OGGETTO: Attività di ricerca su prototipo di irroratrice a tunnel. CESENA, li 08 Maggio 1996 PROT. N. 1251/96

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1 OGGETTO: Attività di ricerca su prototipo di irroratrice a tunnel. CESENA, li 08 Maggio 1996 PROT. N. 1251/96 Egr. Sig. Sergio Bertoni Via Biancanigo, Castelbolognese (RA) e p. c. : Egr. Dr. Mario Muccinelli Regione Emilia-Romagna ex U.A.Z. Via Camangi, Faenza (RA) Si allega alla presente la relazione sull'attività di ricerca 1995, coordinata da E.R.S.O. e svolta dall'istituto di Meccanica Agraria dell'università di Bologna, relativamente alla verifica delle prestazioni del prototipo di irroratrice a tunnel da Lei realizzato. Si coglie l'occasione per porgere i più cordiali saluti. SEDE: VIALE G. BOVIO, CESENA (FO) - TEL FAX

2 REG. SOC. TRIB. FO AP C.C.I.A.A. FO COD. FISCALE E PART I.V.A Preg.mo dott. Angelo Gordoni Presidente ERSO V. C. Bovio, CESENA Oggetto: Relazione sull'attività di ricerca 1995 Attività svolta dall': ISTITUTO DI MECCANICA AGRARIA DELL UNIVERSITA DI BOLOGNA. Progetto: CONTROLLO DELLE MACCHINE IRRORATRICI E DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DI DISTRIBUZIONE DEI FITOFARMACI PER UN MINOR IMPATTO AMBIENTALE. ========== PREMESSA Una delle innovazioni più interessanti apparse di recente nel settore dei trattamenti in frutteto è senz'altro costituita dalle irroratrici dotate di schermi per il contenimento ed il recupero del liquido non intercettato dal bersaglio. L'Istituto di Meccanica Agraria ha condotto significativi studi negli anni più recenti su irroratrici di tale tipo, predisposte per frutteto e per vigneto. I risultati ottenuti mostrano da un lato la possibilità con tale sistema di ridurre le perdite di prodotto, ma anche la necessità di proseguire le ricerche ponendo maggior attenzione all'adattamento macchina-bersaglio. Sulla scorta delle esperienze compiute, l'attività di ricerca e di collaborazione svolta nel 1995 da questo Istituto con il contributo dell'erso si é incentrata principalmente sulla verifica delle prestazioni di un prototipo di irroratrice aeroassistita provvista di tunnel realizzato dal Sig. Bertoni Sergio di Castelbolognese (Ra). Tale irroratríce, è concepita per trattamenti su colture arboree allevate in parete e di altezza elevata, diffuse in diverse zone della Romagna, ed è stata posta a confronto con un'irroratrice tradizionale ad aeroconvezione operando in un pescheto allevato a palmetta, in considerazione dell'importanza che tale coltura riveste nel contesto frutticolo dell'emilia-romagna, e nel comprensorio romagnolo in particolare.

3 DESCRIZIONE DELLE MACCHINE L'irroratrice aeroassistita a tunnel esaminata è di tipo trainato, con pompa a membrane, e con i comandi per l'apertura e la chiusura del circuito di erogazione del liquido azionabili dall'operatore in cabina. Il gruppo irroratore è collocato posteriormente alla macchina e per mezzo di un sistema idraulico può ruotare su stesso e disporsi sul lato destro della macchina stessa. Tale gruppo, è costituito da due ali di forma approssimativamente semi cilindrica poste una di fronte all'altra,la cui distanza reciproca può essere modificata idraulicamente per adattare la macchina a piante con diverso sviluppo fogliare In ogni semi cilindro è montata verticalmente una barra con 8 portaugelli dotati di antigoccia, distanziati di 0.50 m; la barra, nell'ala prossima al serbatoio, è collocata nella parte anteriore, mentre nell'altra si trova nella zona posteriore. All'interno di ogni ala sono montati due ventilatori, con asse di rotazione orizzontale e parallelo alla direzione di avanzamento, posti ad altezze tali da creare una corrente d'aria lungo tutta la sezione longitudinale dei semi cilindri, corrente che investe i getti prodotti dagli ugelli. Allo scopo di favorire la ci i circolazione della soluzione irrorata all'interno della chioma fogliare i ventilatori ruotano tutti in senso orario, in modo da realizzare un flusso d'aria continuo tra i due semi cilindri. La parte inferiore di ogni ala si presenta inclinata verso l'interno per favorire la confluenza del liquido raccolto all'interno di due canalette dalle quali, attraverso una pompa autoadescante, la soluzione passa in un circuito e ritorna al serbatoio. L'altra irroratrice impiegata è ad aeroconvezione con ventilatore assiale, di tipo trainato, con pompa a membrane, e monta 14 ugelli di ceramica a frantumazione idraulica con convogliatore in acciaio e filtro in acciaio posto in prossimità dell'ugello.

4 METODOLOGIA

5 Entrambe le macchine sono state dapprima sottoposte ad alcune verifiche preliminari; in particolare, oltre 'alla velocità dell'aria in prossimità della vegetazione, è stata rilevata la portata degli ugelli per poter determinare i principali parametri operativi, riportati in tabella l. Nel caso dell'irroratrice ad aeroconvezione si è ritenuto di adottare le condizioni operative normalmente seguite nell'azienda agricola del Sig. Bertoni Sergio, in cui è stata condotta la prova, operando in un pescheto allevato a palmetta nei giorni 3-5 ottobre Le caratteristiche principali delle due irroratrici sono riportate in tabella 2. Si ritiene di precisare che per la macchina sperimentale sono stati adottati degli ugelli a fessura (Albuz APE gialli) perché ritenuti più adatti alle caratteristiche costruttíve ed operative dell'irroratrice. Prima di eseguire l'intervento in campo è stato compiuto un controllo qualitativo della distribuzione per entrambe le attrezzature, utilizzando due pali metallici alti 4.5 m, disposti in modo da simulare le pareti della coltura interessate all'intervento. Sui suddetti pali sono state applicate verticalmente, a distanza di 0.25 m l'una dall'altra, delle cartine idrosensibili, successivamente esaminate con un sistema di analisi d'immagine. I rilievi in campo hanno interessato la distribuzione e la ripartizione del prodotto sulla pianta, nonché l'entità e la dislocazione delle perdite a terra, utilizzando quali intercettori carte filtro da laboratorio; è stato inoltre misurato il liquido recuperato dal sistema di raccolta dell'irroratrice a tunnel. Nei due interventi è stata irrorata una soluzione al 2% di MgSO 4 e successivamente si è provveduto in laboratorio ad estrarre per assorbimento atomico il Mg depositato sulle carte filtro. I bersagli artificiali sono stati collocati al centro ed ai margini più esterni della chioma della pianta interessata al rilievo, a partire da 0.50 m dal suolo (inizio della vegetazione) sino alla sommità della pianta alla distanza di 1 m l'uno dall'altro, per un totale di 5 punti di rilievo verticali (15 filtri complessivi per serie). Tale sequenza è stata ripetuta per 5 volte ponendo ogni serie a 0.50 m l'una dall'altra; per poter applicare i bersagli esterni sono stati adottati dei telai metallici di 2.0x2.5 m sui quali erano stati in precedenza disposti dei fili in modo da consentire la corretta collocazione dei filtri. I bersagli a terra sono stati posti su tavolette di legno, ponendone tre sotto la chioma vegetativa ed uno in ognuno dei due interfilari adiacenti la fila interessata all'intervento; ogni sequenza è stata ripetuta in corrispondenza di ogni serie di rilievo sulla pianta, per un totale di 5 ripetizioni. Con l'irroratrice a tunnel aeroassistita è stato effettuato un solo passaggio, mentre con l'irroratrice tradizionale ad aeroconvezione è stato compiuto un passaggio anche nei due interfilari immediatamente a destra e a sinistra della fila interessata dal rilievo, per un totale di 4 passaggi; in tal modo si è inteso simulare l'effetto prodotto dalle condizioni reali di intervento. Nel corso dell'irrorazione sono state inoltre rilevate, su basi di 50 m, le velocità effettive di lavoro di entrambe le macchine. RISULTATI

6 I dati ottenuti nel corso di questa prova preliminare possono essere considerati interessanti. Le figure 1 e 2 riportano la distribuzione della velocità dell'aria rispettivamente per l'irroratrice a tunnel e la macchina tradizionale ad aeroconvezione. Nel caso dell'irroratrice schèrmata si notano due aspetti importanti, ossia la presenza di una zona centrale in cui la velocità dell'aria è significativamente inferiore a quella rilevata nelle altre zone della schermatura; inoltre si osserva che nella parte inferiore della macchina vi è una zona caratterizzata da una velocità dell'aria elevata. La prova realizzata con le cartine ( figg. 3 e 4) evidenzia la difficoltà da parte dell'irroratrice con tunnel a realizzare una copertura uniforme, mentre quella ottenuta con l'irroratrice tradizionale presenta una leggera lacuna nella parte superiore destra. Osservando la tabella 3 si può constatare in che modo il prodotto irrorato si è distribuito fra pianta e terreno. Molto importante è il fatto che la macchina schermata, oltre a consentire una maggiore deposizione del prodotto sulla pianta (73% contro 69%), permette di contenere in termini significativi le perdite di prodotto a terra (12% rispetto al 31%) e questo grazie alla possibilità di realizzare un recupero di liquido pari al 15% del totale irrorato. L'esame della ripartizione del liquido sulla pianta (fig. 5) ci consente di notare come il deposito ottenuto con la schermata, sebbene sia più uniforme su entrambi i lati della pianta e mediamente superiore a quello fornito dall'irroratrice tradizionale, risulti però inferiore all'interno della chioma fogliare, segnale questo di una difficoltà di penetrazione del liquido. Tale aspetto si può porre in relazione con la distribuzione delle velocità dell'aria (fig. 1). Il rilievo del deposito a terrà, infine, ha posto anche in evidenza che mentre per l'irroratrice schermata si concentra prevalentemente sotto il filare trattato, nel caso della macchina ad aeroconvezione risulta ripartito in tutta la superficie su cui insiste il frutteto, e in quantità peraltro superiori a quelle osservate per la macchina fornita di tunnel (fig. 6). CONCLUSIONI

7 Alla luce di quanto esposto si ritiene di poter affermare che le prestazioni fornite in questa prima verifica preliminare dal prototipo di irroratrice schermata risultano incoraggianti, soprattutto per la possibilità di ridurre le perdite di prodotto a terra e nell'aria. E' però necessario compiere ulteriori modifiche ed accertamenti, al momento peraltro già intrapresi, ai fine di migliorare alcuni elementi costruttivi per poter incrementare la capacità di penetrazione del liquido nella chioma fogliare e realizzare un deposito più elevato. Bologna, 01/04/1996

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