Il decreto sui lavori in ambienti confinati interessa anche la tua impresa?

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1 Il decreto sui lavori in ambienti confinati interessa anche la tua impresa? In questi ultimi anni negli ambienti confinati sono avvenuti alcuni degli incidenti di lavoro più gravi. Ne ricordiamo a titolo esemplificativo alcuni: Porto Marghera (2008, 2 morti), Molfetta (2008, 5 morti), Mineo (luglio 2008, 6 morti), Sarroch (2009, 3 morti), Capua (2010, 3 morti). Il 23 Novembre 2011 è entrato in vigore il D.P.R. 177/11, che reca il regolamento per la qualificazione delle imprese operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti a norma dell'art.6, comma 8, lettera g), del D. Lgs. 81/08. Tale decreto ha introdotto innovative misure per garantire la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori delle imprese che offrendo i loro servizi spesso sono costretti ad operare in luoghi angusti e circoscritti quali silos, cunicoli, vasche, pozzi. Il decreto contiene sostanzialmente due serie di misure: la prima (art. 2) riguarda i requisiti professionali delle imprese e dei lavoratori autonomi, requisiti ora necessari per operare negli ambienti confinati: la seconda (art. 3) riporta le nuove e specifiche procedure di sicurezza da adottare in questi casi. Di primaria importanza, infatti, rimane l assicurarsi sempre di aver messo in atto un sistema sicuro con procedure di sicurezza scritte che pertanto costituiscono per i destinatari (lavoratori, ditte esterne di manutenzione, fornitori, ecc) una responsabilità della corretta loro applicazione, escludendo un utilizzo difforme o arbitrario. La qualificazione delle imprese (art. 2): Oltre alla più generale osservanza delle norme di sicurezza già in vigore i requisiti che le imprese ed i lavoratori autonomi devono possedere per operare in ambienti sospetti di inquinamento o confinati sono: l'obbligatorietà di informazione, formazione e addestramento specifici, da rinnovare periodicamente e con particolare attenzione alla fase di addestramento circa l'uso degli strumenti di prevenzione (DPI, rilevatori ecc.) e delle procedure da adottare in caso di anomalia o emergenza, anche per i lavoratori autonomi; il possesso di DPI specifici, strumentazioni ed attrezzature, idonei a prevenire i rischi propri dell'attività; l'obbligo di presenza, durante tali attività, di personale esperto (non inferiore al 30% della forza lavoro destinata alla attività medesima) assunto a tempo indeterminato oppure con contratti certificati (vedi titolo VIII, capo I, D.Lgs 276/2003). La figura di preposto deve necessariamente possedere questi requisiti; l'integrale rispetto degli obblighi contributivi; l'applicazione delle norme, non solo alla azienda che acquisisce il contratto o che esegue i lavori al proprio interno, ma anche a qualsiasi soggetto della filiera (subappalti, ecc). Peraltro, il subappalto è consentito solo a condizione che sia espressamente autorizzato dal Datore di Lavoro committente (il quale dovrà, quindi, verificare il possesso da parte dell impresa subappaltatrice dei requisiti di qualificazione) e che venga certificato, ai sensi del Titolo VIII, Capo I, del D. Lgs. 276/2003. obbligo per i lavoratori autonomi di sottoporsi a sorveglianza sanitaria come da comma 2 lettere a) art. 21 D.Lgs 81/08. Le procedure di sicurezza (art. 3): Da adottare obbligatoriamente da parte del datore di lavoro committente e da parte di chi è chiamato ad operare negli ambienti confinati: 1. fornitura da parte del datore di lavoro committente agli operatori incaricati, di informazione puntuale e dettagliata (di durata non inferiore a un giorno) prima dell accesso ai

2 luoghi sulle loro caratteristiche, i rischi presenti, quelli derivabili da lavorazioni in situ precedenti, misure di prevenzione ed emergenza; 2. individuazione da parte del datore di lavoro committente di un suo rappresentante adeguatamente esperto ed informato, incaricato di vigilare, indirizzare e coordinare la sicurezza delle attività e di limitarne i rischi da interferenze; 3. adozione di specifica procedura di lavoro comprensiva di una fase di soccorso coordinata con ASL e VVFF. Chiarimenti 1. Cosa si intende per ambienti confinati? Per ambiente confinato si intende uno spazio circoscritto, caratterizzato da limitate aperture di accesso e da una ventilazione naturale sfavorevole, in cui può verificarsi un evento incidentale importante, che può portare ad un infortunio grave o mortale, in presenza di agenti chimici pericolosi (ad esempio, gas, vapori, polveri). Alcuni ambienti confinati sono facilmente identificabili come tali, in quanto la limitazione legata alle aperture di accesso e alla ventilazione sono ben evidenti e/o la presenza di agenti chimici pericolosi è nota. Alcuni ambienti ad un primo esame superficiale potrebbero non apparire come confinati, ma in particolari circostanze, legate alle modalità di svolgimento dell attività lavorativa o ad influenze provenienti dall ambiente circostante, essi possono invece configurarsi come tali e rivelarsi altrettanto insidiosi. É il caso ad esempio di: camere con aperture in alto, vasche, depuratori, camere di combustione nelle fornaci e simili, canalizzazioni varie, camere non ventilate o scarsamente ventilate. Comunque si fa riferimento agli artt. 66 e 121 del D.Lgs 81/08 che li individuano in: pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie, cunicoli e in generale ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili oppure all allegato IV punto 3 che cita: vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti e silos. 2. Quali i soggetti tenuti ad osservare il regolamento? Il soggetto tenuto ad applicare le disposizioni è il datore di lavoro committente che nell ambito di un appalto od una richiesta di prestazione di lavoro, servizio o fornitura ordina ad imprese o a lavoratori autonomi di svolgere lavori in luoghi di cui abbia la disponibilità giuridica. 3. Quindi le attività svolte da una impresa con propri lavoratori che svolge attività entro le proprie pertinenze non è coinvolta da questo regolamento? Per questi casi valgono comunque le disposizioni già citate dal D.Lgs. 81/08 agli artt. 66 e 121 e dell allegato IV punto 3 Requisiti dei luoghi di lavoro Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti, silos. 4. Quali sostanze considerare fonti pericolose di inquinamento? Sostanze asfissianti: la normale aria ambiente contiene una concentrazione di ossigeno pari a circa il 21%. Quando tale livello scende al di sotto del 19,5%, l aria viene considerata carente di

3 ossigeno, mentre concentrazioni di ossigeno inferiori al 16% sono ritenute pericolose per gli esseri umani. La riduzione della percentuale di ossigeno può essere causata da: incendio, reazione chimica (ad esempio, ossidazione), sostituzione dell ossigeno con altri gas. Anche l arricchimento di ossigeno può causare rischi poiché aumentando i livelli di ossigeno, anche l infiammabilità dei materiali e dei gas aumenta, es.: a livello del 24% di ossigeno, i vestiti potrebbero subire una combustione spontanea. Prima di eseguire i lavori e durante il loro svolgimento, è necessario verificare che nell ambiente confinato ci sia una concentrazione di ossigeno adatta alla respirazione e non vi siano concentrazioni pericolose di agenti chimici asfissianti, tossici o infiammabili. Sono sostanze asfissianti, ad esempio, l anidride solforica, il fosforo, i pentacloruri, l anidride carbonica. Sostanze tossiche: sono sostanze o composti che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, in piccole o piccolissime quantità, possono essere letali oppure provocare lesioni acute o croniche. Sono sostanze tossiche molti metalli, idrocarburi e ammine Sostanze infiammabili e esplosive: una sostanza infiammabile è una sostanza, sotto forma di gas, vapore, liquido, solido o di una loro miscela, capace di produrre una reazione esotermica con l aria a seguito di accensione. Appartengono a tale categoria ad esempio, il metano, il propano, l acetilene, le benzine, i solventi e le polveri. L esplosione è una reazione rapida di ossidazione che produce un aumento della temperatura, della pressione o di entrambe simultaneamente. 5. Quali i rischi più comuni associati alla presenza di agenti chimici pericolosi in ambienti confinati? Le sostanze chimiche possono penetrare nell organismo umano per via inalatoria, cutanea o digestiva. Possono comportare: rischio di asfissia (ovvero mancanza di ossigeno) che può essere causata da: - permanenza prolungata o sovraffollamento con scarso ricambio di aria, - reazioni chimiche di ossido-riduzione di sostanze (ad esempio, combustione con rilascio di anidride carbonica, di ammoniaca, di acido cianidrico, di acido solfidrico); Ci può essere rischio di asfissia, ad esempio: nelle stive delle navi, nei container, nelle autobotti, e simili, come reazione delle sostanze contenute con l ossigeno presente all interno; presenza residuale, dopo svuotamento o lavaggio, di azoto usato come gas inerte in cisterne, serbatoi ecc.: nell industria agro-alimentare, chimica, farmaceutica; processi di fermentazione di mosti con produzione di CO 2 : serbatoi, tini, botti, autobotti, vasche in aziende vitivinicole, nella produzione di distillati, ecc ; nell uso di CO 2 in serra per incrementare la crescita del prodotto: serre nell industria agroalimentare;

4 dispersione di agenti estinguenti o refrigeranti (CO 2, halon, freon...) in ambienti non aerati: locali con impianti e attrezzature antincendio; impianti di condizionamento e refrigerazione (ad es. nell industria alimentare); accumulo di gas inerti (azoto, argon, elio) o di CO 2 con formazione di atmosfere sotto-ossigenate: serbatoi, celle, locali e stanze chiusi nell industria agro-alimentare, chimica, farmaceutica, nei laboratori scientifici, nella crioterapia; accumulo di fumi e di gas inerti nella saldatura ad arco (MIG, MAG, TIG): ambienti confinati (serbatoi, silos, stive) dove si effettuano processi di saldatura; sprofondamento o seppellimento all interno di masse di materiale solido in pezzatura minuta (grani, polveri, pellets): mulini, silos nell industria alimentare, nei cementifici, nella escavazione/lavorazione materiali inerti. Rischio di avvelenamento che può avvenire per inalazione o per contatto epidermico: per gas, fumi o vapori velenosi normalmente presenti (ad esempio, residui in recipienti di stoccaggio o trasporto di gas) o che possono penetrare da ambienti circostanti (ad esempio, rilascio di monossido di carbonio), in relazione all evaporazione di liquidi o sublimazione di solidi normalmente presenti (ad esempio, serbatoi, recipienti) o che possono improvvisamente riempire gli spazi, o rilasciarvi gas, quando agitati o spostati (ad esempio, acido solforico, acido muriatico, zolfo solido). nelle fogne, nelle bocche di accesso e nei pozzi di connessione alla rete; negli accessi ai serbatoi e nei recipienti con connessioni alle tubazioni; negli ambienti confinati dove si effettuano processi di saldatura; nei vecchi gasometri; negli ambienti confinati quando nelle immediate vicinanze si producono fumi tossici che possono entrare negli stessi. rilascio di vapori tossici di varia natura: scavi su terreni contaminati da scarichi abusivi, da rifiuti/residui pericolosi nelle attività di bonifica; rilascio di vapori come residui di sostanze tossiche contenute in recipienti/contenitori industriali: serbatoi, condotte nell industria petrolifera, chimica, galvanica; accumulo di gas e fumi tossici derivanti da stoccaggi e processi produttivi in ambienti con scarsa ventilazione: industria, chimica, galvanica, metallurgica; accumulo di gas tossici derivanti da reazione tra sostanze incompatibili (es. sostanze acide con ipocloriti, solfuri, cianuri, ecc ): impianti di clorazione (acquedotti, piscine, fontane), concerie, galvaniche; quando liquidi e solidi vengono agitati o spostati (ad esempio, acido cloridrico, oleum); quando si impiegano liquidi e solidi che emettono gas tossici in presenza di aria o vapori d acqua (ad esempio, zolfo, fosfuri che emettono fosfina a contatto di acidi ed acqua o vapore); in presenza di liquidi che possono improvvisamente riempire gli spazi provocando annegamenti o altri inconvenienti in base alle loro caratteristiche di tossicità o corrosività. Rischio di incendio e esplosione che si può verificare in relazione alla presenza di: gas e vapori infiammabili (ad esempio, metano, acetilene, propano/butano, xilolo, benzene), nelle vasche e nelle fosse biologiche, nei collettori fognari; nelle strutture dei depuratori, nei serbatoi utilizzati per lo stoccaggio dei liquami (presenza di biogas, che è una miscela di vari tipi di gas, prodotti dalla fermentazione batterica di rifiuti, vegetali, liquami di fognatura e zootecnici, materiale organico in decomposizione);

5 nei silos e nei serbatoi di varia tipologia, possono essere presenti in quantità non facilmente stimabili gas che derivano da residui o di materiale stivato lasciato dopo lo svuotamento, la cui natura dipende dal materiale stoccato, o da residui di lavaggio e pulitura. In questi casi il tipo di gas è funzione delle sostanze che erano presenti o che vi sono state introdotte e quindi dipende dal caso specifico; nell impiego in ambienti depressi di gas pesanti e quindi ristagnanti, come il propano/butano (gpl), usato come propellente nell impiego di prodotti sanificanti o disinfettanti sotto forma di aerosol. liquidi infiammabili (ad esempio, benzine e solventi idrocarburici), polveri disperse nell aria in alta concentrazione (ad esempio, farine nei silos, nerofumo, segatura), questo può accadere in luoghi confinati come i silos, i serbatoi o i grandi contenitori di stoccaggio per polveri di varia natura: alimentare (ad esempio, farine, zuccheri, malto, amido), chimica (ad esempio, plastica, resine, detergenti, farmaceutica), metallurgica (ad esempio: alluminio, magnesio), per verniciare, proveniente da lavorazione del legno. eccesso di ossigeno o di ossidanti in genere (ad esempio, a causa di violenta ossidazione di sostanze grasse/oleose; nitrato di ammonio con paglia o trucioli di legno). Infine possono avvenire situazioni accidentali poco prevedibili quali: - fenomeni di fermentazione di materiale organico, di derrate alimentari (granaglie, farine, frutta), di rifiuti, con formazione di CO 2 : fosse, vasche, stive, container, autobotti e simili nell'industria alimentare, nei trasporti, in agricoltura, in attività di allevamento; - reazione tra l acqua del terreno ed il calcare con produzione di CO 2 : gallerie, fosse, cunicoli, nell industria estrattiva, in edilizia, nelle attività di manutenzione stradale; - fenomeni di ossidazione (formazione di ruggine) all interno di serbatoi con diminuzione della concentrazione di O 2 : recipienti e serbatoi chiusi in acciaio lasciati inutilizzati per lungo tempo; - reazioni anaerobiche di materiale organico con formazione di gas (metano, CO 2, idrogeno solforato, ammoniaca, mercaptani...): fognature, boccaporti di accesso, pozzi di connessione alla rete, nelle attività di depurazione, di produzione biogas, in agricoltura, nella manutenzione stradale e fognaria; - combustioni in difetto d ossigeno (stufe catalitiche, bracieri) con formazione di CO: luoghi e locali nell industria siderurgica, chimica, del carbone. Molte delle condizioni sopra esposte possono già esistere in origine negli ambienti confinati, mentre altre possono sopraggiungere durante l esecuzione dei lavori, a causa di operazioni eseguite (ad esempio, esecuzione di saldature), materiali o sostanze (ad esempio, utilizzo di colle, solventi, prodotti per la pulizia), attrezzature di lavoro impiegate (ad esempio, uso di macchine elettriche che producono inneschi), a causa dell inefficienza dell isolamento dell ambiente confinato rispetto ad altri ambienti pericolosi, (ad esempio, perdite da tubazioni presenti negli ambienti confinati o negli spazi limitrofi). Un elemento di amplificazione della gravità delle conseguenze dannose in caso di evento accidentale è presente in tutti i casi in cui gli accessi agli ambienti confinati sono particolarmente disagevoli (ad esempio, attraverso passi d uomo, cunicoli o aperture molto piccole), poiché in tal caso la fuga o il soccorso d emergenza risultano estremamente difficili.

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