COMUNE DI BOSCO MARENGO

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1 COMUNE DI BOSCO MARENGO ELABORATO TECNICO RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (R.I.R.) D.M. LL.PP. 9 maggio LUGLIO 2014

2 A CURA DI: Ing. Elena Mazzucco Via Tortona n Pozzolo F.ro (AL) tel: elena.mazzucco@gmail.com 2

3 INDICE INDICE...3 PREMESSA...4 1_INQUADRAMENTO NORMATIVO Riferimenti normativi Normativa nazionale e comunitaria Normativa Regionale _CONTENUTI DEL RIR SECONDO LA LEGISLAZIONE VIGENTE...9 3_CONTESTO PROVINCIALE: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE Contenuti PTP provinciale Il territorio di Bosco Marengo all interno del PTP provinciale Le aree a scarsa compatibilità ambientale all interno del PTP provinciale _METODOLOGIA UTILIZZATA PER LA PREDISPOSIZIONE DELL ELABORATO TECNICO R.I.R. E METODOLOGIA DI LAVORO FASE 1: Identificazione degli elementi territoriali ed ambientali vulnerabili in relazione all ubicazione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante FASE 2: Determinazione degli scenari incidentali e delle relative aree di danno FASE 3: Valutazione della compatibilità territoriale ed ambientale _IDENTIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI TERRITORIALI ED AMBIENTALI VULNERABILI _DETERMINAZIONE DEGLI SCENARI INCIDENTALI E DELLE RELATIVE AREE DI DANNO Metlac SpA Fabbricazioni Nucleari SpA _VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ TERRITORIALE ED AMBIENTALE...52 CONCLUSIONI...56 BIBLIOGRAFIA...57

4 PREMESSA Il D.M. LL.PP. 9 Maggio 2001, n. 151 in attuazione dell art. 14 del Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n 334, stabilisce I requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articolo 6, 7 e 8 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n 334, con riferimento alla destinazione ed all utilizzazione dei suoli, al fine di prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l uomo e per l ambiente e in relazione alla necessità di mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti e le zone residenziali. Nel territorio comunale di Bosco Marengo è presente una azienda a Rischio di Incidente Rilevante ed altre aziende che potrebbero rientrare tra le aziende sottosoglia. Il presente Elaborato Tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti, è elaborato contestualmente all'aggiornamento del piano regolatore comunale in applicazione del Decreto Ministeriale dei Lavori Pubblici 9 Maggio 2001, Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante, allo scopo di individuare e disciplinare le aree da sottoporre a specifica regolamentazione, in funzione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti sul territorio comunale. Seguendo la metodologia individuata dalla Regione Piemonte nelle Linee guida per la valutazione del rischio industriale nell ambito della pianificazione territoriale (DGR n del 26luglio 2010) si analizzerà lo stato delle aree residenziali, a servizi, culturali e industriali del Comune di Bosco Marengo valutando il loro possibile coinvolgimento in un evento catastrofico, secondo quanto definito dal D.M.LL.PP n 151 e definendo le conseguenti disposizioni urbanistiche da inserire in piano regolatore. 4

5 1_INQUADRAMENTO NORMATIVO 1.1 Riferimenti normativi Di seguito si riportano i principali riferimenti legislativi inerenti alla normativa vigente in materia di rischi di incidenti rilevanti. Tabella 1: riferimenti normativi Legge 17 Agosto 1942, n 1150 Legge urbanistica e disposizioni generali DPR 24Luglio 1997, n 616 Attuazione della delega di cui all'art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382 DM 15 Maggio 1996 (G.U. 159 del 9/07/96) Dir. n 96/82/CE (G.U.C.E n L 010 del 14/01/1997) modificata - Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di gas e petrolio liquefatto (GPL). DIRETTIVA SEVESO bis Direttiva del consiglio del 9 Dicembre 1996, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Legge 15 Marzo 1997, n 59 Legge 15 marzo 1997, n. 59 "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa" DL 31 Marzo 1998 n 112 DM 20 Ottobre 1998 (G.U. n 262del 9/11/98) D.Lgs 334/99 (G.U. n 228 del 28/09(99) DM 9 Agosto 2000 (G.U. n 195 del 22/08/00) DM 9 Maggio 2001 (S.O. n 151 della G.U. n 138 del 16/06/01) Dir n 2003/105/CE (G.U.C.E n L 345 del 31/12/2003) modificata - D.Lgs 21 settembre 2005 n 238 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997, n. 59." Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici. Attuazione della direttiva 96/82/CE relativa al controllo dei pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Linee guida per l attuazione del sistema di gestione della sicurezza. Individuazione delle modificazioni di impianti e di depositi, di processi industriali, della natura o dei quantitativi di sostanze pericolose che potrebbero costituire aggravio del preesistenze livello di rischio (applicazione dell art. 10, comma 1 del D.Lgs 334/99) Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate a stabilimenti a rischio di incidente rilevante. DIRETTIVA SEVESO ter Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 Dicembre 2003 che modifica la Direttiva 96/82/CE del Consiglio sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Attuazione della direttiva 2003/205/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. 1.2 Normativa nazionale e comunitaria Il tema del controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose, è normato dal Decreto Legislativo 17 agosto n 334/99 che ha recepito la Direttiva

6 Comunitaria 96/82/CE, meglio nota come Direttiva Seveso II. Quest ultima è stata modificata nel 2003 dalla Direttiva 2003/105/CE, a sua volta recepita con il D. Lgs. 238 del 21 settembre 2005, Attuazione della direttiva 2003/105/CE, che modifica la direttiva 96/82/CE, sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. La direttiva 96/82/CE e il Decreto 334/99 e s.m.i. si pongono la finalità di assicurare livelli sempre più elevati di protezione dell ambiente e della salute umana, attraverso l attuazione di un sistema efficace di prevenzione degli incidenti rilevanti che possono derivare dalla presenza di determinate sostanze pericolose. Secondo il Decreto, gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante vengono classificati, sulla base delle quantità di sostanze detenute, in determinate categorie di rischio a cui corrispondono differenti obblighi per i gestori degli stabilimenti, e precisamente: Stabilimenti soggetti agli obblighi degli artt. 8, 6 e 7 (categoria ad alto rischio ); Stabilimenti soggetti agli obblighi degli artt. 6 e 7 (categoria a rischio medio ). Fra le novità introdotte dal Decreto 334/99 all art. 14 sono definiti i criteri per il controllo dell urbanizzazione e per una corretta pianificazione territoriale nelle aree interessate dalla presenza di stabilimenti a rischio di incidente rilevante, ponendo in relazione il tema del governo del territorio con quello del rischio tecnologico. Nel D.Lgs. 238/2005 è stato aggiunto il comma 5 bis all art. 14 del D.Lgs. 334/1999, con il quale si richiamano gli enti territoriali a mantenere opportune distanze tra gli stabilimenti e le zone residenziali, gli edifici e le zone frequentate dal pubblico, le vie di trasporto principali, le aree ricreative e le aree di particolare interesse naturale o particolarmente sensibili dal punto di vista naturale, nonché tra gli stabilimenti e gli istituti, i luoghi e le aree tutelate ai sensi del D.Lgs. 22/1/2004 n 42. In attuazione dell art. 14 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i. nel giugno 2001 è stato emanato il DM II.pp. 9 Maggio 2001 Requisiti di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante, nel quale sono definiti i criteri per la regolamentazione dell utilizzo dei suoli in base alla valutazione della probabilità di accadimento degli eventi incidentali per gli stabilimenti a rischio. Il fine principale che persegue il DM 9 Maggio 2001, è quello di definire la destinazione e l utilizzo dei suoli, mantenendo le opportune distanze fra stabilimenti a rischio di incidente rilevante e zone residenziali o altre zone vulnerabili sotto un punto di vista territoriale ed ambientale. Il campo di applicazione p esteso agli stabilimenti soggetti agli obblighi degli articoli 6, 7 e 8 del D. Lgs. 334/99, con le seguenti tipologie di interventi: Insediamento di nuovi stabilimenti; Modifiche a stabilimenti esistenti che comportino aggravio del rischio di incidente rilevante; Nuovi insediamenti o infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti (zone residenziali, luoghi frequentati dal pubblico, ecc ) qualora possano aggravare il rischio di incidente rilevante. Nel delineare il processo che integra la normativa relativa al rischio tecnologico con le scelte di pianificazione territoriale ed urbanistica, il DM 9 maggio 2001 definisce ruoli e funzioni degli enti competenti. 6

7 Le Regioni: Assicurano il coordinamento delle norme in materia di pianificazione urbanistica e territoriale e in tutela ambientale, anche attraverso forme di concentrazione tra enti competenti e altri soggetti interessati; Tramite Disciplina Regionale in materia urbanistica assicurano il coordinamento delle procedure di individuazione di aree a destinare agli stabilimenti. Le Provincie (e le città Metropolitane) secondo le attribuzioni previste dal D.Lgs. 267/2000: Individuano nell ambito degli strumenti di pianificazione territoriale, le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti a rischio, acquisendo dai Comuni le informazioni contenute nell elaborato Tecnico Rischio di Incidente Rilevanti ; Attraverso il proprio Piano Territoriale di Coordinamento, nell ambito della determinazione degli assetti generali del territorio, disciplinano la relazione degli stabilimenti con gli elementi territoriali ed ambientali vulnerabili, le reti e i nodi infrastrutturali, di trasporto e tecnologici. I Comuni: Attraverso i propri strumenti urbanistici, individuano e disciplinano le aree da sottoporre a regolamentazione specifica, tenendo conto di tutte le problematiche territoriali relative all area vasta, adottando la variante nel caso non sussista la compatibilità fra stabilimenti e territorio; Al fine dell adeguamento dei propri strumenti urbanistici, predispongono l Elaborato Tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti _ RIR, relativo al controllo dell urbanizzazione; Trasmettono le informazioni contenute dell Elaborato Tecnico a tutti gli enti locali territorialmente interessati dagli scenari incidentali. La pianificazione urbanistica e territoriale di tali temi si svolge su tre distinti livelli amministrativi: Regionale che assicura il coordinamento delle norme in materia di pianificazione urbanistica, territoriale e di tutela ambientale con quelle derivanti dal decreto 334/99 e dal presente decreto; Provinciale, che individua, nel Ptcp, le aree sulle quali ricadono gli effetti prodotti dagli stabilimenti soggetti alla presente normativa e individua la relazione tra questi ultimi e gli elementi territoriali e ambientali vulnerabili: Comunale, che con gli strumenti urbanistici, individuano e disciplinano, in relazione al Ptcp, le aree da sottoporre a specifica regolamentazione. A tal fine gli strumenti urbanistici comprendono un Elaborato Tecnico Rischio di Incidenti Rilevanti (RIR) relativo al controllo dell urbanizzazione. Le informazioni contenute in questo elaborato sono trasmesse agli enti territoriali eventualmente interessati dagli scenari incidentali.

8 1.3 Normativa Regionale DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 9 giugno 2008, n D.lgs. 152/2006 e s.m.i. Norme in materia ambientale. Primi indirizzi operativi per l applicazione delle procedure in materia di Valutazione ambientale strategica di piani e programmi. DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 22 febbraio 2010, n Linee guida per la valutazione del rischio industriale nella pianificazione territoriale. Valutazione Ambientale Strategica (d.lgs. 152/2006 e DGR del 9/06/2008) e Rischio di incidente Rilevante (d.lgs. 334/1999 e d.m. 9 maggio 2001). Nell ambito del proprio Sistema Informativo Regionale Ambientale e in attuazione della legge regionale 30 giugno 1992 n 32, disciplinate le funzioni di competenza regionale in materia di rischi connessi con determinate attività industriali, la Regione Piemonte ha predisposto un applicativo tematico dedicato alle attività a Rischio di Incidente Rilevante (denominato SIAR) che gestisce sia i dati sulle aziende soggette agli obblighi di cui al decreto legislativo 334/1999 che le informazioni riguardanti le vulnerabilità del contesto territoriale ed ambientale interessato dalla loro presenza. Inoltre ha dato incarico al Politecnico di Torino per l elaborazione di linee guida in materia di pianificazione urbanistica in prossimità di aziende a rischio di incidente rilevante allegate alla delibera del 22 febbraio 2010 sopra citata. 8

9 2_CONTENUTI DEL RIR SECONDO LA LEGISLAZIONE VIGENTE Come stabilito nel D.M. LL.PP. 9 Maggio 2001, n. 151 l Elaborato Tecnico RIR dovrà contenere, di norma: Le informazioni fornite dal gestore, di cui al punto 7 del medesimo decreto 1 ; L individuazione e la rappresentazione su base cartografica e catastale aggiornate degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili; La rappresentazione su base cartografica tecnica e catastale aggiornate dell inviluppo geometrico delle aree di danno per ciascuna delle categorie di effetti e, per i casi previsti, per ciascuna classe di probabilità; Individuazione e disciplina delle aree sottoposte a secifica regolamentazione risultanti dalla sovrapposizione cartografica degli inviluppi e degli elementi territoriali e ambientali vulnerabili di cui sopra; Gli eventuali pareri delle autorità competenti ed in particolare le conclusioni di istruttoria o pareri dell autorità di cui all art. 21 del D. Lgs. 334/99 (Comitato Tecnico Regionale CTR); Le eventuali ulteriori misure che possono essere adottate sul territorio, tra cui gli specifici criteri di pianificazione territoriale, la creazione di infrastrutture e opere di protezione, la pianificazione della viabilità, I criteri progettuali per opere specifiche nonchè, ove necessario, gli elementi di correlazione con gli strumenti di pianificazione dell emergenza e di protezione civile. 1 : a. Inviluppo delle aree di danno per ciascuna delle 4 categorie di effetti e secondo i valori di soglia di cui al paragrafo del D.M. LL. PP. n 151/2001, ognuna misurata dall effettiva localizzazione della relativa fonte di pericolo, su base cartografica tecnica e catastale aggiornate; b. Per i depositi di GPL e per i depositi di liquidi infiammabili e pericolosi, la categoria di deposito ricavata dall applicazione del metodo indicizzato di cui ai rispettivi decreti ministeriali 15 Maggio 1996 e 20 Ottobre 1998; c. Per tutti gli stabilimenti, la classe di probabilità di ogni singolo evento, espressa secondo le classi indicate al punto del D.M. LL. PP. n 151/2001; d. Per il pericolo di danno ambientale, le categorie di danno attese in relazione agli eventi incidentaliche possono interessare gli elementi ambientali vulnerabili. Per gli stabilimenti esistenti soggetti ai soli obblighi all art. 6 e 7 del DL 17 agosto 1999 n 334, il gestore trasmette alle autorità le suddette informazioni, ricavate dale valutazioni effettuate come indicato dall allegato III del predetto decreto legislativo e dall art. 7 del decreto ministeriale 9 agosto 2000, nell ambito del proprio sistema di gestione della sicurezza, nel solo caso in cui siano individuate aree did anno esterne all area di stabilimento. Le stesse informazioni sono trasmesse alle medesime autorità dal gestore di nuovi stabilimenti all atto della presentazione del rapporto preliminare di sicurezza all autorità competente per il rialscio del nulla osta di fattibilità di cui all art. 9 del DL 17 agosto 1999 n 334 o, per gli stabilimenti soggetti agli obblighi dei soli art. 6 e 7 dello stesso decreto, all atto della richiesta di concessioni e autorizzazioni edilizie.

10 3_CONTESTO PROVINCIALE: PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE 2 II Piano Territoriale Provinciale 3 può, a tutti gli effetti, costituire il momento aggregante per le scelte di sviluppo di un dato territorio amministrato. Così è per il PTP della provincia di Alessandria che rappresenta un quadro di riferimento esplicito e selettivo, dove le varie Amministrazioni comunali possono collocare le proprie autonome decisioni. L'idea di Piano promossa dalla Provincia di Alessandria è stata l'idea di un Piano costruito per condivisione complessiva delle specifiche istanze locali e periferiche; un Piano, non inventario delle varie progettualità, ma collante efficace per le varie progettualità e portatore di nuove svolte strategiche. Questo Piano è diventato così una cornice di riferimento per coinvolgere tutti i soggetti in un processo pianificatorio coordinato, per obiettivi, per contenuti e per efficacia e si è fatto interprete anche dell'esigenza, quanto mai avvertita dalle comunità locali, di farsi rete con le provincie limitrofe, d'intercettare le dinamiche di sviluppo esterne ai confini geo-politici. E' un Piano, infine, che si è offerto quale grande occasione per una generale ed aggiornata lettura dei punti di crisi e delle opportunità per lo sviluppo, sviluppando precise scelte di governo del territorio ed strategie per tutte le realtà provinciali 4. Ne è così discesa una struttura normativa in gran parte costituita da direttive ed indirizzi che impegnano Provincia e Comuni ad individuare le soluzioni più idonee per tradurre le direttive e gli indirizzi in piani locali o piani settoriali. Le prescrizioni, invece, impongono vincoli in massima parte già introdotti sul territorio da normative o strumenti pianificatori sovraordinati, ovvero vincoli connessi all'attuazione di scelte già assunte o concertate. Il PTP della Provincia di Alessandria ha assunto come punti di riferimento, per la valutazione delle diverse realtà su cui ha indagato e per la lettura dello stato di fatto e di diritto del territorio, due realtà: la Regione e il PTR approvato; i Comuni che compongono la Provincia e i relativi strumenti di pianificazione approvati. All'interno di questa realtà sono stati valutati i temi ambientali, infrastrutturali, economici e delle attività con riferimento, là dove necessitano, a realtà e programmi interregionali e nazionali, a piani di settore nonché a situazioni particolari e a realtà specifiche locali. Partendo da queste conoscenze, da queste diverse situazioni e specificità, il PTP si è posto I 2 PIANO TERRITORIALE PROVINCIALE (Approvato con D.C.R. n del 19/02/2002) VARIANTE DI ADEGUAMENTO A NORMATIVE SOVRAORDINATE Approvata con D.C.R. n del 20/02/ Il P.T.P. deve oggi rapportarsi con i seguenti riferimenti normativi: Legge 142/90. Legge regionale 56/77. Legge regionale 45/94. Legge 1150/42, D.P.R. 8/1972, D.P.R. 616/77. Legge 431/ Centri urbani, grandi servizi, attività insediate, le prevalenti vocazioni produttive, le emergenze ambientali, il patrimonio culturale-storico-architettonico, le potenzialità turistiche, l'infrastrutturazione viaria e ferroviaria. 10

11 seguenti obbiettivi: costituire, un quadro di riferimento e di indirizzo per una razionale di pianificazione di area vasta in grado di: o definire priorità in materia di grande viabilità e trasporti; o definire modalità per la ricerca di soluzioni progettuali o di strategie comuni alle province confinanti; o o costituire elemento di sostegno per la progettazione paesistica; essere documento di riferimento in grado di indirizzare e fornire strategie agli strumenti operativi nel campo delle attività e dei servizi; fornire agli amministratori locali un quadro sinottico e di riferimento per la lettura di tutti i vincoli discendenti da leggi nazionali e regionali, ricadenti sul territorio provinciale; individuare su tutto il territorio provinciale differenti livelli di criticità dello stesso alla luce delle conoscenze geo-ambientali; costituire punto di riferimento e di indirizzo per la pianificazione locale e di settore, secondo obiettivi di sviluppo individuati dalla Regione nel PTR e ulteriormente verificati e specificati dal PTP per ambiti a vocazione omogenea. 3.1 Contenuti PTP provinciale Il Piano Territoriale Regionale (PTR) del Piemonte disciplina il territorio secondo due livelli di pensiero indissolubilmente legati e tra loro interconnessi: un primo livello comprende i temi paesistico-ambientali e le valenze storico-culturali del territorio: i vincoli; un secondo livello individua le strategie per lo sviluppo delle attività e degli insediamenti: le opportunità. Il Piano Territoriale Provinciale (PTP) si posiziona in questa filosofia di pianificazione, come strumento di approfondimento, individuazione dei vincoli e definizione delle "opportunità" del piano regionale, ma è lui stesso strumento direttore rivolto alla pianificazione locale. Il PTP individua, in relazione alle caratteristiche ambientali, storico-architettoniche del territorio ed in relazione alla struttura economica dello stesso, 21 ambiti a vocazione omogenea diversamente caratterizzati, nella situazione attuale e per lo sviluppo futuro: Ambito 1A) Monferrato Casalese occidentale Ambito 1B) Casalese orientale: Ambito 2) Il polo produttivo casalese Ambito 3) La piana casalese: Ambito 4) Valenza e il valenzano Ambito 5) Alessandria, città dei grandi servizi Ambito 6) L'asse produttivo Felizzano - Quattordio: Ambito 7) La collina Alessandrino Valenzana Ambito 8) La piana Alessandrina: Ambito 9A) Spina produttiva della Valle Scrivia: il tortonese Ambito 9B) Spina produttiva della Valle Scrivia: il novese: Ambito 10) I colli tortonesi: Ambito 11A) Le valli appenniniche Val Curone: Ambito 11B) Le valli appenniniche Val Borbera e Spinti: Ambito 12) La Val Lemme: Ambito 13) Il Monferrato Ovadese: Ambito 14) L'alta Valle Orba:

12 Ambito 15) Acqui Terme e l'acquese Ambito 16) La valle Bormida e Erro: Ambito 17) L'Appennino e Ponzone: Ambito 18) L'area delle Capanne di Marcarolo Conseguentemente ai succitati ambiti il PTP individua gli obiettivi di sviluppo prevalenti.questi obiettivi rappresentano chiave di impostazione per le scelte di programmazione, per le definizioni delle priorità, e delle scelte urbanistiche in virtù della consapevolezza dei risvolti negativi economici, ambientali e territoriali che una concezione non lungimirante e troppo attenta alle necessità più squisitamente locali dello sviluppo economico, consente il massimo di licenza ad ognuno, vanificando in tal modo ogni concetto di programmazione territoriale. All'interno di tali ambiti a vocazione omogenea, il PTP disciplina il governo del territorio riconoscendo il sistema dei suoli agricoli, e il sistema insediativo, il sistema funzionale e il sistema infrastrutturale. Tutti gli obiettivi di sviluppo si traducono, sotto il profilo delle opportunità in categorie di intervento. Le categorie di intervento assumono diversa accezione in relazione ai diversi sistemi a cui sono riferiti e sono filtrate dai "vincoli" ovvero: dalla compatibilità geo-ambientali (ambiti invariante, invariante condizionata, variante); dagli elementi caratterizzanti il paesaggio in relazione ai tre paesaggi individuati: di pianura, di collina, di montagna; dalla volontà di tramandare le colture a forte dominanza paesistica (esempio: vite), le aree boscate, i suoli ad eccellente e buona produttività; dalle testimonianze storico-architettoniche intese come valori culturali e come risorse per uno sviluppo economico. Tutte le prescrizioni, con esclusione di quelle che discendono da leggi vigenti e da piani sovraordinati già approvati, devono essere verificate in sede di pianificazione locale; ad essa spetta il compito, nel pieno rispetto delle proprie autonomie, di tradurre ed interpretare a scala comunale i vincoli" e le opportunità del piano territoriale provinciale. 3.2 Il territorio di Bosco Marengo all interno del PTP provinciale Il Comune di Bosco Marengo rientra nell ambito territoriale 8, La piana Alessandria. Gli obbiettivi per quato ambito territoriale sono: sviluppo delle attività agricole specializzate e non; promozione dell agriturismo; salvaguardia degli elementi insediativi caratterizzanti (es. Sistema della centuriazione romana); valorizzazione delle opportunità di natura insediativa (residenza, attività rpoduttive, terziario) legate all indotto di poli attrattivi esistenti e consolidati di livello territoriale (cinture di Alessandria, di Felizzano-Quattordio, di Tortona); riqualificazione urbanistica degli insediamenti produttivi e consolidamento delle attività produttive; tutela e valorizzazion delle sponde rivierasche dei corsi d acqua principali (Tanaro, Belbo, Bormida, Orba e Scrivia). Tabella 2: estratto dall allegato A del PTP della Provincia di Alessandria focalizzato sulle osservazioni circa il territorio del Comune di Bosco Marengo [2]. 12

13 Elementi del costruito caratterizzanti il paesaggio Sottosistema delle attivita : aree normative Cascina Forchina Comune di Bosco Marengo: area normativa RQ assoggettata a progettazione ambientale di dettaglio AD1 Area produttiva sulla S.S. 35bis dei Giovi interessante i Comuni di Bosco Marengo, Frugarolo e Pozzolo F.ro; oltre agli aspetti derivanti dalla presenza di realtà industriali a rischio (colorifici Attiva e Ici Paints, stabilimento FN ecc...), si innestano anche altre problematiche derivanti da: 1) presenza del rio Lovassina utilizzato come ricettore idrico per scarichi industriali e civili dell area oltre che come canale scolmatore delle acque meteoriche di parte della piana agricola della Fraschetta, con conseguenti problemi di esondazione durante le fasi di piena in particolar modo nell abitato di Spinetta M.go dove il rio è intubato; 2) presenza di innesti viari ed accessi diretti della S.S. n 35bis dei Giovi che ne pregiudicano la funzionalità (insediamenti commerciali ecc...). Sono obiettivi: la riqualificazione degli insediamenti produttivi tramite la razionalizzazione degli innesti viari sulla S.S 35 bis dei Giovi. - risistemazione dell assetto idrologico del rio Lovassina la tutela del tracciato della antica via Aemilia Scauri. Per i Comuni inclusi nella perimetrazione dei distretti individuati ai sensi della legge regionale 24/97, si acquisiscono gli obiettivi di sviluppo tipici del distretto. In considerazione del carattere di intercomunalità dell area assoggettata a progettazione ambientale di dettaglio, questa è da attuarsi mediante sottoscrizione di atto di concertazione (accordo di programma, protocollo di intesa ec...) tra i vari comuni interessati (Bosco Marengo, Frugarolo, Pozzolo), la Provincia di Alessandria e l ANAS; l approvazione dello strumento individuato potrà avvenire mediante Conferenza dei Servizi. La progettazione ambientale di dettaglio deve porre particolare attenzione a: razionalizzazione degli innesti stradali definizione degli interventi necessari per la risoluzione delle problematiche del Rio Lovassina tutela del tracciato della antica via Aemilia Scauri. La progettazione ambientale di dettaglio specifica i parametri qualitativi utili al miglior inserimento paesistico dell edificazione (uso di quinte alberate, del verde, del colore e dei materiali delle finiture ecc...). Luoghi con statuto speciale Itinerari di valorizzazione turistica Comune di Bosco Marengo : Complesso di S. Croce Documento di programmazione generale e settoriale del turismo LR 75/96 art. 4 comma 2 Obbiettivo 3: sviluppo del turismo culturale Progetto itinerari culturali, religiosi, pievi ed abbazie IL PTP individua nel complesso monumentale di Bosco Marengo nell abbazia di S.Giustina di Sezzadio due poli del suddetto itinerario. Itinerario della via Francigena. 3.3 Le aree a scarsa compatibilità ambientale all interno del PTP provinciale Sono aree a scarsa compatibilità ambientale :

14 Aree ambientalmente critiche di competenza regionale, così come indicate dal vigente PTR (art. 38); Aree di competenza provinciale costituite da: o astabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi del D.Lgs 334/99 e del D. M. 9/5/2001; o aree e siti che, per particolari situazioni ambientali, presentano scarso livello di compatibilità con l intorno (cave, discariche, depositi abusivi, rii tombinati etc..) e zone o insediamenti, prevalentemente produttivi, che per tipo di emissioni (sonore, in atmosfera, reflui, etc) o per localizzazione rispetto alla struttura urbana, comportano scarso livello di compatibilità con l intorno abitato. Per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi del D. Lgs n.334/1999, del D. Lgs. N.238/2005 e del D.M. 9 maggio 2001 il PTP ha l obiettivo di coordinare le relazioni tra gli insediamenti a rischio con gli elementi territoriali e ambientali vulnerabili così come individuati nell allegato del D.M. 9 maggio 2001, nonché con le reti e i nodi infrastrutturali, di trasporto, tecnologici ed energetici, esistenti e previsti. Inoltre i Comuni sul cui territorio sono presenti industrie a rischio di incidente rilevante o che intendono insediarvisi debbono provvedere, sulla base delle informazioni fornite dai gestori ai sensi degli artt. 6 e 8 del D.Lgs n 334/99, alla stesura dell elaborato tecnico RIR-Rischio di Incidente Rilevante previsto dall art.4 del D.M. 9/05/2001. Il suddetto elaborato tecnico costituisce parte integrante e sostanziale dello strumento urbanistico che indica e norma aree di rispetto in relazione all entità del rischio individuato, all interno delle quali saranno disciplinate il regime e la destinazione d uso dei suoli e delle edificazioni. E compito della pianificazione locale consultare il registro degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante e dei Comuni interessati, periodicamente aggiornato ai sensi della vigente normativa. Gli interventi riconducibili ad una programmazione di livello sovracomunale predisposti da Enti ed Istituzioni, dovranno tenere in debito conto dell eventuale e/o della potenziale presenza di zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante e dei contenuti dell elaborato tecnico previsto dall art. 4 del D.M. 09/05/2001. La realizzazione delle opere funzionali alla risoluzione di problematiche ambientali individuate dal P.T.P., dal R.I.R. e/o emerse dall eventuale studio di fattibilità viabilistico può essere direttamente effettuata dai soggetti proponenti l intervento edificatorio tramite convenzione tra il proponente e gli Enti direttamente interessati. La pianificazione locale nel redigere la variante di adeguamento tiene conto di alcune discriminanti e criteri insediativi da applicarsi nelle zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante: Evitare la localizzazione di strutture sensibili come scuole, presidi sanitari, infrastrutture di mobilità, ecc.; Evitare la localizzazione di aree assoggettate a grande affollamento quali : mercati, centri commerciali, ecc; Individuare le vie di esodo; Governare il traffico veicolare evitando interferenze di potenziale effetto moltiplicatore del rischio; Individuare fattori di protezione degli elementi e delle risorse ambientali (acqua, suolo, aria); Evitare l insediamento di nuove attività che possono determinare un aggravio del preesistente livello di rischio a causa delle sostanze trattate e/o delle lavorazioni svolte. La presenza di strutture sensibili, di aree assoggettate a grande affollamento e di infrastrutture di mobilità e di traffico di rilevanza provinciale costituisce fattore discriminante per la pianificazione locale nell individuazione di zone da assoggettare all insediamento di nuovi 14

15 stabilimenti a rischio di incidente rilevante. Analogamente costituiscono fattori di valutazione e verifica dei potenziali effetti, la presenza di elementi ambientali e risorse naturali vulnerabili come definite all art nell allegato del D.M. 9 maggio Nei casi in cui gli effetti dei rischi derivanti dalla localizzazione di stabilimenti a rischio di incidente rilevante interessino più territori comunali, si potranno attivare momenti di concertazione ecocooperazione istituzionale finalizzati alla condivisione delle previsioni dell elaborato tecnico R.I.R. in cui la Provincia può rivestire ruolo di soggetto coordinatore. Nella fascia di rispetto di metri lineari 100 dall insediamento o nell area di rischio se già individuata, in assenza di specifica variante di adeguamento al PTP che normi la destinazione d uso dei suoli in base al fattore di rischio, gli interventi ammessi sono relativi esclusivamente alla modificazione del patrimonio edilizio esistente. Il PTP inoltre prevede che la pianificazione locale individui e perimetri le aree interessate da fattori di scarsa compatibilità ambientale 5 e condiziona alla elaborazione di un preventivo piano di recupero o miglioramento ambientale del sito sia l ampliamento che il riutilizzo delle stesse. 5 Aree e siti che per, particolari situazioni ambientali, presentano scarso livello di compatibilità con l intorno (cave, discariche, rii tombinati etc..) e zone o insediamenti, prevalentemente produttivi, che per tipo di emissioni (sonore, in atmosfera, reflui, etc) o per localizzazione rispetto alla struttura urbana comportano scarso livello di compatibilità con l intorno abitato.

16 4_METODOLOGIA UTILIZZATA PER LA PREDISPOSIZIONE DELL ELABORATO TECNICO R.I.R. E METODOLOGIA DI LAVORO In relazione ai contenuti che devono essere presenti nell Elaborato Tecnico, nel processo di adeguamento degli strumenti urbanistici il percorso metodologico per l individuazione della compatibilità fra stabilimenti a rischio e territorio si compone pertanto in tre fasi logiche successive: FASE 1: Identificazione degli elementi territoriali ed ambientali vulnerabili in relazione all ubicazione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante; FASE 2: Determinazione degli scenari incidentali e delle relative aree di danno; FASE 3: Valutazione della compatibilità territoriale ed ambientale. 4.1 FASE 1: Identificazione degli elementi territoriali ed ambientali vulnerabili in relazione all ubicazione degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante Il DM 9/5/2001 identifica a tele scopo 6 categorie territoriali, per le quali sono sommariamente definite le destinazioni d uso e il carico urbanistico ammesso, nonchè altri parametri quali l affollamento, anche temporaneo, la presenza di persone con ridotta mobilità, le attività produttive, ecc Tabella 3: categorie territoriali, punto 6.1 DM 9/05/2001 [1] CATEGORIA DESCRIZIONE 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l indice fondiario di edificazione sia superiore a 4,5 mc/mq; A 2. Luoghi con concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità, ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc (oltre 25 posti letto o 100 persone presenti); 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all aperto ad esempio mercati stabili o alter destinazioni commerciali, ecc (oltre 500 persone presenti). 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l indice fondiario di edificazione sia compreso tra I 4,5 e 1,5 mc/mq; 2. Luoghi di concentrazione di persone con limitata capacità di mobilità ad esempio ospedali, case di cura, ospizi, asili, scuole inferiori, ecc (fino a 25 posti letto o 100 persone presenti); B 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante all'aperto - ad esempio mercati stabili o altre destinazioni commerciali, ecc. (fino a 500 persone presenti). 4. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (oltre 500 persone presenti). 5. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, 16

17 sportive, culturali, religiose, ecc. (oltre 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, oltre 1000 al chiuso). 6. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri superiore a 1000 persone/giorno). 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1,5 e 1 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante al chiuso - ad esempio centri commerciali, terziari e direzionali, per servizi, strutture ricettive, scuole superiori, università, ecc. (fino a 500 persone presenti). C 3. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante con limitati periodi di esposizione al rischio - ad esempio luoghi di pubblico spettacolo, destinati ad attività ricreative, sportive, culturali, religiose, ecc. (fino a 100 persone presenti se si tratta di luogo all'aperto, fino a 1000 al chiuso; di qualunque dimensione se la frequentazione è al massimo settimanale). 4. Stazioni ferroviarie ed altri nodi di trasporto (movimento passeggeri fino a 1000 persone/giorno). D E F 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia compreso tra 1 e 0,5 m3/m2. 2. Luoghi soggetti ad affollamento rilevante, con frequentazione al massimo mensile - ad esempio fiere, mercatini o altri eventi periodici, cimiteri, ecc.. 1. Aree con destinazione prevalentemente residenziale, per le quali l'indice fondiario di edificazione sia inferiore a 0,5 m3/m Insediamenti industriali, artigianali, agricoli, e zootecnici. 1. Area entro i confini dello stabilimento. 2. Area limitrofa allo stabilimento, entro la quale non sono presenti manufatti o strutture in cui sia prevista l'ordinaria presenza di gruppi di persone. La valutazione della vulnerabilità del territorio attorno ad uno stabilimento va effettuata mediante una categorizzazione delle aree circostanti in base al valore dell'indice di edificazione e all'individuazione degli specifici elementi vulnerabili di natura puntuale in esse presenti, secondo quanto indicato nella successiva tabella. Occorre inoltre tenere conto delle infrastrutture di trasporto e tecnologiche lineari e puntuali. Qualora tali infrastrutture rientrino nelle aree di danno individuate, dovranno essere predisposti idonei interventi, da stabilire puntualmente, sia di protezione che gestionali, atti a ridurre l'entità delle conseguenze (ad esempio: elevazione del muro di cinta prospiciente l'infrastruttura, efficace coordinamento tra lo stabilimento e l'ente gestore dell'infrastruttura finalizzato alla rapida intercettazione del traffico, ecc.). Un analogo approccio va adottato nei confronti dei beni culturali individuati in base alla normativa nazionale (decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490) e regionale o in base alle disposizioni di tutela e salvaguardia contenute nella pianificazione territoriale, urbanistica e di settore. Con particolare riferimento al pericolo per l'ambiente che può essere causato dal rilascio incidentale di sostanzepericolose, si considerano gli elementi ambientali secondo la seguente suddivisione tematica delle diverse matrici ambientali vulnerabili potenzialmente interessate dal rilascio incidentale di sostanze pericolose per l'ambiente: Beni paesaggistici e ambientali (decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490); Aree naturali protette (es. parchi e altre aree definite in base a disposizioni normative);

18 Tabella 4: principali elementi territoriali ed ambientali vulnerabili ELEMENTI TERRITORIALI VULNERABILI Poli funzionali Esistenti Potenziali Di progetto Servizi sanitari e scolastici Servizi sanitari (ospedali, poliambulatori, case di cura) Servizi socio-sanitari (case di riposo, centri di accoglienza, centri di recupero, ) Scuole Asili nido Strutture commerciali: grandi strutture di vendita esistenti e programmate Sistema delle infrastrutture per la mobilità e reti tecnologiche Caselli autostradali (esistenti e di progetto) Principali svincoli della Grande rete di collegamento nazionale/regionale (esistenti e di progetto) Principali parcheggi scambiatori Stazioni e fermate SFM (servizio ferroviario metropolitano) Ferrovie (esistenti e di progetto) e linee servite dal SFM Progetto FS alta velocità Autostrade esistenti e in corso di realizzazioni Grande rete di collegamento nazionale(regionale ELEMENTI AMBIENTALU VULNERABILI Sistema idrografico Alvei attivi e invasi dei bacini idrici Fasce di tutela fluviale Fasce di pertinenza fluviale Aree ad alta probabilità di inondazione Aree a rischio di esondazione in caso di eventi con tempo di ritorno di 200 anni Aree, terrazzo-conoidi ad alta/elevata vulnerabilità dell acquifero Zone umide Pozzi potabili e relative aree di tutela Sistema provinciale delle aree naturali protette Parchi regionali Parchi provinciali Riserve naturali regionali Aree di riequilibrio ecologiche Sistema Rete Natura 2000 ZPS (zone di protezione speciale) SIC (siti di importanza comunitaria) Altri sistemi ed elementi naturali e paesaggistici Zone di particolare interesse paesistico ambientale Zone di tutela naturalistica Zone di particolare interesse paesaggistico ambientale della pianura (nodi ecologici complessi e relative zone di rispetto e corridoi ecologici) Uso del suolo Zone umide e corsi d acqua Aree boschive Aree agricole Territorio urbanizzato Rete di base regionale Principale viabilità urbana di penetrazione e distribuzione Principali strade urbane da qualificare per il trasporto pubblico, il commercio e l animazione urbana Viabilità extra-urbana secondaria di rilievo provinciale e interprovinciale Viabiltà extra-urbana secondaria di rilievo intercomunale Risorse idriche superficiali (es. acquifero superficiale; idrografia primaria e secondaria; corpi d'acqua estesi in relazione al tempo di ricambio ed al volume del bacino); Risorse idriche profonde (es. pozzi di captazione ad uso potabile o irriguo; acquifero profondo non protetto o protetto; zona di ricarica della falda acquifera); 18

19 Aree adibite a particolare uso del suolo (es. aree coltivate di pregio, aree boscate); Vulnerabilità di ognuno degli elementi considerati va valutata in relazione alla fenomenologia incidentale cui ci si riferisce. Su tale base, in via generale e a solo titolo di esempio, si potrà considerare trascurabile l'effetto prodotto da fenomeni energetici come l'esplosione e l'incendio nei confronti dell'acqua e del sottosuolo. In tutti gli altri casi, la valutazione della vulnerabilità dovrà tenere conto del danno specifico che può essere arrecato all'elemento ambientale, della rilevanza sociale ed ambientale della risorsa considerata, della possibilità di mettere in atto interventi di ripristino susseguentemente ad un eventuale rilascio; In sede di pianificazione territoriale e urbanistica, verrà effettuata una ricognizione della presenza degli elementi ambientali vulnerabili, come individuabili in base a specifiche declaratorie di tutela, ove esistenti, ovvero in base alla tutelabilità di legge, oppure, infine, in base alla individuazione e disciplina di specifici elementi ambientali da parte di piani territoriali, urbanistici e di settore. 4.2 FASE 2: Determinazione degli scenari incidentali e delle relative aree di danno Allo scopo di determinare gli scenari di danno e le relative aree si procederà nel seguente modo: analisi degli stabilimenti soggetti al D Lgs 334/99; analisi delle sostanze pericolose presenti negli impianti 6 ; disamina degli incidenti possibili e quindi degli scenari derivanti. Il punto uno prevederà uno studio dettagliato della struttura e tipologia degli impianti e delle loro caratteristiche mentre l analisi delle sostanze pericolose consisterà in uno studio delle caratteristiche chimiche e fisiche 7 delle sostanze in questione. Tramite lo studio di tali caratteristiche saranno desumibili le modalità di propagazione della sostanza, in seguito ad un determinato incidente, ed anche la tipologia e l entità dei danni che potrà provocare all uomo e all ambiente. Il danno a persone o strutture è correlabile all effetto fisico di un evento incidentale mediante modelli di vulnerabilità più o meno complessi. Ai fini del controllo dell urbanizzazione si ritiene sufficientemente accurate una trattazione semplificata basata sul superamento di un valore di soglia, al di sotto del quale si ritiene convezionalmente che il danno non accada e, viceversa, al di sopra del quale si ritiene che il danno possa accadere. N particolare, per le valutazioni in oggetto, la possibilità di Danni a persone o strutture è definite sulla base del superamento dei valori di soglia espressi nella tabella seguente. Tabella 5: valori di soglia per la valutazione del danno [1] Scenario incidentale Elevata letalità Inizio letalità Lesioni Lesioni Danni alle irreversibili reversibili strutture/effetti domino Le schede di sicurezza delle sostanze pericolose sono consultabili in allegato 1. 7 Le caratteristiche chimiche e fisiche sono contenute nelle schede di sicurezza relative ad ogni sostanza definita come pericolosa.

20 INCENDIO 12,5 kw/m 2 7 kw/m 2 5 kw/m 2 3 kw/m 2 12,5 kw/m 2 BLEVE/FIREB Raggio fireball 350 kj/m kj/m kj/m m ALL FLASH-FIRE LFL ½ LFL VCE 0,3 bar (0,6 bar per spazi aperti) 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar RILASCIO TOSSICO LC50 (30 min, hmn) - IDLH - - Il danno ambientale invece, con riferimento agli elementi vulnerabili indicati nella tabella precedente, è correlato alla dispersione di sostanze pericolose I cui effetti sull ambiente sono difficilmente determinabili a priori mediante l uso di modelli di vulnerabilità. L attuale stato dell arte in merito alla valutazione dei rischi per l ambiente derivanti da incidenti rilevanti non permette infatti l adozione di un approccio analitico efficace che conduca a risultati esenti da cospicue incertezze, pertanto si procederà secondo le indicazioni qualitative di seguito indicate. Gli incidenti possibili sono stati forniti dal gestore dell impianto all interno della notifica, del Rapporto di sicurezza e nel Piano Provvisorio di Emergenza Esterno della Prefettura (PEE).Insieme all incidente vengono fornite anche la probabilità di accadimento e le aree di danno relative alle differenti entità del danno quali: elevata letalità, lesioni irreversibili, lesioni reversibili, danni alla strutture. Ci sono tre tipologie di incidenti: irraggiamento termico, misurato in Kw/mq; onda di pressione, misurata in bar; rilascio tossico, in cui si fa riferimento a LC50 9 e IDLH 10 e LOC 11. Una volta in possesso di queste informazioni si procederà alla costruzione di scenari incidentali, mettendo in relazione l impianto, l incidente e il suo intorno territoriale. Si sovrapporranno le aree di danno per ciascun evento incidentale, divise nelle relative soglie di entità del danno, con la carta della categorizzazione della vulnerabilità territoriale (prima con riferimento allo stato di fatto e poi con riferimento alla previsioni). Una volta effettuata la sovrapposizione il passo successivo sarà quello di effettuare un conteggio vero e proprio delle persone realmente esposte all interno delle differenti aree di danno e quindi quantificare quante persone sono a rischio di morte, quante possono subire danni irreversibili e quante reversibili. 4.3 FASE 3: Valutazione della compatibilità territoriale ed ambientale Ultimo passaggio sarà l individuazione delle incompatibilità tra impianto e intorno territoriale 8 Secondo la tipologia di serbatoio. 9 LC50 indica la concentrazione che causa il 50% di mortalità, dopo un determinato tempo di esposizione. 10 IDLH (Immediately dangerous to life or Health) è la concentrazione della sostanza dispersa alla quale può essere esposto un individuo sano per 30 minuti senza subire effetti irreversibili. Viene calcolato sull individuo adulto sano di peso corporeo medio. 11. LOC (level of concern) pari ad un decimo della concentrazione di IDLH, e preso come valore di riferimento quando possono essere coinvolti gruppi sociali più vulnerabili. 20

21 sulla base delle matrici previste dal DM LLPP 9 maggio 2001 n 151. Tabella 6: categorie territoriali compatibili con gli stabilimenti perla predisposizione degli strumenti di pianificazione urbanistica [1] 12 Classe di probabilità Categoria degli effetti degi eventi Elevata letalità Inizi letalità Lesioni irreversibili Lesioni reversibili < 10-6 DEF CDEF BCDEF ABCDEF EF DEF CDEF BCDEF F EF DEF CDEF > 10-3 F F EF DEF Tabella 7: categorie territoriali compatibili con gli stabilimenti per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizia in assenza di variante urbanistica. [1] Classe di probabilità Categoria degli effetti degi eventi Elevata letalità Inizi letalità Lesioni irreversibili Lesioni reversibili < 10-6 EF DEF CDEF BCDEF F EF DEF CDEF F F EF DEF > 10-3 F F F EF Da tali matrici è desumibile la compatibilità territoriale incrociando la classe di probabilità associata ai vari scenari e la gravità degli effetti attesi (distinti tra letali, irreversibili e reversibili per la salute umana) con le diverse classi di vulnerabilità precedentemente individuate Il giudizio di compatibilità è stato effettuato sia sullo stato di fatto che sulle previsioni previste dal PRG e dalle sue variazioni. Ad integrazione dei criteri sopra descritti si considererà anche la presenza o la previsione di presenza di elementi aventi particolare rilevanza sotto il profilo sociale, economico, culturale e storico tra cui, a titolo di esempio, reti tecnologiche, infrastrutture di trasporto, beni culturali, storici ed architettonici. Anche in questo caso,sulla base dell informazioni fornite dal gestore, è possibile stabilire se l elemento considerato sia interessato dall evento incidentale ipotizzato. La tabella 2 infatti, alla quinta colonna, definisce le tipologie di scenario ed I valori di soglia relativi, per I quali ci si deve attendere un danno grave alle strutture. Nelle aree di danno individuate dal gestore sulla base di tali valori di soglia, ove in tali aree siano presenti I suddetti elementi, si introducono negli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica prescrizioni per la realizzazione dell opera ovvero per la protezione dell elemento. Nel caso di depositi di GPL e/o di liquidi infiammabili e tossici soggetti all articolo 8 del decreto legislativo 17 agosto 1999 n 334, ci si avvarrà di criteri di valutazione della compatibilità territoriale definiti nell ambito della normative vigente 13. Nei casi di nuovi stabilimenti o di modifiche a stabilimenti esistenti che possano aggravare il 12 Le lettere indicate nelle caselle della tabella fanno riferimento alle categorie territoriali descritte al punto 6.1 del D.M. LL.PP. n 151 e riportate in tabella 1, mentre le categorie di effetti sono quelle valutate in base a quanto descritto al punto 6.2 del sopra citato decreto. 13 Decreto ministeriale dell ambiente 15 Maggio 1996, Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di gas e petrolio liquefatto, pubblicato nel S.O. n 113 alla gazzetta Ufficiale n 159 del 9 luglio Decreto ministeriale dell ambiente 20 ottobre 1998, Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici, pubblicato nel S.O. n 188 alla Gazzetta Ufficiale n 262 del 9 novembre 1998.

22 rischio si terrà in conto la specifica situazione e condizione ambientale. Al fine di valutare la compatibilità, si prenderanno in esame, secondo I principi precauzionali, anche I fattori che possono influire negativamente sugli scenari incidentali, ad esempio la presenza di zone sismiche o di aree a rischio idrogeologico individuate in base alla normative nazionale e regionale o da parte di strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore. Si terranno perciò in considerazione in ambito di pianificazione degli elementi e delle situazioni che possono aggravare le conseguenze sulle persone e sul territorio del rilascio dell inquinante per l ambiente. Per definire la categoria di danno ambientale si terranno conto I possibili rilasci di sostanze pericolose. La definizione delle categorie di danno per gli elementi vulnerabili definiti in precedenza avverrà sulla base delle quantità e delle caratteristiche delle sostanze, nonchè delle specifiche misure tecniche adottate per ridurre gli impatti ambientali dello scenario incidentale. Le categorie di danno ambientale sono così definite: DANNO SIGNIFICATIVO, danno per il quale gli intereventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti inquinati, a seguito dell evento incidentale, possono essere portati a conclusione presumibilmente nell arco di due anni dall inizio degli interventi stessi; DANNO GRAVE, anno per il quale gli intereventi di bonifica e di ripristino ambientale dei siti inquinati, a seguito dell evento incidentale, possono essere portati a conclusione presumibilmente in un periodo superiore ai due anni dall inizio degli interventi stessi. Al fine di valutare la compatibilità ambientale, nei casi presunti dal decreto 9/05/2001, non si riterrà compatibile l ipotesi di danno grave. Nei casi di DANNO GRAVE, il Comune procederà ai sensi dell art. 14, comma 6 del DL 17 agosto 1999 n 334, invitando il gestore a trasmettere all autorità competente di cui all art. 21, comma 1 dello stesso decreto legislativo le misure complementari atte a ridurre il rischio di danno ambientale. Nei casi invece di DANNO SIGNIFICATIVO, si introdurranno nello strumento urbanistico prescrizioni edilizie e urbanistiche ovvero misure di prevenzione e mitigazione con particolari accorgimenti e interventi di tipo territoriale, infrastrutturale e gestionale, per la protezione dell ambiente circostante, definite in funzione della fattibilità e delle caratteristiche dei siti e degli impianti e finalizzate alla riduzione della categoria di danno. 22

23 5_IDENTIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI TERRITORIALI ED AMBIENTALI VULNERABILI Il paese è situato a 120 metri di altezza sul livello del mare, in provincia di Alessandria, si sviluppa su di una superficie di 4500 ettari ed ha una popolazione di circa 2500 abitanti. Il territorio è situato al centro della pianura alessandrina ed il nucleo abitato si estende su di una piccola altura che domina le culture sottostanti. Accanto a questo nucleo principale sono preseti altri nuclei abitativi di media grandezza: frazioni: o Quattro Cascine; o Levata; o Pollastra; o San Quirico; borgata: o Donna; o Fittavolini; o Cascinale Zuccotti. Il territorio esteso del comune è prettamente agricolo, grano, pomodori, orzo, fargo, senza la presenza di coltivazioni di pregio. COMUNE DI BOSCO MARENGO ESTENSIONE: 44,77 kmq ABITANTI: 2542 FRAZIONI: Quattro Cascine, Levata, Pollastra, San Quirico BORGATA: Donna, Fittavolini, Cascinale Zuccotti classificazione sismica: sismicità molto bassa altitudine minima: 106 metri sul livello del mare altitudine massima: 152 metri sul livello del mare escursione altimetrica: 46 m zona altimetrica: pianura latitudine: N longitudine: E gradi decimali: 44,8265; 8,6783 Zona climatica: E Gradi giorno: classe di stabilità atmosferica: D (stabile) velocità del vento: 1 m/s % di umidità dell aria: 60% irraggiamento solare: 1 KW/m2 temperatura ambiente: 25 C parametro di rugosità: 0,7 m

24 Separatamente dal nucleo abitato principale, lungo la strada statale 35 bis dei Giovi si estende la zona industriale. Essa si è sviluppata su due assi paralleli alla strada statale ed ospita le aziende di maggior peso per il territorio, quali la Metlac SpA e le Fabbricazioni Nucleari. Tutti gli altri insediamenti sono ora ridotti ad imprese di tipo artigianale con ridotto numero di addetti. Gli ultimi anni, inoltre, hanno visto lo svuotarsi di numerosi dei capannoni qui presenti e la chiusura di molte attività. In quest area tuttavia oltre alle attività sopra descritte si collocano una Discoteca ed un Pub con una fiorente attività e recentemente è stato aperto un nuovo distributore di carburante. Sul territorio comunale di Bosco Marengo, sempre in zona industriale, è inoltre presente uno dei tre siti nucleari esistenti su territorio piemontese. Lo stabilimento è situato sulla Statale 35 bis dei Giovi. Esso non è classificato a rischio di incidente rilevante e si trova a una distanza di 1,5 km circa dalla Metlac S.r.l. La Fabbricazioni Nucleari S.p.A. è stata attiva nel settore del ciclo del combustibile nucleare dal 1972, in qualità di unico fabbricante nazionale del combustibile nucleare per le centrali elettronucleari dell ENEL. La produzione di combustibile è cessata nel 1990 e la società ha provveduto da tale data al mantenimento in sicurezza dell impianto nucleare. Attualmente lo stabilimento è attivo sia nelle aree convenzionali connesse alle nuove tecnologie e servizi avanzati, sia in campo nucleare con le attività di disattivazione e di gestione impianti e rifiuti radioattivi, acquisite da SOGIN spa[4]. L Arpa provvede costantemente al monitoraggio radiologico ambientale al fine di garantire che le radiazioni emesse non superino i limiti garantiti dalla normativa vigente. Rimanendo in tema di attività industriali, sul territorio boschese è di importante rilevanza economica la Cartiera di Bosco Marengo che, invece di collocarsi in zona industriale, si colloca in una zona artigianale a ridosso del concentrico. Importante è segnalare la vicinanza dello stabilimento della Poliresin SpA, sul territorio del comune di Pozzolo Formigaro, anch esso a rischio di incidente rilevante; lo stabilimento, che si affaccia sulla stessa direttiva principale (strada statale 35 bis dei Giovi) che attraversa la zona industriale del comune di Bosco Marengo, si colloca ad una distanza tale dal territorio boschese, per cui il Comune di Pozzolo Formigaro non ha ritenuto ci potessero essere coinvolgimenti da parte del comune di Bosco Marengo nell eventuale verificarsi di incidenti in questo stabilimento. 24

25 Da un punto di vista ambientale il territorio boschese si caratterizza per le grandi distese agricole. Le strade di campagna sono spesso puntellate dei gelsi, che impiantati a fine 800, risultano ora un elemento tipico del paesaggio locale. Il più importante elemento ambientale tuttavia è rappresentato dal SIC/ZPS greto del torrente Orba. Esso si colloca in posizione protetta rispetto il concentrico e l area industriale, all estremo nord-ovest del territorio comunale. Accanto al Torrente Orba, in zona industriale scorre il Rio Lovassina, inoltre per tutto il territorio comunale si possono ritrovare rogge e rii minori.

26 Figura 1: scorcio della campagna boschese con i suoi gelsi. Riserva naturale speciale del Torrente Orba (SIC-area regionale protetta) Nel territorio comunale di Bosco Marengo scorre il torrente Orba il cui greto costituisce uno dei siti di interesse comunitari protetti dalla regione. Il sito tutela circa 12 km dell asta del Torrente Orba, un tratto lungo il quale si possono riconoscere due porzioni territoriali distinte. L area più estesa corrisponde al percorso planiziale del torrente, caratterizzato da un alveo abbastanza rettilineo, mentre l altra si colloca un po più a monte, in corrispondenza del raccordo tra la pianura e i rilievi dell Appennino Vadose, un area caratterizzata da dislivelli poco apprezzabili e pendenze lievi ove il torrente scorre incassato in una serie di terrazzi fluviali. Il SIC è inserito in un area a predominante vocazione agricola, tanto che seminativi e pioppeti giungono fin sulle rive dell Orba, ove agli ambienti naturali si alternano gli ambienti agricoli. Il manto boschivo è relativamente continuo e si compone di vari tipi forestali: nella zona golenale si trovano porzioni di bosco ripariale ancora integre, dominate da salici e pioppi, mentre nelle zone più asciutte trovano spazio querceti e robinieti. Ristrette aree di greto accompagnano il corso fluviale, mentre sui primi terrazzi, ove i suoli ciottolosi sono esclusi dalle dinamiche fluviali, si sviluppano le formazioni erbose delle praterie aride di greto, in parte colonizzate da vegetazione arbustiva. 26

27 Figura 2: Torrente Orba [7]. La qualità delle acque del Torrente Orba è alterata da alcune fonti di inquinamento: una di queste è legata ai pesticidi derivanti dalle aree coltivate circostanti, mentre altre sono relative a scarichi fognari e a discariche abusive. A queste minacce si aggiungono le regimazioni idrauliche ed i prelievi idrici a fini irrigui che certamente arrecano danno agli ecosistemi fluviali. Anche le aree forestali sono a rischio di conservazione a causa dei tagli boschivi e della privatizzazione dei terreni demaniali. A livello infrastrutturale sul territorio comunale insistono le seguenti infrastrutture: S.S. n 35 bis dei Giovi, che passa a circa 0.1 km dallo stabilimento in direzionenord-est; Autostrada A26/A7, che passa a circa 4 km dallo stabilimento in direzione sud-ovest; Linea ferroviaria Alessandria-Genova, la cui stazione tuttavia risulta in territorio di Frugarolo. L aeroporto più vicino è quello di Novi Ligure i cui corridoi di atterraggio e decollo non interessano l area dello stabilimento. A livello commerciale il centro più rilevante in zona è la Città della Moda, in territorio di Frugarolo, l Outlet di Serravalle Scrivia ed i Giovi in Comune di Pozzolo Formigaro. Per quanto riguarda i servizi nel concentrico è in fase di costruzione un Asilo Nido e sono attualmente presenti ed attive una scuola materna/elementare ed una scuola media. Accanto alla scuola elementare/media è presente un centro sportivo. Nella zona più storica del concentrico è attiva una struttura socioassistenziale ed un poliambulatorio. Sul territorio sono presenti due cimiteri ed alcuni pozzi di captazione. Per la natura storica del comune su tutto il territorio sono disseminate chiese ed edifici vincolati ai beni architettonici. Sono inoltre individuati due aree a rischio archeologico ed la via Emilia.

28 Patrimonio storico - culturale Bosco nacque durante il tardo impero Romano come Media Silva, probabilmente come stazione lungo la strada Levata che allora era chiamata via Aemilia. Dopo la caduta dell impero romano i Longobardi trasformarono Bosco in una fortezza a dominio della grande pianura che oggi chiamiamo Fraschetta. Cambiarono pure il nome dal latinizzato Media Silva a Bosco. Tale pianura allora completamente ricoperta dai boschi, con la caduta dei Longobardi prima e dei Franchi dopo divenne terra di confine tra Milano, Genova, il Monferrato e Torino. In quel periodo intorno al mille Bosco diventò una fortezza di prim ordine con tanto di possenti mura aventi lo sviluppo di un chilometro e più, un largo fossato che lo attorniava, tre porte a volta, dodici torrioni di cui l ultimo che si conserva è l attuale campanile della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Pantaleone, due castelli interni, sorti in epoche diverse, uno detto di Castelvecchio, che era il più antico e sorgeva sopra i muraglioni che sovrastano la Valgelata, l altro detto di Castelnuovo, che si trovava dove ora si trova il centro ricreativo comunale della Pro Loco e un terzo castello fuori le mura dove più o meno oggi c è il ristorante San Pio V. Nel 1504, il 17 di gennaio, vi nacque Antonio Ghislieri che fu poi papa Pio V boschensi. Figura 3: ristorante San Pio V che sorge ove un tempo sorgeva il terzo castello fuori dalle mura. 28

29 Figura 4: la casa natale di San Pio V [5] Nel 1537 Carlo V, ascoltando le proposte degli alessandrini, diede ordine di smantellare il forte di Bosco. Avevano il timore che in caso di assedio della città, il forte di Bosco poteva essere usato, dagli assedianti, come base contro Alessandria. Del forte di Bosco rimasero solo i bastioni che ammiriamo ancora oggi.

30 Figura 5: Monumento di San Pio V [6]. Nel 1566 venne eletto a Sommo Pontefice Antonio Ghislieri che assunse il nome di papa Pio V boschensis. Diede subito disposizione, secondo un suo desiderio, di costruire, fuori le mura, un convento domenicano dedicato a Santa Croce e tutti i Santi, che ricalcasse le direttive del concilio tridentino. Tale opera finì con la sua morte e non fu più continuata. Però la struttura è notevole e ci abitarono i frati domenicani fino all epoca napoleonica. Nel 600 Bosco fu perseguitato da una sorte funesta a seguito di una infinità di guerre che eserciti contrapposti combattevano da quelle parti. Fu un disastro totale peggiorato dalla peste del 1630 di memoria manzoniana. Morì una persona su due e portati nel lazzaretto che fu ubicato nei prati dopo il mulino. Dopo la peste fu eretta la chiesa del Crocefisso. I morti probabilmente sono sepolti da quelle parti. Si arrivò di tragedia in tragedia fino alla Rivoluzione Francese. Con la speranza di una vita nuova portata da idee illuministiche. Purtroppo arrivò Napoleone che diede il colpo di grazia a Santa Croce depredandola di tutto quello che aveva resistito alle precedenti spogliazioni. 30

31 Figura 6: piazza comunale con la parrocchia di San Pietro e Pantaleone e il monumento a San Pio V.

32 Figura 7: il campanile medievale della parrocchia di San Pietro e Pantaleone [5]. La vita dei boschesi comunque non fu né peggiore né migliore di tanti esseri umani sparsi per l Italia e per l Europa di allora. Vigeva la servitù della gleba come forma dominante di produzione agricola, dove il ricavato dei contadini era il dieci per cento della produzione, trasformandosi poco alla volta in mezzadria, dove il ricavato era il cinquanta per cento della produzione, che arrivò fino alla seconda guerra mondiale. Strano ma vero. Però i contadini potevano cominciare ad avere piccole proprietà di terra soprattutto dopo la Rivoluzione Francese. Si formò così un economia domestica basata sull allevamento del pollame, del maiale, del bestiame domestico, la coltivazione della vite fino al settecento quando una epidemia di Peronospora distrusse tutti i vigneti. Solo molti anni dopo i contadini di Bosco ripresero a produrre vino per il loro consumo personale. Si dotarono di piccole vigne in grado di produrre trenta o quaranta brente di vino per famiglia così avevano da bere qualcosa di più puro dell acqua. Il sistema delle vigne familiari fu in uso fino alla seconda guerra mondiale dopo di che andò completamente in disuso. 32

33 Figura 8: Chiesa della SS. Trinità.

34 Figura 9: I bastioni Di Bosco Marengo [6]. Un'altra attività economica integrativa alla famiglia e al lavoro in campagna fu l allevamento del baco da seta. Arrivò con i veneziani che lo importarono dall Impero Bizantino il quale a sua volta lo aveva importato dalla Persia che a sua volta lo aveva importato dalla Cina patria d origine del baco da seta. Per allevare i bachi da seta la campagna boschese e tutta la campagna della pianura Padana fu riempita di gelsi. Queste piante arrivarono in Italia con il baco da seta. Ora i gelsi si vedono isolati o in gruppo su tutto il territorio del paese e della zona (vedi figure 3, 4 e 5). [5]. Figura 10: la piazza del paese con il palazzo Comunale. 34

35 Figura 11: Chiesa di Sant Antonio Abate

36 Figura 12Chiesa e Convento di Santa Croce [5]. Figura 13: Uno dei porticati del Convento di Santa Croce[5]. 36

37 Figura 14: Secondo porticato del Convento di Santa Croce [5]. Figura 15: Mulino e Lavatoio coperto, risalente ai primi del 900, ora sede del parco fluviale del Po e dell Orba [6]. La coltura del baco da seta fu in uso fino alla seconda guerra mondiale dopo di che fu abbandonata. Nel 1865 assunse l acronimo di Marengo e si chiamò definitivamente Bosco Marengo.

38 Con il fascismo e la politica dei grani lanciata da Benito Mussolini cominciò per Bosco una lenta ripresa che tutt ora è in corso. La produzione di grano per staio boschese ( 620 m2 ) passò dai 50 Kg del 1925 tutti prodotti con il lavoro manuale ai 450 Kg degli anni duemila. Il lavoro fu di molto sollevato con l introduzione delle macchine per il lavoro terra di cui fu indiscusso protagonista il trattore a testa calda, un diesel a due tempi che andava con qualsiasi tipo di combustibile fossile.[5] Figura 16: Chiesa di San Rocco. I beni storico architettonici citati nel resoconto storico precedente ancora presenti sul territorio 38

39 di Bosco Marengo e sono identificati come elementi vincolati nelle tavole in allegato: Museo casa natale di Pio V Chiesa di Santa Croce Parrocchia di SS Pietro e Pantaleone Chiesa di San Rocco Mulino e lavatoio coperto Bastioni Chiesa della SS Trinità Chiesa di Sant Antonio Antiche Mura Chiesa del Crocefisso Casa con loggiati Monumento a San Pio V Nella tabella che segue riassumiamo gli elementi territoriali vulnerabili specificando il numero conci sono indicati nelle tavole in allegato. ELEMENTI TERRITORIALI VULNERABILI ELEMENTI AMBIENTALU VULNERABILI Numero Elemento territoriale Numero Elemento territoriale identificativo identificativo 1 Cimitero 7 SIC-ZPS Greto Torrente Orba 2 Asilo nido 10 Rio Lovassina 3 Scuola materna/elementare 11 Roggia 4 Scuola media 12 Pozzi captazione 5 Municipio 20 Via Emilia 6 Strutture socioassistenziali 23 Area LR50/87 8 Aree rischio archeologiche 9 Edifici Vincolati 13 Centri/edifici sportivi 14 Complesso monumentale Santa Croce 15 Discoteca Luna Rossa 16 Pub Victoria 21 Poliambulatorio 22 Rete ferroviaria 24 Strada Statale 35 bis dei Giovi Alvei arrivi/pai/aree a rischio geomorfologico indicate come da legenda dedicata. Con il numero 17, 18 e 19 sulle tavole sono rispettivamente indicate la Cartiera di Bosco Marengo, la Metlac SpA e le Fabbricazioni Nucleari. Per quanto riguarda la valutazione della vulnerabilità ambientale, il giudizio riportato sinteticamente nella tavola delle vulnerabilità viene così riassunto: Numero identificativo Elemento territoriale Giudizio di Vulnerabilità Ambientale 7 SIC-ZPS Greto Torrente Orba Altissima Vulnerabilità Ambientale 10 Rio Lovassina Rilevante Vulnerabilità Ambientale 11 Roggia Ridotta Vulnerabilità Ambientale 12 Pozzi captazione Rilevante Vulnerabilità Ambientale 20 Via Emilia Rilevante Vulnerabilità Ambientale 23 Area LR50/87 Altissima Vulnerabilità Ambientale Alvei arrivi/pai/aree a rischio geomorfologico indicate come da legenda dedicata. Rilevante Vulnerabilità Ambientale Nelle tavole in allegato inoltre, il territorio comunale del concentrico e della zona industriale è stato categorizzato secondo quanto previsto dal DM 9/5/2001.

40 6_DETERMINAZIONE DEGLI SCENARI INCIDENTALI E DELLE RELATIVE AREE DI DANNO Come già anticipato, gli stabilimenti ricadenti nell ambito di applicazione del D.M. 9 maggio 2001 sono quelli soggetti ai disposti degli articoli 6, 7 e 8 del D. Lgs. 334/99. Nel Comune di Bosco Marengo, sulla base dei dati contenuti nel Registro delle Aziende a Rischio di Incidente Rilevante della Regione Piemonte aggiornato al mese di marzo 2004, risultano insediato il seguente stabilimento: Metlac S.p.A.(art.6,7e8 D.Lgs.334/99). Lo stabilimento risulta soggetto ai disposti di cui agli art.6, 7 e 8 del D.Lgs. 334/99 e s.m.i., cioè: (art. 6) notifica, sottoscritta nelle forme dell'autocertificazione con le modalita' e gli effetti della legge 4 gennaio 1968, n. 15, e successive modifiche, contenete: a) il nome o la ragione sociale del gestore e l'indirizzo completo dello stabilimento; b) la sede o il domicilio del gestore, con l'indirizzo completo; c) il nome o la funzione della persona responsabile dello stabilimento se diversa da quella di cui alla lettera a); d) le notizie che consentano di individuare le sostanze pericolose o la categoria di sostanze pericolose, la loro quantita' e la loro forma fisica; e) l'attivita', in corso o prevista, dell'impianto o del deposito; f) l'ambiente mediatamente circostante lo stabilimento e, in particolare, gli elementi che potrebbero causare un incidente rilevante o aggravarne le conseguenze; (art. 7) redigere un documento che definisce la propria politica di prevenzione degli incidenti rilevanti, allegando allo stesso il programma per l attuazione del sistema di gestione della sicurezza; attuare il sistema di gestione della sicurezza, previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, secondo quanto previsto dall allegato III del D.Lgs.334/99 e s.m.i.; (art. 8) redigere un rapporto di sicurezza che deve evidenziare una serie di informazioni, fra le quali rientrano: o o o l adozione del sistema di gestione della sicurezza; l individuazione dei pericoli di incidenti rilevanti e le misure di sicurezza atte a prevenirli; la predisposizione di piani di emergenza interni; o le informazioni che consentano di prendere decisioni in merito all insediamento di nuovi stabilimenti o alla costruzione di edifici e/o infrastrutture in prossimità di quelli già esistenti. L indivduazione degli scenari incidentali è stata completata valutando la presenza sul territorio cominale di aziende sottosoglia. Tramite gli uffici comunali è stato inviato un questionario a tutte le aziende insediate sul territorio attualmente lavoranti. Ad eccezione della Cartiera nessuna azienda ha inviato risposta, tuttavia, con il Tecnico Comunale, si sono 40

41 valutate le aziende e, per dimensioni, tipologia (quali tutte artigianali) e numero di dipendenti, si è esclusa una loro caratterizzazione come aziende sottosoglia. I dati forniti dalla Cartiera di Bosco Marengo portano ad una sua esclusione dalle aziende sottosoglia. Ragione Sociale: CARTIERA DI BOSCO MARENGO S.p.A. Sede legale: S.S. 35 bis dei Giovi n Bosco Marengo (AL) Tel Fax info@metlac.com PRODUZIONE: produzione carta Dalle informazioni rilasciate dall azienda (in allegato risulta che): l attività non rientra nella sottosoglia Seveso ; per lo svolgimento dell attività produttiva nessuna sostanza o preparato utilizzato rientra nella lista presente nell allegato 1 del D. Lgs. 334/1999 e s.m.i.; nessuna sostanza o preparato utilizzato è caratterizzato dalle frasi di rischio R23, R26 ed R29; le sostanze e i preparati utilizzati non rientrano nelle relative soglie di applicazione per le categorie 6, 7b, 8 o 9 della parte 2; il quantitativo di prodotti petroliferi in azienda non rientra nelle quantità limite ai fini dell applicazione del D.Lgs. 334/1999; nell attività non si usano sostanze cancerogene o agenti biologici pericolosi; tutti gli apparecchi a pressione sono certificati e costantemente mantenuti in piena sicurezza ed efficienza. In modo singolare, viste le poche informazioni a disposizione circa le Fabbricazioni Nucleari Srl, l amministrazione comunale, in accordo con l ente competente regionale, ha deciso di considerare quest ultima alla stregua di una azienda Sotto Soglia Seveso. Pertanto le aziende che verranno considerate sono: Metlac SpA Fabbricazioni Nucleari. Il territorio comunale di Bosco Marengo è molto vasto per cui cartograficamente l analisi è stata eseguita su tre tavole: 1. tavola comprendente tutto il territorio comunale con individuazione degli elementi vulnerabili ambientali e territoriali; 2. tavola categorizzante il concentrico secondo il DM 9/5/2001; 3. tavola categorizzante l area industriale secondo il DM 9/5/2001 con individuazione dei vincoli e delle aree di rispetto derivanti dalla presenza della Metlac SpA e delle Fabbricazioni Nucleari Srl. 6.1 Metlac SpA Informazioni sullo stabilimento

42 Ragione Sociale: METLAC S.p.A. Sede legale: S.S. 35 bis dei Giovi n Bosco Marengo (AL) Tel Fax info@metlac.com Latitudine N = Longitudine E = PRODUZIONE: produzione vernici Gestore e Direttore Stabilimento METLAC: Sig. Pier Ugo Bocchio S.S. 35 bis dei Giovi n 53 Bosco Marengo Tel Cell RSPP Stabilimento Sig. Ghiara Fulvio S.S. 35 bis dei Giovi n 53 Bosco Marengo Tel Cell Coordinatore dell Emergenza: Sig. Ghiara Fulvio Sig Tambussi Claudio (sostituto) La Planimetria Generale riportante l'identificazione dei fabbricati e depositi presenti all interno dello Stabilimento Metlac di Bosco Marengo è sotto riportata. Sulla stessa planimetria sono indicate le vie di comunicazione con l esterno: Il cancello principale (a Sud-Est); i due cancelli carrai (uno a Nord-Est e uno a Nord-Ovest); l ingresso automezzi (a Sud-Ovest). L accesso allo Stabilimento è costituito dall ingresso principale dalla strada provinciale S.P.150. Sempre in allegato sono riportate le piante dei reparti e degli stoccaggi nello stabilimento. Nello stabilimento è svolto il procedimento di produzione vernici che comprende operazioni di miscelazione oltre che stoccaggio di materie prime, semilavorati e prodotti finiti classificati pericolosi ai sensi del Decreto Legislativo 334/99 e s.m.i. Nello stabilimento sono presenti: n. 2 fabbricati indipendenti destinati alla produzione; n. 1 fabbricato destinato a stoccaggio materie prime, semilavorati e prodotti finiti n. 1 fabbricato su due piani per uffici e direzione aree di stoccaggio di prodotti liquidi, in contenitori mobili ed in serbatoi fissi. Nell area complessiva dello stabilimento è inserita la società Ce.Ri.Tec S.r.l., di proprietà di Metlac S.p.a., ubicata in un fabbricato indipendente sviluppato su due piani ed avente come attività la ricerca e sviluppo e controllo qualità. Ai fini della prevenzione e sicurezza la società Ce.Ri.Tec. S.r.l. ha una organizzazione autonoma ed è inclusa nel piano di emergenza interno in caso di incendio. Il ciclo di lavorazione, basato su operazioni a temperatura ambiente e saltuariamente con moderato riscaldamento per mezzo di circuito ad acqua calda o olio diatermico, non richiede processi che comportano una trasformazione delle sostanze impiegate 42

43 Figura 17: Stabilimento Metlac S.r.l., ripresa dalla strada provinciale 150 detta della Fraschetta Le materie prime liquide in autocisterna ricevute dai fornitori sono solventi e resine in soluzione di solventi che sono avviati allo stoccaggio nei serbatoi fissi oppure in serbatoi mobili da 1000 litri. Le materie prime liquide e solide ricevute già confezionate dai fornitori in forma varia (fusti, cisterne mobili, sacchi ecc.) sono scaricate dai mezzi di trasporto ed avviate con carrello elevatore allo stoccaggio nel magazzino di competenza. L operazione è svolta più volte al giorno nel turno giornaliero. Il prodotto finito confezionato è trasferito con carrelli elevatori alla postazione di prelievo per il carico nel magazzino automatico dove resta in attesa della spedizione. I prodotti a base acqua, non infiammabili, sono conservati temporaneamente in cisterne mobili da 1000 litri e successivamente caricati in autocisterne per il trasporto. Il deposito temporaneo ed il carico sono effettuati al coperto nell area dedicata alla spedizione. All esterno del magazzino automatico, sotto tettoia e lontano da sostanze infiammabili, sono presenti sacchi di PVC, per un quantitativo totale circa pari a 100 t, utilizzati durante il ciclo produttivo delle vernici Analisi dei rischi Informazioni sulle sostanze pericolose utilizzate e stoccate Il metano viene utilizzato esclusivamente per il riscaldamento degli ambienti e il gasolio viene utilizzato per la motopompa antincendio.

44 Figura 18: stabilimento Metlac SpA., ripresa dalla strada statale n 35 dei Giovi bis. Tabella 8: sostanze combustibili utilizzate per la produzione di energia Sostanze pericolose Quantità limite [t] ai fini dell applicazione Notifica (art. 6) Rapporto di sicurezza (art.8) Quantità detenuta [t] Stato fisico GAS LIQUEFATTI ESTREMAMENTE INFIAMMABILI E GAS NATURALE (GAS NATURALE) PRODOTTI PETROLIFERI (GASOLIO) <0,002 gas ,2 liquido Altre sostanze pericolose presenti in stabilimento sono riportate nella tabella seguente. Tabella 9: altre sostanze pericolose presenti ed utilizzate in stabilimento Sostanze pericolose classificate come Quantità limite [t] ai fini dell applicazione Notifica (art. 6) Rapporto di sicurezza (art. 8) Quantità detenuta [t] Sostanza 1 Molto tossiche Tossiche PHENODUR PR 44

45 373/53BG/B 3 Comburenti Esplosive (frase di rischio R2) 5 Esplosive (frase di rischio R3) Infiammabili (R10) ACETATO DI N- BUTILE, PROPILENMETILGLIC OLE, XILOLO, BUTANOLO, SOLVENTE NAFTA DA CARBONE, EPSOL 7 40 BCS100, SOLVESSO 100 7a 7b Facilmente infiammabili (R17) Liquidi facilmente infiammabili (R11) METILCHETONE 8 Estremamente infiammabili (R12) i Sostanze pericolose per l ambiente (R50) EXXAL 13 9ii Sostanze pericolose per l ambiente (R51/53) SOLVESSO 150, SOLVESSO 100, SOLVESSO 200, SOLVENTE NAFTA CARBONE 10i Alter categorie (R14 e R14/15) ii Alter categorie (R29) Le principali sostanze pericolose presenti e che possono venire coinvolte in eventi incidentali e provocare l attivazione del presente Piano di Emergenza, sono: Acetato di n-butile Metiletilchetone Propilenmetilglicole Xilolo Solvesso 150 Solvente nafta da petrolio 100 Solvente nafta da petrolio 200 Alcool n-butilico Exxal 13 Solvente nafta da carbone Eposol 7 40 BCS100 Phenodur PR 373/53BG/B Maggiori dettagli sui dati chimico-fisici e sulle caratteristiche di pericolosità delle sostanze sono contenuti nelle schede di sicurezza riportate nell allegato 1. Nella parte seconda sono

46 riportati gli eventi incidentali ipotizzabili, sulla base dei quali sono stati individuati gli scenari di riferimento ai fini dell attuazione del presente Piano. Nella sezione cartografia sono altresì riportate le planimetrie dello stabilimento, specifiche per la rappresentazione dei centri di pericolo, delle caratteristiche dell impianto antincendio e della rete fognaria. Tipologia eventi incidentali possibili Le sostanze pericolose che possono essere emesse in caso di incidente sono principalmente le seguenti: Metiletilchetone Toluene Butanolo Acetato di etile Resina fenolica o acrilica Solvesso 100 Solvente nafta da carbone I Top Events individuati dal gestore e presi a riferimento per la pianificazione dell emergenza esterna, sono riportati nella tabella seguente. Figura 19: posizione delle sostanze pericolose in stabilimento 46

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