Caratteristiche e Funzionamento dell Azienda

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1 Caratteristiche e Funzionamento dell Azienda Equilibrio Economico delle Aziende Lo scopo dell Azienda Funzionamento dell Azienda Classificazioni delle Aziende Modelli di proprietà 1 In base allo scopo: Classificazione delle Aziende Azienda di Produzione che attraverso un processo tecnico produttivo persegue direttamente lo scopo del profitto Azienda di Erogazione che mediante un processo di consumo persegue lo scopo di soddisfacimento diretto dei bisogni dei soggetti ad essa collegati Corporazioni (insieme di persone che forniscono beni per raggiungere uno scopo) Fondazioni (insieme di ricchezze i cui redditi servono per svolgere un attività) In base alla gestione: Azienda privata e pubblica A seconda che il soggetto che la regge sia privato o pubblico Azienda individuale e collettiva Se retta da una persona o da una società In base alla dislocazione: Azienda divisa e indivisa Se vi sono diverse unità dislocate in luoghi diversi oppure una sola unità in un solo centro 2 1

2 I fini dell'azienda Fine dell'azienda èla creazione di ricchezza, ovvero il perseguimento dell'economicità nella progettazione e conduzione dei propri processi e nell'organizzazione dei fattori produttivi. Questo fine va però caratterizzato con riferimento a tre distinti fattori: Durabilità: l'economicità deve essere valutata con riferimento a un orizzonte temporale congruo con le strategie aziendali Autonomia: l'azienda deve essere per quanto possibile autonoma nella ricerca del proprio fine (indipendenza) Equilibrio: l'azienda deve mantenere l'equilibrio economico (reddituale) e finanziario (monetario). 3 Equilibrio Equilibrio economico significa un giusto rapporto tra costi e ricavi (componenti negative e positive del reddito): ovvero la capacità di acquisire e congruamente remunerare i fattori produttivi (capitale e lavoro), di organizzare/impiegare tali fattori con efficienza e efficacia, di accumulare competenze e conoscenze per rinnovare prodotti e processi, ovvero di remunerare in modo adeguato tutti gli apportatori di risorse. Equilibrio finanziario significa un giusto rapporto tra entrate e uscite finanziarie (di moneta): capacità di far fronte ai pagamenti attraverso gli incassi ottenuti dalle vendite (gestione finanziaria: dilazione crediti e debiti) 4 2

3 Soggetti economici L'azienda riunisce più soggetti che a diverso titolo e forma contribuiscono al perseguimento degli scopi citati. Tra questi possiamo distinguere i soggetti economici (propriamente detti) in coloro che hanno interessi primari e quindi titolo ad assumersi la responsabilità di guida (governance) e la selezione dei percorsi di sviluppo dell'azienda, e altri soggetti (detti stakeholders o parti interessate) che hanno invece interessi secondari. II soggetto economico non va confuso con il soggetto giuridico dell'azienda (chi assume i diritti e i doveri connessi con le attività aziendali, in genere gli amministratori), in quanto i due potrebbero non coincidere. Per la definizione data, rientrano tra i soggetti economici i portatori del capitale di rischio (ovvero i soci: vedi oltre per la definizione di capitale di rischio) e i portatori di lavoro (dirigenti e maestranze), mentre rientrano tra gli stakeholders i fornitori in genere (di capitale, di materiali, di risorse e tecnologia), i committenti/clienti, i consulenti, la collettività (ambiente fisico-naturale e ambiente socio-culturale). 5 Istituzione dell'azienda Per tradurre l'idea imprenditoriale (relativa alla produzione del bene) nel processo di trasformazione di input in output, la persona, o più comunemente, alcune persone devono attivarsi per recuperare le risorse necessarie a far partire l'attività (avviamento: può richiedere alcuni anni). Per questo occorre gestire in modo congiunto e simultaneo quattro distinte categorie di operazioni: Acquisizione dei fattori produttivi Trasformazione dei fattori produttivi in prodotti/servizi Vendita dei prodotti/servizi sul mercato Acquisizione e restituzione dei mezzi finanziari 6 3

4 I soci e il capitale di rischio Adottiamo l'ipotesi che l'azienda venga costituita sotto forma di società da coloro che condividono l'idea imprenditoriale (i concetti esposti sono comunque generalizzabili). I soci devono dunque dotare l'azienda delle risorse necessarie a iniziare l'attività (o del capitale necessario alla relativa acquisizione). Queste risorse (capitale) costituiscono il capitale di proprietà dell'azienda (capitale proprio). II capitale proprio è anche detto capitale di rischio: non è infatti certa la sua remunerazione, anche in riferimento alle differenti aspettative di remunerazione che ciascun socio può possedere. 7 II capitale di prestito Poiché soggetto al rischio, può accadere che non tutto il capitale necessario venga conferito dai soci (anche con riferimento alle singole disponibilità). Le aziende possono dunque trovarsi nella situazione di dover reperire mezzi finanziari ricorrendo all'accensione di prestiti nei confronti di terzi. Questo può avvenire tramite molteplici possibilità tecniche, sia in termini di garanzie richieste che di modalità di erogazione del prestito (scoperto di conto corrente, mutui, obbligazioni, ecc.). I finanziatori possono essere il normale sistema creditizio e bancario, come pure le famiglie, tramite il risparmio privato. Anche il capitale di prestito è soggetto al rischio, ma i prestatori sono opportunamente tutelati (possono esigere per vie legali la restituzione del prestito: ad es. tramite procedura fallimentare), al contrario dei portatori del capitale di rischio (soci) che non risultano tutelati. L'azienda che ricorre al finanziamento esterno deve corrispondere l'interesse riconosciuto ai prestatori del capitale (oneri finanziari o interessi passivi) 8 4

5 Funzionamento dell'azienda Dopo che l'azienda si è dotata del capitale necessario (di rischio e di prestito), ovvero dei fattori produttivi generici (massima fungibilità), può finalizzare le attività organizzative alla definizione, implementazione e controllo dei processi produttivi. I mezzi finanziari vengono convertiti in risorse specifiche (manodopera, impianti, mezzi, apparecchiature, materiali, energia, terreni, fabbricati, ecc.), che permangono a disposizione dell'azienda (ciclo di vita delle risorse) per tempi variabili (da pochi istanti a molti decenni), per essere poi rinnovate. II processo produttivo (trasformazione fisica, spazio-temporale, qualitativa, quantitativa) può avere dunque luogo. Tramite il collocamento dei prodotti sui mercati di vendita, l'azienda reperisce nuove risorse finanziarie, per rinnovare il ciclo produttivo (acquisire i fattori esausti) e remunerare il capitale di rischio e di prestito. 9 La governance dell'azienda Gli obiettivi dell'azienda tendono a coincidere con gli interessi dei soggetti che hanno maggiore potere decisionale (interessi prevalenti): amministratori, direttori, capi, CEO, top manager. Alla luce di quanto detto, è possibile riformulare in modo approfondito l'obiettivo dell'azienda: soddisfare gli interessi del soggetto economico, compatibilmente con un adeguato grado di soddisfazione di ogni altro stakeholder. La governance dell'azienda (meccanismi per l'esercizio del potere di governo dell'impresa) è ovviamente legata alla configurazione della proprietà dell'impresa stessa, ovvero alla composizione e alla stabilità nel tempo della compagine proprietaria 10 5

6 Composizione e stabilità Più un azionista detiene parti significative della proprietà, più è in grado di condizionare l'impresa (ovvero far coincidere le scelte e gli interessi propri con quelli aziendali) Più un proprietario si lega stabilmente a un'impresa, più è disposto a mediare le prospettive di breve e medio termine con quelle di lungo periodo. 11 Modelli di proprietà Sono due le categorie di impresa secondo le caratterizzazioni legate alla composizione e alla stabilità della proprietà Impresa padronale (proprietà ristretta) Impresa manageriale (proprietà aperta) Per il modello di impresa manageriale, è possibile distinguere due ulteriori classificazioni di livello inferiore: public company (proprietà diffusa) impresa consociativa (proprietà concentrata) 12 6

7 Impresa padronale: obiettivo Proprietà concentrata e stabile (uno o pochi individui o famiglie) Esiste la figura dell'imprenditore che controlla e governa l'impresa (proprietario e capo dell'impresa: maggiori rischi e responsabilità) In questo tipo di impresa, la teoria classica che pone come obiettivo dell'impresa la massimizzazione del profitto e della ricchezza generata, risulta certo quella più appropriata: l'imprenditore desidera infatti il massimo appagamento per il rischio intrapreso. 13 Impresa padronale: vincoli L'obiettivo del massimo profitto dovrà essere interpretato e mediato, di volta in volta, in base alle seguenti dimensioni cognitive: Valori extraeconomici (sistema di valori dell'individuo, quali potere, prestigio, benessere collettivo, crescita culturale e rapporti interpersonali, rispetto della natura) Orizzonte temporale del profitto: il congenito antagonismo tra profitti a breve e profitti a lungo termine può portare l'imprenditore a scelte non facilmente generalizzabili (ad es. un imprenditore giovane potrà preferire il profitto a lungo termine, e viceversa) Propensione al rischio: il profitto è il premio per il rischio, ma la quantità di rischio che ciascuno è in grado di accettare e sostenere risulta una prerogativa personale, e dipende da molti fattori (attitudine, autostima, capacità di previsione, disponibilità finanziarie) 14 7

8 Impresa padronale: vantaggi e virtù Grazie alla configurazione e alle caratteristiche citate, nell'impresa padronale è possibile individuare la presenza di alcuni vantaggi e di alcune virtù significative: Agilità (poiché proprietà e direzione coincidono nel soggetto economico dell'imprenditore, l'impresa padronale ha una importante capacità di poter modificare rapidamente la propria offerta e i propri processi, per renderli adeguati alle mutate esigenze dei bisogni e alle dinamiche del mercato) Vis imprenditoriale (il successo di queste imprese deriva spesso da una miscela formidabile di intuizione, volontà, intraprendenza e leadership) Dedizione (il rapporto tra imprenditore e impresa diviene spesso un rapporto filiale: l'impresa è uno strumento economico e al tempo stesso uno strumento emotivo, generando questo una forte carica di identificazione e di spirito di appartenenza in chi opera nell'impresa) 15 Impresa padronale: svantaggi Sempre per la configurazione dell'impresa padronale, è possibile individuarvi la presenza di alcuni svantaggi: Debolezza finanziaria (l'imprenditore è contrario a condividere la proprietà dell'impresa, e questo può portare a rinunciare alle opportunità di crescita subordinate all'apporto di nuovo capitale di rischio, da parte di altri soci, oppure alla eccessiva presenza di capitale di credito, con conseguente aumento del grado di indebitamento, oppure al continuo incremento del rischio per l'apporto di nuovo capitale da parte dell'imprenditore stesso) Debolezza manageriale (i manager di alta professionalità non si trattengono felicemente nell'impresa padronale, poiché l'imprenditore non è propenso a delegare alcun tipo di responsabilità: la struttura organizzativa può risultare carente, e possono mancare alcune competenze specifiche; ciò fa sì che il passaggio generazionale risulti estremamente critico: dai dati emerge che solo una esigua percentuale di imprese padronali supera la terza generazione) 16 8

9 Impresa padronale: considerazioni Alle indubbie virtù, l'impresa padronale associa come detto delle fragilità intrinseche (l'impresa padronale è come un cristallo: prezioso ma fragile). Sull'onda del successo, per prevenire l'insorgere di tali criticità, molte imprese padronali hanno seguito dei percorsi evolutivi coincidenti con l'apertura del capitale (anche con l'entrata in borsa: es. De Longhi) e hanno affidato a manager di professione la gestione di alcuni processi aziendali. In altri percorsi, le imprese padronali possono essere cedute dai padroni a grandi compagnie: l'imprenditore liquida un pezzo della sua vita consolandosi con il denaro incassato con la liquidazione...delegare decisioni importanti, sostituire eredi o parenti con manager professionali, ragionare da azionista e non da tecnico o artigiano dell'impresa, considerare la medesima solo una fonte di guadagno e non una propria creatura: i cambiamenti richiesti all'imprenditore non sono certo di poco conto Impresa manageriale: obiettivo II sistema dell'impresa manageriale è certo più complesso, poiché non è immediata l'identificazione del soggetto economico. La figura dell'imprenditore ha infatti contorni sfumati: Da un lato abbiamo la categoria degli azionisti (anche molto numerosi). Per gli azionisti, la teoria del profitto è certo l'unica valida in assoluto, essendo le uniche peculiarità quelle relative a una differente propensione verso la monetizzazione immediata o quella differita Dall'altro lato troviamo la categoria dei dirigenti e manager (investiti di ampi poteri decisionali, ma estranei alla proprietà, salvo marginali eccezioni). Per i manager è molto difficoltoso identificare delle motivazione generali che ispirino i principi di governo dell'impresa manageriale, e molte sono le teorie a riguardo 18 9

10 Impresa manageriale: considerazioni Vi sono comunque alcune considerazioni dovute: anche i manager sono interessati alla remunerazione del capitale investito (professionalità) tramite stipendi, premi, gratifiche, benefits, ecc.) e alla sua valorizzazione (sviluppo esperienza, competenza e tessuto relazionale), da cui possono emergere migliori opportunità di impiego (remunerazione, prestigio e potere). Gli obiettivi che guidano i manager risultano dunque legati allo sviluppo e alla sopravvivenza dell'impresa (maggiori opportunità) oltre che al profitto. L'interesse del management può consistere in modo troppo significativo nel mantenimento di privilegi (uffici lussuosi, segreterie direzionali, auto aziendali e contratti di buonuscita) Questi due elementi non sempre risultano compatibili (sviluppo implica incremento della complessità e dei costi per inefficienze, sopravvivenza implica mantenimento dei settori a bassa competitività, quindi atteggiamento conservatore che porta a perdita di vitalità e agilità). Può dunque accadere che il management persegua i propri interessi a danno del profitto quindi degli interessi degli azionisti 19 La public company Delle imprese manageriali, la public company è quella che presenta la massima polverizzazione del capitale: ne risulta che nessun azionista ha peso tale da influenzare la corporate governance. II modello di public company ha avuto massima diffusione nel mondo anglosassone (dove esistono le grandi corporation: IBM, Coca-Cola, GM, GE, Nike, ecc.). L'azionista è una figura anonima che impiega il proprio capitale per un periodo di tempo estremamente limitato nell'impresa (il tempo medio di rotazione delle azioni a wall street di circa due anni). Si può affermare che la public company è l'esatto opposto dell'impresa padronale, e infatti presenta una inversione dei relativi vantaggi e svantaggi, delle opportunità e dei vincoli, dei pregi e dei difetti 20 10

11 La public company: vantaggi La public company non ha teoricamente vincoli finanziari, e se riesce a mantenere credibilità è in grado di rastrellare nuovi capitali per una crescita continua (il problema del crollo della borsa è in massima parte dovuto alla perdita di credibilità). Un sistema economico e finanziario (vedi: la macroeconomia dei sistemi economici) dove sono presenti numerose public company offre, per i piccoli investitori, il vantaggio di poter diminuire il rischio dell'investimento finanziario, potendo frazionare e diversificare il proprio investimento in Borsa (portafoglio di titoli e azioni): questo è ciò che fanno i gestori dei fondi, le società di intermediazione finanziaria e le banche. 21 La public company: svantaggi Nella public company, in quanto impresa di nessuno, si pone il rischio che ad agire come padrone incontrastato sia il management (gli obiettivi dell'impresa vengono fatti coincidere con gli obiettivi della classe dirigente). II management pone come obiettivo il proprio tornaconto personale, e cerca il soddisfacimento degli azionisti tanto quanto basta a evitare le ribellioni (con conseguente cambio del vertice aziendale). Tale squilibrio ha in pratica creato un rapporto di sfiducia e diffidenza tra le due categorie di soggetti (piccoli azionisti e top management): le regole giuridiche che assicurano una rappresentazione degli azionisti negli organi istituzionali (come le assemblee dei soci e i CdA) come pure i meccanismi di retribuzione di tipo stock-option (il manager diviene azionista dell'impresa e la sua remunerazione è legata al profitto conseguito) sono solo alcuni dei principi che tentano di risolvere questo dilemma

12 La public company: orientamenti A partire dagli anni `80, le critiche al modello di public company hanno portato a un lento ma inesorabile cambiamento: Si stima che oggi oltre il 60% dell'azionariato delle public company quotate a wall street è concentrato nelle mani di alcuni grandi investitori istituzionali (banche, società finanziarie e compagnie assicurative), contro un equivalente 25% degli anni '80. Questi investitori istituzionali, altamente professionali e orientati all'investimento di medio e lungo termine, sono in grado di sottoporre a serio controllo l'operato del management, onde evitare un comportamento miope con la costante ricerca di redditività a breve (i bonus dei dirigenti sono legati al fatturato), e con carenze nello sviluppo delle strategie di medio e lungo periodo (con conseguente e progressiva perdita di competitività) 23 L'impresa consociativa L'impresa consociativa (modello europeo-tedesco e giapponese) si configura come una misura intermedia tra impresa padronale e public company: la proprietà è numerosa e articolata, ma risulta stabile; inoltre nella proprietà si rintracciano due distinte categorie di azionisti: Un nucleo di azionisti stabili che, nel complesso, detengono quote rilevanti del capitale (nocciolo duro) Le rimanenti quote sono frammentate tra numerosi azionisti minori (capitale trattato in Borsa); queste quote, come nelle public company, passano rapidamente di mano in mano e non portano ad alcuna possibilità di esercitare un controllo sull'operato dell'impresa

13 II nocciolo dell'impresa consociativa II nocciolo dell'impresa consociativa si configura per i seguenti aspetti: Nessun azionista è in grado di assumere singolarmente il controllo dell'impresa (altrimenti impresa padronale) Banche, società finanziarie e compagnie assicurative (soggetti interessati a investimenti di lungo termine) detengono spesso quote rilevanti Una parte consistente della proprietà (ma comunque tale da rispettare quanto affermato al primo punto) resta in mano a un soggetto particolare, come la famiglia originariamente proprietaria, oppure un ente pubblico o dei gruppi di dipendenti, come pure clienti o fornitori di primaria importanza. In questa situazione è possibile individuare un denominatore comune, che è quello dell'interesse alla continuità: la compagine azionaria ha interesse a fornire all'impresa un sostegno stabile, controllando l'operato del management ma al tempo stesso concentrandosi nelle aspettative di lungo periodo, e sopportando risultati insoddisfacenti di breve periodo se vi è garanzia di buona redditività in futuro. 25 L'impresa consociativa: conclusioni L'equilibrio raggiungibile con il modello di impresa consociativa presenta tutti i vantaggi propri dell'impresa padronale (anche in termini di leadership: la famiglia Agnelli per la FIAT) e del modello di public company (delega della governance a professionisti e facilità di reperire il finanziamento privato). Ne sono evidenza i mirabili risultati raggiunti da alcune grandi aziende, anche in Italia (FIAT, FININVEST). È inevitabile che, specialmente oltre certe dimensioni, siano presenti sempre alcune criticità (lentezza e burocratizzazione, eccessivo conservatorismo e prudenza, over-investment derivante dalle ristrutturazioni, ricerca di atteggiamenti collusivi e protezionistici), i cui maggior effetti portano a una remunerazione insoddisfacente. Essendo il capitale di rischio una risorsa paziente ma esigente, la mobilità dei capitali raggiunta in tempi recenti (globalizzazione dei mercati finanziari, new-economy e internet, trading-on-line) e le crisi internazionali stanno portando a forti rivoluzioni anche in questi modelli di impresa (specialmente in Germania e in Giappone - negli ultimi 10 anni si è verificato un crollo per circa il 50% del valore delle imprese quotate alla borsa di Tokio, sintomo che il mercato non è disposto a dare valore allo sviluppo se esso non è associato ad adeguata redditività)

14 Mondadori LIBRI ARNOLDO MONDADORI EDITORE S.p.A. PERIODICI E DIRECT PUBBLICITÀ GRAFICA E RETAIL QUOTIDIANI INFORMATICA INTERNET ALTRE ATTIVITÀ Fininvest S.p.A. 48% Investitori Istituzionali Estero 25% Investitori Istituzionali Italia 10% Investitori individuali 14% Azioni proprie 3% Società controllate Società collegate Altre società 27 L'azienda pubblica: definizione L'azienda pubblica esiste per assicurare alla collettività il soddisfacimento di bisogni ritenuti indispensabili dalle istituzioni per l'interesse generale (difesa, giustizia, salute, istruzione, assistenza, tutela ambientale, infrastrutture di trasporto e comunicazione), e che per tale rilevanza non si ritiene di lasciare alla gestione privata, chiaramente soggetta alle regole del libero mercato. Nell'impresa pubblica il cittadino è al tempo stesso cliente (in quanto fruitore dei servizi offerti) e proprietario (finanziatore in quanto contribuente), anche se può esercitare il ruolo di azionista solo indirettamente (attraverso gli organi politici e di vigilanza preposti). Nell'impresa pubblica si configurano tre categorie di soggetti economici: I cittadini, come fruitori del servizio e elettori degli organi politici I politici, incaricati di tutelare gli interessi del cittadino ed esercitare il controllo sulla direzione dell'impresa pubblica I dirigenti, incaricati dai politici della gestione operativa dell'impresa pubblica (governance) 28 14

15 L'azienda pubblica: problematiche L'opera di mediazione del conflitto di interesse in atto è certamente complessa (i cittadini desiderano il miglior servizio e il minor costo fiscale, al contempo). La mediazione deve avvenire ad opera dei politici, che però, come i manager della public company, possono essere soggetti a tutelare maggiormente i propri interessi (potere e prestigio) piuttosto che quelli degli elettori. Questo conflitto è la fonte primaria delle tante disfunzioni e degenerazioni che caratterizzano in negativo l'operare delle aziende pubbliche. Inoltre, mancando competizione e libero mercato, mancano anche gli stimoli al miglioramento continuo e alla costante ricerca della soddisfazione del cliente. La ricerca di un delicato equilibrio tra i tre gruppi di soggetti può essere conseguito con il bilanciamento dei poteri di ciascuna categoria, con l'impiego di sistemi adeguati di gestione e comunicazione (trasparenza), e infine con un profondo senso della propria missione (forza vitale). 29 L'azienda pubblica: orientamenti Oggi, in molti settori (trasporti, telecomunicazioni, energia, acqua) è in corso un profondo rinnovamento delle aziende pubbliche, tramite i seguenti meccanismi: aziendalizzazione (introduzione delle logiche di gestione aziendale privata) liberalizzazione (apertura legislativa dei mercati, rilascio di concessioni, abolizione delle barriere di legge) privatizzazione (cessione di parte o di tutta la proprietà a privati: IRI, TELECOM, ENI, ENEL, Aziende Municipalizzate, Farmacie Comunali) outsorcing di alcuni processi all'interno dell'istituzione pubblica

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