hanno favorito i settori nei quali è meno necessario l apporto di nuove competenze e conoscenze. La scarsa attenzione per i cappotti esterni, nonostante essi apportino miglioramenti importanti all efficienza energetica degli edifici, è anche un indicatore di mancanza di competenze e di fiducia tra consumatori e progettisti, i quali non sono in grado di mediare tra la complessità delle nuove tecnologie ed il bisogno di rassicurazione dei loro clienti. Inoltre, mentre gli installatori hanno intrapreso nuove forme di comunicazione con i clienti proprio grazie alla possibilità di fare nuovi interventi all interno del regime del 55%, i progettisti non hanno utilizzato appieno questa opportunità per proporsi sul mercato con nuove soluzioni. Per quanto riguarda i progettisti, il ruolo degli ordini professionali è molto importante. Sono gli ordini che solitamente si occupano di organizzare la formazione dei propri iscritti. Bisogna registrare una certa difficoltà nella costruzione di iniziative comuni tra i diversi ordini che

84 83 compongono la galassia dei progettisti, in particolare architetti, ingegneri civili e geometri. Sono stati realizzati dei corsi in provincia di Rovigo, ma in modo occasionale e solitamente promossi da un ordine professionale soltanto, senza cercare la convergenza tra le diverse professioni. La formazione dei progettisti dovrebbe essere fatta sulla base di conoscenze sistemiche: le abitazioni sono sistemi complessi, nelle quali non sono i singoli interventi ad apportare miglioramenti sostanziali, ma una serie integrata di azioni. I progettisti, sono proprio deputati a fare interagire gli interventi, e pertanto a creare sinergie, attraverso i loro progetti, tra differenti figure professionali. 4.7 LE AGENZIE IMMOBILIARI Si è riscontrata una certa impreparazione degli agenti immobiliari in merito alle nuove opportunità offerte dal green building. Non è stato previsto un sistema di formazione per aggiornare le loro competenze. Spesso, di fronte a possibili acquirenti interessati a case costruire con criteri di risparmio energetico, non sono in grado di affrontare l argomento con la necessaria competenza. A causa di questa carenza, difficilmente sembrano in grado di svolgere un ruolo significativo nella diffusione del green building: al momento essi non appaiono in grado di orientare né la domanda, né l offerta di abitazioni. 4.8 CHE COSA EMERGE DALLE INTERVISTE? Sono molti gli spunti di riflessione che provengono dalle interviste agli attori locali. I temi toccati con più insistenza sono sostanzialmente tre: la cornice istituzionale entro la quale si colloca il settore del green building, la formazione, la comunicazione. La qualità del contesto istituzionale viene ritenuta molto importante, in una fase nella quale vi è la consapevolezza che il settore del green building può avere importanti sviluppi, ma non si trovano le modalità per iniziare a realizzare interventi capaci di permeare velocemente tutto il settore edile. Una cornice istituzionale adeguata, nella quale hanno spazio regole e incentivi, norme certe, stimoli alla certificazione degli edifici ad uso residenziale, riconoscimento di alcune figure professionali, diventa un tassello fondamentale perché gli attori possano muoversi con sufficienti margini di certezza. Diversi livelli di governance sono coinvolti nella creazione del contesto istituzionale: la regione, la provincia e i comuni. Regione e provincia possono muoversi sulla strada degli incentivi, attraverso programmi e fondi destinati ad hoc (si veda il caso della provincia di Udine). La Regione ha anche la competenza di dare indicazioni in merito alla certificazione, stabilendo la creazione di albi professionali. I comuni possono intervenire con i regolamenti edilizi.

85 84 Ma la cornice istituzionale, da sola, non basta. Perché i progettisti e le imprese siano in grado di adeguarsi al contesto istituzionale, è necessario che vi sia un salto di qualità nella formazione e si promuovano delle figure specializzate. Per fare un esempio che ritorna spesso nelle interviste, ad oggi, nella provincia di Rovigo, ma più in generale in tutto il Veneto, possono svolgere attività di certificazione energetica degli edifici tutti i professionisti che hanno la facoltà di svolgere l attività di progettazione, senza l obbligo di seguire corsi di specializzazione ed adeguarsi a determinati standard. Per una figura chiave come quella del certificatore dovrebbero essere previsti corsi di formazione ed una standardizzazione delle procedure di misurazione delle performance energetiche degli edifici. La formazione nel campo dell efficienza e del risparmio energetico ha bisogno di interdisciplinarietà e forme di conoscenza sistemica. Per questo è utile che i diversi organi che solitamente promuovono corsi di formazione (Assistedil, organizzazioni di categoria, ordini professionali) elaborino corsi integrati, ottimizzando le risorse e costruendo un unico progetto di formazione per il green building. Il terzo elemento importante è la comunicazione. Essa passa attraverso diversi canali: la comunicazione diretta, attraverso incontri e materiale divulgativo, le best practice e la buona reputazione. Probabilmente le più importanti sono le ultime due, anche per questo tra gli attori intervistati ritorna sempre la necessità che il pubblico intervenga sui propri edifici come modo per divulgare e convincere i cittadini della necessità e bontà degli interventi di risparmio energetico. Anche gli interventi a carattere sperimentale e dimostrativo sono importanti, come il progetto della Cassa Edile di costruire una casa passiva e renderla fruibile a chiunque. Un ruolo importante nella comunicazione tradizionale potrebbero svolgerlo gli agenti immobiliari, se fossero adeguatamente formati sui temi del green building. Anche la buona reputazione è una potente forma di comunicazione: prendiamo il caso della certificazione energetica. Molti intervistati riconoscono un ruolo fondamentale alla certificazione, ma ne sottolineano sempre i difetti con i quali essa viene applicata nel sistema locale. Addirittura pare che vi siano molti contenziosi legali sulle certificazioni, poiché chi vende le case classifica, con la complicità di un professionista, l abitazione in una classe più alta rispetto a quella effettiva. Lasciando da parte i casi di vera e propria frode, i contenziosi sulle certificazioni possono anche essere dovuti ad una incertezza sulle metodologie di verifica della classe energetica. Comunque sia, la certificazione non gode di una buona reputazione a livello locale e l immagine che si crea nei consumatori è negativa. Si possono allora prevedere anche ingegnosi metodi di comunicazione con i clienti, ma sono le pratiche messe in campo che alla fine decretano il successo e la replicabilità delle iniziative.

86 85 CAPITOLO V PROFESSIONALI GREEN ENERGY JOBS: UNA RICOGNIZIONE DEI PROFILI Premessa Lo studio effettuato consiste in un analisi ragionata e una valutazione, attraverso un esercizio di simulazione, dell impatto del progresso tecnologico e degli investimenti nel campo delle energie rinnovabili sulla crescita economica e l occupazione in Polesine. Tema connesso agli investimenti green è infatti l individuazione delle figure professionali chiave e dei cosiddetti lavori verdi emergenti nel campo delle energie rinnovabili e dei relativi fabbisogni espressi e potenziali su cui un territorio può intervenire in termini di formazione e istruzione. Si tratta infatti dei principali strumenti per fronteggiare efficacemente le trasformazioni indotte dai processi di riconversione socioeconomica propri della sostenibilità e le relative nuove istanze connesse alle figure professionali ed ai modelli organizzativi del lavoro, a partire dalla valorizzazione del capitale sociale e umano, mediante la creazione di nuova e buona occupazione e lo sviluppo di competenze che garantiscano la crescita di un adeguata forza lavoro, formata e qualificata. L interesse per la tematica dell analisi dei fabbisogni formativi in ambito green è crescente ed è dovuto alla convinzione, sempre più radicata a tutti i livelli di responsabilità, di quanto questo argomento costituisca uno strumento cardine per il supporto delle politiche formative in coerenza con i bisogni espressi dal sistema socio-economico locale. In accordo con questo, è stata evidenziata la necessità di un indagine preliminare alla potenziale programmazione dei corsi veri e propri, ovvero la realizzazione di una accurata indagine dei fabbisogni formativi in modo da calibrare correttamente i futuri interventi. Non a caso, la corretta conoscenza di tali esigenze è fondamentale per operare consapevolmente scelte politiche valide che riescano ad innescare un proficuo dialogo domanda/offerta di qualificazione e ri-qualificazione professionale. Gli sviluppi del mercato del lavoro hanno provocato sconvolgimenti in seno a tutti i settori produttivi; la concorrenza, l andamento dei consumi e l insorgere delle nuove tecnologie premono sempre più sui vari settori affinché attuino mutamenti radicali. La formazione, infatti, deve perseguire un duplice e tradizionale obiettivo: da una parte facilitare l accesso dei lavoratori all occupazione, dall altra ridurre i rischi dell obsolescenza professionale di quei lavoratori che già posseggono un impiego, in particolare in un periodo di difficoltà economica che ha visto l uscita dal mercato di molti occupati in vari e differenti settori. La green economy nel suo senso più ampio non è dunque un settore o un comparto di un economia, quanto piuttosto un modello di sviluppo, a forte impatto sulla crescita delle economie territoriali. Per garantire una maggiore completezza alla ricerca in oggetto, si è voluta effettuare una ricognizione dei profili professionali esistenti nei settori interessati dallo sviluppo green,

87 86 tracciandone un quadro dei contenuti e valutandone le tendenze evolutive, soprattutto con un radicamento territoriale polesano. Proveremo quindi ad identificare le nuove figure professionali emergenti esplorandone le caratteristiche, i ruoli, le capacità e le competenze richieste, il contesto in cui si colloca l azione professionale, con l obiettivo di dare un maggior respiro al problema occupazionale, ma adattandolo allo stesso tempo alle richieste del territorio, soprattutto di tipo formativo. Considerati i green jobs come direttamente connessi alle nuove tecnologie verdi, che richiedono nuove competenze, abilità e qualifiche da conseguire attraverso una formazione aggiuntiva, cercheremo di individuare per ciascun settore i differenti profili e necessità formative. Proviamo, innanzitutto, a fare una rapida ricognizione dei principali studi condotti in materia. Una recente ricerca di IRES (Istituto per le ricerche economiche e sociali - Osservatorio Energia e Innovazione 2010) ha rilevato il potenziale impatto delle nuove tecnologie verdi e la relativa acquisizione di nuovi green skills, secondo tre ipotesi. In primis, la possibilità di aumentare l occupabilità dei lavoratori tradizionali, configurando tali nuove figure come supplementari (non si producono mutamenti sostanziali nel lavoro e nei requisiti richiesti al lavoratore, poiché i tasks non cambiano). In secondo luogo, si prospetta l ipotesi che si possano verificare cambiamenti significativi nel lavoro e nei requisiti richiesti al lavoratore (i tasks sono diversi): i nuovi green skills sono da considerarsi quindi necessari per il mantenimento del posto nell occupazione tradizionale, diventando un requisito per l impiego. Infine, è possibile prospettare l ipotesi che i nuovi green skills determinino la transizione a nuovi lavori, portando ad un occupazione completamente nuova: le occupazioni verdi emergenti. Avere ben chiaro tale scenario, come premessa, può aiutarci ad approfondire la percezione di come il mercato del lavoro può cambiare anche nel contesto polesano, in funzione di nuove esigenze. Per avere un quadro dell attuale situazione, ci affidiamo ad alcuni dati. Dall indagine condotta da Symbola ed Unioncamere (2010) risulta che il 30% delle piccole e medie imprese italiane nella crisi puntano anche su scelte connesse alla green economy, con una percentuale che sale nelle imprese che esportano (33.6%), che sono cresciute economicamente anche nel 2009 (41.2%), che hanno elevato la qualità dei loro prodotti (44.3%). E spesso sono azioni che si incrociano con una spinta per l innovazione e per la valorizzazione delle qualità delle risorse umane. Le figure professionali coinvolte attraversano tutti i settori con picchi oltre il 50% tra i legislatori, dirigenti e imprenditori e più ancora (60.4%) tra artigiani, operai specializzati e agricoltori. Considerando i ritmi di crescita delle assunzioni green, che solo nel 2009 sono state , si può stimare nei prossimi anni tra nuova occupazione e riqualificazione dell esistente almeno un milione di posti di lavoro. Dal Sistema Informativo Excelsior 11 è stato verificato il grado di allineamento dei fabbisogni 11 Si tratta del sistema informativo nato dalla collaborazione tra il sistema camerale nazionale e il Ministero del Lavoro e l Unione Europea, che ricostruisce annualmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese, fornendo indicazioni di estrema utilità soprattutto per supportare le scelte di programmazione della formazione, dell orientamento e delle politiche del lavoro.

88 87 professionali delle imprese rispetto all evoluzione in atto, rilevando come il 38% delle nuove assunzioni possa oggi essere ricondotto ai diversi ambiti di diffusione della green economy. Pur in molti casi senza averne piena consapevolezza, le nostre aziende stanno quindi gradualmente adeguando la propria composizione lavorativa in questa direzione. Esprimendo, inoltre, una domanda di formazione continua che chiama direttamente in causa l impegno del sistema camerale a supporto delle imprese in questa fase di cambiamento. Dal punto di vista dell occupazione, la green economy conta al 2010 nel nostro continente 3,4 milioni di posti di lavoro: in Europa circa 400 mila persone sono impiegate nel settore delle energie rinnovabili, 2,1 milione nella mobilità sostenibile e oltre 900 mila in beni e servizi per l efficienza energetica, in particolare nel settore edilizio. Questi impieghi includono la produzione, l installazione e la manutenzione di turbine eoliche e pannelli solari, o i lavori per migliorare l efficienza energetica negli edifici esistenti. Alcuni settori, in particolare eolico, solare, fotovoltaico, mobilità pubblica e settore edile stanno registrando una crescita significativa. Ci sono poi i circa 5 milioni di addetti nell indotto. A guidare la classifica europea delle professioni verdi sono Germania, Spagna e Danimarca per l eolico, Germania e Spagna per l energia solare. Considerata la situazione occupazionale del recente periodo di crisi, anche la Regione Veneto, nell ultima edizione del Rapporto Statistico 2011, rivolge maggiore attenzione alla fase di transizione verso una nuova economia che genera posti di lavoro e figure professionali, adattate all evoluzione dei contesti lavorativi. Incrociando il settore economico e la professione si è ottenuta una stima dei green jobs per il Veneto, seppur con una valore in eccesso e sovrastimato rispetto al numero effettivo di lavoratori verdi, e escludendo il settore agricolo, della pesca e agroforestale, per la difficoltà di estrapolarlo dal più ampio settore primario. Tale dato non è quindi esaustivo rispetto ad un tema di particolare interesse per l area di interesse della ricerca, poiché il Polesine è prettamente agricolo e potrebbe attestarsi come la Provincia più propensa a sviluppare figure da inserire in tale ambito lavorativo nel prossimo futuro (si consideri che in Veneto nel 2010 gli occupati nel settore primario erano ben , il 3,2% del totale degli occupati; in Provincia di Rovigo l 8%). Ciò che va citato è l aumentare del numero di occupati verdi in Veneto dal 2005 al 2009, pari al 5%, con una composizione a favore dei lavoratori impiegati nei settori della gestione dell inquinamento e delle risorse (con il 57,6% nel 2009), a discapito di quelli addetti alle tecnologie e prodotti puliti, mentre quasi un quarto dei lavoratori nel settore green è impiegato nel comparto dell energia. Nell osservare le diverse vocazioni delle province venete, come si può vedere dal grafico in figura 25, Rovigo sembra essere più attenta all utilizzo e gestione delle risorse naturali (riciclo materiali, fornitura e depurazione delle acque e risparmio energetico), quindi in tutte quelle attività che basano la capacità di produrre ricchezza attraverso di esse.

89 88 Figura 25 Distribuzione percentuale degli occupati in settori verdi per provincia e macro area. Veneto Anno Fonte: Rapporto Statistico Regione Veneto Elaborazioni Regione Veneto Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Nello stimare il numero di lavoratori che svolgono una professione direttamente o indirettamente legata all ambiente e che lavorano in un settore verde, incrociando gli occupati nei settori verdi con le professioni green o potenzialmente green, in Veneto nel 2009 se ne sono stimati , con Belluno in testa per incidenza e Rovigo sotto la media veneta (4,3%) del 5,2% degli occupati potenzialmente green sul totale occupati, con un arretramento nel corso degli ultimi 5 anni.

90 89 Figura 26 Percentuale degli occupati potenzialmente green sul totale degli occupati per provincia veneta - Anni 2005 e 2009 Fonte: Rapporto Statistico Regione Veneto Elaborazioni Regione Veneto Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Particolarmente interessante è la diffusione di tali figure lavorative tra i giovani in Veneto: dai dati Isfol emerge che lavorano per l economia sostenibile il 6,4% dei 15-29enni e il 5,5% dei 30-39enni a fronte del 4,6% degli over 40, segno di un apertura del mercato lavorativo veneto verso una maggiore sostenibilità. Ragionando in una logica di filiera proviamo ora ad adattare lo studio delle professionalità nei settori delle FER (fonti energetiche rinnovabili) alla catena del valore, nonostante i dati sull occupazione nel settore delle FER siano soggetti ad un alto grado d incertezza per la mancanza di rilevazioni statistiche sistematiche e comparabili. Principale limitazione alla nostra ricerca è la mancanza di categorie statistiche definite per monitorare il fenomeno, e nel definire i tratti salienti del confine che definisce il limite del settore dell energia rinnovabile a livello europeo e nazionale. Considerando le tradizionali aree di lavoro, le figure individuate possono rientrare nella seguente catena del valore: Ricerca e sviluppo Produzione Sviluppo di progetto (ingegneria, design e project management) e commercializzazione (vendite e marketing Procedure autorizzative Finanza Installazione

91 90 Gestione operativa (regolazione, scambio e certificazioni) La difficoltà di tale classificazione è data anche dal fatto che l occupazione del settore può essere statisticamente invisibile perché si confonde con figure professionali disperse in settori affini, o che in taluni casi non sono facilmente distinguibili da quelle tradizionali. Si è proceduto ad individuare le figure professionali partendo da una importante ricerca condotta dall Ires nel I profili professionali individuati dall Istituto di Ricerche Economiche e Sociali sono stati confrontanti con gli attori locali durante le interviste. A partire dalle esigenze espresse dai nostri interlocutori, abbiamo selezionato i profili più idonei al contesto polesano e ne abbiamo integrati altri più consoni al contesto locale. Sono stati quindi identificati dei settori verdi, suddivisi rispetto alle principali aree della ricerca: solare termico e fotovoltaico, biomasse, geotermico, idroelettrico, green building. Ai fini dell analisi non prenderemo in considerazione l eolico, la cui distribuzione territoriale dell occupazione in Italia è condizionata dalla dislocazione degli impianti di produzione. Presenta valori elevati nelle regioni meridionali e nelle isole, mentre nelle regioni settentrionali i valori sono molto bassi o assenti. Il motivo è da ricondursi all assenza di capacità installata in molte regioni del Nord ed, ove presente, alla limitata dimensione degli impianti dislocati sul territorio. 12 Ires (2010), Lotta ai cambiamenti climatici e fonti rinnovabili: gli investimenti, le ricadute occupazioni, le nuove professionalità, Rapporto di ricerca, n. 4/2010.

92 91 Situazione attuale SOLARE TERMICO E FOTOVOLTAICO La nostra analisi ha rilevato l assenza nella provincia di Rovigo di aziende di produzione nel settore del solare, confermando ancora una volta la natura di subfornitura e scarsa specializzazione, che in tale settore è ridotta a pochi casi di aziende meccaniche che hanno riconvertito un loro ramo d azienda. Si risente in particolare della vicinanza ad un area, quale quella padovana, distinta negli ultimi anni per la creazione di situazioni aziendali di eccellenza nel settore del fotovoltaico. Ciò influisce notevolmente sulle figure professionali richieste e da formare nelle aziende del territorio polesano, considerato il numero notevole di addetti più o meno tecnici per il settore. Si tratta per lo più di figure professionali legate all installazione e manutenzione, o al commerciale, piuttosto che esperto nella realizzazione di celle e moduli o impianti in toto. Inoltre, per quanto concerne il fotovoltaico installato, esso si caratterizza rispetto alle altre province venete e a Ferrara, per una maggiore concentrazione degli impianti: questi sono di taglia mediamente più grossa e in numero inferiore rispetto alle altre province. Il Polesine ha la maggiore potenza installata in termini assoluti e relativi tra tutte le province venete, ma una minore diffusione per numero di impianti rapportati alla popolazione. Se la tendenza continuerà ad essere questa, anche i profili professionali richiesti assumeranno connotazioni peculiari. Per individuare le figure professionali è necessario capire bene la struttura delle diffusione della tecnologia a livello locale, perché può fare la differenza in termini di specializzazione dei lavoratori. Ipotesi di figure professionali necessarie Ingegnere dell energia solare: effettua analisi ingegneristiche localizzate e valutazioni della efficienza energetica e di progetti solari per clienti residenziali, commerciali e industriali utilizzando software di simulazione della costruzione. Ingegnere gestionale in ambito di energia fotovoltaica: gestisce attrezzature solari con l ausilio di consulenti anche nella progettazione di soluzioni; è un esperto di tecnologia solare e di innovazione Ingegnere dei sistemi di produzione di energia fotovoltaica: guida lo sviluppo e l'implementazione di sistemi connessi alla rete altamente efficienti per tecnologie di fotovoltaico a concentrazione Ingegnere specializzato nell installazione di piccoli impianti a energia solare: responsabile per la installazione e/o progettazione di sistemi solari di piccole/medie dimensioni in ambito commerciale e/o domestico; elabora progetti tecnici e si occupa di ogni attività connessa all installazione del sistema Tecnico manifatturiero di scaldabagni solari: si occupa della costruzione e dell assemblaggio dei componenti degli scaldabagni ad energia solare Designer di sistemi fotovoltaici: si occupa dell inserimento e della integrazione architettonica e ambientale dei sistemi solari per strutture nuove o già esistenti ad uso commerciale e/o abitativo che presentano un certo impatto ambientale o pregio architettonico. Nei casi di campi fotovoltaici, progetta l integrazione paesaggistica degli impianti in ambito agricolo. Manutentore di campi fotovoltaici: si occupa di sfalcio dell erba, manutenzione dei canali di scolo, manutenzione del verde perimetrale, manutenzione delle recinzioni Tecnico manutentore di campi fotovoltaici: si occupa della manutenzione della parti elettriche, del monitoraggio della termometria, del controllo dell impianto di sorveglianza Altre figure professionali: Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici residenziali - Elettricista specializzato nella installazione di sistemi fotovoltaici commerciali - Tecnico installatore del solare - Consulente vendite di sistemi fotovoltaici residenziali e commerciali - Consulente per la vendita di fotovoltaico - Energy Manager del settore fotovoltaico - Operatore della centrale elettrica - Manager in energie rinnovabili - Esperto in programmazione delle energie rinnovabili

93 92 - Manager della programmazione energetica Tecnico degli impianti sostenibili Venditore di fotovoltaico

94 93 Situazione attuale BIOMASSE Nella provincia di Rovigo il settore delle biomasse si sta sviluppando seguendo diverse direttive: la coltivazione di colture energetiche per la trasformazione industriale, qualche tentativo di short rotation forestry e soprattutto la proliferazione di impianti per la produzione di energia da biogas. Non esistono imprese che progettano e costruiscono impianti di questo tipo, ma soltanto qualche azienda che ha integrato nella propria gamma di prodotti soprattutto componenti idrauliche per gli impianti. Sono però presenti molte aziende agricole direttamente coinvolte nella produzione di energia da biomasse o nella fornitura di coltivazioni energetiche per impianti industriali, come gli impianti di spremitura e di trasformazione delle derrate agricole in biodiesel. Gli impianti a biogas presenti in provincia sono soprattutto di taglia medio-grande (circa 1 MW), sono integrati a livello di singola azienda agricola e generalmente non prevedono l utilizzo del calore prodotto. Tenendo conto del quadro attuale, è ipotizzabile una progressiva specializzazione dell agricoltura polesana in campo agroenergetico, pertanto saranno necessarie nuove figure professionali, che abbiano competenze sia in campo agronomico e in campo energetico-impiantistico. Inoltre, saranno necessarie figure che si occupino dell intermediazione tra industria ed aziende agricole ed analisti capaci di comprendere l evolversi della struttura agricola locale e dei mercati delle commodities in seguito alla crescente richiesta mondiale di colture energetiche. Infine, visto il crescente dibattito sulla produzione di energia da biomasse ed il deficit di coinvolgimento dei cittadini nelle fasi di progettazione degli impianti, è auspicabile pensare anche alla formazione di esperti nei processi partecipativi e nel coinvolgimento dei cittadini nelle scelte energetiche a livello locale. Ipotesi di figure professionali necessarie Ingegnere esperto di approvvigionamento idrico in ambito agricolo: si occupa dell integrazione tra colture energetiche e sistema idrico locale, di approvvigionamento idrico e di irrigazione secondo le più moderne tecniche di risparmio Responsabile accumulo, separazione e selezione della biomassa: si occupa dell approvvigionamento degli impianti a biogas e biomasse Responsabile del funzionamento, ingegneria, manutenzione degli impianti a biomassa: progetta, costruisce, aziona e/o cura la manutenzione degli impianti che generano l'elettricità dalla combustione della biomassa Analista delle politiche dei combustibili alternativi e delle vendite: Esperto di legislazione e mercato creditizio nel settore dei combustibili alternativi e della energia rinnovabile, si occupa di vendite di affari e implementazione dei progetti. Presta consulenza sul mercato dei combustibili alternativi. Intermediario nel campo delle biomasse: Esperto del territorio, cura i rapporti tra le aziende produttrici di impianti, dispositivi o apparecchiature, prodotti nel campo delle biomasse e l acquirente. E un procacciatore di clienti che lavora di regola su zona, conoscendo le caratteristiche e le necessità del territorio e favorendo la stipula di contratti a medio-lungo termine tra gli attori interessati nei processi di produzione di energia da biomasse (aziende produttrice di impianti e/o di materiale, privati cittadini,

95 94 agricoltori, enti finanziatori). Esperto nei processi partecipativi: interviene nelle prime fasi di progettazione degli impianti, per favorire l integrazione degli impianti con il territorio circostante e coinvolgendo la cittadinanza in una logica di co-progettazione. È esperto di consensus building, sistemi di coinvolgimento e procedure deliberative. Garante dell informazione partecipata: Tiene i rapporti con il territorio occupandosi dell'informazione e del coinvolgimento dei referenti sociali, economici ed istituzionali di riferimento, favorendo l'informazione e la consultazione su Piani e Programmi di riassetto del territorio in ambito strategico (VAS) e Opere e/o trasformazioni del territorio in ambito locale (VIA). Partecipa all'istruttoria e al parere della VAS e della VIA. Altre figure professionali: Energy manager esperto in biomasse - Chimico ambientale - Agronomo - Agricoltore per le produzioni delle biomasse -Manager esperto nella programmazione energetica-ambientaleterritoriale - Esperto di progettazione di sistema

96 95 Situazione attuale GEOTERMICO In provincia di Rovigo si registrano soltanto alcune sporadiche installazioni di geotermico per il riscaldamento di edifici. Fino ad ora il settore si è mosso davvero poco, ma esistono piani istituzionali per il lancio della geotermia a livello di singole abitazioni. Esiste un gruppo di lavoro sulla geotermia, coordinato dagli uffici provinciali, che sta studiando i possibili interventi. Non prevediamo grandi sviluppi in questo senso. Anche a livello nazionale, al di là delle aree storiche di produzione di energia termica ed elettrica da geotermia, il settore non sta crescendo come sperato. Forse è penalizzato dalla concentrazione degli incentivi sulla produzione di energia elettrica e non sugli impianti di climatizzazione. Ipotizziamo qualche figura professionale che potrebbe essere idonea a creare degli studi preparativi a livello locale, per capire in modo esaustivo le caratteristiche territoriali. Ipotesi di figure professionali necessarie Esperto di progettazione di risorse idriche e infrastrutture connesse: gestisce e coordina la progettazione di opere e interventi, di conduzione di impianti, di esercizio di reti, di sistemi informatici, di monitoraggio ambientale ed idrico. Idrogeologo: si occupa dell analisi dei flussi di acqua sotterranei dando indicazioni sulla situazione della falda e sulle conseguenze del funzionamento degli impianti geotermici. Manager del governo del territorio: il settore del geotermico si rapporta con la questione delle falde e indirettamente con l agricoltura. È necessario perciò sapere gestire le risorse naturali in modo sistemico. Il manager che si occupa di governo del territorio rappresenta ed esprime la cultura e la gestione dell'integrazione tra le diverse finalità e funzioni di intervento (difesa del suolo e salvaguardia del territorio, utilizzazione, tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed agroforestali), opera in connessione con la pianificazione del territorio e delle infrastrutture, con la pianificazione urbanistica, con la promozione dello sviluppo economico.

97 96 Situazione attuale IDROELETTRICO Insieme alla provincia di Venezia, la provincia di Rovigo è la sola in Veneto a non avere nel proprio territorio nemmeno un impianto di produzione di energia idroelettrica. Il Polesine, d altronde, pur avendo corsi d acqua dalla portata molto grande, è un territorio pianeggiante senza cadute. In altre zone d Italia, però, sono abbastanza diffusi gli impianti ad acqua fluente di pianura, sia su tratti di fiume che su canali irrigui. Sui fiumi (acqua fluente e salti bassi) le centrali sono localizzate in sezioni dove esiste una condizione idonea: ad esempio sulle traverse a servizio di derivazioni irrigue o per la regolarizzazione della pendenza dell alveo fluviale. In passato funzionava infatti quale mulino ad acqua, ad esempio in località Pizzon a Fratta Polesine. Sui canali di irrigazione, invece, gli impianti sono situati sugli scaricatori della rete irrigua, funzionanti con acque in eccesso rispetto alle necessità irrigue. Esistono perciò delle potenzialità, anche se fino ad oggi non sono state sfruttate. Non si prevedono grandi evoluzioni in questo senso (nel Piano Comunale di Efficienza Energetica di Porto Viro vi è un progetto da attuarsi su un ramo del Po), tuttavia, qualora vi fosse un piano di sviluppo dell idroelettrico vi sarà bisogno di particolari profili professionali. Ipotesi di figure professionali necessarie Ingegnere civile esperto in idrologia: è un esperto di impiantistica per lo sfruttamento delle acque fluenti e dei salti bassi. Operatore manutenzione impianti idroelettrici: è un esperto della meccanica legata agli impianti idroelettrici. Si occupa della manutenzione ordinaria degli impianti. Idrologo: si occupa dello studio dei flussi d acqua nei territori pianeggianti, individuando le zone di scorrimenti più favorevoli all installazione di impianti energetici. Architetto paesaggista: si occupa di integrare le strutture nel paesaggio, individuando soluzioni innovative per ridurre al minimo l impatto ambientale

98 97 Situazione attuale GREEN BUILDING EDILIZIA SOSTENIBILE Il green building ed il mercato dell efficienza energetica saranno settori molto importanti nei prossimi anni. In particolare gli interventi di risparmio ed efficienza interesseranno trasversalmente i principali settori industriali e troveranno la loro principale applicazione nell edilizia e nella pianificazione urbanistica. Cresce infatti la necessità di aumentare la qualità media delle infrastrutture ambientali riducendo lo sprawl urbano, fermando così la crescita del consumo di suolo a favore di processi di densificazione urbanistica, riqualificando, dove necessario, le aree ormai in dismissione. Anche se la situazione nel Polesine appare ancora ad uno stadio di partenza, con tutti gli attori coinvolti della necessità di convertire l intero settore in un ottica green, ma ancora fermi in attesa di segnali più certi da parte del mercato e delle istituzioni, è indubbio che nei prossimi anni crescerà la domanda di nuove professioni. Esse saranno di vario tipo, inserendosi in ogni fase della catena del valore dell edilizia: ricerca di nuovi materiali, progettazione ingegneristica e architettonica, costruzione degli edifici, installazione dell impiantistica, certificazione energetica, restauro dell esistente, recupero di materiali. Ipotesi di figure professionali necessarie Certificatore energetico: si occupa di certificare le performance energetiche delle abitazioni. Deve essere in grado di adeguarsi a standard differenti nell espletare la procedura di assegnazione e verifica della classe energetica dell edificio Esperto in demolizione per il recupero dei materiali: Si occupa della progettazione e realizzazione di interventi di decostruzione e dismissione di manufatti in ambienti di vita confinato, garantendo la valorizzazione e la riutilizzazione dei materiali recuperati. Manager del processo edilizio sostenibile: La figura coordina e dirige il tutto percorso di realizzazione di un opera edilizia a carattere sostenibile. In particolare si occupa di: - individuare le scelte metodologiche e contestuali più adatte alla gestione energicamente sostenibile del progetto edilizio, improntate a criteri di efficienza energetica, - realizzare un protocollo tecnico operativo per una corretta valutazione igienico-sanitaria dei progetti dell'edilizia residenziale; - predisporre controlli su progettazione e costruzione degli edifici e sull'inquinamento rilevato negli ambienti realizzati; - definire le linee guida del piano finanziario dell'opera da realizzare, tenendo conto di vincoli e opportunità per il rispetto del basso impatto ambientale Ricercatore di nuovi materiali per l edilizia Progettista di manufatti edilizi a basso impatto ambientale: è responsabile del progetto e sovrintende alla realizzazione e alla gestione di manufatti edilizi, valutandone l'impatto ambientale, la salubrità e l'efficienza energetica, individuando i vincoli progettuali e definendo le soluzioni progettuali più appropriate Tecnico degli impianti a basso impatto ambientale: esegue e/o coordina la messa in opera di soluzioni impiantistiche a basso impatto ambientale, in base alle specifiche progettuali e alle caratteristiche strutturali e ambientali dello stesso Tecnico per la verifica delle performances ambientali degli edifici: Garantisce e controlla le performances ambientali di impianti e strutture all'interno di ambienti di vita confinati, verificandone il livello di salubrità e vivibilità. Esperto in comunicazione e marketing ambientale dell edilizia: Progetta e realizza piani di comunicazione e di promozione relativi alle tematiche dell'architettura a basso impatto ambientale, favorendone la diffusione e lo sviluppo sul territorio. Altre figure: Energy Manager del settore edilizia Geometra ambientale Ingegnere per

99 98 l ambiente Tecnico del restauro urbano storico Valutatore edile del contesto ambientale Progettista di manufatti edilizi a basso impatto ambientale - Esperto in valutazione del contesto ambientale - Tecnico degli impianti a basso impatto ambientale - Manager della borsa dei rifiuti dell'edilizia

100 99 CONCLUSIONI Richiamiamo quali erano gli obiettivi della ricerca: - Descrivere lo stato di fatto su risparmio energetico e produzione da fonti rinnovabili - Individuare delle chance di sviluppo per la provincia di Rovigo Lo stato di fatto è descritto nei capitoli del rapporto; viene ora sintetizzato e suddiviso in due macroaree: la produzione da fonti rinnovabili e il risparmio energetico; seguiranno poi alcune riflessioni conclusive sulle prospettive. Produzione da fonti rinnovabili - Il Polesine con le sue centrali ha un potenziale di produzione di energia elettrica molto al di sopra del proprio fabbisogno; in campo industriale viene consumata una quantità di energia elettrica appena sotto il valore regionale (nel 2008, Kwh procapite di energia elettrica per uso industriale contro i Kwh procapite del Veneto). In Polesine non è quindi un area sotto-industrializzata, semmai ha sovracapacità energetica, grazie all ampia disponibilità di terreni a prezzo relativamente basso dove installare impianti. - Il Polesine consuma energia elettrica per usi domestici (1.138 kwh procapite di energia elettrica nel 2008, pop. 2010; Padova e Veneto e Italia 1.128) grosso modo come il resto d Italia - Sui consumi di derivati del petrolio e di gas, esclusa l energia elettrica, non abbiamo dati altrettanto precisi, ma vi è ragione di credere che i livelli siano simili, data la copertura capillare delle rispettive reti di distribuzione e la condizione pedo-climatica del territorio. - La disponibilità di fonti rinnovabili di energia in Polesine è limitata dal fatto che mancano sia le foreste (utili anche per il maggiore assorbimento di CO2 rispetto alle colture agricole annuali), sia marcati salti d acqua, sia venti forti e costanti, nonostante una verifica sistematica sui venti sfruttabili dal micro eolico sia mai stata fatta soprattutto sul delta. - Restano le biomasse di origine agricola e il sole che sono per ora sfruttati in quantità maggiore che nelle aree contermini, ma con impianti sovradimensionati che portano a una notevole occupazione di terreno agricolo (pannelli FTV) oppure a spreco di calore (impianti biogas). Tale sovradimensionamento si è creato in base all introduzione di generosi incentivi erogati dallo stato all energia elettrica da fonti rinnovabili - Gli impianti a biomasse e le grosse concentrazioni di pannelli fotovoltaici hanno visto l intervento di investitori esterni alla provincia; in particolare per gli impianti a biogas essi hanno costituito delle società miste con aziende agricole locali, alle quali è stato chiesto di garantire l approvvigionamento di biomasse da inserire nel digestore. - Sul versante della produzione di dispositivi e materiali per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili non si registrano concentrazioni industriali di rilievo; singole imprese sono impegnate nell assemblaggio di parti; emblematico il caso della ASFO, impresa con sede a Vicenza, che produce nello stabilimento di Villamarzana anche parti di turbine eoliche.

101 100 - Più variegato il panorama dell installazione dei pannelli fotovoltaici; certamente non pionieristico, ma con la discesa in campo di imprese di un certo calibro come IRSOL del gruppo Irsap, accanto ad altre minori come ASM set e altre di tipo artigiano. - Non vi sono studi o segnali di una incipiente specializzazione del Polesine su questo ambito, per cui anche sulle ricadute occupazionali e di reddito ci si può comodamente attenere alle medie nazionali che vedono un incremento sicuro delle professioni verdi e delle relative remunerazioni; in questo senso, non vi sono neppure segnali di una esclusione sistematica della provincia dai principali flussi industriali nell ambito della produzione di dispositivi e materiali per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia. - Quasi assente risulta il settore della geotermia (una sola azienda censita), che pure in Polesine avrebbe condizioni dei suoli piuttosto favorevoli in particolare per gli impianti a secco sia con sonda a pozzo sia con rete orizzontale. Essa è solitamente abbinata a forme di riscaldamento a bassa entalpia sulle quali invece esiste in zona una tradizione produttiva leggermente più ampia e collaudata. Risparmio energetico - Un settore che si sovrappone a quello industriale, sopra menzionato, riguarda la produzione di materiali che permettono il risparmio di energia. Su questo versante abbiamo registrato singole emergenze ossia imprese territorialmente isolate che hanno imboccato la produzione esclusiva o quasi di prodotti per il risparmio di energia: infissi e laterizi; sui prodotti naturali si registra la questione canapa, oggetto di interessanti sperimentazioni in loco, ma mai inserita in cicli produttivi di lunga durata. Inoltre, va registrata una certa distonia, questione per altro dai confini ben più ampi rispetto alla presente ricerca, fra le prestazioni energetiche richieste ai materiali e la loro riciclabilità/salubrità ambientale. - Alla produzione di dispositivi-materiali andrebbero affiancate le imprese che forniscono servizi energetici. Anche in questo caso si nota una debole specializzazione, che però non impedisce la presenza di una buona gamma di servizi, dalla consulenza per le installazioni di pannelli alle elaborate risposte delle ESCO (nel Polesine ne esistono due su circa 300 presenti su tutto il territorio nazionale 13 ); manca in provincia un agenzia pubblica per i servizi energetici, per altro diffusa in maniera sporadica anche nel resto d Italia Certificazione energetica degli edifici, obbligatoria in tutto il Veneto a partire dal luglio per gli edifici nuovi o oggetto di compravendita; la certificazione energetica degli edifici si presenta nella regione Veneto più blanda che nelle regioni contermini per il fatto che a) l attestazione di certificazione energetica (ACE) non è prevista per le ristrutturazioni e per le locazioni; b) non esiste un albo ufficiale dei certificatori. In generale, il debole impegno politico della regione Veneto sulle certificazioni ufficiali (escluse quelle volontarie) è testimoniato anche dal fatto che è una delle poche regioni a non aver legiferato 13 Le due imprese con sede in Polesine ad essere presente nella lista delle "società operanti nel settore dei servizi energetici" dell AEEG (hanno cioè ottenuto l'approvazione da parte dell'autorità di almeno una richiesta di verifica e certificazione dei risparmi energetici conseguiti da progetti realizzati nell'ambito dei medesimi decreti) sono Guerrato Spa e Elletrocostruzioni Rovigo srl. Fonte:

102 101 in materia. Questa debolezza si riflette sul pessimismo dei certificatori residenti in Polesine e da noi intervistati (vedasi paragrafo 4.4) - Associazioni di imprese: come per altri aspetti della green economy polesana non si registrano grossi movimenti verso la creazione di gruppi di imprese impegnate su tutto il ciclo della green building; per altro, fuori provincia i casi di aggregazione sono sporadici, anche se più robusti. Le associazioni di categoria premono in questo senso ma con molta cautela. Questo atteggiamento di cautela, se non di scetticismo si riscontra in molti operatori (vedasi sondaggio ed interviste) e rappresenta un atteggiamento psicologico che merita un commento; - Cautela e scetticismo nel scendere in campo con decise proposte aggregate di green building sono dovute, a quanto ci è dato capire, da a) fase di recessione economica molto forte, particolarmente per il settore edile; b) ignoranza e scarsa disponibilità dei consumatori verso il prodotto edile che garantisce un marcato risparmio energetico; c) assenza di segnali forti da parte delle istituzioni verso il sostegno alla green building - La cautela/scetticismo degli operatori trova un riscontro oggettivo nel peso relativamente più basso in Polesine delle detrazioni fiscali del 55% per interventi sul risparmio energetico degli edifici. Su questo risultato deludente è però possibile che vi sia un corresponsabilità delle imprese e dei tecnici, che in alcuni casi possono aver scoraggiato il cliente dall avviare le procedure per la detrazione. - In effetti anche i regolamenti edilizi sono all insegna di una prudenza minimalista ; emblematico il caso del comune di Rovigo che prevede obblighi solo per le nuove costruzioni e solo per l autoproduzione di energia da pannelli fotovoltaici; obblighi più estesi che riguardino la produzione di acqua calda con pannelli solari o con la geotermia non sono presenti; così come sono assenti misure vincolanti per il risparmio energetico. I comuni polesani con qualche rara eccezione come i comuni del Delta - si accodano così alla Regione Veneto all insegna della cautela. Su questo atteggiamento si scontrano due filosofie: quella che la giustifica in nome del fatto che non si possono gravare imprese e clienti di troppi vincoli, costosi sul piano economico e contrastati sul piano politico, l altra che sostiene che solo l intervento d imperio dell ente pubblico costringe ad innovare un settore perennemente riluttante; il settore edile e così anche i consumatori non avrebbero quella razionalità di lungo periodo che permetterebbe di valutare come vantaggiose le misure di risparmio energetico negli edifici. Essi per sbloccarsi avrebbero bisogno dell intervento pubblico, che però nel nostro caso tarda a venire. Da notare nel panorama provinciale la convenzione fra il comune di Taglio di Po e l agenzia CasaClima di Bolzano e il Piano Comunale di Efficienza Energetica (PCEE) di Porto Viro. Anche il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) contiene norme innovative in senso ambientale-energetico, ma con adozione discrezionale da parte dei comuni. - La maggiore vitalità si riscontra nell ambito formativo: sono abbastanza numerose le iniziative di formazione che abbiamo riscontrato; tutte piuttosto recenti, alcune in corso (2011); sicuramente si tratta di iniziative ineccepibili; non va sottovalutato però il rischio della parzialità sia perché vengono svolte per singoli settori del ciclo dell edilizia (con l esclusione di qualche ambito come ad esempio quello degli immobiliaristi) sia perché possono sfuggire gli elementi di organicità del green building, ad esempio il fatto che un prodotto deve essere performante a livello energetico, ma essere anche salubre e con una impronta ecologica bassa (bassi impatti per costruzione e smaltimento). Si tratta

103 102 evidentemente di requisiti della formazione molto esigenti per certi versi autobloccanti ma non per questo da ignorare. Le potenzialità/prospettive Le potenzialità e le prospettive di sviluppo della green energy in provincia di Rovigo sarebbero da valutare su alcuni parametri: - Sviluppo delle imprese - Risparmio energetico e parametri di Kyoto - Benessere dei cittadini in senso lato ivi comprese le capabilities - Rappresentanza e forza delle istituzioni Dal punto di vista del committente (Polesine Innovazione), è il primo punto a interessare maggiormente. Gli altri parametri sono secondari, anche se con un ottica sistemica, sicuramente influenti sullo sviluppo delle imprese. A fronte di una certa cautela più volte emersa, vi è da dire che l atteggiamento degli operatori verso la green energy è positivo. Per tutti vale un orientamento a sancirne la sua portata positiva, con tempi e modi che per ora non sono chiari. In particolare, i settori più coinvolti nel green building dichiarano che quello sarà il futuro. Evidentemente, si tratta di una mozione di principio, che deve essere incarnata in scelte concrete. Le linee di sviluppo, in attesa che il mercato immobiliare riprenda fiducia (quella attuale non sembra infatti una crisi di liquidità quanto di fiducia nell investimento immobiliare), sono in buona misura affidate alle capacità di apprendimento delle imprese polesane di tecniche già esistenti. Si può anche pensare che qualcuna individui un processo o un prodotto altamente innovativo, tale da garantirle un grosso vantaggio competitivo (tale ad esempio potrebbe essere la filiera della canapa, come isolante termico, che per ora non ha dato però i frutti sperati). Ma in linea generale par di capire che si tratta per le imprese polesane di apprendere quelle pratiche del green building già in circolazione che possono garantire elevate prestazioni agli edifici nuovi ma soprattutto già costruiti. La partita più grossa si gioca infatti sulla ristrutturazione dell immenso patrimonio residenziale e produttivo locale ed extralocale. Sulle ristrutturazioni vi sono le maggiori incertezze, per altro non solo delle imprese polesane. Eppure l apprendimento di tecniche di ristrutturazione adeguate e testate sembra essere la via maestra. La domanda di ristrutturazione potrebbe scattare a fronte di due eventi: un forte aumento del prezzo delle fonti fossili di energia per cui diventerebbe molto caro continuare a scaldare e refrigerare i vani esistenti con le modalità attuali. I loro fruitori si troverebbero a dover avviare in gran fretta efficienti ristrutturazioni. In quel momento le imprese in grado di intervenire saranno presumibilmente poche, quelle che hanno nel frattempo sperimentato le tecniche di ristrutturazione più efficienti e meno costose. L evento è molto probabile; è incerta però la scala temporale alla quale si manifesterà. Ciò blocca le previsioni di investimento delle imprese, almeno di quelle medio-piccole.

104 103 Il secondo evento riguarda un massiccio intervento dello stato con incentivi al risparmio energetico e alla produzione di calore, così come ha fatto per l energia elettrica da fonti rinnovabili. E evidente il ruolo propulsore degli incentivi del governo tedesco prima, e di quello italiano dopo, nel settore dei pannelli fotovoltaici, ma anche dell eolico e delle biomasse. Tali misure sono state possibili perché il carico economico è stato spalmato sulle bollette dell energia elettrica degli utenti. Difficilmente il bilancio dello stato avrebbe sopportato per le proprie casse un simile carico di sussidi. La possibilità che intervengano massicci incentivi pubblici per la produzione di calore e il risparmio di energia (abbiamo già i certificati bianchi, solo per grandi imprese energetiche, però) è poco probabile proprio per la difficoltà di spalmare i costi. Forse, si potrebbe caricarlo sulle bollette del gas, ma tale calcolo va molto oltre le nostre capacità previsionali. Un ulteriore difficoltà nell introdurre forti incentivi riguarda le modalità di intervento; mentre è facile misurare l energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici posizionati sul tetto, più difficile è calcolare sul lungo periodo le performance energetico-ambientali di un abitazione sulla quale sono state effettuate delle ampie migliorie. Lo dimostra il successo parziale delle detrazioni del 55%, al di là del deludente risultato provinciale. Qui entra in ballo un ulteriore questione di apprendimento: la certificazione energetica. Essa sta funzionando poco in provincia come nel resto del Veneto per ragioni legate al fattore apprendimento. Non solo è difficile valutare, ma è anche costoso; per cui molte certificazioni vengono fatte in fretta e senza i dovuti approfondimenti. La cattiva reputazione delle certificazioni si ripercuote su imprese e clienti: le prime come i secondi sono indotti a sminuirla, a considerarla un adempimento burocratico, un orpello amministrativo senza una reale capacità di stabilire i livelli di consumo dell edificio. Invece, nella certificazione vi sono fra i pochi margini di sviluppo certi del green building. Essa infatti rispetta la libertà di mercato (non impone tutte le case in classe A) e allo stesso tempo induce razionalità energetiche di lungo periodo, dalle quali scaturiscono situazioni win-win, guadagnano cioè sia i privati che l ambiente (bene pubblico). Se fatta con i dovuti crismi la certificazione energetica rende. Lo dimostra il successo di CasaClima, ormai lanciata ad essere la più accreditata agenzia di certificazione in Italia. Le potenzialità di sviluppo per il Polesine in questo senso sono enormi e tutto sommato alla portata degli operatori locali pubblici o privati che siano. Evidentemente, si sconta un ritardo della Regione Veneto, ma non è che nelle regioni che hanno già legiferato la situazione sia idilliaca. In queste infatti si va diffondendo una certificazione molto sbrigativa degli edifici. I margini di sviluppo stanno proprio nell avviare processi di certificazione seria, documentata, svolta con organismi riconosciuti a livello nazionale. In tal senso, non manca nulla al Polesine, se non appunto la precisa volontà di sostenere una certificazione ufficiale e volontaria di altissima reputazione. E evidente che se uno solo degli anelli della filiera del green building non segue questo orientamento si crea un circolo vizioso. E per questo che le potenzialità possono essere sfruttate solo se costruttori, progettisti, immobiliaristi e clienti accettano tutti di utilizzare meccanismi condivisi di certificazione seri, approfonditi, fatti in cantiere. Sembra proprio questa la discriminante fra una certificazione seria e una superficiale: il controllo in corso d opera durante l esecuzione dei lavori.

105 104 Anche riconoscere un certificatore serio è una questione di apprendimento, è un azione che richiede studio e applicazione sia da parte del costruttore che del suo cliente. Entrambi non devono scegliere, come sta avvenendo ora, con il criterio del massimo ribasso della pratica di certificazione. Come si è detto, in provincia di Rovigo sono partiti da poco diversi corsi. Si tratta di una strada sicuramente promettente sia per le cose dette in sede di analisi dello stato di fatto sia per gli sviluppi della certificazione. Si noti per inciso che la certificazione è anche un occasione di formazione, come testimoniano i corsi tenuti dai più accreditati enti di certificazione. L apprendimento non avviene solo attraverso corsi di formazione ma anche attraverso una visione diretta delle chance della green building. Visitando una casa passiva e vedendo le sue bollette energetiche si apprendono immediatamente quasi uno shock ermeneutico - le immense potenzialità della green building. Ecco perché il progetto di costruire una casa passiva nel territorio polesano progetto che sappiamo già in essere da parte della Cassa Edile - potrà essere di grande impatto su imprese e clienti locali. Basare le chance di sviluppo sull apprendimento potrà sembrare riduttivo e astratto; in realtà, è proprio la capacità di anticipare i tempi con tecniche costruttive garanti di elevati risparmi di energia che si potrà sviluppare un certo tessuto industriale locale. Comunque, possiamo fare anche un altro esercizio: considerare alcuni intriganti casi esterni e indicare la loro eventuale riproducibilità in provincia. Eccone tre a titolo meramente esemplificativo. Una Energy land polesana? Sul modello di Energy Land di Verona ( percorso di una società veronese ( nel campo dei servizi energetici; in particolare ha articolato l intervento creando una finanziaria locale (Finval), una rete di imprese 16, una cooperativa di consumo proprietaria di impianti fotovoltaici in Lessinia e una serie di iniziative di carattere culturale e formativo (Innoval). Ha senso ed è praticabile una iniziativa simile nella provincia di Rovigo? Da quanto si capisce dal caso veronese, vi erano all inizio una forte determinazione di un gruppo di imprenditori locali, un marcato orientamento culturale (valori ambientali, radicamento locale, responsabilità sociale di impresa), conoscenze professionali nel campo dell energia, una certa massa di capitale. Questi elementi non mancano in provincia di Rovigo. Utile appare l esempio veronese nel far capire l articolata mappa degli attori coinvolti e soprattutto il disegno organizzativo: gli ingredienti sono inseriti a vari livelli e con diverse forme societarie, che vanno dall associazione, passando per la cooperativa e arrivando alla società per azioni. Proviamo ad immaginare una simile architettura nella gestione di impianti a biomasse o micro campi fotovoltaici (campi nel senso di impianti a terra) o ancora piani di forestazione di alcune aree golenali/arginali. Ci citano questi esempi perché nella provincia ne sono stati realizzati diversi, ma con tutt altra partecipazione (in genere come si diceva un singolo agricoltore e una impresa esterna). 16 La rete d'impresa Energy4life è stata costituita a Verona nel luglio 2010 tra quattro imprese venete: Esco Europe, Forgreen, Ici Caldaie e Linz Electric, sulla scorta della disciplina legislativa in materie (L.33/2009. Dal sito

106 105 Una provincia con meno emissioni di anidride carbonica? Il modello di Siena, la cui Provincia punta a diventare carbon free (compensazione delle emissioni d CO2 con vari fattori di assorbimento), non è replicabile in Polesine per il fatto che mancano le superfici boscate per l assorbimento di CO2 e il geotermico per la produzione da fonte rinnovabile, anch esso in grado di garantire una elevata quota di energia carbon free; ma il Polesine può essere un area in cui si sperimenta realisticamente un certo livello di riduzione della CO2? Il comune di Porto Viro con il suo ambizioso PCEE punta ad una riduzione del 50% del costo dell energia. Un conto è la riduzione dei costi, un conto quella dell anidride carbonica emessa in atmosfera, tuttavia, le due cose sono legate dall entrata in vigore dello schema per scambio di emissioni, frutto dell accordo di Kyoto, il quale premierà le imprese virtuose che potranno vendere titoli di riduzione di CO2 e penalizzerà le imprese che hanno un surplus di emissioni.. In attesa che tale schema diventi operativo, si può impostare un ragionamento complessivo per il Polesine a partire da tre punti a) l introduzione di colture annuali con maggiore capacità di assorbimento di CO2 e maggiore rendimento nella fermentazione in funzione della produzione di biogas su scala più piccola di quella attuale (anche se gli impianti costruiti e in costruzione pongono una seria ipoteca su questo percorso di sviluppo); b) la previsione di rimboschire alcune aree marginali della provincia o di adibirle a forme di short rotation forestry; c) candidare la provincia ad area sperimentale per misure di forte risparmio energetico sulle abitazioni, godendo di un patrimonio abitativo con una fisionomia adatta (molte abitazioni singole o a filiera, dotate di spazi verdi attorno che permettono massicci interventi integrati: pannelli fotovoltaici, area adibita a produzione di legna da ardere, impianti geotermici a rete, cappotti di ampio spessore ). Un quartiere eco a Rovigo? Vi sono diversi progetti di riqualificazione urbana sparsi per l Italia (quello scelto come benchmarking è Polycity nel quartiere Arquata di Torino 17 ); di questi pochissimi sono stati realizzati completamente e opportunamente valutati. Che senso ha un esempio simile in un insediamento urbano della provincia di Rovigo? In genere, i caratteri di base di questi progetti sono a) la presenza di fondi extra, in genere nazionali o provenienti dall Unione Europea; b) il loro carattere organico; essi infatti riguardano gli aspetti energeticoambientali, quelli sociali (partecipazione, aree di incontro..) e quelli estetico-funzionali (abbellimento degli edifici, arredo urbano, collegamento con il resto della città) del quartiere; c) coinvolgimento di diversi partner pubblici e privati con competenze chiare e robuste. La filosofia non è lontana da quanto è stato timidamente avviato per il Corso del Popolo a Rovigo da una commissione formata da Legambiente, Associazione Industriali e Comune; gli sbocchi pratici di tale commissione sono tutti da verificare; quello che preme sottolineare è l esistenza di diverse esperienze in quartieri di città italiane che possono fare da riferimento. 17

107 106 In conclusione, il rapporto di ricerca ha permesso di capire che gli esempi positivi ci sono, la convenienza di interventi in campo energetico è appurata, i segni in tale direzione, seppur timidi, non mancano nella provincia. Evidentemente, si tratta di osare di più e di unire maggiormente le forze. Al fine di una più precisa individuazione delle responsabilità e opportunità per ciascun attore della green economy polesana riprendiamo lo schema triadico che ha guidato tutto il rapporto. Si può utilizzare tale schema anche in senso dinamico mostrando rispettivamente come gli attori di ciascun polo si condizionino negativamente (circolo vizioso) oppure positivamente (circolo virtuoso). E assodato che le responsabilità e le opportunità sono condivise, ma evidentemente, ciascun attore può svolgere un ruolo per rompere il circuito vizioso e innescare un circuito virtuoso. Circolo vizioso dell abitare sostenibile

108 107 Circolo virtuoso dell abitare sostenibile La domanda successiva riguarda in quale punto sia più probabile si rompa il circolo vizioso e parta quello virtuoso. Posto che il vizio di fondo che accomuna tutti gli attori sia una razionalità a breve raggio temporale che impedisce di calcolare gli enormi vantaggi derivanti sul lungo periodo dall adozione di misure di green building/recovering, e che quindi si tratti anzitutto di un problema di apprendimento della portata della crisi ambientale-energetica, l azione che appare più decisiva è quella formativa. Essa va intesa nel senso più ampio possibile dalla campagna di sensibilizzazione rivolta a bambini e adulti, fino ai corsi rivolti ai tecnici e agli amministratori. Sugli strumenti della formazione possiamo solo ribadire che serve un approccio dimostrativo, che faccia toccare con mano i vantaggi energetico-ambientali di un edificio costruito con le più avanzate tecniche ormai disponibili. Come corollario dell apprendimento c è la più volte ribadita certificazione energeticoambientale. Altri punti di attacco del circolo vizioso sono meno probabili; lo stato italiano e gli enti locali sono in preda ad una crisi fiscale senza precedenti e difficilmente metteranno in campo incentivi positivi o negativi. Si ricordi che il meccanismo di detrazione del 55% scadrà a fine 2011, con scarse possibilità di una sua riedizione. Uno strumento avveniristico consisterebbe nel mettere a punto una

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