Le grotte ad orso nel Piemonte meridionale
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1 Le grotte ad orso nel Piemonte meridionale
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3 91 Le grotte ad orso nel Piemonte meridionale Livio Mano L orso delle caverne1 pare essersi evoluto dalla specie Ursus deningeri VON REICHE- NAU del Pleistocene inferiore e medio; ha avuto un forte sviluppo nella prima e nella seconda fase della glaciazione del Würm, indicativamente mila anni fa, con graduale diminuzione per poi arrivare alla scomparsa negli ultimi millenni della glaciazione (Mano 2006, in particolare p. 49). Per ciò che concerne l etologia della specie, dalla documentazione archeologica si evince che l orso delle caverne abitava in un area geografica abbastanza ristretta e che la sua presenza in alcuni territori, come in Inghilterra o in Spagna, era assai limitata; in Italia la specie non è conosciuta a sud di Montecassino (il punto più orientale che termina con una lingua); ad oriente il limite della sua espansione è compreso entro uno stretto settore ad est del Mare di Azov (Mano 2006, p. 51, con riferimento a Kurten 1986). Benché le femmine fossero assai più piccole, gli esemplari maschi in età adulta erano di notevoli dimensioni, circa un terzo più grandi dell orso bruno attuale, con massa cranica tre volte maggiore, corpo più massiccio, torace profondo a forma di barile e zampe corte e larghe. Una caratteristica evidente del cranio dell Ursus spelaeus RO- SENMULLER-HEINROTH è la conformazione a cupola della regione frontale, causata dalle ampie dimensioni delle cavità dei seni nasali, che determinavano un incremento dell altezza del cranio e un miglior attacco ai muscoli temporali connessi con la mandibola (Mano 2006, p. 50) (fig. 1, a). Si ipotizza che questi animali vagabondassero per la maggior parte dell anno e che soltanto nel letargo invernale cercassero riparo nelle grotte, di norma nelle sale più interne; presumibilmente tale rifugio serviva anche alle femmine per partorire, benché i resti ossei di queste risultino più numerosi nelle grotte di minori dimensioni, forse più adatte a proteggere meglio i cuccioli. L ibernazione, ossia il letargo invernale, non era tuttavia comune alla specie, poiché pare che nei periodi miti dell inverno gli orsi uscissero dalle tane in grotta per riprendere le loro normali attività quotidiane. A questo proposito, alcuni studiosi attivi in Savoia nelle indagini della grotta La Balme à Collomb preferiscono utilizzare il termine di invernazione piuttosto che di ibernazione, tendendo peraltro a ridimensionare il fenomeno (La Balme à Collomb 2003; L ours des cavernes 2004). In primavera i plantigradi abbandonavano le grotte e si disperdevano: i maschi adulti e in buona salute se ne andavano per conto loro, mentre le femmine si spostavano separatamente, in compagnia dei piccoli sopravvissuti alla stagione invernale. All interno delle cavità naturali si riscontra infatti un enorme quantità di individui di età tenerissima e di età avanzata (Mano 2006, p. 50). Fig. 1. Cranio di maschio adulto di orso delle caverne (a) posto a confronto con cranio adulto di orso bruno (b) (da Kurten 1986, modificato). a b
4 92 Livio Mano Fig. 2. Carta di distribuzione dei ritrovamenti di resti di orso delle caverne in cavità carsiche delle alpi cuneesi (da Mano 2006, riadattata). Fra i maggiori esempi di grotte frequentate dall Ursus spelaeus nella provincia di Cuneo figurano la Grotta del Bandito di Roaschia in valle Gesso, la Grotta del Caudano in val Maudagna, la Grotta di Bossea in val Corsaglia, le grotte dell area carsica della valle d Inferno, quelle di val Pennavaira e Tana Cornarea in val Tanarello (Sala - Aimar 1998, in particolare p. 79) (fig. 2). Fig. 3. Grotta del Bandito (valle Gesso). Particolare (foto Livio Mano). Grotta del Bandito di Roaschia Il complesso del Bandito, con ingresso a 750 m s.l.m., conta due grotte - Grotta di Tetti Bandito e Grotta occidentale del Bandito -, caratterizzate da perturbazioni notevoli nel corso del tempo, dal momento che era credenza comune che al loro interno fossero contenute enormi quantità d oro. Le ossa di orso ritrovate nella grotta occidentale sono state disperse e la relativa documentazione fu bruciata durante la seconda guerra mondiale (fig. 3). Tuttavia, è noto che fin dalla seconda metà dell Ottocento Bellardi e Spezia, studiosi di paleontologia, eseguirono alcuni sondaggi di scavo, successivamente ripresi e ampliati, sino ad interessare la grotta quasi per intero, da Federico Sacco, che vi lavorò nell estate del 1892 (fig. 4). Alla fine degli anni Quaranta del Novecento il Museo di Scienze Naturali di Milano fece eseguire indagini finalizzate al recupero di ossa, per tentare la ricostruzione dello scheletro di un individuo. Un ulteriore attività di scavo archeologico si svolse nel 1955 e riportò alla luce, fra gli altri reperti, un coltello in bronzo, a codolo, riconducibile al tipo Este e datato all VIII secolo a.c. (Gambari - Venturino Gambari 1998, p. 220; Ferrero - Venturino Gambari 2008, p. 26). Infine, nell estate del 2001 furono effettuati sondaggi di ispezione dall équipe di Giulio Pavia dell Università di Torino. Grazie a queste ricerche è ora noto che dalla Grotta occidentale del Bandito provengono resti ossei di notevoli dimensioni e di età compresa tra i e i mila anni (Zunino ; 2004) (fig. 5). Fig. 4. Grotta del Bandito (valle Gesso). Particolare (foto Livio Mano). La Grotta del Caudano La Grotta del Caudano, detta anche Grotta Trona, in valle Maudagna nelle vicinanze di Frabosa Sottana, è situata nel complesso carsico di Frabosa ed ha uno sviluppo di circa m. Le due aperture d ingresso alla cavità sono poste una a 780 e l altra a 800 m s.l.m. La grotta fu esplorata nell Ottocento dall ingegnere Vittorio Trona e venne aperta al pubblico alla fine dello stesso secolo; fu tuttavia chiusa con l inizio del primo conflitto mondiale e rimase inaccessibile per un lungo periodo; è stata riaperta al pubblico soltanto in anni recenti (Sacco 1914, pp. 1-7) (fig. 6). Grazie alla testimonianza di don Angelo Dho, datata al 1913, è pervenuta una descrizione dei ritrovamenti di resti d orso in una zona della grotta chiamata Necropoli e definita come un lungo budello con ossa sparse sul pavimento. Il sacerdote racconta inoltre che i primi visitatori furono fortemente meravigliati nel ritrovarsi da-
5 Le grotte ad orso nel Piemonte meridionale 93 Fig. 5. Grotta del Bandito (valle Gesso). Michelangelo Giuliano e l orso del Bandito (foto Elena Giuliano). vanti a uno scheletro di orso steso per lungo, su un piano orizzontale, con la schiena un po arcuata, nella precisa posizione in cui può trovarsi un animale morto di vecchiaia senza sentire le fasi dell agonia, non ancora pietrificato ma in stato di decomposizione, tant è che le ossa, appena toccate, andavano in frantumi (Dho 1913). La grotta è suddivisa in quattro piani percorribili, con gallerie al secondo e al terzo piano (fig. 7); centinaia di firme occupano invece lo spazio per arrivare alla cosiddetta Grotta delle frane. Il resto della cavità è infine interessato da evidenti tracce di frequentazione, come orme e graffi d orso, culminanti nella parte terminale, accanto a scritte datate dalla fine dell Ottocento fino quasi ai giorni nostri. La grotta di Bossea Fig. 6. Grotta del Caudano (valle Maudagna). Risorgiva (foto Livio Mano). La grotta di Bossea è situata in valle Corsaglia, in località Case Bossea del comune di Frabosa Soprana, e fa parte del complesso carsico Mondolè-Artesinera-Bossea. È situata a quota 836 m s.l.m., con uno sviluppo in lunghezza di m. Al suo interno la cosiddetta Sala dell orso ospita una ricostruzione dello scheletro di un esemplare di Ursus spelaeus, realizzata con reperti recuperati nel 1956 da don Francesco Filippi, che al tempo insegnava al Seminario di Mondovì, ma le ossa collazionate appartengono a individui diversi. Alcuni resti furono rinvenuti in prossimità della Bocca del Forno, un meandro ben conosciuto già nel passato, ubicato al di sotto di una crosta stalagmitica
6 94 Livio Mano e il cui passaggio fu forzato intorno al 1850 da un gruppo di ardimentosi valligiani, così riportano i documenti, guidati da tal Domenico Mora di Fontane. In seguito, il paletnologo Bartolomeo Gastaldi, coinvolto nelle ricerche da don Carlo Bruno, anch egli professore al Seminario di Mondovì, recuperò altre ossa, in quantità abbondante e fu il primo ad attribuirle alla specie Ursus spelaeus. Più di recente, presso la Guglia di Giuseppina, sono stati rinvenuti ancora alcuni frammenti fossili e i segni evidenti di attività di scasso (Gastaldi 1868, pp ; Garelli 1875; Bruno 1888; Mano 1992, pp ) (fig. 8). L analisi dei premolari dei resti di orso recuperati a Bossea ha condotto a datare l esistenza in vita dei plantigradi a circa anni fa: si tratta dunque di esemplari più giovani ed evoluti rispetto a quelli delle grotte del Bandito (Zunino ). Tuttavia, al contrario di quanto rilevato nella grotta del Caudano, le tracce di unghiate sono segnalate in soli due punti delle grotta, in numero esiguo, e paiono appartenere, almeno per quanto concerne la parete della cosiddetta Sacrestia, a individui di giovane età, che si rifugiavano in quell area per esigenze di invernazione (Mano 1992; 2006). L Arma del Graj Per quanto concerne l Arma del Graj (1.220 m s.l.m.), in val Tanaro, nel complesso carsico della val d Inferno, in questa sede ci si limita a segnalare l interesse dei resti ossei di un felide arcaico, ora conservato al museo di Garessio (Novelli 1972b, pp ; cfr., per la storia degli scavi nella grotta, Novelli 1968; 1970; 1972a). Altri resti di Ursus spelaeus sono segnalati, infine, nel complesso carsico della valle Pennavaira. Fig. 7. Grotta del Caudano (valle Maudagna). La porta di Gilda, galleria del secondo piano (da Dho 1913). * Sandra Viada - Michela Ferrero (Museo Civico di Cuneo) Via Santa Maria Cuneo museo@comune.cuneo.it Fig. 8. Grotta di Bossea (valle Corsaglia). Distribuzione di resti di orso delle caverne (pallini) e tracce di unghiate del plantigrado su parete (stelle) (da Mano 2006).
7 Le grotte ad orso nel Piemonte meridionale 95 Bibliografia La Balme à Collomb La Balme à Collomb. De la grotte au Musée de l ours des cavernes, a cura di M. Philippe, Chambery. Bruno C La caverne ossifère de Bossea pres de Frabosa-Mondovì, Mondovì. Dho A La Caverna del Caudano in Valle di Maudagna. Guida illustrata descrittiva, Mondovì. Ferrero L. - Venturino Gambari M Preistoria e protostoria nella valle del Gesso, in Ai piedi delle montagne. La necropoli protostorica di Valdieri, a cura di M. Venturino Gambari, Alessandria, pp Gambari F.M. - Venturino Gambari M Roaschia, Grotta del Bandito. Coltello a codolo in bronzo della prima età del Ferro, in Quaderni della Soprintendenza archeologica del Piemonte, 15, p Garelli G Prima escursione nelle Alpi Marittime da Mondovì alla caverna ossifera di Bossea, Torino. Gastaldi B Intorno ad alcuni fossili del Piemonte e della Toscana. Breve nota (26 novembre 1865), in Atti della Reale Accademia delle scienze di Torino, VII, pp Kurten B L orso delle caverne, in Le Scienze quaderni, 30, pp Mano L L interesse paleontologico della grotta di Bossea, in Ambiente carsico e umano in Val Corsaglia. Atti dell incontro di Bossea settembre 1991, Vercelli, pp Mano L Il signore delle grotte: l orso speleo, in Archeologia ieri, Archeologia oggi. La collezione del Regio Istituto Tecnico di Mondovì, a cura di M. Venturino Gambari, Mondovì, pp Novelli G Relazione sul rinvenimento di un insediamento preistorico all Arma del Graj, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, 59, II, pp Novelli G Seconda campagna di scavo - Grotta del Graj - Ormea, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, 62, I, pp Novelli G. 1972a. La terza campagna di scavo alla Grotta del Graj - Garessio (luglio 1971), in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, 66, I, pp Novelli G. 1972b. Scoperti nell Arma del Graj i resti di un felide arcaico, in Bollettino della Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, 66, I, pp L ours des cavernes Actes du IX symposium international sur l ours des cavernes. Entremont-le-Vieux (Savoie, France) septembre 2003, a cura di M. Philippe - A. Argant - J. Argant, Lyon. Sacco F La caverna ossifera del Bandito in Val Gesso, in Bollettino del Club alpino italiano, XXIII, 56, pp Sacco F La caverna del Caudano, in Bollettino dell Unione escursionisti, 7, pp Sala B. - Aimar A Le faune continentali quaternarie del Piemonte, in Archeologia del Piemonte 1. La preistoria, a cura di L. Mercando - M. Venturino Gambari, Torino, pp Zunino M Studio tafonomico e sistematico dei vertebrati fossili della Grotta del Bandito, Roaschia (Cuneo), Tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, relatore Prof. G. Pavia. Zunino M La Grotta del Bandito. Geologia e fossili, in Messaggi dal parco naturale delle Alpi Marittime, 24, pp
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