A Torino una Campagna di farmacovigilanza e una tavola rotonda con esperti

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1 A Torino una Campagna di farmacovigilanza e una tavola rotonda con esperti Più cultura e responsabilità in difesa dei minori affetti da disturbi psichici o psicologici. Il Comitato nazionale Giù le mani dai bambini si batte da anni contro l abuso della prescrizione di psicofarmaci per attenuarne (o rimuoverne) i sintomi, mentre più utile sarebbe migliorare le condizioni sociali e favorire i rapporti con la famiglia e con la scuola Il problema è fortemente attuale e di grande coinvolgimento sociale se si considera che è sempre più ricorrente (secondo le statistiche nazionali e internazionali) il ricorso agli psicofarmaci per patologie psichiatriche o neuropsichiatriche in pazienti in età adolescenziale, se non addirittura infantile. Se ne è parlato recentemente a Torino al convegno e tavola rotonda su Psicofarmaci e bambini: nuova emergenza sanitaria. Il marketing del farmaco, le responsabilità della famiglia, voluto dal Comitato nazionale Giù le mani dai bambini in collaborazione con molte associazioni di Volontariato e in particolare con il Segretariato Sociale della Rai, proprio per denunciare l abuso, spesso indiscriminato, di antibiotici, antistaminici e cortisonici, per non parlare degli antipsicotici (o antidepressivi) che, nell insieme, nel nostro Paese risultano essere prescritti a 34 minori su 10 mila. Tali prescrizioni sono triplicate in questi ultimi quattro anni per i farmaci off-label (appartenenti ad una determinata categoria). Negli Usa gli antidepressivi sono particolarmente sotto esame su disposizione della Food and Drug Administration (Fda) in quanto si ritiene che l assunzione di tali farmaci (o alcuni di essi) negli adolescenti tra i 7 e i 17 anni, affetti da sindrome grave di depressione, induca loro a pensare (e di commettere) il suicidio in età adulta. Uno dei farmaci sotto accusa è il noto Ritalin (sostanza stimolante del sistema nervoso centrale), psicofarmaco spesso prescritto (anche se non si sa con quale certezza di risultati) ai bambini affetti da ADHD, un presunto disturbo dell apprendimento dovuto ad iperattività. La categoria di psicofarmaci, ricordiamo, è nata nel 1952, dopo che il famoso biologo e ricercatore Henri Laborit ( ) notò gli effetti psicologici di un nuovo anestetico, la Clorpromazina, somministrato inzialmente a pazienti schizofrenici. Ma anche se la terapia allora ebbe successo, la revisione della letteratura ha evidenziato almeno dodici casi di aritmie ventricolari associati alla somministrazione di Clorpromazina; farmaco che tra l altro, secondo gli esperti, rallenta la ripolarizzazione e produce anomalie elettrocardiografiche. Non una crociata, ma una vera e propria campagna di farmacovigilanza quella del Comitato torinese, che va avanti da alcuni anni, sino a coinvolgere in una consistente tavola rotonda numerosi esperti di varia estrazione disciplinare nell ambito della medicina, della psicologia, della psicoanalisi, della politica e del sociale; aperta al pubblico e in particolare a genitori, insegnanti e studenti. Il dibattito, sia pur al centro di una polemica per la verità contenuta, ha avuto inizio analizzando il problema dell imminente apertura dei Centri regionali per la somministrazione di psicofarmaci ai minori (il Ritalin in particolare) e sul contestato Registro Nazionale del Ministero della Salute dove verranno schedati (pare) i bambini in terapia. Il ministro per le Attività Culturali, Rocco Buttiglione, ha esordito: Non voglio invadere il ruolo della scienza, ma la diffusione di soluzioni semplici come il farmaco, rischia di uccidere la creatività del bambino. Il farmaco elimina piuttosto il nostro disagio nei confronti del bambino, ma non risolve il disagio del bambino stesso; anzi, lo rende solo socialmente più

2 accettabile: erige una barriera attenuandone (o eliminandone) i sintomi. Ma un bambino non è una macchina che si può aggiustare quando si guasta. L intervento di esperti a livello internazionale ha contribuito a precisare alcuni concetti. Il prof. William B. Carey, docente di Clinica pediatrica (Usa) ed esperto in disordini dell età evolutiva ha dichiarato: I banali questionari utilizzati per diagnosticare questi disagi dell infanzia sono altamente soggettivi ed impressionistici Le differenze di esperienza, tolleranza e stato emotivo dell intervistatore e del bambino intervistato non vengono tenute in alcun conto, e nonostante questa vaghezza e il fatto che le scale di valutazione utilizzate non soddisfino i criteri psicometrici di base, i sostenitori di questo approccio pretendono che questi questionari forniscano una diagnosi accurata. Ma così non è. Al dibattito ha replicato Pietro Panei dell ISS, responsabile del Progetto del Registro Nazionale ADHD (Disturbo da Deficit dell Attenzione ed Iperattività), precisando che il ministero ha garantito la messa in atto di tutte le più efficaci contromisure per evitare che in Italia si ripetano gli abusi già registrati all estero. A questo proposito, e a margine del convegno, è stato presentato alla stampa un sondaggio composto da 6 domande, condotto negli ultimi mesi on-line sul tema: Cosa pensano i genitori italiani della somministrazione di psicofarmaci a bambini ed adolescenti? Il riscontro ha evidenziato che tra i italiani che hanno partecipato al sondaggio una percentuale che va dal 96 al 97 per cento si è dichiarata contraria alla somministrazione (per approfondimenti consultare il sito del Comitato e dalla home page cliccare La Tua Voce ). In seguito alla drammatica esperienza riportata dai genitori (Desiré e Stefano Manzi) di un ragazzo deceduto per assunzione di psicofarmaci a normale dosaggio terapeutico, Roberto Cestari, medico milanese e membro scientifico del Comitato, ha dichiarato: Nessuna diagnosi psichiatrica è fondata su analisi oggettive, quelle che pretendono di somministrare farmaci ai bambini, si fondano su questionari che hanno la stessa validità scientifica di una rivista più ludica che tecnica. Si vuole dunque arrivare a una manipolazione clinicamente controllata? Non esiste la pillola o un farmaco in grado di gestire l obbedienza del bambino. Sono decisamente contrario alla somministrazione dei farmaci ai bambini, sempre e comunque ha detto Agostino Pirella, Ordinario di Psichiatria all università di Torino ; bisogna puntare piuttosto a una gestione sociale del problema, con interventi presso le famiglie e le scuole. Ci sono stati anche clamorosi falsi, nelle prove che supportavano l introduzione di farmaci sul mercato. L abuso di psicofarmaci è anche rappresentato dal fatto che, come sostiene Luca Poma, portavoce nazionale del Comitato Giù le mani dai bambini, e promotore dell iniziativa, contiene circa il 40 per cento di informazioni in meno sugli effetti indesiderati rispetto all elenco fornito dalla casa farmaceutica che lo produce, e omette alcune delle più gravi controindicazioni, fornendo ai genitori una conoscenza incompleta dei rischi. Un informazione assai lacunosa e colpevole ha sottolineato Poma e cosa molto grave se consideriamo che l Ente dovrebbe, al contrario, tutelare la cittadinanza con un approccio prudente. Ma gli obiettivi di questa campagna vanno ben oltre: arrivare a far promuovere una legge che regoli in modo restrittivo la somministrazione di psicofarmaci ai bambini, ma prima ancora a un testo di Consensus (peraltro già in corso), ossia una posizione condivisa dal maggior numero possibile di psichiatri, psicologi, ed esperti delle Istituzioni. Un testo in cui venga precisato che l opzione farmaci è l ultima scelta, dopo aver espletato altri approcci di cura ed aver lavorato con le famiglie e le scuole per aiutare i bambini a superare i loro disagi. L attuale Consensus ha già registrato numerose sottoscrizioni di specialisti, e le adesioni sono in quotidiano ed esponenziale

3 aumento. Ci auguriamo che alle parole del Ministero della Salute seguano i fatti ha dichiarato Luca Poma, in conclusione della tavola rotonda e quindi che tutti i sintomi avversi dello psicofarmaco, in un primo momento stralciati dal modulo di consenso informato che le famiglie dovrebbero sottoscrivere, vengano reinseriti, e che il Ministero dia voce anche alle numerose ricerche scientifiche che mettono in allarme circa la somministrazione di psicofarmaci ai bambini Su questi disagi ritengo sia possibile intervenire con efficacia anche senza l ausilio del farmaco, e le storie di vita come pure le testimonianze degli addetti ai lavori, l hanno ulteriormente confermato. PSICOFARMACI: L ULTIMA LINEA DI DIFESA Intervista a Rocco Buttiglione, ministro per le Attività Culturali Signor ministro, alla luce dei fatti attuali, lei è d accordo sulla somministrazione di psicofarmaci deresponsabilizzando le famiglie? La politica non può dire ai medici quello che loro stessi devono fare. Personalmente non escludo che ci siano dei casi per i quali gli psicofarmaci somministrati ai bambini siano la risposta adeguata al loro problema; c è però un forte motivo d allarme nel vedere come si generalizza la pratica somministrazione di psicofarmaci ai bambini, e c è il sospetto che questa pratica sostituisca un attenzione personale arrivando ad offrire un comodo surrogato a un rapporto educativo al quale, invece, ci si sottrae Quindi? Credo che tutti dobbiamo interrogarci su alcune questioni. Quante volte il disagio di un bambino è l espressione di un disagio familiare a cui non si è in grado di dare una risposta? E quante volte una risposta adeguata sarebbe invece una maggiore attenzione da parte della famiglia? Inoltre, se in molti casi la risposta familiare non è adeguata quante volte una terapia psicologica sarebbe la risposta più opportuna che non l uso dello psicofarmaco? E quando fosse pur vero che l unica risposta è lo psicofarmaco, siamo sicuri di non ricorrere troppo facilmente agli psicofarmaci che hanno effetti disabilitanti per il futuro del bambino? Il mondo della Scuola come può contribuire ad affrontare il disagio nel bambino, considerando la sua famiglia e l impegno delle Istituzioni? In primo luogo credo che abbiamo bisogno di una Scuola che lavori di più con le famiglie, da un lato, e dall altro che deve talvolta richiamare le famiglie a svolgere la propria funzione educativa. Davanti al disagio di un bambino la scuola non può presumere di avere tutte le risposte: se la famiglia non è in grado di collaborare oppure mostra delle defaillance, bisogna che la Scuola chiami la famiglia ad essere più responsabile Inoltre, la Scuola cosa può fare? Credo che ci sia il problema di una Scuola che sappia usare lo strumento dell assistenza psicologica: lo psicologo di questa Istituzione e la competenza psicologica degli educatori in grado di individuare tempestivamente il problema, sono elementi fondamentali. Lo psicofarmaco dovrebbe essere l ultima linea di difesa sapendo che anche quando va usato difficilmente è da solo risolutivo: tampona, per così dire, un sintomo per dare più possibilità di affrontare il vero problema che è educativo e psicologico. Per queste ragioni è necessario un approccio integrato E questo può essere sufficiente? La capacità del farmaco di normalizzare il bambino, di eliminare il disagio per noi, fa che sia molto facile che diventiamo disattenti al disagio suo: se abbiamo il sintomo

4 che mette a disagio noi, probabilmente otteniamo soltanto il risultato di rendere più disperato il disagio del bambino Poiché questo problema è indubbiamente anche un fatto culturale, ritiene si possa attivare un programma di acculturamento della popolazione? Questo argomento non è di mia competenza: io sono qui come genitore, come uomo politico, come presidente del mio partito. La competenza è del ministro della Pubblica Istruzione e del ministro della Salute, ma anche delle Politiche Sociali e della Famiglia; quest ultima, a mio avviso, potrebbe essere quella più strategica Le terapie stabilite in collaborazione Intervista a Emilia Costa, titolare della 1ª Cattedra di Psichiatria all Università La Sapienza di Roma sul problema della somministrazione degli psicofarmaci Prof.ssa Costa, qual è attualmente la posizione della Società Italiana di Psichiatria sul problema della somministrazione degli psicofarmaci in genere? Noi siamo molto prudenti nella somministrazione degli psicofarmaci, specialmente ai bambini, e crediamo che spesso ci sia un abuso (o un uso meno appropriato) da parte sia dei medici generici, sia dei genitori, sia degli stessi pazienti (che si autosomministrano), e purtroppo anche da parte di alcuni colleghi Quali sono le patologie psichiatriche che più ricorrentemente richiedono un trattamento farmacologico? Si tratta di patologie gravi come le psicosi; e tutte le altre patologie come i disturbi della personalità, gravi depressioni o l autismo infantile in cui possono essere somministrati al paziente pediatrico psicofarmaci con un dosaggio appropriato per periodi brevi, e con l ausilio della psicoterapia e il supporto della famiglia Specialisti ospedalieri e del territorio: una mutua collaborazione o ancora una dicotomia? Dovrebbe essere una collaborazione, ma le realtà territoriali sono molto differenziate Le terapie, per funzionare bene, dovrebbero essere stabilite in collaborazione anche perché è importante avere strutture diverse per il trattamento della patologia: ambulatorio, day hospital e degenza ospedaliera sono tre momenti determinanti per stabilire le diverse fasi. Il ricovero e la degenza per la fase acuta, il day hospital per prevenire l acuzie, e l ambulatorio se ben strutturato dal punto di vista organizzativo può ridurre il ricovero nella misura del 70 per cento dei casi. Se non c è un coordinamento fra queste strutture c è il rischio che il paziente non venga curato bene Quale, invece, il tipo di collaborazione tra neuropsichiatri infantili e medici pediatri? Ritengo che non ci sia ancora una integrazione sufficiente in quanto sussiste una dicotomia tra medicina, psichiatria, psicosomatica e psichiatria infantile; mentre, oggi, la stessa scienza neurobiologica è un tutt uno Ma se pediatri e neuropsichiatri approfondissero in maniera sufficiente queste relazioni e interrelazioni, favorirebbero un maggior benessere ai cittadini, in particolare ai bambini Quali i rispettivi ruoli della famiglia e della scuola nei confronti dei bambini con patologie psichiatriche o neuropsichiatriche?

5 Sono due ruoli fondamentali e devono integrarsi ed essere collaborativi: la famiglia dà il primo imput all educazione del bambino, e in seguito la scuola che esercita il ruolo dei primi insegnamenti Nella diagnosi di depressione in pazienti adolescenti, qual è il confine tra neuropsichiatria dell adulto e neuropsichiatria infantile? Anche in questo caso c è un grosso gap perché ci sono adolescenti tra i 16 e i 18 anni di età nei confronti dei quali la Neuropsichiatria infantile non ritiene essere competente, e altrettanto sostiene la Neuropsichiatria degli adulti In pratica, però, i pazienti vengono seguiti da entrambi gli specialisti, a seconda della patologia di cui sono affetti La sindrome da deficit di attenzione e iperattività, la cosiddetta ADHD, richiede sempre la somministrazione di psicofarmaci? La ADHD non è una diagnosi accreditata a livello internazionale. Sono necessarie ulteriori sperimentazioni e verifiche al fine di accreditare tale manifestazione come sindrome per meglio orientare il neuropsichiatria dell adulto o il neuropsichiatria infantile nel trattamento con psicofarmaci o con psicoterapia Quali tipi di psicofarmaci, e in che misura, possono indurre eventualmente il giovane paziente al suicidio? Questo è un fatto sul quale non c è ancora chiarezza: non esiste un farmaco che provochi, sia pur indirettamente, tendenza al suicidio; anzi, al contrario, specialmente quando si toglie un antidepressivo (il quale influisce sul tono dell umore) precocemente, si slatentizza la capacità suicida, perciò è errato considerare responsabile di tale manifestazione un determinato psicofarmaco Quali le cause delle depressione infantile? Ci può essere quella che noi chiamiamo predisposizione genetica familiare, ma si sa che se l ambiente non stimola e attiva questa predisposizione la persona può star bene; ancor meglio, il bambino non si ammala se vive in un ambiente familiare favorevole; mentre, al contrario, è facile che si instaurino dei sintomi o un vero e proprio disturbo Sugli effetti collaterali di farmaci come ad esempio il Ritalin e il Prozac, c è ancora da discutere o l interpretazione di tali effetti è già più chiara? Anche in questo caso è bene chiarire. Ogni farmaco presenta da un lato l effetto tossico e dall altro l effetto terapeutico, come del resto tutti i farmaci. Bisogna quindi verificare se l effetto positivo è superiore rispetto all effetto collaterale previsto, e di conseguenza scegliere in maniera adeguata secondo la diagnosi: modulare il dosaggio secondo l età e il peso del paziente, ma anche secondo le sue condizioni generali. Ma ripeto, gli effetti collaterali esistono sempre Una depressione importante in un soggetto giovane, può durare molto tempo? La manifestazione clinica dipende dalla predisposizione temporamentale e dalla contingente situazionale: un buon medico e una famiglia attenta e se collaborativi favoriscono (o possono favorire) la guarigione; al contrario, se il contesto familiare non aiuta, la cura non può avere alcun effetto di Ernesto Bodini Da Panorama della Sanità n. 25

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