Impianti di conversione energetica della biomassa

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1 Page 1 of 5 n Domenica 03 Novembre 2013 Impianti di conversione energetica della biomassa La normativa sul combustibile e sugli impianti In questo numero di ARPATnews dedicato all uso energetico delle biomasse (i numeri precedenti sono stati 052/2013, 097/2013 e 216/2013) ci occupiamo del contesto normativo specifico relativo al combustibile ed agli impianti di conversione energetica La definizione di biomassa nella normativa Il termine biomassa può assumere significati diversi a seconda dell'ambito di impiego e Foto di Recycling centrum (bit.ly/1cgxull) quindi, nel caso in cui il suo utilizzo richieda una procedura autorizzativa, è necessario individuare la giusta definizione rispetto alla normativa. Ai fini della nostra trattazione interessa la biomassa utilizzabile come combustibile negli impianti termici industriali e civili, per la produzione di energia sia elettrica sia termica. La tipologia e provenienza della biomassa ammessa a questo uso è definita dal così detto Testo Unico ambientale e cioè il DLgs 152/2006 (Allegato X alla Parte V), e dalla normativa in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili (vedi Arpatnews 097/2013), cioè i DLgs 387/2003 e DLgs 28/2011. Nel DLgs 152/2006 si specifica che la biomassa (o anche, al plurale, le biomasse) consentita per l alimentazione di impianti termici per la produzione di energia sia elettrica sia termica è la seguente (Allegato X alla Parte V, Parte I, Sezione 1, punto 1): g) biodiesel rispondente alle caratteristiche indicate nella parte II, sezione 1, paragrafo 3; l) legna da ardere alle condizioni previste nella parte II, sezione 4; m) carbone di legna; n) biomasse combustibili individuate nella parte II, sezione 4, alle condizioni ivi previste; r) biogas individuato nella parte II, sezione 6, alle condizioni ivi previste; Ci sembra opportuno sottolineare alcuni aspetti relativamente alle ultime due categorie di biomassa.

2 Page 2 of 5 La biomassa di cui alla lettera n) (biomasse combustibili) è trattata nella citata Parte II, Sezione 4, in cui sono specificate la tipologia e provenienza della biomassa ed anche alcune precise condizioni di utilizzo che sono molto interessanti. Innanzi tutto le biomasse sono: a) Materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate; b) Materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico, lavaggio con acqua o essiccazione di coltivazioni agricole non dedicate; c) Materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzione forestale e da potatura; d) Materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica e dal trattamento con aria, vapore o acqua anche surriscaldata di legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondelli di legno vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e cascami di sughero vergine, tondelli, non contaminati da inquinanti; e) Materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico, lavaggio con acqua o essiccazione di prodotti agricoli; f) Sansa di oliva disolcata (..omissis..); g) Liquor nero ottenuto nelle cartiere dalle operazioni di lisciviazione del legno e sottoposto ad evaporazione al fine di incrementarne il residuo solido, (..omissis) Inoltre, le condizioni di utilizzo prevedono che La conversione energetica della biomassa di cui al paragrafo 1 può essere effettuata attraverso la combustione diretta, ovvero previa pirolisi o gassificazione. Con questa precisazione si intende che non devono essere realizzati processi chimici. Per le specifiche del biogas di cui alla lettera r), la citata Parte II, Sezione 6, recita che Il biogas deve provenire dalla fermentazione anaerobica metanogenica di sostanze organiche, quali per esempio effluenti di allevamento, prodotti agricoli o borlande di distillazione, purché tali sostanze non costituiscano rifiuti ai sensi della parte quarta del presente decreto. In particolare non deve essere prodotto da discariche, fanghi, liquami e altri rifiuti a matrice organica. Il biogas derivante dai rifiuti può essere utilizzato con le modalità e alle condizioni previste dalla normativa sui rifiuti. Si osserva che le possibilità d impiego della biomassa come combustibile in base al DLgs 152/2006 sono in realtà più ridotte rispetto alla disponibilità oggettiva; inoltre tutte le biomasse che non sono ricomprese nell elenco appena citato rientrano nella classificazione autorizzativa dei rifiuti. Tuttavia la varietà è notevole ed è già chiaro che vi corrisponde una vasta gamma di tecnologie di combustione e conversione energetica. Nel DLgs 387/2003 (art. 2, comma 1, lettera a) la definizione di biomassa cita: in particolare per biomasse si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Nel DLgs 28/2011 (art. 2, comma 1) le definizioni di fonti rinnovabili e, tra queste, della biomassa, ribadiscono: a) energia da fonti rinnovabili: energia proveniente da fonti rinnovabili non fossili, (..omissis..) biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas;

3 Page 3 of 5 e) biomassa: la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani; h) bioliquidi: combustibili liquidi per scopi energetici diversi dal trasporto, compresi l'elettricità, il riscaldamento ed il raffreddamento, prodotti dalla biomassa; i) biocarburanti: carburanti liquidi o gassosi per i trasporti ricavati dalla biomassa Entrambi questi ultimi due decreti introducono, rispetto al DLgs 152/2006, due novità: una nuova interpretazione del gas di discarica e l introduzione della parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. Relativamente al gas di discarica, secondo il DLgs 152/2006 è governato dalla normativa sui rifiuti e per il DLgs 28/2011 è una fonte rinnovabile. Di fatto, poiché il DLgs 28/2011 riguarda i regimi di incentivazione, si può mantenere l interpretazione del DLgs 152/2006 per tutti gli aspetti relativi agli impatti ambientali dell impiego energetico del bio/gas di discarica. Rispetto al secondo punto, si deve notare che la Direttiva 2009/28/CE ribadisce il concetto (art. 2, lettera e): biomassa : la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani. La normativa in materia di impianti Nel nostro primo numero dedicato al tema delle biomasse (052/2013) abbiamo accennato alle varie tipologie di impianti termici che si adattano alla varietà della biomassa ammessa come combustibile. In sintesi si può tracciare una mappa degli aspetti generali della conversione energetica e di taluni specifici del combustibile che vincolano il progetto di un impianto termico alimentato a biomassa: tecnologie di conversione energetica, compresi i pre-trattamenti che possono essere integrati nel medesimo impianto ovvero essere eseguiti separatamente; disponibilità della materia prima: approvvigionamento, trasporto, stoccaggio; impatto ambientale dell impianto termico, in termini di emissioni in atmosfera; impatto ambientale della filiera, dalla produzione agricola-forestale, alle operazioni di raccolta e trasporto, allo smaltimento dei residui; iimpatto sociale in termini di occupazione e rivalutazione di settori produttivi o di servizio potenzialmente coinvolti (boscaioli, agricoltori, allevatori, etc.). Per gli impianti termici alimentati a biomasse per i quali è necessaria una procedura autorizzativa, i riferimenti normativi sono: il DM 10/09/2010 e le due leggi regionali in materia di produzione di energia (LR 39/2005 e LR 11/2011), che peraltro introducono semplificazioni delle procedure. Per la parte delle incentivazioni, il riferimento è invece il DM 06/07/2012. Ai fini della definizione della procedura autorizzativa, tuttavia, sono elementi fondamentali la taglia dell impianto ed il suo eventuale regime di funzionamento in cogenerazione. E per questo che è necessario avere ben presente anche la normativa che regola la cogenerazione e cioè il Dlgs 20/2007 (di recepimento della Direttiva 2004/8/CE) che nella sostanza disciplina la cogenerazione ad alto rendimento (CAR), sua definizione e gestione, ed è modificato ed integrato negli allegati dai DM 04/08/2011 e DM 05/09/2011. A questi decreti si aggiungono:

4 Page 4 of 5 Deliberazioni dell Autorità per l Energia Elettrica ed il Gas (n 42/02 per la definizione di cogenerazione, aggiornata con la delibera ARG/elt 181/1) Linee guida per l applicazione del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 5 settembre 2011-Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR) (Gennaio Aggiornamento Marzo 2012 con errata corrige in allegato). In sintesi si ricorda che la cogenerazione è la simultanea produzione di elettricità e calore per un utenza termica diversa dal processo di generazione di potenza elettrica ( calore utile ). Infatti la produzione di energia elettrica tramite un processo termico (combustione) comporta sempre una produzione residua di calore, la cui dispersione nell ambiente costituisce una perdita energetica e quindi un danno ambientale. L utilizzo di questa energia termica come acqua calda sanitaria o per il riscaldamento, in sostituzione delle tradizionali caldaie, oppure calore di processo per utenze industriali, rappresenta una realizzazione della cogenerazione. E importante inoltre osservare che, dalla Direttiva 2004/8/CE, emerge un ruolo preminente del calore utile nella cogenerazione, esplicitato nelle citate Linee guida che nella Parte 1, punto 1.1 affermano: La definizione di Cogenerazione Alto Rendimento considera come cogenerativa l energia elettrica/meccanica prodotta allorquando tale produzione sia una funzione derivata del calore utile richiesto dal processo di valle. In altri termini, considerando il ruolo centrale dell energia termica si potrebbe affermare che l energia elettrica costituisce un sottoprodotto fatale dell energia termica. Infine si rileva che la cogenerazione riduce la quantità di combustibile utilizzato rispetto alla produzione separata di energia elettrica e termica e, di conseguenza, le emissioni inquinanti (CO 2, CO, NO X, particolato, etc.). Nell ambito della cogenerazione viene ulteriormente incentivata la microcogenerazione ( impianto di cogenerazione sotto i 50 kw destinato ai bisogni di una unica struttura, art. 2, comma a, lettera e), del Dlgs 20/2007) a favore dell utilizzo locale dell energia elettrica prodotta in modo da minimizzare le perdite causate dalla dispersione durante il trasporto tramite la rete di distribuzione nazionale. Testo di questo numero a cura di Silvia Maltagliati e Maddalena Bavazzano Direttore responsabile: Marco Talluri Autorizzazione del tribunale di Firenze: n del 14 febbraio 2005 Redazione: ARPAT, Via N.Porpora, Firenze - tel fax arpatnews@arpat.toscana.it Web: È possibile ricevere regolarmente ARPATNEWS, personalizzandone le modalità (periodicità, temi, ecc.), all'indirizzo:

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