Università degli studi di Napoli Federico II

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1 Università degli studi di Napoli Federico II Dipartimento di Sociologia Gino Germani a cura di Giustina Orientale Caputo Marzo

2 Introduzione di Giustina Orientale Caputo I. Premessa: obiettivi e scopi della ricerca La situazione della immigrazione in Campania è stata sempre particolarmente complessa anche per la duplice funzione che essa storicamente ha svolto nei confronti dei flussi migratori verso il nostro Paese. La Campania da un lato è stata - e tutt ora è - area di primo arrivo e di transito di immigrati, destinati poi a trasferirsi altrove, dall altro area di effettivo insediamento di lavoratori immigrati e successivamente - almeno in parte, anche delle loro famiglie. Ma questa instabilità è a sua volta effetto di altre variabili, di altri fattori economici e sociali. In rapporto alla realtà economica locale, le collocazioni occupazionali degli immigrati sono quelle tipiche del modello meridionale (e più in generale mediterraneo) dell attuale immigrazione europea. Gli immigrati si concentrano nelle aree metropolitane e nella città (dove sono occupati nei servizi alle persone e in particolare nel lavoro domestico) oltre che nelle aree più ricche di pianura dove l occupazione agricola è dominante. La varietà e la complessità di questa situazione e di questo doppio ruolo è quanto abbiamo provato ad analizzare. In particolare la presente ricerca si è posta l obiettivo di analizzare la consistenza, le caratteristiche, la distribuzione territoriale e soprattutto l evoluzione del fenomeno dell immigrazione in Campania collocandosi, nel fare ciò, in continuità con il lavoro già realizzato per conto della stessa Regione Campania nel 1996 dal titolo Gli immigrati extra-comunitari in Campania: inserimento lavorativo ed entità della presenza regolare e irregolare. Come già allora specificammo, anche in questo caso, oggetto specifico del nostro lavoro non è stata tutta l immigrazione presente nella regione nel suo insieme, ma solo quella specificamente proveniente dai paesi poveri che - in base alla definizione proposta dall Istat e che qui adotteremo - vengono detti Paesi a Forte Pressione Migratoria, le aree cioè meno sviluppate del pianeta costituite dai paesi dell Africa, dell America Latina e dell Asia, ad esclusione di Israele e Giappone, e da quelli dell Europa centro-orientale. Il principale scopo della nostra precedente ricerca fu quello della valutazione delle dimensioni quantitative del fenomeno, tentando di tenere conto sia della componente regolare che di quella irregolare: all epoca infatti si era in una fase in cui non solo non erano state condotte che poche e pionieristiche ricerche sul fenomeno a livello locale, ma ancora non erano chiari gli insiemi cui ci si riferiva quando si parlava di immigrati, frequente ad esempio era la sovrapposizione fra immigrazione complessiva e immigrazione proveniente dai paesi più poveri, ma soprattutto poco attendibili e scarsamente confrontabili risultavano le poche fonti di studio ufficiali del fenomeno. All epoca insomma già solo arrivare alla definizione di quanti erano gli immigrati nella nostra regione fu un importante risultato di ricerca, solo apparentemente di portata modesta, ma che in realtà faceva riferimento ad un aspetto del problema particolarmente complesso e delicato e che rimandava poi a tutta una più vasta serie di aspetti. In quella sede il gruppo di ricerca sperimentò un metodo di lavoro, che in parte aveva già precedentemente utilizzato su scala più piccola, di stima della presenza reale complessiva degli immigrati che risultò particolarmente proficuo e che nella presente ricerca, come vedremo fra breve, abbiamo riutilizzato, anche se questa volta ci siamo mossi in un quadro di informazioni statistiche e di conoscenza del fenomeno decisamente più ricco. Altro tema centrale della nostra precedente ricerca fu l analisi dell inserimento lavorativo di tali immigrati, tema che anche qui riveste una importanza centrale. Nel corso degli ultimi dieci anni l immigrazione straniera in Campania ha assunto caratteristiche diverse rispetto a quelle precedenti e, in alcuni momenti, tali mutamenti sono stati estremamente rapidi, interessando diversi aspetti del fenomeno. La presenza di immigrati in Campania si è modificata sia in termini quantitativi che in termini di caratteristiche dei modelli migratori emergenti. Infatti sono mutati i gruppi etnici nazionali, il loro peso in termini numerici, la loro composizione per classi di età, sesso, oltre che per caratteristiche sociali, economiche e relazionali. Essa appare oggi più che mai articolata per la coesistenza, come d altronde nel resto del territorio nazionale, di numerose comunità 26

3 immigrate dalle specifiche caratteristiche demografiche, sociali e lavorative, formatesi a seguito di immigrazioni successive stratificatesi nel tempo. Si tratta quindi di persone e collettività con progetti migratori differenti, che in alcuni casi hanno percorsi di inserimento peculiari o comunque si trovano in fasi diverse del loro ciclo migratorio e del processo di integrazione. La presente ricerca si è mossa dunque all interno di questo mutato quadro dell immigrazione ed in presenza di un più sostanzioso insieme di fonti e informazioni. Tuttavia rispetto alla conoscenza complessiva del fenomeno in Campania abbiamo ritenuto ancora proficuo lavorare come allora ponendoci un duplice obiettivo: da un lato individuare le trasformazioni più significative avvenute, in questi dieci anni, nella struttura, nella composizione dell immigrazione e nel tipo di inserimento nel mercato del lavoro e dall altro fare di nuovo il punto sulla consistenza reale dell immigrazione, considerata sia nella sua componente regolare e registrata dalle fonti ufficiali sia nella sua componente non regolare e dunque sfuggente alle fonti ufficiali. Per tale motivo, come dieci anni fa, abbiamo lavorato operando un continuo confronto tra i dati ufficiali delle diverse fonti e i risultati del lavoro di campo affrontando sempre i diversi aspetti del fenomeno in termini di singole comunità nazionali e di aree territoriali di insediamento. II. La metodologia di indagine e il lavoro di campo L entità e la complessità della attuale presenza immigrata in Campania, sia sul piano delle dimensioni del fenomeno, che per le caratteristiche delle diverse componenti che abbiamo considerato stabile, regolare, semistabile, in possesso del permesso di soggiorno, con permesso di soggiorno scaduto, senza alcun permesso, in attesa di regolarizzazione, irregolare o clandestinamente arrivata ci hanno portato a scegliere di affrontare lo studio del fenomeno, come abbiamo detto, a diversi livelli. In altri termini, poiché quello che intendevamo studiare erano le evoluzioni e dunque le caratteristiche che attualmente il fenomeno immigrazione assume nella nostra regione, abbiamo scelto di procedere utilizzando sia metodi di indagine quantitativi che qualitativi e di basarci sia su tutti i dati ufficialmente disponibili provenienti dalle principali fonti sia su tutte le altre possibili fonti di informazioni che sono state individuate attraverso un attento e dettagliato lavoro di indagine di campo; verificando, attraverso le voci e le testimonianze di osservatori diretti e attendibili, quanta distanza ci fosse fra la definizione ufficiale e quella che abbiamo indicata come reale della presenza immigrata nella regione. L attività di ricerca si è dunque articolata costantemente su due livelli: da un lato sono state prese in considerazione le fonti ufficiali sia relative alla presenza, costituite da Istat, anagrafi comunali e Ministero dell Interno, sia relative ai movimenti sul mercato del lavoro costituite da Inps e Inail, dall altro si è realizzato un attento lavoro di campo, realizzato attraverso interviste e approfondimenti di tipo qualitativo, volto a cogliere nella maniera più esaustiva possibile le caratteristiche della presenza immigrata nel maggiore dettaglio territoriale possibile, facendo tesoro sia delle osservazioni dirette che delle numerose interviste ai testimoni privilegiati individuati di volta in volta come maggiormente significativi per i territori di riferimento. In questo senso abbiamo intervistato, solo per citare alcune delle principali categorie ascoltate, rappresentanti istituzionali, operatori sia pubblici che del terzo settore, sindacalisti, soggetti appartenenti ad associazioni del terzo settore, sia laiche che religiose, leaders di comunità e immigrati stessi. Per la definizione delle diverse componenti della presenza ufficiale registrata sono stati utilizzati i dati relativi al censimento del 2001, i dati anagrafici relativi al 2003 e la serie dei permessi di soggiorno dal 1991 al Per fare ciò in primo luogo sono stati distinti, in modo schematico, gli stranieri con permesso di soggiorno in corso di validità (che sono stati definiti stranieri legali) da quelli che non hanno (o non hanno mai avuto) un valido permesso di soggiorno (stranieri irregolari). I primi sono poi stati distinti ulteriormente - in base alla stabilità della loro presenza sul territorio segnalata dall iscrizione anagrafica in residenti e non residenti (vale a dire in legali-stabili e legali-semistabili). La determinazione della consistenza e del peso delle diverse categorie di immigrati, espressioni di necessità e 27

4 bisogni per certi versi differenziati, ci è servita anche per valutare la dinamicità e/o il grado di stabilizzazione del fenomeno. Per quanto riguarda la componente che abbiamo definito legale-stabile due sono le fonti di riferimento prese in considerazione: le anagrafi comunali che registrano gli stranieri iscritti nel proprio registro di popolazione e i censimenti demografici che colgono gli stranieri residenti sul territorio al momento della rilevazione. Per quel che riguarda invece l insieme complessivo degli stranieri presenti legalmente sul territorio nazionale (legali stabili e semistabili congiuntamente) sono stati analizzati i dati del Ministero dell Interno, rivisti dall Istat sui permessi di soggiorno in corso di validità ad una data precisa (in genere a fine anno). L indagine di campo ha avuto un duplice obiettivo: da un lato quello di individuare le trasformazioni più significative avvenute, nei dieci anni che sono trascorsi dalla nostra precedente ricerca, nella struttura e nella composizione dell immigrazione, dall altro stimare ancora una volta la presenza reale dell immigrazione sia in termini di singole comunità nazionali che per sub-aree provinciali significative. Rispetto al primo obiettivo abbiamo cercato di cogliere le novità dei fenomeni più recenti caratterizzati soprattutto dagli arrivi dall est dell Europa, ma abbiamo anche approfondito la presenza di elementi che potessero testimoniare l avvio di fenomeni di stabilizzazione che in qualche modo ci sembravano avere interessato una quota consistente della popolazione immigrata presente da più tempo su questo territorio. In generale abbiamo considerato per tutte le diverse nazionalità presenti, sia nuove che di più antica presenza, la composizione e la struttura demografica, le caratteristiche sociali, i diversi progetti migratori, ma anche i percorsi di inserimento nel mercato del lavoro, e più in generale di inserimento sociale, il tutto in relazione alle risposte che i territori di accoglienza hanno fornito, sia in termini di organizzazione dei mercati del lavoro locali sia in termini di risposte istituzionali e sociali. Nel fare ciò ci siamo avvalsi di un gruppo di ricercatori e intervistatori, esperti della tematica e con precedenti esperienze di ricerca su campo, che hanno utilizzato una traccia di intervista articolata in diversi punti - che riportiamo in appendice - e che aveva sostanzialmente lo scopo di guidare i ricercatori nell esplorazione di tutti i diversi aspetti della presenza immigrata nel territorio di loro competenza. I ricercatori e gli intervistatori sono stati distribuiti in tutte le province e inviati in tutti i comuni della regione i quali per altro erano già stati precedentemente informati dell avvio della nostra ricerca. Anzi nella speranza di potere ottenere il maggior numero di informazioni di tipo quantitativo dai singoli comuni, in fase di avvio del lavoro avevamo inviato a tutti e 551 comuni della regione Campania una lettera in cui illustravamo gli scopi del nostro lavoro ed una richiesta di collaborazione consistente nella compilazione di un questionario, che era stato predisposto ad hoc, nel quale si richiedevano poche informazioni di base relative al numero di immigrati regolarmente iscritti presso i registri delle anagrafi comunali, per nazionalità di provenienza, distribuzione per genere e con specifica dei minori e qualche altra informazione di tipo più generale, relativa alla presenza stimata di nuclei familiari, al mercato del lavoro, per quel che riguardava i principali settori produttivi in cui gli immigrati trovavano occupazione, alle condizioni abitative, ad eventuali o particolari problemi di integrazione e convivenza, alla presenza di luoghi di aggregazione e di soggetti e attività del terzo settore rivolti agli immigrati, etc. Tutto questo aveva, sostanzialmente, lo scopo di ottenere dati omogenei e avvantaggiare il lavoro degli intervistatori che sarebbero potuti partire, nel loro lavoro sul campo, da informazioni di base fornite dall ente locale. Nelle nostre speranze queste informazioni, qualora fossero giunte, potevano costituire una fonte informativa intermedia e di confronto tra i dati ufficiali e le stime emerse dall indagine di campo, fornendo una prima lettura dell aspetto quantitativo dell immigrazione, ed una serie di utili indicazioni relative alle dinamiche più specifiche dei singoli territori compresi gli eventuali processi di stabilizzazione. Le cose non sono andate così. Le risposte, pervenute da poco più del 60% dei comuni della regione, non sono state né tempestive né esaustive. Molto spesso lacunosi, i questionari restituiti hanno mostrato che gli enti locali hanno scarse informazioni sul fenomeno immigrazione e quando ne sono in possesso solo in parte sono in grado di soddisfare in tempi rapidi esigenze di conoscenza e approfondimento del fenomeno; pertanto è stato necessario che i ricercatori e gli intervistatori partissero, per tutti i comuni, dal livello di informazioni di base, ossia dalle 28

5 informazioni raccolte direttamente presso le singole anagrafi comunali e i servizi sociali per poi rivolgersi al resto del territorio per approfondimenti e analisi qualitative. Come abbiamo detto già in precedenza, altro elemento che costituiva per noi oggetto di grande attenzione era tutto quello che poteva configurare l esistenza di processi di stabilizzazione per le comunità nazionali presenti da più tempo su questo territorio. Ben coscienti del fatto che già solo definire il concetto stesso di stabilizzazione fosse un compito arduo, ci siamo subito trovati a dovere decidere quali fossero gli indicatori più adatti a misurarlo. In linea di massima ci è sembrato che la complessità già insita nell idea di stabilizzazione si amplificasse ulteriormente una volta che la calavamo nella realtà della Campania, che rispetto al fenomeno immigrazione, come si è detto, si presenta ancora per molti aspetti come sola area di transito. Eppure anche qui in qualche modo ci sembrava che ci fossero elementi che andavano in direzione opposta, indicando la presenza di dinamiche nuove di stabilizzazione. E così siamo partiti dal considerare la presenza di una serie di variabili, che abbiamo considerato validi indicatori di stabilità, ossia di radicamento nel territorio e espressione di una volontà degli immigrati a considerare la nostra regione come terra in cui fermarsi più a lungo e avviare con essa relazioni più durature. In particolare ci è sembrato che fossero peculiari nella definizione e nella descrizione delle dinamiche di stabilizzazione di ciascun gruppo, oltre la valutazione della composizione demografica, rispetto al genere e alla classe d età, l incidenza dei ricongiungimenti familiari e la quota di nuclei familiari; la quota di minori presenti, nati qui o nel proprio paese; la frequenza scolastica di questi minori; i settori lavorativi di inserimento, ma anche le condizioni di queste attività e se ci fossero stati percorsi di miglioramento e di ascesa all interno del mercato del lavoro; le tipologie e le caratteristiche delle abitazioni occupate e in generale le condizioni abitative (da soli, con altri, in fitto, in proprietà), fino alla valutazione dell esistenza di centri o punti di aggregazione delle singole comunità, del tipo di relazioni instaurate tra comunità locali e comunità immigrate, il grado di accessibilità e di utilizzazione dei servizi pubblici locali, l interazione con il territorio e le comunità ospitanti, infine anche le pratiche di autoorganizzazione, di rappresentanza, di continuità e mantenimento della propria cultura e religione e le trasformazioni dei progetti migratori. Abbiamo così scoperto, fra le altre, che non sempre è scontata la relazione tra presenza regolare e integrazione/stabilizzazione nei comuni della regione; esistono cioè casi di comunità, che pur presentando una ridotta incidenza di presenze irregolari, non si caratterizzano nella realtà per l intraprendenza di percorsi di stabilizzazione, è il caso per esempio della comunità algerina o di quella senegalese, presenze storiche soprattutto nella provincia di Napoli e nel Casertano, che nonostante l elevata condizione di regolarità, si compongono quasi esclusivamente di immigrati maschi e non presentano pertanto un elevato grado di stabilizzazione, se con ciò vogliamo intendere presenza di nuclei familiari con minori, stabilmente residenti sul territorio regionale. D altra parte, l esempio di queste due comunità non deve lasciare pensare che la stabilizzazione possa essere letta tenendo conto in modo esclusivo dell incidenza della componente femminile. Anche in questo caso, l esempio della storica comunità capoverdiana, a maggioranza femminile, prevalentemente regolarizzata e stabilizzata, con figli che frequentano attivamente le scuole elementari, si affianca a quello della comunità ucraina di più recente immigrazione, ma comunque già da alcuni anni fortemente consolidata, che pur essendo quasi esclusivamente femminile, presenta uno scarso livello di stabilizzazione rispetto a diversi parametri: condizioni abitative, ridotta incidenza di minori, esiguo numero di nuclei familiari, scarsa integrazione con la comunità locale e poco impegno nell organizzazione di forme associative di rappresentanza e di aggregazione culturale. Il livello territoriale al quale abbiamo scelto di indagare tutti questi aspetti è stato quello provinciale, fermo restando che siamo partiti da quello comunale. La provincia ha rappresentato, cioè, il principale livello territoriale di riferimento sia nel corso della raccolta dei dati che in fase di restituzione dei risultati che, come si vede nella seconda parte del presente lavoro, sono presentati distinti per province. Tuttavia all interno del territorio provinciale il lavoro è stato organizzato, dopo una prima fase esplorativa comunale, per aree sub provinciali ritenute più significative all interno delle quali sono stati inseriti i singoli comuni. L individuazioni di tali aree è stata realizzata a sulla base dell esperienza della 29

6 precedente ricerca, dalle informazioni provenienti dalle fonti ufficiali, ma anche dalla diversa diffusione del fenomeno nei diversi contesti oltre che dai nuovi risultati di campo, tutti elementi questi che hanno fatto emergere come significativi e aggregabili porzioni di territorio che presentavano modelli di immigrazione specifici, caratterizzati cioè sia dalla presenza di determinate nazionalità sia da forme di occupazione e inserimento specifiche 1. Le cinque province sono state così suddivise in 25 sub-aree, che in parte hanno ricalcato divisioni in parte più ovvie - si pensi alla Piana del Sele o all Agro Nocerino Sarnese che da sempre presentano dinamiche del mercato del lavoro specifiche e distinte dal resto del territorio provinciale in cui pure ricadono in parte sono state invece individuate in modo specifico questa volta si pensi ad esempio a tutte le trasformazione che hanno subito le due province di Avellino e Benevento, le aree che definimmo di non immigrazione e che oggi invece abbiamo non solo visto molto coinvolte dal fenomeno immigrazione, ma addirittura presentare caratteri diversi al loro stesso interno tanto da doverle dividere, per meglio interpretarle, rispettivamente in 4 e 3 sub-aree. Una volta individuate le aree, relativamente ad esse sono state condotte le interviste, ricostruite le caratteristiche del fenomeno e sono effettuate le stime complessive della presenza per ogni singolo gruppo. Su di esse, infine, sono stati costruiti i rapporti provinciali, definendo cioè per ogni singola sub-area il tipo di mercato del lavoro, di insediamento, di condizioni abitative e sociali quindi di risposte che i diversi territori fornivano. E veniamo alla questione delle stime, ossia alla seconda questione centrale nel lavoro di campo, quella della valutazione della presenze reale degli immigrati. Seguendo un metodo di lavoro ormai consolidato per il gruppo di ricerca, il lavoro di campo si è dedicato in maniera attenta alla rilevazione della presenza degli immigrati nella sua componente sia regolare che irregolare. Attraverso una valutazione di tutte le informazioni assunte nel lavoro di campo e il confronto di tutte le stime che i diversi testimoni privilegiati fornivano si è giunti a individuare un intervallo fra un valore minimo ed uno massimo della presenza sia regolare che irregolare dei soggetti immigrati per ogni singola comunità in ogni sub-area provinciale individuata, relativa alla fine del Dalla somma di tutte le stime provinciali e di comunità si è poi giunti alla definizione della mappa della presenza nella regione che presentiamo alla fine di questo capitolo e che costituisce, almeno per quel che riguarda l aspetto quantitativo del fenomeno, la sintesi del nostro lavoro di ricerca. In realtà questa volta, per quel che riguarda l entità della presenza immigrata, oltre a lavorare alla definizione della situazione attuale, abbiamo dedicato particolare attenzione anche alla stima delle presenze reali della componente immigrata nel nostro territorio rispetto al passato. Avendo a disposizione non solo i dati ufficiali a diverse date, ma anche tutte le informazioni relative ai diversi provvedimenti di sanatoria che hanno regolarizzato nel corso di questi dieci anni quote molto consistenti di immigrati, abbiamo ritenuto possibile disegnare l evoluzione di tale presenza sulla base di tutte queste informazioni messe a confronto. E così, come si vedrà in dettaglio nel corso dei capitoli, utilizzando i dati ufficiali e assumendo che la dimensione della presenza irregolare fosse uguale al numero di domande di regolarizzazione presentate di volta in volta, siamo giunti a fornire un primo valore di stima minimo della presenza immigrata relativa agli anni 1995, 1998 e Per quel che riguarda invece la stima della presenza attuale si è proceduto affiancando al dato ufficiale più recente quello fornito dai testimoni privilegiati e valutandolo di volta in volta. L analisi di queste stime sarà fornita e commentata nei singoli capitoli dedicati alle province. In entrambi i casi - sia per quel che riguarda le stime del passato fino al 2001 sia per quella ultima relativa al non si sono seguiti metodi di stima aggregati ma si è sempre scelto di lavorare, come si è detto, per comunità e per sub-aree provinciali. 1 Per il dettaglio delle aree in cui sono state suddivise le province e i comuni inseriti in esse vedi legenda in appendice. 30

7 III. I principali risultati della ricerca III.1. La presenza immigrata nella Regione Gli immigrati residenti nella Regione sono, secondo l Istat, dopo l ultima regolarizzazione (ossia alla fine del 2003) circa , quattro volte l ammontare registrato al censimento del Alla stessa data quelli titolari di permesso di soggiorno sono più di e, tenendo conto dei minori al seguito, si arriva ad una stima della presenza straniera legale che si aggira intorno alle unità. La grande maggioranza di questi stranieri proviene dai paesi meno sviluppati e dall Europa centro-orientale che di seguito, come abbiamo detto, indicheremo come Paesi a Forte Pressione Migratoria (Pfpm): sono quasi quelli titolari di permesso di soggiorno e si avvicinano ai se si considerano i minori al seguito. Quest ultima cifra può essere considerata il valore minimo della presenza di immigrati dai Pfpm in Campania. Naturalmente una parte significativa degli immigrati non è mai riuscita a regolarizzarsi o ha perso il diritto al permesso di soggiorno, mentre un gruppo meno significativo è entrato nel periodo più recente ed è ovviamente in condizioni di irregolarità. E per questo che abbiamo ritenuto opportuno affiancare ai valori delle sole presenze regolari anche quelli relativi alle presenze irregolari stimati nella maniera che abbiamo in precedenza descritto. In questo modo si arriva, per l intera regione nell anno 2003, ad un valore di presenza massimo che noi abbiamo stimato di poco superiore alle persone. Tale valore, come si può osservare dalla tabella I.1., è la somma delle singole stime realizzate per le singole province e per le principali nazionalità presenti nella regione. Alla fine di settembre del 1995, quando realizzammo la precedente ricerca, stimavano che in Campania ci fossero tra i 47 mila e i 54 mila immigrati originari dei Pfpm, oggi i risultati della stessa stima ci portano a pensare che essi siano fra i 104 mila e i 160 mila, che si siano cioè triplicati, rappresentando complessivamente sulla popolazione residente in Campania una quota compresa fra l 1,8 e il 2,8%, ossia assolutamente in linea con il resto del paese. Ed infatti la regione negli ultimi anni ha mostrato di essere al passo con le più grandi regioni del paese per quanto riguarda la presenza dell immigrazione. Essa si colloca anzi da questo punto di vista in primo piano tra le regioni del Mezzogiorno. A riprova del ruolo non più marginale che la popolazione straniera va assumendo anche nella sola evoluzione demografica della Campania, si consideri che come mostrano nel capitolo 1 Strozza e Ferrara ben un terzo della crescita della popolazione regionale fra il 1991 e il 2001 è dovuta alla componente straniera. In generale poi è negli ultimissimi tempi che si è registrata la crescita più consistente di stranieri provenienti dei Pfpm che, anche solo a guardare i dati ufficiali negli ultimi tre anni, risultano raddoppiati. Anche la distribuzione sul territorio di tale presenza ha subito delle trasformazioni, certamente il rapporto fra le diverse province vede sempre Napoli rimanere la provincia con la presenza maggiore seguita da Caserta e da Salerno, ma un primo elemento di novità è costituito dalla crescita sensibile di immigrati nelle province di Avellino e Benevento, realtà che nella nostra precedente ricerca erano state definite di non immigrazione per la presenza assolutamente irrilevante del fenomeno. Oggi invece queste due province non solo hanno cominciato a far registrare la presenza di immigrati, ma presentano dei caratteri di insediamento molto interessanti, si pensi ad esempio, che in queste due province appare elevata la percentuale di nuclei familiari e si è in presenza di un certo processo di insediamento stabile e quindi di radicamento degli immigrati. Se l aumento della dimensione quantitativa rappresenta un dato importante, di notevole rilevanza appaiono anche altri aspetti. Una delle novità più evidente, lo si è già detto, è costituita dalla tendenza alla modifica della composizione etnico-nazionale dell universo della popolazione immigrata, con un incremento sistematico delle nazionalità provenienti dai paesi dell est europeo, sia da quelli non ancora aderenti all unione europea, sia da quelli entrati di recente nell unione (neo-comunitari). In particolare, se a livello nazionale le più recenti domande di regolarizzazione hanno riguardato in primo luogo i rumeni, in Campania sono invece gli ucraini a rappresentare il collettivo nettamente predominante, con quasi la metà delle richieste di sanatoria presentate nella regione (per l esattezza il 47,7%). Di conseguenza, tale comunità, che in base ai dati disponibili al 2001 rappresentava poco più 31

8 del 4% sia tra i residenti che tra i titolari di permesso, è diventata, alla fine del 2003, quella nettamente più consistente in tutte le province campane (e a livello regionale rappresenta quasi un terzo della presenza legale originaria dei Pfpm). In questo senso le comunità nordafricane, di più antico insediamento, hanno perso il loro primato di presenza e il loro peso percentuale si è di molto ridotto sia se si considerano i dati ufficiali che le stime da noi effettuate. Tornando infatti di nuovo alla tab.i.1. le ultime colonne mostrano, accanto ai valori assoluti, il peso percentuale della presenza immigrata distinta per grandi aree continentali. Guardando alla stima di presenza massima considerata, è l insieme dei paesi dell Europa centro orientale che pesa più di ogni altro insieme, poiché conta poco meno del 54% delle presenze sul totale, mentre il resto dei paesi, da quelli asiatici (il 17%) a quelli nordafricani(14,8%), al resto dei paesi africani (10,7%) fino a quelli latinoamericani(3,8%), si collocano tutti su livelli molti più contenuti. Ma al di là dei valori aggregati, che pure naturalmente testimoniano di una tendenza reale, la presenza nella regione è molto più diversificata per provenienza degli immigrati. Guardando infatti in dettaglio la tabella si scoprono molti altri aspetti specifici. Ad esempio, l ucraina non è solo la prima comunità nella regione, ma rappresenta anche la comunità per la quale l intervallo di presenza che abbiamo stimato è il più ampio di tutti (oscillando per l intera regione fra 27mila e 52mila e nella sola provincia di Napoli fra 15 mila e 37 mila presenze) questo deve essere attribuito sia alla elevata presenza di irregolarità sia alla forte mobilità sul territorio che infine ai recentissimi e continui arrivi che tale comunità fa registrare. Subito dopo l ucraina è la comunità marocchina (con un valore di presenza massima che abbiamo stimato intorno alle 13 mila e 500 presenze) la seconda per presenze nella regione, seguita da quella polacca (con poco più di 13 mila presenze stimate). Naturalmente occorre poi distinguere queste presenze per i diversi territori provinciali, infatti mentre per alcuni gruppi in alcune aree si sono create condizioni di vita e di lavoro tali da rendere oramai stanziale la loro presenza, altri continuano a vivere come transitoria e temporanea la presenza nella regione rispetto al proprio progetto migratorio. Allo stesso modo la loro distribuzione vede alcuni gruppi praticamente presenti su tutto il territorio regionale, con presenze anche sporadiche, ma rintracciabili in tutte le aree, sia quelle metropolitane che quelle più interne ed è il caso appunto delle donne provenienti dall est europee - mentre altri si ritrovano soltanto in una specifica area, è il caso delle capoverdiane, presenti praticamente solo in provincia di Napoli o degli srilankesi. Per quel che riguarda la struttura di genere delle comunità presenti sul territorio, le differenze appaiono molto nette e sembrano amplificarsi proprio a seguito dell ultima regolarizzazione. Risulta decisamente prevalente la componente maschile nell immigrazione dal Nord Africa (le donne sono solo il 14%), dall Africa occidentale (31,7% di donne) e dall area costituita dal sub-continente indiano e dal Medio oriente (le donne sfiorano il 30%), mentre è predominante la componente femminile tra gli stranieri originari dell Europa centro-orientale, del Corno d Africa e dell America Latina. Più in dettaglio, le donne immigrate sono una rarità tra i Bengalesi (3,4%), i Pakistani (4,8%), i Burkinabé (4,8%), gli Algerini (meno del 6%) e i Senegalesi (poco più del 6%), ma anche tra i Marocchini, i Tunisini e gli Indiani (in tutti e tre i casi meno del 20%), sono invece la quasi totalità tra i Russi (quasi 86%), i Polacchi (poco meno dell 82%) e gli Ucraini (oltre l 80%), chiaramente prevalenti anche tra i Filippini (il 73%), i Moldavi (69%) e i Nigeriani (66%). Abbastanza equilibrata è la struttura per genere tra i Rumeni (le donne sono quasi la metà), i Cinesi e gli Srilankesi (in entrambi i casi oltre il 42% di donne). III.2. Evoluzione e caratteristiche della presenza nelle singole province Volendo indicare quali sono i principali elementi di trasformazione e di caratterizzazione dell immigrazione attuale della regione occorre in primo luogo dire che la Campania rimane caratterizzata in maniera forte da un carattere di doppia identità di regione che è allo stesso tempo area di esodo dei propri cittadini (si vedano a questo proposito i dati presentati nel primo capitolo di questo lavoro) e area di approdo degli immigrati stranieri. Questo già costituisce elemento di grande peculiarità che affonda le radici nelle caratteristiche economiche e strutturali della regione stessa. Allo stesso tempo, e forse proprio per le stesse 32

9 ragioni, la regione continua a rimanere anche per gli immigrati stessi terra di transito di un percorso migratorio, ma anche sempre più spesso area di insediamento stabile. Da questo punto di vista più forti appaiono le responsabilità di quanti governano il territorio, poiché non possono essere trascurati il consolidarsi di una presenza immigrata che richiede maggiore attenzione alle tematiche dell integrazione nella fase di progettazione e realizzazione dei necessari interventi socio-economici così come particolarmente forte appare che le difficoltà maggiori sono legate all inserimento nel mercato del lavoro che costituisce come è noto uno degli aspetti più importanti per il radicamento degli immigrati. Volendo analizzare brevemente le caratteristiche emergenti delle singole province, non si può non partire dal capoluogo che ha da sempre svolto un ruolo di attrazione centrale per gli immigrati. Qui per quel che riguarda la presenza negli ultimi dieci anni si è assistito da un lato al consolidarsi di tendenze già in atto e dall altro all emergere di nuove peculiarità. Nella ricerca del 1996, l immigrazione nella provincia di Napoli si caratterizzava per una certa concentrazione nel solo capoluogo dove erano presenti circa immigrati, distribuiti soprattutto tra srilankesi, filippini, somali e capoverdiani, prevalentemente di sesso femminile. I rimanenti, circa , si distribuivano in maniera non uniforme tra gli altri comuni della provincia, con piccole concentrazioni di albanesi nella zona di Pompei e di africani nell Area Flegrea-Giuglianese e nella fascia interna del territorio circostante il Vesuvio. Oggi, la ricerca ha fatto emergere in primo luogo che la forte crescita del fenomeno verificatosi in tutta la regione assume qui le proporzioni maggiori, essendo nella provincia di Napoli stimate le presenze tra le e le unità, in secondo luogo che nella provincia si è in presenza di una nuova distribuzione territoriale delle varie comunità: alla presenza storica degli immigrati nel capoluogo campano, alla quale si accompagna un discreto grado d integrazione e stabilizzazione, si somma una presenza nuova e per certi versi problematica di cittadini stranieri in aree provinciali nelle quali essi erano in passato assenti oppure presenti in numero estremamente ridotto. Ci si riferisce agli arrivi di donne dell Est Europeo, distribuite un po in tutto il territorio provinciale, così come alla difficile integrazione di gruppi presenti da più anni come gli albanesi o come gli immigrati giunti dall Africa sub-sahariana, per i quali in alcuni comuni si sta assistendo ad una deriva del progetto migratorio che in casi estremi conduce alla commistione con la criminalità locale o alla formazione di ghetti. Ulteriore novità è la crescente presenza di cinesi, tra il capoluogo cittadino e i comuni vesuviani, dediti ad attività autonome o impieghi in imprese etniche. La comunità in assoluto più numerosa tra quelle presenti a Napoli, come nel resto della provincia, è quella ucraina, stimata tra le circa presenze. La seconda comunità presente nel capoluogo è quella srilankese, compresa tra le e le unità, come si è detto praticamente presenti solo in questo territorio. Più in generale, ad eccezione dei cinesi e di poche altre comunità, nel capoluogo si continuano a concentrare quei gruppi nazionali che trovano impiego nei servizi presso le famiglie sia per la cura delle persone che della casa. L area a nord-est di Napoli il cui tessuto produttivo si fonda prevalentemente sulla piccola impresa manifatturiera in parte operante nel campo dell economia sommersa, ha favorito soprattutto l insediarsi di nordafricani ed in misura minore ma crescente di subsahariani (Burkina Faso e Nigeria) ed una quota tutt altro che irrisoria di pakistani, impiegati per l appunto nelle piccole fabbriche locali. Nell area del Giuglianese la presenza immigrata non si differenzia da quella riscontrata nell area a nord est di Napoli se non per una relativa maggiore consistenza del numero di ghanesi che troviamo in quantità elevata anche lungo la costa flegrea. In questo territorio coesistono l immigrazione recente di giovani donne dell est attirate dalle possibilità di inserimento nel settore terziario ed in particolare nel turismo ed una presenza, risalente al post-bradisismo, di africani che in quel tempo trovarono alloggio nelle case danneggiate dal fenomeno sismico e che ora si sono trasferiti nelle zone più a nord al confine con il litorale Domitio. Assolutamente peculiare è la diffusione degli immigrati lungo la fascia nord-orientale del Vesuvio. Questo territorio vede la presenza molto concentrata di due diversi gruppi d immigrati: i cinesi nella zona nord ed i marocchini a Poggiomarino. L insediamento degli asiatici trova le sue ragioni nel particolare tessuto produttivo di quest area, da sempre 33

10 caratterizzato dalla piccola produzione e dal commercio di prodotti tessili, quadro nel quale, come si è detto, si sono inseriti i cinesi che hanno dato vita in molti casi ad attività di tipo imprenditoriale ed i bengalesi che invece si sono inseriti prevalentemente come lavoratori dipendenti in imprese di proprietà di autoctoni. Lungo la fascia costiera della provincia di Napoli, che va dal capoluogo fino alla penisola sorrentina, la presenza di immigrati, o più correttamente di immigrate provenienti soprattutto dall est europeo, si è imposta ed è cresciuta nell arco di meno di un quinquennio, creando nelle istituzioni locali, ritardi o omissioni nella sua gestione sociale. In questo territorio, la cui economia si fonda quasi esclusivamente sul terziario, la sola opportunità d inserimento lavorativo per gli stranieri è rappresentata dai servizi alla persona e turistici. In particolare nella provincia di Napoli è più forte che altrove la compresenza di gruppi per i quali si sono create condizioni di vita e di lavoro tali da rendere oramai stanziale la loro presenza su questo territorio, e di altri che continuano a vivere soprattutto l area metropolitana di Napoli come transitoria e temporanea rispetto al proprio progetto migratorio. Indicatore della stanzialità è senz altro il numero crescente di nuclei familiari, sebbene in alcuni casi spezzati, e di minori nella scuola dell obbligo e, più generale, la crescente domanda di servizi sociali e sanitari espressa dalle famiglie immigrate, al contrario indicatori del permanere della instabilità della presenza straniera sono, tra gli altri, le condizioni abitative e lavorative che essi accettano in vista di un maggior risparmio e dei progetti futuri. La provincia di Caserta è stata, fin dagli anni Ottanta, uno dei territori della regione Campania maggiormente interessati dall immigrazione straniera. Il fenomeno ha avuto inizio negli anni Settanta, in particolare nel capoluogo e sul litorale domitio. Le comunità straniere interessate erano quelle ghanese, filippina, capoverdiana e senegalese. Rispetto ad allora e sulla scia dei cambiamenti che hanno riguardato complessivamente le migrazioni internazionali, la presenza straniera è sia numericamente aumentata che mutata per aree di provenienza e per caratteristiche. Attualmente tre sono i principali serbatoi di provenienza degli stranieri nella provincia di Caserta: Europa centro-orientale, Maghreb e Africa subsahariana. Complessivamente la presenza stimata nell intera provincia oscilla fra le e le unità, con una concentrazione nella sola città di Caserta di una presenza compresa tra le e le unità. Qui le principali comunità sono rappresentate da quelle senegalese, ucraina, marocchina, albanese e polacca. In misura minore sono presenti algerini, tunisini, rumeni, srilankesi, filippini, ex-jugoslavi, peruviani, cinesi, nigeriani, moldavi, russi, indiani, kosovari, pakistani, somali, burkinabé, ivoriani, bielorussi e cechi. Rispetto ad un decennio fa, la presenza straniera è più stanziale; lo testimonia l incremento della presenza femminile, di quelli di minori e di interi nuclei familiari. Inoltre, le condizioni abitative e di vita risultano migliorate. Nel solo Agro Aversano gli stranieri regolarmente residenti sono circa 3.600, con gli irregolari la stima complessiva si aggira tra le e le unità. Le principali comunità straniere qui presenti sono quelle ucraina, marocchina e albanese, a seguire algerina, tunisina e polacca. Nell area del litorale domitio, i primi stranieri giunti sono stati i marocchini e i tunisini, successivamente raggiunti dagli africani dell area sub-sahariana. Tuttora essa rappresenta l area dove le comunità africane sono più rappresentate, prima fra tutte quella nigeriana, seguita da quella ghanese, dalla Sierra Leone, liberiana (negli ultimi anni, da questi ultimi due paesi, sono arrivati molti stranieri richiedenti asilo politico), ivoriana, del burkinabé, beninese e toghese. Un altra componente rilevante è rappresentata dagli immigrati provenienti dai Paesi dell Est Europa: Polonia, Ucraina, Russia, Moldavia, Bielorussia, Albania e Romania. Questi si distribuiscono in modo omogeneo su tutta la provincia casertana, anche nelle zone più settentrionali, in cui il fenomeno dell immigrazione non è particolarmente rilevante. L agricoltura rappresenta un settore fondamentale nell economia della provincia e la manodopera immigrata rappresenta una percentuale molto elevata del totale dei lavoratori impiegati in questo settore. Probabilmente almeno la metà dei braccianti agricoli qui impiegati è di origine straniera, questi provengono dalle più svariate aree geografiche: 34

11 l Africa sub-sahariana (prevalentemente Ghana, Costa d Avorio, Burkina Faso, Benin, Togo), il Maghreb (Tunisia, Algeria ed in misura meno rilevante Marocco), l Europa centro-orientale (Polonia, ex Unione Sovietica, Romania, Albania, Bulgaria) e l Asia (India, Pakistan, Bangladesh). La quasi totalità dei braccianti agricoli è costituita da uomini, ma non mancano le donne soprattutto provenienti dell est europeo. Sono donne generalmente provenienti da aree agricole dove già svolgevano questo lavoro. In alcuni casi gli immigrati nel settore hanno anche acquisito delle specializzazioni, come gli albanesi nella coltivazione del tabacco, o gli indiani nell allevamento dei bovini. Altri settori di inserimento lavorativo sono il lavoro domestico e di cura della persona e l edilizia. Tuttavia, gli stranieri hanno saputo adattarsi alle esigenze economiche della zona e sono impiegati nei settori lavorativi più diversi: sono autotrasportatori, commercianti ambulanti o con attività stabili proprie, operai generici nelle imprese locali (alimentari, mobilifici), ristoratori. In generale, l immigrazione in questo territorio si caratterizza come ancora fortemente transitoria, benché i ricongiungimenti familiari, le unioni miste e le nuove nascite facciano rilevare qui una certa stabilizzazione e prefigurino una presenza più stabile nel futuro. La presenza di lavoratori stranieri nella provincia di Salerno assume una certa rilevanza quantitativa verso la fine degli anni Ottanta, quando si comincia a registrare l arrivo di alcune centinaia di immigrati, prevalentemente donne, provenienti da Capoverde, Filippine e Sri- Lanka, addette esclusivamente al lavoro domestico e all assistenza alla persona. Fenomeno circoscritto quasi esclusivamente al comune capoluogo e ad alcuni grossi centri dell Agro Nocerino-Sarnese e della Piana del Sele. Verso la fine degli anni Ottanta, si stimava che la presenza complessiva di immigrati fosse di circa unità. Fra questi cominciavano a registrarsi arrivi dall Africa, soprattutto di giovani maschi, soli. I senegalesi dediti al commercio ambulante, insediandosi quasi esclusivamente nel comune di Salerno, gli appartenenti alle altre comunità africane, invece, si spostavano prevalentemente verso il Sud (Piana del Sele Cilento) e il Nord (Agro-Nocerino-Sarnese) di Salerno, dedicandosi oltre che all ambulantato, all attività agricola (Sele) all industria alimentare (Agro), all edilizia e al turismo (Cilento Costiera). Gli anni Novanta consolidano queste tendenze. La fine del decennio si caratterizza per il consistente incremento dei flussi migratori provenienti dai paesi dell Est. Nella provincia di Salerno risulta prevalere la concentrazione di donne provenienti dall Ucraina, seguite da polacche e rumene (le prime rappresentano circa il 50% delle migranti provenienti dall Europa dell Est). L attività lavorativa si concentra principalmente nei lavori domestici e di assistenza alla persona. Sono frequenti le presenze anche nell attività di piccoli esercizi commerciali (bar e negozi), turismo (alberghi e ristoranti), nel settore primario e in quello dell industria alimentare. Riteniamo che la stima della presenza reale in provincia di Salerno si attesti oggi tra le e le unità. Volendo disegnare per grandi linee il corso delle immigrazioni degli ultimi venti anni in questa provincia si può dire che gli anni Ottanta sono stati caratterizzati dall assoluta prevalenza di immigrati originari dei paesi asiatici, nel corso degli anni Novanta a questi si sono sostituiti lentamente ma in maniera consistente quelli provenienti dai paesi africani, infine come è tendenza del resto della regione, gli anni attuali vedono il netto primato delle presenze dei migranti provenienti dai paesi dell Europa centro orientale. La provincia di Avellino, che assieme a quella di Benevento era stata definita dalla nostra ricerca precedente aree di non immigrazione, ha fatto registrare in questi anni un deciso incremento della presenza immigrata, pur continuando a rappresentare, ancora assieme a Benevento, l area di minore consistenza del fenomeno in Campania. La presenza di cittadini stranieri nella provincia di Avellino è da considerarsi nuova però, non solo perché di insediamento relativamente recente, ma anche perché, pur non avendo le proporzioni delle province costiere, presenta alcune interessanti peculiarità. In primo luogo, oltre alla presenza straniera negli agglomerati urbani di dimensioni maggiori, si osserva una presenza tutt altro che trascurabile di stranieri sia nelle aree a confine con le altre province, sia nelle zone interne dove perdura un intensa emigrazione delle fasce più giovani della popolazione. Pertanto, ad una presenza in assoluto poco cospicua corrisponde in molti casi un elevata incidenza sulla popolazione dei singoli comuni. Una seconda caratteristica, che 35

12 rende particolare il modello d insediamento in questa provincia, è l elevata presenza di nuclei familiari, che si registrano anche in comuni di piccole dimensioni nei quali la presenza immigrata è di poche unità. I risultati della nostra indagine hanno portato a stimare complessivamente la presenza immigrata in questa provincia fra le e le unità. I primi arrivi si sono osservati circa un ventennio fa, in seguito alla ricostruzione postterremoto del 1980 e sono stati favoriti da due condizioni: da una parte, la ricostruzione ha richiesto manodopera da inserire nel settore dell edilizia, dall altra, i prefabbricati che erano stati realizzati immediatamente dopo il sisma per accogliere la popolazione locale, una volta liberatisi, hanno rappresentato una veloce e facile soluzione al problema dell alloggio degli immigrati. I primi a giungere furono i marocchini, seguiti, alla metà degli anni Novanta, dagli albanesi. Sempre a ridosso degli anni Novanta la loro presenza è aumentata anche grazie alla possibilità dei ricongiungimenti, che ha favorito la composizione dei veri e propri nuclei familiari. Attualmente le nazionalità presenti in provincia di Avellino sono molto eterogenee, con una prevalenza di nazioni dell Est europeo, dall Ucraina alla Polonia fino ai Balcani. In alcune aree si sono formate piccole comunità di bulgari e di romeni. Altre comunità presenti in misura notevole sono quelle asiatiche, costituite prevalentemente da nuclei familiari di cinesi e bengalesi stabilitisi nella zona di Solofra, inseriti principalmente nell industria tessile ed in quella conciaria, particolarmente sviluppata in quest area. Nella Bassa Irpinia, ed in particolare nella Valle Caudina, si osserva una presenza consistente di marocchini impiegati soprattutto nell edilizia o nell agricoltura in forme diverse rispetto al lavoro agricolo svolto dagli immigrati nel casertano o nell agro nocerino-sarnese. La distribuzione per genere della presenza totale sembra relativamente equilibrata, tuttavia in corrispondenza delle singole nazionalità, questa distribuzione presenta squilibri in favore dell uno o dell altro sesso. La provincia di Benevento ha visto negli ultimi anni un incremento della presenza straniera in gran parte originaria dell Europa orientale, che si aggiunge a quella quasi invisibile, ma di più antica data originaria del Marocco o dell Albania. Il fenomeno quindi, per quanto abbia origini recenti, sta crescendo e divenendo, con il passare degli anni, sempre più visibile su tutto il territorio sannita. All inizio degli anni Novanta, le persone straniere provenienti dai paesi a forte pressione migratoria presenti nel capoluogo e nella provincia erano originarie soprattutto dei paesi nord-africani (Tunisia e Marocco), o di alcuni paesi dell Europa dell Est (per lo più Romania). Oggi, invece, è aumentato sia il numero delle comunità che vivono sul territorio, che quello dei membri appartenenti ad esse. Tuttora, le comunità maggiormente rappresentate sono soprattutto quella moldava, ucraina, polacca e marocchina, come è possibile osservare in città, e in quasi tutti i comuni della provincia. Entro certi limiti, un eccezione a ciò è rappresentata dalla presenza delle persone dell Est, presenti un po dovunque, anche se in numeri che nei singoli comuni si riducono a poche unità. I risultati della nostra indagine hanno portato a stimare complessivamente la presenza immigrata in questa provincia fra le e le unità, confermando la provincia come quella a minore presenza immigrata e come quella che forse, più di altre aree della regione, è considerata ancora area di transito per l immigrazione. III.3 Il mercato del lavoro Proprio per le caratteristiche del mercato del lavoro campano che presenta forti carenze della domanda di lavoro, alta diffusione di lavori nel settore secondario, al nero, sottopagati, discontinui e svolti frequentemente in condizioni precarie, la regione continua a conservare sicuramente il ruolo di area di transito degli immigrati che, appena se ne creano le condizioni, si dirigono verso zone del paese - in particolare quello del Nord-est - che consentono un più sicuro inserimento nel mercato del lavoro e quindi di conseguenze nel tessuto sociale più generale. Se notevoli sono stati i cambiamenti in termini quantitativi dell occupazione immigrata e non possono essere negati neanche alcuni cambiamenti e miglioramenti in termini qualitativi per alcuni dei lavori da essi svolti, ciò che tuttavia continua a caratterizzare l inserimento lavorativo degli immigrati nella regione è il fatto che in maniera trasversale ancora alta è la 36

13 loro flessibilità, la loro temporaneità e in definitiva la loro precarietà lavorativa: sia economica che contrattuale, caratteri che purtroppo dalle attività lavorative si estendono poi, per forza di cose, anche ad altri ambiti, come quello abitativo o di accesso ai servizi e quindi configurano in termini ancora negativi l inserimento sociale degli immigrati nel suo insieme. Il lavoro di campo ha poi messo altresì in luce l esistenza di settori che, al di là di quanto mostrano i dati, esprimono una elevata domanda di lavoro immigrato e sui quali occorrerebbe naturalmente riflettere soprattutto in termini di indicazioni per realizzare una reale e più efficace programmazione dei flussi. Tuttavia orami anche in Campania, siamo in presenza di un processo di trasformazione della struttura occupazionale della popolazione immigrata accompagnata da una sua progressiva stabilizzazione. Ciò appare evidente anche solo dall analisi dei dati ufficiali relativi all andamento del mercato del lavoro che hanno visto negli ultimi anni anche in Campania una crescita per quel che riguarda l offerta di lavoro immigrata dei settori dell occupazione alle dipendenze, si pensi ad esempio al settore tessile che è passato dal 1999 al 2001 dal 4% al 9%. Naturalmente non va dimenticato che nella regione in generale i movimenti di regolarizzazione dei rapporti di lavoro sono scarsi, e di conseguenze quelli di regolarizzazione per la forza lavoro immigrata rappresentano ancora una quota bassissima sul totale delle assunzioni. Questo colloca la nostra regione abbastanza lontana dalle dinamiche che caratterizzano le regioni del nord del paese. Gli immigrati rappresentano cioè rispetto al mercato del lavoro solo la cartina di tornasole di una grave situazione di storica mancanza di domanda di lavoro e cronica presenza di rapporti informali di cui la regione e il Mezzogiorno in generale, da sempre soffrono. Ma torniamo agli immigrati. Si pensi, solo per fare un esempio, che i dati relativi all anno 2002 in Campania, mostrano che la quota di assunzioni che hanno riguardato gli immigrati è stata di poco superiore al 3% a fronte dell 11% nazionale, detto altrimenti, nella nostra regione un assunto ogni 30 è immigrato, mentre a livello nazionale nello stesso periodo lo sono 11 su cento. La Campania fin dall inizio della sua esperienza di immigrazione ha presentato due principali modelli di inserimento lavorativo: il primo rappresentato dall occupazione nelle città capoluoghi di provincia e in misura maggiore a Napoli - dove è sempre stata concentrata una grossa quota della presenza straniera, che ha visto la grande maggioranza della forza lavoro immigrata assorbita dal settore dei servizi, il secondo, rappresentato dal resto della regione, che ha visto gli immigrati presenti in maniera alquanto dispersa sul territorio e in cui l occupazione in agricoltura, nel terziario dequalificato e nell edilizia hanno avuto un ruolo assolutamente determinante. Come già altre ricerche di campo e la nostra precedente hanno mostrato, ancora rilevante è la quota di forza immigrata assorbita nel settore informale dell economia campana e tale quota assume dei valori molto più significativi per quegli immigrati che si trovano ai primi stadi dei loro percorsi migratori. Questo comporta che un ampia quota di lavoratori immigrati non venga rilevata dalle statistiche ufficiali quali quelle fornite ad esempio dall Inps e dall Inail. E evidente che la principale conseguenza di ciò è una distorsione della dimensione quantitativa dell occupazione immigrata ed una ancora diffusa difficoltà a comprendere i caratteri e il tipo di relazioni che il lavoro immigrato possiede con la struttura economica campana. Il tasso di disoccupazione campano corrispondente quasi al doppio di quello nazionale evidenzia una grande difficoltà di assorbimento anche delle forze lavoro locali da parte del tessuto economico - produttivo della regione. Ciò significa che nella regione abbiamo compresenza di immigrazione e disoccupazione, il che non deve meravigliare se si ricordano le teorie della segmentazione del mercato del lavoro e gli squilibri qualitativi tra domanda e offerta di lavoro. Altro dato che dalla nostra ricerca emerge con evidenza è che la regione Campania continua a conservare il suo doppio ruolo di regione sia di transito che di insediamento per i flussi in entrata, e in ciò l immigrazione si configura come ulteriore conferma della forte polarizzazione geografica ed occupazionale dell Italia che determina processi di inserimento lavorativo profondamente diversi anche per la popolazione immigrata. 37

14 Sicuramente negli ultimi anni, grazie alle regolarizzazioni intraprese in questo ultimo periodo e all avanzamento dei processi di stabilizzazione della popolazione immigrata, la quota di lavoro immigrato regolare nella regione è notevolmente cresciuta. Dunque, si può affermare che anche i dati riguardanti l occupazione regolare degli immigrati sono rappresentativi di un crescente grado di maturazione dei processi di stabilizzazione degli immigrati in Campania e prefigurano le linee di tendenza future dei processi di incorporazione lavorativa. Considerando gli iscritti all Inps nella regione Campania per gli anni 1999, 2000 e 2001 secondo i settori di attività, il dato più rilevante è la crescita dell occupazione regolare della popolazione straniera in Campania che è passata dai quasi lavoratori registrati nel 1999 ai più di lavoratori stranieri con almeno una settimana di versamenti contributivi nel L occupazione immigrata regolare nella regione Campania rispecchia i caratteri dell inserimento lavorativo assunti dalla popolazione immigrata presente nelle regioni meridionali, con una netta predominanza del settore dei servizi, soprattutto dei lavoratori e lavoratrici domestiche e nel commercio. La minore incidenza del lavoro agricolo e nell edilizia in queste regioni è dovuta soprattutto al fatto che in questi settori è molto più alta l incidenza dell occupazione irregolare e perciò non rilevata dall Inps; contrariamente a quello che avviene, ad esempio, nelle regioni del centro dove l incidenza dell occupazione regolare nel settore edile cresce facendolo diventare uno dei principali settori di inserimento lavorativo. Nello stesso periodo deve essere segnalata la significativa crescita dell occupazione regolare nel settore industriale, dove l occupazione nel settore tessile rappresenta il comparto più rappresentativo con il quasi 10% dell occupazione totale per l anno 2001, mentre il settore metalmeccanico pur crescendo in termini quantitativi mostra un incidenza costante di poco inferiore al 7%. Il settore edile ed agricolo costituiscono degli importanti sbocchi occupazionali per la popolazione immigrata presente in Campania e, con ogni probabilità, la sua significatività trascende il dato fornito dall Inps in quanto l incidenza del lavoro irregolare e non contrattualizzato in questi due settori tocca i valori più alti. Questi cambiamenti in termini quantitativi della struttura dell occupazione immigrata in Campania si sono verificati insieme a modificazioni negli aspetti qualitativi, in particolare delle strutture delle nazionalità. Ciò che tuttavia continua a caratterizzare l inserimento lavorativo degli immigrati nella regione è il fatto che in maniera trasversale ancora alta è la loro flessibilità, la loro temporaneità e quindi la loro precarietà: sia economica che contrattuale, caratteri che configurano questo tipo di attività lavorative nel loro insieme. Guardando più da vicino le dinamiche che hanno riguardato il mercato del lavoro immigrato è utile leggere i diversi modelli di comportamento per grandi aree continentali. Cominciando dal continente africano, si può rilevare che le principali occupazioni svolte dalle nazionalità nord africane, tra cui le comunità di immigrati più numerose sono quelle provenienti da Marocco, Tunisia e Algeria, si concentrano nel commercio con più del 23% del totale delle iscrizioni, in edilizia con il 19% e infine nel settore metallurgico con quasi il 12%. Le comunità nazionali provenienti dalla parte centro meridionale del continente africano, tra cui le più numerose in Campania sono quelle della Nigeria, Senegal, Capo Verde, Costa d Avorio e Ghana, invece presentano una concentrazione maggiore nel settore dei lavoratori domestici, che con il 19% rappresenta il secondo settore d inserimento lavorativo per queste nazionalità. Il primo è ancora una volta il commercio che raggiunge il 27% circa degli iscritti. L edilizia non presenta un incidenza significativa, mentre il settore metallurgico, che conta quasi il 17% degli iscritti all Inps, presenta un incidenza più del doppio della media regionale. Si registra così per le nazionalità africane un doppio modello di inserimento lavorativo, il primo rappresentato dalla parte settentrionale dell Africa, con una preponderanza maggiore del settore edile e una scarsa significatività del lavoro domestico, il secondo composto dalla parte centro meridionale, che invece presenta una maggiore concentrazione nel settore dei lavoratori domestici e in quello metallurgico. La configurazione di questi due modelli è dovuta, in primo luogo, alla diversa composizione di genere, l immigrazione nord africana registra ancora una forte preponderanza maschile rispetto a quella centro meridionale che si presenta più equilibrata per genere e che determina una maggiore diffusione del lavoro 38

15 domestico per queste ultime. Tale configurazione poi è sicuramente anche da attribuire alle diverse storie migratorie e ai diversi tipi di insediamento seguiti da queste nazionalità nella regione Campania. L immigrazione nord africana, tipicamente maschile e con un modello migratorio che ancora oggi si presenta di tipo prevalentemente temporaneo, diffusa in maniera alquanto omogenea nella regione, ma con una preferenza per l insediamento nella periferia delle province, soddisfa la domanda di lavoro concentrata soprattutto nell edilizia e nell agricoltura. Negli ultimi anni però si è prodotto un importante cambiamento nella struttura occupazionale di queste nazionalità, che hanno mostrato un progressivo passaggio dalle occupazioni nel commercio a quello più propriamente industriale. Esso è sicuramente il segnale dell avvio della stabilizzazione e l indicatore della scelta di un definitivo insediamento per una crescente quota di questa parte di immigrazione. L immigrazione proveniente dall Africa subshariana invece presenta un modello migratorio più polarizzato sia nella composizione di genere sia nella sua diffusione geografica, dove le nazionalità con una maggiore presenza femminile come quelle di Capo Verde, dell Eritrea, Etiopia e Somalia, risultano più concentrate nella città di Napoli, eccetto il caso della Costa d Avorio, anche esso maggiormente concentrato nella provincia di Napoli ma a maggioranza maschile. Gli immigrati provenienti dalla Nigeria, dal Senegal e dal Ghana, invece presentano una diffusione geografica più omogenea, anche se la quota maggioritaria di queste popolazioni resta comunque concentrata nelle province di Napoli e Caserta, e presenta una maggiore presenza maschile. Nel primo caso la domanda di lavoro domestico e nel settore dei servizi alla persona, in generale proprio della grande città come Napoli, ha svolto un forte ruolo di attrazione, nel secondo caso invece ha contato maggiormente la domanda di lavoro della piccola e media impresa nel settore industriale più diffusa nella provincia di Napoli e Caserta. Infine, occorre citare il caso del Senegal che pur mantenendo una forte presenza nel commercio vede la quota di iscritti nel settore industriale quasi raggiungere quella del commercio. In definitiva si può dire che anche per queste nazionalità si è verificata quella mobilità intersettoriale espressione della stabilizzazione lavorativa. Le nazionalità asiatiche presentano una netta predominanza del settore dei lavoratori domestici, tra questi spiccano gli immigrati provenienti dalle Filippine e dallo Sri Lanka, e del settore industriale, in particolar modo del tessile, dove le nazionalità preponderanti sono Bangladesh, Cina e Pakistan. A questo proposito però non si può non accennare ad uno degli elementi di maggiore novità rappresentato dalla crescita e dal ruolo esercitato della presenza della comunità cinese in quel che è noto come ethnic business, e che si è diffuso più di recente anche nella nostra regione. Se con tale espressione si intende infatti riferirsi a quelle attività completamente gestite da comunità immigrate, rivolte agli stessi immigrati, ma non solo, e che utilizzano esclusivamente manodopera immigrata, si può affermare che in Campania negli ultimi dieci anni si è assistito ad una notevole crescita del fenomeno nei settori della ristorazione, del commercio, ma soprattutto della produzione industriale. La capacità di crescita e penetrazione nel settore della produzione industriale soprattutto tessile, oltre che della vendita, manifestata dalla comunità cinese è stata infatti particolarmente significativa nel corso di questi ultimi dieci anni. La comunità, infatti, basandosi sia sulla enorme capacità di contenere i costi che sugli elevati ritmi di lavoro rappresenta oggi una delle comunità immigrate che ha manifestato la maggiore effervescenza imprenditoriale e produttiva. Raggiungendo, in particolare nell area dei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno e Ottaviano una consistenza notevole. Nell area infatti oggi si registra la presenza di 300 piccole imprese di proprietà cinese, in cui sono esclusivamente impiegati lavoratori della stessa comunità, dedite alla confezione di capi di abbigliamento, prevalentemente a basso costo, che vengono poi venduti sul mercato locale, presso negozi al dettaglio o all ingrosso gestiti quasi sempre da cinesi. La presenza di una certa imprenditoria cinese è registrata anche in provincia di Avellino soprattutto nella zona di Solofra, nota area di produzione e concia della pelle. Gli immigrati provenienti dall Europa centro orientale rappresentano la quota maggioritaria della popolazione immigrata in Campania. Queste nazionalità presentano una distribuzione 39

16 degli iscritti per settore più uniforme rispetto alle altre, il settore preponderante è quello dei lavoratori domestici pari al 18%, dove sono più presenti le nazionalità polacche ed ucraine, ma si deve segnalare che gli iscritti nel settore edile presentano una concentrazione, pari a più del 13%, più alta della media regionale degli iscritti. In questo settore lavorativo sono maggiormente presenti i lavoratori albanesi e rumeni. Infine, vi sono il settore commerciale e quello alberghiero dove la quota maggioritaria da questi paesi è rappresentata dalle donne. Il modello di inserimento lavorativo delle nazionalità provenienti dall America latina si presenta abbastanza simile a quello individuato per i cittadini provenienti dall Europa orientale, con l unica differenza di una molto meno significativa incidenza del lavoro nell edilizia. 40

17 Capitolo 1 Le dimensioni e le caratteristiche della presenza straniera in Campania: l apporto informativo delle fonti ufficiali di Raffaele Ferrara e Salvatore Strozza 1.1. Il contributo delle migrazioni all evoluzione demografica regionale Notevoli sono i cambiamenti che in meno di 15 anni hanno riguardato la dimensione e le caratteristiche dell immigrazione e della presenza straniera a livello nazionale e nelle diverse realtà regionali, provinciali e locali italiane. Anche in una regione come la Campania, considerata principalmente area di soggiorno temporaneo o di transito dei migranti, per lo più irregolari, diretti verso le zone più dinamiche del paese, si è accresciuta e consolidata nel corso degli ultimi anni una presenza straniera stabilmente radicata sul territorio. Se limitiamo l attenzione all ultimo periodo intercensuario ( ) si può notare come la popolazione residente nella regione sia passata da a oltre abitanti, con un accrescimento di poco superiore alle 70 mila unità, dovuto per ben un terzo (oltre 23 mila unità) alla componente straniera passata nel decennio considerato da 17 mila ad oltre 40 mila presenze stabili (tab. 1.1). È questo un primo importante segnale del ruolo non più marginale che va assumendo la popolazione estera quantomeno nell evoluzione demografica delle province campane. Altre significative evidenze empiriche possono essere desunte attraverso la ricostruzione del bilancio demografico provinciale nell intervallo compreso tra le due ultime rilevazioni censuarie. Com è ovvio, la variazione della dimensione della popolazione tra due date successive dipende dalla somma algebrica tra la componente naturale (differenza tra nascite e morti) e quella migratoria (differenza tra immigrazioni ed emigrazioni). Mentre la componente naturale è ottenuta dalla rilevazione diretta delle nascite e dei decessi riportati nel bilancio anagrafico comunale, la componente migratoria è stimata a residuo come differenza tra il saldo totale (popolazione residente al censimento del 2001 meno quella al censimento del 1991) e quello naturale. Tale procedura è stata seguita non solo con riferimento al totale dei residenti (senza distinzione per cittadinanza), ma anche separatamente per gli italiani e gli stranieri in modo da porre in risalto il ruolo di questi ultimi. Come si evince dalla tab. 1.1., l incremento intercensuario della popolazione campana è il frutto di un saldo naturale positivo (le nascite superano i decessi di 265 mila unità) più consistente del saldo migratorio di segno opposto (-193 mila). In parte differente è la situazione a livello provinciale: a Caserta, Napoli e Salerno la componente naturale, ancora fortemente in attivo (anche se meno del passato), ha più che compensato il deflusso migratorio; ad Avellino e Benevento la perdita migratoria non è stata completamente assorbita da una dinamica naturale ormai solo leggermente positiva, ne è derivata una diminuzione della popolazione residente (tab. 1.1.). 41

18 Tab Evoluzione della popolazione residente distintamente per paese di cittadinanza. Province della Campania, Valori assoluti in migliaia e tassi per 1000 abitanti. Province Popolazione (in migliaia) Variazione assoluta Tassi di variazione per 1000 abitanti (a) totale (b) naturale migrat. totale (b) naturale migrat. Totale Caserta 815,8 852,9 37,1 44,6-7,5 4,4 5,3-0,9 Benevento 293,0 287,0-6,0 1,0-7,0-2,1 0,3-2,4 Napoli 3.016, ,2 43,2 184,6-141,4 1,4 6,1-4,7 Avellino 438,8 429,2-9,6 4,0-13,6-2,2 0,9-3,1 Salerno 1.066, ,6 7,0 30,3-23,3 0,7 2,8-2,2 Campania 5.630, ,9 71,7 264,5-192,9 1,3 4,7-3,4 Italiani Caserta 814,1 845,6 31,5 43,9-12,7 3,8 5,3-1,5 Benevento 292,4 285,6-6,9 0,9-8,0-2,4 0,3-2,8 Napoli 3.004, ,8 32,1 182,7-152,1 1,1 6,0-5,0 Avellino 437,8 426,2-11,6 3,8-15,7-2,7 0,9-3,6 Salerno 1.064, ,3 3,1 30,0-27,5 0,3 2,8-2,6 Campania 5.613, ,5 48,2 261,4-216,0 0,9 4,6-3,8 Stranieri Caserta 1,7 7,3 5,5 0,7 5,2 143,3 17,2 134,7 Benevento 0,6 1,5 0,9 0,1 1,0 93,0 6,8 104,0 Napoli 11,3 22,4 11,1 1,9 10,6 68,6 11,6 65,7 Avellino 1,0 2,9 2,0 0,1 2,1 110,1 8,3 116,0 Salerno 2,4 6,4 3,9 0,3 4,2 96,5 8,0 103,6 Campania 17,0 40,4 23,4 3,1 23,1 86,7 11,4 85,6 Note: (a) Il tasso di variazione medio annuo è ottenuto rapportando la variazione assoluta (totale, naturale o migratoria) agli anni persona ottenuti moltiplicando l ampiezza dell intervallo in anni (10,00274) per il rapporto tra la variazione della popolazione tra inizio e fine periodo e il logaritmo naturale del rapporto tra popolazione finale e iniziale. (b) La variazione totale comprende anche le acquisizioni della cittadinanza italiana dello stesso valore assoluto (nell intera regione quasi nel periodo considerato) ma di segno diverso per italiani e stranieri (positivo nel primo e negativo nel secondo caso). Il tasso di variazione totale medio annuo tiene conto anche del tasso di acquisizione della cittadinanza italiana che a livello regionale è per gli italiani dello 0,05 per 1000 (con segno positivo) e per gli stranieri del 10,3 per mille (con segno negativo). Ovviamente, quando si fa riferimento al totale della popolazione residente (italiani e stranieri) tale componente si annulla. Fonte: nostra elaborazione su dati del XIV e XV Censimento della popolazione e su dati anagrafici. Il quadro appena delineato, che a livello nazionale colloca le province campane, come la gran parte delle altre province del Mezzogiorno, in una posizione diametralmente opposta a quella delle province del Centro-Nord (fig. 1.1), assume elementi di maggiore specificità quando si introduce la distinzione per cittadinanza. L emigrazione netta, che ha riguardato tutte le province della regione, assumendo un ruolo particolarmente rilevante nel napoletano, dove in media sono emigrate annualmente quasi 5 persone ogni 1000 abitanti (tab. 1.1: poco più di 3 ogni 1000 abitanti a livello regionale), è dovuta esclusivamente alla componente nazionale (tab. 1.1). Infatti, nell intervallo intercensuario si è registrata in tutte le province della regione, così come in quelle del resto del territorio nazionale (fig. 1.2.), un immigrazione netta di stranieri: il saldo migratorio regionale è risultato pari a più di 23 mila unità (tab. 1.1). 42

19 Fig Saldo naturale e migratorio delle province italiane nell'intervallo intercensuario Tassi medi annui per 1000 abitanti. 10,0 Centro-nord 7,5 Mezzogiorno NA CE 5,0 2,5 SA sn per 1000 ab. 0,0-2,5 AV BN -5,0-7,5-10,0-10,0-7,5-5,0-2,5 0,0 2,5 5,0 7,5 10,0 sm per 1000 ab. Se in altre aree del paese l arrivo degli stranieri si coniuga con una bilancia migratoria positiva anche per quanto riguarda i nazionali o l apporto della componente non nazionale riesce quantomeno a compensare la perdita migratoria degli italiani (fig. 1.2.), nel caso delle province campane, così come in quello di molte altre zone del Mezzogiorno, l immigrazione straniera riesce solo in minima parte a contenere il deflusso di popolazione dovuto ad una persistente e più consistente emigrazione netta di italiani (figg e 1.3.). Nel decennio considerato, il saldo migratorio regionale dei nazionali è stimato pari a -216 mila unità, tre quarti del quale dovuto alla sola provincia di Napoli che ha anche il più elevato tasso di emigrazione netta (esattamente 5 italiani emigrati all anno ogni 1000 italiani residenti). L immigrazione netta di stranieri assorbe a livello regionale poco più di un decimo dell emigrazione di nazionali (tab e fig. 1.3). Rimane pertanto la doppia identità di una regione che è allo stesso tempo area di esodo dei propri cittadini e area di approdo degli immigrati stranieri. Immigrati che non vedono più nella Campania soltanto una terra di transito nel loro percorso migratorio, ma non di rado anche zona di insediamento stabile. Va sottolineato infatti che i dati fin qui utilizzati si riferiscono alla sola componente residente sul territorio regionale, non tengono quindi conto di quella parte dell immigrazione regolare che non si radica sul territorio e di quella irregolare e clandestina. 43

20 Fig Tasso migratorio netto medio annuo (per 1000 abitanti) distinto nella componente italiana e in quella straniera per provincia. Italia, intervallo intercensuario Italiani 8 6 Centro-nord Mezzogiorno SA CE -4-6 BN NA AV ,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 St ranieri Fig Tasso migratorio netto medio annuo (per 1000 abitanti) distinto nella componente italiana e in quella straniera. Province della Campania, intervallo intercensuario ,0 CAMPANIA Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno 0,0 per 1000 abitanti -1,0-2,0-3,0-4,0-5,0 italiani stranieri totale 44

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