Giacomo Puccini LA BOHÈME OPERE E BALLETTI

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1 Giacomo Puccini LA BOHÈME S T A G I O N E OPERE E BALLETTI

2 S T A G I O N E OPERE E BALLETTI

3 SOCI FONDATORI PARTNER PRIVATI REGIONE SICILIANA ASSESSORATO AL TURISMO SPORT E SPETTACOLI

4 ALBO DEI DONATORI ART BONUS FONDAZIONE TEATRO MASSIMO FONDAZIONE SICILIA Francesco Giambrone Sovrintendente TASCA D ALMERITA CAFFÈ MORETTINO ANNIBALE BERLINGIERI OMER SAIS AUTOLINEE CONSIGLIO DI INDIRIZZO Leoluca Orlando Leonardo Di Franco Daniele Ficola Francesco Giambrone Enrico Maccarone Anna Sica (sindaco di Palermo) Presidente Vicepresidente Sovrintendente AGOSTINO RANDAZZO FILIPPONE ASSICURAZIONE GIUSEPPE DI PASQUALE COLLEGIO DEI REVISORI Maurizio Graffeo Marco Piepoli Gianpiero Tulelli Presidente

5 TURNI LA BOHÈME Scene liriche in quattro quadri Data Turno Ora Giovedì 13 dicembre Prime Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica da Scènes de la vie de bohème di Henri Murger Musica di Giacomo Puccini Venerdì 14 dicembre Scuola Sabato 15 dicembre F Domenica 16 dicembre D Prima rappresentazione Torino, Teatro Regio, I febbraio 1896 Martedì 18 dicembre F.A Mercoledì 19 dicembre C Giovedì 20 dicembre Opera Venerdì 21 dicembre B Editore proprietario: Casa Ricordi, Milano Sabato 22 dicembre Danza Domenica 23 dicembre F.A La prima di giovedì 13 dicembre sarà trasmessa in diretta streaming sul sito del Teatro Massimo. Allestimento del Teatro Massimo di Palermo

6 ARGOMENTO 13 SYNOPSIS 17 ARGUMENT 21 HANDLUNG 25 Francesca Stassi INTRODUZIONE ALL OPERA 31 Luca Fontana SUNT LACRIMAE RERUM 41 IL LIBRETTO 77 QUADRO PRIMO 80 QUADRO SECONDO 95 QUADRO TERZO 110 QUADRO QUARTO 119 LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO 133 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 149 NOTE BIOGRAFICHE 153

7 ARGOMENTO 13 SYNOPSIS 17 ARGUMENT 21 HANDLUNG 25

8 13 ARGOMENTO Quadro I Parigi, vigilia di Natale, 1830 circa. Nella loro soffitta del quartiere latino, il pittore Marcello e il poeta Rodolfo tentano di scaldarsi bruciando le pagine dell ultimo dramma di Rodolfo. Li raggiungono i loro amici Colline, giovane filosofo, e Schaunard, musicista, che ha trovato lavoro e porta cibo, legna e denaro. Ma mentre festeggiano l insperata fortuna, il padrone di casa, Benoît, viene a riscuotere l affitto. I giovani gli offrono del vino e lo spingono a raccontare le sue avventure galanti, poi lo buttano fuori fingendo indignazione. Rodolfo promette agli amici, che si recano a festeggiare al Café Momus, di raggiungerli non appena completato un articolo. Bussano di nuovo: la vicina, Mimì, dice che la sua candela si è spenta mentre saliva le scale. Rodolfo le offre del vino per farla riprendere dallo svenimento, le riaccende la candela e l accompagna alla porta. Mimì ha lasciato cadere la chiave: mentre la cercano, entrambe le candele si spengono. Alla luce della luna il poeta afferra la mano della fanciulla e le racconta i suoi sogni ( Che gelida manina ). Lei ricambia con la sua vita solitaria: fiori ricamati e l attesa della primavera ( Sì. Mi chiamano Mimì ). Innamorati, Mimì e Rodolfo si recano a raggiungere gli amici ( O soave fanciulla ).

9 14 I / ARGOMENTO 15 Quadro II Tra le grida dei venditori di strada, Rodolfo compra a Mimì una cuffietta, poi la presenta agli amici al Café Momus, dove ordinano la cena. Un venditore di giocattoli, Parpignol, è assediato dai bambini. Musetta, che era stata l amante di Marcello, fa un appariscente ingresso al braccio del vecchio e ricco Alcindoro. Cercando di riconquistare l attenzione del pittore, canta un valzer seducente ( Quando men vo soletta per la via ). Lamentandosi della scarpa stretta, Musetta spedisce Alcindoro a comprarne un altro paio, poi si getta tra le braccia di Marcello. Approfittando del passaggio della parata dei soldati, i giovani se ne vanno lasciando ad Alcindoro il conto da pagare. Quadro III All alba alle porte di Parigi, un sergente della dogana fa entrare in città le donne provenienti dalla campagna, mentre all interno di una locanda si sentono le voci di Musetta e di altri festaioli. Arriva Mimì, alla ricerca di Marcello, con il quale sfoga il suo dolore per l incessante gelosia di Rodolfo. Arriva Rodolfo, che ha dormito alla locanda, e Marcello la prega di andar via, ma Mimì si nasconde. Il poeta dice che vuole separarsi da Mimì perché è una civetta, ma quando l amico insiste confessa la sua preoccupazione: Mimì sta morendo, e la sua salute peggiora nella povertà in cui vivono. Sconvolta, Mimì si fa avanti per dire addio al suo amante, mentre Marcello torna alla locanda, inquietato dalle risate di Musetta ( D onde lieta uscì ). Mimì e Rodolfo ricordano la loro felicità e decidono di rimanere insieme fino a primavera, mentre Musetta e Marcello litigano e si separano furibondi. Quadro IV Alcuni mesi dopo, Rodolfo e Marcello nella soffitta soffrono la solitudine. Colline e Schaunard portano un magro pasto. I quattro inscenano una danza, poi un finto duello. Ma di colpo giunge Musetta, dicendo che Mimì è con lei, ma troppo debole per salire le scale. Rodolfo si precipita, Musetta racconta che Mimì le ha chiesto di accompagnarla dal suo amore, per morire con lui. Tutti si affannano per Mimì: Marcello va con Musetta a vendere gli orecchini per comprare una medicina; Colline impegna il suo cappotto ( Vecchia zimarra ). Rimasti soli, Mimì e Rodolfo ricordano i primi giorni del loro amore, fino a che la tosse non impedisce a Mimì di parlare ( Sono andati? Fingevo di dormire ). Al suo ritorno, Musetta dà a Mimì un manicotto che le scaldi le mani, e prega per lei. Mimì muore in silenzio: quando Schaunard si accorge che è morta, Rodolfo accorre invocandola disperato.

10 17 SYNOPSIS ACT I Paris, Christmas Eve, c In their Latin Quarter garret, the painter Marcello and poet Rodolfo try to keep warm by burning pages from Rodolfo s latest drama. They are joined by their comrades Colline, a young philosopher, and Schaunard, a musician who has landed a job and brings food, fuel and funds. But while they celebrate their unexpected fortune, the landlord, Benôit, arrives to collect the rent. Plying the older man with wine, they urge him to tell of his flirtations, then throw him out in mock indignation. As the friends depart for a celebration at the nearby Café Momus, Rodolfo promises to join them soon, staying behind to finish writing an article. There is another knock: a neighbor, Mimì, says her candle has gone out on the drafty stairs. Offering her wine when she feels faint, Rodolfo relights her candle and helps her to the door. Mimì realizes she has dropped her key, and as the two search for it, both candles are blown out. In the moonlight the poet takes the girl s shivering hand, telling her his dreams ( Che gelida manina ). She then recounts her solitary life, embroidering flowers and waiting for spring ( Sì. Mi chiamano Mimì ). Drawn to each other, Mimì and Rodolfo leave for the café ( O soave fanciulla ).

11 18 I / SYNOPSIS 19 ACT II Amid shouts of street hawkers, Rodolfo buys Mimì a bonnet near the Café Momus before introducing her to his friends. They all sit down and order supper. A toy vendor, Parpignol, passes by, besieged by children. Marcello s former lover, Musetta, enters ostentatiously on the arm of the elderly, wealthy Alcindoro. Trying to regain the painter s attention, she sings a waltz about her popularity ( Quando men vo soletta per la via ). Complaining that her shoe pinches, Musetta sends Alcindoro to fetch a new pair, then falls into Marcello s arms. Joining a group of marching soldiers, the Bohemians leave Alcindoro to face the bill when he returns. ACT III At dawn on the snowy outskirts of Paris, a Customs Officer admits farm women to the city. Musetta and revelers are heard inside a tavern. Soon Mimì walks by, searching for the place where the reunited Marcello and Musetta now live. When the painter emerges, she pours out her distress over Rodolfo s incessant jealousy. It is best they part, she says. Rodolfo, who has been asleep in the tavern, is heard, and Mimì hides; Marcello thinks she has left. The poet tells Marcello he wants to separate from his fickle sweetheart. Pressed further, he breaks down, saying Mimì is dying; her ill health can only worsen in the poverty they share. Overcome, Mimì stumbles forward to bid her lover farewell as Marcello runs back into the tavern to investigate Musetta s raucous laughter ( D onde lieta uscì ). While Mimì and Rodolfo recall their happiness, Musetta quarrels with Marcello. The painter and his mistress part in fury, but Mimì and Rodolfo decide to stay together until spring. ACT IV Some months later, Rodolfo and Marcello lament their loneliness in the garret. Colline and Schaunard bring a meager meal. The four stage a dance, which turns into a mock fight. The merrymaking is ended when Musetta bursts in, saying Mimì is downstairs, too weak to climb up. As Rodolfo runs to her, Musetta tells how Mimì has begged to be taken to her lover to die. While Mimì is made comfortable, Marcello goes with Musetta to sell her earrings for medicine, and Colline leaves to pawn his cherished overcoat ( Vecchia zimarra ). Alone, Mimì and Rodolfo recall their first days together, but she is seized with coughing ( Sono andati? Fingevo di dormire ). When the others return, Musetta gives Mimì a muff to warm her hands and prays for her life. Mimì dies quietly, and when Schaunard discovers she is dead, Rodolfo runs to her side, calling her name.

12 21 ARGUMENT Acte I Dans leur mansarde du Quartier Latin, le soir de Noël, le peintre Marcello et le poète Rodolfo tentent de ranimer le feu, qui avec une chaise, qui avec le manuscrit de son drame. Ils sont rejoints par leurs compagnons de bohème, le philosophe Colline et le musicien Schaunard qui a gagné de quoi réveillonner. Mais alors qu ils célèbrent cette fortune inattendue, le propriétaire, Benoît, vient chercher le loyer. Les jeunes lui offrent du vin et l exhortent à raconter ses aventures galantes. Une fois le logeur Benoît éconduit, les bohèmes s en vont au Café Momus, sauf Rodolfo, qui a un article à rédiger. Mais sa voisine, la cousette Mimì, vient quérir du feu pour sa bougie, et s évanouit de fatigue. Rodolfo lui offre du vin pour se remettre de l évanouissement. Mimì laisse tomber la clé de sa chambre: pendant la recherche, les deux bougies s éteignent. Au clair de lune, le poète saisit la main de la jeune fille et lui raconte ses rêves ( Che gelida manina ) et Mimì la sienne ( Sì. Mi chiamano Mimì ) et les jeunes gens s avouent leur amour naissant ( O soave fanciulla ) avant de rejoindre leurs amis chez Momus.

13 22 I / ARGUMENT 23 Acte II Dans la rue, Rodolfo achète un bonnet pour Mimì, puis la présente à ses amis au Café Momus, où ils commandent un dîner. Un vendeur de jouets, Parpignol, est assiégé par les enfants. Au Café Momus, les bohèmes sont rejoints inopinément par Musetta, l ancienne maîtresse de Marcello, qu accompagne un vieux beau, Alcindoro. Musetta use de toute sa séduction ( Quando men vo soletta per la via ) et reconquiert aisément Marcello, laissant à son vieux galant le soin de régler l addition de tout le groupe d amis. Acte III Une aube glacée à la barrière d Enfer, aux portes de Paris. Un sergent des douanes fait entrer des paysannes dans la ville, tandis qu on entend les voix de Musetta et d autres fêtards à l interieur d une auberge. Mimì vient confier à Marcello que sa vie commune avec Rodolfo est devenue difficile en raison de la jalousie de ce dernier. Marcello sermonne Rodolfo, mais apprend que celui-ci, sachant Mimì phtisique, préfère la laisser pour lui permettre de conduire une vie plus confortable. Mimì, bouleversée, fait ses adieux à son amant ( D onde lieta uscì ). Mais Mimì et Rodolfo se souviennent de leur bonheur et décident de rester ensemble jusqu au printemps, tandis que Marcello et Musetta se querellent. distrayant de la misère commune par des facéties (une danse, puis un duel). Mais soudain Musetta survient, annonçant qu elle est suivie par Mimì, quasi mourante. Rodolfo court à sa rencontre, tandis que Musetta explique que Mimì est revenue pour mourir près de Rodolfo. Musetta part vendre ses bijoux et Colline sa houppelande ( Vecchia zimarra ) pour pouvoir quérir un médecin. Restés seuls, Mimì et Rodolfo se souviennent des premiers jours de leur amour, mais la toux empêche à Mimi de parler ( Sono andati? Fingevo di dormire ). À son retour, Musetta donne à Mimì un manchon qui lui réchauffe les mains et prie pour elle. Mimi meurt en silence: quand Schaunard se rend compte qu elle est morte, Rodolfo accourt en l invoquant avec désespoir. Acte IV La mansarde du premier acte. Du temps a passé. Rodolfo et Marcel, incapables de travailler, évoquent leurs maîtresses perdues. Colline et Schaunard les rejoignent, tout aussi démunis qu eux, se

14 25 HANDLUNG Erstes Bild Am Weihnachtsabend in einer eiskalten Mansarde über den Dächern des Pariser Quartier Latin. So wie Marcello mit vor Kälte klammen Fingern sein anscheinend ewig unvollendet bleibendes Bild zu vervollständigen sucht, zwingt sich Rodolfo zum Dichten. Beides misslingt. Um den letzten Stuhl vor dem Zertrümmern und Verfeuern zu retten, opfert Rodolfo sein Dramenmanuskript aktweise den Flammen. Der Philosoph Colline und der Musiker Schaunard kommen an. Schaunard hat Arbeit gefunden und bringt Vorräte und Holz mit. Das große Fressen, voller Heiterkeit und Übermut, wird durch den Hauswirt Benoit gestört, der die überfällige Miete eintreiben will, doch auf Grund seiner eigenen doppelten Moral hinterlistig wieder vertrieben werden kann. Man beschließt, den Weihnachtsabend im Café Momus ausklingen zu lassen. Nur Rodolfo bleibt vorerst zurück, um einen Zeitungsartikel zu schreiben. Mimì steht vor der Tür; der Wind hat ihre Kerze ausgeblasen. Bei der Suche nach Mimis Schlüssel, finden sich ihre Hände und Rodolfo stellt sich ihr vor ( Che gelida manina ), dann Mimì erzählt ihr Leben ( Sì. Mi chiamano Mimì ). Das junge Paar folgt den Freunden ins Café Momus ( O soave fanciulla ).

15 26 I / HANDLUNG 27 Zweites Bild Im geschäftigen, vergnügten Trubel des Weihnachtsmarktes vor dem Café Momus. Mimì wird von Rodolfo in den Kreis der Bohèmiens eingeführt. Marcellos bitteres Räsonieren über die Liebe erreicht den Höhepunkt, als die Ursache seines Schmerzes, die kokett aufreizende Musette, am Arm des alten Staatsrates Alcindoro erscheint. Mit der ihr eigenen Faszination gewinnt sie Marcello zurück ( Quando men vo soletta per la via ), dem Hahnrei Alcindoro bleibt nur die Rechnung. Drittes Bild Aschermittwoch am trostlosen Stadtrand von Paris. Verzweifelt sucht Mimì nach Rodolfo und erhofft sich Auskunft sowie auch Rat von Marcello. Doch dieser rät ihr nur zynisch, den eifersüchtigen Dichterfreund laufen zu lassen. Im falschen Glauben, dass Mimì bereits gegangen sei, erzählt Rodolfo dem Freund, dass er sich wegen ihrer tödlichen Krankheit von dem Mädchen getrennt habe. Ein Hustenanfall verrät Mimì. Rodolfo verspricht ihr, durch die Situation in die Enge getrieben, einen Aufschub der Trennung ( D onde lieta uscì ). Marcello, der eben noch empfahl, die Liebe nicht tragisch zu nehmen, scheitert nun selbst an den unvereinbar bleibenden Gefühlswelten zwischen Musette und sich: Erneuter Krach, erneute Trennung. führt ihre Gedanken zu Musette und Mimì zurück. Die hinzukommenden Colline und Schaunard wollen ein fürstliches Mahl zelebrieren, doch es reicht nur zu einem Hering. Musetta kommt plötzlich; sie bringt Mimì mit, die sich vor Erschöpfung kaum mehr bis zur Zimmertür schleppen kann. Die Freunde und Musetta legen ihre letzte Habe zusammen, um für die Kranke Medizin und einen Doktor zu besorgen und ihr den sehnlich gewünschten Muff schenken zu können. Colline nimmt wehmütig Abschied von seinem Mantel ( Vecchia zimarra ). Dann bleiben Rodolfo und Mimì für eine Weile allein, Gelegenheit für Mimì, ihn ein letztes Mal ihrer Liebe zu versichern ( Sono andati? Fingevo di dormire ). Allmählich kehren die Freunde zurück. Aber alle ihre Anstrengaungen kommen zu spät. Ein letztes Mal schlägt Mimì die Augen auf, erkennt mit erlöschender Freude den Muff und schläft sanft hinüber. Rodolfo bleibt mit seinem Schmerz allein. Viertes Bild Wieder in der Ateliermansarde, versuchen Marcello und Rodolfo mit Arbeit ihre Gefühle zu übertünchen, doch jeder kleinste Anlass

16 Francesca Stassi INTRODUZIONE ALL OPERA 31 Luca Fontana SUNT LACRIMAE RERUM 41

17 31 INTRODUZIONE ALL OPERA DI FRANCESCA STASSI La bohème è un opera in quattro quadri composta da Giacomo Puccini (Lucca, 1858 Bruxelles, 1924) su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Fu il contemporaneo Ruggero Leoncavallo a progettare per primo un opera basata sulle Scènes de la Vie de Bohème (1851), il romanzo in cui Henri Murger (Parigi ) aveva descritto con toni forse un po leziosi ma del tutto realistici il mondo della bohème parigina. Tuttavia Puccini andò in scena un anno prima, l 1 febbraio 1896, al Teatro Regio di Torino sul podio il ventinovenne maestro Arturo Toscanini, firmando quel capolavoro che Leoncavallo aveva immaginato ma di cui, nell omonima opera (Venezia, 6 maggio 1897), seppe rappresentare soltanto alcuni generici elementi. Scrittore di origini e collocazione artistica modeste, Murger ottenne dalle Scènes de la Vie de Bohème un grande successo, dapprima con la versione apparsa a puntate su un giornale, con quella teatrale nel 1849 e dopo due anni con l omonimo romanzo. Nonostante la popolarità in Francia, la traduzione italiana, cui si sarebbero ispirati Puccini e i suoi librettisti, fu pubblicata da Sonzogno soltanto nel Nonostante il difficile e lungo lavoro di scrittura e di limatura da marzo 1893 a dicembre 1895 il risultato ci appare incredibilmente

18 32 II / INTRODUZIONE ALL OPERA 33 fluido e leggero, genuino e realistico, grazie alla continua alternanza di momenti comici e spensierati, tipici della vita quotidiana di quattro giovani amici, artisti squattrinati, soprattutto nei primi due quadri, con altri ben più struggenti e dolorosi negli ultimi due. Insomma, un vero e proprio frammento di vita contemporanea, che in parte si rifà anche all esperienza dello stesso Puccini negli anni trascorsi tra il Conservatorio di Milano e la sua umile abitazione non molto dissimile dalla soffitta di Rodolfo e Mimì o anche alla sua frequentazione di un gruppo di pittori che aveva conosciuto a Torre del Lago, la località dove si era ritirato proprio negli anni della stesura di Bohème per poter lavorare indisturbato. Compositore dotato di senso teatrale unico, cresciuto in una famiglia di musicisti, riuscì a sedurre con armonie e melodie mai scontate e ricche di riferimenti al dramma. I suoi titoli, a partire dalla Manon Lescaut (1893) ottennero subito il pieno consenso del pubblico e un po meno quello della critica, che riconobbe sempre a fatica la modernità e l attualità linguistica del compositore. Per tanto venne accusato ora di wagnerismo, ora di verismo, ora di troppo facile sentimentalità. Pianista e organista da adolescente, poi autore di brani orchestrali da studente in Conservatorio, Puccini vive ancora oggi nella nostra memoria grazie alla sua galleria di personaggi femminili. Le sue fragili ma mai arrendevoli eroine nel giro di pochi anni si collocarono sullo stesso piano di quelle romantiche di Verdi (basti pensare che Mimì e Violetta sono i due personaggi più amati e rappresentati al mondo). In esse l autore riflette una passionalità borghese di grande efficacia e verità realistica, accompagnandola con una musica di straordinaria forza narrativa presa a modello ancora oggi dai più famosi autori di colonne sonore cinematografiche. L interesse di Puccini per la storia parigina coincise con la definitiva rinuncia dopo mesi di incertezze alla scrittura dell opera tratta dalla Lupa (1880) di Giovanni Verga. Conclusa la stagione romantica con Manon Lescaut, il giovane compositore si sentì pronto per argomenti nuovi, lontani sia dalla tradizione melodrammatica che dalla neonata moda verista avviata con Cavalleria rusticana. Non più eroi come Des Grieux e Manon, ma nemmeno personaggi pronti a duellare per elementari passioni. Il compositore non ebbe difficoltà ad individuare il nuovo del soggetto di Murger nel modo autentico, serio ma a volte beffardo, con cui i giovani protagonisti vivono sulla loro pelle sentimenti più grandi di loro. Il termine Bohème rimanda alla Boemia, ovvero quella regione della Repubblica Ceca da dove si pensava provenissero tutti gli zingari. Questa espressione si è estesa poi a indicare lo stile di vita scapigliato, disordinato, ma libero e anticonformista tipico soprattutto di giovani artisti, scrittori e poeti della seconda metà dell Ottocento. L universo dei bohèmiens, oppresso dalla miseria e caratterizzato da buoni sentimenti, fu una dimensione narrativa e sociale molto amata dal pubblico borghese francese e adatta a una scrittura frammentata e brillante, proprio come il soggetto di Murger raccontato per scene di vita, sequenze di emozioni e ritratti di caratteri. Inoltre la serrata sceneggiatura, incalzata dalla scrittura musicale basata su alcuni motivi conduttori e sulla loro trasformazione armonica e strumentale, creò una naturalezza narrativa straordinaria. Infatti il telaio dell azione poggia su temi facilmente riconoscibili e rintracciabili che animano i diversi episodi in cui i protagonisti rivelano il proprio carattere.

19 34 II / INTRODUZIONE ALL OPERA 35 In sintesi, con Bohème Puccini si volge a drammatizzare la vita quotidiana, a trattare i fatti in apparenza più semplici contro lo sfondo di un sentimento tragico dell esistenza, complice la grande intensità evocativa della sua musica. Il primo quadro dell opera si svolge interamente in una soffitta gelida e malmessa: la casa del poeta Rodolfo (tenore). È la vigilia di Natale e Rodolfo, insieme al coinquilino Marcello (baritono), pittore, guarda i mille comignoli di Parigi e impreca contro la stufa spenta e il freddo che li attanaglia. Per scaldarsi accendono il fuoco con un manoscritto di Rodolfo, mentre alla compagnia si uniscono gli altri due coinquilini: il filosofo Colline (basso), e il musicista Schaunard (baritono), che fortunosamente ha recuperato un po di soldi. Liberatisi buffonescamente del padrone di casa Benoît (basso), venuto a reclamare gli affitti arretrati, i compagni decidono di andarsi a divertire al Quartiere Latino. Soltanto Rodolfo rimane a casa, promettendo agli amici di raggiungerli a breve poiché deve terminare un articolo per un giornale. A un tratto qualcuno bussa alla porta: è Mimì (soprano), una sua vicina di casa, venuta per riaccendere il proprio lume che si è spento. Improvvisamente la ragazza ha un mancamento: è il primo sintomo della tubercolosi. Quando si rialza per andarsene, si accorge di aver perso la chiave della sua stanza. Così, inginocchiati sul pavimento, al buio poiché entrambi i lumi si sono spenti i due iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo ma la nasconde in tasca, sperando di poter trascorrere ancora un po di tempo con Mimì e di conoscerla meglio. Non appena le loro mani si incontrano, Rodolfo intona salmodiante la celebre aria Che gelida manina in pianissimo con gli archi in sordina, che intorno alle linee vocali, fanno dolcemente continuare l assolo dell arpa. Dunque il poeta chiede alla fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli svela di essere una ricamatrice di fiori e di vivere da sola in un umile stanza Sì, mi chiamano Mimì. Questa coppia di brani rappresenta due dei rari casi, nella trama dell opera, in cui la struttura musicale continua lascia il posto ad arie soliste più tradizionali, che come tali possono essere facilmente estrapolate dal resto della partitura (vengono spesso eseguite in concerti o recital). Anche in questo caso, il testo vola poeticamente dalla più semplice e prosaica quotidianità a slanci lirici che scavano nell anima del personaggio e ne portano in superficie sentimenti e passioni senza filtri di alcun tipo. E la musica non è da meno, accompagnando le parole con una dolce melodia che in certi momenti prende ritmo e in altri rallenta, come per seguire le emozioni stesse del momento. L idillio dei due giovani, ormai sul punto di dichiararsi reciproco amore, viene interrotto dagli amici che, dalla scala, reclamano Rodolfo. Il poeta vorrebbe rimanere a casa con la ragazza, ma Mimì propone di accompagnarlo. Così i due inneggiano all amore nel duetto di fine atto O soave fanciulla meglio conosciuto come Amor, amor per poi lasciare insieme la soffitta stretti in un abbraccio, mentre l orchestra intona la melodia della Gelida manina, sussurrandola in pianissimo. Nel secondo quadro ritroviamo gli amici e Mimì al caffè Momus. L atmosfera generale è subito creata dal tema della vigilia di Natale enunciato da tre trombe e sostenuto dalle grida del coro. Il poeta presenta Mimì agli amici e le regala una cuffietta rosa, un oggetto che diventerà, vedremo, un vero e proprio pegno del loro amore. A un tratto irrompe nel caffè anche Musetta (soprano), l ex fidanzata

20 36 II / INTRODUZIONE ALL OPERA di Marcello che lei ha lasciato per cercare nuove avventure accompagnata dal vecchio e ricco consigliere di stato Alcindoro (basso). Riconosciuto Marcello, Musetta fa di tutto per attirare la sua attenzione, esibendosi in un seducente valzer, Quando men vo. È il brano che più la caratterizza: una romanza cantata in tempo ternario, con cui la ragazza si pavoneggia della propria bellezza e dell effetto che essa fa sugli uomini, dandole una sensazione di piacere. Tale vanteria nasconde in realtà un messaggio rivolto a Marcello, che ella spera di riconquistare, provocandone la gelosia. Il brano è accompagnato da una serie di pertichini (ovvero interventi di altre voci) da parte di Marcello, Alcindoro e Mimì, che commentano la situazione e che contribuiscono a creare un collegamento tra la dimensione lirica del brano e il realismo dell azione. Successivamente, per sbarazzarsi di Alcindoro, la provocante fanciulla coglie al volo un pretesto, il dolore al piede per una scarpetta troppo stretta, e manda il vecchio nababbo a comprarle un nuovo paio di scarpe. Marcello non può resisterle, e in poche battute i due amanti si riconciliano. I tamburi scandiscono la ritirata, e i giovani abbandonano la scena lasciando il doppio conto da pagare ad Alcindoro, rientrato in quel momento. Il terzo quadro si apre qualche mese dopo su una Parigi innevata. È febbraio, e ci troviamo alla Barrière d Enfer, una porta doganale all ingresso di Parigi. Mimì raggiunge Marcello, che sta dipingendo l insegna di un osteria. Scossa da colpi di tosse, si lamenta con lui della gelosia di Rodolfo. Così, Marcello, nell intento di mediare e far in qualche modo riconciliare i due amanti, va a parlare con l amico che si trova proprio dentro l osteria, mentre Mimì si nasconde. Anche Rodolfo è, come la sua fidanzata, deciso a troncare la relazione: prova

21 38 II / INTRODUZIONE ALL OPERA 39 a spiegare i motivi del litigio, dipingendo la donna come una civetta e mettendo in dubbio la sua fedeltà. Incalzato dall amico, confessa la verità: Mimì è malata di tisi e lui non può darle le cure necessarie. Un colpo di tosse svela la presenza di Mimì, che ha appreso dalle parole di Rodolfo che dovrà morire. I due ponderano, probabilmente per l ennesima volta, la possibilità di lasciarsi e Mimì addirittura, nell aria Donde lieta uscì, dichiara di voler tornare al suo solitario nido a realizzare fiori finti e, dopo aver chiesto la restituzione delle sue poche cose lascerà soltanto la cuffietta rosa per ricordo tenta di congedarsi da lui senza rancore. Ma trascorrere l inverno da soli è inaccettabile per entrambi, così, quasi a mo di compromesso, decidono di dirsi addio soltanto quando sarà giunta la primavera. La musica del congedo, Addio dolce svegliare, è tratta dalla canzone Sole e amore, scritta dallo stesso Puccini nel 1888 per la rivista Paganini. Viene ripetuta due volte e con un efficace contrasto nella ripresa, quando il duetto si muta in quartetto per l irrompere sulla scena di Musetta e Rodolfo nell ennesimo dei loro continui litigi. L atto termina in un clima tranquillo, con Mimì e Rodolfo che si avviano all uscita della scena mano nella mano. Il quarto e ultimo quadro ci riporta in quella soffitta che già ben conosciamo. Nonostante la primavera sia alle porte, continua a far freddo. Sono passati pochi mesi, ma intuiamo subito che, come previsto, Rodolfo e Marcello hanno chiuso le loro difficili relazioni amorose e si ritrovano a fingere di star bene. Mentre l uno scrive, l altro dipinge e, con affettata indifferenza, dichiara di aver scoperto che Mimì e Musetta hanno trovato due ricconi che le mantengono e le viziano. Questa notizia fa trapelare tutta la nostalgia di Rodolfo per la sua passata storia con Mimì ( In un coupé O Mimì, tu più non torni ). Con Schaunard e Colline che giungono subito dopo, fanno finta di banchettare e di divertirsi con improvvisate danze, bruscamente interrotte da Musetta che accompagna Mimì morente. Tutti tentano di reagire alla realtà: Marcello va a vendere gli orecchini di Musetta per comprare un cordiale, un manicotto e per chiamare un dottore; Colline sacrifica il suo vecchio giaccone dedicandogli un fraterno e tragicomico addio con l aria Vecchia zimarra, senti. Nel frattempo Mimì, fingendo di essersi assopita ( Sono andati? Fingevo di dormire ), riesce a restare sola con Rodolfo: i ricordi si intrecciano con gli ultimi slanci amorosi. Via via che la vita l abbandona, la musica diviene più trasparente e tenue. Si riduce poi ad un sussurro quando la fanciulla ricorda il suo primo incontro con Rodolfo in quella lontana notte di Natale. In quest attimo l orchestra ripropone la frase della Gelida manina, con colori di incorporea bellezza. Uno alla volta gli amici rientrano e si accorgono di quello che è avvenuto. E per ultimo Rodolfo, disperato, tra le braccia di Marcello, grida due volte il nome della sua amata con la voce rotta dal dolore e dal pianto. Come scrive Giuseppe Barigazzi, in La Scala racconta, «Bohème è l opera della giovinezza, della voglia di vivere, è l esaltazione dell amicizia. Nei quattro compagnoni che non sanno come riscaldare la loro soffitta, Puccini ritrova i compagni della sua vita di bohème. Forse la Parigi del 1830 che egli dipinge non era così: inutilmente la cercò quando avrebbe voluto conoscerla. E non poteva essere altrimenti. Perché quella Parigi è un luogo che è dentro di noi.»

22 41 SUNT LACRIMAE RERUM DI LUCA FONTANA* In un film americano, Moonstruck (Stregata dalla luna, regia di Norman Jewison, 1987), d ambiente newyorkese italoamericano, Cher, donna non più giovanissima e con qualche amarezza nel passato, è amata da Nicolas Cage, giovanotto di speranze non brillanti, anche perché privo di una mano, ma pieno d entusiasmo per la vita, per l opera italiana, e per Cher, appunto. Lui sa che soltanto portandola al Metropolitan potrà comunicare a lei tutto il suo amore, per interposizione di musica e dramma. Lei nell invito di lui, all inizio, scorge soltanto un occasione di mondanità e di lusso, una serata diversa dalle altre ; e tutta presa anche lei d entusiasmo, ma solo per l aspetto superficiale dell evento, si prepara con gran cura: va dal parrucchiere, compra un vestito nuovo, si fa più bella che può. Non sa che quel che l aspetta è La bohème una pugnalata al cuore, e a tradimento, perché così inattesa, che le dirà con enorme forza espressiva ciò che il povero slang smozzicato di lui non riusciva a comunicarle. Li vediamo, in una lunga sequenza, in- * Il presente saggio è stato commissionato dal Teatro Regio di Torino nel 1996 in occasione del centesimo anniversario della prima rappresentazione assoluta dell opera ed è pubblicato per gentile concessione della Fondazione Teatro Regio di Torino.

23 42 II / SUNT LACRIMAE RERUM 43 quadrati in primo piano nei loro posti di galleria: «Bada, sotto il guanciale / c è la cuffietta rosa...» canta Mimì dalla scena, e Cher si strugge di lacrime, mentre lui, coi lucciconi, le afferra una mano con la mano buona, la guarda e l ama, capendo che lei ha capito. Non voglio con questo accenno tentare di risolvere in assoluto l annoso problema di Amleto quando vede l attore commuoversi e commuovere mentre recita: «Ma che cos è lui per Ecuba / o Ecuba per lui?», ma domandarmi perché mai la scelta della Bohème sia così giusta, per questo momento e questa funzione, nel film. Perché mai il pathos particolarissimo di quest opera parli ancora a noi, e a uomini e culture che, a dispetto della mondializzazione del mercato e dei messaggi, tanto vantata, sono ancora così diversi e distanti. Cercare di vedere, insomma, se nell opera più popolare di Puccini, la più rappresentata delle opere italiane, a tutt oggi, ci sia qualcosa, o molte cose, o tutto, che ancora parla a un denominatore comune d esperienza nei pubblici contemporanei. La vie de bohème Vita gaia e terribile! Il 6 dicembre 1882, Puccini, studente al Conservatorio di Milano, scrive allo zio Nicolao Cerù, ricco notaio lucchese: I miei studi vanno bene e lavoro. Il freddo quassù è straordinario ed è maggiore degli anni scorsi: sono perciò a pregarla di un favore che spero troverà giusto. Debbo studiare e come sa io studio specialmente di sera tardi fino a notte inoltrata e avendo una camera fredda fredda mi abbisognerebbe un po di fuoco. Io non ho denari, perché, come sa, quelli che lei mi manda sono per il puro necessario, perciò avrei bisogno di qualche cosa per comprarmi una di quelle stufe economiche da brace che fanno assai caldo. La spesa per la stufa non è grande ma quel che mi dà a pensare è il carbone che costa tanto e in capo al mese monta qualche soldo. Ho scritto queste cose alla mamma e così vedano se mi possono rimediare qualcosa fra tutti e due perché il tempo stringe e si va più nel freddo. Gli anni passati ho fatto quasi senza fuoco, cioè il primo anno assolutamente senza perché fu inverno temperatissimo e il II ci avevo il caminetto e qualche volta l accendevo, però nel II anno non era quel freddo che è ora che siamo al principio dell inverno. Salta all occhio, e forse proprio per questo è di scarsa importanza, una coincidenza assoluta tra questa lettera e la prima scena del quadro I 1 della Bohème. Il freddo cane, enunciato come pensiero profondo da Marcello; la stufa che nel primo e ultimo quadro dell opera è elemento scenico fondamentale, quasi personaggio; il caminetto che «vive in ozio come un gran signore», ma si offre all inventiva metaforica dei due personaggi come immagine dell amore dove «l uomo è fascina» e «la donna è l alare». La lettera è un utile documento sulla povertà studentesca di fine secolo e si presta assai bene a un facile autobiografismo del tipo: l esperienza di gioventù si travasa nell opera. Vero, forse, ma troppo generico. Più interessante è considerare cosa si lasci dietro Puccini, e che ambizioni abbia davanti a sé a questo punto della vita. Il suo retroterra è ben noto ed è stato più volte commentato. Puccini è l ultimo di una dinastia di cinque generazioni di musicisti che per due 1 Quadro, meglio che atto, definisce bene la struttura narrativa aperta per scene che si succedono senza rispettare una sequenza temporale precisa, ma mostrando attimi di vita e lasciando allo spettatore il compito di colmare i vuoti. Sebbene sia la parola sia la tecnica traggano ispirazione dalla forma aperta a suggestione di bozzetti delle Scènes di Murger, l esperimento è stato condotto da Puccini, Illica e Giacosa con molta più radicalità sino a raggiungere un intensa concentrazione drammatica di eventi in ogni singolo quadro. Quadro vale inoltre anche per il suo senso pittorico; comunica il rilievo che avrà l ambiente attorno ai personaggi. Tale struttura aperta per scene giustapposte ha forse un solo precedente in tutta la storia dell opera, nell Evgenij Onegin di Čajkovskij, che come definizione di genere reca la dicitura «scene liriche».

24 44 II / SUNT LACRIMAE RERUM secoli hanno svolto una funzione civica importante nella Lucca che nel XVIII secolo spendeva gli ultimi spiccioli del proprio passato mercantile e culturale orientato verso il Nord Europa poi nel ducato napoleonico e Granducato di Toscana, poi, col padre Michele, per qualche anno, già nella piccola provincia dell Italietta provincialissima. È un passato familiare da ancien régime, che denuncia il ritardo storico dell Italia intera. È probabile che la famiglia come già era avvenuto per il giovane Verdi immaginasse per Giacomo un avvenire di musicista civico, tutto circoscritto dalle mura cittadine. Proprio con Verdi però, e col suo editore Giulio Ricordi, dalla metà del secolo, l opera italiana anticipando il cinema era divenuta un industria culturale che estendeva la sua zona di mercato e d influenza dalla Russia all Argentina. Per un giovane della generazione di Puccini l ambizione massima era già definita dalla ricerca affannosa di un nuovo Verdi da parte delle due maggiori case editrici, la Ricordi e la Sonzogno. Ricerca anche di nuovi linguaggi musicali e forme di teatralità che reggessero la concorrenza con le innovazioni del teatro musicale francese e le nuove forme di spettacolo di massa. 2 Non si fossero combinati in Giacomo, in miracoloso e bizzarro equilibrio, destino e carattere, talento personale e insaziabile curiosità per il nuovo, cultura ereditata e organi affinatissimi a percepire i più minuscoli mutamenti di senso e sensibilità che la nuova civiltà della tecnica e della massa induceva, non fosse insomma stato il più personale e il più internazionale 3 dei compositori e uomini 2 Da Bohème in poi, Puccini trarrà ispirazione per le sue innovazioni drammaturgiche e musicali proprio dal teatro di consumo, francese e americano. A questo punto degli studi pucciniani sarebbe più che necessario uno studio approfondito del teatro di David Belasco fonte di Butterfly e La fanciulla del West e delle sue innovazioni scenotecniche e illuminotecniche che influenzarono, oltre a Puccini, anche il nascente cinema americano. 3 Per l ascoltatore d opera che desideri approfondire quanto appropriato sia l aggettivo «in-

25 46 II / SUNT LACRIMAE RERUM 47 di teatro italiani a cavallo del secolo, che avrebbe potuto essere di lui? Nella migliore delle ipotesi, un compositore di minor talento e di secondo piano, impegnato a spacciare un verismo d esotici tableaux e presepi e oleografie tratti dalle Indie di casa nostra quel Mezzogiorno arcaico e tutto core, immutato da Mascagni a Luchino Visconti, e oltre. Nella peggiore, un qualche modo più o meno prospero di sbarcare il lunario ai margini dell industria del teatro in musica: come copista, al vero peggio, come arrangiatore e riduttore, o maestro sostituto. Una manovalanza intellettuale, in breve, quella che fioriva attorno a una prima industria dell intrattenimento di massa, ma di qualità, allora; quella che è tuttora in enorme espansione, ora che il computer permette di far regredire il lavoro, e anche il lavoro intellettuale, alla primitiva condizione dei «cottage workers». 4 E, culturalmente, una vita ai margini della tarda scapigliatura milanese. Sai che allegria! Una vie de bohème, insomma, ma con tutta la piccineria asfittica dell Italia d allora (e che dire di oggi!?). Nella Francia degli anni Trenta-Cinquanta dell Ottocento, gli anni di Murger, l editoria e la stampa periodica sono, già dalla metà del XVIII secolo, una vasta industria culturale in espansione, alla periferia della quale si muove e campa una folla di manovali dell intelletto: pubblicisti, negri al servizio dei feuilletonistes di successo, e di capacità ternazionale» riferito a Puccini, e quale fitto reticolo di sensi e di riferimenti vi si riassuma, si consiglia la lettura di Michele Girardi, Giacomo Puccini. L arte internazionale di un musicista italiano, Marsilio, Venezia Il «cottage work» è all origine della rivoluzione industriale in Inghilterra. Cottage era la casupola contadina; donne e bambini, in particolare, mentre gli uomini erano al lavoro, filavano e tessevano il cotone; passava poi il mediatore a prendere il prodotto. La condizione di un collaboratore editoriale, per fare un esempio, e in tutto il mondo, oggi, grazie al computer, presenta vari punti di somiglianza con quella del «cottage worker». produttive industriali, panflettieri e sicofanti d ogni genere. Spesso i confini tra letteratura alta e letteratura bassa, informazione e calunnia sono permeabili, poiché le carriere sono reversibili come lo sono le sorti nell epoca della libera offerta delle proprie capacità di lavoro e di pensiero. Il Dictionnaire de l Académie dà la definizione più sintetica e compiuta di bohème: «[...] jeunes littérateurs ou artistes pauvres qui vivent au jour le jour du produit précaire de leur intelligence [...]». I corsivi sono aggiunti per dar rilievo ai tratti determinanti: quel littérateurs, e non hommes de lettres, implica il dispregio in cui si tiene il lavoro salariato; e poi, la povertà, la vita alla giornata, la precarietà. Murger è uno di loro, ma in ascesa, un giornalista con un talento per il pezzo di colore. Sia la pièce teatrale, La Vie de bohème, sia il romanzo da essa rielaborato, Scènes de la Vie de Bohème, conservano tutti i difetti e le sgradevolezze del giornalismo di colore. La semplificazione d ogni aspetto problematico, in primo luogo, la ricerca della battuta a effetto «la bohème è l anticamera dell ospedale, dell obitorio o dell Accademia» e di un tono forzatamente euforico che, a dispetto delle tante morti per tisi che affliggono il romanzo, in particolare (un dato, si può dire, naturale, all epoca), in quella «vie charmante, vie terrible» tende a colorare di charme anche gli aspetti più terribili. La bohème, in fondo, vi appare come una crisi di crescenza, necessaria all artista, prima che nella maturità il successo coroni i suoi sforzi. È caratteristico della morale filistea implicita nei due testi che le donne finiscano tutte male, devastate dalla prostituzione e dalla tisi, e gli uomini invece si sistemino tutti, alla fine. Se si considera poi che i modelli reali dei personaggi erano Baudelaire, Gérard de Nerval, Courbet e Théophile Gautier, e che Murger sembra aver capito ben poco o nulla

26 49 FOTO delle scelte di stile, d esistenza e di politica di questi suoi compagni di giovinezza, non sarà difficile valutare l esiguo spessore sia della pièce sia del romanzo. A Murger si deve però essere grati per aver fornito a Puccini e alla sua perfetta e simbiotica coppia di drammaturghi e versificatori, Illica e Giacosa, un pretesto che permetteva di rinnovare radicalmente i luoghi e gli emblemi dell opera in musica, di sgomberare la scena da re e regine, spadoni ed elmi, quadri storici di maniera, esotismi decorativi, e di sostituirvi (a dispetto della retrodatazione al 1830) 5 scenari topici dell esperienza sociale media urbana, contemporanea a loro ma anche a noi. La soffitta non sembrerà soltanto un pezzo d epoca se si ha esperienza delle case occupate di Parigi o di Berlino, in anni recenti, o degli squats londinesi e dei lofts newyorkesi, e dell umanità che li abita, prima che diventassero appartamenti altoborghesi; il Caffè, luogo dell incrocio di tutte le trame che tessono politica e cultura, ma anche luogo dell esibizione e del dispendio di sé in chiacchiera, o dell incontro avventuroso qui è nato il meglio della civiltà moderna; la barrière, un topos della letteratura francese Baudelaire, Flaubert, Hugo là dove la città si ridegrada in contado, dove due civiltà due modi di produzione che caratterizzano due epoche sfrangiano l una nell altra; da allora, quante periferie, banlieues, sobborghi, borgate, hanno dovuto rappresentare, nella letteratura e nel cinema, il luogo allegorico in cui la nostra malagevole coscienza di moderni ama scorgere degradazione o riscatto, a seconda dei temperamenti. Luoghi così essenziali e al tempo stesso qualunque, luoghi del con- 5 Si veda in proposito, nel volume a cura del Teatro Regio pubblicato in occasione del centenario della Bohème, lo studio di Arthur Groos, Fra realismo e nostalgia. Il libretto della «Bohème», Torino 1996, p. 41.

27 50 II / SUNT LACRIMAE RERUM 51 scio collettivo, erano di certo già apparsi nel teatro di parola, e da qui Puccini appunto li deriva. Ma nel teatro di parola dell Otto-Novecento l evocazione del luogo è lasciata alla regia e alla scenotecnica; la parola soltanto li addita, o li eleva a simbolo. Nella Bohème, ogni ambiente, dall atmosfera generale al minuscolo dettaglio, sino agli oggetti e ai piccoli eventi che lo popolano e lo individuano, è definito dalla musica. Bastino due esempi: per il quadro ambientale vasto, la Barrière d Enfer nell alba innevata; le quinte vuote parallele di flauti e arpa, le voci sparse di lattaie e carrettieri, le folate di valzer che escono dal Caffè, il suono vitreo dei bicchieri non c entra nulla con la definizione che si dà di impressionismo in musica, ma quel gioco di timbri e piccoli tocchi spaziati nell aria c entra assai con l impressionismo pittorico, con un sentimento atmosferico e spaziale del colore sonoro, e ci proietta anche avanti con l immaginazione verso albe livide da Quai des brumes, da film realista francese anni Trenta; un esempio minimo di evento ambientale tutto sonoro è nel quadro I, il rogo dell ardente dramma di Rodolfo strumentini, arpa, violini divisi, triangolo e carillon producono bagliore e tepore, per i personaggi, e per noi in sala. Ambienti così vividi, così carichi di presenza e d esistenza, soltanto il cinema saprà darli dopo Puccini. «Io resto per terminar l articolo di fondo del Castoro», con questa frase, così prosastica, anche se la fattura metrica è raffinata, e la sillabazione melodica, rispettandola («Io resto / per terminar l articolo di fondo / del Castoro») isola tra virgolette il titolo della testata frase così colloquiale e moderna, lontana ormai evi interi dal linguaggio e dal paesaggio dei libretti d opera, Rodolfo ci informa di come si guadagni la vita: pubblicista o, forse, negro ; non è sicuro che quell articolo di fondo avrà poi la sua firma. L unica attività propriamente musicale di Schaunard è quando si compra il corno stonato all inizio del quadro II, e puntualmente ne udiamo la stonatura in orchestra; per il resto, sappiamo come si è guadagnato i soldi per festeggiare la vigilia di Natale: assassinando un pappagallo su commissione. Marcello è molto disinvolto con le sue opere. All inizio del quadro I sta dipingendo un Passaggio del Mar Rosso, che dovremmo immaginare nel genere più affollato e biblico di Delacroix; non esita però di fronte al bisogno a riciclarlo come insegna di Caffè nel quadro III. Quanto alla filosofia di Colline, non è forse improprio un lieve sospetto che quei filosofi e poeti che «passar nelle [...] tasche» della sua zimarra «come in antri tranquilli» fossero libri rubati. Giacosa chiamava giustamente le due arie a dittico del quadro I «Che gelida manina» e «Sì, mi chiamano Mimì» autodescrizioni. È interessante notare che mentre Mimì, nel suo linguaggio melodico che stilizza il discorso semplice e pensato sul momento di chi non è a proprio agio con le parole, tutto riprese, ripetizioni e puntini in sospeso, dà di sé un ritratto quotidiano lei è la sua vita quotidiana, in essa si risolve tutta; Rodolfo traccia invece un ritratto ideale in posa di poeta lui non è ciò che fa per vivere, ma ciò che vuole essere e che sarà quando finalmente il suo capolavoro non sarà più uno scartafaccio da bruciare ma un opera compiuta. Alle proprie domande retoriche «Chi son? Che cosa faccio?» risponde da solo, e in declamato perché il valore di asserzione e autoconvincimento sia ben chiaro. Poi, sul grande volo del canto spianato, immaginazione creativa, gloria e ricchezza si fondono per corto circuito metaforico nell immagine monetaria dello scialo e dell anima milionaria. Non sono quel che faccio davvero,

28 52 II / SUNT LACRIMAE RERUM 53 quello che vedi qui attorno; questo sta dicendo. È un disagio così universale, così tipico dell essere moderni. Avvertito da chiunque quando in società, come domanda standard di apertura ti chiedono «E tu che cosa fai?». Più radicalmente onesta invece la domanda americana «How much are you worth?», «quanto vali?», ossia, «quanto guadagni?», che tradotta in chiaro vuol poi dire: «sei davvero quel che appari?». I nostri quattro bohémiens, nella loro «camera fredda fredda», guardano verso molti di noi oggi, abitano già in quel mondo come velleità e rappresentazione di sé in cui consumiamo il nostro disagio. Scommettono su una generica velleità d arte per sanare la frattura immedicabile tra fare ed essere, e voler essere. Se a Firenze, nel 1995, Jonathan Miller aveva osato aggiornare la messa in scena della Bohème all epoca del cinema realistico francese anni Trenta, che è certo una delle tante eco in avanti che l opera proietta, si potrebbe pensare di osare ancora di più. Uno squat, una casa occupata, in una metropoli d oggi, un computer che sostituisce la penna d oca, giovani che vivono un po di salario di disoccupazione, un po di precariato intellettuale ce ne sono a decine di milioni nella nostra Europa. Certo, come vedremo, bisognerebbe aggiornare la malattia metafora, e la durata della giovinezza....quelle cose che han sì dolce malìa... Tra gli eventi felici della ricerca intrapresa per la mostra torinese tenutasi in occasione del centenario della Bohème (1 febbraio 1996), ci fu una visita alla gloriosa Casa d Arte Rancati, che per più di un secolo ha fornito d attrezzeria teatro e cinema italiani. Qui, il signor Sormani, erede della dinastia, desolato per i due incendi che avevano distrutto gran parte della sua bottega delle meraviglie, ma scoppiettante di aneddoti, estrae dall archivio un grande album consunto; in frontespizio, in corsivo ottocentesco, sta scritto: «La bohème ». «Guardi, questo è l album dei modelli di attrezzeria per la prima torinese. Vede che a quest epoca gli operai sapevano disegnare!». Ordinati e numerati in sequenza, sul margine destro dei fogli, accuratamente disegnati e colorati all acquarello, si dispongono gli oggetti che popolano la scena dell opera; accanto a ogni oggetto, in scrittura nitida color seppia, una descrizione e dettagli tecnici. A un primo confronto si direbbe che coincidano tutti con i bozzetti di Hohenstein. La stufa, quattro assi per letto, la sedia, il lume, il quadro col Mar Rosso che «rammollisce e assidera», la penna per terminar l articolo di fondo, la chiave, con annotate le dimensioni (è un dettaglio così importante, e si deve vedere da lontano); e poi, per il quadro II, «...aranci e datteri, caldi i marroni! / Spillette, ninnoli, croci. Torroni! Panna montata. / Caramelle! La crostata!...» tutto in cartapesta colorata, e il corno, un poco ammaccato, la tromba e il cavallin e tutti i giocattoli di Parpignol, i tavoli e l insegna del Caffè, quella della modista. Scorrendo l album sorge immediata l osservazione che tutti questi oggetti sono nel canto, nessuno di essi è un puro arredo scenico, tutti hanno in grado minore o maggiore una loro individuazione musicale; tutti animano una complessa rete di scambi affettivi ed economici tra i personaggi e si animano di valori emblematici intridendosi di affetto nello scambio. Non è solo quella poesia sommessa delle «piccole cose umili e silenziose», come dirà Butterfly, con cui forse Giacosa, più che lllica, anticipa Gozzano e le sue elencazioni di «buone cose di pessimo gusto» cariche di iridescenze mnemoniche. A una riflessione sintetica, tutte le opere

29 54 II / SUNT LACRIMAE RERUM precedenti appaiono poverissime di cose e oggetti, salvo quelli indispensabili al significato drammatico o a una transizione narrativa, spada, pugnale, lettera, anello, che hanno per forza una loro identità nel testo, o puramente verbale, o musicale, secondo le varie convenzioni: tema, reminiscenza, parlato per la lettera, o Leitmotiv, quando gli oggetti, spada, elmo, anello emanano infinite rifrazioni simboliche come in Wagner. È caratteristico dell essenzialità tragica di Verdi che abbia tolto alla sua Violetta le camelie, fiore estetizzante ed esotico, già un primo sintomo della voga giapponese, e sia ricorso all emblema spoglio di un semplice «fior», fidando nell associazione immediata, appunto emblematica, tra fiore e caducità della vita. E anche il secondo oggetto di enorme valore emotivo nell opera, il medaglione che Violetta porge ad Alfredo sul letto di morte, vale anch esso come puro emblema del ricordo; a identificarlo verbalmente bastano i termini astratti «immagine» ed «effigie». Ciò che Bohème accoglie e sintetizza in quel brulicare d oggetti attorno ai personaggi ed è anche questo un primato assoluto nell opera in musica è quel nuovo rapporto con le cose che la rivoluzione industriale e la produzione di massa hanno introdotto nel mondo. Tutti, inizialmente, giacciono sul piano indifferenziato della merce. Perché un oggetto si individui è necessario un atto di desiderio che porta all acquisto, allo scambio con denaro «Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desiata» ; poi l usura del vissuto lo caricherà a poco a poco di armoniche affettive, pronte a risuonare nel ricordo. L oggetto così arricchito di memoria diventa allora funzione di un procedimento tutto musicale, la reminiscenza, che è strutturale nella Bohème. Proprio la cuffietta, perché si definisca a un primo livello come centrale emblema

30 56 II / SUNT LACRIMAE RERUM 57 affettivo, direi, più che simbolo, è necessario che ci sia mostrata nell atto dell acquisto, che sia denotata visivamente. Al cinema, in una scena affollata, dolly, carrellata o zoom servono ad avvicinare un oggetto restringendogli progressivamente il campo attorno, con minore o maggior rapidità a seconda delle tecniche, sino a decontestualizzarlo, e in tal modo denotazione e connotazione si sommano per procedimenti tutti visivi. Il quadro II della Bohème altra singolarità assoluta è tutto a concertato, ed è un concertato d azione, anzi d azioni incrociate. Sin qui a giustificare la forma del concertato era una convenzione drammaturgica interna al genere, una forma puramente teatrale. Qui è invece un contesto reale, dell esperienza reale, a richiedere la concertazione a montaggio incrociato viene naturale scivolare nel linguaggio cinematografico delle azioni: un Caffè con fronte sulla strada e attorno il Quartier Latino la notte di Natale. Le azioni che vi si ambientano sono anch esse le più quotidiane azioni dell esperienza comune: passeggiare, comprare, sedersi al Caffè, conversare, amoreggiare, litigare, scappare senza pagare il conto. Sebbene il cinema proprio in quei mesi avesse appena cominciato a evocare fantasmi tremolanti sullo schermo, dolly, carrellata, e zoom ancora non erano stati neanche pensati. Eppure, questo quadro, sempre e solo con i puri procedimenti musicali con cui porta in primo piano i personaggi o li isola in campo lungo, sembra anticipare tutte queste tecniche. L acquisto della cuffietta, si è detto, è una denotazione visiva dell oggetto. Ma un attimo prima ce ne è stata anticipata la connotazione musicale, un motto melodico di sette note sulle sette sillabe di una frasetta di Mimì «Andiam per la cuffietta?» isolata in un breve primo piano di dettaglio fra mezzo il trambusto della folla. Un attimo dopo denotazione visiva dell oggetto e connotazione musicale si salderanno. L oggetto e il suo motto musicale potranno vivere assieme intridendosi di tutto il vissuto dei personaggi. Nel quadro III ritorna, al vertice del pathos di un ennesima, presunta separazione «Donde lieta uscì...» e al termine di un elenco d oggetti che ci comunica l intimità dei due amanti che ancora una volta sta per spezzarsi «Le poche robe aduna che lasciai / sparse. Nel mio cassetto / stan chiusi quel cerchietto d or, / e il libro di preghiere» isolata da un colloquiale «Bada...» che sospende all attenzione questo terzo importantissimo oggetto e lo predispone a un ulteriore livello di connotazione,... «c è la cuffietta rosa». I due «Se vuoi...», d impeto il primo, esitante il secondo, preparano il grande slancio melodico di «... serbarla a ricordo d amor!» che porta la voce sino al Si bemolle, e la riconnotazione della cuffietta: non più soltanto emblema affettivo della loro unione, ma tramite di memoria, oggetto che ancora conserva, già antico, il profumo degli anni e degli amori defunti. Quello che la cuffietta sarà nel quadro IV, quando Rodolfo la mostra a Mimì morente, e il ricordo è anticipato in orchestra dal solo motto melodico. Non più emblema, ma a questo punto, grazie al raffinato procedimento di progressiva semantizzazione musicale dell oggetto, simbolo, ricco di tutte le ambiguità e le risonanze dei simboli: l amore, la perdita, la memoria, il tempo perduto, il presente, che è luogo della reminiscenza infinita....una terribil tosse... Afferma E. A. Poe, in The Philosophy of Composition, che la morte di una bella donna è il più poetico di tutti i soggetti. E per l Ottocento,

31 58 II / SUNT LACRIMAE RERUM 59 che più di ogni altro secolo ha coltivato il genere patetico, ciò è certamente sostenibile. La morte per tisi, poi, così segnata di fatalità e colpa (si riteneva la malattia ereditaria come del resto si pensava della pazzia, della sifilide, dell alcolismo e della prostituzione; si intravvedeva un nesso assai stretto tra tubercolosi polmonare e promiscuità sessuale), così prolungata nel tempo (la parola consunzione è perfetta metafora di un progressivo affinarsi e spegnersi) offriva ottime occasioni per graduare il pathos del decesso letterario o teatrale. Dagli ultimi due decenni del XVIII secolo agli anni Trenta del Novecento, nelle letterature europee, la tisi è la malattia metafora per eccellenza. Su di essa si carica tutto il rimosso e il non dicibile delle società europee. Ci vorrà l occhio spassionato e pietoso di Engels, in La condizione della classe operaia in Inghilterra nel 1844, o dell ultimo grandissimo Dickens per cogliere in essa soltanto i crudi nessi sociali della povertà, della fatica, dell affollamento, delle condizioni igieniche. Nella letteratura italiana strana letteratura nel panorama europeo, che non avendo vissuto il romanticismo sembra poi costretta a rimasticarne il ciarpame per ben più di un secolo è forse Ugo Foscolo il primo a introdurre il topos della tisi, come sempre prendendo dalla sua fonte d imitazioni favorita, il preromanticismo inglese: «Pallido e smorto io vidi il vago viso, / udii gli estremi accenti, e il fiato estremo / esalare fra un languido sorriso». Il modello è certo Andrew Young nei Night Thoughts. Da Foscolo, tentare poi un excursus del tema sino al nostro secolo farebbe una ben triste lettura. Bastino però tre o quattro esempi come assaggio dei diversi toni ed echi metaforici di cui la malattia si carica nella letteratura italiana anche a vantaggio di coloro, si spera ormai pochi, che, imbevuti di cultura liceale, si ostinano a credere che la scrittura prodotta a tavolino, nel segreto della propria cameretta, valga sempre un po più dei libretti d opera. Con Boito, al suo più efferato in Lezione di anatomia, si tocca subito quel genere che nel cinema americano si definisce gory (sanguinolento), con uno straordinario effetto finale da splatter movie (letteralmente, film con lo schizzo; si intenda, di sangue, o altro liquido organico): «Chi dorme... Un etica / defunta ieri / all ospedale; / tolta alla requie / dei cimiteri / e al funerale / [...] Delitto! e sanguina / per piaga immonda del petto a quella! [...] Perdona, o pallida / adolescente! / Fanciulla pia, / dolce, purissima, / fiore languente / di poesia! E mentre suscito / nel mio segreto / quei sogni adorni, / in quel cadavere / si scopre un feto / di trenta giorni». Si rabbrividisce a pensare che questo avrebbe potuto essere uno dei destini possibili di Mimì, ma ancor più al pensiero che ad assistere alla sua autopsia avrebbe potuto esserci un simile poeta. Con Edmondo De Amicis «Scarna, con gli occhi dalla febbre accesi, / bianca nel volto come il suo guanciale, / una donna languia nell ospedale, / incinta di sei mesi» tutto quel che ci sarebbe da dire è già implicito nel soprannome maligno che gli si attribuiva: Edmondo de Languori. Con D Annunzio, acceso ancora dall illusione ottocentesca che la tisi accrescesse le prestazioni sessuali, si giunge alla pornografia necrofila. Nell Innocente (1892) così fantastica Tullio: «La malattia aveva forse aumentato, esasperato quella sensibilità. Ed io pensai, curioso e perverso, che avrei veduto la debole vita della convalescente ardere e struggersi sotto la mia carezza [...]». E nel Trionfo della morte (1894) così medita Giorgio: «Come la sua bellezza si spiritualizza nella malattia e nel languore... Così affranta mi piace di più... penso che morta ella raggiungerà la suprema espressione [...]».

32 61 Di tisi così si scriveva negli anni tra La traviata e La bohème. Nell opera in genere nessuno muore di malattia; una statistica a occhio ci dice che suicidio e omicidio sono le due cause principali di morte; vien poi l amore, causa a sua volta delle due prime cause, ma anche letale di per sé, e in vari modi: al culmine della pazzia d amore, dopo aver massacrato il marito, Lucia, nell uso teatrale, muore folgorata dal proprio Mi bemolle; la noluntas, più che la cancrena, uccide Tristano; la voluntas noluntatis uccide Isotta. Se Verdi pensò per primo a un eroina che moriva di malattia, e di quella, la malattia del secolo, era perché, ben al di là delle intenzioni di Alexandre Dumas fils, intravvide subito la possibilità di stilizzarla in fatalità tragica e in termine di riscatto morale. Che il soggetto andasse contro tutte le convenzioni e convenienze non solo teatrali ma sociali della metà dell Ottocento, ne era ben consapevole: «Un soggetto dell epoca, un altro non lo avrebbe fatto per i costumi, pei tempi e per mille altri scrupoli [...]. Io lo faccio con tutto il piacere [...]». Credo, è pura inferenza, che al suo realismo sintetico di grande tragico vorrei poter dire in una riga perché mai un giorno spero di poter scrivere un libro su Verdi, Shakespeare, Rembrandt e Tolstoj la rappresentazione, la stilizzazione, della malattia abbia posto parecchi problemi. Ma senza perdersi in congetture, guardiamone per un attimo i risultati. Quanto al testo verbale, il libretto, che sempre sta all opera composta così come la sceneggiatura sta al film montato, il problema è quello di dosare reticenza e pruderie in vista di poche rotture realistiche che abbiano al momento giusto l effetto di una staffilata, stordendo forse anche il censore. È curioso che il libretto della Traviata, proprio nei momenti in cui sfiora la malattia o l attività di Violetta salga al registro

33 62 II / SUNT LACRIMAE RERUM 63 aulico; non le rimuove, ma vi allude per perifrasi e in un italiano da tragedia alfieriana, affatto rétro rispetto a quel primo clima di naturalismo in cui si ambientava la Marguerite Gautier di Dumas: le egre soglie, l atro morbo. E quanto all attività economica di Violetta, sia astuzia sia precauzione o puro genio che tien conto anche di queste, col suo amanuense Piave, Verdi crea un sottotesto percepibile a livello quasi subliminale in cui si addita a tutto l immaginario comune sulla prostituzione e sul suo nesso secondario, il sesso, il primo essendone il denaro: gioia, gioir, che rimandano al francese fille de joie e, peggio, jouir si pensi a gioir di voluttà nei vortici; a piacer, che non può non evocare donna (o casa) di piacere; Violetta si presenta dicendo «Al piacere m affido ed io soglio / col tal farmaco i mali sopir», creando in tal modo un associazione profonda con la malattia. Le rotture realistiche, e potentissime, sono: quell «amante protettore» che Alfredo getta in faccia a Violetta, nella scena II dell atto II, denunciando senza scalfire lei, anzi innalzandola a più pura luce, tutta la propria volgarità d animo, e la diagnosi gelida del medico alla fine, in stretto linguaggio clinico, «la tisi non le accorda che poche ore». Verdi, che anche nella rappresentazione scenica detestava l uso di effetti naturalistici, proibiva ogni sorta di tossi e ansimi alle interpreti. Laddove la malattia si stilizzava e in tal modo si esprimeva era solo nella musica. Lascio che sia Boito, in una lettera a Camille Bellaigue 6, a dire come: Applaudo alla parola sottile, applicata al preludio dell ultimo atto della Traviata. Sottile nel senso latino di gracilis, exilis, è veramente l epiteto necessario per caratterizzare quella commoventissima pagina. Tu forse senza saperlo hai intuito 6 La stessa lettera è citata anche da Groos, Fra realismo e nostalgia cit., p. 56. un modo di dire della lingua italiana. Per significare uno che muore tisico noi diciamo: «muore di mal sottile». Quel preludio par che lo dica coi suoni, con quei suoni così acuti e tristi ed esili, quasi senza corpo, e terrei, malati di morte imminente. Chi avrebbe potuto pensare che era in potere della musica di realizzare l ambiente d una camera tutta chiusa verso l alba, d inverno, dove si veglia un malato, prima che fosse scritto quel preludio? Quel silenzio! Quel silenzio quieto e penoso fatto di suoni! L anima della morente legata alla salma da un sottilissimo filo di respiro e che ripete prima di staccarsi l ultima rimembranza d amore. 7 Il significato della malattia nella Traviata è pienamente tragico, mai patetico. Non è una pura fatalità clinica, naturalistica, intesa ad accentuare la fragilità, la caducità della donna amata, e quindi il suo fascino erotico. Prendendone coscienza e prendendo coscienza della propria condizione esistenziale intera, accettando il proprio destino, non più imperscrutabile fato, ma destino sociale Violetta ne fa un tramite del proprio riscatto. In tal senso La traviata è una tragedia. L unica forse prendendo sul serio il termine come definizione di genere teatrale di tutto il teatro moderno. Venendo a Mimì, dovrei forse riuscire a produrre un perfetto rovescio speculare di quanto detto sopra. Nella Bohème, non viene mai nominata, non c è nessuna diagnosi; ma non vi si allude, la si descrive. A un «Qual pallor!» di Violetta corrisponde un più crudo «Che viso d ammalata!» di Rodolfo. Un sintomo fisico, le mani fredde, assume per tutto l arco dell opera un significato affettivo sempre più pregnante, fino a quando, con una sorta di straordinario scambio sensorio sinestetico, per la prima e l unica volta le mani di Mimì incontrano il caldo nel ma- 7 Tremende contraddizioni di un anima! Ma perché mai un uomo così intelligente scrive poi quelle orribili poesie?

34 64 II / SUNT LACRIMAE RERUM 65 nicotto di pelliccia «Oh, come è bello e morbido!» e la voce si posa su un soffice cuscino tiepido di archi divisi e pizzicato in pianissimo di contrabbasso: la morte è il freddo per eccellenza, Mimì la incontra sentendo finalmente caldo. Badando al puro testo, uno dei momenti più emozionanti di tutta la partitura, nel dialogo tra Marcello e Rodolfo del quadro III, non sembrerebbe affatto produrre la sciabolata al cuore del pubblico che sempre vibra: «Una terribil tosse / l esil petto le scuote, / già le smunte gote / di sangue ha rosse». È una descrizione, una sintomatologia. Per di più, l immagine delle guance rosse è addirittura uno stereotipo nella letteratura, dove si va dall infame di Aleardo Aleardi «Gli occhi cerulei su quel bianco viso / pareano due pervinche su la neve; / sol due rosette che sapean di morte / fiorivano talora all improvviso / accese in mezzo a quelle guancie smorte» al sublime di Baudelaire «Pour moi, poëte chétif / ton jeune corps maladif, / plein de taches de rousseur, / a sa douceur». Ma nella musica, ogni senso che si attendeva è travolto. Una sorta di danza cullante, con un accenno di hésitation da boston, sembra far nascere quelle parole sul momento, ma già nel ricordo, sull onda di una canzone ricordata. Sensazione rinforzata dalla ripresa dei soli archi dopo «non basta amor». Mimì è come noi spettatrice, e la sua reazione non può essere che un crollo emotivo che si esprime con sintomi fisici, singhiozzi e tosse. Come noi, ha visto se stessa, la sua vita, la sua sofferenza, allontanarsi nel ricordo. Puccini impasta diversi linguaggi nelle sue opere, e a volte sembra che ricomponga genialmente, non tanto musiche d uso o di consumo, ma gli effetti che esse sanno produrre. L agonia di Mimì, in tempo reale, è molto più corta di quella di Violetta. Eppure il sentimento di indugio, di lento graduale assottigliarsi nella morte, di consunzione appunto, ma anche di sparire progressivo dell ambiente circostante, finché tutto si riduce a poche sparse sensazioni fisiche e poi più nulla, è dato dal finissimo sistema di reminiscenze che proiettano a ritroso, nello spazio della memoria, tutta la sostanza musicale di quel che è stato, finché su un evocazione delle sonorità sottili di Violetta quattro violini divisi non giunge anche ai viventi la coscienza della fine. La malattia ha dunque una funzione naturalistica di accentuazione patetica nella Bohème? Assolutamente no. Anche se non vengono respinti alcuni elementi della retorica decadente sulla tisi, per esempio l erotismo un po maladif per ciò che si potrà amare soltanto per poco «Questo tu cogli, e questo ti fa più amare / ciò che tra poco tu dovrai lasciare», dice Shakespeare. La percezione finale è che nel corso dell opera la malattia sia cresciuta a figura della fuggevolezza di tutto, di tutte le Mimì, le zimarre, gli amor, le giovinezze, le cose, anche la memoria alla fine; di quell angoscia del tempo, di quello spleen di cui tutto, personaggi e cose, sembra essere intriso in quest opera, e anche l animo di Puccini forse. È esperienza purtroppo assai comune ai giorni nostri che ci siano spariti d attorno amici e amori, assottigliandosi a poco a poco nel nulla, colpiti d atro morbo, che in parte suscita forse le stesse rifrangenze mitiche e moralistiche della tisi nel XIX secolo, e molte altre e peggio in più. Per chi ha dovuto vivere quest esperienza, non sarà facile sopportare che si definisca il finale della Bohème, con compiaciuto sarcasmo, sentimentale.

35 66 II / SUNT LACRIMAE RERUM...Nei cieli bigi... Da una lettera di Puccini all amico lucchese Alfredo Caselli, datata «Paris, martedì 10 maggio 1898»: Sono stufo di Paris [...] Odio i selciati! Odio i palazzi! Odio i capitelli! Odio gli stili! Amo lo bello stile del pioppo e dell abete, la volta dei viali ombreggianti, e novello druido farvi il mio tempio, mia casa, mio studio. Amo lo stendersi verde del fresco sotterfugio di bosco annoso e giovine. Amo il merlo, il capinero, il picchio! Odio il vapore, il cappello a cilindro, il frak. Mosco Carner, nel suo grande libro su Puccini, così commenta: Questa lettera colpisce, perché mette in luce un evidente contraddizione tra l uomo e l artista. Odia la sofisticazione, le raffinatezze, l eccitazione nervosa della civiltà urbana; tutto ciò gli dà un intollerabile disagio e perfino nausea. Ma tutta l arte sua è impensabile senza la decadenza della vita moderna nelle grandi città, della quale è in realtà un prodotto altamente caratteristico. 8 Sfugge a Carner, che forse non aveva dedicato alla letteratura italiana dell Otto- Novecento la stessa amorosa attenzione che ha dedicato al teatro in musica (e non posso biasimarlo), che tale contraddizione è centrale alla cultura italiana di quest ultimo secolo e mezzo. Solo che nella letteratura agisce a rovescio: autori perfettamente inseriti in un contesto urbano, perlopiù piccolo-borghese, con straordinaria insistenza propongono, in diverse versioni del genere pastorale, un Ar- 8 Mosco Carner, Puccini. A Critical Biography, Gerald Duckworth & Co., London 1958 (trad. it.: Giacomo Puccini. Biografia critica, Il Saggiatore, Milano 1961).

36 68 II / SUNT LACRIMAE RERUM 69 cadia affatto reazionaria in cui la civiltà contadina (e quale pasticcio ideologico è già implicito in quell improprietà antropologica: civiltà, quasi si trattasse di una cultura altra, avulsa dal contesto storico e sociale, o peggio ancora, di un etnia) portatrice di valori puri (la famiglia, la fede, la solidarietà, un intatta vitalità ecc.) si contrappone al mondo borghese, industriale, urbano, consumistico e corruttore. Puccini in questa lettera predica male, indulgendo forse a una retorica diffusa tra la nobiltà agraria toscana, l ambiente che più frequentava quando era a Lucca o a Torre; la sua stessa passione per la caccia alle folaghe, più che un aspetto contadino (per carità!) è uno sport da nobilotto terriero. Ma quel che importa è che nelle opere sia agli antipodi della letteratura a lui contemporanea (e anche di gran parte di quella a lui successiva). E non solo perché la sua attività di compositore di teatro lo fa agire su una scena mondiale, a tutt oggi negata alla maggior parte dei nostri scrittori, ma perché, in grazia di una sua curiosità onnivora, presta attenzione al teatro di grande consumo del suo tempo, il più metropolitano e moderno, in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti. Lì dove trova già organizzato in una koinè di segni quasi universalmente scambiabili l immaginario moderno trova stimoli per il suo teatro. Riferisce David Belasco che Puccini, assistendo al suo dramma giapponese in un atto, pur capendo poco o nulla dell inglese, rimase fortemente toccato, e soprattutto dalla scena dell attesa notturna di Butterfly un miracolo di illuminotecnica pre-cinematografico che illustrava la transizione dalla notte al giorno e che in Puccini, nell intermezzo per sola orchestra, diviene contrasto di sentimenti e transizione, a livello psicologico profondo, verso una decisione tragica. Che effetto gli facesse la letteratura italiana del suo tempo è ben illustrato dall imbarazzo che si produce in lui ogni volta che si propone l occasione di una sua collaborazione con D Annunzio. E che gran critico si rivela quando così scrive a Luigi Illica: «O meraviglia delle meraviglie! D Annunzio mio librettista! Ma neanche per tutto l oro del mondo. Troppa distillazione briaca ed io voglio essere in gamba». E come musicista era così in gamba da essere l unico compositore italiano che avesse saputo capire l esperienza wagneriana talmente a fondo da riuscire a trarne una sintesi tutta personale, in particolare in Manon e in Butterfly. 9 O l unico capace di ascoltare il nuovo in Debussy e di usarlo a proprio vantaggio; o di operare scambi alla pari con Stravinsky, e di mostrare, persino negli ultimi tempi della vita, curiosità e interesse per Schönberg. Del resto, malgrado lo sfondo agreste su cui ama campirsi in posa da signorotto di campagna, il vasto repertorio di foto familiari ci restituisce un Puccini privato innamorato di tutti gli ammennicoli della prima modernità: le automobili, in primo luogo, ma poi le radio a galena, le macchine fotografiche, i motoscafi. Può dunque dire di odiare i cieli bigi metropolitani affumicati da mille comignoli, ma per suo espresso talento e volontà li ha cantati come nessuno; ha dato un suono alla città, e all individualità precaria e fluttuante dell umanità che nelle città del suo tempo e di oggi si muove, vive e muore. Da Bohème al Tabarro, ha anticipato un clima, un colore, un umore, della vita metropolitana, in particolare francese e chissà grazie a quali miracolose antenne? che ritroveremo poi nel cinema di Jean Renoir, Marcel Carné e Jean Vigo. Peccato che la critica torinese, alla prima della Bohème al Regio, forse un po assordata dalle mode allora in disputa, wagnerismo malinteso 9 Si veda al riguardo Girardi, Giacomo Puccini cit., ai capitoli relativi alle due opere.

37 70 II / SUNT LACRIMAE RERUM 71 o italianismo folklorico, non si sia accorta di quanti tratti dell opera stabilissero felici sintonie con la città che per prima la accoglieva. Quella Torino che qualche anno dopo Gozzano, con la sua affettuosa ironia, così descriveva: «Quante volte tra i fiori, in terre gaie, / sognavo le tue nevi, i tigli neri, / le dritte vie corrusche di rotaie, / l arguta grazia delle tue crestaie, / o città favorevole ai piaceri! [...] Un po vecchiotta, provinciale, fresca / tuttavia d un tal garbo parigino [...]». Sintonie rilevabili anche in questa poesia: la prima modernizzazione della città nelle vie «corrusche di rotaie»; l «arguta grazia» delle tante Mimì che in casa e fuori lavoravano nella fiorente industria della moda; il «garbo parigino» delle lunghe file di mansardes (che, tra l altro, rendevano immediatamente, fisicamente, comprensibile ai torinesi il tipo di alloggio in cui vivevano i quattro bohémiens)....mimì, mia breve gioventù!... In una lettera a Ricordi, Illica ravvisava «l essenza del libro di Murger», quella che voleva essere sicuro di cogliere nella realizzazione del libretto, «in quella grande libertà in amore (suprema caratteristica della Bohème) colla quale agiscono tutti i personaggi». È vero. E come è nostra, di noi oggi, questa esperienza, quel traslocare da un amore all altro, lasciando dietro piccole vestigia del nostro passaggio intrise della nostra presenza e della nostra assenza. Non è una grande storia d amore Bohème, l amore non vi ha più alcun significato etico, non ci si uccide per amore riaffermando in tal modo il diritto alla libertà e alla vita. Non è neppure la storia di una grande passione divorante e distruttiva. L amore ci arriva per caso, perché si è spento un lume, ci si installa in casa per un po di tempo poi parte, va, ritorna, sparisce. È al di fuori di qualsiasi consacrazione pubblica, religiosa o sociale; è un fatto privato nostro. Lo si può sempre incontrare, al margine della nostra solitudine, almeno finché si è giovani. Mimì ha una sua identità sociale ai margini della società prospera, è in tutto sorella della Fantine dei Misérables; Baudelaire anche in lei avrebbe potuto vedere «tutte le bellezze struggenti e penosissime di Fantine, la sartina disillusa, la donna moderna, posta tra la fatalità del lavoro improficuo e la fatalità della prostituzione legale». Ha una sua identità musicale che si traccia lei stessa col canto; il garbo graziosissimo della conversazione sommessa per aggancio successivo di piccoli frammenti melodici (e nelle pause, le esitazioni del pensiero, i timori, i pudori); i grandi slanci melodici «Ma quando vien lo sgelo...»; «Se vuoi... serbarla a ricordo d amor!» e l ultimo, «Sei il mio amor e tutta la mia vita» che le sgorgan da dentro con la forza con cui un boccio scoppia in fiore (e per questo ci vuole una voce che salendo fiorisca); poi finisce affievolendosi in un pigolio infantile e accarezzando con l ultimo soffio la parola «dormire». C è una simmetria perfetta nell opera tra i momenti in cui Mimì è assieme a Rodolfo e i momenti in cui è assente. Quando è assente via col viscontino, in carrozza vestita come una regina, o che altro sia come nella prima scena del quadro IV, sarà la cuffietta a evocarla. Icona del ricordo è Mimì. Incontrata e amata perché presto sarà solo memoria. C è per non esserci più, tra poco, come la giovinezza, fuggevole per luogo comune. Tra quella giovinezza che si sente fuggire, e di cui già si porta il lutto, e Mimì si può addirittura stabilire un equazione: «O Mimì, tu più non torni / o giorni belli, [...] ah! Mimì mia breve gioventù». Ma la giovinezza che qui si piange, alla quale Puccini ha composto

38 72 II / SUNT LACRIMAE RERUM questo grande epicedio, è ben altra cosa dalla fuggevole giovinezza della poesia classica o rinascimentale. È il risultato di una radicale mutazione antropologica prodotta dalla rivoluzione industriale. Un periodo lunghissimo di apprendimento sociale verso cosa? oggi poi si direbbe senza più finalità o fine alcuna: «no future», come stava scritto un po di tempo fa sulle schiene dei punks londinesi. Una Bildung forzosa non scelta e orientata da noi, ma già tracciata entro percorsi sociali disegnati da eventi sui quali non abbiamo nessun controllo. Un limbo, un tempo sospeso, entro il quale l identità è labile, incerta tra le nostre immagini interne e quelle che gli altri ci rimandano di noi; oltre il quale c è una sola conoscenza morale da raggiungere, che non c è il paradiso. In Murger, gli uomini si sistemavano tutti, le donne morivano tutte, come si erano meritate con la loro vita assai dubbia. In Puccini, la fine rimane aperta; muore Mimì, «è morto amor», la giovinezza continuerà a morire, ogni giorno. «La jeunesse n a qu un temps», dice Murger: il tempo della precarietà economica ed esistenziale. Più a lungo la si contempla, trenta, quarant anni, un secolo, più La bohème di Puccini appare come una fitta rete di segni ben contesta; fatta apposta, si direbbe, perché tanti fantasmi della nostra realtà vi si impiglino; e perciò dà un così forte sentimento di realtà. E in oltre un secolo ne ha intrappolati molti, nei più diversi paesi, tra culture disparate. Così so che nei punti in cui l emozione diviene troppo grande perché io riesca a sopportarla da solo, se stringo la mano di chi mi sta accanto, capirò che lei / lui ha capito.

39 IL LIBRETTO 77 QUADRO PRIMO 80 QUADRO SECONDO 95 QUADRO TERZO 110 QUADRO QUARTO 119

40 LA BOHÈME Opera in quattro quadri (Scene da La vie de Bohème di Henry Murger) Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica Personaggi Rodolfo, poeta (tenore) Marcello, pittore (baritono) Schaunard, musicista (baritono) Colline, filosofo (basso) Benoît, padrone di casa (basso) Alcindoro, consigliere di stato (basso) Mimì (soprano) Musetta (soprano) Parpignol, venditore ambulante (tenore) Sergente dei doganieri (basso) Un doganiere (basso) Studenti, sartine, borghesi, bottegai e bottegaie, venditori ambulanti, soldati, camerieri da caffè, ragazzi, ragazze, ecc. Epoca: 1830 circa, a Parigi

41 79 «pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avventurieri La loro esistenza è un opera di genio di ogni giorno, un problema quotidiano, che essi pervengono sempre a risolvere con l aiuto di audaci matematiche Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacoreti; ma se nelle loro mani cade un po di fortuna, eccoli cavalcare in groppa alle più fantasiose matterìe, amando le più belle donne e le più giovani, bevendo i vini migliori ed i più vecchi e non trovando mai abbastanza aperte le finestre onde gettar quattrini; poi l ultimo scudo morto e sepolto eccoli ancora desinare alla tavola rotonda del caso, ove la loro posata è sempre pronta; contrabbandieri di tutte le industrie che derivano dall arte, a caccia da mattina a sera di quell animale feroce che si chiama: lo scudo. La bohème ha un parlare suo speciale, un gergo Il suo vocabolario è l inferno della retorica e il paradiso del neologismo. Vita gaia e terribile!» (H. Murger, prefazione alla Vie de bohème) * * Gli autori del presente libretto, meglio che seguire passo passo il libro di Murger (anche per ragioni di opportunità teatrali e soprattutto musicali) hanno voluto ispirarsi alla sua essenza racchiusa in questa mirabile prefazione. Se stettero fedeli ai caratteri dei personaggi, se furono a volte quasi meticolosi nel riprodurre certi particolari ambienti, se nello svolgimento scenico si attennero al fare del Murger suddividendo il libretto in «quadri ben distinti», negli episodi drammatici e comici essi vollero procedere con quell ampia libertà che a torto o a ragione stimarono necessaria nella interpretazione scenica del libro più libero, forse, della moderna letteratura. Chi può non confondere nel delicato profilo di una sola donna quelli di Mimì e di Francine? Chi, quando legge delle «manine» di Mimì più «bianche di quelle della dea dell ozio», non pensa al manicotto di Francine? Gli autori stimarono di dover rilevare una tale identità di caratteri. Parve ad essi che quelle due gaie, delicate ed infelici creature rappresentassero nella commedia della Bohème un solo personaggio cui si potrebbe benissimo, in luogo dei nomi di Mimì e Francine, dare quello di: Ideale. G. G. L. I.

42 80 III / LIBRETTO 81 QUADRO PRIMO «Mimì era una graziosa ragazza che doveva particolarmente simpatizzare e combinare con gli ideali plastici e poetici di Rodolfo. Ventidue anni; piccola, delicata Il suo volto pareva un abbozzo di figura aristocratica; i suoi lineamenti erano d una finezza mirabile Il sangue della gioventù scorreva caldo e vivace nelle sue vene e coloriva di tinte rosse la sua pelle trasparente dal candore vellutato della camelia Questa beltà malaticcia sedusse Rodolfo Ma quello che più lo rese innamorato pazzo di madamigella Mimì furono le sue manine che essa sapeva, anche tra le faccende domestiche, serbare più bianche di quelle della dea dell ozio». In soffitta Ampia finestra dalla quale si scorge una distesa di tetti coperti di neve. A sinistra, un camino. Una tavola, un letto, un armadietto, una piccola libreria, quattro sedie, un cavalletto da pittore con una tela sbozzata ed uno sgabello: libri sparsi, molti fasci di carte, due candelieri. Uscio nel mezzo, altro a sinistra. (Rodolfo guarda meditabondo fuori della finestra. Marcello lavora al suo quadro: «Il passaggio del Mar Rosso», con le mani intirizzite dal freddo e che egli riscalda alitandovi su di quando in quando, mutando, pel gran gelo, spesso posizione) (seduto, continuando a dipingere) Questo Mar Rosso - mi ammollisce e assidera come se addosso - mi piovesse in stille. (si allontana dal cavalletto per guardare il suo quadro) Per vendicarmi, affogo un Faraon! (torna al lavoro. A Rodolfo) Che fai? (volgendosi un poco) Nei cieli bigi guardo fumar dai mille comignoli Parigi (additando il camino senza fuoco) e penso a quel poltrone di un vecchio caminetto ingannatore che vive in ozio come un gran signore. Le sue rendite oneste da un pezzo non riceve. Quelle sciocche foreste che fan sotto la neve? Rodolfo, io voglio dirti un mio pensier profondo: ho un freddo cane. (avvicinandosi a Marcello) Ed io, Marcel, non ti nascondo che non credo al sudor della fronte. Ho diacciate le dita quasi ancora le tenessi immollate giù in quella gran ghiacciaia che è il cuore di Musetta (lascia sfuggire un lungo sospirone, e tralascia di dipingere, deponendo tavolozza e pennelli) L amore è un caminetto che sciupa troppo e in fretta! dove l uomo è fascina e la donna è l alare l una brucia in un soffio e l altro sta a guardare. Ma intanto qui si gela e si muore d inedia! Fuoco ci vuole (afferrando una sedia e facendo atto di spezzarla) Aspetta sacrifichiam la sedia! (Rodolfo impedisce con energia l atto di Marcello) (ad un tratto Rodolfo esce in un grido di gioia ad un idea che gli è balenata) Eureka! (corre alla tavola e ne leva un voluminoso scartafaccio) Trovasti? Sì. Aguzza l ingegno. L idea vampi in fiamma. (additando il suo quadro) Bruciamo il Mar Rosso? No. Puzza la tela dipinta. Il mio dramma, I ardente mio dramma ci scaldi. (con comico spavento) Vuoi leggerlo forse? Mi geli. No, in cener la carta si sfaldi e l estro rivoli ai suoi cieli. (con importanza) Al secol gran danno minaccia È Roma in periglio (con esagerazione) Gran cor! (dà a Marcello una parte dello scartafaccio) A te l atto primo. Qua.

43 82 III / LIBRETTO 83 Straccia. COLLINE Ma dura poco. Là c eran baci! Legna! Accendi. (Rodolfo batte un acciarino, accende una candela e va al camino con Marcello: insieme dànno fuoco a quella parte dello scartafaccio buttato sul focolare, poi entrambi prendono delle sedie e seggono, riscaldandosi voluttuosamente) E Che lieto baglior! (si apre con fracasso la porta in fondo ed entra Colline gelato, intirizzito, battendo i piedi, gettando con ira sulla tavola un pacco di libri legato con un fazzoletto) COLLINE Già dell Apocalisse appariscono i segni. In giorno di vigilia non si accettano pegni! (si interrompe sorpreso, vedendo fuoco nel caminetto) Una fiammata! (a Colline) Zitto, si dà il mio dramma. al fuoco. COLLINE Lo trovo scintillante. Vivo. (Il fuoco diminuisce) La brevità, gran pregio. COLLINE (levandogli la sedia) Autore, a me la sedia. Presto. Questi intermezzi fan morire d inedia. (prende un altra parte dello scartafaccio) Atto secondo. (a Colline) Non far sussurro. (Rodolfo straccia parte dello scartafaccio e lo getta sul camino: il fuoco si ravviva. Colline avvicina ancora più la sedia e si riscalda le mani: Rodolfo è in piedi, presso ai due, col rimanente dello scartafaccio) COLLINE Pensier profondo! Giusto color! In quell azzurro guizzo languente sfuma un ardente scena d amor. COLLINE Scoppietta un foglio. Tre atti or voglio d un colpo udir. (getta al fuoco il rimanente dello scartafaccio) COLLINE Tal degli audaci l idea s integra. TUTTI Bello in allegra vampa svanir. (applaudono entusiasticamente: la fiamma dopo un momento diminuisce) Oh! Dio già s abbassa la fiamma. COLLINE Che vano, che fragile dramma! Già scricchiola, increspasi, muore. (il fuoco è spento) COLLINE E Abbasso, abbasso l autore. (dalla porta di mezzo entrano due Garzoni, portando l uno provviste di cibi, bottiglie di vino, sigari, e l altro un fascio di legna. Al rumore, i tre innanzi al camino si volgono e con grida di meraviglia si slanciano sulle provviste portate dal garzone e le depongono sul tavolo. Colline prende la legna e la porta presso il caminetto: comincia a far sera) Sigari! COLLINE Bordò! TUTTI Le dovizie d una fiera il destin ci destinò. (I garzoni partono) SCHAUNARD (entra dalla porta di mezzo con aria di trionfo, gettando a terra alcuni scudi) La Banca di Francia per voi si sbilancia. COLLINE (raccattando gli scudi insieme a Rodolfo e Marcello) Raccatta, raccatta! (incredulo) Son pezzi di latta! SCHAUNARD (mostrandogli uno scudo) Sei sordo? Sei lippo? Quest uomo chi è? (inchinandosi) Luigi Filippo! M inchino al mio Re! TUTTI Sta Luigi Filippo ai nostri pie

44 84 III / LIBRETTO 85 (depongono gli scudi sul tavolo. Schaunard vorrebbe raccontare la sua fortuna, ma gli altri non lo ascoltano: vanno e vengono affaccendati disponendo ogni cosa sul tavolo) SCHAUNARD Or vi dirò: quest oro, o meglio argento, ha la sua brava storia (ponendo la legna nel camino) Riscaldiamo il camino! COLLINE Tanto freddo ha sofferto. SCHAUNARD Un inglese un signor lord o milord che sia, voleva un musicista (gettando via il pacco di libri di Colline dal tavolo) Via! Prepariamo la tavola! SCHAUNARD Io? volo! L esca dov è? COLLINE Là. Qua. (accendono un gran fuoco nel camino) SCHAUNARD E mi presento. M accetta: gli domando COLLINE (mettendo a posto le vivande) Arrosto freddo! (mentre Rodolfo accende l altra candela) Pasticcio dolce! SCHAUNARD A quando le lezioni? Risponde: «Incominciam Guardare!» (e un pappagallo m addita al primo pian), poi soggiunge: «Voi suonare finché quello morire!». Fulgida folgori la sala splendida. (mette le due candele sul tavolo) Or le candele! SCHAUNARD E fu così: Suonai tre lunghi dì Allora usai l incanto di mia presenza bella Affascinai l ancella Gli propinai prezzemolo! Lorito allargò l ali, Lorito il becco aprì, da Socrate morì! (vedendo che nessuno gli bada, afferra Colline che gli passa vicino con un piatto) COLLINE Pasticcio dolce! Mangiar senza tovaglia? (levando di tasca un giornale e spiegandolo) Un idea COLLINE e Il «Costituzional!» Ottima carta Si mangia e si divora un appendice! COLLINE Chi?! SCHAUNARD (urlando indispettito) Che il diavolo vi porti tutti quanti! (poi, vedendoli in atto di mettersi a mangiare il pasticcio freddo:) Ed or che fate? (con gesto solenne stende la mano sul pasticcio ed impedisce agli amici di mangiarlo; poi leva le vivande dal tavolo e le mette nel piccolo armadio) No! Queste cibarie sono la salmeria pei dì futuri tenebrosi e oscuri. Pranzare in casa il dì della vigilia mentre il Quartier Latino le sue vie addobba di salsicce e leccornie? Quando un olezzo di frittelle imbalsama le vecchie strade?, E COLLINE (circondano ridendo Schaunard) La vigilia di Natal! SCHAUNARD Là le ragazze cantano contente ed han per eco ognuna uno studente! Un po di religione, o miei signori: si beva in casa, ma si pranzi fuori. (Rodolfo chiude la porta a chiave, poi tutti vanno intorno al tavolo e versano il vino. Si bussa alla porta: s arrestano stupefatti) BENOÎT (di fuori) Si può? Chi è là? BENOÎT Benoît! Il padrone di casa! (depongono i bicchieri) SCHAUNARD Uscio sul muso.

45 86 III / LIBRETTO 87 COLLINE (grida) Non c è nessuno. SCHAUNARD È chiuso. BENOÎT Una parola. SCHAUNARD (dopo essersi consultato cogli altri, va ad aprire) Sola! BENOÎT (entra sorridente: vede Marcello e mostrandogli una carta dice) Affitto! (ricevendolo con grande cordialità) Olà! Date una sedia. Presto. BENOÎT (schermendosi) Non occorre. Vorrei SCHAUNARD (insistendo con dolce violenza, lo fa sedere) Segga. Vuol bere? (gli versa del vino) BENOÎT Grazie. E COLLINE Tocchiamo. (tutti bevono. Benoît, Rodolfo, Marcello e Schaunard seduti, Colline in piedi. Benoît depone il bicchiere e si rivolge a Marcello mostrandogli la carta) BENOÎT Quest è l ultimo trimestre (con ingenuità) Ne ho piacere. BENOÎT E quindi SCHAUNARD (interrompendolo) Ancora un sorso. (riempie i bicchieri) BENOÎT Grazie. I QUATTRO (toccando con Benoît) Alla sua salute! (si siedono e bevono. Colline va a prendere lo sgabello presso il cavalletto e si siede anche lui) BENOÎT (riprendendo con Marcello) A lei ne vengo perché il trimestre scorso mi promise Promisi ed or mantengo. (mostrando a Benoît gli scudi che sono sul tavolo) (con stupore, piano a Marcello) Che fai? SCHAUNARD (come sopra) Sei pazzo? (a Benoît, senza badare ai due) Ha visto? Or via, resti un momento in nostra compagnia. Dica: quant anni ha, caro signor Benoît? BENOÎT Gli anni? Per carità! Su e giù la nostra età. BENOÎT (protestando) Di più, molto di più. (mentre fanno chiacchierare Benoît, gli riempiono il bicchiere appena egli l ha vuotato) COLLINE Ha detto su e giù. (abbassando la voce e con tono di furberia) L altra sera al Mabil BENOÎT (inquieto) Eh?! L hanno colto in peccato d amore. BENOÎT Io? Neghi. BENOÎT Un caso. (lusingandolo) Bella donna! BENOÎT (mezzo brillo, con subito moto) Ah! molto. SCHAUNARD (gli batte una mano sulla spalla) Briccone! COLLINE Seduttore! (fa lo stesso sull altra spalla) Briccone! (magnificando) Una quercia! un cannone! il crin ricciuto e fulvo.

46 88 III / LIBRETTO 89 L uomo ha buon gusto. Ei gongolava arzillo, pettoruto. BENOÎT (ringalluzzito) Son vecchio, ma robusto. COLLINE, SCHAUNARD E (con gravità ironica) Ei gongolava arzuto e pettorillo. E a lui cedea la femminil virtù. BENOÎT (in piena confidenza) Timido in gioventù, ora me ne ripago È uno svago qualche donnetta allegra e un po (accenna a forme accentuate) Non dico una balena, o un mappamondo, o un viso tondo da luna piena, ma magra, proprio magra, no e poi no! Le donne magre sono grattacapi e spesso sopraccapi e son piene di doglie, per esempio mia moglie (Marcello dà un pugno sulla tavola e si alza: gli altri lo imitano: Benoît li guarda sbalordito) (con forza) Quest uomo ha moglie e sconce voglie ha nel cor! GLI ALTRI Orror! E ammorba, e appesta la nostra onesta magion! GLI ALTRI Fuor! Si abbruci dello zucchero. COLLINE Si discacci il reprobo. SCHAUNARD (maestoso) È la morale offesa che vi scaccia! BENOÎT (allibito, tenta inutilmente di parlare) Io di E COLLINE (circondano Benoît sospingendolo verso la porta) Silenzio! BENOÎT (sempre più sbalordito) Miei signori TUTTI Silenzio! (spingendo Benoît fuori dalla porta) Via signore! Via di qua! (sulla porta guardando verso il pianerottolo sulla scala) e buona sera a Vostra signoria. (ritornando nel mezzo della scena, ridendo) Ah! ah! ah! ah! (chiudendo l uscio) Ho pagato il trimestre. SCHAUNARD Al Quartiere Latino ci attende Momus. Viva chi spende! SCHAUNARD Dividiamo il bottino! (si dividono gli scudi rimasti sul tavolo) E SCHAUNARD Dividiam! (presentando uno specchio rotto a Colline) Là ci sono beltà scese dal cielo. Or che sei ricco, bada alla decenza! Orso, ravviati il pelo. COLLINE Farò la conoscenza la prima volta d un barbitonsore. Guidatemi al ridicolo oltraggio d un rasoio., SCHAUNARD E COLLINE Andiamo. Io resto per terminar l articolo di fondo del Castoro. Fa presto. Cinque minuti. Conosco il mestiere. COLLINE Ti aspetterem dabbasso dal portiere. Se tardi, udrai che coro! Cinque minuti. (prende un lume ed apre l uscio: Marcello, Schaunard e Colline escono e scendono la scala) SCHAUNARD (uscendo) Taglia corta la coda al tuo Castoro! (di fuori) Occhio alla scala. Tienti alla ringhiera. (sul pianerottolo, presso l uscio aperto, alzando il lume) Adagio! COLLINE (di fuori) È buio pesto. (le voci di Marcello, Schaunard e Colline si fanno

47 90 III / LIBRETTO 91 sempre più lontane) SCHAUNARD Maledetto portier! (rumore d uno che ruzzola) COLLINE Accidenti! (sull uscio) Colline, sei morto? COLLINE (lontano, dal basso della scala) Non ancor! (più lontano) Vien presto! (Rodolfo chiude l uscio, depone il lume, sgombra un angolo del tavolo, vi colloca calamaio e carta, poi siede e si mette a scrivere dopo aver spento l altro lume rimasto acceso: si interrompe, pensa, ritorna a scrivere, s inquieta, distrugge lo scritto e getta via la penna) (sfiduciato) Non sono in vena. (si bussa timidamente all uscio) Chi è là? (di fuori) Scusi. (alzandosi) Una donna! Di grazia, mi si è spento il lume. (corre ad aprire) Ecco. (sull uscio, con un lume spento in mano ed una chiave) Vorrebbe? S accomodi un momento. Non occorre. (insistendo) La prego, entri. (Mimì entra, ma subito è presa da soffocazione) (premuroso) Si sente male? No nulla. Impallidisce! (presa da tosse) Il respir Quelle scale (sviene, e Rodolfo è appena a tempo di sorreggerla ed adagiarla su di una sedia, mentre dalle mani di Mimì cadono candeliere e chiave) (imbarazzato) Ed ora come faccio? (va a prendere dell acqua e ne spruzza il viso di Mimì) Così! (guardandola con grande interesse) Che viso da malata! (Mimì rinviene) Si sente meglio? (con un filo di voce) Sì. Qui c è tanto freddo. Segga vicino al fuoco. (Mimì fa cenno di no) Aspetti un po di vino Grazie (le dà il bicchiere e le versa da bere) A lei. Poco, poco. Così? Grazie. (beve) (ammirandola) (Che bella bambina!) (levandosi, cerca il suo candeliere) Ora permetta che accenda il lume. È tutto passato. Tanta fretta? Sì. (Rodolfo scorge a terra il candeliere, lo raccoglie, accende e lo consegna a Mimì senza far parola) Grazie. Buona sera. (s avvia per uscire) (l accompagna fino all uscio) Buona sera. (ritorna subito al lavoro) (esce, poi riappare sull uscio che rimane aperto) Oh! sventata! La chiave della stanza dove l ho lasciata? Non stia sull uscio; il lume vacilla al vento. (il lume di Mimì si spegne) Oh Dio! Torni ad accenderlo. (accorre colla sua candela per riaccendere quella di Mimì, ma avvicinandosi alla porta anche il suo lume si spegne e la

48 92 III / LIBRETTO 93 camera rimane buia) Oh Dio! Anche il mio s è spento! (avanzandosi a tentoni, incontra il tavolo e vi depone il suo candeliere) E la chiave ove sarà? (si trova presso la porta e la chiude) Buio pesto! Disgraziata! Ove sarà? Importuna è la vicina (si volge dalla parte ove ode la voce di Mimì) Ma le pare? (ripete con grazia, avanzandosi ancora cautamente) Importuna è la vicina (cerca la chiave sul pavimento, strisciando i piedi) Cosa dice, ma le pare! Cerchi. Cerco. (urta nel tavolo, vi depone il suo candeliere e si mette a cercare la chiave brancicando le mani sul pavimento) Ove sarà? (trova la chiave e lascia sfuggire una esclamazione, poi subito pentito mette la chiave in tasca) Ah! L ha trovata? No! Mi parve In verità (cerca a tastoni) Cerca? Cerco! (finge di cercare, ma guidato dalla voce e dai passi di Mimì, tenta di avvicinarsi ad essa che, china a terra, cerca sempre tastoni: in questo momento Rodolfo si è avvicinato ed abbassandosi esso pure, la sua mano incontra quella di Mimì ) (sorpresa) Ah! (tenendo la mano di Mimì, con voce piena di emozione) Che gelida manina! Se la lasci riscaldar. Cercar che giova? Al buio non si trova. Ma per fortuna è una notte di luna, e qui la luna l abbiamo vicina. Aspetti, signorina, le dirò con due parole chi son, che faccio e come vivo. Vuole? (Mimì tace: Rodolfo lascia la mano di Mimì, la quale indietreggiando trova una sedia sulla quale si lascia quasi cadere affranta dall emozione) Chi son? Sono un poeta. Che cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo. In povertà mia lieta scialo da gran signore rime ed inni d amore. Per sogni, per chimere e per castelli in aria l anima ho milionaria. Talor dal mio forziere ruban tutti i gioielli due ladri: gli occhi belli. V entrar con voi pur ora ed i miei sogni usati e i bei sogni miei tosto si dileguâr! Ma il furto non m accora, poiché v ha preso stanza la speranza! Or che mi conoscete, parlate voi. Chi siete? Vi piaccia dir? (è un po titubante, poi si decide a parlare; sempre seduta) Sì. Mi chiamano Mimì, ma il mio nome è Lucia. La storia mia è breve. A tela o a seta ricamo in casa e fuori Son tranquilla e lieta ed è mio svago far gigli e rose. Mi piaccion quelle cose che han sì dolce malìa, che parlano d amor, di primavere, che parlano di sogni e di chimere, quelle cose che han nome poesia Lei m intende? (commosso) Sì. Mi chiamano Mimì, il perché non so. Sola, mi fo il pranzo da me stessa. Non vado sempre a messa, ma prego assai il Signore. Vivo sola, soletta là in una bianca cameretta: guardo sui tetti e in cielo; ma quando vien lo sgelo il primo sole è mio il primo bacio dell aprile è mio! Germoglia in un vaso una rosa Foglia a foglia la spio!

49 94 III / LIBRETTO 95 Così gentile il profumo d un fior! Ma i fior ch io faccio, ahimè! non hanno odore. Altro di me non le saprei narrare. Sono la sua vicina che la vien fuori d ora a importunare. SCHAUNARD (dal cortile) Ehi! Rodolfo! COLLINE Rodolfo! Olà. Non senti? (alle grida degli amici, Rodolfo s impazienta) Lumaca! COLLINE Poetucolo! SCHAUNARD Accidenti al pigro! (sempre più impaziente, Rodolfo a tentoni si avvia alla finestra e l apre spingendosi un poco fuori per rispondere agli amici che sono giù nel cortile: dalla finestra aperta entrano i raggi lunari, rischiarando così la camera) (alla finestra) Scrivo ancor tre righe a volo. (avvicinandosi un poco alla finestra) Chi sono? (a Mimì) Amici. SCHAUNARD Sentirai le tue. Che te ne fai lì solo? Non sono solo. Siamo in due. Andate da Momus, tenete il posto, ci saremo tosto. (rimane alla finestra, onde assicurarsi che gli amici se ne vanno), SCHAUNARD e COLLINE (allontanandosi) Momus, Momus, Momus, zitti e discreti andiamocene via. Momus, Momus, Momus, il poeta trovò la poesia. (Mimì si è avvicinata ancor più alla finestra per modo che i raggi lunari la illuminano: Rodolfo, volgendosi, scorge Mimì avvolta come da un nimbo di luce, e la contempla, quasi estatico) O soave fanciulla, o dolce viso di mite circonfuso alba lunar, in te, vivo ravviso il sogno ch io vorrei sempre sognar! (cingendo con le braccia Mimì) Fremon già nell anima le dolcezze estreme, nel bacio freme amor! (la bacia) (assai commossa) Ah! tu sol comandi, amor! (quasi abbandonandosi) (Oh! come dolci scendono le sue lusinghe al core tu sol comandi, amore! ) (svincolandosi) No, per pietà! Sei mia! V aspettan gli amici Già mi mandi via? (titubante) Vorrei dir ma non oso (con gentilezza) Di! (con graziosa furberia) Se venissi con voi? (sorpreso) Che? Mimì? (insinuante) Sarebbe così dolce restar qui. C è freddo fuori. (con grande abbandono) Vi starò vicina! E al ritorno? (maliziosa) Curioso! (aiuta amorosamente Mimì a mettersi lo scialle) Dammi il braccio, mia piccina. (dà il braccio a Rodolfo) Obbedisco, signor! (s avviano sottobraccio alla porta d uscita) Che m ami di (con abbandono) Io t amo! Amore! Amor! QUADRO SECONDO «Gustavo Colline, il grande filosofo; Marcello, il grande pittore; Rodolfo, il grande poeta; e Schaunard, il grande musicista come essi si chiamavano a vicenda frequentavano regolarmente il Caffè Momus dove erano soprannominati: I quattro Moschettieri, perché indivisibili.

50 96 III / LIBRETTO 97 Essi giungevano infatti e giuocavano e se ne andavano sempre insieme e spesso senza pagare il conto e sempre con un accordo degno dell orchestra del Conservatorio. Madamigella Musetta era una bella ragazza di venti anni Molta civetteria, un pochino di ambizione e nessuna ortografia Delizia delle cene del Quartiere Latino... Una perpetua alternativa di brougham bleu e di omnibus, di via Breda e di Quartiere Latino. O che volete? Di tanto in tanto ho bisogno di respirare l aria di questa vita. La mia folle esistenza è come una canzone: ciascuno de miei amori è una strofa, ma Marcello ne è il ritornello». Al Quartiere Latino Un crocicchio di vie che al largo prende forma di piazzale; botteghe, venditori di ogni genere; da un lato, il Caffè Momus. La vigilia di Natale. Gran folla e diversa: borghesi, soldati, fantesche, ragazzi, bambine, studenti, sartine, gendarmi, ecc. Sul limitare delle loro botteghe i venditori gridano a squarciagola invitando la folla de compratori. Separati in quella gran calca di gente si aggirano Rodolfo e Mimì da una parte, Colline presso la bottega di una rappezzatrice; Schaunard ad una bottega di ferravecchi sta comperando una pipa e un corno; Marcello spinto qua e là dal capriccio della gente. Parecchi borghesi ad un tavolo fuori del Caffè Momus. È sera. Le botteghe sono adorne di lampioncini e fanali accesi; un grande fanale illumina l ingresso al Caffè. VENDITORI (sul limitare delle loro botteghe, altri aggirandosi tra la folla ed offrendo la propria merce) Aranci, datteri! Caldi i marroni! Ninnoli, croci. Torroni! Panna montata! Caramelle! La crostata! Fringuelli, passeri! Fiori alle belle! LA FOLLA (studenti, sartine, borghesi e popolo) Quanta folla! Su, corriam! Che chiasso! Stringiti a me. Date il passo. DAL CAFFÈ (gridando e chiamando i Camerieri che vanno e vengono affaccendati) Presto qua! Camerier! Un bicchier! Corri! Birra! Da ber! Un caffè! VENDITORI Latte di cocco! Giubbe! Carote! LA FOLLA (allontanandosi) Quanta folla, su, partiam! SCHAUNARD (dopo aver soffiato nel corno che ha contrattato a lungo con un venditore di ferravecchi) Falso questo Re! Pipa e corno quant è? (paga) COLLINE (presso la rappezzatrice che gli ha cucito la falda di uno zimarrone) È un poco usato ma è serio e a buon mercato (paga, poi distribuisce con giusto equilibrio i libri dei quali è carico nelle molte tasche dello zimarrone) (a braccio con Mimì, attraversa la folla avviato al negozio della modista) Andiamo. Andiamo per la cuffietta? Tienti al mio braccio stretta A te mi stringo Andiam! (entrano in una bottega di modista) (tutto solo in mezzo alla folla, con un involto sotto il braccio, occhieggiando le donnine che la folla gli getta quasi fra le braccia) Io pur mi sento in vena di gridar: chi vuol, donnine allegre, un po d amor! Facciamo insieme a vendere e a comprar! UN VENDITORE Prugne di Tours! (entra un gruppo di venditrici) Io dò ad un soldo il vergine mio cuor! (la ragazza si allontana ridendo) SCHAUNARD (va a gironzolare avanti al caffè Momus aspettandovi gli amici: intanto armato della enorme pipa e del corno da caccia guarda curiosamente la folla) Fra spintoni e testate accorrendo affretta la folla e si diletta nel provar gioie matte insoddisfatte ALCUNE VENDITRICI Ninnoli, spillette! Datteri e caramelle! VENDITORI Fiori alle belle! COLLINE (se ne viene al ritrovo, agitando trionfalmente un vecchio libro) Copia rara, anzi unica: la grammatica runica! SCHAUNARD Uomo onesto! (arrivando al caffè Momus grida a Schaunard e Colline) A cena! SCHAUNARD e COLLINE Rodolfo? Entrò da una modista. (uscendo dalla modista insieme a Mimì) Vieni, gli amici aspettano. VENDITORI (alcuni) Panna montata! (accennando ad una cuffietta che porta graziosamente) Mi sta bene questa cuffietta rosa?

51 98 III / LIBRETTO 99 (Marcello, Schaunard e Colline cercano se vi fosse un tavolo libero fuori del caffè all aria aperta, ma ve n è uno solo ed è occupato da onesti borghesi. I tre amici li fulminano con occhiate sprezzanti, poi entrano nel caffè) MONELLI (alcuni) Latte di cocco! VENDITORI Oh, la crostata! Panna montata! DAL CAFFÈ Camerier! Un bicchier! Presto, olà! Ratafià! (a Mimì) Sei bruna e quel color ti dona. (ammirando la bacheca di una bottega) Bel vezzo di corallo! Ho uno zio milionario. Se fa senno il buon Dio, voglio comprarti un vezzo assai più bel! (Rodolfo e Mimì, in dolce colloquio, si avviano verso il fondo della scena e si perdono nella folla) (ad una bottega del fondo un venditore monta su di una seggiola, con grandi gesti offre in vendita delle maglierie, dei berretti da notte, ecc. Un gruppo di ragazzi accorre intorno alla bottega e scoppia in allegre risate) MONELLI (ridendo) Ah! Ah! Ah! Ah! SARTINE E STUDENTI (accorrendo nel fondo presso i monelli, ridendo) Ah! Ah! Ah! BORGHESI Facciam coda alla gente! Ragazze, state attente! Che chiasso! Quanta folla! Pigliam via Mazzarino! Io soffoco, partiamo! Vedi il Caffè è vicin! Andiam là da Momus! (entrano nel Caffè) VENDITORI Aranci, datteri, ninnoli, fior! (molta gente entra da ogni parte e si aggira per il piazzale, poi si raduna nel fondo. Colline, Schaunard e Marcello escono dal caffè portando fuori una tavola; li segue un cameriere colle seggiole; i borghesi al tavolo vicino, infastiditi dal baccano che fanno i tre amici, dopo un po di tempo s alzano e se ne vanno. S avanzano di nuovo Rodolfo e Mimì, questa osserva un gruppo di studenti) (con dolce rimprovero, a Mimì) Chi guardi? COLLINE Odio il profano volgo al par d Orazio. (a Rodolfo) Sei geloso? All uom felice sta il sospetto accanto. SCHAUNARD Ed io, quando mi sazio, vo abbondanza di spazio (a Rodolfo) Sei felice? (al cameriere) Vogliamo una cena prelibata. (appassionato a Mimì) Ah, sì, tanto! E tu? Sì, tanto! STUDENTI E SARTINE (alcuni) Là da Momus! Andiam! (entrano nel caffè), SCHAUNARD E COLLINE (al cameriere, che corre frettoloso entro al Caffè, mentre un altro ne esce con tutto l occorrente per preparare la tavola) Lesto! (Rodolfo e Mimì s avviano al Caffè Momus) PARPIGNOL (interno, lontano) Ecco i giocattoli di Parpignol! (si unisce agli amici e presenta loro Mimì) Due posti. COLLINE Finalmente! Eccoci qui. Questa è Mimì, gaia fioraia. Il suo venir completa la bella compagnia, perché son io il poeta, essa la poesia. Dal mio cervel sbocciano i canti, dalle sue dita sbocciano i fior; dall anime esultanti sboccia l amor., SCHAUNARD E COLLINE (ridendo) Ah! Ah! Ah! Ah! (ironico) Dio, che concetti rari! COLLINE (solenne, accennando a Mimì) Digna est intrari. SCHAUNARD (con autorità comica) Ingrediat si necessit. COLLINE Io non dò che un accessit! (tutti siedono intorno al tavolo, mentre il cameriere ritorna)

52 100 III / LIBRETTO 101 PARPIGNOL (vicinissimo) Ecco i giocattoli di Parpignol! COLLINE (vedendo il cameriere gli grida con enfasi) Salame! (il cameriere presenta la lista delle vivande, che passa nelle mani dei quattro amici, guardata con una specie di ammirazione e analizzata profondamente ) (da via Delfino sbocca un carretto tutto a fronzoli e fiori, illuminato a palloncini: chi lo spinge è Parpignol, il popolare venditore di giocattoli; una turba di ragazzi lo segue saltellando allegramente e circonda il carretto ammirandone i giocattoli) BAMBINE E RAGAZZI (interno) Parpignol, Parpignol! (in scena) Ecco Parpignol, Parpignol! Col carretto tutto fior! Ecco Parpignol, Parpignol! Voglio la tromba, il cavallin, il tambur, tamburel Voglio il cannon, voglio il frustin, dei soldati il drappel. SCHAUNARD Cervo arrosto! (esaminando la carta ed ordinando ad alta voce al cameriere) Un tacchino! COLLINE Vin da tavola! SCHAUNARD Aragosta senza crosta! (bambine e ragazzi, attorniato il carretto di Parpignol, gesticolano con gran vivacità; un gruppo di mamme accorre in cerca dei ragazzi e, trovandoli intorno a Parpignol, si mettono a sgridarli; l una prende il figliolo per una mano, un altra vuole condur via la propria bambina, chi minaccia, chi sgrida, ma inutilmente, ché bambine e ragazzi non vogliono andarsene) MAMME (strillanti e minaccianti) Ah! razza di furfanti indemoniati, che ci venite a fare in questo loco? A casa, a letto! Via, brutti sguaiati, gli scappellotti vi parranno poco! A casa, a letto, razza di furfanti, a letto! (una mamma prende per un orecchio un ragazzo il quale si mette a piagnucolare) UN RAGAZZO (piagnucolando) Vo la tromba, il cavallin! (le mamme, intenerite, si decidono a comperare da Parpignol, i ragazzi saltano di gioia, impossessandosi dei giocattoli. Parpignol prende giù per via Commedia. I ragazzi e le bambine allegramente lo seguono, marciando e fingendo di suonare gli strumenti infantili acquistati loro) La crema. SCHAUNARD (con somma importanza al cameriere, che prende nota di quanto gli viene ordinato) E gran sfarzo. C è una dama! BAMBINE E RAGAZZI Viva Parpignol, Parpignol! (interno) Il tambur! Tamburel! (più lontano) Dei soldati il drappel! (come continuando il discorso) Signorina Mimì, che dono raro le ha fatto il suo Rodolfo? (mostrando una cuffietta che toglie da un involto) Una cuffietta a pizzi, tutta rosa, ricamata; coi miei capelli bruni ben si fonde. Da tanto tempo tal cuffietta è cosa desiata! Egli ha letto quel che il core asconde Ora colui che legge dentro a un cuore sa l amore ed è lettore. SCHAUNARD Esperto professore COLLINE (seguitando l idea di Schaunard) che ha già diplomi e non son armi prime le sue rime (guardando Mimì) O bella età d inganni e d utopie! Si crede, spera, e tutto bello appare! La più divina delle poesie è quella, amico, che c insegna amare! Amare è dolce ancora più del miele (stizzito) secondo il palato è miele, o fiele! (sorpresa, a Rodolfo) O Dio! l ho offeso! È in lutto, o mia Mimì. SCHAUNARD E COLLINE (per cambiare discorso) Allegri, e un toast! (al cameriere) Qua del liquor!, E (alzandosi) E via i pensier, alti i bicchier! Beviam! TUTTI Beviam! SCHAUNARD Vin del Reno! E tu, Mimì, che vuoi? SCHAUNARD (interrompendo) tanto che sembra ver ciò ch egli esprime! (interrompendo, perché ha veduto da lontano Musetta) Ch io beva del tossico!

53 102 III / LIBRETTO 103 (si lascia cadere sulla sedia) (all angolo di via Mazzarino appare una bellissima signora dal fare civettuolo ed allegro, dal sorriso provocante. Le vien dietro un signore pomposo, pieno di pretensione negli abiti, nei modi, nella persona), SCHAUNARD E COLLINE (con sorpresa, vedendo Musetta) Oh! Essa!, SCHAUNARD E COLLINE Musetta! BOTTEGAIE (vedendo Musetta) To! - Lei! - Sì! - To! - Lei! - Musetta! Siamo in auge! - Che toeletta! ALCINDORO (trafelato) Come un facchino correr di qua di là No! No! non ci sta non ne posso più! MUSETTA (con passi rapidi, guardando qua e là come in cerca di qualcuno, mentre Alcindoro la segue, sbuffando e stizzito. Chiamandolo come un cagnolino) Vien, Lulù! Vien, Lulù! SCHAUNARD Quel brutto coso mi par che sudi! (Musetta vede la tavolata degli amici innanzi al Caffè Momus ed indica ad Alcindoro di sedersi al tavolo lasciato libero poco prima dai borghesi) ALCINDORO (a Musetta) Come! qui fuori? Qui? MUSETTA Siedi, Lulù! ALCINDORO (siede irritato, alzando il bavero del suo pastrano e borbottando) Tali nomignoli, prego, serbateli al tu per tu! (un cameriere si avvicina e prepara la tavola) MUSETTA Non farmi il Barbablù! (siede anch essa al tavolo rivolta verso il caffè) COLLINE (esaminando il vecchio) È il vizio contegnoso (con disprezzo) Colla casta Susanna! (a Rodolfo) È pur ben vestita! Gli angeli vanno nudi. (con curiosità) La conosci! Chi è? (a Mimì) Domandatelo a me. Il suo nome è Musetta; cognome: Tentazione! Per sua vocazione fa la Rosa dei venti; gira e muta soventi e d amanti e d amore. E come la civetta è uccello sanguinario; il suo cibo ordinario è il cuore Mangia il cuore! Per questo io non ne ho più Passatemi il ragù! MUSETTA (colpita nel vedere che gli amici non la guardano) (Marcello mi vide Non mi guarda, il vile! (sempre più stizzita) Quel Schaunard che ride! Mi fan tutti una bile! Se potessi picchiar, se potessi graffiar! Ma non ho sottomano che questo pellican! Aspetta!) (gridando) Ehi! Camerier! (il cameriere accorre: Musetta prende un piatto e lo fiuta) Cameriere! Questo piatto ha una puzza di rifritto! (getta il piatto a terra con forza, il cameriere si affretta a raccogliere i cocci) ALCINDORO (frenandola) No, Musetta Zitta zitta! MUSETTA (vedendo che Marcello non si volta) (Non si volta). ALCINDORO (con comica disperazione) Zitta! zitta! zitta! Modi, garbo! MUSETTA (Ah, non si volta!) ALCINDORO A chi parli? COLLINE Questo pollo è un poema! MUSETTA (rabbiosa) (Ora lo batto, lo batto!) ALCINDORO Con chi parli? SCHAUNARD Il vino è prelibato. MUSETTA (seccata) Al cameriere! Non seccar! Voglio fare il mio piacere ALCINDORO Parla pian,

54 104 III / LIBRETTO 105 parla pian! (prende la nota del cameriere e si mette ad ordinare la cena) MUSETTA vo far quel che mi pare! Non seccar. SARTINE (attraversando la scena, si arrestano un momento vedendo Musetta) Guarda, guarda chi si vede, proprio lei, Musetta! STUDENTI (attraversando la scena) Con quel vecchio che balbetta SARTINE E STUDENTI proprio lei, Musetta! (ridendo) Ah, ah, ah, ah! MUSETTA (Che sia geloso di questa mummia?) ALCINDORO (interrompendo le sue ordinazioni, per calmare Musetta che continua ad agitarsi) La convenienza il grado la virtù MUSETTA (Vediam se mi resta tanto poter su lui da farlo cedere!) SCHAUNARD La commedia è stupenda! MUSETTA (guardando Marcello, a voce alta) Tu non mi guardi! ALCINDORO (credendo che Musetta gli abbia rivolto la parola, se ne compiace e le risponde gravemente) Vedi bene che ordino! SCHAUNARD La commedia è stupenda! COLLINE Stupenda! (a Mimì) Sappi per tuo governo che non darei perdono in sempiterno. SCHAUNARD Essa all un parla perché l altro intenda. (a Rodolfo) Io t amo tanto, e son tutta tua! Ché mi parli di perdono? COLLINE (a Schaunard) E l altro invan crudel finge di non capir, ma sugge miel! MUSETTA (come sopra) Ma il tuo cuore martella! ALCINDORO Parla piano. MUSETTA (sempre seduta dirigendosi intenzionalmente a Marcello, il quale comincia ad agitarsi) Quando men vo soletta per la via, la gente sosta e mira e la bellezza mia tutta ricerca in me da capo a pie (agli amici, con voce soffocata) Legatemi alla seggiola! ALCINDORO (sulle spine) Quella gente che dirà? MUSETTA ed assaporo allor la bramosia sottil, che da gli occhi traspira e dai palesi vezzi intender sa alle occulte beltà. Così l effluvio del desìo tutta m aggira, felice mi fa! ALCINDORO (si avvicina a Musetta, cercando di farla tacere) (Quel canto scurrile mi muove la bile!) MUSETTA E tu che sai, che memori e ti struggi da me tanto rifuggi? So ben: le angoscie tue non le vuoi dir, ma ti senti morir! (a Rodolfo) Io vedo ben che quella poveretta, tutta invaghita di Marcel, tutta invaghita ell è! (Schaunard e Colline si alzano e si portano da un lato, osservando la scena con curiosità, mentre Rodolfo e Mimì rimangon soli, seduti, parlandosi con tenerezza. Marcello, sempre più nervoso ha lasciato il suo posto, vorrebbe andarsene, ma non sa resistere alla voce di Musetta) ALCINDORO Quella gente che dirà? (a Mimì) Marcello un dì l amò. SCHAUNARD Ah, Marcello cederà! COLLINE Chi sa mai quel che avverrà! (a Mimì) La fraschetta l abbandonò per poi darsi a miglior vita. (Alcindoro tenta inutilmente di persuadere Musetta a riprendere posto alla tavola, ove la cena è già pronta) SCHAUNARD Trovan dolce al pari il laccio COLLINE Santi numi, in simil briga SCHAUNARD chi lo tende e chi ci dà.

55 106 III / LIBRETTO 107 COLLINE mai Colline intopperà! MUSETTA (Ah! Marcello smania ) ALCINDORO Parla pian! Zitta, zitta! Quell infelice mi muove a pietà! L amor ingeneroso è tristo amor! Quell infelice mi muove a pietà! (cingendo Mimì alla vita) Mimì! È fiacco amor quel che le offese vendicar non sa! Non risorge spento amor! MUSETTA (mostrando il piede con civetteria) Al pie! Sciogli, slaccia, rompi, straccia! Te ne imploro Laggiù c è un calzolaio. ALCINDORO Imprudente! ALCINDORO (cercando di trattenere Musetta) Ma il mio grado! MUSETTA Eccola qua. Io vedo ben ell è invaghita di Marcello! MUSETTA (Marcello è vinto!) Sò ben le angoscie tue non le vuoi dir. Ah! ma ti senti morir. ALCINDORO Modi, garbo! Zitta, zitta! MUSETTA (ad Alcindoro, ribellandosi) Io voglio fare il mio piacere! Voglio far quel che mi par, non seccar! non seccar! Quell infelice mi muove a pietà! COLLINE (Essa è bella, io non son cieco, ma piaccionmi assai più una pipa e un testo greco!) (stringendosi a Rodolfo) T amo! SCHAUNARD (Quel bravaccio a momenti cederà! Stupenda è la commedia! Marcello cederà!) (a Colline) Se tal vaga persona, ti trattasse a tu per tu, la tua scienza brontolona manderesti a Belzebù! MUSETTA (Or convien liberarsi del vecchio!) (simulando un forte dolore ad un piede, va di nuovo a sedersi) Ahi! ALCINDORO Che c è? MUSETTA Qual dolore, qual bruciore! ALCINDORO Dove? (si china per slacciare la scarpa a Musetta) (commosso sommamente, avanzandosi) Gioventù mia, tu non sei morta, né di te morto è il sovvenir! SCHAUNARD E COLLINE, POI La commedia è stupenda! Se tu battessi alla mia porta, t andrebbe il mio core ad aprir! MUSETTA Corri presto! Ne voglio un altro paio. Ahi! che fitta, maledetta scarpa stretta! ALCINDORO Quella gente che dirà? MUSETTA Or la levo (si leva la scarpa e la pone sul tavolo) ALCINDORO Vuoi ch io comprometta? Aspetta! Musetta! Vo. (nasconde prontamente nel gilet la scarpa di Musetta, poi si abbottona l abito) MUSETTA (impazientandosi) Corri, va, corri. Presto, va! va! (Alcindoro va via frettolosamente. Musetta e Marcello si abbracciano con grande entusiasmo) MUSETTA Marcello! Sirena! SCHAUNARD Siamo all ultima scena! (un cameriere porta il conto), SCHAUNARD E COLLINE (con sorpresa alzandosi assieme a Mimì) Il conto?

56 108 III / LIBRETTO 109 SCHAUNARD Così presto? COLLINE Chi l ha richiesto? SCHAUNARD (al cameriere) Vediam! (dopo guardato il conto, lo passa agli amici) E COLLINE (osservando il conto) Caro! (lontanissima si ode la Ritirata militare che a poco a poco va avvicinandosi) MONELLI (accorrendo da destra) La Ritirata! SARTINE E STUDENTI (sortono frettolosamente dal Caffè Momus) La Ritirata! COLLINE, SCHAUNARD E (tastandosi le tasche vuote) Fuori il danaro! SCHAUNARD Colline, Rodolfo e tu Marcel? Siamo all asciutto. SCHAUNARD Come? Ho trenta soldi in tutto! COLLINE, SCHAUNARD E (allibiti) Come? Non ce n è più? SCHAUNARD (terribile) Ma il mio tesoro ov è? (portano le mani alle tasche: sono vuote: nessuno sa spiegarsi la rapida scomparsa degli scudi di Schaunard: sorpresi si guardano l un l altro) MUSETTA (al cameriere) Il mio conto date a me. (al cameriere che le mostra il conto) Bene! Presto, sommate quello con questo! (il cameriere unisce i due conti e ne fa la somma) Paga il signor che stava qui con me!,, SCHAUNARD E COLLINE (accennando dalla parte dove è andato Alcindoro, fra loro comicamente) Paga il signor! MUSETTA (ricevuti i due conti dal cameriere li pone sul tavolo al posto di Alcindoro) E dove s è seduto ritrovi il mio saluto!,, SCHAUNARD E COLLINE E dove s è seduto ritrovi il mio saluto! BORGHESI (accorrendo da sinistra, la Ritirata essendo ancor lontana, la gente corre da un lato all altro della scena guardando da quale via s avanzano i militari) La Ritirata! MONELLI (cercando di orientarsi) S avvicina per di qua!? SARTINE E STUDENTI No, di là! MONELLI (indecisi, indicando il lato opposto) S avvicinan per di là! SARTINE E STUDENTI Vien di qua! (si aprono varie finestre, appaiono a queste e sui balconi mamme coi loro ragazzi ed ansiosamente guardano da dove arriva la Ritirata) BORGHESI E VENDITORI (irrompono dal fondo facendosi strada tra la folla. Alcuni) Largo! Largo! RAGAZZI (alcuni dalle finestre) Voglio veder! Voglio sentir! Mamma, voglio veder! Papà, voglio sentir! Vo veder la Ritirata! MAMME (alcune, dalle finestre) Lisetta, vuoi tacer? Tonio, la vuoi finir? Vuoi tacer, la vuoi finir? (la folla ha invaso tutta la scena, la Ritirata si avvicina sempre più dalla sinistra) SARTINE E BORGHESI S avvicinano di qua! LA FOLLA E I VENDITORI Sì, di qua! MONELLI Come sarà arrivata la seguiremo al passo! Giunge la Ritirata! E COLLINE Che il vecchio non ci veda fuggir colla sua preda!, SCHAUNARD E COLLINE Quella folla serrata il nascondiglio appresti!, MUSETTA,,, SCHAUNARD E COLLINE Lesti, lesti, lesti! VENDITORI (dopo aver chiuso le botteghe, vengono in strada) In quel rullio tu senti la patria maestà! (tutti guardano verso sinistra, la Ritirata sta per sbucare nel crocicchio, allora la folla si ritira e dividendosi forma due ali da sinistra al fondo a destra, mentre gli amici con Musetta e Mimì fanno gruppo a parte presso il caffè)

57 110 III / LIBRETTO 111 LA FOLLA Largo, largo, eccoli qua! In fila! (la Ritirata militare entra da sinistra, la precede un gigantesco Tamburo Maggiore, che maneggia con destrezza e solennità la sua Canna di Comando, indicando la via da percorrere) LA FOLLA E I VENDITORI Ecco il Tambur Maggior! Più fier d un antico guerrier! Il Tamburo Maggior! Gli Zappator, olà! La Ritirata è qua! Eccolo là! Il bel Tambur Maggior! La canna d ôr, tutto splendor! Che guarda, passa, va! (la Ritirata attraversa la scena, dirigendosi verso il fondo a destra. Musetta non potendo camminare perché ha un solo piede calzato, è alzata a braccia da Marcello e Colline che rompono le fila degli astanti, per seguire la Ritirata; la folla vedendo Musetta portata trionfalmente, ne prende pretesto per farle clamorose ovazioni. Marcello e Colline con Musetta si mettono in coda alla Ritirata, li seguono Rodolfo e Mimì a braccetto e Schaunard col suo corno imboccato, poi studenti e sartine saltellando allegramente, poi ragazzi, borghesi, donne che prendono il passo di marcia. Tutta questa folla si allontana dal fondo seguendo la Ritirata militare),, SCHAUNARD E COLLINE Viva Musetta! Cuor birichin! Gloria ed onor, onor e gloria del quartier latin! LA FOLLA E I VENDITORI Tutto splendor! Di Francia è il più bell uom! Il bel Tambur Maggior Eccolo là! Che guarda, passa, va! (grido della folla, dall interno) (intanto Alcindoro con un paio di scarpe bene incartocciate ritorna verso il Caffè Momus cercando di Musetta; il cameriere, che è presso al tavolo, prende il conto lasciato da questa e cerimoniosamente lo presenta ad Alcindoro, il quale vedendo la somma, non trovando più alcuno, cade su di una sedia, stupefatto, allibito) QUADRO TERZO «La voce di Mimì aveva una sonorità che penetrava nel cuore di Rodolfo come i rintocchi di un agonia Egli però aveva per lei un amore geloso, fantastico, bizzarro, isterico Venti volte furono sul punto di dividersi. Convien confessare che la loro esistenza era un vero inferno. Nondimeno, in mezzo alle tempeste delle loro liti, di comune accordo si soffermavano a riprender lena nella fresca oasi di una notte d amore ma all alba del domani una improvvisa battaglia faceva fuggire spaventato l amore. Così se fu vita vissero giorni lieti alternati a molti pessimi nella continua attesa del divorzio Musetta, per originaria malattia di famiglia e per materiale istinto, possedeva il genio dell eleganza. Questa curiosa creatura dovette, appena nata, domandare uno specchio. Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il capriccio. Certo il solo uomo da lei veramente amato era Marcello forse perché egli solo sapeva farla soffrire, ma il lusso era per lei una condizione di salute». La barriera d Enfer Al di là della barriera, il boulevard esterno e, nell estremo fondo, la strada d Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio, al di qua, a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della barriera; a destra, il boulevard d Enfer; a sinistra, quello di Saint-Jacques. A destra, pure, la imboccatura della via d Enfer, che mette in pieno Quartiere Latino. Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso», ma sotto invece, a larghi caratteri, vi è dipinto «Al porto di Marsiglia». Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d alloro intorno al fez. Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pianterreno donde esce luce. I platani che costeggiano il largo della barriera, grigi, alti e in lunghi filari, dal largo si ripartono diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e platano sedili di marmo. È il febbraio al finire, la neve è dappertutto. All alzarsi della tela la scena è immersa nella incertezza della luce della primissima alba. Seduti davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un doganiere esce dal Cabaret con vino. La cancellata della barriera è chiusa. (dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno alcuni Spazzini) SPAZZINI Ohè, là, le guardie! Aprite! Ohè, là! Quelli di Gentilly! Siam gli spazzini! (i Doganieri rimangono immobili; gli Spazzini picchiano colle loro scope e badili sulla cancellata urlando. Battendo i piedi) Fiocca la neve Ohè, là! Qui s agghiaccia! UN DOGANIERE (alzandosi assonnato e stirandosi le braccia) Vengo! (va ad aprire, gli Spazzini entrano e si allontanano per la via d Enfer. Il Doganiere richiude la cancellata) VOCI INTERNE (dal cabaret, accompagnano il canto battendo i bicchieri) Chi nel ber trovò il piacer nel suo bicchier, ah! d una bocca nell ardor, trovò l amor! MUSETTA (dal cabaret) Ah! Se nel bicchiere sta il piacer, in giovin bocca sta l amor! VOCI INTERNE (dal cabaret) Trallerallè Eva e Noè! (dànno in una risata clamorosa) LATTIVENDOLE (dall interno) Hopplà! Hopplà! (dal Corpo di Guardia esce il Sergente dei

58 112 III / LIBRETTO 113 Doganieri, il quale ordina d aprire la barriera) DOGANIERE Son già le lattivendole! CARRETTIERI (tintinnio di campanelli e schioccare di fruste. Pel Boulevard esterno passano dei carri colle grandi lanterne di tela accese fra le ruote. Interno) Hopplà! LATTIVENDOLE (vicinissime) Hopplà! (la nebbia dirada e comincia a far giorno. Entrando in scena a dorso di asinelli, ai doganieri, che controllano e lasciano passare) Buon giorno! CONTADINE (entrando in scena con ceste a braccio: ai doganieri) - Burro e cacio! - Polli ed uova! (pagano e i Doganieri le lasciano passare. Giunte al crocicchio) - Voi da che parte andate? - A San Michele! - Ci troverem più tardi? - A mezzodì! (si allontanano per diverse strade. I Doganieri ritirano le panche e il braciere) (Mimì, dalla via d Enfer, entra guardando attentamente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma giunta al primo platano la coglie un violento accesso di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina) (al Sergente) Sa dirmi, scusi, qual è l osteria (non ricordando il nome) dove un pittor lavora? SERGENTE (indicando il Cabaret) Eccola. Grazie. (esce una fantesca dal Cabaret; Mimì le si avvicina) O buona donna, mi fate il favore di cercarmi il pittore Marcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta. Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta. (la fantesca rientra nel Cabaret) SERGENTE (ad uno che passa) Ehi, quel panier! DOGANIERE (dopo aver visitato il paniere) Vuoto! SERGENTE Passi! (dalla barriera entra altra gente, e chi da una parte, chi dall altra tutti si allontanano. Le campane dell ospizio Maria Teresa suonano mattutino. È giorno fatto, giorno d inverno, triste e caliginoso. Dal Cabaret escono alcune coppie che rincasano) (esce dal Cabaret e con sorpresa vede Mimì) Mimì?! Son io. Speravo di trovarti qui. È ver. Siam qui da un mese di quell oste alle spese. Musetta insegna il canto ai passeggeri; Io pingo quel guerrier sulla facciata. (Mimì tossisce) È freddo. Entrate. C è Rodolfo? Sì. Non posso entrar. (sorpreso) Perché? (scoppia in pianto) O buon Marcello, aiuto! Cos è avvenuto? Rodolfo m ama. Rodolfo m ama mi fugge e si strugge per gelosia. Un passo, un detto, un vezzo, un fior lo mettono in sospetto Onde corrucci ed ire. Talor la notte fingo di dormire e in me lo sento fiso spiarmi i sogni in viso. Mi grida ad ogni istante: Non fai per me, ti prendi un altro amante. Ahimè! In lui parla il rovello; lo so, ma che rispondergli, Marcello? Quando s è come voi non si vive in compagnia. Son lieve a Musetta ed ella è lieve a me, perché ci amiamo in allegria Canti e risa, ecco il fior d invariabile amor! Dite bene. Lasciarci conviene. Aiutateci voi; noi s è provato più volte, ma invano. Fate voi per il meglio. Sta ben! Ora lo sveglio. Dorme? È piombato qui un ora avanti l alba; s assopì sopra una panca. (fa cenno a Mimì di guardare per la finestra dentro il Cabaret) Guardate (Mimì tossisce con insistenza) (compassionandola) Che tosse!

59 114 III / LIBRETTO 115 Da ieri ho l ossa rotte. Fuggì da me stanotte dicendomi: È finita. A giorno sono uscita e me ne venni a questa volta. (osservando Rodolfo nell interno del Cabaret) Si desta s alza, mi cerca viene. Ch ei non mi veda! Or rincasate Mimì per carità, non fate scene qua! (spinge dolcemente Mimì verso l angolo del Cabaret di dove però quasi subito sporge curiosa la testa. Marcello corre incontro a Rodolfo) (esce dal Cabaret ed accorre verso Marcello) Marcello. Finalmente! Qui niun ci sente. Io voglio separarmi da Mimì. Sei volubil così? Già un altra volta credetti morto il mio cor, ma di quegli occhi azzurri allo splendor esso è risorto. Ora il tedio l assale. E gli vuoi rinnovare il funerale? (Mimì non potendo udire le parole, colto il momento opportuno, inosservata, riesce a ripararsi dietro a un platano, presso al quale parlano i due amici) Per sempre! Cambia metro. Dei pazzi è l amor tetro che lacrime distilla. Se non ride e sfavilla l amore è fiacco e roco. Tu sei geloso. Un poco. Collerico, lunatico, imbevuto di pregiudizi, noioso, cocciuto! (fra sé) (Or lo fa incollerir! Me poveretta!) (con amarezza ironica) Mimì è una civetta che frascheggia con tutti. Un moscardino di Viscontino le fa l occhio di triglia. Ella sgonnella e scopre la caviglia con un far promettente e lusinghier. Lo devo dir? Non mi sembri sincer. Ebbene no, non lo son. Invan nascondo la mia vera tortura. Amo Mimì sovra ogni cosa al mondo, io l amo, ma ho paura, ma ho paura! Mimì è tanto malata! Ogni dì più declina. La povera piccina è condannata! (sorpreso) Mimì? (fra sé) Che vuol dire? Una terribil tosse l esil petto le scuote e già le smunte gote di sangue ha rosse Povera Mimì! (vorrebbe allontanare Rodolfo) (piangendo) Ahimè, morire! La mia stanza è una tana squallida il fuoco ho spento. V entra e l aggira il vento di tramontana. Essa canta e sorride e il rimorso m assale. Me, cagion del fatale mal che l uccide! Mimì di serra è fiore. Povertà l ha sfiorita; per richiamarla in vita non basta amore! Che far dunque? Oh, qual pietà! Poveretta! Povera Mimì! (desolata) O mia vita! (angosciata) Ahimè! È finita! O mia vita! È finita! Ahimè, morir! (la tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza di Mimì) (vedendola e accorrendo a lei) Che? Mimì! Tu qui? M hai sentito? Ella dunque ascoltava?

60 116 III / LIBRETTO 117 Facile alla paura per nulla io m arrovello. Vien là nel tepor! (vuol farla entrare nel Cabaret) No, quel tanfo mi soffoca! Ah, Mimì! (stringe amorosamente Mimì fra le sue braccia e l accarezza. Dal Cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta) È Musetta che ride. (corre alla finestra del Cabaret) Con chi ride? Ah, la civetta! Imparerai. (entra impetuosamente nel Cabaret) (svincolandosi da Rodolfo) Addio. (sorpreso) Che! Vai? (affettuosamente) D onde lieta uscì al tuo grido d amore, torna sola Mimì al solitario nido. Ritorna un altra volta a intesser finti fior. Addio, senza rancor. Ascolta, ascolta. Le poche robe aduna che lasciai sparse. Nel mio cassetto stan chiusi quel cerchietto d or e il libro di preghiere. Involgi tutto quanto in un grembiale e manderò il portiere Bada, sotto il guanciale c è la cuffietta rosa. Se vuoi serbarla a ricordo d amor! Addio, senza rancor. Dunque è proprio finita? Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?! Addio, sogni d amor! Addio, dolce svegliare alla mattina! Addio, sognante vita (sorridendo) Addio, rabbuffi e gelosie! che un tuo sorriso acqueta! Addio, sospetti! Baci Pungenti amarezze! Ch io da vero poeta rimavo con carezze! E Soli d inverno è cosa da morire! Soli! Mentre a primavera c è compagno il sol! (nel Cabaret fracasso di piatti e bicchieri rotti) (di dentro) Che facevi, che dicevi presso al fuoco a quel signore? MUSETTA (di dentro) Che vuoi dir? (esce correndo) Niuno è solo l april. (fermandosi sulla porta del Cabaret, rivolto a Musetta) Al mio venire hai mutato colore. MUSETTA (con attitudine di provocazione) Quel signore mi diceva: Ama il ballo, signorina? Si parla coi gigli e le rose. Vana, frivola, civetta! MUSETTA Arrossendo rispondeva: Ballerei sera e mattina. Quel discorso asconde mire disoneste. Esce dai nidi un cinguettio gentile MUSETTA Voglio piena libertà! (quasi avventandosi contro Musetta) Io t acconcio per le feste se ti colgo a incivettire! E Al fiorir di primavera c è compagno il sol! Chiacchieran le fontane la brezza della sera. MUSETTA Ché mi gridi? Ché mi canti? All altar non siamo uniti. Bada, sotto il mio cappello non ci stan certi ornamenti MUSETTA Io detesto quegli amanti

61 118 III / LIBRETTO 119 che la fanno da mariti Io non faccio da zimbello ai novizi intraprendenti. E Balsami stende sulle doglie umane. MUSETTA Fo all amor con chi mi piace! Vana, frivola, civetta! MUSETTA Non ti garba? Ebbene, pace. ma Musetta se ne va. Ve n andate? Vi ringrazio: (ironico) or son ricco divenuto. Vi saluto. E Vuoi che aspettiam la primavera ancor? MUSETTA Musetta se ne va (ironica) sì, se ne va! Vi saluto. Signor: addio! vi dico con piacer. Son servo e me ne vo! MUSETTA (s allontana correndo furibonda, a un tratto si sofferma e gli grida) Pittore da bottega! (dal mezzo della scena, gridando) Vipera! MUSETTA Rospo! (esce) Strega! (entra nel Cabaret) (avviandosi con Rodolfo) Sempre tua per la vita Ci lasceremo Ci lasceremo alla stagion dei fior alla stagion dei fior Vorrei che eterno durasse il verno! E (dall interno, allontanandosi) Ci lascerem alla stagion dei fior! QUADRO QUARTO «in quell epoca già da tempo gli amici erano vedovi. Musetta era diventata un personaggio quasi ufficiale; da tre o quattro mesi Marcello non l aveva incontrata. Così pure Mimì; Rodolfo non ne aveva più sentito parlare che da se medesimo quando era solo. Un dì che Marcello di nascosto baciava un nastro dimenticato da Musetta, vide Rodolfo che nascondeva una cuffietta la cuffietta rosa dimenticata da Mimì: Va bene! mormorò Marcello, egli è vile come me! Vita gaia e terribile!». In soffitta La stessa scena del Quadro I. Marcello sta ancora dinanzi al suo cavalletto, come Rodolfo sta seduto al suo tavolo: vorrebbero persuadersi l un l altro che lavorano indefessamente, mentre invece non fanno che chiacchierare. (continuando il discorso) In un coupé? Con pariglia e livree. Mi salutò ridendo. To, Musetta! Le dissi: e il cuor? «Non batte o non lo sento grazie al velluto che il copre». (sforzandosi di ridere) Ci ho gusto davver! (fra sé) (Loiola, va! Ti rodi e ridi) (ripiglia il lavoro) (dipinge a gran colpi di pennello) Non batte? Bene! Io pur vidi Musetta? Mimì. (trasalendo, smette di scrivere) L hai vista? (si ricompone) Oh, guarda! (smette il lavoro) Era in carrozza vestita come una regina. (allegramente) Evviva! Ne son contento. (fra sé) (Bugiardo, si strugge d amor) Lavoriam. Lavoriam. (riprendono il lavoro)

62 120 III / LIBRETTO 121 (getta la penna) Che penna infame! (sempre seduto e molto pensieroso) (getta il pennello) Che infame pennello! (guarda fissamente il suo quadro, poi di nascosto da Rodolfo estrae dalla tasca un nastro di seta e lo bacia) (O Mimì tu più non torni. O giorni belli, piccole mani, odorosi capelli, collo di neve! Ah! Mimì, mia breve gioventù! (dal cassetto del tavolo leva la cuffietta di Mimì) E tu, cuffietta lieve, che sotto il guancial partendo ascose, tutta sai la nostra felicità, vien sul mio cuor! Sul mio cuor morto, poich è morto amor) e il mio cuor vil la chiama e aspetta il vil mio cuor ) (pone sul cuore la cuffietta, poi volendo nascondere a Marcello la propria commozione, si rivolge a lui e disinvolto gli chiede) Che ora sia? E Schaunard non torna? (rimasto meditabondo, si scuote alle parole di Rodolfo e allegramente gli risponde) L ora del pranzo di ieri. (entrano Schaunard e Colline, il primo porta quattro pagnotte e l altro un cartoccio) SCHAUNARD Eccoci. Ebben? COLLINE Il pranzo è in tavola. (siedono a tavola, fingendo d essere ad un lauto pranzo) Questa è cuccagna da Berlingaccio. SCHAUNARD (pone il cappello di Colline sul tavolo e vi colloca dentro una bottiglia d acqua) Or lo sciampagna mettiamo in ghiaccio. (a Marcello, offrendogli del pane) Scelga, o barone; trota o salmone? (ringrazia, accetta, poi si rivolge a Schaunard e gli presenta un altro boccone di pane) Duca, una lingua di pappagallo? (premurosamente) C è qualche trama? Qualche mister? SCHAUNARD (si alza, si avvicina a Colline, e gli dice con curiosità comica) Qualche mister? Qualche mister? COLLINE (passeggia pavoneggiandosi con aria di grande importanza) Il Re mi chiama al Minister., SCHAUNARD E (circondan Colline e gli fanno grandi inchini) Bene! (Io non so come sia che il mio pennel lavori ed impasti colori contro la voglia mia. Se pingere mi piace o cieli o terre o inverni o primavere, egli mi traccia due pupille nere e una bocca procace, e n esce di Musetta e il viso ancor E n esce di Musetta il viso tutto vezzi e tutto frode. Musetta intanto gode Ebben? (Schaunard depone le pagnotte sul tavolo) (con sprezzo) Del pan? COLLINE (apre il cartoccio e ne estrae un aringa che pure colloca sul tavolo) È un piatto degno di Demostene: un aringa SCHAUNARD salata. SCHAUNARD (gentilmente rifiuta, si versa un bicchiere d acqua poi lo passa a Marcello; l unico bicchiere passa da uno all altro. Colline, che ha divorato in gran fretta la sua pagnotta, si alza) Grazie, m impingua. Stasera ho un ballo. (a Colline) Già sazio? COLLINE (con importanza e gravità) Ho fretta. Il Re m aspetta COLLINE (con aria di protezione) Però vedrò Guizot! SCHAUNARD (a Marcello) Porgimi il nappo. (gli dà l unico bicchiere) Sì, bevi, io pappo! SCHAUNARD (solenne, sale su di una sedia e leva in alto il bicchiere) Mi sia permesso al nobile consesso

63 122 III / LIBRETTO 123 E COLLINE (interrompendolo) Basta! Fiacco! COLLINE Che decotto! Leva il tacco! COLLINE (prendendo il bicchiere a Schaunard) Dammi il gotto! SCHAUNARD (fa cenno agli amici di lasciarlo continuare. Ispirato) M ispira irresistibile l estro della romanza! GLI ALTRI (urlando) No! SCHAUNARD (arrendevole) Azione coreografica allora? GLI ALTRI (applaudendo, circondano Schaunard e lo fanno scendere dalla sedia) Sì! Sì! SCHAUNARD La danza con musica vocale! COLLINE Si sgombrino le sale (portano da un lato la tavola e le sedie e si dispongono a ballare) Gavotta. (proponendo varie danze) Minuetto. Pavanella. SCHAUNARD (marcando la danza spagnola) Fandango. COLLINE Propongo la quadriglia. (gli altri approvano) (allegramente) Mano alle dame. COLLINE Io détto! (finge di essere in grandi faccende per disporre la quadriglia) SCHAUNARD (improvvisando, batte il tempo con grande, comica importanza) Lallera, lallera, lallera, là. (si avvicina a Marcello, gli fa un grande inchino offrendogli la mano) Vezzosa damigella (con modestia, imitando la voce femminile) Rispetti la modestia. (con voce naturale) La prego. SCHAUNARD Lallera, lallera, lallera, là. COLLINE (dettando le figurazioni) Balancez. (Rodolfo e Marcello ballano la quadriglia) Lallera, lallera, lallera. SCHAUNARD (provocante) Prima c è il Rond. COLLINE (provocante) No, bestia!! SCHAUNARD (con disprezzo esagerato) Che modi da lacchè! (Rodolfo e Marcello continuano a ballare) COLLINE (offeso) Se non erro, lei m oltraggia. Snudi il ferro. (corre al camino e afferra le molle) SCHAUNARD (prende la paletta del camino) Pronti. (mettendosi in posizione per battersi) Assaggia. Il tuo sangue io voglio ber. COLLINE (fa altrettanto) Uno di noi qui si sbudella. (Rodolfo e Marcello cessano dal ballare e si smascellano dalle risa) SCHAUNARD Apprestate una barella. COLLINE Apprestate un cimiter. (Schaunard e Colline si battono) E (allegramente) Mentre incalza la tenzone, gira e balza Rigodone. (ballano intorno ai duellanti, che fingono di essere sempre più inferociti) (si spalanca l uscio ed entra Musetta in grande agitazione) (scorgendola) Musetta! MUSETTA (ansimante) C è Mimì (con viva ansietà attorniano Musetta) C è Mimì che mi segue e che sta male. Ov è? MUSETTA Nel far le scale più non si resse.

64 124 III / LIBRETTO 125 (si vede, per l uscio aperto, Mimì seduta sul più alto gradino della scala) Ah! (si precipita verso Mimì; Marcello accorre anche lui) SCHAUNARD (a Colline) Noi accostiam quel lettuccio. (ambedue portano innanzi il letto) (coll aiuto di Marcello porta Mimì fino al letto) Là. (agli amici, piano) Da bere. (Musetta accorre col bicchiere dell acqua e ne dà un sorso a Mimì) (con grande passione) Rodolfo! (adagia Mimì sul letto) Zitta, riposa. (abbraccia Rodolfo) O mio Rodolfo! Mi vuoi qui con te? Ah! mia Mimì, sempre, sempre! (persuade Mimì a sdraiarsi sul letto e stende su di lei la coperta, poi con grandi cure le accomoda il guanciale sotto la testa) MUSETTA (trae in disparte gli altri, e dice loro sottovoce) Intesi dire che Mimì, fuggita dal Viscontino, era in fin di vita. Dove stia? Cerca, cerca la veggo passar per via trascinandosi a stento. Mi dice: «Più non reggo Muoio! lo sento (agitandosi, senz accorgersene alza la voce) Voglio morir con lui! Forse m aspetta M accompagni, Musetta?» (fa cenno di parlar piano e Musetta si porta a maggior distanza da Mimì) Sst. Mi sento assai meglio lascia ch io guardi intorno. (con dolce sorriso) Ah, come si sta bene qui! Si rinasce, ancor sento la vita qui (alzandosi un poco e riabbracciando Rodolfo) No! tu non mi lasci più! Benedetta bocca, tu ancor mi parli! MUSETTA (da parte agli altri tre) Che ci avete in casa? Nulla! MUSETTA Non caffè? Non vino? (con grande sconforto) Nulla! Ah miseria! SCHAUNARD (osservata cautamente Mimì, tristemente a Colline, traendolo in disparte) Fra mezz ora è morta! Ho tanto freddo! Se avessi un manicotto! Queste mie mani riscaldare non si potranno mai? (tossisce) (prende nelle sue le mani di Mimì riscaldandogliele) Qui nelle mie! Taci! Il parlar ti stanca. Ho un po di tosse! Ci sono avvezza. (vedendo gli amici di Rodolfo, li chiama per nome: essi accorrono premurosi presso di lei) Buon giorno, Marcello, Schaunard, Colline buon giorno. (sorridendo) Tutti qui, tutti qui sorridenti a Mimì. Non parlar, non parlar. Parlo piano, non temere. Marcello, (facendogli cenno di appressarsi) date retta: è assai buona Musetta. Lo so, lo so. (porge la mano a Musetta. Schaunard e Colline si allontanano tristemente: Schaunard siede al tavolo, col viso fra le mani; Colline rimane pensieroso) MUSETTA (conduce Marcello lontano da Mimì, si leva gli orecchini e glieli porge dicendogli sottovoce) A te, vendi, riporta qualche cordial, manda un dottore! Riposa. Tu non mi lasci? No! No! (Mimì a poco a poco si assopisce, Rodolfo prende una scranna e siede presso al letto. Marcello fa per partire, Musetta lo arresta e lo conduce più lontano da Mimì) MUSETTA Ascolta! Forse è l ultima volta che ha espresso un desiderio, poveretta! Pel manicotto io vo. Con te verrò.

65 126 III / LIBRETTO 127 (commosso) Sei buona, o mia Musetta. (Musetta e Marcello partono frettolosi) COLLINE (mentre Musetta e Marcello parlavano, si è levato il pastrano. Con commozione crescente) Vecchia zimarra, senti, io resto al pian, tu ascendere il sacro monte or devi. Le mie grazie ricevi. Mai non curvasti il logoro dorso ai ricchi ed ai potenti. Passâr nelle tue tasche come in antri tranquilli filosofi e poeti. Ora che i giorni lieti fuggîr, ti dico: addio, fedele amico mio. Addio, addio. (Colline, fattone un involto, se lo pone sotto il braccio, ma vedendo Schaunard, si avvicina a lui, gli batte una spalla dicendogli tristemente) Schaunard, ognuno per diversa via (Schaunard alza il capo) mettiamo insiem due atti di pietà; io questo! (gli mostra la zimarra che tiene sotto il braccio) E tu (accennandogli Rodolfo chino su Mimì addormentata) lasciali soli là! SCHAUNARD (si leva in piedi. Commosso) Filosofo, ragioni! (guardando verso il letto) È ver! Vo via! (si guarda intorno, e per giustificare la sua partenza prende la bottiglia dell acqua e scende dietro Colline chiudendo con precauzione l uscio) (apre gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che gliela bacia amorosamente) Sono andati? Fingevo di dormire perché volli con te sola restare. Ho tante cose che ti voglio dire, o una sola, ma grande come il mare, come il mare profonda ed infinita (mette le braccia al collo di Rodolfo) Sei il mio amore e tutta la mia vita! Ah, Mimì, mia bella Mimì! (lascia cadere le braccia) Son bella ancora? Bella come un aurora. Hai sbagliato il raffronto. Volevi dir: bella come un tramonto. «Mi chiamano Mimì, il perché non so». (intenerito e carezzevole) Tornò al nido la rondine e cinguetta. (si leva di dove l aveva riposta, sul cuore, la cuffietta di Mimì e gliela porge) (gaiamente) La mia cuffietta Ah! (tende a Rodolfo la testa, questi le mette la cuffietta. Mimì fa sedere presso a lei Rodolfo e rimane colla testa appoggiata sul petto di lui) Te lo rammenti quando sono entrata la prima volta, là? Se lo rammento! Il lume si era spento Eri tanto turbata! Poi smarristi la chiave E a cercarla tastoni ti sei messo! e cerca, cerca Mio bel signorino, posso ben dirlo adesso: lei la trovò assai presto Aiutavo il destino (ricordando l incontro suo con Rodolfo la sera della vigilia di Natale) Era buio; e il mio rossor non si vedeva (sussurra le parole di Rodolfo) «Che gelida manina Se la lasci riscaldar!» Era buio e la man tu mi prendevi (Mimì è presa da uno spasimo di soffocazione e lascia ricadere il capo, sfinita) (spaventato, la sorregge) Oh Dio! Mimì! (in questo momento Schaunard ritorna: al grido di Rodolfo accorre presso Mimì) SCHAUNARD Che avvien? (apre gli occhi e sorride per rassicurare Rodolfo e Schaunard) Nulla. Sto bene. (la adagia sul cuscino) Zitta, per carità. Sì, sì, perdona, or sarò buona. (Musetta e Marcello entrano cautamente, Musetta porta un manicotto e Marcello una boccetta) MUSETTA (a Rodolfo) Dorme? (avvicinandosi a Marcello) Riposa.

66 128 III / LIBRETTO 129 Ho veduto il dottore! Verrà; gli ho fatto fretta. Ecco il cordial. (prende una lampada a spirito, la pone sulla tavola e l accende) Chi parla? MUSETTA (si avvicina a Mimì e le porge il manicotto) Io, Musetta. (aiutata da Musetta si rizza sul letto, e con gioia quasi infantile prende il manicotto) Oh, come è bello e morbido! Non più le mani allividite. Il tepore le abbellirà (a Rodolfo) Sei tu che me lo doni? MUSETTA (pronta) Sì. (stende una mano a Rodolfo) Tu, spensierato! Grazie. Ma costerà. (Rodolfo scoppia in pianto) Piangi? Sto bene Pianger così, perché? (mette le mani nel manicotto, si assopisce inclinando graziosamente la testa sul manicotto in atto di dormire) Qui.. amor sempre con te! Le mani al caldo e dormire. (silenzio) (rassicurato nel vedere che Mimì si è addormentata, cautamente si allontana da essa e fatto un cenno agli altri di non far rumore, si avvicina a Marcello) Che ha detto il medico? Verrà. (Rodolfo, Marcello e Schaunard parlano assai sottovoce fra di loro; di tanto in tanto Rodolfo fa qualche passo verso il letto, sorvegliando Mimì, poi ritorna verso gli amici) MUSETTA (fa scaldare la medicina portata da Marcello sul fornello a spirito, e quasi inconsciamente mormora una preghiera) Madonna benedetta, fate la grazia a questa poveretta che non debba morire. (interrompendosi, a Marcello) Qui ci vuole un riparo perché la fiamma sventola. (Marcello si avvicina e mette un libro ritto sulla tavola formando paravento alla lampada) Così. (ripiglia la preghiera) E che possa guarire. Madonna santa, io sono indegna di perdono, mentre invece Mimì è un angelo del cielo. (mentre Musetta prega, Rodolfo le si è avvicinato) Io spero ancora. Vi pare che sia grave? MUSETTA Non credo. SCHAUNARD (camminando sulla punta dei piedi va ad osservare Mimì, fa un gesto di dolore e ritorna presso Marcello. Con voce strozzata) Marcello, è spirata (intanto Rodolfo si è avveduto che il sole della finestra della soffitta sta per battere sul volto di Mimì e cerca intorno come porvi riparo; Musetta se ne avvede e gli indica la sua mantiglia, sale su di una sedia e studia il modo di distenderla sulla finestra. Marcello si avvicina a sua volta al letto e se ne scosta atterrito; intanto entra Colline che depone del danaro sulla tavola presso a Musetta) COLLINE Musetta, a voi! (poi visto Rodolfo che solo non riesce a collocare la mantiglia corre ad aiutarlo chiedendogli di Mimì) Come va? Vedi? È tranquilla. (si volge verso Mimì, in quel mentre Musetta gli fa cenno che la medicina è pronta, scende dalla scranna, ma nell accorrere presso Musetta si accorge dello strano contegno di Marcello e Schaunard. Con voce strozzata dallo sgomento) Che vuol dire quell andare e venire, quel guardarmi così (non regge più, corre a Rodolfo e abbracciandolo con voce angosciata grida) Coraggio! (si precipita al letto di Mimi, la solleva e scotendola grida colla massima disperazione, piangendo) Mimì Mimì! (si getta sul corpo esanime di Mimì. Musetta, spaventata corre al letto, getta un grido angoscioso, buttandosi ginocchioni e piangente ai piedi di Mimì dalla parte opposta di Rodolfo. Schaunard si abbandona accasciato su di una sedia a sinistra della scena. Colline va ai piedi del letto, rimanendo atterrito per la rapidità della catastrofe. Marcello singhiozza, volgendo le spalle al proscenio) Cala lentamente il sipario.

67 LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO 133

68 133 LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO La bohème di Giacomo Puccini è la terza opera ad essere rappresentata al Teatro Massimo, nel corso della stagione inaugurale che comprendeva Falstaff (16 maggio 1897), La Gioconda (29 maggio) e appunto Bohème (14 giugno). La direzione dell orchestra di questa prima stagione era affidata a Leopoldo Mugnone, che a Palermo aveva già diretto la prima esecuzione dell opera nell aprile dell anno precedente al Politeama Garibaldi. In un articolo su «Il Mediterraneo» del 26 maggio 2000, Sergio Albertini ricorda come in occasione della prima torinese dell opera «la critica elogiò quasi esclusivamente la direzione, eccellente, di Arturo Toscanini. [ ] La carriera di Bohème avrà inizio con il trionfo al Teatro Massimo di Palermo, alla sua prima stagione inaugurale». Mimì era il soprano Adelina Stehle, Rodolfo il tenore Edoardo Garbin, marito della Stehle, Musetta la cantante che ne era stata interprete nella prima assoluta al Teatro Regio di Torino, Camilla Pasini. Sul periodico «Omnibus» la Mimì della Stehle viene Nella pagina precedente: La bohème al Teatro Massimo nel 1953 con le scene e i costumi di Salvatore Santonocito.

69 134 IV / LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO 135 definita «una vera creazione», Garbin «cantante squisito, tutto grazia, soavità e finezza». Nel 1901 la coppia dei protagonisti è costituita da due cantanti che avevano da poco debuttato sulle scene liriche, ma che avrebbero avuto grande fama: il soprano Lina Cavalieri e il tenore Alessandro Bonci. Se in occasione della Bohème palermitana il giudizio sul tenore è entusiastico («cesellatore della frase musicale», «vero sovrano dell arte del belcanto», dotato di voce «soave, limpida, pura, calda, omogenea in tutta la gamma»), della Cavalieri, nota come la donna più bella del mondo, si loda più l aspetto che l interpretazione: «Ella è celebre per la grazia, la bellezza, l eleganza. [ ] la sua voce fresca, estesa, ben timbrata, per il forte timor panico, non si piegò alla gentilezza ed alla tenuità del canto di Mimì». La compagni di canto, diretta da Rodolfo Ferrari, comprendeva inoltre Rodolfo Angelini- Ferrari (Marcello), Maria Martinelli (Musetta), Edoardo Nicolicchia (Schaunard) e Giuseppe Tisci-Rubini (Colline). Due anni dopo, il 14 marzo 1903, dirige Edoardo Mascheroni; la Mimì di Giuseppina Uffreduzzi ha accanto a sé uno dei tenori più noti dell epoca, Fernando De Lucia, che si alterna nelle 11 rappresentazioni con Francesco Bravi. Marcello è Carlo Buti (non il famoso cantante degli anni 30 e 40, che nel 1903 aveva solo un anno, ma un omonimo), Colline nuovamente Giuseppe Tisci-Rubini. Il 27 dicembre 1908 Bohème va di nuovo in scena affidata alla bacchetta di Gino Marinuzzi, con Eleonora Fiorin (Mimì), Albertina Baldi (Musetta), Aristodemo Giorgini (Rodolfo) ed Edmondo Grandini: ma dal giorno successivo tutte le recite sono sospese fino al 7 gennaio 1909, a causa del terremoto che devasta Messina. Sul palcoscenico del Teatro Massimo l opera tornerà il 4 maggio 1919, con la direzione di Giuseppe Baroni, il Rodolfo di Dino Borgioli e la Mimì di Juanita Caracciolo, e due anni dopo, nel marzo 1921, per sette recite dirette da Gaetano Bavagnoli con Alessio De Paolis (Rodolfo) e Nera Marmora (Mimì). Apprezzatissima interprete di Mimì nelle recite dell aprile 1932 è Mafalda Favero («sa piangere cantando», annota la recensione dell «Ora» del 20 aprile), che si alterna con Anna Leone, così come sul podio si succedono Gaetano Bavagnoli e Ottavio Ziino e nel ruolo di Rodolfo i tenori Alessandro Ziliani e Giuseppe Massù. Marcello è Domenico Mastronardi, Musetta Laura Lauri, Schaunard Armando Santolini e Colline Ernesto Dominici. Anche nel maggio 1938 la protagonista è una grandissima interprete, Magda Olivero, che presta al ruolo la sua voce «dolce e vibrante», come recensisce il «Giornale di Sicilia», che loda del pari anche il tenore Galliano Masini. Sul podio Giuseppe Baroni, regia di Riccardo Moresco. La bohème è l opera scelta per l inaugurazione della stagione : a pochi mesi dall arrivo degli Alleati a Palermo, il Teatro Massimo viene riaperto il 24 dicembre 1943 con un opera che nei primi due quadri mette in scena appunto la vigilia di Natale. Direttore Oscar Massa, al quale si alternava Giuseppe Caminiti, con la regia di Gesualdo Mirabella e un cast che comprendeva il Rodolfo di Luigi Ruffino, la Mimì di Adalgisa Rizzini e il Marcello del palermitano Gaetano Viviani, che due anni dopo, nel maggio 1945, canta di nuovo in Bohème per il suo addio alle scene della sua città. Dirige Mario Rossi, con Onelia Fineschi (Mimì) e Francesco Albanese (Rodolfo), la regia di Aldo

70 136 IV / LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO Mirabella Vassallo, che cura anche l edizione dell aprile 1947, diretta da Umberto Berrettoni con il tenore Gianni Poggi quale Rodolfo e la Mimì di Elena Rizzieri, e quella del 1950, diretta da Angelo Questa, che la recensione de «L ora del popolo» definisce «smagliante»: Rodolfo è di nuovo Galliano Masini, Mimì Anna Leonelli. Le quattro rappresentazioni tra febbraio e marzo del 1953 sono dirette da Francesco Molinari Pradelli, che Eliodoro Sollima definisce «interprete vivo, intelligente e fedele. Gli sono stati preziosi collaboratori, che hanno reso possibile un perfetto sincronismo fra orchestra e palcoscenico, alcuni fra gli artisti più noti ed acclamati come: Elena Rizzieri, Ornella Rovero, Gianni Poggi, Italo Tajo, Guido Mzzini, Giorgio Giorgetti ed altri. Abbiamo ammirato la Rizzieri [ ] per la sua bella voce e per le sue spiccate doti musicali [ ]. Accanto a lei è stato il tenore Gianni Poggi, dalla voce chiara e possente [ ]. La parte di Colline è stata magnificamente interpretata da Italo Tajo, la cui raggiunta maturità artistica ce lo fa ritenere un interprete completo. [ ] Lo spettacolo [ ] è riuscito musicalmente e scenicamente perfetto. A renderlo vivo è servita la regia accuratissima e sempre geniale di Carlo Piccinato» («L ora del popolo», I marzo 1953). Tra i cantanti che si alternano nel ruolo di Marcello, Tito Gobbi (sostituito alla prima da Guido Mazzini) e Giuseppe Taddei. Nel 1955 la regia è affidata di nuovo ad Aldo Mirabella Vassallo, con scene e costumi di Salvatore Santonocito; Glauco Curiel sul podio, nel corso delle otto rappresentazioni si alternano nel ruolo di Rodolfo Luigi Infantino, Gianni Raimondi e Giuseppe Di Stefano, mentre Clara Petrella, Onelia Fineschi, Rosanna Carteri e Iselle Favati ricoprono a turno il ruolo di Mimì. In alto: La bohème nel 1955 al Teatro Massimo con le scene e i costumi di Salvatore Santonocito. In basso: Giuseppe Taddei (Marcello) e Gianni Raimondi (Rodolfo) nel 1961 al Teatro Massimo.

71 139 La Mimì di Ilva Ligabue nel gennaio 1961 viene elogiata sulle pagine de «L Ora» per la «voce dall emissione limpidissima, dal suono incantevole»; insieme a lei Gianni Raimondi (Rodolfo), Giuseppe Taddei (Marcello), Italo Tajo (Colline) e Eugenia Ratti (Musetta). Dirige Tullio Serafin, regia di Franco Enriquez con scene e costumi di Lorenzo Ghiglia. Questo allestimento viene riproposto anche nel 1964, sotto la bacchetta di Luciano Rosada e, per alcune recite, di Maurizio Arena, tra gli interpreti Flaviano Labò e Giacomo Aragall (Rodolfo), di nuovo Ilva Ligabue (Mimì) e Sesto Bruscantini (Marcello). E torna di nuovo nel 1966, ancora con la Ligabue, che secondo quanto scrive Roberto Pagano sul «Giornale di Sicilia» dell 8 febbraio, «ha prestato ancora una volta al personaggio di Mimì tutto il suo generoso temperamento e una vocalità duttile e sempre encomiabilmente controllata». Giuseppe Campora (Rodolfo) sfoggia «belle risorse timbriche», «convincente il Marcello di Alberto Rinaldi, un baritono che le belle qualità del timbro mostra di saper arricchire con uno studio accuratissimo». Pagano sottolinea infine le «preziosità della concertazione di Antonino Votto», «misurata e sensibile», ricca di «raffinatezze acquarellistiche». Proposto anche l estate successiva al Teatro di Verdura per due rappresentazioni dirette da Maurizio Arena, l allestimento scenico di Lorenzo Ghiglia è utilizzato anche per le due edizioni successive, nel 1971 e nel Nel gennaio 1971 con la regia di Beppe De Tomasi. Sulle pagine de «Il domani» Giulia Sommariva riporta l accoglienza «calorosa ed entusiasta per la chiarezza e la finezza dello stille impressa dal maestro Nino Nella pagina precedente: Ilva Ligabue (Mimì) nel 1966 al Teatro Massimo.

72 140 IV / LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO Sanzogno». Rodolfo è Veriano Luchetti, Mimì Gianna Amato, Marcello Luigi Gibin, Musetta Edith Martelli. Nel 1975 al Politeama Garibaldi Sara Patera giudica «armonico il cast [ ] con Beniamino Prior nel ruolo di Rodolfo, intensamente appassionato [ ]. Espressiva la Mimì di Rita Talarico [ ]. Sicurezza, pienezza vocale e varietà di accenti hanno conferito deciso rilievo al Marcello di Domenico Trimarchi». Il 23 febbraio 1982 al Politeama Garibaldi Franco Mannino e «l Orchestra del Massimo di buona intonazione, differenziata ma, talvolta, sollecitata a una andatura rapida presentano alcune insolite soluzioni», secondo Giuseppe Gebbia su «Il domani», che apprezza di Pietro Ballo (Rodolfo) «la nitidezza dell interpretazione, sincera e passionata, il suo star fermo al carattere del personaggio, vivo e balzante nel disegno vocale, la precisione degli effetti», mentre Elena Mauti Nunziata «ha dato a Mimì verità di voce, il bel timbro e un senso profondo di servire il dramma». Regia di Maria D Onofrio con le scene di Antonio Mastromattei. Pinchas Steinberg è il direttore dell edizione del marzo 1989, con la regia di Carlo Maestrini, le scene di Nicola Benois e ancora una volta i costumi di Lorenzo Ghiglia. Su «L Ora» del 20 marzo Piero Violante scrive che Steinberg «ha diretto la Bohème con tutta quell attenzione analitica che una partitura così importante per lo sviluppo del linguaggio del teatro italiano pretende». Anche Sara Patera sul «Giornale di Sicilia» nota che il direttore «ha dimostrato di aver lavorato a fondo con l orchestra del Massimo per una concertazione di cui si coglievano bene la nettezza degli stacchi, la chiarezza dei piani dinamici, il rigore di una professionalità che, poco concedendosi ai teneri guizzi e all estro, ha disciplinato con saldezza trama strumentale Nuccia Focile (Mimì) e Daniela Mazzucato (Musetta) nel 1996 al Politeama Garibaldi.

73 143 Nella pagina precedente: Da sinistra: Fabio Previati (Schaunard), Giovanni Furlanetto (Colline), Carmela Remigio (Mimì), Vincenzo La Scola (Rodolfo), Giovanni Meoni (Marcello) e Cinzia Forte (Musetta) al Teatro Massimo nel e rapporti con la vocalità». Nel 1996, ancora al Politeama Garibaldi, dirige Donato Renzetti, regia di Beppe De Tomasi con le scene di Ferruccio Villagrossi. In scena si alternano Nuccia Focile, Denia Gavazzeni Mazzola e Donatella Lombardi (Mimì), Pietro Ballo e Donato Tota (Rodolfo), Antonio Salvadori, Giancarlo Pasquetto e Pietro Guarnera (Marcello), Giorgio Surjan e Franco De Grandis (Colline), mentre Musetta è interpretata da Daniela Mazzucato, «disinvolta ed elegante [ ] con una scioltezza scenica che sul versante vocale mostrava tecnica abile a dominare talune asprigne sonorità» secondo Sara Patera sul «Giornale di Sicilia». Secondo Santi Centineo su «Il Mediterraneo» «la direzione di Donato Renzetti è stata splendida, priva di pregiudizi e di melensaggini, e ha saputo perfettamente rendere giustizia al Puccini musicista, non semplicemente scrittore di melodie. [ ] Grande ruolo poi alle dinamiche percussioni, eccezionale il lavoro d intesa con la bravissima Mimì di Nuccia Focile, semplice, giovanile, in grado di cantare con il cuore (e di commuoversi veramente al momento dei trionfali applausi volti al suo indirizzo). Tanto nel primo quadro (il suo Ma quando vien lo sgelo che nasceva dal nulla, per arrivare ad un accorato il primo bacio dell aprile è mio), così come nel terzo e quarto quadro è stata protagonista assoluta, supportata dall ottima presenza scenica e vocale di Antonio Salvadori (Marcello), Fabio Previati (Schaunard) e Giorgio Surjan (Colline) che ci ha regalato un intensa Vecchia zimarra. Bravi tutti e tre: belle voci ed ottima presenza scenica». La bohème ritorna al Teatro Massimo il 27 maggio 2000, per la prima di dodici rappresentazioni: dirige Stefano Ranzani, regia di Lamberto Puggelli, scene di Pier Luigi Samaritani. Del Rodolfo di Vincenzo La

74 144 IV / LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO 145 Scola, Sara Patera sul «Giornale di Sicilia» nota in particolare «quella nota dolente che sembra farsi presagio in Che viso da malata o la dolcezza intensa di Vi piaccia dir e il suo O soave fanciulla ricco di espressive vibrazioni che delineano un profilo di personaggio romantico e un po malinconico, di attraente slancio nel Chi son?, con talune forzature negli acuti ma con naturalezza di sentimento e un piacevole risalto timbrico». «Rifinita con semplicità accurata, la Mimì di Carmela Remigio assicurava al personaggio una dimensione adeguata, vocalmente con incisivo rilievo negli acuti e con efficace fraseggio, scenicamente con una presenza che attingeva accorta ai piccoli gesti, da affettuosa fioraia ben aderente al ruolo. Con sicurezza Cinzia Forte [Musetta] si dedicava al suo valzer, con scorrevole rilievo; e tutto nel rapporto del quartetto amicale, dal Marcello di Giovanni Meoni alla Zimarra di Giovanni Furlanetto, agli interventi di Fabio Previati-Schaunard mostrava di ubbidire a un omogeneità leggera un po en passant, insieme al Coro e a quello di voci bianche, a Gianluca Ricci, Pietro Tarantino, Ugo Tortorici». Nel 2005 torna a dirigere Donato Renzetti, con la regia di Giuseppe Patroni Griffi e le scene e i costumi di Aldo Terlizzi. Su «Operaclick» Amelia Imbarrato scrive «La direzione di Donato Renzetti è attenta al dramma, la sonorità dell orchestra sontuosa - qualche volta anche troppo». In scena tre cast che si alternano: per Mimì Hasmik Papian, Raffaella Angeletti e Rosa Ricciotti, per Musetta Donata D Annunzio Lombardi, Sabrina Vinello e Rossana Potenza, per Rodolfo Wlater Fraccaro, Massimiliano Pisapia e Raul Melo, per Marcello Domenico Balzani, Carmelo Corrado Caruso e Luca Salsi, per Colline Enzo Capuano, Franco De Grandis e Giovanni Battista Parodi. Nel 2010 dirige Daniele Callegari, la regia è di Lorenzo Mariani, le scene e i costumi di William Orlandi, luci di Christian Pinaud. Scrive Pietro Misuraca su «Repubblica»: «Funzionano le due scene fisse montate su una piattaforma girevole, la cui rotazione permette di transitare senza soluzione di continuità dalla squallida soffitta degli artisti alla vivace animazione del Quartiere Latino; quindi di farvi ritorno, allo stesso modo, dal malinconico paesaggio nevoso della Barriera d Enfer. Si apprezza poi l impatto visivo del secondo quadro, con le luminarie del Café Momus, i colori accesi della scena, i variopinti costumi e la vivace animazione registica. [ ] Con la sua dolce linea di canto Alexia Voulgaridou è una protagonista dignitosa [ ]. Marcello Giordani [ ] col suo timbro tenorile di morbida e calda pasta riesce poi a plasmare un Rodolfo convincente. [ ] Scenicamente e vocalmente apprezzabili Vincenzo Taormina (Marcello), Fabio Previati (Schaunard) e gli altri interpreti [ ]». Nel 2015 Ilaria Grippaudo scrive su GB Opera: «Per il regista Mario Pontiggia il significato ultimo dell opera si riassume infatti in due parole: giovinezza e libertà. Di conseguenza i momenti più curati dello spettacolo sembrano proprio quelli improntati a spensieratezza e vivacità. [ ] La ricostruzione del Quartiere Latino è qui accarezzata dalle soluzioni di Francesco Zito, che esprime il consueto buon gusto sia nelle scene che nei costumi. Zito combina un gran numero di materiali, producendo sinestesie di indubbio fascino: tra un fruscio di seta, lo sfavillio di un cristallo e la morbidezza dei velluti il quadro sprigiona tutte le sue potenzialità. L effetto complessivo non travolge i singoli dettagli, anzi li esalta con maggiore vigore: sulla sinistra la Chapellerie et Modes Chez Coco, nello sfondo le tipiche insegne

75 146 IV / LA BOHÈME AL TEATRO MASSIMO della Parigi di fine Ottocento, in primo piano giocattoli, piume e cappelliere. Incorniciato da questi elementi è al centro il caffè Momus, con pensilina a conchiglia e rifiniture in stile liberty. Il quadro scorre con fluidità grazie anche al contributo dello straordinario Coro di voci bianche, intonato, musicalissimo e sempre a tempo». Su «Repubblica» del 20 settembre 2018 Pietro Misuraca apprezza «le voci limpide e luminose di Maria Agresta e Giorgio Berrugi, acclamati protagonisti. La prima, in particolare, spicca per il controllo della vocalità e la finezza dei tocchi interpretativi, mentre il secondo plasma un Rodolfo convincente grazie a una linea di canto non voluminosa ma nel complesso calda e ben sostenuta». In alto: Il secondo quadro di La bohème con la regia di Lorenzo Mariani e le scene e i costumi di William Orlandi nel 2010 al Teatro Massimo. In basso: Maria Agresta (Mimì) e Giorgio Berrugi (Rodolfo) nel 2015 al Teatro Massimo.

76 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Carteggi pucciniani, a cura di Eugenio Gara, Ricordi, Milano Gabriella Biagi Ravenni, «La bohème». Lettere inedite ( ), in La bohème, programma di sala, Teatro Lirico, Cagliari 2003, pp I pittori del lago. La cultura artistica intorno a Giacomo Puccini, catalogo della mostra (18 luglio 20 settembre 1998), Comune di Seravezza Puccini e i pittori, catalogo della mostra (Milano, Museo Teatrale alla Scala, ottobre-dicembre 1982) Museo Teatrale alla Scala Istituto di Studi Pucciniani, Milano Mosco Carner, Giacomo Puccini. Biografia critica, Il Saggiatore, Milano 1961, , rist Antonino Titone, Vissi d arte. Puccini e il disfacimento del melodramma, Feltrinelli, Milano Michele Girardi, Giacomo Puccini. L arte internazionale di un musicista italiano, Marsilio, Venezia Giacomo Puccini. L uomo, il musicista, il panorama europeo, Atti del Convegno internazionale di studi su Giacomo Puccini nel 70 anniversario della morte (Lucca, novembre 1994), a cura di Gabriella Biagi Ravenni e Carolyn Gianturco, Lucca, LIM, Julian Budden, Puccini, Carocci, Roma 2005.

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78 153 NOTE BIOGRAFICHE Daniel Oren Daniel Oren Dotato di un talento naturale e precocissimo, maturò il suo particolare interesse per l opera grazie al grande Leonard Bernstein che nel 1968 lo scelse, appena tredicenne, come voce solista nei suoi Chichester s Psalms in occasione dell inaugurazione della Televisione di Israele, ma in realtà fu la madre ad iniziarlo, ancora in tenera età, ad una formazione musicale completa con lo studio non solo del pianoforte e violoncello, ma anche del canto, armonia e contrappunto. Perfezionò poi i suoi studi in Europa, dedicandosi quasi esclusivamente alla direzione d orchestra e nel 1975 prese parte, vincendolo, al prestigioso Concorso Herbert von Karajan riservato a giovani direttori d orchestra: da quel momento iniziò per il giovane artista una carriera internazionale. Dopo il debutto negli Stati Uniti, con la sua acclamata partecipazione al Festival dei Due Mondi nel 1978, la sua fama si consolida anche in Italia: gli verrà infatti affidata la direzione stabile dell Opera di Roma e, successivamente, del Teatro Verdi a Trieste dove recentemente è stato nominato Direttore musicale, del San Carlo di Napoli e del Carlo Felice a Genova. Anche negli ultimi anni il Maestro israeliano ha conti-

79 155 FOTO nuato a dirigere con successo nei maggiori teatri italiani (Firenze, Parma, Torino, Venezia), coltivando nel contempo stretti rapporti di collaborazione con i più autorevoli teatri europei e americani, tra i quali il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra, lo Staatsoper di Vienna, il Colón di Buenos Aires, il Teatro dell Opera di Tokyo, l Opera Houses di Houston, Dallas, San Francisco e l Opéra-Bastille di Parigi dove ha ottenuto un successo senza precedenti con Leo Nucci, Roberto Alagna e Angela Gheorgiu. Alla predilezione per la lirica, con un repertorio che abbraccia la maggiore produzione romantica e verista italiana, affianca la passione per la musica sinfonica, nella quale ha riscosso grande successo alla guida di importanti orchestre come quella dell Accademia di Santa Cecilia a Roma (diretta per la prima volta nel 1978), l Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica d Israele, la Filarmonica di Berlino, e le orchestre radiofoniche di Monaco, Colonia, Stoccarda, Francoforte e Berlino tra le molte altre. La sua partecipazione con Nabucco di Verdi alla stagione inaugurale della Nuova Opera di Israele nel dicembre 1994 ha rappresentato un momento particolarmente significativo nella sua carriera: questo evento musicale è riuscito a far collimare la sua passione per l universo operistico e l amore per la sua terra d origine; per un musicista come Oren infatti la musica rappresenta il miglior veicolo per la pace, la tolleranza, e l unico linguaggio che ci accomuna tutti. È Direttore Artistico del Teatro Verdi di Salerno per il quale dirige molti titoli nel corso della stagione operistica. È inoltre ospite regolare a Parigi, al Royal Opera House Covent Garden di Londra così come a Tel Aviv, Verona, Firenze, Madrid, Colonia e Barcellona. Mario Pontiggia

80 156 NOTE BIOGRAFICHE 157 Mario Pontiggia nato a Las Flores (Argentina) e formatosi a Buenos Aires e Belgrano, si è perfezionato con Pier Luigi Pizzi. È stato direttore di produzione dell Opéra di Monte-Carlo ( ) e direttore artistico dell Opera di Las Palmas de Gran Canaria ( ). Il suo repertorio come regista, scenografo e costumista comprende L incoronazione di Poppea, Il ritorno d Ulisse in patria, Dido and Aeneas, La serva padrona, Acia, Galatea e Polifemo, Giulio Cesare, La grotta di Trofonio, Die Entführung aus dem Serail, Die Zauberflöte, La clemenza di Tito, Fidelio, L italiana in Algeri, I Capuleti e i Montecchi, Norma, I puritani, L elisir d amore, Roberto Devereux, Attila, Macbeth, I masnadieri, I due Foscari, Rigoletto, La traviata, Un ballo in maschera, Simon Boccanegra, Aida, Otello, Tristan und Isolde, Die Fledermaus, Hänsel und Gretel, Les pêcheurs de perles, Carmen, Les contes d Hoffmann, Thaïs, La Navarraise, Cavalleria rusticana, Pagliacci, La bohème, Tosca, Madama Butterfly, La rondine, Turandot, Boris Godunov, Mozart e Salieri, Elektra, Ariadne auf Naxos, Il segreto di Susanna, Eine florentinische Tragödie, Das Wundertheater, The Rake s Progress, La voix humaine, Escorial. A Buenos Aires, la sua produzione di Boris Godunov (Teatro Colón, 2006) è stata nominata al premio ACE della critica argentina; per lo stesso teatro ha realizzato Elektra (premio ACE 2007). In Italia ha lavorato anche nei teatri di Reggio Emilia, Ferrara, Modena, Sassari, Cagliari, quindi è stato ospite a Tolosa, Nagoya, Yokohama, Tokyo, Taormina, Santiago de Compostela, Sanxay, Fontvieille, Firenze, Oviedo, A Coruña, Zurigo. Nel 2000 ha partecipato al gala inaugurale della Salle des Princes (Monte-Carlo) e nel maggio 2014 al gala inaugurale dell Opera di Firenze con il primo atto di Tosca diretto da Zubin Metha. Per il Teatro Massimo ha messo in scena Otello, Il ritorno d Ulisse in patria, L incoronazione di Poppea, Tosca e La traviata. Angelica Dettori Nata a Firenze nel 1986, laureata in Gestione degli eventi di arte e spettacolo all Università di Firenze e in Storia e Critica del Teatro all Università di Parma, lavora dal 2007 come assistente alla regia in alcuni dei più importanti teatri d opera italiani ed europei (tra cui il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Massimo di Palermo, il San Carlo di Napoli, il Real de Madrid), collaborando con registi quali Mario Pontiggia, Hugo De Ana, Nicolas Joel, Guy Montavon e Carlos Saura. Debutta nella regia nel 2014 con Il piccolo spazzacamino di Britten, andato in scena al Piccolo Teatro Comunale - Maggio Musicale Fiorentino. Nel 2016 firma la regia de La traviata di Verdi, andata in scena al Festival Orizzonti d Arte di Chiusi e del musical Joseph and the amazing technicolor Dreamcoat di Lloyd Webber all Opera di San José in Costa Rica. Affianca all attività di regista quella di cantante in varie formazioni vocali swing, jazz e pop, con le quali si esibisce regolarmente in Italia e all estero. Francesco Zito Laureato in Archittetura a Firenze, ha studiato alla Slade School of Art di Londra. Dopo il debutto nel 1977 alla Fenice, ha lavorato con il regista Jorge Lavelli sin dal 1988, anno dell inaugurazione del Théâtre National de la Colline con El público di

81 158 NOTE BIOGRAFICHE 159 Lorca, creando poi i costumi di numerose produzioni di prosa e di lirica al Festival d Aix-en-Provence e all Opéra di Parigi. Sempre con Lavelli ha realizzato i costumi di Siroe di Händel alla Fenice di Venezia e al BAM di New York, di Babel 46 di Montsalvatge e de L enfant et les sortilèges di Ravel al Teatro Real di Madrid e al Liceu di Barcellona, del Vascello fantasma di Wagner al San Carlo di Napoli e di Merlin di Dorst al Festival di Fourvière. Per il Maggio Musicale Fiorentino ha disegnato scene e costumi per Wozzeck con la regia di William Friedkin e la direzione di Zubin Mehta e Das Marienleben di Hindemith con Carla Fracci (con la quale ha lavorato anche alla Scala per Alma Mahler), all Opera di Roma scene e costumi per Charlotte Corday di Ferrero con la regia di Mario Martone e per numerosi balletti, nonché al Teatro Argentina per Possesso di Yehoshua. Ha realizzato scene e costumi per Simon Boccanegra a Pechino con Placido Domingo e la direzione di Myung Whun-Chung con la regia di Moshinsky. Ha inoltre collaborato con Carolyn Carlson, con Graham Vick e con il regista giapponese Keita Asari. Nel 2016 ha realizzato i costumi per L ombre de Venceslao di Martin Matalon, in prima assoluta all Opéra di Rennes, in coproduzione con il Centre Français de Promotion Lyrique e una rete di teatri francesi, con il Teatro Colón di Buenos Aires e il Teatro Musico di Santiago del Cile. Al Teatro Massimo ha realizzato scene e costumi per Falstaff, Ernani, Il castello del principe Barbablù di Bartók e Persée et Andromède di Ibert, Angélique di Ibert, Franca Florio di Ferrero, Tosca, Cavalleria rusticana e Le toreador, La bohème e La traviata. Bruno Ciulli Laureato in Scienze e Tecnologie dello Spettacolo, dal 1981 al 2008 è stato lighting designer del Teatro Massimo di Palermo. Nel corso della sua carriera ha inoltre collaborato sin dagli anni Settanta con, fra gli altri, Lamberto Puggelli, Filippo Crivelli, Alberto Fassini, Graziella Sciutti, Stefano Vizioli, Giorgio Gallione, Pierfrancesco Maestrini, Maurizio Avogadro sia nel teatro di prosa che in quello lirico. Ha inoltre curato le luci di alcuni spettacoli di Antonello Venditti e Claudio Baglioni. Nel 2004 ha collaborato con Irene Papas al Teatro Greco di Siracusa per Antigone. Fra i suoi impegni più recenti, anche numerosi incarichi internazionali alla Washington National Opera, al Saõ Carlos di Lisbona, a Valencia e a Salonicco, al Teatro Regio di Torino, all Opéra di Nizza e al Teatro Verdi di Pisa, Il trovatore, Il barbiere di Siviglia e Carmen al Luglio Musicale Trapanese e spettacoli come Anna Frank. Parole dall ombra (Imperfect Dancers) e al Teatro Filarmonico di Verona per Lucia di Lammermoor. Da ricordare l inaugurazione nel 2010 della Guangzhou Opera House a Guangzhou in Cina con Turandot diretta da Lorin Maazel e la regia di Shahar Stroh, nel 2016 l inaugurazione dell Opera House di Dubai con Les pêcheurs de perles (direzione di Donato Renzetti, regia di Davide Garattini) e nel 2017 la tournée in Giappone con il Teatro Massimo.

82 160 NOTE BIOGRAFICHE 161 Marina Rebeka Dal debutto al Festival di Salisburgo nel 2009 sotto la direzione di Riccardo Muti, è stata regolarmente invitata nei più importanti teatri d opera e sale da concerto del mondo, come ad esempio Metropolitan Opera e Carnegie Hall New York, Teatro alla Scala, Royal Opera House Covent Garden Londra, Bayerische Staatsoper a Monaco di Baviera, Wiener Staatsoper e Opera di Zurigo. Ha collaborato con importanti direttori d orchestra come Riccardo Muti, Zubin Mehta, Antonio Pappano, Fabio Luisi, Yannick Nézet-Séguin, Marco Armiliato, Michele Mariotti, Thomas Hengelbrock, Paolo Carignani, Stéphane Denève, Yves Abel, Ottavio Dantone e Alberto Zedda. Incredibile il suo spettro di repertorio che va dal Barocco (Händel), Belcanto (Rossini, Bellini, Donizetti) e Verdi fino a Čajkovskij (Evgenij Onegin) e al repertorio francese (Massenet, Gounod, Bizet). Recentemente ha debuttato numerosi nuovi ruoli verdiani come Luisa Miller con l Orchestra della Radio Bavarese a Monaco, Amelia in Simon Boccanegra all Opera di Vienna e Giovanna d Arco al Konzerthaus di Dortmund. Ha poi interpretato il ruolo di Norma al MET di New York, Les pêcheurs de perles alla Lyric Opera di Chicago e fatto il suo debutto con La traviata all Opéra di Parigi e con Faust all Opéra di Montecarlo e al Teatro Real di Madrid. Al Palau de la Musica di Barcellona ha debuttato la parte sopranile nella Nona Sinfonia di Beethoven con la Mahler Chamber Orchestra e all Opera di Bordeaux il ruolo del titolo in Anna Bolena. I suoi attuali e futuri impegni comprendono: La bohème all Opera di Vienna, La traviata al Teatro alla Scala e a Tokyo, il debutto come Imogene ne Il pirata al Gran Teatro di Ginevra, Pagliacci all Opera di Vienna e Simon Boccanegra in una nuova produzione al Festival di Salisburgo La sua discografia comprende CD di Arie Mozartiane per EMI (Warner Classic 2013), Amor fatale - Arie di Rossini per BR Klassik (2017) e Spirito Arie di Belcanto per Prima Classic con l Orchestra e il Coro del Teatro Massimo di Palermo (2018). Ha iniziato i suoi studi nella sua cittá natale, Riga per poi proseguirli al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, dove ha conseguito il diploma in canto. Durante gli studi ha partecipato alla Internationale Sommer Akademie di Salisburgo e all Accademia rossiniana di Pesaro. È vincitrice di numerosi concorsi lirici come ad esempio il Neue Stimmen di Gütersloh. Valeria Sepe Nata a Napoli nel 1985, è uno dei soprani più talentuosi della sua generazione, ha vinto il premio Oscar della lirica 2015/16 soprano di nuova generazione. Si è diplomata al Conservatorio G. F. Ghedini a Cuneo e ha frequentato masterclass tenute da Luisa Castellani, Mariella Devia, Luciana D Intino, Bruna Baglioni e Marcello Giordani. È apparsa nei più importanti teatri italiani, inclusi Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo, Opera di Firenze, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Bellini di Catania, Arena di Verona, collaborando con direttori come Fabio Luisi, Nicola Luisotti, Renato Palumbo,

83 162 NOTE BIOGRAFICHE 163 Stefano Ranzani e Daniel Oren. Nel 2013 ha debuttato in Napoli Milionaria di Nino Rota interpretando Amalia nei teatri di Lucca, Pisa e Livorno con grande successo di critica e pubblico. La stagione 2014/2015 la vede nel ruolo di Liù in Turandot alla National Theater di Skopje e al Festival di Varna; nel ruolo di Nedda/Colombina in Pagliacci al Teatro antico di Taormina; Mimì ne La bohème al Bellini di Catania; Amelia Grimaldi in Simon Boccanegra alla National Theatre of Skopje; Micaela in Carmen all Art Center of Sejong. La stagione 2015/2016 vede Sepe nel ruolo di Amelia Grimaldi in Simon Boccanegra nei Teatri di Pisa, Livorno e Lucca; Nedda/Colombina in Pagliacci al Verdi in Salerno; Margherita in Mefistolefe di Boito al Teatro Verdi di Pisa; Micaela in Carmen all Arena di Verona; Liù in Turandot al XXX Music International of Macao; Desdemona in Otello all Opera of Hong-Kong, Mimì in La bohème al Teatro Massimo di Palermo e all Opera di Firenze. Gli impegni per il 2017 sono stati: Nedda in Pagliacci al Teatro Filarmonico di Verona e all Art Center of Seoul; Mimì in La bohème al Teatro Regio di Parma. Inoltre, ha cantato il Requiem di Fauré e Petite Messe Solennelle di Rossini al Teatro Massimo di Palermo. I suoi impegni nella stagione 2017/2018 includono Micaela all Opera di Firenze e al Teatro Coccia di Novara; Liù al Teatro Verdi di Salerno, il debutto in Trovatore (Leonora) al Bunkakaikan di Tokyo; Mimì al Teatro Politeama di Lecce. Inoltre, nella stagione 2018/2019 Mimì e Liù al Teatro Massimo di Palermo, Liù all Opera Hong-Kong, Manon Lescaut a Sao Paulo, Fundacao Osesp, Mimì e Nedda al Maggio Musicale Fiorentino, Nedda al Teatro Massimo di Palermo. Roberta Mantegna È nata a Palermo nel 1988; sin dall età di 8 anni partecipa alle stagioni della Fondazione Teatro Massimo di Palermo nel Coro di voci bianche. Si diploma in Pianoforte nel 2009 e di Canto lirico nel 2010 presso il Conservatorio V. Bellini di Palermo. Ottiene poi il biennio di specializzazione di canto lirico presso il Conservatorio N. Piccinni di Bari nel 2015, studiando tecnica vocale con Lucrezia Messa e repertorio con Domenico Colaianni. Contemporaneamente si è perfezionata con i soprani Dimitra Theodossiou e Renata Scotto presso l Accademia di Santa Cecilia di Roma. Tra il 2013 e il 2015 ha lavorato per la Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari, partecipando a circa 15 produzioni operistiche in qualità di artista del coro, oltre a esibirsi come Women s voice nel Grand Pianola Music di John Adams e come Ancella dello Strascico nell Elektra di Strauss. Nel 2014 ha vinto il secondo premio al XXVII Concorso Lirico internazionale Iris Adami Corradetti e recentemente ha vinto il secondo premio e il miglior premio voce femminile con un aria di Umberto Giordano al XVII Concorso Internazionale Umberto Giordano. Ha vinto nel dicembre 2016 il primo premio Vincenzo Bellini al Concorso Internazionale di Belcanto Vincenzo Bellini a Marsiglia. Nel 2015 è stata cover del soprano Davinia Rodriguez nella Medea in Corinto di G. Simon Mayr al Festival della Valle d Itria sotto la direzione di Fabio Luisi. Attualmente sta svolgendo un training on the job presso il Teatro dell Opera di Roma all interno dello Young Artist Program. Ha debuttato con successo nel ruolo di Norma al Teatro Comunale

84 164 NOTE BIOGRAFICHE 165 Mario Del Monaco di Treviso e in Maria Stuarda nel ruolo del titolo al Teatro dell Opera di Roma; tra gli impegni recenti: Carmen a Roma Caracalla, Le nozze di Figaro a Dubai, I masnadieri a Roma, Montecarlo; Il corsaro a Piacenza, Modena, Il pirata alla Scala di Milano, Le trouvère al Festival Verdi di Parma: tra gli impegni futuri I masnadieri a Valencia, Aida a Venezia, Don Carlo a Madrid. Matthew Polenzani È uno dei tenori lirici più celebri e dotati della sua generazione. La sua elegante musicalità, l innato senso dello stile e la dedizione drammatica sono caratteristiche che lo rendono potenzialmente perfetto per qualsiasi teatro, orchestra e sala da concerto del mondo. I progetti per la stagione 2018/19 prevedono il ritorno al Lyric Opera di Chicago in uno dei suoi ruoli principali, Idomeneo di Mozart, per il quale è già stato in passato celebrato dal New York Times per la sua commovente e avvincente interpretazione. Dopo La bohème al Teatro Massimo di Palermo si sposterà a New York dove debutterà il ruolo di Vaudémont in Iolanta di Čajkovskij e canterà La clemenza di Tito al Metropolitan Opera. Seguirà il debutto in Carmen all Opera di San Francisco. Il calendario dei concerti prevede il Requiem di Verdi con l Orchestre Metropolitain Montréal, concerti con la New World Symphony, un recital alla Canergie Hall con Julius Drake e l evento di gala An Evening with Matthew Polenzani organizzato dall Opera di Palm Beach. Nella trionfale stagione 2017/18 ha fatto ritorno al Lyric Opera di Chicago come Duca di Mantova in Rigoletto e Nadir in Les pêcheurs de perles. Il suo Nemorino al Metropolitan Opera è stato elogiato dal New York Times per il suo tono di forza e chiarezza e lo spettacolo è stato trasmesso dalla PBS e dal Met per il ciclo Live HD. Successivamente ha debuttato il ruolo di Rodolfo in Luisa Miller all Opernhaus di Zurigo, per poi interpretare Fernand ne La favorite di Donizetti alla Bayerische Staatsoper di Monaco, ricevendo in entrambi i casi ottime critiche. Ha chiuso la stagione operistica con La bohème alla Royal Opera House di Londra, elogiato per la gradevole inclinazione e chiarezza timbrica (Bachtrack). Fra gli impegni concertistici, La creazione di Haydn con la Chicago Symphony Orchestra al Ravinia Festival e il concerto A Night at the Opera con la Philadelphia Orchestra diretta da Yannick Nézet-Séguin. Ha lavorato con direttori del calibro di Boulez, Conlon, Colin Davis, Frizza, Frühbeck de Burgos, Langrée, López-Cobos, Muti, Pappano, Rattle, Sawallisch, Slatkin, Tate, Tilson Thomas, Welser-Möst, Zinman, Chailly, Harding e con le più importanti orchestre americane ed europee. Stefan Pop Nato a Bistrita (Romania) si è diplomato all Accademia musicale Gheorghe Dima di Cluj Napoca. Ha vinto numerosi concorsi internazionali tra cui il primo premio ed il premio del pubblico al concorso Operalia. Ha cantato ne L elisir d amore (Nemorino) a Timisoara, Trieste, Bucharest, Losanna, Amburgo, al Covent Garden di Londra; La traviata (Alfredo) all Opera di Roma, ad Atene, Trieste, Amburgo, Napoli,

85 166 NOTE BIOGRAFICHE 167 Francoforte, Genova, Tel Aviv, Bucharest, Malta, Palermo, Taormina, Venezia, alla Staatsoper di Vienna; La sonnambula (Elvino) a Vienna; Otello (Cassio) all Opernhaus di Zurigo; Rigoletto (Duca di Mantova) a Seoul, Sanxay, Napoli, Parma, Novara, al Covent Garden di Londra ed all Opéra di Parigi; Faust di Gounod a Bucharest, Hong Kong e Oviedo; Der Rosenkavalier (Tenore italiano) a Strasburgo, Zurigo e al Festival di Salisburgo; Don Giovanni (Don Ottavio) all Opéra di Parigi; La bohème (Rodolfo) alla Salle Pleyel di Parigi, a Parma, Singapore e Taiwan; Norma (Pollione) a Napoli, Madrid, Otsu, Genova, Venezia; Roberto Devereux a Genova e Parma; Attila a Venezia; Lucia di Lammermoor (Edgardo) e Simon Boccanegra (Gabriele Adorno) a Bologna. Ha lavorato con importanti direttori d orchestra quali: Pidò, Mariotti, Battistoni, Gatti, Young, Wellber, Letonja, López-Cobos, Campanella, Morandi, Luisi, Mehta, Santi. Svolge inoltre un intensa attività concertistica, ed è stato ospite in diversi concerti a fianco di Angela Gheorghiu a Seoul e Shanghai. I suoi impegni futuri: Rigoletto (Duca di Mantova) a Torino e a Bologna; La bohème (Rodolfo) a Palermo e Liège; Madama Butterfly (Pinkerton) a Genova; il debutto ne Les contes d Hoffmann al New National Theatre di Tokyo; Elisabetta al castello di Kenilworth (Warney) a Bergamo; I due Foscari a Parma. Vincenzo Costanzo Tra i più giovani tenori del panorama lirico. Nato nel 1991, ha iniziato la formazione musicale a sei anni nel coro delle voci bianche del Teatro San Carlo. Si è diplomato in Conservatorio e parallelamente laureato in Ingegneria Informatica. È stato ospite all AIDS Gala alla Deutsche Oper di Berlino. Il suo debutto ufficiale nel mondo dell opera è stato nel dicembre del 2012 in Macbeth al Teatro Carlo Felice, sotto la direzione di Battistoni. Sempre con Macbeth ha segnato il suo debutto ad Amsterdam. Tappa molto significativa della sua carriera è stata nel luglio 2013 il debutto a Busseto in Luisa Miller diretto da Renzetti con la messa in scena di Nucci, nel bicentenario verdiano. Ha poi cantato questo ruolo a Piacenza, Ravenna e Madrid; lo stesso anno ha debuttato come Alfredo ne La traviata diretta da Oren a Guangzhou; ha poi interpretato Alfredo sui palcoscenici europei fino ad Astana diretto da Ciampa. Nel 2014 ha debuttato come Pinkerton in Madama Butterfly al Maggio Musicale Fiorentino con Valcuha; questo ruolo lo ha portato a Venezia, alla Verdi di Milano, a Piacenza e a San Francisco nel Sempre nel 2014 ha debuttato come Gabriele Adorno in Simon Boccanegra a Piacenza. Ha interpretato per la prima volta Rodolfo ne La bohème al Teatro Massimo di Palermo nel 2015 e poi ad Ancona e recentemente alla Staatsoper di Berlino. Nel 2016 ha debuttato a Piacenza in Un ballo in maschera e alla Reggia di Caserta come Ismaele in Nabucco. Tra i suoi prossimi impegni ricordiamo Simon Boccanegra a Montpellier, La traviata a Beirut e Madama Butterfly a Wiesbaden. Jessica Nuccio Nasce a Palermo nel È vincitrice di numerosi premi e concorsi lirici internazionali tra i quali ricordiamo nel 2010 il primo premio assoluto del Primo Concorso Internazionale di Canto

86 168 NOTE BIOGRAFICHE 169 Simone Alaimo e le sue opere, il primo premio assoluto al Concorso Internazionale di canto Voci del mediterraneo di Siracusa nonché nel 2011 il primo premio assoluto e il premio della critica nella prima edizione del Concorso Internazionale di canto Marcello Giordani. Nel 2011 debutta al Gran Teatro La Fenice di Venezia come Violetta ne La traviata, riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. È stata inoltre interprete ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali al Teatro Bellini di Catania e a Zurigo, La bohème a Lucca, Pisa, Ravenna, L enfant prodigue di Debussy al Teatro Lirico di Cagliari. Si è esibita come Adina ne L elisir d amore a Messina e Palermo, Violetta ne La traviata al Teatro La Fenice di Venezia, al Palau de les Arts di Valencia, al Teatro Verdi di Trieste, al Lirico di Cagliari, al San Carlo di Napoli, al Teatro Massimo di Palermo e al Teatro Filarmonico di Verona, come Musetta ne la bohème al Carlo Felice di Genova, Liu in Turandot a Valencia, ne L elisir d amore a Modena e Parma, Rigoletto a Macerata, Il corsaro a Parma, Carmen al San Carlo di Napoli, La cena delle beffe al Teatro alla Scala di Milano, Otello a Macerata. Recentemente ha cantato ne La bohème a Firenze, Lucia di Lammermoor a Monaco di Baviera, Rigoletto al San Carlo di Napoli, a Verona, Liegi, Firenze e Sydney, Carmen a Napoli. Tra i suoi prossimi impegni ricordiamo La traviata a Roma. Hasmik Torosyan È nata a Yerevan, in Armenia. Si è diplomata al Romanos Melikyan Musical College e successivamente al Conservatorio Statale di Komitas. Ha vinto numerosi concorsi nel 2004 e Si è esibita di recente in Francia, Germania, Belgio, Austria, Finlandia, Gran Bretagna, Stati Uniti d America, Argentina, Brasile, Uruguay, Repubblica Ceca, Svizzera, Italia, Corea del Sud, Russia, Libano, Turchia, in diversi concerti. Dal 2011 è solista principale del Teatro Nazionale Accademico Armeno dell Opera e del Balletto A. Spendiaryan. Il suo repertorio comprende Idomeneo, Il flauto magico, La bohème, Gianni Schicchi, La rondine, Il barbiere di Siviglia, La cambiale di matrimonio, Lucia di Lammermoor, L elisir d amore, Don Pasquale, Il viaggio a Reims, La traviata, Pagliacci, Anush di A. Tigranyan e altri ruoli. Il suo repertorio comprende musica sacra orientale, la Messa in Do Minore e il Requiem di Mozart, la Messa in Do Maggiore di Beethoven, la Nelson Messe di Haydn, il Requiem di Mansuryan. Tra i recenti impegni: Lisette in La rondine a Firenze, Musetta in La bohème a Bologna, nel nuovo allestimento firmato da Vick con la direzione di Mariotti per l inaugurazione di stagione, Susanna ne Le nozze di Figaro al Filarmonico di Verona, Marie ne La fille du régiment a Bologna. Tra i prossimi impegni Musetta ne La bohème al Teatro San Carlo di Napoli, La sonnambula al Teatro Regio di Torino, Il barbiere di Siviglia a Mallorca. Vincenzo Taormina Nato a Palermo, inizia parallelamente agli studi in architettura lo studio del canto con Paride Venturi; si perfeziona in seguito presso il Teatro alla Scala di Milano e l Accademia Verdiana di Busseto.

87 170 NOTE BIOGRAFICHE 171 Inizia una brillante carriera cantando interpretando il repertorio belcantistico: tra i titoli interpretati ricordiamo Manon di Massenet alla Scala e a Palermo; Il turco in Italia al Carlo Felice di Genova, al Teatro Regio di Torino; Così fan tutte a Palermo; L elisir d amore al Maggio Musicale Fiorentino e a Verona; Il barbiere di Siviglia alla Scala, Verona, Venezia, in tournée ad Abu Dhabi, all Opera di Roma; La bohème all Arena di Verona, alla Scala, al Petruzzelli di Bari, a Palermo, Catania, al Festival di Glyndebourne e a Cagliari; Il matrimonio inaspettato di Paisiello a Salisburgo; Gianni Schicchi, Le convenienze ed inconvenienze teatrali, L italiana in Algeri e La scala di seta al Teatro alla Scala; La traviata con il Covent Garden di Londra in tourneè in Giappone, a Saint-Etienne e Palermo; Don Giovanni (Masetto) e Turandot all Arena di Verona; Pagliacci (Silvio) a Taormina e al San Carlo di Napoli; Falstaff (Ford) a Busseto; Madama Butterfly al Maggio Musicale Fiorentino, al Teatro Massimo di Palermo e al San Carlo di Napoli; La fille du régiment al Teatro alla Scala, a Palermo e alla Royal Opera House di Muscat. Ha lavorato con importanti direttori d orchestra quali: Muti, Arrivabeni, Chailly, Campanella, Mariotti, Neschling, Webb, Oren, Renzetti, Steinberg, Wilson, Battistoni, Allemandi, Chung, Santi, Fourniller e registi quali Crivelli, Joel, Ronconi, Michieletto, Gandini, Albanese, Mariani, McVicar, Zeffirelli, Morassi, Sparvoli, Livermore, Corsetti. Tra i suoi impegni recenti e futuri: Turandot e Il barbiere di Siviglia (Figaro) al Teatro Massimo di Palermo; Il barbiere di Siviglia (Don Bartolo) al Teatro Lirico di Cagliari Cagliari e al Teatro Regio di Parma; Turandot al Teatro Comunale di Bologna; La Cenerentola (Dandini) al Teatro Massimo Bellini di Catania. Vittorio Prato Riconosciuto come uno specialista del repertorio belcantista, protagonista di opere mozartiane, donizettiane e rossiniane, ha già avuto modo d imporsi a livello internazionale come uno baritoni più interessanti della sua generazione. È salito sul palcoscenico di prestigiosi teatri fra i quali Staatsoper di Berlino, Liceu di Barcellona, La Monnaie de Bruxelles, Opéra de Liège, Opéra de Lausanne, Opèra de Lyon, Opera di Roma, Théatre du Capitole di Toulouse, Théâtre des Champs-Elysées e Opera Comique di Parigi, Theater an der Wien, Grand Théâtre di Bordeaux, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Barbican di Londra, Filarmonico di Verona, Petruzzelli di Bari, Verdi di Trieste. Tra i festival vanno ricordati quelli di Pesaro, Wexford, Montpellier, Bad Wildbad e Bad Kissingen. Ha cantato con direttori d orchestra quali Riccardo Muti, Gianluigi Gelmetti, Vladimir Jurowski, Donato Renzetti e ha lavorato con registi come Pier Luigi Pizzi, Adrian Noble, Daniele Michieletto, Antonio Latella. Nell ambito della musica antica ha collaborato con importanti direttori tra i quali Ottavio Dantone, William Christie, Christophe Rousset, Christopher Hogwood, Alain Curtis, Diego Fasolis. Fra i successi recenti si segnalano Don Giovanni (ruolo del titolo) presso il Teatro Massimo Bellini in Catania, Il segreto di Susanna (Conte Gil) al Teatro Regio di Torino, La Cenerentola (Dandini) al Theater Basel, nonché Il barbiere di Siviglia (Figaro) al Beaune Festival, I Pagliacci (Silvio) al Teatro Municipale di Piacenza.

88 172 NOTE BIOGRAFICHE 173 Fra i suoi prossimi impegni: Pagliacci (Silvio) al Teatro Comunale di Bologna, Don Giovanni (ruolo del titolo) e Faust al NCPA di Pechino, Le nozze di Figaro (Conte d Almaviva) al Teatro Alighieri di Ravenna e a Novara. Marko Mimica Basso baritono croato, nato nel Nelle passate stagioni ha cantato come Frère Laurent in Roméo et Juliette per la Deutsche Oper a Berlino; il ruolo di protagonista ne Le nozze di Figaro al Teatro San Carlo di Napoli e come Alfonso d Este in Lucrezia Borgia a Bilbao; al Teatro Massimo di Palermo come Escamillo nella Carmen, tornando ad essere Banco in Macbeth; alla Royal Opera House di Muscat in Oman, Mustafà ne L italiana in Algeri; al Palau de les Arts di Valencia, Alfonso d Este in Lucrezia Borgia; al Teatro Filarmonico di Verona come Oroveso in Norma, tornando ad essere Lord Sidney in Il viaggio a Reims e Banco nel Macbeth al Teatro Regio di Torino. Membro dell Ensemble alla Deutsche Oper di Berlino ( ), il suo repertorio comprende anche il ruolo di protagonista ne Le nozze di Figaro; Raimondo in Lucia di Lammermoor; Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia; Talbot in Maria Stuarda; Escamillo in Carmen; Padre Lorenzo ne I Capuleti e i Montecchi; Celio ne L amore delle tre melarance; Colline ne La bohème; Pistola nel Falstaff ; Ferrando ne Il trovatore. Per le stagioni future, citiamo tra i suoi impegni La forza del destino a Piacenza, Anna Bolena e La sonnambula a Liegi, Lucia di Lammermoor a Bilbao, Don Giovanni a Madrid. Antonio Di Matteo Diplomato presso il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno, è uno dei talenti più promettenti della sua generazione. Ha partecipato a masterclass di Walter Alberti, Renata Scotto, Thomas Hampson e Bonaldo Giaiotti. Ha studiato inoltre presso l Opera Studio dell Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma sotto la guida di Renata Scotto, Anna Vandi e Cesare Scarton. Vincitore di numerosi premi, fra cui il Premio della critica al XI Concorso Internazionale Ottavio Ziino di Roma 2012, il Premio Speciale Fondazione Pavarotti International nel VII Concorso Internazionale di Ravello, (2013), il 1 Premio al V Concorso Benvenuto Franci di Pienza (2014), ha cantato in numerose rassegne e festival sia in Italia sia all estero, in particolare a Una voce dentro l anima, in ricordo del centenario della nascita del celebre basso bulgaro Boris Christoff presso l Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nel 2013, come membro del Young Singers Program del Festival di Salisburgo, ha cantato il ruolo di Sarastro in una versione ridotta di Die Zauberflöte e ha lavorato con Pappano nel Don Carlo. Fra le sue interpretazioni recenti vanno ricordati Don Giovanni (Commendatore) al Teatro Comunale di Modena, Die Zauberflöte (Sarastro) al Teatro Massimo di Palermo, Attila (Papa Leone) al Teatro Comunale di Bologna e al Teatro Massimo di Palermo, La bohème (Colline) ad Antibes, Tosca (Angelotti) al Teatro Petruzzelli di Bari e Francesca da Rimini (Guido) di Mercadante nella prima rappresentazione assoluta presso il Festival della Valle d Itria di Martina Franca, con la direzione di Fabio Luisi e di cui Dynamic ha realizzato il DVD.

89 174 NOTE BIOGRAFICHE 175 Tra i progetti futuri Otello all Opéra de Monte-Carlo; Don Giovanni al Teatro dell Opera di Roma; Simon Boccanegra al Festspiele di Salisburgo; La forza del destino al Gran Teatre del Liceu di Barcelona. Giulietta e Romeo di Vaccaj a Martina Franca; Figaro nel Barbiere di Siviglia a Cagliari; Il signor Bruschino al Théâtre des Champs Elysées a Parigi; Dandini ne La Cenerentola al Teatro dell Opera di Firenze. Christian Senn Cileno d origine e italiano di adozione. Laureato in biochimica, si perfeziona in canto in Italia all Accademia per solisti del Teatro alla Scala. Invitato in numerose produzioni del Teatro milanese, tra i successi scaligeri ricordiamo il ruolo di Figaro nel Barbiere di Siviglia, Malatesta nel Don Pasquale, il Maestro di Musica ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali, Il Conte ne Le nozze di Figaro e Leone nel Tamerlano diretto da Diego Fasolis. Di recente si è distinto in Lucia di Lammermoor al Teatro Donizetti di Bergamo, al Teatro dell Opera di Firenze e al Petruzzelli di Bari; nella Scala di seta di Rossini al Théâtre des Champs Elysées; nell Elisir d amore a Bologna; nel Flauto Magico e nel Barbiere di Siviglia (Figaro) a Verona, Firenze e all Opera d Israele; nel Magnificat di Bach diretto da Antonio Pappano all Accademia di Santa Cecilia; nell Orlando Furioso di Vivaldi a Parigi e Nizza; in Don Giovanni alla Pergola di Firenze. Tra gli impegni recenti citiamo: Il Conte ne Le nozze di Figaro al Teatro San Carlo di Napoli, al Gran Teatro di Palma e al Teatro Filarmonico di Verona ; Dandini ne La Cenerentola a Tel Aviv; Serse di Händel al Liceu; Orlando Finto Pazzo di Vivaldi, ruolo del titolo, al National Opera di Seul; Werther al Teatro Massimo di Palermo; Lucia di Lammermoor al Teatro Peruzzelli di Bari; il Messiah all Auditorio Nacional de Mùsica di Madrid; Così fan Tutte (Guglielmo) in tournée con René Jacobs; Italo Proferisce Nato a Napoli, inizia il suo percorso musicale con lo studio del pianoforte, dedicandosi in seguito al canto lirico e conseguendo il diploma col massimo dei voti presso il Conservatorio di Salerno sotto la guida di C. Di Segni. Nel 2012 ottiene la laurea di II livello in Disciplina della musica presso il Conservatorio di Ferrara sotto la guida di P. Coni. In questi anni ha seguito studi di perfezionamento con R. Bruson, G. Boyagian, S. Carroli, J. Anderson, G. Maffeo e A. Gazale. È stato finalista e vincitore di concorsi lirici: Roma Festival (2009), Città di Bologna (2009), Toti Dal Monte (2010), Scuola Dell Opera Italiana del Teatro Comunale di Bologna (2010), Anselmo Colzani a Budrio (2011). Sin dal suo debutto nel 2012 ha avuto l opportunità di conoscere e lavorare con registi e direttori di fama internazionale quali Zubin Mehta, Renato Palumbo e Franco Zeffirelli. I ruoli debuttati spaziano dal Settecento all opera contemporanea: tra gli altri Schaunard ne La bohème al Teatro Massimo di Palermo, al Teatro delle Muse di Ancona, al Teatro Nazionale di Macedonia e al Bangkok International Festival of Music & Dance, Alessandro di Macedonia ne Lo specchio magico di Vacchi in prima mondiale al Teatro dell Opera di Firenze, Monterone in Rigoletto al Teatro dell Opera di

90 176 NOTE BIOGRAFICHE 177 Roma, Archelaos in Der König Kandaules di Zemlinsky al Teatro de la Maestranza di Siviglia, Marek ne Il Ghetto di Varsavia di Colombini in prima mondiale al Teatro Verdi di Pisa. Di recente ha cantato Turandot al Bunka Kaikan di Tokyo e L elisir d amore (Belcore) a Teatro Goldoni. Tra i prossimi impegni Turandot a Rovigo e Ferrara, L elisir d amore a Rovigo, Carmen (Escamillo) a Lecce, Les contes d Hoffmann (Luther) al Teatro San Carlo di Napoli. Angelo Nardinocchi Ha studiato canto al conservatorio di Santa Cecilia in Roma con Jolanda Magnoni. Ha debuttato a Spoleto, vincendo un concorso internazionale, con La bohème (Marcello) con la regia di Giuseppe Di Stefano e l anno dopo è stato chiamato ad interpretare Rigoletto nel ruolo del titolo. Perfeziona i suoi studi con Sesto Bruscantini e si specializza in ruoli buffi e di carattere come Il maestro di cappella, Il signor Bruschino, fra Melitone, Leporello, il Sagrestano, Benoit e Alcindoro, Spinelloccio e Amantio de Nicolao cantandoli in italia, in Olanda, in Germania, in Inghilterra e in Brasile, in Cina e a Macao. Ha cantato con successo di critica e di pubblico il repertorio italiano settecentesco. Ha sempre frequentato i principali teatri italiani: Teatro dell opera di Roma, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Bellini di Catania, Regio di Torino, Verdi di Trieste, Fenice di Venezia, Comunale di Bologna, Arena di Verona, Rossini Opera Festival di Pesaro, Petruzzelli di Bari, Torre del Lago (in una memorabile Bohème con la regia di Ettore Scola), Verdi di Salerno e Accademia di Santa Cecilia; ed ha affiancato artisti come Ruggero Raimondi, Pavarotti (Tosca e Ballo in maschera), Domingo (Otello e Fedora), Mirella Freni (Fedora), e le bacchette più prestigiose: Oren, Mehta, Bartoletti, Muti, Arena, Renzetti, Santi, Tieleman. Ha partecipato a una tournée in Germania e in Giappone col Teatro dell Opera di Roma, esibendosi in Tosca e Traviata. Si è recato spesso all estero in Giappone, a Tienjin (Cina) in Brasile, a Daegu (Corea) ed anche a Tel Aviv sia al teatro che alla Filarmonica Israeliana. Pietro Luppina Ha iniziato gli studi musicali con Enzo Sordello. Ha vinto il primo posto al Concorso Tonino Pardo di Trapani e al Concorso internazionale Ruggero Leoncavallo di Cosenza Ha partecipato allo stage tenuto da Giuseppe Pastorello insieme a Giuseppe Di Stefano e si è perfezionato con Antonio Marcenò, docente del Conservatorio di Trapani, con Simone Alaimo e con Elio Battaglia. Ha cantato al Teatro Massimo di Palermo, al Politeama di Palermo, e nelle tournée in Giappone e in Finlandia del Teatro Massimo. Tra i ruoli interpretati in teatro, Giuseppe ne La traviata, Messaggero ne Il trovatore, Giudice ne Un ballo in maschera, un Contadino in Pagliacci, Parpignol ne La bohème, Un amante in Il tabarro, Postiglione ne La fanciulla del West, Principe di Persia in Turandot. Dal 1997 in pianta stabile come tenore secondo nel Coro del Teatro Massimo, vi ha partecipato attivamente alle stagioni operistiche e sinfoniche e alle tournée, anche con ruoli di prime parti.

91 178 NOTE BIOGRAFICHE 179 Domenico Ghegghi Nato a Palermo, inizia lo studio del canto presso il Conservatorio Bellini di Palermo conseguendo il diploma di tenore. Successivamente vince il concorso come artista del coro al Teatro Bellini di Catania. In seguito inizia una serie di debutti solistici presso teatri italiani e stranieri in opere come La boheme, Macbeth (nel ruolo di Macduff presso il Teatro Massimo di Palermo), Nabucco, Edgar, Tosca, nei ruoli principali. Determinante nello sviluppo della carriera solistica l incisione di Don Giovanni e Cosi fan tutte con l Orchestra della Svizzera italiana sotto la direzione di Alain Lombard. Nel 2009 vince l audizione ed entra come come artista del coro (tenore) presso il Teatro Massimo di Palermo. Gaetano Triscari Nasce a Messina nel Dopo la maturità classica si laurea in Canto Lirico presso il conservatorio di Santa Cecilia di Roma con il massimo dei voti. Si è poi specializzato in masterclass con Sumi Jo e Cecilia Gasdia. Dal 2014 è attivo sul versante concertistico in qualità di solista e nel 2015 debutta nel ruolo di Bartolo nel Barbiere di Siviglia al Teatro Eliseo di Roma e successivamente nel ruolo di Dulcamara nell Elisir d amore a Novoli. Seguono: l opera contemporanea E Luce fu sempre al Teatro Eliseo e in onda sulla Rai; Masetto in Don Giovanni all Arezzo Festival; Petite messe solennelle a Roma in collaborazione con la Fondazione Rossini di Pesaro; Bach Haus opera di Michele Dall Ongaro e Vincenzo De Vivo all Accademia di Santa Cecilia a Roma. Recentemente è stato Basilio ne Il barbiere di Siviglia al Teatro Comunale di Modena e Monterone in Rigoletto a Taormina e ha cantato lo Stabat Mater di Rossini a Ferrara. Giuseppe Toia Nasce a Palermo nel Studia e si perfeziona nel canto con Simone Alaimo e Alberto Gazale. Debutta a soli 22 anni il ruolo di Fiorello de Il barbiere di Siviglia al teatro L. Pirandello di Agrigento. Nel 2014 interpreta Malatesta in Don Pasquale di Donizetti al Teatro Massimo Bellini di Catania. Da lì in poi la sua carriera inizia un percorso che lo porterà a debuttare diversi ruoli belcantistici, come il Conte di Almaviva delle Nozze di Figaro di Mozart, Guglielmo in Così fan tutte, Figaro in Il barbiere di Siviglia, Enrico in Lucia di Lammermoor al Teatro Petruzzelli di Bari. Debutta il ruolo di Marcello ne La bohème a Palermo. A Dicembre 2017 tiene un Gala Rossiniano presso l Auditorium del Massimo a Roma con la prestigiosa Orchestra Sinfonica Rossini di Pesaro. Sotto la guida di G. Geometri debutta in La rondine di Puccini al Teatro Bellini di Catania. Gli ultimi suoi impegni lo vedono interpretare il ruolo di Escamillo in Carmen con la nuova produzione di As.Li.Co. e in Fra Diavolo e Rigoletto al Teatro Massimo di Palermo. Alfio Marletta Nato a Catania, ha iniziato lo studio del canto lirico con Domenica Monti. Dal 2004 al 2007 frequenta i corsi di alto perfezionamento presso il Cubec sotto la guida di Mirella Freni, e presso l Accademia Filarmonica di Bologna con i mae-

92 180 NOTE BIOGRAFICHE stri Sergio Bertocchi e Paola Molinari. Nel 2008 si è diplomato in canto presso il liceo musicale V. Bellini di Catania. Dal 2008 al 2011 si perfeziona sotto la guida di Simone Alaimo e Vittoria Mazzoni presso l Accademia di alto perfezionamento Conca d oro di Palermo, con la quale esegue La petite messe solennelle di Rossini e Gianni Schicchi (Rinuccio) di Puccini. Nel 2009 è finalista del concorso internazionale G. Di Stefano. Salvo Randazzo Nasce a Palermo nel Sin dalla giovane età mostra spiccate qualità musicali che lo spingono a studiare pianoforte presso il Conservatorio di Musica V. Bellini di Palermo. È ancora adolescente quando decide di accostarsi anche allo studio del canto lirico svolgendo così una intensa attività concertistica presso associazioni, fondazioni e per conto di istituzioni culturali. Dopo la sua personale esperienza contro il cancro, il dovere morale e l impegno sociale lo spingono a sostenere numerosi eventi a scopo solidale soprattutto in favore dei tumori infantili. Oggi Testimonial AIRC Regione Sicilia e del reparto di Oncoematologia Pediatrica AR- NAS Ospedale Civico di Palermo. Ha svolto anche una brillante attività negli Stati Uniti d America. Nel 2011 viene richiesta la sua presenza dalla NIAF (National Italian American Foundation) a Washington in occasione del 36 Anniversario di Gala presenziato dal Presidente Barack Obama. Tanti i premi ricevuti.

93 FONDAZIONE TEATRO MASSIMO Sovrintendente Direttore operativo Direttore musicale Maestro del Coro Coordinatore del Corpo di ballo Direttore dell allestimento scenico Segretario artistico Casting Manager e assistente del direttore musicale Direttore comunicazione, nuovi media e marketing Stampa ed Editoria Responsabile delle relazioni nazionali e internazionali della Fondazione e del coordinamento delle attività di staff Assistente del Sovrintendente per i rapporti istituzionali Francesco Giambrone Elisabetta Tesi Gabriele Ferro Piero Monti Marco Bellone Renzo Milan Marcello Iozzia Alessandro Di Gloria Gery Palazzotto Angela Fodale Chiara Zarcone Andrea Bonadio

94 AREA ARTISTICA Segretario artistico Marcello Iozzia Casting manager e assistente del direttore musicale Alessandro Di Gloria Direttore musicale di palcoscenico Danilo Lombardini Direttore di scena Ludovico Rajata Regista collaboratore Alberto Cavallotti Maestri collaboratori di sala e di palcoscenico Giuseppe Cinà, Giacomo Gati, Giorgio Mirandola, Steven Rizzo Maestro collaboratore ai sopratitoli Simone Piraino Timpani Fausto Alimeni** Percussioni Rosario Barretta**, Santo Campanella, Elio Anselmo, Silvia De Checchi IN PALCOSCENICO Ottavini Antonino Saladino**, Federico La Rosa***, Benedetto Camaci***, Giulia Salerno*** Trombe Filippo D Asta**, Emanuele Lo Buglio***, Antonio Vella Adamo***, Vito Cucinella*** Tamburi Alessia Spanò***, Fabio Filippone*** * spalla ** prime parti *** Massimo Kids Orchestra ORCHESTRA Violini primi Silviu Dima*, Luciano Isola, Patrizia Richichi, Giuseppe Dorato, James Hutchings, Laura Minella, Alessandro Bavetta, Daniele Malinverno, Rossana Rocca, Vincenzo Cecere, Daniele Cappello, Francesco Palmisano Violini secondi Daniele Funari**, Cristina Pantaleone, Antonino Petrotto, Alessandro Purpura, Giuseppe Polizzotto, Giuseppe Arcuri, Nicoletta Conigliaro, Antonio G. Geraci, Lorenzo Marcuccio, Alessandro Zambito Viole Rosario D Amato**, Matteo Giacosa, Leoluca Vella, Anna Schillaci, Rosalia Ballo, Andrea Bertucci, Placido Carini, Francesco Chinnici Violoncelli Kristi Curb**, Viviana Caiolo, Marcello Insinna, Massimo Frangipane, Emanuela Zanghi, Paola Martina Mondello Contrabbassi Christian Ciaccio**, Fausto Patassi, Antonio Mezzapelle, Cesare Raffaelli, Rosario Liberti Arpa Francesca Luppino** Flauti (ottavino) Rosolino Bisconti**, Elisa Alibrandi, Salvatore Saladino Oboi (corno ingelse) Gerardo Bellarosa**, Francesca Ciccateri, Andrea Finocchiaro Clarinetti Alessio Vicario**, Giuseppe Lanzi, Giovanni Giuliano Fagotti Giuseppe Davì**, Maurizio Barigione Corni Gianpiero Riccio**, Antonino Cappello, Pietro Anzalone, Francesco Modica Trombe Salvatore Piazza**, Davide Pezzino, Roberta Fustaino Tromboni Dalmar Nur Hussen**, Antonio Bontempo, Rodolfo Bonfilio, Gianluca Gagliardi Assistente musicale Domenico Pirrone Addetta Orchestra Claudia Di Mattei Arrangiatore e assistente Massimo Kids Orchestra Simone Piraino Addetta Massimo Kids Orchestra Rachele Amarù

95 AREA ARTISTICA CORO Maestro del Coro Piero Monti Altro Maestro del Coro Salvatore Punturo Soprani primi Soprani secondi Mezzosoprani Contralti Tenori primi Tenori secondi Baritoni Bassi Addetto coro Nicola Pedone Maria Luisa Amodeo, Gabriella Barresi, Alfonsa Fantaci, Donatella Gugliuzza, Rosalba Mongiovì, Daniela Montelione, Claudia Munda, Caterina Notaro, Giovanna Orobello, Maria Randazzo, Valentina Vitti Maria Luisa Aleccia, Domenica Alotta, Maria Fiordaliso, Rosana Lo Bosco, Angela Lo Presti, Mariella Maisano, Francesca Martorana, Daniela Pedi, Elisa Porzio, Simona Scrima Annarita Alaimo, Rita Bua, Giuseppina Caltagirone, Manuela Ciotto, Carmen Ghegghi, Damiana Li Vecchi, Giuseppina Notararigo Silvia Bacioccola, Anna Campanella, Maria Rosalia Gottuso, Monica Iraci, Ambra Mancuso, Patrizia Martorana, Daniela Nicoletti Vincenzo Bonomo, Biagio Di Gesù, Giovanni Di Pasquale, Nunzio Gallì, Antonio Li Vigni, Alfio Marletta, Francesco Polizzi, Fabrizio Pollicino, Salvo Randazzo, Mariano Sanfilippo, Emanuele Urso Antonio Alotta, Pino Di Adamo, Vincenzo Leone, Antonio Lo Presti, Pietro Luppina, Carlo Morgante, Marco Palmeri Antonio Barbagallo, Gianfranco Barcia, Paolo Cutolo, Mario Di Peri, Simone Di Trapani, Cosimo Diano, Riccardo Schirò, Giuseppe Tagliarino Daniele Bonomolo, Giuseppe Caruso, Federico Cucinotta, Daniele Cusari, Filippo Di Giorgio, Gianfranco Giordano, Antonio Gottuso, Vincenzo Raso, Tommaso Smeraldi CORO DI VOCI BIANCHE Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo Silvia Alaimo, Brigida Bellomo, Gloria Bonomolo / Asia Marchese, Sofia Caponetto, Vittoria Carini / Marta Piazza, Silvia Catania / Clarissa Di Lorenzo, Agnese Cicala, Aurora Coffari, Arianna D Agati, Vittoria Di Maria, Laura Fasulo / Karola Puzzo, Marco Filippone, Andrea Abram Gallì, Delia Giordano, Carlotta Maestrini, Andrea Mantegna, Aurora Marchese, Marta Palmeri, Federica Quattrocchi, Erika Sala, Chiara Sanfilippo Addetta Coro di voci bianche Rachele Amarù PERSONALE DELLA FONDAZIONE SOVRINTENDENZA Ernesta Insalaco segreteria Carlo Graziano autista DIREZIONE OPERATIVA Francesco Caltagirone responsabile del controllo di gestione e responsabile di staff della direzione operativa Contenzioso Francesco Caltagirone assistente del responsabile dell ufficio contenzioso Ufficio Marketing, Progetti educativi e Servizio scuole Marida Cassarà coordinatrice Maria Castiglione, Francesca Falconi, Margherita Safina addette Servizi di sala Antonino Sampognaro direttore di sala Biglietteria Antonio Renna coordinatore Crocifissa Abbate, Sofia Maiorino addette Biblioteca Silvana Danzé gestione biblioteca Ufficio Amministrazione Elisabetta Tesi direzione Giuseppe Tamburella coordinatore ufficio ragioneria Vincenza De Luca gestione contabilità artisti Giorgia Paganelli responsabile dell Ufficio contabilità fornitori Silvia Giannetto addetta alla contabilità fornitori e controllo DURC Maurizio Alessi responsabile C.E.D. Ufficio del Personale Caterina Converso direttore del personale e degli affari generali Michele La Mattina responsabile ufficio presenze Alfio Scaglione responsabile ufficio paghe e contributi Alessandro Semplice responsabile ufficio contratti e protocollo Ufficio Acquisti Elisabetta Tesi responsabile ad interim Antonio Ciappa coordinatore ufficio acquisti Vincenzo Carollo, Silvana Danzé, Giovanni Montalbano, Vincenzo Monteleone addetti ufficio acquisti Servizi tecnici generali e vigilanza Cosimo De Santis coordinatore servizi tecnici generali e vigilanza Francesco Canepa segreteria Antonino Costanzo servizio vigilanza e coordinatore impianti tecnologici

96 PERSONALE DELLA FONDAZIONE Bartolomeo Martorana coordinatore impianti elettrici ed elettromeccanici Vincenzo Milazzo servizio vigilanza e coordinatore vigilanza Gioele Chinnici servizio vigilanza e addetto al controllo degli ascensori e degli apparati di sollevamento Giuseppe De Corcelli servizio vigilanza e addetto al controllo e alla vigilanza sull esecuzione delle manutenzioni di porte, finestre e porte REI Salvatore La Barbera servizio vigilanza e addetto al controllo e alla vigilanza sull esecuzione delle manutenzioni edili ed idrauliche Giuseppe Martorana servizio vigilanza e addetto al controllo e alla vigilanza sull esecuzione delle pulizie Lorenzo Megna servizio vigilanza e addetto al controllo degli evacuatori fumo e reti idranti del servizio antincendio Franco Salvatore Sidoti servizio vigilanza e addetto al controllo delle attrezzature ed estintori del servizio antincendio Salvatore Di Piazza addetto manutenzione Lorenzo Mazzola, Vincenzo Trapani portieri DIREZIONE ARTISTICA Maria Pia Lenglet segreteria Deborah Boga, Filippo Barrale, Rosa Scuderi archivio musicale Simone Piraino arrangiatore e assistente Kids Orchestra e referente per l organizzazione dell archivio musicale DIREZIONE PROGRAMMAZIONE Vincenzo Vitale monitoraggio e verifica del budget della produzione artistica Maria Pia Di Mattei segreteria DIREZIONE ALLESTIMENTI SCENICI Giuseppe Cangemi coordinatore allestimento scenico Patrizia Sansica, Rosalba Di Maggio segreteria Maurizio Costanza vice caporeparto della Movimentazione scene, costumi e attrezzeria Michelangelo Li Gammari, addetto Movimentazione scene, costumi e attrezzeria Reparto Sartoria Marja Hoffmann Direttore della sartoria Nino Pollari caporeparto Antonina Tantillo caposquadra Anna Maria Chiarelli, Anna Maria D Agostino, Anna Maria Di Carlo, Vincenza Scalisi, Felicia Uccello sarti Maria Ruffino segreteria Reparto Trucco e Parrucco Monica Amato, Ileana Zarbo vice caporeparto Maria Cusimano caposquadra parrucco, Maria Di Fiore, Rosalia Dragotto, Maria Lucchese, Francesca Maniscalco, Teresa Romano trucco e parrucco Reparto Macchinisti di palcoscenico Sebastiano Demma caporeparto Carlo Gulotta, Alfonso La Rosa vice caporeparto Vincenzo Brasile caposquadra Vincenzo Vella vicecaporeparto macchinisti di soffitta Giuseppe Buscemi, Massimiliano Cannova caposquadra macchinisti di soffitta Vincenzo Fricano, Giuseppe Messina, Vincenzo Pisano, Bartolomeo Tusa macchinisti Medulla Marco, Riccardo Onofrio Cuccia, Alessandro De Santis, Alessandro La Spadola, Massimiliano Pipi, Magliocco Calogero, Sciuto Giacomo, Previte Domenico aiuto macchinisti Reparto Elettricisti Salvatore Spataro caporeparto Pietro La Monica, Francesco Randazzo vice caporeparto Michele Bisconti, Giuseppe Morreale, Rosario Principe cabinisti Vincenzo Rizzo, Leonardo Librizzi, Vincenzo Traina caposquadra elettricisti Giovanni Bruno, Antonio Giunta, Biagio Ignoffo, Danilo Iraci elettricisti Salvatore Cangemi, Orazio Li Vigni, Giovanni Raia, Davide Riili, Giovanni Romano Yuri Rizzo aiuto elettricisti Reparto Audiovisivi Santo Benigno vice caporeparto Giuseppe Uccello audiovisivo Manfredi Clemente, Samuele Mollisi, Matteo Scannaliato aiuto audiovisivi Reparto Attrezzisti di palcoscenico Giuseppe Pizzurro caporeparto Alfredo Arnò vice caporeparto Gino Amato attrezzista Marinella Muratore,Giovanni Vallone, aiuto attrezzisti Reparto Scenografia Christian Lanni caporeparto Raffaele Ajovalasit vice caporeparto Maria Abbate, Cinzia Carollo, Vitalba D Agostino, Alessandra La Barbera, Maria Passavia scenografi Vincenzo Gorgone tappezziere Reparto Macchinisti costruzioni Giuseppe Ventura caporeparto Giacomo Romano caposquadra Sebastiano Bruccoleri, Davide Curcio, Giuseppe Salvato macchinisti costruttori Reparto Attrezzisti costruttori Roberto Lo Sciuto caporeparto Stefano Canzoneri vice caporeparto Salvatore Vescovo caposquadra Carmelo Chiappara, Giorgio Chiappara attrezzisti costruttori a tempo determinato

97 NOTE SUI COLLABORATORI L introduzione all opera è una rubrica realizzata in collaborazione con la Sezione Musica del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell Università di Palermo; gli autori, coordinati dalla docente Anna Tedesco, sono studenti del Corso di laurea magistrale in Musicologia e del Dottorato di ricerca in Musica e Spettacolo, curriculum Storia e analisi delle culture musicali. Francesca Stassi si è laureata in Musicologia presso l Università di Palermo. Luca Fontana, traduttore e drammaturgo, già collaboratore del settimanale «Diario» e di Radio3Rai, scrive per la rivista online «ifioridelmale.it». Il presente saggio è stato commissionato dal Teatro Regio di Torino nel 1996 in occasione del centesimo anniversario della prima rappresentazione assoluta dell opera ed è pubblicato per gentile concessione della Fondazione Teatro Regio. Le fotografie alle pagine 8-9, 10-11, 12, 16, 20, 24, 28-29, 30, 37, 40, 45, 48, 55, 60, 67, 73, 74-75, 76-77, 78, , 147b, 148, , 181, 190, sono di Rosellina Garbo. La fotografia a pagina 132 è di Lillofoto. Le fotografie alle pagine 137, 138, 141 sono di Allotta. Le fotografie alle pagine 142, 147a sono di Franco Lannino / Studio Camera. Per la pubblicità Ufficio Marketing del Teatro Massimo, piazza G. Verdi, Palermo (tel ) eventi@teatromassimo.it Programma di sala a cura di Angela Fodale editoria@teatromassimo.it Si ringraziano Silvana Danzè e Simone Piraino. Grafica e impaginazione: Luca Orlando Stampa: Seristampa (Palermo) La Fondazione Teatro Massimo è disponibile a regolare eventuali pendenze con gli aventi diritto che non sia stato possibile contattare. ISBN:

98 Il Teatro Massimo è di tutti Sosteniamolo Scopri ArtBonus la donazione che ti premia Contatta l Ufficio Marketing della Fondazione Teatro Massimo: marketing@teatromassimo.it - teatromassimo.it

99

100 OPERE E BALLETTI 19 / 27 GENNAIO INAUGURAZIONE 7 / 10 FEBBRAIO Giacomo Puccini TURANDOT Direttore Gabriele Ferro Regia Fabio Cherstich Claudio Monteverdi IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA Direttore e arrangiamenti musicali Philippe Pierlot Regia e animazione video William Kentridge 24 MARZO 3 FEBBRAIO Gaetano Donizetti LA FAVORITE Direttore Francesco Lanzillotta Regia Allex Aguilera 20 / 26 MARZO PRELJOCAJ / KOR SIA Direttore Tommaso Ussardi Coreografie Angelin Preljocaj e Kor sia (nuova creazione) 16 / 28 APRILE 8 / 14 MAGGIO 14 / 23 GIUGNO Wolfgang Amadeus Mozart IDOMENEO Direttore Daniel Cohen Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi PINK FLOYD / CARMEN SUITE Direttore Aleksej Baklan Coreografie Micha van Hoecke (Pink Floyd) Alberto Alonso (Carmen Suite) Ruggero Leoncavallo PAGLIACCI Direttore Daniel Oren Regia Lorenzo Mariani 12 / 27 SETTEMBRE 20 / 28 SETTEMBRE 4 / 8 OTTOBRE 24 / 29 OTTOBRE Giuseppe Verdi LA TRAVIATA Direttore Alberto Maniaci Regia Mario Pontiggia Gioachino Rossini IL BARBIERE DI SIVIGLIA Direttore Gianluca Capuano Regia Pier Francesco Maestrini Ludovico Einaudi WINTER JOURNEY PRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA Direttore Carlo Tenan Regia e scene Roberto Andò Robert Schumann DAS PARADIES UND DIE PERI Direttore Gabriele Ferro Regia, scene, costumi, video e luci Anagoor 26 NOVEMBRE 2 DICEMBRE Frederick Loewe MY FAIR LADY Direttore Wayne Marshall Regia Paul Curran 15 / 23 DICEMBRE Pëtr Il ič Čajkovskij LO SCHIACCIANOCI Direttore Alessandro Cadario Coreografia Lienz Chang da Marius Petipa Orchestra, Coro, Coro di voci bianche, Corpo di ballo e Tecnici del Teatro Massimo Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle Call center / tutti i giorni dalle 9.00 alle teatromassimo.it

101 CONCERTI / RECITAL 9 MARZO OMER MEIR WELLBER SABATO N. RIMSKIJ-KORSAKOV S. PROKOFIEV Direttore Omer Meir Wellber Mezzosoprano Ekaterina Sergeeva Pianoforte Daniel Petrica Ciobanu 31 MARZO ROBERTO ABBADO DOMENICA F. SCHUBERT W. A. MOZART G. MAHLER Direttore Roberto Abbado Fagotto Riccardo Terzo Soprano Genia Kühmeier 17 GIUGNO LA SANTA ROSALIA LUNEDÌ B. ALIOTTI CICLO BRAHMS Direttore Enrico Onofri Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori In collaborazione con il Conservatorio di Palermo 19 MAGGIO GABRIELE FERRO DOMENICA A. ZAMBITO J. BRAHMS Direttore Gabriele Ferro 24 MAGGIO REQUIEM TEDESCO VENERDÌ J. BRAHMS Direttore Gabriele Ferro Soprano Valeria Sepe Baritono Albert Dohmen 30 MAGGIO JADER BIGNAMINI GIOVEDÌ J. BRAHMS Direttore Jader Bignamini Pianoforte Sergei Babayan 10 OTTOBRE MAXIME PASCAL GIOVEDÌ I. STRAVINSKY C. DEBUSSY O. MESSIAEN B. BARTÓK Direttore Maxime Pascal Pianoforte Sinforosa Petralia 5 NOVEMBRE BEETHOVEN / FERRO MARTEDÌ L.V. BEETHOVEN Direttore Gabriele Ferro Soprano Sophie Karthäuser 9 NOVEMBRE PETER EÖTVÖS SABATO RECITAL G. LIGETI P. EÖTVÖS F. LISZT Direttore Peter Eötvös 30 GENNAIO MARIELLA DEVIA MERCOLEDÌ Soprano Mariella Devia Pianoforte Giulio Zappa 1 MARZO NICOLA ALAIMO VENERDÌ Baritono Nicola Alaimo Pianoforte Giuseppe Cinà 17 MAGGIO JESSICA PRATT VENERDÌ Soprano Jessica Pratt Pianoforte Vincenzo Scalera 12 OTTOBRE IAN BOSTRIDGE SABATO Tenore Ian Bostridge Pianoforte Julius Drake 25 OTTOBRE ANNE SOFIE VON OTTER VENERDÌ Mezzosoprano Anne Sofie von Otter Pianoforte Bengt Forsberg 5 DICEMBRE WALTRAUD MEIER GIOVEDÌ Orchestra, Coro, Coro di voci bianche del Teatro Massimo e Massimo Kids Orchestra Maestro del Coro Piero Monti Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo Mezzosoprano Waltraud Meier Pianoforte Joseph Breinl Biglietteria / dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle Call center / tutti i giorni dalle 9.00 alle teatromassimo.it

102 GIOVANI PER IL TEATRO MASSIMO Siamo un gruppo di ragazzi talmente appassionati d opera che crediamo possa piacere a tutti, soprattutto agli UNDER35. Il nostro scopo è di creare un tramite fra i nostri coetanei e il teatro, organizzando eventi che coinvolgono migliaia di giovani e che fanno scoprire loro la magia della lirica, del balletto e della musica sinfonica. Questa sarà una stagione ricca di appuntamenti dedicati ai nostri soci e anche per il 2018 il nostro obiettivo sarà quello di preparar l avvenire. Per tutte le informazioni: contattaci tramite la nostra pagina Facebook oppure scrivi una a giovaniteatromassimo@gmail.com o un messaggio WhatsApp al numero

103 In Sala degli Stemmi, in uno spazio allestito per le attività ludiche, i bambini potranno vivere l opera in una dimensione di gioco, in uno spazio tranquillo e protetto. Per bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni 27 gennaio 10 febbraio 3 marzo Turandot Ovvero Il suo nome è amore Il ritorno di Ulisse in patria Ovvero Mio sospirato sol La Favorite Ovvero Leonora e il re 28 aprile 22 settembre 1 dicembre 22 dicembre Idomeneo Ovvero Stupenda Vittoria Il barbiere di Siviglia Ovvero i travestimenti del Conte My fair lady Ovvero la scommessa Lo schiaccianoci Ovvero Il re dei Topi Per informazioni e prenotazioni: tel biglietteria Biglietteria / da martedì a domenica dalle 9.30 alle Call center / tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00

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