Parte seconda Moneta e politica monetaria

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1 Parte seconda Moneta e politica monetaria Moneta e la politica monetaria L'offerta di moneta Gli strumeti della politica monetaria Gli effetti della politica monetaria...7 Pagina 1 di 8

2 Moneta e la politica monetaria La moneta è quell'oggetto che la gente si è abituata ad accettare in cambio delle merci. La moneta funge quindi da mezzo di pagamento. Inoltre, come abbiamo visto, la moneta ha altre funzioni. E una misura dei valori, è - come si dice anche - un numerario. Ancora, è un deposito di valore: chi ottiene moneta in cambio di una merce che ha ceduto, non è obbligato a spenderla immediatamente ma può conservarla per convertirla in merci in un'epoca successiva. In una collettività primitiva, l'oggetto che viene accettato quale moneta può essere una conchiglia o una pietra rara. In un'altra collettività può essere una collana con determinate caratteristiche, In un'altra collettività ancora, può essere l'oro coniato, cioè trasformato in dischetti di un determinato peso, sulle cui facce sono state impresse delle immagini. Ai nostri giorni esiste la moneta cartacea, cioè la banconota stampata da un'autorità - di solito è stampata dalla Banca centrale che si serve di una tipografia specializzata. Non esiste quindi un attributo universale che caratterizzi in tutti i tempi e in tutti i luoghi un oggetto facendone moneta L'offerta di moneta Ai nostri giorni la moneta metallica che contenga una certa quantità di metallo prezioso, ad esempio di oro, è scomparsa dalla scena ed è stata completamente soppiantata dalla carta moneta. L'emissione di moneta cartacea è attualmente in tutti i paesi un'attività esercitata in condizione di monopolio da un'autorità politica, la Banca Centrale o il Tesoro. Le banche di deposito di regola non possono emettere carta moneta anche se, come tra poco diremo, possono creare un altro tipo di moneta. Il sistema monetario attuale è nato dalle ceneri di un sistema precedente in cui i metalli preziosi giocavano ancora una funzione importante. In origine il sovrano coniava moneta metallica garantendo che ogni dischetto contenesse un certo quantitativo di oro o d'argento. Successivamente i privati potevano recarsi all'officina in cui si effettuava il conio - l'officina era chiamata zecca - lasciare in deposito una certa quantità di metallo prezioso in barre, in lingotti oppure in diverse specie monetarie e ottenere in cambio moneta cartacea che era rappresentativa del deposito di metallo prezioso. La carta moneta così emessa dall'autorità politica poteva essere convertita su richiesta del possessore in metallo prezioso equivalente. Questo sistema di moneta cartacea convertibile a richiesta in oro, si chiamava sistema aureo ( gold standard ). Man mano che la circolazione delle banconote si affermava e il pubblico acquistava dimestichezza e fiducia con la carta moneta, il rapporto tra banconote in circolazione e riserva d oro che ne garantiva la copertura, si allentava. Il pubblico si serviva cioè sempre più frequentemente della carta moneta come mezzo di pagamento e la convertibilità in oro diventava sempre più una eventualità teorica. L'autorità politica poteva così emettere carta moneta sapendo che non tutti i possessori di banconote avrebbero chiesto nel medesimo istante la conversione in oro (o in argento). La circolazione di banconote basata sulla fiducia (circolazione fiduciaria) poteva così diventare relativamente indipendente dalla riserva di metallo prezioso posseduto dall'autorità politica. In alcuni paesi in circostanze eccezionali si impose poi il corso forzoso della carta moneta, si fece cioè obbligo ai cittadini di accettare le banconote emesse dalla Banca centrale o dal Tesoro senza la garanzia della convertibilità. Il sistema monetario si trasformò progressivamente passando dall'oro alla circolazione fiduciaria di carta moneta. Attualmente non esiste più alcun rapporto tra moneta cartacea e riserva di metallo prezioso. Fino al 1971 l'oro reggeva ancora una responsabilità monetaria nei rapporti internazionali. Come diremo nel prossimo capitolo, attualmente l'oro ha perduto anche questa funzione di convertibilità del sistema dei pagamenti internazionali. Apparentemente quando il sistema monetario (interno o internazionale) perde ogni relazione con il metallo prezioso, non ci sono più «regole» Pagina 2 di 8

3 obiettive che governano la circolazione monetaria: il governo è arbitro di emettere quanta moneta vuole senza alcun vincolo. Nei fatti le cose stanno diversamente perché la moneta esistente, l'offerta di moneta, influenza indirettamente il livello di attività economica, convalida le decisioni di prezzo assunte dagli imprenditori e perciò proietta la sua influenza sul cosiddetto equilibrio esterno, sull'equilibrio nella bilancia dei pagamenti che, come vedremo nel prossimo capitolo, pone seri vincoli ad un paese e alla sua autorità politica. Vediamo ora come l'autorità monetaria (Banca centrale e/o ministero del Tesoro) può influire sulla quantità di moneta in circolazione, sull'offerta di moneta. I mezzi più comunemente usati dall'autorità monetaria per influire sull'offerta di moneta, sono le operazioni di mercato aperto, il risconto, il coefficiente di riserva obbligatoria. Per vedere questi strumenti della politica monetaria in azione, è necessario dire che prima cos è l offerta di moneta e quali sono i rapporti che intercorrono tra l'autorità monetaria, le banche e il pubblico. Si definisce come «offerta di moneta» l'insieme dei mezzi di pagamento che gli operatori economici possono utilizzare. L'offerta di moneta consiste soprattutto di moneta legale (banconote emesse dalla Banca centrale) e dei depositi bancari che permettono l'emissione di assegni. Nei moderni sistemi economici le banche fanno da intermediario tra i risparmiatori che offrono fondi e gli operatori, gli imprenditori che domandano fondi per finanziare la produzione e gli investimenti. Le banche raccolgono i risparmi che confluiscono in appositi conti e impiegano tali risparmi aprendo crediti agli imprenditori. Una frazione dei depositi raccolti va però accantonata come riserva obbligatoria di liquidità ed un'altra frazione può essere congelata come riserva libera, discrezionale, di liquidità. Ciò che residua, una volta dedotte le riserve di liquidità, può essere dato in prestito alla clientela. Costituisce il cosiddetto potenziale di credito delle banche. Supponiamo che in media l'aliquota o coefficiente di riserva obbligatoria sia un quinto dei depositi, cioè il 20%. Facciamo il caso che un cliente depositi in banca un milione di lire in banconote. La banca A che ha ricevuto il deposito, deve accantonare il 20% in riserva obbligatoria e può impiegare in prestiti ciò che residua, cioè l'80%, cioè 800 mila lire. Se un imprenditore che dia le dovute garanzie chiede esattamente questa cifra, la banca A concede un prestito di 800 mila lire. Di solito il fido concesso viene utilizzato dall'imprenditore sotto forma di scoperto di conto corrente: l'imprenditore viene cioè autorizzato dalla banca A ad emettere assegni fino all'importo di 800 mila lire. Per semplificare, supponiamo che l'imprenditore usi il fido concesso emettendo un solo assegno e intestandolo ad un suo fornitore; che il fornitore versi l'assegno sul proprio conto corrente che egli ha acceso presso un'altra banca, la banca B. La Banca B vede accrescersi i suoi depositi di 800 mila lire. A fronte di questo nuovo deposito la banca B deve trattenere una riserva obbligatoria del 20%, cioè pari in cifra assoluta a 800 mila x0,2 = 160 mila lire. Ciò che residua - vale a dire la differenza tra il deposito 800 mila e la riserva obbligatoria di 160 mila lire, quindi 640 mila lire - è il potenziale di credito della banca B, è quanto la banca B può dare in prestito ad un altro imprenditore. Si può continuare il ragionamento ipotizzando che la banca B conceda un prestito ad un altro imprenditore per 640 mila lire e che questo imprenditore possa utilizzare la somma affidatagli emettendo assegni. Lasciamo al lettore la cura di svolgere ulteriormente l'esempio. II processo che abbiamo or ora descritto si chiama moltiplicazione dei depositi. Un deposito iniziale di un milione di lire permette la creazione, all'interno del sistema bancario, di altri depositi. Ogni deposito consente l'emissione di un particolare mezzo di pagamento, l'assegno bancario, che serve agli operatori economici per estinguere le proprie obbligazioni - ad esempio, serve a pagare i fornitori, i salari dei dipendenti e così via. L'assegno bancario è moneta o, se si vuole, il deposito a vista - utilizzabile cioè senza particolari vincoli temporali - è moneta. Questa forma di moneta si chiama moneta bancaria o moneta secondaria, per distinguerla dalla moneta legale, le banconote emesse dalla Banca centrale, detta anche moneta primaria. Pagina 3 di 8

4 Si può calcolare facilmente a quanto ammonta la creazione dei depositi e quindi di moneta bancaria a fronte di un deposito iniziale. Nell'esempio prima fatto, al deposito iniziale di un milione di lire segue un deposito di 800 mila lire, quindi si avrà un deposito di 640 mila lire e così via. La creazione dei depositi quindi man mano che procede, va, per così dire, smorzandosi. Essa si spinge fino al punto in cui la «perdita» nel processo moltiplicativo - costituita dall'accantonamento delle riserve obbligatorie ad opera di ciascuna banca - eguaglia esattamente la somma del deposito iniziale. Ciò vuol dire che l'insieme di tutti i depositi che si vengono a formare nel sistema bancario dà luogo ad una riserva obbligatoria (secondo il coefficiente q) che uguaglia il deposito iniziale. Se riprendiamo l'esempio numerico prima fatto, troviamo che la grandezza 1/q - detta anche moltiplicatore dei depositi - è pari 1/0,2, cioè è pari a 5. Perciò a fronte di un deposito iniziale di un milione di lire, il sistema bancario può creare complessivamente depositi - e quindi moneta bancaria - pari a 5 milioni. Si osservi che quando l'insieme dei depositi ha raggiunto il livello di 5 milioni, le banche hanno accantonato una riserva obbligatoria esattamente pari al deposito iniziale, cioè pari a un milione di lire. Vediamo ora come le autorità monetarie possono manovrare l'offerta di moneta., 1.2. Gli strumeti della politica monetaria Le autorità monetarie influiscono sull'offerta di moneta mediante l'impiego di tre strumenti: l'aliquota della riserva obbligatoria; le operazioni di mercato aperto; il risconto. Variando il coefficiente o aliquota di riserva obbligatoria, la Banca centrale permette al sistema delle banche di deposito di espandere o di contrarre l'offerta di moneta bancaria, a parità di ogni altra circostanza. Così, se la Banca centrale decide, ad esempio, di aumentare il coefficiente di riserva obbligatoria, ciò riduce il moltiplicatore dei depositi, cioè la grandezza 1/q. Se il coefficiente di riserva viene innalzato passando, poniamo, da 0,2 a 0,25, il moltiplicatore dei depositi diminuisce passando dal valore di 5 al valore di 4. Viceversa, se la Banca centrale impone alle banche di deposito un'aliquota di riserva più bassa, il moltiplicatore dei depositi si innalza: ogni banca per ciascun deposito raccolto deve ora accantonare una frazione minore quale riserva e può perciò concedere in prestito agli imprenditori un ammontare più alto. In secondo luogo, le autorità monetarie - cioè la Banca centrale e il Tesoro - possono influire sull'offerta di moneta mediante le cosiddette operazioni di mercato aperto. Con questo tipo di operazioni la Banca centrale è semplicemente uno dei tanti operatori che agiscono sul mercato dei titoli. Le operazioni di mercato aperto sono infatti la compera e la vendita di titoli da parte della Banca centrale. La Banca centrale dà ad un agente di borsa l'ordine di acquistare o di vendere titoli per un certo importo. Supponiamo che la Banca centrale dia l'ordine di comprare 100 milioni di titoli (titoli del debito pubblico oppure obbligazioni e azioni emesse da privati). La Banca centrale cede moneta legale all'agente di borsa in controvalore dei titoli acquistati. La moneta legale passa quindi dall'agente di borsa ai privati che prima possedevano i titoli e ora li hanno venduti, beninteso dedotto il compenso dovuto all'agente di borsa. Coloro che hanno venduto titoli ora si trovano a disporre di una somma di moneta legale che di solito viene da loro depositata presso una banca. I depositi del sistema bancario aumentano inizialmente dello stesso importo dei titoli venduti, cioè nell'esempio di 100 milioni di lire. Il sistema bancario può aumentare gli impieghi, i prestiti agli imprenditori, tenuto conto beninteso delle somme da accantonare in riserva obbligatoria. Comincia così ad avviarsi il processo di moltiplicazione dei depositi che si arresta, come si è visto prima, quando le riserve legali accantonate da tutte le banche ammontano complessivamente alla somma inizialmente depositata, cioè nell'esempio a 100 milioni di lire. Il Pagina 4 di 8

5 processo inverso si verifica nel caso che la Banca centrale, anzicché comprare, vende titoli. La Banca centrale ha un suo portafoglio titoli che può vendere ai privati. Se la Banca centrale vende titoli, essa riceve dai privati in cambio moneta. Supponiamo che la Banca centrale venda 100 milioni di titoli. Chi acquista i titoli attinge a depositi che aveva presso il sistema bancario. I depositi quindi diminuiscono dello stesso importo costituito dal valore dei titoli acquistati, cioè nell'esempio diminuiscono di 100 milioni. Si mette così in moto un processo inverso a quello della espansione dei depositi: le banche sono costrette a ridurre gli impieghi in proporzione e si ha una contrazione della moneta bancaria. Le operazioni di risconto sono il terzo canale attraverso il quale le autorità possono influire sull'offerta di moneta. Il risconto è un'operazione mediante la quale le banche di deposito, le banche commerciali, chiedono alla Banca centrale di cedere loro moneta legale in cambio di carta commerciale (cambiali) che le banche hanno a loro volta ricevuto dagli imprenditori affidati. Le banche possiedono spesso «pagherò» ricevuti in cambio dei prestiti concessi. Quando una banca commerciale ha bisogno di moneta contante, di liquidità primaria, perché ad esempio può espandere gli impieghi concedendo ulteriori prestiti agli imprenditori, il banchiere si rivolge alla Banca centrale, all'istituto di emissione, e chiede che gli venga scontata una certa cifra di cambiali. L'Istituto di emissione può accogliere la richiesta e concedere moneta legale contro la cessione di cambiali. L'operazione ha un costo: la Banca centrale applica infatti alla carta commerciale, alle cambiali, un saggio di sconto, una percentuale fissata su base annua. Se ad esempio la banca commerciale presenta al risconto cambiali dell'importo di 200 milioni ed aventi tutte scadenza da qui ad un anno; e se il saggio di sconto praticato dall'istituto di emissione è il 20%, allora la banca commerciale riceve meno di 200 milioni, riceve esattamente (0,2x200) = = 160 milioni in moneta legale. Il saggio di sconto praticato dalla Banca centrale si chiama saggio ufficiale di sconto. Esso misura il costo del denaro, della liquidità primaria, che le banche commerciali devono sostenere se vogliono accedere al risconto. Il saggio ufficiale di sconto è un indicatore importante dei costo del denaro per tutta l'economia. La singola banca commerciale guarda, infatti, al saggio ufficiale di sconto per decidere quale saggio di interesse praticare sui crediti concessi agli imprenditori. Se il saggio ufficiale di sconto è, mettiamo, il 20%, ogni banca commerciale chiederà agli imprenditori un interesse maggiore del 20%. La maggiorazione dipende dall'entità dei costi del sistema bancario e dagli utili che le banche intendono lucrare. Il saggio ufficiale di sconto è il costo del denaro per il banchiere ed è naturale che il banchiere faccia pagare a sua volta il denaro ad un interesse un poco più alto se deve rifarsi delle spese di gestione e se deve guadagnare un utile. Quando l'istituto di emissione concede alle banche commerciali il risconto, si mette in movimento il processo di moltiplicazione dei depositi: le banche commerciali, col denaro fresco ottenuto dall'istituto di emissione, possono concedere prestiti che di solito vengono utilizzati dagli imprenditori con l'emissione di assegni. Gli assegni vengono depositati dai beneficiari presso altre banche, e così via. Modifiche dell'aliquota di riserva obbligatoria; operazioni di mercato aperto; risconto sono le principali vie attraverso le quali l'autorità monetaria influenza deliberatamente l'offerta di moneta. Ma l'offerta di moneta può crescere o diminuire per cause che non sono sotto lo stretto controllo della Banca centrale. In un'economia aperta (al commercio con l'estero) l'offerta di moneta è influenzata anche dal saldo della bilancia dei pagamenti che, come vedremo, è un conto nel quale si registrano le transazioni tra un paese e il Resto del Mondo. Supponiamo per semplicità che questo conto registri solo incassi dovuti ad esportazioni di merci ed esborsi dovuti ad importazioni. Al giorno d'oggi di solito chi acquista merci dall'estero ed ha bisogno ad esempio di dollari per pagare le importazioni, di solito si rivolge alla Banca centrale o ad un Istituto ad essa collegato per avere i dollari necessari. Gli importatori di merci dall'estero cedono alla Banca centrale ovvero, come in Italia, all'ufficio italiano dei cambi, cedono moneta nazionale per ottenere dollari da spendere nell'acquisto di merci straniere. Al contrario, chi esporta e riscuote valuta straniera, poniamo dollari, cederà i dollari riscossi all'ufficio italiano dei cambi ed otterrà in cambio moneta legale del nostro paese, cioè lire italiane. Quando la bilancia dei pagamenti è attiva, cioè vuol dire che le somme riscosse dall'estero per esportazioni sono maggiori Pagina 5 di 8

6 delle somme pagate all'estero per importazioni. Gli imprenditori italiani, ad esempio, nel caso di un attivo di bilancia dei pagamenti, si trovano ad avere riscosso una cifra in dollari maggiore della cifra in dollari che hanno sborsato. In questo caso si hanno due effetti simmetrici: aumenta la riserva in dollari detenuta dalla Banca centrale e aumenta la circolazione monetaria in lire. L'Ufficio italiano dei cambi ha trasferito infatti, nel caso di un attivo di bilancia, agli imprenditori più lire di quante ne abbia da loro incassate in contropartita di dollari. Si conclude che un saldo attivo della bilancia dei pagamenti comporta un aumento della circolazione di moneta legale all'interno e un aumento della riserva di valuta estera di importo equivalente. Il contrario accade quando la bilancia dei pagamenti va in passivo. Un passivo della bilancia esterna comporta la distruzione di moneta, di liquidità primaria, perché gli imprenditori hanno ceduto all'autorità monetaria più moneta (per ottenere dollari) di quanta ne abbiano ricevuta (nel cedere dollari). I movimenti o saldi nella bilancia dei pagamenti non dipendono direttamente dal comportamento delle autorità monetarie ma da una serie di circostanze come l'andamento del commercio internazionale, la competitività delle esportazioni, e così via, circostanze che discuteremo nel prossimo capitolo. Perciò la formazione o la distruzione di liquidità attraverso la bilancia dei pagamenti non è sotto il controllo diretto della Banca centrale. Quando c'è un saldo attivo ed aumenta la circolazione monetaria, la Banca centrale non può farci nulla e lo stesso si dica nel caso di un disavanzo della bilancia dei pagamenti che porta a distruzione di liquidità. Naturalmente la Banca centrale può compensare una creazione o una distruzione di moneta che avvengano tramite la bilancia dei pagamenti e che siano ritenute eccessive o indesiderate. La compensazione avviene manovrando in senso opposto uno o più strumenti che sono quelli già visti, a disposizione dell'autorità monetaria. Così nel caso che la bilancia dei pagamenti registri un forte ed improvviso disavanzo a cui corrisponde una riduzione dell'offerta di moneta, la Banca centrale può compensare questo evento indesiderato con operazioni di mercato aperto: la Banca centrale acquisterà titoli e cederà liquidità primaria ai privati controbilanciando l'effetto del disavanzo verificatosi nei conti con l'estero. Analogamente, si potrebbe praticare una politica più ampia del risconto ovvero alternativamente ridurre l'aliquota di riserva obbligatoria.,, Un altro canale che le autorità monetarie non controllano quanto alla formazione di moneta, è quello costituito dal bilancio dello Stato (in genere, il bilancio delle Amministrazioni pubbliche) e dalle sue esigenze di finanziamento. Se il bilancio statale è in disavanzo, occorre denaro per finanziare spese pubbliche eccedenti le entrate. Il ministro del Tesoro è chiamato a finanziare l'eccesso di spesa pubblica mediante due possibili vie: o emette titoli del debito pubblico che colloca presso privati e presso banche oppure chiede alla Banca centrale di anticipare moneta. A volte il Tesoro ottiene dalla Banca centrale moneta in cambio di titoli del debito pubblico che esso (il Tesoro) non è riuscito a collocare presso il pubblico o presso le banche commerciali. In sostanza, il disavanzo pubblico può essere finanziato o mediante il risparmio privato o mediante l'emissione di moneta. Quando il deficit pubblico è coperto dai privati - che cedono risparmio contro titoli - diminuiscono i depositi esistenti presso le banche ovvero le banche stesse trasformano una parte dei depositi ottenuti dai privati in titoli del debito pubblico. Quando invece il disavanzo pubblico è coperto con emissione di moneta, aumenta la liquidità primaria posseduta dal pubblico e dalle banche, aumentano i depositi e le banche possono convertire i maggiori depositi (una parte di questi) in maggiori prestiti agli imprenditori. Un eventuale avanzo nei conti della Pubblica amministrazione avrebbe effetti simmetricamente opposti sulla circolazione monetaria. Lo Stato potrebbe destinare l'avanzo al rimborso di titoli del debito pubblico oppure a ridurre il debito contratto con la Banca centrale. Nel primo caso, lo Stato prende titoli dai privati e cede loro moneta, aumentando la circolazione, la liquidità. Nel secondo caso, lo Stato sottrae un potere d'acquisto dal mercato (perché le imposte superano la spesa pubblica) senza procedere ad una corrispondente immissione di liquidità. La politica monetaria incide sulla disponibilità di credito e sul suo costo per gli imprenditori. Quando la Banca centrale riduce il saggio ufficiale di sconto, gli imprenditori vedono diminuire il costo Pagina 6 di 8

7 del credito, cioè il saggio di interesse che essi devono pagare alle banche. Il contrario accade quando la Banca centrale aumenta il saggio ufficiale di sconto. Anche le operazioni di mercato aperto e le variazioni dell'aliquota di riserva obbligatoria hanno influenza non solo sulla disponibilità di denaro bensì anche sul suo costo. Se la Banca centrale compra titoli e cede moneta, il prezzo dei titoli sale e il rendimento effettivo sugli stessi si riduce. Se la Banca centrale vende titoli e rastrella moneta, si verifica il contrario: il prezzo dei titoli scende e il saggio di rendimento effettivo sugli stessi si innalza. Nel caso delle modifiche apportate dalla Banca centrale all'aliquota di riserva obbligatoria, l'effetto diretto che si ha è sulla dimensione del credito che le banche commerciali possono concedere. Una riduzione dell'aliquota permette, a parità di depositi iniziali di accrescere gli impieghi bancari, cioè i depositi che si possono successivamente creare; e il contrario avviene quando si aumenta l'aliquota di riserva obbligatoria. Se però le banche, per effetto della variazione dell'aliquota, possono concedere più credito oppure meno credito, è verosimile che ne sarà influenzato anche il saggio di interesse. Quando l'aliquota viene ridotta e il moltiplicatore dei depositi aumenta, è verosimile che le banche per invogliare gli imprenditori a richiedere maggiori prestiti offrano credito ad un saggio di interesse più basso. Il contrario dovrebbe verificarsi quando viene innalzata l'aliquota Gli effetti della politica monetaria Abbiamo già accennato alla cosiddetta asimmetria della politica monetaria: quando la Banca centrale pratica una politica monetaria espansiva - riducendo l'aliquota di riserva obbligatoria oppure acquistando titoli in borsa oppure ancora aumentando il risconto concesso alle banche commerciali - essa consente al sistema bancario di accrescere gli impieghi e di praticare agli imprenditori saggi di interesse più bassi sui prestiti concessi, ma non è affatto detto che gli imprenditori utilizzino appieno il potenziale di credito ora disponibile. Gli imprenditori possono aver maturato aspettative pessimistiche sul futuro e perciò la loro propensione ad indebitarsi e ad accrescere gli investimenti può essere modesta, nonostante che le banche abbiano da offrire una grande quantità di denaro e a basso costo. Una politica monetaria espansiva perciò può essere inefficace. Il risultato di tale politica può essere un aumento della liquidità del sistema bancario, rimanendo il potenziale di credito inutilizzato. Viceversa, una politica monetaria restrittiva che faccia diminuire il credito e ne faccia aumentare il costo, è in condizioni normali più efficace: a parità di ogni altra circostanza, gli imprenditori non trovano il denaro necessario o, se lo trovano, lo devono pagare ad un interesse molto elevato. Date le prospettive di guadagno degli imprenditori, una politica monetaria restrittiva deprime la propensione all'investimento e incide perciò sulla spesa globale. Come è stato anche detto con un'immagine efficace, la politica monetaria è come una corda: se la si stringe intorno al collo degli imprenditori, si toglie loro il fiato e li si frena. Se invece si allenta la corda, non è affatto detto che gli imprenditori si rianimino e divengano più attivi, più propensi ad investire. Si è anche discusso sulle variabili che sono influenzate dalla politica monetaria e sulla stessa possibilità di definire una grandezza come l'offerta di moneta quale grandezza indipendente dalla domanda di moneta. Precedentemente abbiamo discusso i moventi che inducono il pubblico a detenere in forma liquida, in moneta infruttifera, una parte delle proprie attività patrimoniali. Abbiamo cioè definito la domanda di moneta stabilendo che essa dipende sia dal reddito che dal saggio di interesse. In questo capitolo abbiamo invece parlato dell'offerta di moneta mostrando che essa è formata essenzialmente di moneta primaria (legale) e di moneta secondaria (assegni bancari). Mentre è possibile dare della domanda di moneta un'idea abbastanza chiara e non ambigua, tuttavia altrettanto non si può fare col concetto di «offerta di moneta». I privati possono infatti usare come mezzi di pagamento tanto la moneta legale quanto gli assegni. Ma possono usare in certe condizioni anche altri strumenti. Per esempio, i depositi a vista consentono di emettere assegni mentre spesso si dice che i depositi vincolati non lo consentono e perciò non sono moneta. Ma un operatore che abbia bisogno di Pagina 7 di 8

8 moneta spesso può trasformare rapidamente un deposito vincolato in deposito a vista. Analogamente si può fare con altri strumenti finanziari. Ad esempio, un titolo del debito pubblico a breve scadenza ed anche un'obbligazione privata che abbiano largo mercato possono essere rapidamente trasformati all'occorrenza in moneta. Quindi è difficile anche definire che cosa si intende con il termine «offerta di moneta» e si sono coniate diverse definizioni di questa grandezza. Ad esempio, in Italia si parla di «base monetaria» per indicare la somma di circolante (moneta legale in banconote e in specie metallica) più le riserve delle banche, sia quelle obbligatorie sia quelle riserve di liquidità facoltative o comunque accantonate dal sistema bancario. Ma si parla anche di una grandezza detta M2 che include il circolante e i depositi bancari nonché i depositi postali. Si parla poi ancora di un'altra grandezza dettam3 per indicare la somma di M2 più i buoni ordinari del Tesoro, cioè titoli del debito pubblico a scadenza non superiore all'anno; e così via. L'ambiguità dell'espressione «offerta di moneta» è una questione concettuale, non è una questione di definizioni. In ogni istante di tempo, la collettività è dotata di un certo stock di ricchezza che è formato di beni a cui corrispondono attività monetarie e attività finanziarie. Le attività monetarie sono quelle attività patrimoniali che possono essere usate come mezzi di pagamento, sono attività liquide che si possono convertire immediatamente in altre attività o in beni. Le attività finanziarie sono invece attività più o meno illiquide, ad esempio sono i depositi vincolati oppure i titoli. Le attività monetarie non rendono nulla e, come si è visto, il loro possesso da un lato conferisce il vantaggio della liquidità, dall'altro comporta una perdita in termini di mancato interesse. Le attività finanziarie al contrario rendono un interesse ma presentano l'inconveniente dell'illiquidità almeno fino alla scadenza. Le attività finanziarie possono tuttavia essere vendute e convertite in moneta ove i possessori lo ritengano necessario per far fronte alle esigenze di pagamento. Un titolo può essere liquidato più o meno prontamente alla bisogna. Se gli operatori hanno bisogno di moneta possono cedere le loro attività finanziarie e ottenere moneta. La vendita dei titoli, ad esempio, comporta una caduta dei corsi e un aumento del saggio effettivo di rendimento, ove divenga un fenomeno generalizzato dovuto al bisogno di moneta. Ma la Banca centrale può attutire l'effetto di una massiccia liquidazione delle attività finanziarie intervenendo sul mercato dei titoli come acquirente e provvedendo perciò la liquidità che gli operatori ricercano. Se ne conclude che il pubblico è sempre in grado di procurarsi la liquidità necessaria (mediante la cessione di attività finanziarie) e che la Banca centrale può ostacolare o può facilitare questa ricerca. Se la ostacola, il saggio di rendimento sulle attività finanziarie cresce; se la facilita, il saggio di rendimento e quindi il costo in genere dei mezzi finanziari non aumenta o addirittura può ridursi. Come può procurarsi la liquidità di cui ha bisogno, così il pubblico può disfarsi della liquidità indesiderata o può non impiegarla affatto. Se la Banca centrale aumenta la circolazione di moneta primaria, ad esempio con operazioni di mercato aperto (acquisto di titoli), coloro che possedevano i titoli ed ora hanno in mano moneta legale possono depositarla in banca ma possono anche usarla per estinguere debiti precedentemente contratti con la stessa banca. Se essi la depositano in banca ed emettono assegni, coloro che ottengono gli assegni possono depositarli presso un'altra banca ma possono anche comprare titoli. Inoltre anche se gli assegni sono depositati in banca, non è detto che la banca trovi imprenditori disposti a chiedere credito e ad emettere altri assegni. In conclusione, la circolazione monetaria, dei vari tipi di moneta o quasi moneta che sono accettati come mezzo di pagamento, dipende dal fabbisogno di moneta che lnlensita ea effetti Geli inflazione gli operatori, il pubblico, esprimono. Non esiste un'«offerta di moneta» che sia indipendente dalla domanda di moneta. La Banca centrale può ostacolare o può facilitare la ricerca di moneta da parte degli operatori. Perciò la Banca centrale è in grado di influire sul saggio di interesse piuttosto che sulla «quantità» di moneta desiderata. Pagina 8 di 8

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