Il nubifragio del 13 marzo 1995 in Calabria meridionale e in Sicilia orientale. The 13th March 1995 rain-storm in Southern-Calabria and Eastern-Sicily

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1 Il nubifragio del 13 marzo 1995 in Calabria meridionale e in Sicilia orientale D. CALOIERO*, S. GABRIELE*, M. GOVI* & O. PETRUCCI* *CNR-IRPI, Rende (CS) Riassunto Un evento pluviometrico di notevole intensità ha colpito nei giorni 13 e 14 marzo 1995 la Sicilia nord-orientale e la Calabria sud-orientale, innescando diffusi dissesti per fenomeni di frana ed allagamenti. Nella presente nota viene fornito un breve inquadramento geologico-geomorfologico delle aree colpite ed una descrizione dei fenomeni occorsi ricavata dalle osservazioni effettuate sul terreno nei giorni successivi all'evento. Per entrambe le aree interessate dai suddetti fenomeni è stata effettuata una sintesi delle notizie apparse sui quotidiani locali. E' stata inoltre condotta una analisi dei dati pluviometrici che hanno caratterizzato l'evento in Sicilia stimando i periodi di ritorno delle altezze di pioggia registrate in due stazioni pluviometriche ricadenti nell'area colpita dal nubifragio. The 13th March 1995 rain-storm in Southern-Calabria and Eastern-Sicily This paper deals with the effects of eavy rainfalls occurred on March 13th and 14th respectively in NE Sicily and in SE Calabria. Beginning with a brief description of the geological framework of the areas affected by the downpours, the rain-triggered phenomena are described. The description of the different situations, obtained by "in situ" investigation, is also accompanied by the newspaper information and by a chronology of the main past similar disasters occurred in the same areas. Through an analysis of the pluviometric data recorded in Sicily it was been possible to evaluate the return period of a precipitation like that of March 13th in that region. 1. Introduzione La Sicilia nord-orientale e la Calabria jonico-meridionale presentano caratteristiche climatiche simili: in linea di massima le precipitazioni mostrano la distribuzione temporale tipica del clima mediterraneo ed una distribuzione areale variabile in funzione dell'altimetria e dell'esposizione. In entrambi i casi inoltre si riscontra la presenza di aree a notevole rilievo (Etna, Aspromonte) prossime al mare. Tali rilievi costituiscono delle barriere che provocano la rapida ascensione di masse d'aria provenienti da SE, le quali, raffreddandosi rapidamente nella risalita in quota, originano violenti nubifragi. Le precipitazioni di maggiore intensità si verificano in genere in presenza di basse pressioni nel Canale di Sicilia. In tali situazioni lo scontro delle correnti fredde provenienti da nord-ovest e di quelle di aria calda di origine africana originano situazioni di instabilità atmosferica che

2 culminano in violente crisi meteorologiche. In queste circostanze le masse di aria si invorticano in un movimento rotatorio anti-orario e colpiscono prevalentemente il versante orientale della Sicilia e quello sud-orientale della Calabria, causando talora dei veri e propri nubifragi. Proprio in quest'ottica si inquadra l'evento del 13 marzo In quella data una massa di aria fredda proveniente dalla pianura Sarmantica confluiva sull'italia meridionale, ove si scontrava con aria calda di provenienza africana. Lo scontro delle due masse d'aria generava precipitazioni temporalesche sul basso Jonio che nella tarda mattinata colpivano la Sicilia nordorientale e nel pomeriggio interessavano il versante jonico-aspromontano della Calabria ed una limitata area del crotonese (Fig. 1). A seguito delle precipitazioni, sia in Sicilia che in Calabria si innescavano fenomeni di dissesto diffusi lungo le pendici e allagamenti nelle aree adiacenti ai corsi d'acqua minori e lungo le reti viarie interne ed esterne ai centri abitati. I danni maggiori si riscontravano però in Sicilia, ove purtroppo perdevano la vita 6 persone, in circostanze diverse ma comunque legate al maltempo. Una serie di sopralluoghi effettuati nei giorni successivi all'evento ha consentito di ottenere un quadro completo dei dissesti innescatisi a seguito delle intense piogge; essi verranno nel seguito descritti dopo un breve inquadramento delle aree maggiormente colpite. 2. Sicilia nord-orientale: inquadramento L'area colpita dal nubifragio del 13 marzo '95 è localizzata alle pendici del monte Etna, ed ha un'estensione limitata ma un'alta densità abitativa, essendo disseminata di centri urbani e piccole frazioni Centro abitato di Acireale L'attività eruttiva nell'area etnea, iniziata alla fine del Pleistocene inferiore (OGNIBEN, 1976) e sviluppatasi attraverso diversi centri più o meno identificati, ha dato origine alla progressiva edificazione di un imponente cono vulcanico con il contributo sia di colate laviche che di materiali piroclastici. Su tale sequenza di materiali sorge il centro abitato di Acireale. In questa zona le manifestazioni vulcaniche nella loro successione, non solo hanno modificato nel tempo l'articolazione dell'idrografia superficiale, occludendo solchi vallivi o deviandone l'originaria direzione, ma per l'elevata permeabilità dei materiali messi in posto e talora anche a causa di vuoti sotterranei, hanno creato nel sottosuolo condizioni di deflusso eterogenee e complesse, spesso poco conosciute. Inoltre condizioni di rischio da frana si riscontrano lungo la parete, detta Timpa, che si estende dal Mulino Testa dell'acqua a S. Maria La Scala ed in particolare in quest'ultimo centro abitato, le cui case sorgono in gran parte alla base della parete. Qui la successione osservabile è costituita da 5 banchi lavici massicci, di potenza media sull'ordine dei 20 m, diffusamente fratturati secondo piani prevalentemente verticali; essi sono separati da zone scoriacee molto ridotte e appaiono talora interessati da evidenti laminazioni di flusso. Limitatamente all'estremità settentrionale della parete, un consistente livello di brecce ad elementi di dimensioni ridotte e di tufi si intercala alla sommità della successione lavica. Il 2 2

3 banco lavico presente alla base della scarpata affiora in maniera discontinua per la presenza di detrito di falda, in gran parte sistemato a terrazzi per scopi agricoli, che si raccorda con il litorale ciottoloso lungo la stretta fascia su cui sorgono le abitazioni della parte meridionale di S. Maria La Scala (FERRARA, 1976). Un esame della carta topografica della zona pone in luce la discontinuità e l'inconsistenza della rete idrografica superficiale, mentre le osservazioni lungo la ripida scarpata rocciosa, evidenziano la presenza locale di importanti venute d'acqua emergente dalle rocce vulcaniche molto fratturate. La diffusa fessurazione delle rocce comporta motivi di pericolo di crolli per una parte dell'abitato di S. Maria la Scala, sia in occasione di piogge che di fenomeni sismici, peraltro molto frequenti Centro abitato di Giarre Le varie fasi di attività dell'etna si sono alternate con periodi di stasi o di minore emissione di prodotti magmatici durante i quali si sono verificati processi di smantellamento degli apparati eruttivi con trasporto e deposizione dei materiali prodotti da parte delle acque di deflusso superficiale. In particolare lungo la fascia pedemontana orientale dell'etna tali processi hanno generato un deposito di materiali clastici a granulometria da fine a molto grossolana (Chiancone), privi di classazione e con elementi di natura esclusivamente vulcanica, che mostra una morfologia caratterizzata da forme addolcite. Su tali depositi sorge l'abitato di Giarre. A Giarre l'idrografia superficiale è meglio delineata, ben identificabile soprattutto nel torrente Macchia che scorre al margine settentrionale della cittadina. I materiali alluvionali sui quali si sviluppa l'abitato sono per lo più omogeneamente permeabili e le acque di falda non incontrano apprezzabili discontinuità. Le condizioni fisiche naturali sono quindi meno complesse di quelle riguardanti Acireale; si deve comunque sottolineare che da parte dei residenti viene lamentata la scarsa manutenzione di fossi e torrenti, diffusamente occupati da vegetazione arbustiva e talora anche da materiali di rifiuto. 3. Il nubifragio del 13 marzo 1995 in Sicilia Nord-orientale Nel quadro fisico-ambientale precedentemente delineato si collocano gli effetti prodotti dall'episodio pluviometrico del 13 marzo, effetti esaltati in entrambe le cittadine dall'intenso ruscellamento delle acque convogliate lungo le strade, dalla periferia di monte verso il centro degli abitati. In un tempo valutabile tra 30 minuti ed 1 ora circa, il sistema sotterraneo di scarico delle acque è entrato in crisi. I dati ufficiali registrati da strumenti pluviografici della rete regionale localizzati nell'area in esame, sono riportati nella Tabella

4 Stazione mm (1 h) mm (3 h) mm (6 h) mm (12 mm (24 h) h) Fleri Zafferana E Linguaglossa Acireale Cavagrande Tab. 1 - Precipitazioni registrate il giorno 13 marzo 1995 nell'area siciliana colpita dal nubifragio Effetti prodotti nel territorio di Acireale Ad Acireale, per inefficienza o rottura di antichi collettori sotterranei oppure per presenza di locali cavità infra-laviche, una situazione di pericolo si è manifestata nel quartiere di Via Atanasia-Vicolo Nettuno-Via Cosentini, invaso da acque alte fino ad 1.6 m. Esauritasi la fase di sommersione, il pavimento stradale è risultato pericolosamente vibrare sotto i passi, lasciando dedurre di esser privo di appoggio. Alcuni edifici al contorno presentavano evidenti lesioni nei muri perimetrali ed in quelli interni per instabilità a livello delle fondazioni. Correnti d'acqua veloci, incanalate lungo le vie cittadine, sono pervenute fino al Viale De Gasperi, scaricandosi in parte lungo la falesia Timpa, ove hanno innescato franamenti e trasporto in massa di materiali detritici. Analoga situazione si è verificata per sormonto delle acque lungo il canale scaricatore che attraversa l'antica strada di collegamento tra S. Maria La Scala e la Statale 114 (Fig. 2) Effetti prodotti nel territorio di Giarre A Giarre l'incapacità del sistema di collettori sotterranei a contenere il deflusso delle acque piovane è apparsa in tutta evidenza soprattutto lungo Via Manzoni-Via Pirandello e Via Calderai (Fig. 3). In base a notizie raccolte sul luogo, lungo la direttrice oggi occupata da queste vie, prima del 1925 si sviluppava un canale, almeno in parte a cielo aperto, forse alimentato dal Torrente Macchia o da acque di falda. In quell'anno il piccolo solco vallivo veniva ricoperto per migliorare la viabilità interna e l'acqua defluiva in un'ampia condotta nel sottosuolo, rivestita prevalentemente con materiali lapidei giustapposti e cementati. Durante il recente evento di pioggia, l'abbondante ruscellamento lungo tutte le strade che da E-SE convergono verso Via Callipoli, iniziato alle ore 10 circa, determinava ben presto nella condotta sotterranea condizioni idrodinamiche di deflusso in pressione, con sfondamenti al tetto e grandi voragini lungo la Via Calderai. Con notevole efficienza il personale dei Vigili del Fuoco di Catania constatava, attraverso ricognizioni nel sottosuolo, che in più punti la struttura del canale sotterraneo aveva ceduto, pur senza riscontri visibili sul piano stradale; la pavimentazione di Via Pirandello ad esempio, in alcuni suoi tratti risultava priva di qualsiasi appoggio. La Tabella 2 sintetizza le principali notizie stampa relative alle modalità di accadimento dell'evento alluvionale in Sicilia. 4 4

5 Acireale Giarre La Repubblica, 14-3: Due donne che vivevano in due "bassi" del paese hanno perso la vita perché le loro abitazioni sono state invase da acqua e fango. In tarda serata la pioggia si è attenuata; la SS 114 e l'autostrada sono state riaperte al traffico, mentre è interrotta la SS 120, franata all'altezza di Piedimonte Etneo. Gazzetta del Sud, 15-3: Una dozzina di famiglie residenti nei pressi della Timpa che sovrasta la borgata S. Maria La Scala e nella zona che insiste su Via Atanasia sono state evacuate. L'acqua di un torrente da decenni asciutto è penetrata con eccezionale furia all'interno dell'edificio dove si imbottiglia l'acqua minerale Pozzillo, trascinandovi tonnellate di detrito. La Sicilia, 16-3: Il reparto di Ostetricia dell'ospedale il S. Maria è stato chiuso a seguito della carenza di sicurezza creatasi in alcuni locali a seguito delle violente piogge. La Repubblica, 14-3: Nella tarda mattinata l'acqua in alcuni punti è arrivata fino ad un metro di altezza, anche a causa dello straripamento del torrente Macchia. Le vittime accertate sono tre. Nella Via Callipoli un'auto con a bordo una donna è stata quasi sommersa dall'acqua; la donna è morta per annegamento. Un'altra donna è stata risucchiata in un tombino scoperchiato dall'enorme flusso che ha fatto saltare le condotte. Decine di persone si sono presentate in ospedale ferite. C'è stata inoltre una fuga di gas dalla rete di distribuzione del metano, distrutta in un punto da una frana. Gazzetta del Sud, 15-3: Le altre due vittime accertate sono padre e figlio che viaggiavano in auto e sono stati travolti dalla piena in Via Verdi. L'auto, dopo essere stata sbattuta contro un'abitazione, è stata inghiottita da un'ampia voragine aperta in corrispondenza del collettore fognario, all'interno del quale è stata trascinata per una settantina di metri, riemergendo da un'altra voragine apertasi nel giardino di un'abitazione privata. La Sicilia, 17-3: A Giarre le vie principali rischiano il crollo. Resta chiusa la Via Luigi Orlando, mentre la SS 114 è percorribile con molta cautela. Quasi ristabilito il traffico a S. Maria La Scala. Danni ingenti all'agricoltura alla periferia di Giarre. Tab. 2 - Sintesi delle notizie stampa relative all'evento alluvionale del in Sicilia Analisi dei dati pluviometrici relativi alla Sicilia nord-orientale Le Unità Operative 1.10, 1.32 e 3.11 del GNDCI (Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche) hanno effettuato una accurata analisi delle massime precipitazioni verificatesi in Sicilia dagli anni '20 in poi ed una analisi statistica dei massimi annuali delle piogge brevi e giornaliere, nell'ambito della linea di ricerca "Previsione e prevenzione degli eventi idrologici estremi" (MELISENDA et al., 1993). Applicando il modello di regionalizzazione gerarchico (ROSSI e VERSACE., 1984; VERSACE et al., 1989) alle piogge della Sicilia essa è risultata essere un'unica regione omogenea rispetto ai coefficienti di asimmetria. Al secondo livello di regionalizzazione, finalizzato alla localizzazione e verifica di sottozone omogenee rispetto al coefficiente di variazione, sono state individuate tre sottozone (Fig. 4) denominate rispettivamente: a) Sotto-zona Ovest; b) Sotto-zona Nord-Est; c) Sotto-zona Sud-Est. Nell'ambito del modello regionale gerarchico, la presenza di sotto-zone con coefficienti di variazione che possono essere considerati costanti, implica la unicità, per quelle sotto-zone, del parametro 1, che nel modello a doppia componente corrisponde al numero medio di eventi della componente base. 5 5

6 Nel rapporto Sicilia per ciascuna sotto-zona è riportata una serie di valori di 1 corrispondenti alle diverse durate della pioggia; in ogni caso i valori della sotto-zona occidentale risultano sempre maggiori di quelli delle due sotto-zone orientali. In realtà, considerando la posizione geografica dell'isola, si comprende come la differenza di valori riscontrata fra le tre zone sia in accordo con le caratteristiche climatiche della regione. La sotto-zona occidentale, esposta alle correnti atlantiche, presenta infatti un numero di giorni piovosi maggiore rispetto al settore orientale. Al contrario, le due porzioni orientali presentano un minor numero di giorni piovosi caratterizzati da intensità di pioggia maggiori, essendo soggette prevalentemente a perturbazioni di provenienza ionica. Per l'analisi dell'evento del 13 marzo '95 sono stati utilizzati solo in parte i risultati contenuti nel Rapporto Sicilia, in quanto la pubblicazione di nuovi annali e la disponibilità di nuovi metodi di stima hanno consentito una parziale rielaborazione del primo livello di regionalizzazione, effettuata mantenendo in ogni caso tutte le ipotesi di omogeneità contenute nel suddetto rapporto. Nella Tabella 3 sono riportati, per le diverse durate (3 ore, 24 ore, 1 giorno), i parametri e * calcolati con le condizioni sopra descritte; per la durata di 1 ora non è stato possibile ottenere nessuna soluzione. Tipo dati N serie N dati * g medi r (g) 1h h 51 (25-39) h 51 (25-39) h 51 (25-39) h 51 (25-39) giorno 145 (50-63) Tab. 3 - Modello regionale gerarchico basato sulla distribuzione TCEV. Risultati del primo livello di regionalizzazione. Dal confronto dei parametri e * si può rilevare che essi sono in una certa misura indipendenti dalla durata della pioggia; tale condizione è confermata dai valori delle asimmetrie, che risultano abbastanza omogenee ad eccezione del valore medio relativo ai massimi annuali delle piogge giornaliere. I parametri della Tabella 3 sono stati utilizzati per la stima dei periodi di ritorno delle altezze di pioggia registrate nelle stazioni di Linguaglossa ed Acireale relative alle diverse durate. Come si evince dai risultati riportati in Tabella 4, tutti i dati registrati rientrano nei primi tre casi critici e la metà di essi risultano essere il primo caso critico. I tempi di ritorno calcolati variano da 15 a 86 anni, con i valori più elevati nelle prime 12 ore che rappresentano l'intervallo temporale in cui si sono verificate le maggiori intensità di pioggia. L'evento, in termini di intensità orarie, è senz'altro classificabile come eccezionale sia per le altezze di pioggia prodotte che per gli elevati periodi di ritorno corrispondenti. 1 ora 3 ore 6 ore 12 ore 24 ore N Stazione mm T mm T mm T mm T mm T 4765 Linguaglossa 65.2 n.d c. critico 1 c. critico 2 c. critico 2 c. critico 3 c. critico 4769 Acireale 105 n.d c. critico 1 c. critico 1 c. critico 1 c. critico 2 c. critico Tab. 4. Periodi di ritorno relativi alle pioggie orarie registrate il giorno 13 marzo nelle stazioni di Linguaglossa ed Acireale. 6 6

7 4. Calabria sud-orientale: inquadramento L'area maggiormente interessata da fenomeni di dissesto è rappresentata dal versante aspromontano che si affaccia sulla costa ionica fra Siderno e Brancaleone Marina, in particolare nel territorio compreso fra gli abitati di Bianco, Casignana, S. Agata del Bianco, Samo e Brancaleone. Tale territorio ricade prevalentemente nei bacini idrografici delle fiumare La Verde e Bruzzano, e nei bacini minori che sboccano lungo il tratto di costa compreso fra le loro foci. Il bacino della fiumara La Verde ha un'area di circa 117 Kmq. Esso è costituito nella zona montana da formazioni paleozoiche scistoso-cristalline (gneiss e micascisti) con associati lembi di rocce sedimentarie lapidee (arenarie e conglomerati). Nelle aree vallive affiorano prevalentemente formazioni flyscioidi (argille scagliose), formazioni arenacee e terreni argillosi e marnosi. Il bacino della fiumara di Bruzzano, confinante a nord con quello del La Verde, ha un'estensione di circa 54 Kmq e presenta una costituzione litologica analoga a quella del bacino limitrofo, eccetto per la minore area di affioramento delle rocce granitiche e metamorfiche. Compreso fra questi due bacini vi è un gruppo di bacini minori che sfociano lungo il tratto di costa di cui il punto più avanzato verso mare è il Capo Bruzzano; essi sono composti prevalentemente da argille varicolori, con affioramenti più o meno estesi di terreni arenacei. In particolare le aree più colpite dall'evento del marzo '95 sono localizzate lungo una fascia che dal livello del mare sale fino a circa 400 m, costituita prevalentemente dalle argille scagliose del complesso Antisicilide (OGNIBEN, 1973). Si tratta in pratica di fitte alternanze a litologia variabile ma a dominante argillosa nelle quali sono talora tettonicamente inclusi lembi o frammenti di varie formazioni più rigide, come blocchi arenacei o arenaceo-argillosi. La permeabilità di questi terreni è molto variabile ma tendenzialmente bassa; le loro caratteristiche meccaniche variano da luogo a luogo e in generale essi mostrano una spiccata attitudine a franare. In particolare percorrendo la SS 106 jonica da nord verso sud, poco prima di Capo Bruzzano affiorano delle argille di aspetto caotico con intercalazioni arenacee; dopodiché, proprio in corrispondenza del tratto di strada a maggior curvatura, sono presenti arenarie ben stratificate contenenti sottili intercalazioni siltose, sovrastanti ad arenarie grossolane e massicce. Tutto l'insieme descritto costituisce un affioramento di argille scagliose inglobanti un lembo potente circa 50 m di arenarie di colore grigio chiaro in banchi di spessore variabile fino ad un metro. In corrispondenza del punto più avanzato verso mare del Capo Bruzzano i banconi arenacei, disposti a reggipoggio, sono localmente fessurati, e costituiscono una parete subverticale ai piedi della quale è localizzata la carreggiata della SS 106. Dopo aver intersecato la Statale, tale rilievo continua strapiombante verso il mare ed è attraversato nella parte bassa da una galleria ferroviaria. L'impostazione a mezza costa della sede stradale che costeggia il rilievo di Capo Bruzzano ha richiesto in molti punti del tracciato la realizzazione di sbancamenti che hanno alterato il profilo naturale del pendio. Lungo le pendici che fiancheggiano questa strada sono presenti 7 7

8 delle reti di protezione atte a preservare la carreggiata dalla caduta di massi; in particolare laddove le arenarie risultano particolarmente fratturate e fessurate sono state eseguite in passato delle chiodature. 5. Il nubifragio del marzo 1995 in Calabria sud-orientale Il pomeriggio del giorno 13 ed il giorno 14 marzo, le precipitazioni hanno colpito la Calabria. I dati forniti dal Servizio Idrografico mostrano che l'evento si è concentrato con maggiore intensità su due zone, una lungo la costa jonico-meridionale ed un'altra nel crotonese. Per quanto riguarda quest'ultima zona i valori più elevati si sono avuti nelle stazioni di Strongoli (24.8mm in 1 h il 14/3/95) e Santa Severina (58.4 in 3h, in 12 h e in 24 h il 13/3/95). Nell'area ionica meridionale le stazioni che hanno registrato i valori più elevati sono state rispettivamente Ardore superiore (96.2 mm in 3h) e S. Agata del Bianco (43.4 mm in 1h, in 6h e in 12h). Nel seguito verranno analizzati i fenomeni innescatisi nell'area descritta a causa di tali precipitazioni Allagamenti In vari punti dell'area in esame si sono verificati allagamenti causati dell'intenso ruscellamento. Questo tipo di fenomeno ha interessato sia vasti tratti di campagna che centri abitati quali Bianco ed Africo Nuovo, dove la pioggia intensa caduta su superfici impermeabilizzate da asfalto o cemento non è stata celermente smaltita dalle apposite opere di canalizzazione Fenomeni di dissesto lungo la rete idrografica Le fiumare che sfociano a mare lungo il tratto di costa fra Siderno e Brancaleone Marina hanno registrato in generale un impulsivo aumento della portata liquida e quindi l'attivazione di porzioni di alveo che immediatamente prima della piena non ospitavano canali di deflusso. Fortunatamente nel caso delle fiumare maggiori la sezione dei canali attivi è stata in grado di contenere la portata e non sono state registrate esondazioni. Le modificazioni più evidenti si sono invece riscontrate a carico di quei torrentelli che per la maggior parte dell'anno restano asciutti. I loro alvei infatti, essendo spesso costretti da opere murarie in spazi ristretti, hanno avuto in questa occasione le maggiori difficoltà a convogliare l'accresciuta portata liquida e solida. Fiumara La Verde: sono stati effettuati dei sopralluoghi lungo l'alveo della fiumara La Verde in corrispondenza di 3 sezioni, delle quali la più rappresentativa (Ponte fra le località Trappeto e Pontano), è localizzata a 3.5 Km dalla foce. In corrispondenza del ponte, ove l'alveo è largo circa 700 m, osservando le tracce lasciate dalla corrente si è potuto dedurre che al colmo della piena la sezione interessata da deflusso ha avuto una ampiezza di oltre 200 m. A circa 24 ore dall'evento restavano attivi numerosi canali intrecciati di profondità decimetrica e larghezza pari a 2-4 m, che adducevano una consistente portata liquida caratterizzata da elevata torbidità. 8 8

9 Laddove si sono attivati percorsi adiacenti alle sponde si sono verificati locali fenomeni erosivi a carico delle stesse (Fig. 5). Fortunatamente tali fenomeni non hanno prodotto danni a cose o persone, non essendo presenti insediamenti o strutture di particolare valore nelle aree adiacenti. Fiumara di S. Venere: in questo caso l'evento pluviometrico ha agito non su un canale naturale, ma su un torrente il cui corso è stato modificato dall'azione antropica. Infatti parte dell'alveo è stata sostituita da una strada, mentre il torrente è costretto a scorrere lateralmente a tale strada. A causa dell'evento pluviometrico la sezione riservata al corso d'acqua non è stata in grado di contenere la portata e la sede stradale ha funzionato in pratica da alveo, venendo invasa da acqua e detriti. Vallone Frasso: questo canale ha registrato una portata superiore alla norma; al momento del sopralluogo i cespugli localizzati sulle sponde risultavano deformati dal passaggio della corrente. Lungo il canale erano visibili arbusti sradicati e ciottoli frammisti a rifiuti raccolti e convogliati dalla corrente verso valle. Lungo questo canale è stato danneggiato un capannone che ospitava un gruppo di extracomunitari. T. Canalello: Si tratta di un canale di modeste dimensioni costretto fra due muretti di poco più elevati rispetto al piano campagna. I materiali solidi trasportati hanno ostruito gran parte della sezione, costringendo l'acqua a fuoriuscire dal percorso prestabilito a monte di tale ostacolo, con conseguente allagamento del territorio adiacente Fenomeni di dissesto sui versanti A seguito delle abbondanti precipitazioni del giorno 13, le pendici sovrastanti il tratto della SS 106 che costeggia il Capo Bruzzano sono state interessate da fenomeni franosi i cui accumuli si sono riversati sulla carreggiata e sulla sottostante linea ferroviaria, investendo alcuni veicoli ed impedendo la circolazione stradale e ferroviaria durante i giorni successivi all'evento. Le due principali componenti litologiche hanno reagito in modo diverso all'evento pluviometrico, facendo riscontrare due differenti tipi di dissesto: 1) Fenomeni nei terreni di copertura e nella serie argillosa Lungo la SS106, nei pressi di Capo Bruzzano si è verificata una serie di fenomeni di dimensioni modeste ma molto ravvicinati. Si tratta in pratica di scortecciamenti della copertura eluvio-colluviale che, nella maggior parte dei casi, iniziano nel punto in cui la morfologia arrotondata del versante è stata modificata per ospitare la sottostante sede stradale. I dissesti di larghezza maggiore (30-40 m) sono 4, in più si rinviene una serie di fenomeni di larghezza pari o inferiore ai 10 m. In tutti i casi però gli spessori coinvolti sono inferiori al metro, pertanto i volumi mobilizzati sono di pochi metri cubi (Fig. 6). Tuttavia la coalescenza di alcuni di questi fenomeni ha fatto sì che localmente si formasse un unico accumulo che ha ostruito completamente una delle due corsie di marcia della SS 106. Il materiale mobilizzato, così come appariva il giorno successivo all'evento, aveva l'aspetto di un terriccio imbevuto d'acqua. Molte delle zolle erbose, dato il breve tragitto percorso erano intatte. 9 9

10 Alcuni dei dissesti verificatisi hanno causato due interruzioni ferroviarie. Nel primo caso, all'uscita sud della galleria sottostante il Capo Bruzzano, il fenomeno di distacco si è originato al contatto fra un bancone arenaceo e i terreni sottostanti a prevalente componente argillosa, ed è ovviamente imputabile ad una differenza di permeabilità dei due litotipi. La massa di terreno staccatasi dalla pendice ha raggiunto la sede ferroviaria, percorrendo circa 100 m su un pendio inclinato di 11. Nel secondo caso, verificatosi ancora più a sud, una massa di terreno di copertura staccatasi da una pendice sovrastante l'uscita meridionale della galleria ferroviaria successiva a quella di Capo Bruzzano, si è incanalata lungo un impluvio e, dopo aver percorso circa 100 m si è riversata sulle rotaie. 2) Fenomeni nei terreni arenacei Quanto al Capo Bruzzano vero e proprio il tipo di fenomeni verificatisi è del genere crollo. Al momento del sopralluogo parte dell'accumulo di frana, riversatosi sulla sede stradale della SS106, era già stato rimosso; tuttavia il volume di roccia staccatosi dalla parete si può stimare in pochi metri cubi. Venute a giorno di acqua erano presenti al piede della parete, a testimoniare il ruolo che proprio l'acqua ha avuto nel franamento. In certi punti i blocchi staccatisi dalla parete rappresentavano il sostegno per banchi rocciosi che al momento del sopralluogo rimanevano ancora pericolanti. Permanendo tale situazione di pericolo la SS106 è stata riaperta a senso di marcia alternato regolato da un semaforo, consentendo l'uso della corsia più esterna della carreggiata Interruzioni stradali Numerose interruzioni stradali sono state riscontrate anche sulle strade comunali e provinciali dell'entroterra. I sopralluoghi effettuati nei centri abitati di Casignana, Samo e Caraffa del Bianco hanno evidenziato un generale stato di dissesto delle vie di comunicazione. In particolare a S. Agata del Bianco alcuni dei fenomeni riscontrati rappresentano un aggravamento di instabilità innescatesi durante un evento pluviometrico occorso nel novembre Nella maggior parte dei casi si sono verificati danni in corrispondenza della intersezione fra piccoli torrenti e strade, quando la sezione riservata al corso d'acqua non è stata sufficiente a contenere l'accresciuto flusso idrico. Ciò ad esempio è quanto accaduto sulla strada provinciale Bianco-Casignana o su quella Casignana-S. Agata e nei pressi di Brancaleone. Marinella di Bruzzano, un piccolo centro abitato organizzato secondo una serie di strade a notevole pendenza perpendicolari alla SS 106, ha registrato danni alla rete viaria, che, a seguito delle piogge, ha convogliato verso valle acqua e detriti provenienti dalle sovrastanti pendici argillose. La Tabella 5 raccoglie le notizie stampa relative all'evento alluvionale in Calabria

11 Bianco Bovalino 14-3: Ha provocato una diecina di feriti l'ondata di maltempo che ha colpito la Locride. Sulla zona la pioggia si è abbattuta con violenza fin dalle prime ore di ieri mattina, trascinando a valle fanghiglia e detriti, che hanno messo in pericolo abitazioni e compromesso il traffico lungo le principali vie di comunicazione. Nella via Miramare l'acqua ha superato il metro, entrando nella maggior parte delle abitazioni. Qui i Carabinieri ed i Vigili del Fuoco hanno utilizzato dei gommoni per portare in salvo alcune persone rimaste bloccate nelle case. 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. 15-3: I Vigili del Fuoco sono impegnati nel centro di Bovalino per liberare abitazioni e depositi allagati. Molti esercizi commerciali della parte bassa della città sono stati danneggiati. In via degli Oleandri ancora ieri pomeriggio una vetreria (circa 250 mq) era coperta di acqua che raggiungeva circa 2 metri di altezza. Analoga situazione per un deposito di materiale idraulico sulla via Dromo. Brancaleone 14-3: Richieste di intervento ai Vigili del Fuoco. Bruzzano Capo Bruzzano 15-3: Una trentina di famiglie nomadi (circa 120 persone), che abitavano nella baraccopoli lungo l'argine della fiumara Pantano Piccolo, sono state fatte evacuare. In località Pantano Grande il torrente omonimo ed alcuni canaloni sono straripati allagando decine di ettari di terreno coltivato e alcune serre di un'azienda floricola. Coltivazioni distrutte per lo straripamento del Torrente Galati. La piena del fiume ha poi invaso anche la carreggiata della SS 106 causando l'interruzione della circolazione e bloccando alcune auto. Notevoli danni alla rete viaria interna nonchè alla rete idrica e fognaria. Numerosi gli allagamenti di abitazioni private. 17-3: La violenza della mareggiata abbattutasi sulla costa ha causato seri danni al villaggio turistico "Altalia", a due stabilimenti balneari, alla via Marina e al pontile di attracco per gli aliscafi che è stato spezzato in due. 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. 14-3: I maggiori danni si sono verificati in località Capo Bruzzano dove diverse frane si sono staccate dalle colline che costeggiano la SS 106, intrappolando tre autobus che trasportavano i pendolari della zona jonica. Successivamente, uno degli autobus è stato travolto da una frana: una diecina di viaggiatori sono rimasti feriti. Interruzioni alla circolazione ferroviaria: gli occupanti di un treno bloccato da detriti di frana hanno raggiunto a piedi la vicina stazione di Ferruzzano, alcune persone sono state colte da malore. 15-3: I Vigili del Fuoco hanno continuato ad operare per tutta la notte e la giornata di ieri nella zona tra Ferruzzano ed Africo per ripristinare il transito lungo la SS 106. Nella notte erano state tratte in salvo due persone rimaste intrappolate nella loro vettura bloccata dall'acqua di un torrente straripato. In serata, rimossi i detriti caduti sui binari nelle vicinanze di Capo Bruzzano, il traffico ferroviario è tornato alla normalità. Caraffa 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. Casignana 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. Caulonia 15-3: Danni ingenti sono stati causati all'agricoltura, a varie abitazioni ed alla rete viaria, urbana ed extraurbana. L'erogazione della corrente elettrica si è avuta soltanto a fasi alterne. Il mare ha cancellato la strada in terra battuta che era stata sostituita al lungomare già distrutto due anni orsono dai marosi. Locri 17-3: Lungo la statale che collega Locri a Gerace un complesso privato adibito a canile è stato reso inagibile a causa dell'allagamento conseguente al nubifragio. Melicuccà 17-3: La strada Melicuccà-Procopio-Sinopoli è stata danneggiata. Un ammasso di terriccio e detriti si è staccato dalla parete sulla carreggiata in località Mangano. S. Agata 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. Samo 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali. Siderno 15-3: Intransitabile la strada provinciale per Mirto-Ferraro e il quadrivio di Dionisi, per allagamenti e smottamenti di terreno. Sul lungomare in più punti il mare ha spazzato parte della balconata; numerosi alberi sono stati divelti. Molti pescatori hanno ritrovato le loro barche adagiate sul manto stradale del lungomare. Staiti 14-3: Smottamenti hanno coinvolto le strade provinciali

12 Tab. 5 - Sintesi delle notizie stampa relative all'evento alluvionale del in Calabria (Fonte: Gazzetta del Sud). 6. Il nubifragio del marzo 1995 in Calabria orientale Ulteriori segnalazioni di danni causati dal maltempo sono state registrate in varie località lungo in versante ionico della Calabria, principalmente nella zona del Marchesato, dove, fra Crotone e Capo Rizzuto la notevole intensità di pioggia ha soprattutto messo in crisi il sistema di raccolta delle acque piovane, deteminando l'allagamento di numerose strade e di edifici a piano terra, sia nel centro abitato di Crotone che di Isola Capo Rizzuto. Gli stessi effetti sono stati registrati tuttavia anche in zone piuttosto distanti da quest'area. Allagamenti di strade e di scantinati sono stati segnalati molto più a nord, nel centro abitato di Cirò Marina, ove si è avuta anche una violenta mareggiata. Analoghi effetti sono stati segnalati a Catanzaro Lido, o più a sud a Soverato e a Badolato Marina. Tutto ciò concorre a confermare l'idea che, sebbene il centro di massima precipitazione fosse localizzato sull'estrema Calabria meridionale, i suoi effetti sono stati risentiti in un'area ben più vasta, anche se con conseguenze decisamente più lievi. 7. Raccolta dati storici E' stata effettuata una raccolta dei dati storici inerenti la Calabria meridionale e la Sicilia nord-orientale, ed in particolare le aree maggiormente colpite dall'evento del 13 marzo Pur essendo la raccolta delle informazioni tuttora in corso, emerge che queste aree hanno subito anche in passato gli effetti di violenti nubifragi e delle conseguenti fenomenologie di dissesto. Per quanto riguarda la Sicilia nord-orientale si è ritenuto opportuno inserire anche notizie inerenti alcune delle numerose scosse sismiche, spesso legate all'attività dell'etna, che hanno fatto risentire i loro effetti nel territorio di Acireale, ove, come già sottolineato esiste una situazione di rischio da frana (S. Maria La Scala)

13 Data Notizia dic Violenti temporali danneggiarono gravemente le strade interne di S. Giovanni (PAPA, 1991) Le piogge del 1858 resero ancora una volta intransitabile la Giarre-S. Giovanni-S. Alfio (PAPA, 1991) ott Nell'ottobre 1868 si verificarono alluvioni con inondazioni di case in via Pirandello e via Callipoli (Giarre); le strade interne furono in parte devastate (PAPA, 1991) feb Violenti temporali si abbatterono sulla città causando nuovi danni (PAPA, 1991) nov L'alluvione più distruttiva del secolo si verificò a Giarre l'8 novembre 1889, quando la pioggia, incominciata ai primi del mese, raggiunse, nel pomeriggio di quel giorno, la massima intensità, trasformando strade e sentieri in corsi d'acqua impetuosi. L'acqua sommerse le case, travolse animali e masserizie, sdradicò alberi e abbattè muri. Il torrente Macchia straripò dagli argini allagando, distruggendo e provocando vittime (PAPA, 1991) ott Disastrosa alluvione colpisce Giarre (PAPA, 1987) nov Le piogge assunsero caratteri di eccezionalità nella Sicilia orientale. Il centro di scroscio fu localizzato nella provincia di Catania; ad Acireale l'acqua raggiunse, dentro alcune case, l'altezza di 90 cm e i lati di una strada, scavati dalla violenza delle acque, in alcuni punti raggiunsero profondità superiori ai 4 m. Ad Acireale fu abbattuto un bastione ed allagato un cimitero, ma i danni più gravi furono causati dalla rottura di un'acquedotto (MELISENDA et al., 1993) nov Disastrosa alluvione colpisce Giarre (PAPA, 1987) Disastrosa alluvione colpisce Giarre (PAPA, 1987) Disastrosa alluvione colpisce Giarre (PAPA, 1987) nov La Sicilia orientale e in particolar modo la provincia di Catania fu investita da precipitazioni di carattere eccezionale che provocarono l'esondazione di alcuni fiumi (MELISENDA et al., 1993) mar Il comune di Acireale subisce danni provocati da scosse sismiche (CATENACCI, 1992) dic Ad Acireale, la frazione S. Maria La Scala continua a trovarsi in situazioni di pericolosità a causa di un fenomeno franoso (CATENACCI, 1992) ago Scosse sismiche connesse all'attività dell'etna si risentono nel comune di Acireale provocando il ferimento di alcune persone e notevoli danni agli edifici (CATENACCI, 1992) nov Alluvioni e frane si verificano in gran parte dell'isola a seguito di piogge intense alimentate da venti di scirocco (CATENACCI, 1992) ott Diffusi dissesti idrogeologici con pesanti danni si manifestano nell'area orientale dell'isola in concomitanza di piogge intense e talora di nubifragi. Ad Acireale i franamenti per crollo dai costoni della Timpa si accentuano, con pericolo per il complesso turistico di S. Maria La Scala (CATENACCI, 1992). Tab. 6 - Fenomeni di dissesto legati ad eventi meteorici o scosse sismiche nelle aree della Sicilia orientale interessate dall'evento del 13 marzo 1995.

14 Data Notizia dic La ferrovia ebbe asportati i rilevati dalla piena del La Verde. A Bruzzano le acque raggiunsero presso l'argine ferroviario la quota di 4.5 m cioè 50 cm sotto il piano delle rotaie e 30 cm sopra il piano di appoggio delle travate (LL.PP., 1878) ott La ferrovia ebbe asportati i rilevati dalla piena del La Verde (LL.PP., 1878) nov Frane di non grande importanza s'incontrano anche lungo le minori fiumare a mezzogiorno del la Verde, particolarmente nell'eocene, come quella di Quarto Rudina iniziatasi il 10 novembre 1902, quella di Varellina ed altre; anche una parte di S. Domenica è pericolante (ALMAGIA', 1910) dic Il fiume Bruzzano allagò i vasti agrumeti interrompendo la strada nazionale e ogni comunicazione. Ferruzzano rimase segregata da larghe e paurose frane che tramutano i sentieri e le strade in altrettanti torrenti (CORRIERE DELLA SERA) gen Allagamenti ed ingenti danni alle campagne (LA NAZIONE) dic Lo straripamento di alcuni corsi d'acqua, fra cui il La Verde, oltre a provocare danni alle colture e alle abitazioni rurali, provocò interruzioni stradali (CALOIERO & MERCURI, 1980) giu Il temporale abbattutosi nel pomeriggio ha causato danni in provincia. A Ferruzzano le campagne sono state distrutte (IL MATTINO) nov Interrotta la linea ferroviaria Ferruzzano-Bianco a causa dello straripamento del T. Trasso (IL MATTINO) , 18 ott Si sono verificate esondazioni nel basso corso ed il crollo del ponte sulla fiumara La Verde. Ad Africo il centro abitato minaccia di franare, la popolazione viene evacuata. Analoga situazione a Bova Superiore (IL TEMPO) nov A Samo le abitazioni sono state danneggiate da frane che hanno causato lesioni più o meno profonde. Alcune strade interne dell'abitato sono ostruite da detriti e materiale trasportato dalle acque. A S. Agata del Bianco si registrano frane sulla sede stradale. A Caraffa si è avuto il crollo di alcuni muri d'argine (IL MATTINO) nov Il La Verde è straripato allagando le campagne. Bozzeto e Crenata (Bianco) sono allagati (IL MATTINO) nov Il La Verde è straripato (IL MATTINO) ,4 ott Alluvione in provincia di Reggio. Lo Stato dichiara fra gli altri come colpiti i comuni di Bianco e Bova (CATENACCI, 1992) dic A Locri 3 aule del Liceo Classico e gli alloggi dei ferrovieri sono state allagate. Fra la stazione di Bovalino e S. Ilario è crollato un tratto della linea ferroviaria. Il traffico procede con difficoltà nel tratto Palizzi-Brancaleone. Gravi danni alle colture agricole nei territori di S. Ilario, Portigliola e Ardore Marino (GAZZETTA DEL SUD) nov Nella Locride è isolato il paese di Samo a causa di frane che si sono abbattute sulla strada provinciale (GIORNALE DI CALABRIA) dic A Samo l'intero centro abitato è in pericolo: l'accesso al paese è minacciato da smottamenti che ne pregiudicano la stabilità. Ieri pomeriggio si sono verificati numerosi allagamenti. Alcuni automobilisti hanno rischiato di essere travolti da un grosso smottamento. Danni alla viabilità e alla rete idrica e fognaria si sono registrati anche a Bianco, Casignana, Caraffa e S. Agata del Bianco a causa di smottamenti (GIORNALE DI CALABRIA) ago Un violento temporale si è abbattuto sul versante jonico. La SS 106 è rimasta allagata in più punti tra Locri e Ferruzzano. Nel comune di Bovalino l'acqua ha raggiunto il mezzo metro di altezza in quasi tutte le strade del centro (IL MATTINO) gen Il centro abitato di Caraffa del Bianco è isolato per frane lungo l'unica via d'accesso. Abbattute due case perché pericolanti. Una frana ha interessato il vecchio cimitero di Ferruzzano. Manca l'acqua e l'energia elettrica. Frane sulle strade per Casignana, Caraffa e S. Agata (DE SIMONE & MERCURI, 1990). Tab. 7 - Eventi alluvionali verificatisi nella Calabria sud-orientale

15 8. Conclusioni Considerando gli effetti prodotti sul territorio, l'evento in questione deve ritenersi rilevante sia come intensità che come quantità di pioggia caduta, con caratteristiche legate all'azione cumulata di due fattori: un'elevata quantità di precipitazione, concentrata in poche ore su aree relativamente ristrette e soprattutto una notevole interferenza tra le varie forme di occupazione antropica del suolo ed il deflusso delle acque superficiali e sotterranee. In base ai sopralluoghi effettuati nelle aree colpite dal nubifragio del 13 marzo '95 si possono effettuare le seguenti considerazioni di carattere generale, valide sia per le aree calabre che per quelle sicule: - sotto l'azione di piogge di elevata intensità i volumi di afflusso meteorico caduti per unità di superficie eccedono rapidamente la capacità di infiltrazione ed assorbimento dell'acqua nel terreno e quindi la precipitazione tende a trasformarsi in abbondante ruscellamento superficiale; - nelle condizioni delineate in precedenza la risposta più immediata è fornita da strade asfaltate e coperture di edifici, che restituiscono integralmente l'acqua ricevuta, ponendo ben presto in crisi i sistemi di drenaggio superficiali ed i collettori sotterranei, quando poco efficienti per vetustà o per inadeguato dimensionamento; Per quanto attiene più specificamente i centri abitati siciliani coinvolti nell'alluvione va rilevato che: - la situazione idrogeologica nei siti colpiti è resa complessa dai pregressi fenomeni vulcanici ed il quadro morfo-topografico è caratterizzato da una rete di drenaggio assai poco efficiente. - il rischio connesso alla specifica situazione dei siti richiede la pianificazione di sistematiche indagini da svolgere in tutti quei centri abitati dove permangano incertezze circa lo sviluppo e le condizioni di funzionamento dei sistemi di scarico sotterraneo delle acque, soprattutto di quelli più antichi, dei quali talora si è persa la memoria; - nei centri abitati sviluppati su colate laviche si dovrebbe inoltre accertare la presenza di eventuali vuoti o grotte, che quando invasi dalle acque possono determinare condizioni impulsive d'instabilità per i sovrastanti edifici. Quanto ai dissesti verificatisi in Calabria si può concludere che: - i danni alla rete viaria sono stati causati nella maggior parte dei casi dalle inadeguate dimensioni dei canali atti a raccogliere le acque e l'abbondante materiale solido convogliato saltuariamente da torrenti ed impluvi ad andamento trasversale rispetto alle strutture viarie. Tale sotto-dimensionamento trae la sua origine dal regime impulsivo dei corsi d'acqua della regione, spesso misconosciuto o sottovalutato, che caratterizza tanto le fiumare quanto il deflusso lungo piccoli impluvi

16 - la presenza di radici e cavità connesse alle varie forme di attività biologica conferisce agli orizzonti di suolo una permeabilità più elevata rispetto ai sottostanti livelli, specie se questi ultimi sono di natura argillosa. Pertanto in seguito a precipitazioni particolarmente intense essi assorbono quantitativi d'acqua non altrettanto celermente smaltibili dai terreni sottostanti. Queste condizioni, sommate anche all'alterazione del profilo dei versanti, effettuata per far posto alle sedi stradali, rappresentano fattori predisponenti al tipo di franamenti innescati dall'evento studiato; - quanto ai fenomeni di crollo nei terreni arenacei presso il Capo Bruzzano sono imputabili anch'essi all'azione dell'acqua piovana infiltratasi nelle fessure. Le rocce coinvolte risultano già indebolite da processi fisici legati sia a cause di natura tettonica che a processi aloclastici, ovvero formazione di cristalli di sali all'interno di cavità della roccia per deposizione dall'acqua marina portata dagli spruzzi e dal vento. La valutazione del grado di eccezionalità dell'evento considerato consente di fare alcune riflessioni: - tra i dissesti prodotti in Calabria hanno avuto particolare risonanza quelli responsabili dell'interruzione di importanti vie di comunicazione ed i conseguenti pericoli corsi dalle persone in transito su di esse. - In sicilia ha creato sensazione soprattutto la trasformazione di alcune strade cittadine in altrettanti corsi d'acqua. Per quanto detto la stima dell'eccezionalità dell'evento può in certa misura diversificarsi a secondo che ci si riferisca agli effetti prodotti o alle caratteristiche pluviometriche dell'evento. Indagini come quelle svolte pongono in luce l'importanza sia sul piano conoscitivo che su quello metodologico della raccolta sistematica di dati e documentazioni circa i fenomeni di instabilità ogni qualvolta essi si verificano ed il loro confronto con i dati relativi al passato. Sarà con ciò possibile identificare anche il ruolo delle varie forme di occupazione antropica del suolo, i cui effetti modificativi assumono un peso crescente, tale da trasformare un evento naturale come può essere una pioggia intensa in un fenomeno catastrofico per persone e cose. La conoscenza della frequenza e delle modalità di accadimento di eventi meteorologici e delle loro conseguenze può rappresentare l'unico strumento capace di evitare o limitare i danni ad essi connessi, anche in considerazione del fatto che molto spesso le scelte relative all'utilizzazione del territorio sono legate più a fattori economici e speculativi che ad una reale conoscenza dei limiti imposti dal territorio stesso. Ringraziamenti Gli autori desiderano ringraziare il Sig. Antonio Scafidi di Giarre per aver fornito alcune informazioni di carattere storico sugli eventi alluvionali in Sicilia e la Dott. Giovanna Chiodo per aver attivamente collaborato alla ricerca storica

17 Bibliografia ALMAGIA' R. (1910): Studi geografici sulle frane in Italia. - Mem. Soc. Geogr. It., 14, Roma, Vol. II. CALOIERO D. & MERCURI T. (1980): Le alluvioni in Calabria dal 1921 al CNR- IRPI, Geodata 7, 161pp. CATENACCI V. (1992): Cronistorie Calabresi, e Cronistorie Siciliane. in: Il dissesto idrogeologico e geo-ambientale in Italia dal dopoguerra al Mem. descrittive della Carta Geologica d'italia, Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, DE SIMONE M. & MERCURI T. (1990): Raccolta notizie giornalistiche sull'ondata di maltempo e sui relativi danni del gennaio 1985 in Calabria. Il dissesto idrogeologico in Calabria, CNR-IRPI, Arti grafiche Rubettino, Soveria M. (CZ), FERRARA V. (1976): Lineamenti geologici della Timpa di Acireale. Ac. di Scienze Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici. Serie II, Vol. VI, Acireale, MELISENDA I., BENFRATELLO G., SANTORO M. (1993): Valutazione delle piene in Sicilia. A cura di Cannarozzo M., D'Asaro F. & Ferro V. GNDCI, Linea 1, Palermo, 128pp. MINISTERO LL.PP. (1878): Sull'idrografia e sull'idraulica fluviale in Italia. - Tip. Eredi Botta, Roma. OGNIBEN L. (1973): Schema geologico della Calabria in base ai dati odierni. Mem. Soc. Geol. It. Roma. Vol. XII, OGNIBEN L. (1976): Geologia e dissesti. In: Carta della Montagna, Vol. 19, Sicilia. Geotecneco. Pesaro, PAPA G. (1987): Giarre racconta: nostalgie di mezzo secolo ( ). Galatea Ed., Giarre. PAPA G. (1991): Giarre sparita: passato senza segreti ( ). Bracchi Ed., Giarre. ROSSI F. & VERSACE P. (1982) Criteri e metodi per l'analisi delle piene. In: Valutazione delle piene, CNR Prog. Fin. Conservazione del Suolo, VERSACE P., FERRARI E., GABRIELE S. & ROSSI F. (1989): Valutazione delle piene in Calabria. CNR-IRPI, Geodata N. 28. Cosenza

18 Fig. 1 - Posizione geografica delle località citate nel testo. 1) Brancaleone, 2) Bruzzano, 3) C. Bruzzano, 4) S. Agata del Bianco, 5) Casignana, 6) Bianco, 7) Bovalino, 8) Ardore, 9) Locri, 10) Siderno, 11) Gerace, 12) Caulonia, 13) Badolato Marina, 14) Soverato, 15) Catanzaro Lido, 16) Crotone, 17) Cirò, 18) Acireale, 19) Pozzillo, 20) Fleri, 21) Giarre, 22) Piedimonte Etneo, 23) Linguaglossa. Fig. 2 - Incanalamento di acque torbide e detriti grossolani lungo la strada tra Acireale e la frazione S. Maria la Scala. Fig. 3 - Giarre, Via Calderai: voragine per rottura del canale sotterraneo "entrato in pressione". Fig. 4 - Sotto-zone pluviometriche omogenee della Sicilia (da: Melisenda et al., 1993; semplificato). Fig. 5 - Alveo della F.ra La Verde in corrispondenza del ponte fra le località Trappeto e Pontano: fenomeni di erosione di sponda in sinistra orografica. Fig. 6 - Statale 106 nei pressi di C. Bruzzano: materiali di copertura e terreni della serie argillosa coinvolti in uno smottamento; parte dell'accumulo è già stata rimossa

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